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Thèses sur le sujet « Marcatura »

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Pettinari, Fabrizio. « Strumenti di guida ottica per un sistema di marcatura laser ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/11871/.

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Résumé :
Il percorso di tesi che ho intrapreso è stato svolto presso l'azienda Datalogic, con l'intento di integrare un sistema di visione ad un sistema di marcatura laser. L'utilizzo di questo potente strumento è però vincolato dalla particolare posizione fisica occupata, di volta in volta, dall'oggetto; per questo motivo viene fissato nella posizione desiderata, attraverso dime meccaniche. Fin ad ora si riteneva assolutamente necessaria la presenza di un operatore per il controllo del corretto posizionamento, tramite una simulazione della marcatura. Per ovviare a questo limite strutturale, Datalogic ha pensato di introdurre uno strumento di aiuto e di visione del processo: la camera. L'idea di base è stata quella di impiegare le moderne smart camera per individuare l'oggetto da marcare e rendere quindi il processo più automatico possibile. Per giungere a questo risultato è stato necessario effettuare una calibrazione del sistema totale: Camera più Laser. Il mio studio si è focalizzato quindi nel creare un eseguibile che aiutasse il cliente ad effettuare questa operazione nella maniera più semplice possibile. E' stato creato un eseguibile in C# che mettesse in comunicazione i due dispositivi ed eseguisse la calibrazione dei parametri intrinseci ed estrinseci. Il risultato finale ha permesso di avere il sistema di riferimento mondo della camera coincidente con quello del piano di marcatura del laser. Ne segue che al termine del processo di calibrazione se un oggetto verrà rilevato dalla camera, avente il baricentro nella posizione (10,10), il laser, utilizzando le medesime coordinate, marcherà proprio nel baricentro dell'oggetto desiderato. La maggiore difficoltà riscontrata è stata la differenza dei software che permettono la comunicazione con i due dispositivi e la creazione di una comunicazione con il laser, non esistente prima in C#.
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Beggio, Alice <1988&gt. « Metodi di marcatura ottica per i beni culturali basati su nanofosfori d’Ittria drogata con terre rare ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2994.

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Résumé :
Questa tesi si propone di sviluppare un metodo di tracciabilità per i beni culturali, nell’ambito dell’arte antica, moderna e contemporanea, che si basi sulla marcatura delle opere con un codice ottico ottenuto disperdendo nanoparticelle luminescenti (nanofosfori) in matrici trasparenti, che svolgono la funzione di supporto. L’attività si è sviluppata nell’ambito del Progetto Europeo PANNA (Plasma And Nano for New Age soft conservation), con l’obiettivo di realizzare un film con proprietà luminescenti depositato sulla superficie dell’opera mediante la tecnica del plasma atmosferico. Grazie alle loro caratteristiche ottiche, nanofosfori a base di terre rare sono particolarmente adatti a questa applicazione poiché tali elementi presentano picchi di emissione stretti e caratteristici, che ne consentono una facile identificazione. Nella prima parte di questo studio è stata ottimizzata la sintesi dei nanofosfori caratterizzandone le proprietà morfologiche, strutturali e ottiche. Le terre rare impiegate sono state Europio e Terbio, che presentano emissioni intense nel visibile, utilizzandole come droganti sia di matrici di Ittria Y2O3, mediante il sistema Pechini, sia in matrici di silice mesoporosa impregnate con ossido di Ittrio. Le caratteristiche dei materiali sono state studiate mediante analisi della fotoluminescenza in eccitazione, emissione e risolta nel tempo, osservazioni SEM e TEM, indagini XRD e spettroscopia Raman. Nella seconda parte, ottimizzata la metodologia preparativa, si è studiata la procedura di deposizione mediante plasma-jet a pressione atmosferica. In particolare sono stati seguiti due approcci per il fissaggio dei nanofosfori: da un lato attraverso la deposizione di un film di silice sopra le nanoparticelle predepositate da fase liquida, dall’altro mediante la deposizione contemporanea delle due componenti. Le proprietà dei film ottenuti sono state studiate attraverso misure di fotoluminescenza e indagini IR. Sulla base delle analisi presentate e dei risultati ottenuti si è concluso che i nanofosfori di Y2O3:Eu,Tb non subiscono danneggiamenti dal trattamento con il plasma atmosferico e possono essere fissati efficacemente sulla superficie desiderata, ottenendo la marcatura ottica delle zone trattate. Allo stesso modo, impiegando altre terre rare e combinandole tra loro, sarà possibile creare codici sempre più complessi per la marcatura e la tracciabilità dei beni culturali.
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3

Ancarani, Valentina <1978&gt. « Marcatura di molecole biologiche a funzione antigenica per lo studio e la caratterizzazione di protocolli di vaccinoterapia in oncologia medica ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/692/1/Tesi_Ancarani_Valentina.pdf.

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Résumé :
Dendritic Cells (DCs) derived from human blood monocytes that have been nurtured in GM-CSF and IL-4, followed by maturation in a monocyte-conditioned medium, are the most potent APCs known. These DCs have many features of primary DCs, including the expression of molecules that enhance antigen capture and selective receptors that guide DCs to and from several sites in the body, where they elicit the T cell mediated immune response. For these features, immature DCs (iDC) loaded with tumor antigen and matured (mDC) with a standard cytokine cocktail, are used for therapeutic vaccination in clinical trials of different cancers. However, the efficacy of DCs in the development of immunocompetence is critically influenced by the type (whole lysate, proteins, peptides, mRNA), the amount and the time of exposure of the tumor antigens used for loading in the presentation phase. The aim of the present study was to create instruments to acquire more information about DC antigen uptake and presentation mechanisms to improve the clinical efficacy of DCbased vaccine. In particular, two different tumor antigen were studied: the monoclonal immunoglobulin (IgG or IgA) produced in Myeloma Multiple, and the whole lysate obtained from melanoma tissues. These proteins were conjugated with fluorescent probe (FITC) to evaluate the kinetic of tumor antigen capturing process and its localization into DCs, by cytofluorimetric and fluorescence microscopy analysis, respectively. iDC pulsed with 100μg of IgG-FITC/106 cells were monitored from 2 to 22 hours after loading. By the cytofluorimetric analysis it was observed that the monoclonal antibody was completely captured after 2 hours from pulsing, and was decreased into mDC in 5 hours after maturation stimulus. To monitor the lysate uptake, iDC were pulsed with 80μg of tumor lysate/106 cells, then were monitored in the 2h to 22 hours interval time after loading. Then, to reveal difference between increasing lysate concentration, iDC were loaded with 20-40-80-100-200-400μg of tumor lysate/106 cells and monitored at 2-4-8-13h from pulsing. By the cytofluorimetric analysis, it was observed that, the 20-40-80-100μg uptake, after 8 hours loading was completed reaching a plateau phase. For 200 and 400μg the mean fluorescence of cells increased until 13h from pulsing. The lysate localization into iDC was evaluated with conventional and confocal fluorescence microscopy analysis. In the 2h to 8h time interval from loading an intensive and diffuse fluorescence was observed within the cytoplasmic compartment. Moreover, after 8h, the lysate fluorescence appeared to be organized in a restricted cloudy-shaded area with a typical polarized aspect. In addition, small fluorescent spots clearly appeared with an increment in the number and fluorescence intensity. The nature of these spot-like formations and cloudy area is now being investigated detecting the colocalization of the fluorescence lysate and specific markers for lysosomes, autophagosomes, endoplasmic reticulum and MHCII positive vesicles.
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Ancarani, Valentina <1978&gt. « Marcatura di molecole biologiche a funzione antigenica per lo studio e la caratterizzazione di protocolli di vaccinoterapia in oncologia medica ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/692/.

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Résumé :
Dendritic Cells (DCs) derived from human blood monocytes that have been nurtured in GM-CSF and IL-4, followed by maturation in a monocyte-conditioned medium, are the most potent APCs known. These DCs have many features of primary DCs, including the expression of molecules that enhance antigen capture and selective receptors that guide DCs to and from several sites in the body, where they elicit the T cell mediated immune response. For these features, immature DCs (iDC) loaded with tumor antigen and matured (mDC) with a standard cytokine cocktail, are used for therapeutic vaccination in clinical trials of different cancers. However, the efficacy of DCs in the development of immunocompetence is critically influenced by the type (whole lysate, proteins, peptides, mRNA), the amount and the time of exposure of the tumor antigens used for loading in the presentation phase. The aim of the present study was to create instruments to acquire more information about DC antigen uptake and presentation mechanisms to improve the clinical efficacy of DCbased vaccine. In particular, two different tumor antigen were studied: the monoclonal immunoglobulin (IgG or IgA) produced in Myeloma Multiple, and the whole lysate obtained from melanoma tissues. These proteins were conjugated with fluorescent probe (FITC) to evaluate the kinetic of tumor antigen capturing process and its localization into DCs, by cytofluorimetric and fluorescence microscopy analysis, respectively. iDC pulsed with 100μg of IgG-FITC/106 cells were monitored from 2 to 22 hours after loading. By the cytofluorimetric analysis it was observed that the monoclonal antibody was completely captured after 2 hours from pulsing, and was decreased into mDC in 5 hours after maturation stimulus. To monitor the lysate uptake, iDC were pulsed with 80μg of tumor lysate/106 cells, then were monitored in the 2h to 22 hours interval time after loading. Then, to reveal difference between increasing lysate concentration, iDC were loaded with 20-40-80-100-200-400μg of tumor lysate/106 cells and monitored at 2-4-8-13h from pulsing. By the cytofluorimetric analysis, it was observed that, the 20-40-80-100μg uptake, after 8 hours loading was completed reaching a plateau phase. For 200 and 400μg the mean fluorescence of cells increased until 13h from pulsing. The lysate localization into iDC was evaluated with conventional and confocal fluorescence microscopy analysis. In the 2h to 8h time interval from loading an intensive and diffuse fluorescence was observed within the cytoplasmic compartment. Moreover, after 8h, the lysate fluorescence appeared to be organized in a restricted cloudy-shaded area with a typical polarized aspect. In addition, small fluorescent spots clearly appeared with an increment in the number and fluorescence intensity. The nature of these spot-like formations and cloudy area is now being investigated detecting the colocalization of the fluorescence lysate and specific markers for lysosomes, autophagosomes, endoplasmic reticulum and MHCII positive vesicles.
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Tchatchou, Germain Alex. « Controllo della produzione in fabbrica per la marcatura "CE" dei componenti strutturali in edilizia riferito alla norma EN 1090-1:2009+A1:2011 ». Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022.

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Résumé :
Studio del processo della marcatura CE secondo la norma EN 1090 per l’immissione sul mercato degli elementi strutturali in acciaio o alluminio, in particolare nell'edilizia. La Direttiva Europea 89/106/CEE (Direttiva Prodotti da Costruzione-CPD) ha introdotto in tutta l’Europa l’obbligo di marcatura CE per la produzione e la commercializzazione di ogni materiale da costruzione, ovvero di quei materiali destinati a essere incorporati o installati in maniera definitiva nel costruito.
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Iaia, Alessandro. « Sviluppo di un software basato sull'analisi di immagini per la pianificazione di traiettoria di un robot a cavi ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/21458/.

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Résumé :
La marcatura è uno dei processi tecnologici più diffusi nel mondo industriale. Il progetto Laser Engraver è nato con lo scopo di realizzare un prototipo di marcatrice presso i laboratori del GRAB (Group of Robotics, Automation and Articular Biomechanics) dell'Università di Bologna. L'obiettivo è quello di poter incidere materiali come legno, carta e cartone, contenendo i costi e rendendo il prototipo facilmente scalabile e trasportabile. Sulla base di queste specifiche si è deciso di adottare, per questa macchina, l'architettura dei robot a cavi, i quali si distinguono dai più classici manipolatori paralleli per via dell'adozione di elementi flessibili, che collegano il membro terminale della catena cinematica al telaio. Il software che gestisce il Laser Engraver ha lo scopo di generare, a partire da un'immagine digitale, un file di testo contenente le istruzioni in GCode per la realizzazione della marcatura dell'immagine stessa sul pezzo. Il GCode è un linguaggio normato, basato su sigle alfanumeriche, utilizzato per assegnare istruzioni all'unità di controllo di una macchina CNC. Dal punto di vista delle strutture dati, un'immagine digitale (o bitmap) è una matrice, in cui ciascun punto (pixel) ha un valore che dipende dal suo colore. Elaborando la bitmap secondo opportuni algoritmi, è possibile trasformarne il contenuto in modo tale da ricavarne una traiettoria di punti, a ciascuno dei quali è associato un valore che dipende dal colore di quel particolare pixel. Sulla base di quest'ultimo parametro, la potenza del laser può essere regolata, punto per punto, per ottenere una profondità di passata adeguata a replicare sul pezzo la scala di grigi dell'immagine di partenza. Questa tesi si concentra sullo sviluppo del codice appena descritto, che costituisce il back-end di un'applicazione desktop corredata di un'interfaccia grafica, anch'essa oggetto dell'elaborato. L'intero pacchetto software è stato sviluppato in MATLAB.
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Ciccotti, Claudio. « Studio comparato sull'uso dell'accusativo preposizionale in spagnolo, italiano e dialetto di Montemesola ». Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/6227/.

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Résumé :
In questa tesi parlo del fenomeno del complemento oggetto preposizionale. Nel primo capitolo definirò e descriverò il fenomeno grazie alle posizioni assunte da molti grammatici e linguisti nei loro studi; riporterò le varie ipotesi sorte nel campo della linguistica circa l’origine del fenomeno e come si giunge all’uso della preposizione “a” per tale marcatura; evidenzierò, infine, i vari approcci da parte dei linguisti di fronte al fenomeno in spagnolo, italiano e nelle sue varianti in diatopia. Nel secondo capitolo, focalizzerò l’attenzione sull’aspetto normativo esposto nelle grammatiche riguardo un uso corretto della marca riportando le casistiche d’uso in spagnolo, in italiano, e descrivendo come e dove alcuni linguisti rintracciano il fenomeno tra le varianti dialettali e di italiano regionale. Nel terzo e ultimo capitolo, riporto i dati di una indagine condotta tra parlanti di due fasce d’età distinte (studenti e over 30) a Granada, per quanto concerne lo spagnolo, e Montemesola (piccolo paese della provincia di Taranto), per una verifica dell’uso della marca preposizionale in italiano e dialetto. Cercherò di evidenziare: quanto e in che modo i parlanti siano consapevoli delle loro scelte linguistiche analizzando, non solo statisticamente la frequenza d’uso della “a”, confrontandola tra le fasce d’età, ma considerando anche, di volta in volta, le motivazioni date dai parlanti nell’effettuare le loro scelte. La grammatica non è il perno centrale delle considerazioni del parlante nel momento in cui sceglie dei ricorsi linguistici piuttosto che altri, ma esistono altri criteri nella scelta altrettanto rilevanti, quali fattori soprasegmentali, contesto linguistico ed extralinguistico, e conoscenza enciclopedica del mondo, che intervengono anche a giustificazione dell’assenza della preposizione, rendendola significativa.
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MENTO, ALFREDO. « Unconventional purification and labelling strategies of bioreagents for immunodiagnostic assays ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2021. http://hdl.handle.net/10281/309986.

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Résumé :
Gli antigeni e gli anticorpi sono reagenti chiave per lo sviluppo di test immunodiagnostici accurati, riproducibili e sensibili, ampiamente utilizzati per la rilevazione di malattie infettive (HIV, HBV, HCV, ecc.) e per la determinazione di marcatori biologici (vitamine, ormoni, ecc.). Questi bioreagenti devono essere prodotti con un alto grado di purezza, in formulazioni stabili e con sufficiente riproducibilità nel tempo (consistenza da lotto a lotto). Un aspetto spesso trascurato nella produzione di questi reagenti è il loro costo, che deve essere sufficientemente basso da non avere un impatto significativo sul prezzo finale dei saggi immunochimici. Le fasi di purificazione e di marcatura di questi bioreagenti incidono principalmente sul loro costo complessivo poiché vengono utilizzati reagenti e strumentazioni costosi e protocolli complessi che richiedono tempo. Per tutti questi motivi è importante ricercare nuove strategie di purificazione che permettano lo sviluppo di processi più semplici, con minor quantità di reagenti, in tempi più brevi, in modo da ridurre i costi. Pertanto, è necessario sviluppare purificazioni innovative e protocolli di marcatura sito-specifici. Nella prima parte di questo progetto abbiamo sfruttato il sistema ELP-intein. Questo metodo si basa sulla combinazione di due tools tecnologici, Elastin-like-polypeptides (ELP) (tool fisico-chimico) e l'attività dell’inteina MxeGyrA (tool biochimico), appartenente alla famiglia delle cis inteine. Ci siamo concentrati sulla purificazione e la marcatura dell'antigene C33 appartenente al virus dell'epatite C (HCV). L'antigene C33, attualmente utilizzato nel test Diasorin LIAISON® XL Murex HCV per la rilevazione di anticorpi umani contro il virus dell'epatite C, è stato purificato utilizzando un metodo non convenzionale senza passaggi cromatografici. Inoltre, abbiamo realizzato una biotinilazione sito-specifica dell'antigene C33 al suo C-terminale durante la purificazione, sfruttando l'attività biologica inteina di MxeGyrA. Sono stati sviluppati due diversi protocolli; entrambi hanno portato all'ottenimento di un antigene C33 biotinilato con un’elevata purezza e immunoreattività paragonabile a quella dell’antigene attualmente utilizzato nel saggio Diasorin HCV. Alla luce di questi buoni risultati, nella seconda parte del progetto, abbiamo studiato la possibilità di applicare la tecnologia del Protein Trans Splicing (PTS) per eseguire la marcatura sito-specifica di bioreagenti. La tecnologia PTS sfrutta l'attività delle split inteine. In particolare, nei nostri esperimenti abbiamo utilizzato la Cfa split-intein che deriva da un processo di mutagenesi della split-intein naturale Npu che ne ha notevolmente migliorato la cinetica di PTS, stabilità termica e tolleranza agli agenti caotropici. Questa nuova tecnica ci ha permesso di impostare un protocollo di marcatura sito-specifica per la produzione di bioreagenti biotinilati. Sono state utilizzate due proteine modello: lo stesso antigene C33 e una IgG umana ricombinante. Anche l'uso della tecnica PTS ha permesso di ottenere per entrambe le due proteine un'elevata purezza e prestazioni comparabili nei relativi saggi immunodiagnostici. In sintesi, il sistema ELP-inteina ha permesso di purificare l'antigene C33 senza passaggi cromatografici e di marcare in modo sito-specifico la stessa proteina al C-terminale. Inoltre, attraverso l'utilizzo del sistema Cfa split-intein abbiamo ottenuto la biotinilazione sito-specifica dell'antigene C33 e dell'IgG ricombinante. Un aspetto molto rilevante è che tutte queste proteine sono funzionali nella piattaforma LIAISON. In futuro, questi protocolli potrebbero essere utilizzati per la purificazione e / o la marcatura sito-specifica di nuovi bioreagenti utili per lo sviluppo di saggi immunodiagnostici.
Antigens and antibodies are key reagents for the development of accurate, reproducible and sensible immunodiagnostic assays, which are widely used for the detection of infectious diseases (HIV,HBV, HCV, etc.) and the determination of biological markers (vitamins, hormones, etc.). These bioreagents need to be produced at a high purity degree, in stable formulations and with sufficient reproducibility over time (lot to lot consistency). An aspect often overlooked in the production of these reagents is their cost, which must be low enough to not have a significant impact on the final price of the immunochemical assays. The purification and labeling steps of these bioreagents mainly affect the overall cost of them since costly reagents and instrumentations and complex and time-consuming protocols are used.For all these reasons it is important to seek new purification strategies that allow the development of simpler processes, with less use of reagents and shorter protocol times, and at the end minor costs. Therefore, it is necessary to develop innovative purifications and site-specific labelling protocols. In the first part of this project we exploited the ELP-intein system. This method is based on the combination of two technological tools, the Elastin-like-polypeptides (ELPs) (a physico-chemical tool) and the MxeGyrA intein activity (a biochemical tool), belonging to the cis intein family. We focused on the purification and labelling of the C33 antigen from Hepatitis C Virus (HCV). The C33 antigen, which is currently used in the Diasorin LIAISON® XL Murex HCV assay for the detection of human antibodies against the Hepatitis C Virus, was purified using a not conventional purification method without chromatographic steps. Moreover, we realized a site-specific biotinylation of C33 antigen at its C-terminus during the purification exploiting the MxeGyrA intein biological activity. Two different protocols were developed; both of them brought to the obtainment of a biotinylated C33 antigen with high purity and a comparable immunoreactivity with the one currently used in the Diasorin LIAISON® XL Murex HCV assay. In light of these good results, in the second part of the project, we investigated the possibility to apply the Protein Trans Splicing (PTS) technology to perform site-specific labelling of bioreagents. PTS technology exploits the split intein activity. In particular, in our experiments we used the Cfa split-intein which derives from a mutagenesis process of the natural Npu split-intein that significantly improved its kinetic of PTS, thermal stability and tolerance at the chaotropic agents. This new technique allowed us to set up a site-specific labelling protocol for the production of biotinylated bioreagents. Two model protein were used: the same C33 antigen and a recombinant human IgG. Also the use of PTS technique permitted to obtain for both of two proteins a high purity and a comparable performance in the immunoassays. In summary, the ELP-intein system allowed to purify the C33 antigen without chromatographic steps and then to site-specific label the same protein at the C-terminus. Moreover, through the use of the Cfa split-intein system we obtained the site-specific biotinylation of the C33 antigen and the recombinant IgG. A very relevant aspects is that all these proteins are functional in the LIAISON platform. In the future, these protocols could be used for the purification and-or the site-specific labelling of new bioreagents useful for the development of immunodiagnostic assays.
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Molari, Michele. « Analisi meccanica e termica di pannelli in poliuretano espanso rigido ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/16795/.

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Résumé :
During the period of my experimental master’s degree thesis at the Nav-System S.p.A., three main topics have been addressed: first of all to evaluate the proprieties of all the polyurethane foam panels produced and assess these results with a view of improving the standards declared in the CE marking. After that, resistance and fire reaction have been tested by certified authorities in order to obtain improved evaluation classes of the panels. Eventually, a comparison between the two main suppliers of raw materials for the production of panels have been carried out with the purpose of determining which one might have better technical mechanical capabilities and might optimize the production process as well as the polyurethane foam panel’s proprieties.
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Ferro, Leonardo. « Studio del processo produttivo del riciclo di materiali provenienti da attività di C&D in un impianto di nuova realizzazione ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amslaurea.unibo.it/723/.

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Résumé :
Lo studio del processo produttivo del riciclo di materiali provenienti da attività di C&D in un impianto di nuova realizzazione, presentato in questa tesi di laurea,è così articolato: nel primo capitolo si analizza la complicata evoluzione della normativa in materia di rifiuti (non solo da C&D) su scala europea e nazionale accennando i provvedimenti legislativi su scala regionale, con particolare riferimento alla Regione Veneto. Si esamineranno, pertanto, le direttive e le decisioni della Comunità Europea che hanno ispirato, a partire dal 1975, i provvedimenti legislativi nazionali, tra cui vale la pena di ricordare il “Decreto Ronchi”, emanato nel febbraio del 1997, l’attuale D.Lgs. 3/4/2006 n.152, e i Decreti Ministeriali di riferimento per la materia di studio, ovvero il D.M. 5/2/1998, riguardante l’individuazione dei rifiuti per cui è possibile procedere al loro trattamento in regime semplificato e l’ancora poco attuato D.M.8/5/2003 n.203, riferito all’utilizzo di materiale riciclato nelle Pubbliche Amministrazioni. Il secondo capitolo definisce, invece, le caratteristiche principali dei rifiuti da C&D, appartenenti alla categoria dei rifiuti inerti, e delinea le odierne problematiche inerenti a tali materiali. A conferma di queste, nella seconda parte del capitolo, sono presentati alcuni dati che fotografano oggettivamente gli scenari attuali in Europa e in Italia in riferimento alla produzione, al recupero e allo smaltimento di questa categoria di rifiuti. In seguito, il terzo capitolo inizia a definire gli aspetti relativi alla realizzazione di un impianto di studio per il riciclo di rifiuti da C&D. In esso si evidenziano le procedure amministrative, gli adempimenti burocratici e in generale tutti gli aspetti inerenti alla gestione dei rifiuti da C&D per l’esecuzione delle attività di recupero e smaltimento previste dal D.Lgs. n.152/2006, così come modificato dal recentissimo D.Lgs. n.4/2008. Il quarto capitolo definisce i termini per poter considerare i rifiuti da C&D trattati in impianto come MPS. L’attenzione è riposta sulla Direttiva 89/106/CEE, che impone obbligatoriamente, dal 01/06/2004, la marcatura CE per tutti i prodotti da costruzione e, quindi, anche per gli aggregati riciclati. Pertanto, in questo capitolo, vengono definite le prove richieste obbligatoriamente dal D.M 11/4/2007 in accordo con la norma europea UNI EN 13242 recante “Aggregati per materiali non legati e legati con leganti idraulici per l'impiego in opere di ingegneria civile e nella costruzione di strade" ed, in conclusione, viene studiata la Circolare n.5205/2005 che dovrebbe dare attuazione nel settore edile, stradale e ambientale al D.M. n.203/2003. Successivamente, il quinto capitolo delinea le caratteristiche principali degli impianti di trattamento per il recupero dei rifiuti da C&D, delineando le principali differenze tra gli impianti fissi e i mobili ed esaminando le diverse fasi del ciclo produttivo, anche in relazione ad un impianto di studio situato nella provincia di Verona. Infine, il sesto capitolo riassume i risultati delle prove di marcatura CE per gli aggregati riciclati prodotti nell’impianto descritto. Tali prove sono state eseguite presso il Laboratorio di Strade della Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Bologna.
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MONTERISI, CRISTINA. « Radiosintesi e preliminare valutazione biologica del [18F]VC701, antagonista del recettore PBR, potenzialmente applicabile allo studio di patologie neurodegenerative e strategie di marcatura di nanoparticelle polimeriche con preliminare valutazione del loro targeting in vivo ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2011. http://hdl.handle.net/10281/19793.

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Résumé :
The evaluation of N-benzyl-3-fluoromethyl-N-[11C]methyl-4-phenyl-2-quinolincarboxamide, a promising radioligand for in vivo TSPO imaging with Positron Emission Tomography (PET), led to the labelling of its chloromethyl precursor with the longer living positron emitter radioisotope Fluorine-18 (t1/2= 109.8 min) to perform long-time kinetic studies. N-benzyl-3-[18F]fluoromethyl-N-methyl-4-phenyl-2-quinolincarboxamide was obtained with a good chemical and radiochemical purity and a good specific activity. Initial pre-clinical data demonstrated that it is a promising tracer, showing a good signal-noise ratio in target organs of healthy rats. These results encourage further evaluation of this radioligand also in lesioned areas of CNS, characteristic of some important neuropathologies.
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Brancaforte, Angelica. « Studio del ruolo clinico-prognostico di marcatori ». Thesis, Universita' degli Studi di Catania, 2011. http://hdl.handle.net/10761/324.

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Résumé :
Le neoplasie della testa e del collo sono in costante aumento. Monitorando le modificazioni dei fattori prognostici piu' significativi, in particolare genici e molecolari, si potrebbero testare e validare in tempi brevi agenti chemiopreventivi efficaci. Lo scopo della ricerca e' quello di attuare uno studio molecolare dei linfonodi e dei margini di resezione classificati come negativi all'esame istopatologico per meglio definire il concetto di radicalita' oncologica e di re-stadiare la neoplasia in accordo con i dati molecolari.
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SPAGNUOLO, GAIA. « MARCATORI MOLECOLARI AD IMPATTO TRASLAZIONALE NEL CARCINOMA EPATOCELLULARE ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2013. http://hdl.handle.net/2434/217460.

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Résumé :
L’epatocarcinoma (EC) è un tumore maligno ad elevata morbilità e mortalità la cui speranza di cura è basata su diagnosi precoce e terapia individualizzata. Ad oggi il trattamento di elezione è rappresentato dalla chirurgia e l’unico farmaco con comprovata efficacia terapeutica è un presidio biologico di recente introduzione ad azione anti-tirosinochinasica (Sorafenib). La gestione ottimale del paziente con EC è sempre più influenzata dalla possibilità di disporre di marcatori molecolari da utilizzarsi nella pratica clinica a significato diagnostico, prognostico e predittivo. Il presente lavoro si propone come contributo all’identificazione e validazione di specifici indicatori biologici nella diagnostica del piccolo EC, predizione della recidiva del tumore resecato e della sensibilità individuale alla risposta al trattamento farmacologico nella forma avanzata. E già stato dimostrato che l’accuratezza della diagnosi precoce di EC su biopsia epatica puo’ essere migliorata in maniera significativa dalla valuatazione dell’espressione combinata di alcuni marcatori recentmente proposti e già utilizzati nella pratica clinica. Abbiamo cercato di ottimizzare questo pannello valutando il contributo aggiuntivo della catena pesante della clatrina (CHC) che è componente essenziale nel sistema di trasporto vescicolare intra ed extracellulare, già segnalato come sovraregolato negli epatociti tumorali maligni. Utilizzando una casistica di EC di piccole dimensioni e di lesioni precancerose di controllo e documentando l’espressione della molecola con tecnica immunocitochimica, abbiamo verificato la sua efficacia in termini di accuratezza diagnostica. In particolare l’introduzione di CHC si è dimostrata in grado di incrementare la sensibilità del pannello dal 46,8% al 63,8% a fronte del mantenimento di una specificità assoluta. E’ noto come il processo di carcinogenesi epatica origini anche sulla base di alterazioni delle vie molecolari che governano i processi di tipo ossidativo, con importante ruolo di protezione svolto dalla famiglia dei citocromi. Alcuni studi di espressione genica hanno già evidenziato che la recidiva di malattia tumorale nel fegato sia influenzata dalla disregolazione di alcuni citocromi, tra cui CYP1A2. Abbiamo inteso verificare e validare il ruolo del citocromo CYP1A2 nella qualità di possibile marcatore ad impatto traslazionale nella recidiva dell’EC attraverso il suo dosaggio immuncitochimico nel parenchima epatico non tumorale. Utilizzando una casistica omogenea di pazienti portatori di EC ad eziologia virale (virus C dell’epatite) e a follow-up noto, il dosaggio di CYP1A2 è risultato associato in maniera statisticamente significativa, sia in analisi univariata che multivariata al tempo libero da recidiva tumorale (p=0.012). In particolare la ridotta espressione del citocromo negli epatociti non tumorali, interpretabile come background più suscettibile alla trasformazione neoplastica “de novo”, risultava in grado di predire una più rapida ripresa della malattia. La terapia farmacologica dell’EC è attualmente somministrata a pazienti portatori di forme avanzate senza tenere conto della reale e individuale suscettibilità all’azione del farmaco. Vi è una forte esigenza clinica di selezionare i pazienti candidabili al trattamento anche per gli elevati costi della terapia, ma nessun marcatore, sia esso tissutale o sierologico, si è rivelato ad oggi capace di soddisfare questi requisiti. Abbiamo inteso esplorare se i miRNA, che costituiscono una famiglia eterogenea ma fondamentale di molecole regolatrici della traduzione, potessero a loro volta candidarsi a possibili marcatori biologici di predizione della sensibilità al trattamento farmacologico dell’EC. A questo scopo, partendo da un pool amplissimo di miRNA, abbiamo proceduto ad una loro progressiva selezione sulla base della loro disregolazione nonchè associazione con il tempo di progressione della malattia dopo trattamento. Lo studio è stato condotto su biopsie epatiche pretrattamento di EC di pazienti omogeneamente trattati con Sorafenib. La selezione delle molecole e la validazione delle stesse è stata condotta in due casistiche distinte di cui la seconda utilizzata come coorte di validazione. Abbiamo cosi potuto individuare un unico miRNA con meccanismo di azione e geni targets poco conosciuti, il cui sovradosaggio valutato con tecnica di real-time PCR risultava fortemente e statisticamente associato ad una prolungata stabilizzazione della malattia tumorale (p=0.009). L’insieme di questi risultati dimostra che la crescente domanda di marcatori di medicina personalizzata per ottimizzare la gestione del paziente oncologico (con EC nel nostro caso), possa essere soddisfatta attraverso l’applicazione di tecniche relativamente semplici e riproducibili quali l’immunocitochimica e l’analisi quantitativa del messaggero, condotte sia su tessuti tumorali che non tumorali. Naturalmente affinchè il dosaggio di una molecola possa entrare nella pratica clinica corrente, candidandosi come un autentico marcatore molecolare, è necessaria, come nei nostri casi, un’ulteriore validazione in studi di tipo prospettico.
Hepatocellular carcinoma (HCC) is a malignant tumor with high morbidity and mortality worldwide. The treatment is based on early diagnosis and individualized therapy. Today surgery is the primary strategy for patients with HCC and Sorafenib, an anti tyrosine kinase drug, represents the only available drug with proven efficacy. The discovery of new molecular markers (diagnostic, prognostic and predictive) that can be translate in the clinical practice represents the improvement in the management of these patients. The present research is aimed at identifying and validating biological markers related to the early HCC diagnosis and to predict HCC relapse. In addition the individual sensibility to pharmacological treatment in patients with advanced HCC is also evaluated. It has been shown that the accuracy of the HCC early diagnosis on the liver biopsy can be significantly improved by combining histological features with molecular markers, recently proposed and applied in the clinical practice. We have optimized this molecular panel for evaluating the contribution of the clathrin heavy chain (CHC), which is an essential component of intra and extracellular vesicular transport, and previously reported as an up-regulated molecule in malignant liver cells. Using a series of small HCC and control precancerous lesions we tested, by immunohistochemical analysis, whether CHC expression contribute to improve the histopathological diagnostic accuracy. We found that the introduction of CHC increases the sensitivity from 46,8% to 63,8% and maintains an absolute specificity. It is now ascertained that hepatocarcinogenesis is based on alterations in a wide variety of molecular pathways controlling oxidative processes and that cytochromes family plays a protective role in this context. Additionally, gene expression profiles have shown that relapse of HCC is caused by some cytochromes deregulations (i.e. CYP1A2). We verified and validated the CYP1A2 role in relation to relapse of disease by immunohistochemistry and its quantification in non-tumoral liver parenchyma. By investigating a homogeneous series of HCC patients with HCV infection and known follow-up, we demonstrated that the CYP1A2 dosage was associated with the recurrence-free survival (p=0,012) in both univariate and multivariate analyses. Moreover, CYP1A2 expression decreased in non-tumoral hepatocytes, the most susceptible background to “de novo” neoplastic transformation, predicted a faster recurrence of disease. The pharmacological therapy of HCC is currently administered to patients with advanced disease, without any discrimination according to the individual drug susceptibility. There is a compelling clinical need to select patients more suitable to underwent pharmacological treatment, because of the elevated cost. Furthemore, there is no still histological and/or serological biomarker, capable to satisfy these requirements. For this reason, we explored whether miRNA, heterogeneous family of regulatory molecules of translation, can be used as new molecular predictive markers of sensitivity to HCC treatment. For this purpose, starting from a wide pool of miRNA, we progressively selected those deregulated and associated with time to progression of disease after treatment. This research was conducted on liver biopsies sampled before treatment in patients treated with Sorafenib. The selection and validation of miRNA were conducted on two distinct series of patients. Among these the second group of patients has been used as a validation set. We identified a single miRNA, with mechanism of action ad genes target unknown, which when appears overexpressed, by real-time PCR analysis, was strongly and statistically associated with prolonged stabilization of tumor disease (p=0,009). The above findings all suggest that the increasing demand for customized markers to optimized the management of HCC patients can be investigated through the application of relatively simple and reproducibly techniques (including immunohistochemistry and real-time PCR) on both tumoral and non-tumoral tissue. Further validation in prospective studies is required to pursue a personalized dosage of new molecular markers to be introduced in the current clinical practice.
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Sista, Maria Teresa <1979&gt. « Studio di marcatori biologici prognostici nel linfoma di Hodgkin ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2950/1/Sista_MariaTeresa_Studio_di_marcatori_biologici_prognostici_nel_linfoma_di_Hodgkin.pdf.

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Résumé :
Recent reports showed that early-interim PET-scan is the only tool predicting treatment outcome in advanced-stage classical Hodgkin lymphoma (asCHL). We evaluated the prognostic impact of a series of immunohistochemical markers, mentioned in literature as prognostic factors, on tissue microarrays assembled from biopsies of 220 patients: STAT1, SAP, TOP2A, PCNA and CD20, both in neoplastic (HRSC) and microenvironment cells (MC); RRM2, MAD2, CDC2, BCL2, P53, BCL11A and EBER in HRSC; ALDH1A1, TIA-1, granzyme B, perforin, FOXP3, and PD-1 in MC. All patients had been treated with standard ABVD ± Rx therapy. Interim-PET after 2 ABVD courses was evaluated according to the criteria indicated by Gallamini in his study (Journal of Clinical Oncology, 2007). The survival analysis has been performed in a subset of 138 patients whose complete clinical information were available: the mean age was 33.3 years (14-79), the stage III-IVB in 98 and IIB in 40, and the mean follow-up 38.1 months (7.6-71.9). Histopathology review showed: NS-I 75, NS-II 22, MC 20, DL 3, and CHL/nos 18 cases. Interim-PET was positive in 30 patients, while treatment failure was recorded in 32. In univariate analysis the factors related to treatment outcome were BCL2 on HRSC (cut-off value 50%), STAT1/SAP on MC, and PET (Log-rank 6.9, 7.9 and 93.9 respectively). The combined expression of STAT1 and SAP was scored in three levels depending on the architectural pattern: score 0 for expression of both with a diffuse/rosetting pattern; score 1 for discordant combination of diffuse/rosetting and scattered patterns; score 2 for both markers with a scattered pattern; the 3y-PFS were 87.4%, 69.9% and 61.9% respectively. In multivariate analysis PET, BCL2 and STAT1/SAP remained significant (HR: 24.8, 4.6, 7.5 and 5.6, respectively; p<.01). The proposed model is able to predict treatment response in AsCHL, even if with a lower efficacy than PET. However, unlike PET, it can be applied upfront therapy.
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Sista, Maria Teresa <1979&gt. « Studio di marcatori biologici prognostici nel linfoma di Hodgkin ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2950/.

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Résumé :
Recent reports showed that early-interim PET-scan is the only tool predicting treatment outcome in advanced-stage classical Hodgkin lymphoma (asCHL). We evaluated the prognostic impact of a series of immunohistochemical markers, mentioned in literature as prognostic factors, on tissue microarrays assembled from biopsies of 220 patients: STAT1, SAP, TOP2A, PCNA and CD20, both in neoplastic (HRSC) and microenvironment cells (MC); RRM2, MAD2, CDC2, BCL2, P53, BCL11A and EBER in HRSC; ALDH1A1, TIA-1, granzyme B, perforin, FOXP3, and PD-1 in MC. All patients had been treated with standard ABVD ± Rx therapy. Interim-PET after 2 ABVD courses was evaluated according to the criteria indicated by Gallamini in his study (Journal of Clinical Oncology, 2007). The survival analysis has been performed in a subset of 138 patients whose complete clinical information were available: the mean age was 33.3 years (14-79), the stage III-IVB in 98 and IIB in 40, and the mean follow-up 38.1 months (7.6-71.9). Histopathology review showed: NS-I 75, NS-II 22, MC 20, DL 3, and CHL/nos 18 cases. Interim-PET was positive in 30 patients, while treatment failure was recorded in 32. In univariate analysis the factors related to treatment outcome were BCL2 on HRSC (cut-off value 50%), STAT1/SAP on MC, and PET (Log-rank 6.9, 7.9 and 93.9 respectively). The combined expression of STAT1 and SAP was scored in three levels depending on the architectural pattern: score 0 for expression of both with a diffuse/rosetting pattern; score 1 for discordant combination of diffuse/rosetting and scattered patterns; score 2 for both markers with a scattered pattern; the 3y-PFS were 87.4%, 69.9% and 61.9% respectively. In multivariate analysis PET, BCL2 and STAT1/SAP remained significant (HR: 24.8, 4.6, 7.5 and 5.6, respectively; p<.01). The proposed model is able to predict treatment response in AsCHL, even if with a lower efficacy than PET. However, unlike PET, it can be applied upfront therapy.
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SORRENTINO, Domenico. « L’espressione del PCA3 in pazienti a rischio di carcinoma della prostata : uno studio prospettico ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2014. http://hdl.handle.net/10447/91194.

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Scivoletto, Giulio. « Marcatori del discorso in Sicilia : analisi sincronica, diacronica, e sociolinguistica ». Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2019. http://hdl.handle.net/10446/128681.

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Résumé :
This work addresses the topic of discourse markers in the sociolinguistic context of Sicily. In a three-fold perspective, it combines a synchronic analysis with a diachronic and a sociolinguistic understanding of linguistic phenomena. The object of the study is that of discourse markers. This concept is discussed theoretically, that is also in terminological and historical terms, so that discourse markers are intended as lexical elements, i.e. stable form-function associations, serving discourse-pragmatic functions, i.e. structuring and managing the text and the interaction. Drawing mainly from an original corpus of spontaneous speech collected in the area of South-eastern Sicily, two items that are representative of the category of discourse markers are selected, arà and mentri. A synchronic form-to function mapping is carried out at first, thus identifying the formal features and above all the functional ones that define these two elements as discourse markers. Both the formal and functional properties defining these items as discourse markers (discourse-pragmatic functioning, multifunctionality, morphosyntactic independence, etc.) are better understood by reconstructing the evolution of these forms. The evolution of discourse markers is approached theoretically in the framework of grammaticalization studies, as a process of intersubjectification and coding of inferences. Thanks to a diachronic analysis, the polysemy schemas of the markers find a sound explanation, in terms of both relative chronology and logical connection among the different values and functions of each marker. The two Sicilian discourse markers are eventually examined in a sociolinguistic perspective. On the one hand, they get involved in contact phenomena between the two codes of the repertoire (Sicilian and its roof and standard language, Italian): these contact dynamics, going in the direction from the non-standard variety to the standard one, happen at both the discourse level in terms of code-mixing strategies and at the system one in terms of borrowing and interference. On the other hand, it is observed how discourse markers may assume social meaning in the speech community, namely by acquiring socio-symbolic values as identity-flagging devices and by showing variation in usage according to socio-demographic and contextual factors. In conclusion, this study of Sicilian discourse markers does not only offer new empirical data, but also advances our theoretical understanding of this linguistic category in its synchronic definition, in its diachronic dimension, and in its sociolinguistic implications.
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Elmakky, Amira <1982&gt. « Identificazione e dosaggio di marcatori molecolari dell'endometriosi nel sangue periferico ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3889/1/ELMAKKY__AMIRA_tesi.pdf.

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Résumé :
Purpose: to quantify the mRNA levels of MMP-3, MMP-9, VEGF and Survivin in peripheral blood and the serum levels of CA-125, Ca19-9 in women with and without endometriosis and to investigate the performance of these markers to differentiate between deep and ovarian endometriosis. Methods: a case controls study enrolled a series of 60 patients. Twenty controls have been matched with 20 cases of ovarian and 20 cases of deep endometriosis. Univariable and multivariable performance of serum CA125 and CA19-9, mRNA for Survivin, MMP9, MMP3 and VEGF genes have been evaluated by means of ROC curves and logistic regression respectively. Results: No difference in markers concentration were detected between ovarian and deep endometriosis. In comparison with controls serum CA19 and CA125 yielded the better sensitivity followed by mRNA for Survivin gene (81.5%, 51.9% and 7.5% at 10% false positive rate respectively). Multivariable estimated odds of endometriosis yielded a sensitivity of 87% at the same false positive rate. Conclusions: A combination of serum and molecular markers could allow a better diagnosis of endometriosis.
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Elmakky, Amira <1982&gt. « Identificazione e dosaggio di marcatori molecolari dell'endometriosi nel sangue periferico ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3889/.

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Résumé :
Purpose: to quantify the mRNA levels of MMP-3, MMP-9, VEGF and Survivin in peripheral blood and the serum levels of CA-125, Ca19-9 in women with and without endometriosis and to investigate the performance of these markers to differentiate between deep and ovarian endometriosis. Methods: a case controls study enrolled a series of 60 patients. Twenty controls have been matched with 20 cases of ovarian and 20 cases of deep endometriosis. Univariable and multivariable performance of serum CA125 and CA19-9, mRNA for Survivin, MMP9, MMP3 and VEGF genes have been evaluated by means of ROC curves and logistic regression respectively. Results: No difference in markers concentration were detected between ovarian and deep endometriosis. In comparison with controls serum CA19 and CA125 yielded the better sensitivity followed by mRNA for Survivin gene (81.5%, 51.9% and 7.5% at 10% false positive rate respectively). Multivariable estimated odds of endometriosis yielded a sensitivity of 87% at the same false positive rate. Conclusions: A combination of serum and molecular markers could allow a better diagnosis of endometriosis.
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Capizzi, Elisa <1980&gt. « Marcatori molecolari circolanti : quale ruolo nei pazienti con tumori solidi ? » Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4397/1/Capizzi_Elisa_tesi.pdf.

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Résumé :
Background: Circulating tumor cells (CTCs) and circulating free plasma DNA (FPDNA) have been proposed as biomarkers predictive of outcome and response to therapy in solid tumors. We investigated the multiple associations of the presence of CTC and the levels of FPDNA with the outcome and/or the response to chemotherapy in patients with localized breast cancer (LBC), metastatic breast cancer (MBC) and advanced ovarian cancer (AOC). Experimental Design: Blood samples were collected before (baseline), during and after therapy in 40 LBC and 50 AOC patients treated with neo-adjuvant chemotherapy. In 20 MBC patients blood was sampled at baseline and every each cycle of adjuvant chemotherapy. Real time PCR was applied to quantify FPDNA using the Quantifiler Human Quantification kit and CTCs through the detection of tumor-cell specific mRNA levels with or without epithelial enrichment. Results: At baseline CTCs were detected in 90% MBC, 42.5% LBC and 33% AOC patients respectively. The presence of baseline CTC was significantly associated with shorter overall survival (OS) in MBC and AOC patients, and shorter progression free survival (PFS) in LBC patients. Presence of CTCs at the end of neo-adjuvant chemotherapy was detected in 42% LBC and 18% AOC patients and was associated with shorter PFS and OS only in LBC. Increased FPDNA levels at baseline were found in 65% MBC, 17.5% LBC and 76% AOC patients but never related to OS. Baseline FPDNA high levels were associated with shorter PFS only in LBC patients. High FPDNA levels after neo-adjuvant chemotherapy were detected in 57% LBC and 48% AOC patients. Increased FPDNA after neo-adjuvant was associated with response to therapy and shorter PFS in AOC patients. Conclusions: Detection of CTCs may represent a prognostic and predictive biomarker in LBC, MBC and AOC. Quantification of FPDNA could be useful for monitoring response to therapy in AOC patients.
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Capizzi, Elisa <1980&gt. « Marcatori molecolari circolanti : quale ruolo nei pazienti con tumori solidi ? » Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4397/.

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Résumé :
Background: Circulating tumor cells (CTCs) and circulating free plasma DNA (FPDNA) have been proposed as biomarkers predictive of outcome and response to therapy in solid tumors. We investigated the multiple associations of the presence of CTC and the levels of FPDNA with the outcome and/or the response to chemotherapy in patients with localized breast cancer (LBC), metastatic breast cancer (MBC) and advanced ovarian cancer (AOC). Experimental Design: Blood samples were collected before (baseline), during and after therapy in 40 LBC and 50 AOC patients treated with neo-adjuvant chemotherapy. In 20 MBC patients blood was sampled at baseline and every each cycle of adjuvant chemotherapy. Real time PCR was applied to quantify FPDNA using the Quantifiler Human Quantification kit and CTCs through the detection of tumor-cell specific mRNA levels with or without epithelial enrichment. Results: At baseline CTCs were detected in 90% MBC, 42.5% LBC and 33% AOC patients respectively. The presence of baseline CTC was significantly associated with shorter overall survival (OS) in MBC and AOC patients, and shorter progression free survival (PFS) in LBC patients. Presence of CTCs at the end of neo-adjuvant chemotherapy was detected in 42% LBC and 18% AOC patients and was associated with shorter PFS and OS only in LBC. Increased FPDNA levels at baseline were found in 65% MBC, 17.5% LBC and 76% AOC patients but never related to OS. Baseline FPDNA high levels were associated with shorter PFS only in LBC patients. High FPDNA levels after neo-adjuvant chemotherapy were detected in 57% LBC and 48% AOC patients. Increased FPDNA after neo-adjuvant was associated with response to therapy and shorter PFS in AOC patients. Conclusions: Detection of CTCs may represent a prognostic and predictive biomarker in LBC, MBC and AOC. Quantification of FPDNA could be useful for monitoring response to therapy in AOC patients.
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Rinaldi, Andrea. « Progetto e sviluppo di restful web api per un sistema aziendale di marcature degli accessi ». Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/8656/.

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La tesi tratta la tematica delle web API implementate secondo i vincoli dello stile architetturale ReST e ne propone un esempio concreto riportando la progettazione delle API di un sistema di marcature realizzato in ambito aziendale.
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Gamberini, Andrea <1978&gt. « Marcatori e geni di controllo della tessitura della polpa di pesca ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/526/1/Gamberini_Andrea_tesi.pdf.

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Gamberini, Andrea <1978&gt. « Marcatori e geni di controllo della tessitura della polpa di pesca ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/526/.

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COLINA, Matteo. « ANALISI DI NUOVI MARCATORI CELLULARI E MOLECOLARI PER LA SPONDILITE ANCHILOSANTE ». Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2012. http://hdl.handle.net/11392/2389253.

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Objective. Here we investigated spontaneous and induced osteoclastogenesis in peripheral blood mononuclear cells (PBMCs) from ankylosing spondylitis (AS) patients, in order to explore the relation between osteoclastogenesis and disease activity. In addition, in order to explore functional characteristics of AS osteoclasts (OCs), we tested their susceptibility to undergo apoptosis investigating their response to Emblica officinalis plant extracts, previously characterized by us as apoptotic inducer in OCs. Methods. PBMCs from healthy individuals and AS patients were cultured with or without osteoclastogenic inducers, stained for tartrate-resistant acid phosphatase (TRAP), and immunostained for Bcl-XL, Survivin and Bim proteins. After treatment with E. officinalis extracts, OCs were subjected to TUNEL test for measuring apoptosis. Disease activity was measured by Ankylosing Spondylitis Disease Actvity Score-CRP (ASDAS-CRP) and magnetic resonance imaging. Results. We found that PBMCs from AS are more susceptible to spontaneous osteoclastogenesis than the PBMCs from control samples, and that the osteoclastogenic potential was significantly associated with high ASDAS among AS patients with bone marrow edema. In addition, after treatment with E. officinalis extracts normal OCs underwent apoptosis, but OCs from AS patients showed a strong resistance to apoptotic stimulus. We found that OCs from AS patients, unlike OCs from healthy individuals, express high levels of survival signals including Bcl-XL and Survivin, but do not express Bim proapoptotic protein. Conclusion. Our data demonstrate that AS OCs present qualitative peculiarities: this may help in identifying an effective strategy to prevent bone changes in AS.
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DUGNANI, ERICA. « Identificazione e validazione di potenziali marcatori biologici nell’adenocarcinoma duttale del pancreas ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2015. http://hdl.handle.net/10281/76153.

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Résumé :
Introduzione. L’adenocarcinoma duttale (PDAC) rappresenta circa l’85% delle neoplasie maligne pancreatiche. È un tipo di neoplasia molto aggressiva e ha prognosi infausta. Il PDAC è una malattia con una elevata mortalità, spesso diagnosticata in uno stadio avanzato per il quale esistono poche e inefficaci terapie. L’alta incidenza di ricadute locali unita alla precoce metastatizzazione sono le caratteristiche cliniche più tipiche di questo tumore. Inoltre la nota resistenza del tumore alla chemio e alla radioterapia limita l’efficacia di questi approcci terapeutici. Scopo. Identificare e validare nuovi marcatori biologici associati a caratteristiche di aggressività dell’adenocarcinoma pancreatico al fine di utilizzarli per comprendere proprietà biologiche del tumore stesso o in clinica per una corretta valutazione prognostica. Metodi e risultati. Abbiamo studiato n=17 linee cellulari umane immortalizzate di PDAC per alcune caratteristiche di aggressività cellulare: per la clonogenicità e la chemioresistenza alla gemcitabina in vitro e, in vivo, per la capacità di crescita in topi immunocompromessi (CD1-nude). Tutte le 17 linee cellulari sono state caratterizzate per l’espressione di classi di marcatori molecolari: recettori delle chemochine (CCR1-CCR10; CXCR1-CXCR6; CX3CR1; XCR1) e putativi marcatori staminali tumorali (ESA+CD24+CD44+; CD133+, CXCR4+) mediante citometria a flusso, secrezione di fattori solubili (n=48) tramite la tecnologia luminex e l’espressione di geni (n=11) coinvolti nello sviluppo pancreatico con Real Time PCR. Usando l’analisi statistica inter-linea (regressione lineare o di cox) abbiamo cercato una correlazione tra i fenotipi biologici e le caratteristiche di malignità cellulare individuando nuovi marcatori. Questi marcatori sono stati validati su tessuti tumorali primari in casistiche di pazienti affetti da PDAC: l’espressione del marcatore identificato è stata correlata con l’esisto clinico della neoplasia. In una prima analisi inter-linea n=35 fattori sono risultati statisticamente associati ad una o più caratteristiche di aggressività. È seguita una classificazione per priorità che, avvalendosi della sola correlazione con la tumorigenicità in vivo, ha ridotto a n=20 i fattori di rischio da validare. Abbiamo quindi approfondito lo studio su 4 marcatori molecolari di sviluppo pancreatico (ISL1, PDX1, PAX6, KRT19), sui fenotipi staminali e su 2 recettori delle chemochine (CCR5, CXCR3). L’espressione genica dell’mRNA di ISL1, PDX1, PAX6 e KRT19 è stata valutata in sezioni criostatiche di n=42 resezioni chirurgiche di pazienti affetti da PDAC. Non sono emerse correlazioni significative tra l’espressione di questi fattori e la sopravvivenza globale. Tuttavia alti livelli dell’mRNA di KRT19 predicono una progressione più precoce e di tipo metastatico. Più elevati livelli di PDX1 e PAX6 sono associati con una più alta probabilità di recidiva locale. Inoltre combinando i marcatori è stato individuato un fenotipo più aggressivo correlato con una minor sopravvivenza: si tratta dei pazienti che esprimono ad elevati livelli sia PDX1 che KRT19. La nostra strategia di screening ha mostrato essere fattori di rischio per lo sviluppo tumorale nel topo, non i classici fenotipi staminali descritti in letteratura (ESA+/CD24+/CD44+, CD133+, CD133+/CXCR4+) ma la combinazione ESA+/CD24-/CD44+ e la sola espressione di CXCR4 ed ESA: tuttavia la validazione clinica, condotta su una coorte di 39 pazienti affetti da adenocarcinoma duttale, non ha confermato che questi marcatori, né i classici già descritti, correlino in maniera statisticamente significativa con la sopravvivenza o con la progressione nel tempo e nemmeno con il sito di recidiva. Il fenotipo ESA+/CD24+/CD44- è invece risultato un fattore di rischio prognostico indipendente sia per la sopravvivenza (HR=4,166 p=0,001) che per la progressione (HR=2,208 p=0,019). CCR5 e CXCR3 sono risultati espressi su tessuti tumorali processati a fresco (n=6) ed analizzati in citometria a flusso a fronte di una negatività del pancreas di donatori d’organo (n=10). Essi sono espressi rispettivamente nell’11,9% e nel 17,6% delle cellule CA19.9+ del tumore, mentre solo nello 0,4% e il 0,34% nel tessuto sano. L’aumentata espressione di CCR5 e CXCR3 sembra essere una caratteristica tipica del PDAC. Conclusioni. La nostra strategia ha identificato marcatori biologici capaci di distinguere differenti comportamenti clinici del tumore in termini di progressione e sede di recidiva. La differente espressione di questi predittori potrebbe essere la causa di differenze biologiche che hanno un effetto sui meccanismi di progressione e diffusione tumorale. Al fine di confermare i nostri risultati stiamo realizzando un tissue microarray di resezioni chirurgiche di pazienti affetti da adenocarcinoma duttale. Inoltre in futuro il modello statistico sviluppato potrà essere applicato per testare ogni nuovo potenziale marcatore; caratterizzata la sua espressione sulle linee cellulari, si procederà con l’analisi inter-linea per verificare se sia un potenziale indicatore di aggressività in vitro o in vivo nel modello murino; quindi si potrà confermare il suo reale ruolo diagnostico, prognostico o predittivo in ambito clinico.
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Carizzo, Albino. « La Pentraxina 3 : un potenziale marcatore di danno endoteliale nell’ipertensione arteriosa ». Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2016. http://hdl.handle.net/10556/2195.

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Résumé :
2014 - 2015
Background - The pentraxin 3 (PTX3) is a protein of the acute phase of inflammation which represents the prototype of the long pentraxins. In the last years, numerous studies have correlated the elevated plasma levels of PTX3 with cardio- and cerebrovascular diseases and recently with high blood pressure. To date, there are no studies showing whether PTX3 is able to exert a direct action on the vascular component. Methods and Results - Through in vitro experiments of vascular reactivity and ultrastructural analysis, we have shown that PTX3 induces, per se, dysfunction and morphological changes in the endothelial layer through the the complex P-selectin / metalloproteinase-1 (MMP1). In vivo studies have shown that the administration of PTX3 in wild-type mice induces endothelial dysfunction and increased blood pressure, an effect which is absent in the P-selectin knockout mice. Finally, by ELISA technique, we demonstrated that hypertensive patients (n = 31) have higher plasma levels of PTX3, P-selectin and MMP1 compared to normotensive patients (n = 22). Conclusion - Our data show, for the first time, the direct role of PTX3 on vascular function and blood pressure homeostasis, identifying the molecular mechanisms involved. The results obtained in humans, suggest that PTX3, P-selectin and MMP-1 may be new biomarkers to predict the onset of vascular dysfunction in hypertensive patients. [edited by author]
XIV n.s.
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Trovato, Cristian. « Dispositivi di ultima generazione per l'immunorivelazione di marcatori proteici in fase solida ». Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/6131/.

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Résumé :
Oggetto della presente tesi di Laurea è lo studio delle nuove tecnologie disponibili per l’immunorivelazione di marcatori proteici in fase solida. Particolare attenzione è stata rivolta alle problematiche e alle esigenze tecniche nella quantificazione del complesso proteico in esame a seguito della rivelazione di un segnale, testimone proporzionale della grandezza biologica in esame. In altre parole l’identificazione e la quantificazione di proteine di interesse avviene a valle di un processo, chiamato “western blotting”, che genera un segnale (colore, luce, fluorescenza) al quale riferire la sostanza molecolare della misura. L’accuratezza della quantificazione, a seguito degli errori sperimentali dovuti alla tecnologia, rappresenta un problema complesso nella pratica biochimica e nello studio dei fenomeni di variazione dell’espressione genica, ovvero del fenotipo, in un organismo. Il primo capitolo si apre con la descrizione del processo di discriminazione delle proteine in base al loro rapporto carica/massa molecolare tramite elettroforesi su gel. Il capitolo prosegue con la disamina della tecnologia di ultima generazione per la visualizzazione delle proteine risolte e la loro eventuale quantificazione, paragonandone le prestazioni rispetto ai sistemi di visualizzazione e quantificazione classici. Argomenti del secondo capitolo sono lo studio delle prestazioni delle nuove tecnologie per l’esecuzione del “blotting” su supporto solido e per l’incubazione delle proteine con immunoglobuline. Seguono, rispettivamente nei capitoli terzo e quarto, l’analisi delle tecnologie analogiche e digitali per la rivelazione del segnale e la quantificazione tramite opportuni software.
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Girardi, Ambra <1980&gt. « Ricerca di marcatori molecolari nella prevenzione dei tumori di testa e collo ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4584/1/Girardi_Ambra_tesi.pdf.

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Résumé :
Oral cavity cancers (OSCC) are among the most malignances worldwide. OSCC tipically affects men in their IV or V dedade of life, and the most relevant risk factors are tobacco and alcohol consumption. OSCCs generally exhibit poor prognosis, and late stage identification correlates with higher mortality rates. Basic prognostic factors, are tumor size and presence of lymph node and/or distance metastases (T classification, N, M). However, tumors with the same TNM grade and similar morphology may have completely different evolution, because of their intrinsic biological characteristics. For these reasons, the identification of new molecular markers with a predictive value, could represent useful tools in OSCC prevention, prognosis and treatment. In the first part of my PhD project I evaluated the loss of heterozygosity as a possible cause of deregulation of well-known tumor suppressors genes. Obtained data put on light the importance of this rearrangement and genes PDCD4, CTNB1, CASP4 and HSP23, in the onset and progression of OSCC. Subsequently, the analysis of the expression profile of miRNAs, led to the identification of some miRNAs that seems to be involved in cancer development and metastatic progression. In both cases, we need further investigations to understand whether these molecules may be used ideal markers in OSCC diagnosis and treatment.
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Girardi, Ambra <1980&gt. « Ricerca di marcatori molecolari nella prevenzione dei tumori di testa e collo ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4584/.

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Résumé :
Oral cavity cancers (OSCC) are among the most malignances worldwide. OSCC tipically affects men in their IV or V dedade of life, and the most relevant risk factors are tobacco and alcohol consumption. OSCCs generally exhibit poor prognosis, and late stage identification correlates with higher mortality rates. Basic prognostic factors, are tumor size and presence of lymph node and/or distance metastases (T classification, N, M). However, tumors with the same TNM grade and similar morphology may have completely different evolution, because of their intrinsic biological characteristics. For these reasons, the identification of new molecular markers with a predictive value, could represent useful tools in OSCC prevention, prognosis and treatment. In the first part of my PhD project I evaluated the loss of heterozygosity as a possible cause of deregulation of well-known tumor suppressors genes. Obtained data put on light the importance of this rearrangement and genes PDCD4, CTNB1, CASP4 and HSP23, in the onset and progression of OSCC. Subsequently, the analysis of the expression profile of miRNAs, led to the identification of some miRNAs that seems to be involved in cancer development and metastatic progression. In both cases, we need further investigations to understand whether these molecules may be used ideal markers in OSCC diagnosis and treatment.
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MATTIA, F. DE. « Studio dell’origine delle Cultivar di Vite autoctone mediante marcatori molecolari del DNA ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2009. http://hdl.handle.net/2434/64590.

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Grana, Jacopo. « Analisi di paternità sulla specie Anguilla anguilla con l'utilizzo di marcatori loci microsatelliti ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/10037/.

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L’anguilla europea, Anguilla anguilla, è una specie gravemente minacciata, sia da impatti diretti legati al sovrasfruttamento della specie a tutti gli stadi del ciclo vitale, che indiretti come l’urbanizzazione costiera e la perdita di habitat lagunari. Negli ultimi 45 anni è stata documentata una riduzione del tasso di reclutamento di anguilla europea del 90%. Lo scopo di questo studio è stato approfondire le modalità riproduttive di A. anguilla per via indiretta, attraverso un’analisi di paternità. Il Centro di ricerca universitario di Cesenatico (Laboratori di Acquacoltura ed Igiene delle Produzioni Ittiche – Università di Bologna) ha avviato le prime sperimentazioni su A. anguilla, al fine di mettere a punto un protocollo di riproduzione artificiale. Nell’estate 2015 i ricercatori hanno ottenuto sette riproduzioni spontanee in ambiente controllato, da queste sono state campionate casualmente e genotipizzate circa 40 larve per ogni mandata riproduttiva e i relativi riproduttori per condurre l’analisi di paternità. In ogni riproduzione è stata utilizzata sempre e soltanto una femmina e tre o quattro maschi; le analisi genetiche, condotte utilizzando 9 loci microsatelliti, si sono focalizzate sull’individuazione dei padri e l’assegnamento di paternità è avvenuto con un livello di confidenza medio dell’89%. Dalle analisi effettuate è emerso che: 1) i maschi di questa specie, precedentemente sottoposti a stimolazioni ormonali per indurne la riproduzione e la fertilità, sono in grado di partecipare con successo a più di una riproduzione; 2) più esemplari riescono a fecondare gli ovociti di una sola femmina e sembrano stabilirsi modelli gerarchici di dominanza in quanto si è osservato generalmente che un maschio prevale sugli altri, generando da solo più del 50% della prole. Questo studio pilota rappresenta, quindi, un punto di partenza per approfondimenti futuri sulle modalità riproduttive dell’anguilla europea.
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Ghirardo, Jessica <1996&gt. « “Sviluppo di una piattaforma biosensoristica per la rilevazione del marcatore tumorale h-uPA” ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19218.

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Résumé :
La diagnosi precoce di forme tumorali è un fattore determinante per la cura di patologie oncologiche che richiede studi sempre più approfonditi e l’implementazione di strumenti analitici altamente performanti in termini di sensibilità, selettività e riproducibilità. Tra questi, i biosensori stanno dando risultati sempre più promettenti. Ad oggi, infatti, la presenza di diversi biomarcatori, fra cui quelli tumorali, viene rilevata efficacemente permettendo di diagnosticare eventuali neoplasie o di valutarne lo stato di avanzamento. Il presente lavoro di tesi riguarda lo sviluppo di un biosensore elettrochimico per la rivelazione del marcatore tumorale h-uPA, sfruttando l’elevata affinità di due biorecettori peptidici biciclici (P1 e P2) sintetizzati ad-hoc per il riconoscimento del biomarcatore. Il biosensore si compone di una piattaforma costituita da microsfere magnetiche funzionalizzate con P1 e P2 capaci di sequestrare h-uPA presente nel campione in esame. Successivamente, un anticorpo, anch’esso specifico per h-uPA viene introdotto nel sistema per creare un immunocomplesso. Infine, un secondo anticorpo, cui è legato l’enzima fosfatasi alcalina (ALP), viene fatto reagire con l’immunosensore per affinità con il precedente anticorpo. La rilevazione avviene attivando l’enzima fosfatasi alcalina con il proprio substrato (1-naftil fosfato) la cui conversione a prodotto viene seguita per via elettrochimica (voltammetria differenziale ad impulsi). Dal responso elettrochimico si può determinare la concentrazione di analita, h-uPA. Questo biosensore, attualmente testato su campioni sintetici, sarà presto utilizzato per testare campioni biologici reali quali siero e sangue.
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Marino, Ilaria Anna Maria. « Applicazioni di marcatori microsatellite per lo studio della filogeografia di organismi lagunari dell'Adriatico ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3426137.

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Résumé :
Molecular markers, at the mitochondrial and nuclear level, were applied to the study of the population structure of shore crab Carcinus aestuarii (Decapoda: Portunidae, Nardo, 1847). A 482-base-pair fragment of the mitochondrial cytochrome c oxidase I (COI) gene was analysed to examine the phylogeography and demographic history of C. aestuarii. Moreover, 8 microsatellites markers specific for shore crab were isolated ex novo; additional three microsatellites loci, specific for the sibling species C. maenas, already reported to cross-amplify in C. aestuarii, were also amplified to study population genetic of shore crab. Due to its high dispersive planktonic larval stage and ease of sampling sample, C. aestaurii is a good model for studying lagoon ecosystems and understanding connectivity patterns of populations from different lagoons. COI was analysed from 255 crabs collected in 8 different lagoons of the Mediterranean Sea. 164 sequence variants were found among the 255 individuals studied. Fixation indices (Fst) and Analysis of Molecular Variance (AMOVA) showed a significant, though weak, genetic difference between samples, confirming the existence of a slight population structure and rejecting the panmixia hypothesis. AMOVA also showed that the 3.90% of the total genetic variability was explained by differences between groups of population that resemble the Tyrrenian and Adriatic-Ionian Sea. We also investigated the demographic history of C. aestuarii populations. We found that all the samples showed departures from neutrality that are consistent with massive population expansions. Neutrality tests, mismatch distribution and bayesian skyline plot confirmed the exponential growth in effective population size in all eight population samples. Estimated times for these expansions for Adriatic and Ionian population samples fall before the Last Glacial Maximum. Instead, population expansion for Tyrrenian sample falls well within the last pleistocenic glaciation. Microsatellites markers confirmed the results obtained with mitochondrial markers: a significant, though weak, genetic differentiation was found between samples. In particular, the application of microsatellite loci was very important for detecting a slight differentiation between population samples of Adriatic and Ionian Sea, that DNA mitochondrial marker did not find. Microsatellites also revealed the presence of isolation by distance and were useful in estimating migration rates between samples. The data are not simply explainable: the migration flows have most often a north to south direction with two considerable exceptions. Both for Venezia-Marano and for Aquatina-Marano the migration has a different direction: from south to north. The cause of this pattern is probably due to the circulations of the Adriatic Sea. In the last section of this study, two typical lagoon species (Zosterisessor ophiocephalus and Atherina boyeri) were used for a comparative analysis of the population genetic of Mediterranean lagoons organisms.
In questo lavoro di tesi sono stati applicati due tipi di marcatori molecolari, il DNA mitocondriale e i microsatelliti, per analizzare la struttura genetica di campioni di popolazione adriatici di Carcinus aestuarii (Decapoda: Portunidae, Nardo, 1847). Questo ha implicato l'amplificazione di un frammento di 482 paia di basi del gene mitocondriale codificante per la subunità  I della citocromo c ossidasi (COI) al fine di indagare alcuni aspetti di filogeografia e di demografia storica della specie. Inoltre, è stato effettuato l'isolamento ex novo di 8 marcatori microsatellite specie-specifici per C. aestuarii, a cui sono stati affiancati 3 loci specifici per la specie atlantica C. maenas, per ricavare informazioni sulla genetica di popolazione del granchio verde. C. aestuarii può essere considerato a tutti gli effetti un valido modello di studio delle lagune, essendo un tipico rappresentante della fauna di questi ambienti in tutto il Mediterraneo. Per l'elevato potere dispersivo larvale e per la facilità di campionamento, C. aestuarii può ricoprire un ruolo determinante nella comprensione delle possibili connessioni tra popolazioni di lagune differenti. A livello di analisi di DNA mitocondriale, sono stati sequenziati complessivamente 255 individui (suddivisi per 8 campioni di popolazione provenienti da altrettante lagune adriatiche, ioniche e tirreniche). Sono state trovate 164 diverse varianti di sequenza (aplotipi). Il calcolo degli indici Fst, come pure l'analisi molecolare della varianza (AMOVA) hanno permesso di evidenziare un basso ma significativo livello di differenziamento genico tra i campioni di popolazione analizzati, confermando la presenza di una lieve strutturazione genetica e permettendo di rigettare l'ipotesi di panmissia. In particolare, è stato visto che una quota significativa della variabilità  (3.90%) è dovuta alla suddivisione in gruppi, riconducibili rispettivamente al bacino tirrenico e a quelli adriatico-ionico. Inoltre, è stato possibile evidenziare come tutte le popolazioni di C. aestuarii analizzate abbiano subito, in passato, fenomeni di espansione. Questo è stato possibile attraverso l'utilizzo dei test di neutralità-equilibrio, delle mismatch distribution e dei bayesian skyline plot, che hanno permesso di trarre indicazioni riguardo ai fenomeni demografici avvenuti in passato. In particolare, pare che per i campioni adriatico-ionici tali espansioni si siano realizzate in un intervallo di tempo antecedente le ultime glaciazioni pleistoceniche; mentre, per il campione tirrenico una variazione nelle dimensioni di popolazione sembra collocarsi in un periodo che coincide con gli ultimi cambiamenti climatici avvenuti in Mediterraneo. Anche l'analisi attraverso i microsatelliti ha evidenziato, confermando i risultati mitocondriali, un debole ma significativo differenziamento tra i campioni di popolazione analizzati. L'uso dei marcatori microsatellite si è dimostrato di fondamentale importanza per rilevare, inoltre, piccole differenze presenti tra i campioni di popolazione dell'Adriatico e dello Ionio, dato non riscontrabile con il solo impiego del DNA mitocondriale. Attraverso i microsatelliti, infine, è stato possibile verificare la presenza di isolamento per distanza e stimare i tassi di migrazione tra i campioni analizzati. Ne è emersa una situazione di non facile interpretazione: i flussi migratori nella maggior parte dei casi presentano direzione nord-sud con, tuttavia, due rilevanti eccezioni. Sia nel caso dei campioni di Venezia e Marano (alto Adriatico), che in quello dei campioni di Aquatina (bacino Adriatico meridionale) e Marano, la migrazione si inverte, andando da sud a nord. Il motivo di un tale andamento potrebbe essere attribuito alle correnti oceanografiche presenti nel Mar Adriatico. Nella parte finale della tesi, vi è poi una sezione dedicata all'analisi di due specie lagunari (Zosterisessor ophiocephalus e Atherina boyeri) con lo scopo di condurre un'indagine comparata sulla genetica di popolazione di organismi che occupano abitualmente le lagune costiere del Mediterraneo.
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Suffritti, C. « Marcatori di severità di malattia nei soggetti con angioedema da carenza C1 inibitore ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2011. http://hdl.handle.net/2434/166930.

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Résumé :
Markers of disease severity in angioedema due to C1 inhibitor deficiency Background Hereditary angioedema (HAE) is characterized by recurrent attacks of edema affecting skin, gastrointestinal tract, and larynx. HAE results from an inherited deficiency (type I) or dysfunction (type II) of C1 inhibitor (C1-INH). C1-INH has a broad spectrum of activities inhibiting complement, contact system, coagulation and fibrinolysis. During acute attacks, unregulated active kallikrein cleaves high-molecular weight kininogen (HK) releasing bradykinin, the mediator of the increased vascular permeability. Despite the deficiency of C1-INH is constant in HAE, angioedema symptoms are intermittent and their frequency is highly variable among patients and in the same individual during life. Objective To identify predictive markers of disease severity in HAE for therapeutic approach. Methods We measured cleaved HK and complement parameters (functional C1-INH, antigenic C1-INH, C4, C1q) in 123 HAE patients during remission. Between patients without therapy, 23 had high frequency of angioedema attacks (>12 attacks/year), 18 had intermediate frequency (3-12 attacks/year) and 22 had low frequency (<3 attacks/year). Ten HAE patients were studied during 16 different acute attacks. As control group we studied 61 healthy subjects. Results Cleaved HK in HAE patients during remission (mean 44%±9) was significantly higher (P=0.0001) than in healthy controls (mean 35%±5) and further increased during acute attacks (58%±7) (P=0.0001). Cleaved HK was significantly increased during remission in patients with >12 attacks/year compared to those with <3 attacks/year and also to those with 3-12 attacks/year (p=0.04). C4 antigen levels were significantly higher in patients with sporadic symptoms than in patients with high frequency of attacks (>12 attacks/year). Conclusions Our findings demonstrate that the measurement of cleaved HK can help identifying patients at risk for angioedema symptoms. Evaluation of the cleavage of HK may represent a sensitive tool for monitoring HAE patients.
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Bermema, A. « STUDIO DI NUOVI MARCATORI PER LA STRATIFICAZIONE PROGNOSTICA DEI PAZIENTI CON MIELOMA MUTLIPLO ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2014. http://hdl.handle.net/2434/232966.

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Résumé :
The therapeutic options for the treatment of multiple myeloma (MM) have rapidly evolved starting from the mid ‘90s, leading to a great improvement of the clinical outcome and prolonged survival for this pathology. In addition to the development of novel agents, the identification of new biomarkers and a deeper insight into the biological features of this neoplasia can lead to a further amelioration in patients’ prognosis. In this study we have evaluated several features of this disease in order to identify new factors to allow a better prognostic stratification of MM subjects. We have initially investigated circulating microRNAs as potential biomarkers for multiple myeloma. MiRNAs are small regulatory non coding RNAs that primarily affect the stability of mRNA and/or the initiation and progression of protein translation. It has been demonstrated that circulating miRNAs are stable and can be reliably extracted and assayed in either serum or plasma. The expression profile of circulating miRNAs has therefore been analyzed in newly diagnosed MM patients looking for a correlation with the clinical features of the disease. We have so identified miR-193b as a new possible biomarker of osteolytic lesions, that represent a distinctive feature of multiple myeloma. Furthermore, we have performed an immunophenotypic analysis of bone marrow aspirates and peripheral blood of patients with relapsed/refractory disease that have subsequently received a protein inhibitor or immunomodulant drug based regimen. In this section it has been observed the presence of tiding tumoral clones in the bone marrow of patients being treated after disease relapse. We have also evaluated the potential role of myeloid derived suppressor cells (MDSC) present in the peripheral blood of patients during therapy and we have analyzed their trend during treatment. Our data suggest a possible role of these cells in regulating treatment response to proteasome inhibitor bortezomib. Eventually, it has been studied the presence of tumor initiating cells, whose existence has been demonstrated in several cancer types. This relatively small subpopulation could represent the therapy resistant tumor fraction that prompts its recurrence. In this study we have defined a method for a simple identification of these cells in bone marrow samples from MM patients and have identified a possible immunophenotype for their definition. On the whole, this study has investigated several aspects of this pathology that supply further insights on the biological and clinical features of this complex pathology in order to achieve a more efficient prognostic stratification.
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VAVASSORI, SARA. « MARCATORI SPECIFICI NELLE IBD E PERSONALIZZAZIONE DELLE STRATEGIE TERAPEUTICHE ATTRAVERSO L¿APPROCCIO PROTEOMICO ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2020. http://hdl.handle.net/2434/723644.

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Résumé :
Inflammatory bowel diseases (IBD) are chronic and relapsing inflammatory conditions of the gastrointestinal tract including Crohn’s disease (CD) and ulcerative colitis (UC). Pathogenic mechanisms of IBDs, etiology and behavior, are not fully understood. They are characterized by a great extent of heterogeneity, in terms of phenotypic presentation and response to different therapies. These aspects lead to a great variability of the efficacy of different therapeutic strategies inducing patient to suffer and imply enormous costs for healthcare systems. In severe IBD and in corticosteroid-dependent or –resistant cases, the use of biological drugs, targeted towards TNF (infliximab, adalimumab) or α4β7-mediated lymphocyte adhesion (vedolizumab) is indicated. However, 20-40% of patients do not respond to biological agents, leading to an increase of direct and indirect costs and unnecessary exposure of patients to possible adverse events. Nowadays, the diagnostic and prognostic tools for IBD and the outcome of therapy are largely based on evaluation of clinical symptoms in combination with endoscopy, histology, radiology and non-specific biomarkers from serum or stools. There are no reliable clinical or molecular predictors of response to anti-TNF or anti-leukocyte adhesion drugs. The aim of the project is to promote personalized medicine in IBD, using serum proteomic profiling, to identify potential molecular markers that may predict the behavior of the disease and the response vs. failure of anti-TNF or anti-leukocyte adhesion treatment strategies in IBD patients. After obtaining written informed consent, we prospectively enrolled all the consecutive IBD patients afferent to Gastroenterology and Digestive Endoscopy Unit of IRCCS Policlinico San Donato. All diagnoses must have been previously confirmed by clinical, endoscopic and histologic criteria. Age and sex matched healthy controls were also be enrolled. Clinical data, such as, disease, medication and family medical history were collected; disease location, extension and behavior were classified according to Montreal classification, whereas clinical activity was evaluated using clinical scores, i.e. Harvey-Bradshaw Index (HBI) as appropriate. Patients underwent blood collection for serum. Successively, we obtained Protein Matrix Assisted Laser Desorption Ionization (MALDI) profiling from the collected sera. A total of 40 sera from healthy control and 32 sera from male adult patients affected by CD were analyzed. Before MALDI analysis, the samples underwent immunodeplection in order to eliminate the high abundant protein fractions from the serum. From MALDI analysis, we obtain best separating peaks between different conditions, which represent characteristic serum profiles. The best separating peaks were compared along different groups. Healthy controls versus responder and non responder were compared first, to identify the best peaks able to define control samples and disease samples. To identify the best peaks able to define differences between responders and non responders, these two groups were compared at I infusion and at II infusion time. Finally, total MALDI spectra from controls, responders and non responders were compared together at I infusion and at II second infusion time. This comparison showed one particular peak (corresponding to 3155, 98 m/z) that was changed in all samples and normalized at control level after treatment. This finding could indicate that this peak is typical of the disease. In conclusion specific protein profiles appear to be associated with the absence of response to anti-TNF in CD patients and one single peak is differentially expressed in controls, CD responder to anti-TNF and non-responder; thus, further investigations are required in order to identify the protein that the peak corresponds to.
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BATTISTA, SERENA. « Nuovi marcatori prognostici nel carcinoma epatocellulare : analisi immunoistochimica in Eastern and Western microarray tissutali ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/1005.

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Résumé :
Il carcinoma epatocellulare (HCC) è la più frequente patologia neoplastica primitiva del fegato, il quinto tumore maligno in ordine di frequenza nel mondo e la terza causa di morte correlata a neoplasia maligna. La sua incidenza annuale è in costante crescita. Tra i fattori patologici che influenzano la sopravvivenza dei pazienti con HCC, la dimensione tumorale, il grado e l’invasione vascolare sono alcuni dei più significativi. Pazienti con tumori di piccole dimensioni (< cm. 3) e senza invasione vascolare hanno una sopravvivenza di circa il 50% in 5 anni. Dato che l’invasione vascolare ed il grado sono criteri difficili da valutare su biopsie, la ricerca si è concentrata sullo studio della biologia dell’HCC nella speranza di individuare marcatori molecolari predittivi del comportamento della malattia. In questo studio sono stati selezionati alcuni biomarcatori (alfa-tubulina, beta-tubulina, LAMA3, osteopontina, Ep-CAM, PAK1), associati a una prognosi sfavorevole ed alcuni marcatori recentemente usati come marcatori diagnostici (glipican3, glutamina sintetasi, heat shock protein 70) al fine di verificare se la loro iperespressione ha un potere predittivo sul comportamento dell’HCC. - Materiali e metodi. Per testare la sensibilità e specificità di questi marcatori, abbiamo usato 1) un microarray tissutale “occidentale” costituito da 98 casi di HCC, HCV-correlati e 2) un microarray tissutale “orientale” costituito da 136 casi di HCC, HBV-correlati. - Risultati. Abbiamo rilevato che le tubuline sono gli unici marcatori che si sono rivelati capaci di fornire informazioni prognostiche e consistenti sulle due popolazioni. OPN, Pak1 e Hsp70, singolarmente o combinati, possono predire una prognosi sfavorevole se applicati alla popolazione orientale. Gli altri marcatori devono essere ancora validati con ulteriori studi prima che si possano definire come marcatori prognostici dell’HCC. - Conclusioni. Infine, 1) abbiamo osservato un’espressione differente dei vari marcatori nelle due casistiche; 2) queste differenze sull’espressione dei marcatori può essere un riflesso delle differenze genetiche, eziologiche e epidemiologiche delle 2 popolazioni; 3) i parametri che emergono all’analisi multivariata sono tuttora criteri patologici: grado e angioinvasione macrovascolare, pertanto i nuovi anticorpi che saranno sviluppati dovranno essere confrontati a questi parametri.
Introduction - HCC ranks among the most lethal cancer in the world with rising incidence. Attempts have been made to predict prognosis in patients with HCC using histopathological features. Tumour grade, size, number of lesions, micro and macrovascular invasion have been correlated with tumor relapse and patient’s survival. However, despite the several therapeutic options today available (tumor ablation, resection, transplantation, chemotherapy and the recent medical therapy with biological drugs) , HCC treatment is largely dictated by gross macroscopic features such as the tumor size and the number of lesions. Thus there is a consistent need to identify tissue biomarkers as individual fingerprints to predict individual. In recent years the interest in molecular biomarkers of HCC genesis and progression has grown, both in terms of prognostic significance and of potential therapeutic targets. We have therefore selected a number of proteins involved in critical cell functions such as staminality, differentiation, adhesion, motility and vascular invasion with the purpose of identify a phenotypic profile able to predict HCC outcome. - Methods. Two tissue microarrays ( a western set composed of 98 HCV-correlated HCC cases and an eastern set composed of 136 HBV-correlated HCC cases) with clinicopathological information (aetiology, age, sex, grade, stage, micro and macro-vascular invasion, and patient’s follow up) was used to test the immunocytochemical expression of the following antigens: Ep-CAM, LAMA3, Osteopontin, PAK1, alpha- and beta-tubulin, CK19, GS, HSP70 e GPC3. - Results. Our data showed that tubulins are the only markers able to reveal prognostic information in both western and eastern population. Osteopontina, Pak1 and HSP70, singularly or associated with each other, are able to predict an unfavorable outcome in the eastern patients; the other markers should be validated with other studies. - Conclusions. Finally, 1) we observe different markers expression profile in the two different populations; 2) it may be a reflection of genetic, aetiology and epidemiology differences between the two populations; 3) grade and macroscopic vascular invasion are still the strongest pathological criteria on the multivariate analysis, so the new antibodies to be developed should be compared to these parameters.
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Pellizzari, Caterina. « Identificazione di marcatori molecolari per la resistenza alla fotobatteriosi nell'orata di allevamento (Sparus aurata) ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3425321.

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Résumé :
Fish photobacteriosis is an infectious disease that affects several fish species living in marine temperate waters. Its causative agent is the Gram-negative bacterium Photobacterium damselae subsp. piscicida (Phdp). Fish photobacteriosis represents a serious health problem for the majority of intensive sea bream hatcheries, with 90–100% mortality during disease outbreaks. Larvae and juveniles are the most susceptible stages. A potential strategy to prevent fish photobacteriosis is to select for animals that are genetically resistant to it. Resistance to Phdp infection has low medium hereditabilty (0.12-0.45) and it is costly to measure, thus the best option for selective breeding is marked assisted selection. Aim of this work is to identify genetic loci involved in disease resistance in the gilthead sea bream (Sparus aurata) through an integrated genomic approach. A QTL analysis for resistance to photobacteriosis was carried out on an experimental population of 500 offspring, originating from eight sires and six dams in a single mass-spawning event and experimentally infected with Phdp. A total of 151 microsatellite loci were genotyped in the experimental population, and half-sib regression QTL analysis was carried out on two continuous traits, body length at time of death and survival, and for two binary traits, survival at day 7 and survival at day 15, when the highest peaks of mortality were observed. Two significant QTLs were detected for disease resistance. The first one was located on linkage group LG3 affecting late survival (survival at day 15). The second one, for overall survival, was located on LG21, which allowed us to highlight a potential marker (Id13) linked to disease resistance. A significant QTL was also found for body length at death on LG6 explaining 5-8% of the phenotypic variation. Microarray-based experiments were used to analyse changes at the transcriptome level upon Phdp experimental infection in sea bream juvenile head kidney. An update of the oligo-DNA microarray developed by Ferraresso et al. (2008) was produced by adding 6,412 novel unique transcripts. Statistical analysis identified 293 transcripts significantly up-regulated and 123 transcripts down-regulated leading to an infection response mainly associated to the more immediate innate immune system. It was observed, however, a significant predominance of anti-inflammatory mediators/signals, which help controlling excessive collateral damage to host tissue and cells due to host response, but, in so doing, might also reduce the effectiveness of immune mechanisms responsible for the clearance of the pathogen. Independent testing of a selection of differentially expressed genes with real-time RT-PCR confirmed microarray results. Differentially expressed genes based on microarray analysis were mapped onto the stickleback genome, to find a possible co-localization of the loci contributing to disease resistance or susceptibility. These genes, which putatively co-localize with genome-wide significant QTLs, represent a starting point to refine the candidate regions for the already identified QTLs and might constitute potential markers for the implementation of selective breeding programs for photobacteriosis resistance.
La fotobatteriosiosi ittica, causata dal batterio Gram negativo Photobacterium damselae subsp. piscicida (Phdp), è una patologia infettiva che colpisce diverse specie di pesci che vivono in acque marine temperate. La fotobatteriosi rappresenta un reale problema sanitario per gran parte degli allevamenti intesivi di orata (Sparus aurata), con tassi di mortalità che possono raggiungere il 90-100%; gli stadi larvali e giovanili sono i più suscettibili all’infezione. Una possibile strategia per prevenire la patologia prevede la selezione di animali geneticamente resistenti a essa. La resistenza alla fotobatteriosi presenta un’ereditabilità medio bassa (0.12-0.45) e la sua stima risulta dispendiosa, di conseguenza, la strategia migliore per l’attuazione di programmi di miglioramento genetico per questo tratto è la selezione assistita da marcatori. Scopo di questo progetto è l’identificazione di loci genetici coinvolti nella determinazione della resistenza all’infezione in orata, mediante un approccio genomico integrato. Un’analisi di QTL per la resistenza alla fotobatteriosi è stata effettuata considerando una popolazione di 500 individui, generati da 8 maschi e 5 femmine, infettati sperimentalmente con Phdp e genotipizzati utilizzando 151 loci microsatelliti. I dati ottenuti sono stati elaborati attraverso un’analisi di regressione half-sib per due caratteri con distribuzione continua, la lunghezza al momento del decesso e la saprovvivenza, e per due caratteri binari, la sopravvivenza al giorno 7 e al giorno 15, associati ai maggiori picchi di mortalità. Per la resistenza alla fotobatteriosi sono stati identificati due QTL significativi. Il primo, coinvolto nella sopravvivenza al giorno 15, è stato associato al LG3. Il secondo, per la sopravvivenza al termine del challenge, è stato collocato nel LG21, per cui è stato possibile anche identificare un potenziale marcatore (Id13) associato alla resistenza alla patologia. Per la lunghezza al momento del decesso è stato individuato un QTL significativo nel LG6, in grado di spiegare il 5-8% della varianza fenotipica. La tecnologia microarray è stata impiegata per analizzare i cambiamenti a livello trascrizionale nel rene cefalico di orate sottoposte a un’infezione sperimentale con Phdp. La piattaforma microarray a oligonucleotidi, sviluppata da Ferraresso e colleghi (2008), è stata aggiornata aggiungendo 6412 nuovi trascritti unici. Le analisi statistiche dei dati di espressione hanno identificato 293 trascritti significativamente sovraespressi e 123 trascritti significativamente sottoespressi, associati a una risposta all’infezione che coinvolge principalmente i più immediati meccanismi del sistema immunitario innato. È stata rilevata, inoltre, una significativa predominanza di molecole antinfiammatorie che aiutano a controllare gli eccessivi danni collaterali ai tessuti dovuti alla risposta dell’ospite, ma così facendo, porterebbero anche a una riduzione dell’efficacia dei meccanismi immunitari responsabili dell’eliminazione del patogeno. I saggi di espressione in Real time RT-PCR hanno confermato i risultati di microarray. I geni differenzialmente espressi sono stati localizzati nel genoma di Gasterosteus aculeatus, per trovare una possibile co-localizzazione dei loci che contribuiscono alla resistenza all’infezione o alla suscettibilità. Questi geni, che apparentemente si collocano nelle stesse regioni dei QTL significativi, rappresentano un punto di partenza per raffinare la localizzazione dei QTL qui identificati e potrebbero raprresentare dei potenziali marcatori per la selezione di linee di animali maggiormente resistenti alla fotobatteriosi
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MANZON, Vanessa Samantha. « ANALISI DEI MARCATORI SCHELETRICI DI STRESS OCCUPAZIONALE (MOS) IN UNA POPOLAZIONE ETRUSCA DELLA PIANURA PADANA : SPINA, VI-III sec. a.C ». Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2012. http://hdl.handle.net/11392/2389243.

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Résumé :
The reconstruction of ancient peoples’ life style cannot be completed without the analysis of their skeletal remains. In fact, the human skeleton functions as an exceptional bio-archaeological archive and it can react to external and internal stimuli and keep track of them. In particular, work and physical activity-related mechanical stress can impose skeletal modifications, which are defined Markers of Occupational Stress (MOS).There are several MOS: enthesial changes, osteoarthritis, metric changes and a series of other skeletal modifications (supernumerary articular facets, stress fractures etc.). The present work consists in the anthropological, paleopathological and of all types of MOS analysis of a sample of 171 individuals buried in the relevant Etruscan necropolis of Spina (Ferrara, 6th-3rd BC). The aim of this study is to reconstruct the health and pathology conditions and – most of all – the mechanical stress level regarding the prevalent activities of the population living in Spina during the Iron Age. Enthesial changes have been analysed according to Mariotti et al. (2004, 2007); osteoarthritis has been analysed according to the method proposed by Zampetti (2010), extended also to the analysis of the spine. Metric modifications have been analysed collecting a set of linear and angular anthropometric measures and computing a set of indices containing information about the mechanical load applied to the bone. Collected data have been merged in order to analyse the reciprocal relationship between the respective markers and to determine the level and pattern of mechanical stress for each individual. The aim was to identify the prevailing movements related to specific activities. Results have been statistically evaluated also for the whole sample, in order to highlight patterns and differences in the mechanical load related to social status and gender .The study has shown clear-cut differences between genders regarding MOS and their skeletal distribution patterns. In particular, males used to lead an extremely active life style and had different kinds of jobs, showing evident functional stress in both the upper and lower limb, in particular at the shoulder, elbow, knee and hip level. In women, a low level of mechanical stress in the lower limb and high in the upper limb has been observed, with a different pattern for the right and left limb. Left arm force component was directed backward and downward. Conversely, the right arm showed a typical fine motor task pattern. Therefore, we suggest that there was a gender-based work division, with men involved in diverse activities, characterised by high mobility and women mainly involved in domestic and sedentary activities. In particular, their upper limbs mechanical stress pattern suggests that they could be waivers and thread makers.
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Cova, Valentina <1978&gt. « Isolamento di marcatori microsatelliti strettamente associati al gene di resistenza a ticchiolatura Vm in melo ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/723/1/Tesi_Cova_Valentina.pdf.

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Cova, Valentina <1978&gt. « Isolamento di marcatori microsatelliti strettamente associati al gene di resistenza a ticchiolatura Vm in melo ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/723/.

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FABBRI, Matteo. « LESIONI DI INTERESSE MEDICO-LEGALE : ESPRESSIONE DI MARCATORI miRNA NEL SOLCO CUTANEO DI SOGGETTI IMPICCATI ». Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2021. http://hdl.handle.net/11392/2488203.

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Résumé :
La datazione cronologica di una ferita rappresenta una delle sfide più difficili ed affascinanti per il patologo forense. In modo particolare, proprio quando viene chiesto allo stesso di stabilire la vitalità di una lesione cutanea in quanto, proprio nelle prime fasi del processo di rigenerazione, gli esami istologici ed immunoistochimici tradizionali potrebbero non fornire solide prove oggettive. In conseguenza di ciò, negli anni, sono stati compiuti numerosi studi coinvolgenti le numerose molecole biologiche coinvolte nel processo di riparazione delle ferite, allo scopo di identificare biomarcatori sempre più affidabili e proprio nelle fasi precoci del processo di guarigione. Inoltre, i predetti studi hanno visto l’applicazione di tecniche avanzate, allo scopo di produrre dati accurati e robusti. In relazione al fatto che i microRNA (miRNAs) svolgono un ruolo fondamentale nella regolazione dell'espressione di proteine chiave coinvolte nella risposta infiammatoria, si è proceduto a verificare sperimentalmente se l'espressione di alcuni miRNA specifici risultasse essere modificata proprio analizzando da un punto di vista molecolare il solco (abrasione classica determinata dal materiale utilizzato per la produzione del cappio) prodotto nella morte per impiccagione. Allo stesso tempo, è stato dimostrato come l'esame grossolano ed istologico di tali lesioni possa in alcune circostanze risultare inaffidabile ed indurre in errore il patologo forense a concludere sul fatto che possano essere determinati da sospensione o sospensione post mortem del corpo. L’obiettivo dello studio proposto è stato quello di studiare l'espressione di un pannello di miRNA in campioni di pelle derivati da casi autoptici di morte per impiccamento, allo scopo di comprendere e differenziare se tali lesioni si fossero verificate prima o successivamente rispetto alla morte del soggetto. I campioni utilizzati nel presente studio (cute del solco e campioni di controllo) erano rappresentati da sezioni trasversali di 1.5-4.0 cm di tessuto, prelevate durante le procedure autoptiche. Sono stati prelevati un totale 39 campioni di cute del solco in soggetti la cui causa di morte è stata riconosciuta quale asfissia meccanica acuta da impiccamento (13 conservati in congelatore, 26 fissati in formalina e inclusi in paraffina). A questi 39 campioni si aggiungono 15 controlli di cute sana (9 prelevati dalla regione addominale di 9 dei soggetti deceduti per impiccamento, 6 dalla stessa regione di soggetti deceduti per altra causa). L’ estrazione dei miRNAs è stata condotta utilizzando i kit miRNeasy mini® e RNeasy FFPE® kit (Qiagen®). La fase di retrotrascrizione delle molecole di miRNA è stata operata utilizzando il kit miScript II RT (Qiagen®). I risultati ottenuti hanno mostrato un aumento statisticamente significativo dell'espressione dei miRNA riconosciuti quali regolatori della risposta infiammatoria in lesioni cutanee e rappresentati da miR125a-5p e miR125b-5p. Lo studio ha mostrato un aumento statisticamente significativo, in termini di espressione genica, per i marcatori identificati nel miR-125a-5p e miR-125b-5p. Inoltre, è stata osservata un’iper-espressione per i marcatori miR-150-5p, miR-126-3p, miR-16-5p, miR-195-5p, miR-23-3p, miR-let7a-3p (p<0,01) e miR-let7d-3p, miR-let7c-3p, miR-let7e-3p, miR-222-3p, miR-214-3p, miR-205-5p, miR-92a-3p, miR-103a-3p (p<0,05). I risultati ottenuti hanno mostrato un aumento statisticamente significativo dell'espressione dei miRNA riconosciuti quali regolatori della risposta infiammatoria in lesioni cutanee e rappresentati da miR125a-5p e miR125b-5p.
Wound age evaluation is one of the hardest challenges for the forensic pathologist when asked to establish the vitality of a skin lesion since, especially at the very beginning of the healing process, traditional histological and immunohistochemical examinations may not provide solid objective evidence. Consequently, research into the numerous biological substances involved in the process of wound repair has been carried out over the years to identify increasingly reliable biomarkers even in the very early stages of the healing process and advanced techniques have been applied to generate data with enhanced accuracy and objectivity. Since miRNAs play a pivotal role in regulating the expression of key proteins that control the complex inflammatory response and since, after wounding, the mRNA levels of cytokines and enzymes typically change sooner than protein levels and the histomorphology, we proceeded to investigate whether the expression of some selected miRNAs was modified in ligature marks (patterned abrasion caused by ligature material) in death by hanging. At the same time, we acknowledged that gross and histological examination of these marks may sometimes be unreliable and may mislead the forensic pathologist into concluding as to whether they are due to hanging or post-mortem suspension of the body. In this study, the expression of a panel of miRNAs was investigated in skin specimens derived from autopsy cases of death due to hanging, to clarify and to discuss their significance in assessing whether hanging marks and signs occurred before or after the death of the victim. Specimens (hanging marks and control skin), corresponding to skin cross-sections of 1.5 to 4.0 cm, were collected during medico-legal autopsies. A total of 39 skin samples from ligature marks and 15 samples from non-injured skin of subjects who had died by suicidal hanging were analyzed. To further assess the possible effects of degradation on miRNA profiling success, 26 skin samples from hanging ligature marks, formalin-fixed and paraffin-embedded (FFPE) before use, were collected for the study. Specimens were extracted using the miRNeasy Mini kit (Qiagen®) and miRNeasy FFPE kit (Qiagen®) according to the manufacturer’s protocols. Multiplexed cDNA synthesis was performed using the miScript II RT kit® (Qiagen®). The study showed a statistically significant increase, in term of expression, for miR-125a-5p and miR-125b-5p. Furthermore, miR-150-5p, miR-126-3p, miR-16-5p, miR-195-5p, miR-23-3p, miR-let7a-3p (p<0.01) and miR-let7d-3p, miR- let7c-3p, miR-let7e-3p, miR-222-3p, miR-214-3p, miR-205-5p, miR-92a-3p, miR-103a-3p (p<0.05) were also overexpressed. The results obtained showed an increase in the expression of miRNAs recognized as regulators of the inflammatory response in skin lesions such as miR125a-5p and miR125b-5p. Furthermore, overexpression of additional miRNAs (miR214a-3p, miR128-3p, miR130a-3p, miR122-5p and miR92a-3p) with anti-inflammatory activity was highlighted; however, it was possible to document a statistical significance compared with control skin samples only for miR214a-3p, miR130a-3p and miR92a-3p.
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Comandini, Alessia <1980&gt. « Analisi dell'espressione differenziale dei marcatori di esposizione e di danno da fumo nei diversi distretti polmonari ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/3020/1/COMANDINI_ALESSIA_TESI.pdf.

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Comandini, Alessia <1980&gt. « Analisi dell'espressione differenziale dei marcatori di esposizione e di danno da fumo nei diversi distretti polmonari ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/3020/.

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MASTRANGELI, FRANCESCA. « Clasterina (clu) e carnitinpalmitoiltransferasi (cpt1) : due nuovi marcatori metabolici e potenziali target terapeutici nell’osteoporosi ed osteoartrosi ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2016. http://hdl.handle.net/2108/203084.

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Baccarani, Gianluca <1983&gt. « Identificazione e validazione di marcatori molecolari, fisiologici ed ambientali per la gestione delle risorse alieutiche lagunari ». Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1255.

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Résumé :
La vongola filippina Ruditapes philippinarum rappresenta una delle principali risorse economiche per l’acquacoltura nel Nord Adriatico. Molte criticità di gestione rimangono irrisolte, specialmente nella Laguna di Venezia: pesca illegale, rischi per la salute, overfishing. Qualità e integrità ambientale dei siti di allevamento sono dunque aspetti di indagine fondamentali. Il presente progetto si inserisce nell’ambito di un approccio integrato per la gestione della risorsa e la specifica messa a punto di un percorso di tracciabilità di filiera. È stato analizzato il contenuto di metalli pesanti e la loro biodisponibilità nei sedimenti; sono state condotte analisi di bioaccumulo e quantificato il contenuto di metallotioneine negli organismi; è stata valutata la diversità genetica delle popolazioni tramite l’utilizzo di marcatori del DNA nucleare e mitocondriale. Sulla base dei risultati ottenuti dalle analisi chimiche è possibile esprimere un giudizio positivo sullo stato di salute delle aree indagate, anche se la gestione dei siti può essere migliorata in un’ottica di sostenibilità e mitigazione degli impatti; le analisi genetiche hanno mostrato un chiaro differenziamento biogeografico degli aplotipi e il verificarsi di eventi introduttivi multipli. La presente ricerca presenta notevoli prospettive future, sia in termini di conoscenza di base, sia in termini applicativi.
Manila clam Ruditapes philippinarum represents one of the main economic resources for Northern Adriatic aquaculture. Many management issues are still unsolved, especially in the Venice Lagoon: illegal fishing, health risks, overfishing. Hence, the evaluation of quality and integrity of production sites is a very important topic. The present work is part of an integrated and multidisciplinar approach aimed at improving the management of the resource and also developing a specific traceability path. Heavy metals content both in sediments and organisms was determined; also, metallothioneins levels were evaluated. Finally, the level of genetic diversity among populations was assessed, through specific molecular markers. Results showed that, in general, the environmental quality of farming sites could be considered as quite good, although management of clam farming shoud be improved for a sustainable exploitation of the resource and for a mitigation of impacts. Genetic analysis showed a clear geographic structuring of haplotypes and the occurrence of multiple introduction events from different recruitment stocks. The present project presents interesting future perspectives, both in terms of basic knowledge and application.
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MELIS, RICCARDO. « Analisi del differenziamento genetico tra popolazioni di Octopus vulgaris Cuvier, 1797 mediante marcatori nucleari e mitocondriali ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2014. http://hdl.handle.net/11584/266514.

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Résumé :
The common octopus, Octopus vulgaris Cuvier, 1797, represents an important commercial fishery marine resource all over the world, characterized by increasing requests from the markets. In the Mediterranean Sea, especially for the Italian fishery, this species constitutes an important portion of trawling and artisanal landings. In Italy, despite the great socio-economic interest, specific management measures do not exist at the national level for this resource. The common octopus is a very interesting topic both for applied studies and for the basic research, especially at the taxonomic level, because of the uncertainties regarding the occurrence of a single species, with cosmopolitan distribution, or the existence of multiple species forming a ‘species complex’. The principal aim of this work is the genetic characterization of seven populations of O. vulgaris along the coasts of Sardinia in order to obtain useful indications for the selection of correct management units. The genetic analyses have been realized using three different genetic markers, two mitochondrial (the Cytochrome Oxidase I (COI) and III (COIII) genes), and one nuclear marker (five microsatellites loci). All markers proved to be useful in investigating the genetic structure of the populations. In particular, the mitochondrial sequences were useful in comparisons with homologous ones from the GenBank database to evaluate the species’ taxonomy. The results of AMOVA show a substantial homogeneity in Sardinian populations that display low levels of differentiation, both with the nuclear marker (FST=0.004 ns), and the mitochondrial ones (ΦSTCOI=0.003 ns; ΦSTCOIII=0.0002 ns). The pairwise analyses show low levels of differentiation and not significant values for all the genetic markers. The lack of significant genetic differentiation in the Sardinian samples is further confirmed by DAPC, PCA analyses and the Bayesian clustering of the software STRUCTURE. The demography was investigated using all the genetic markers, which pointed out the lack of demographic changes in recent time. The multimodal mismatch distributions reaffirm the occurrence of populations demographically stable. The stability of the populations was confirmed by the haplotype network analyses with the two mitochondrial markers, highlighting a common situation in stationary populations: several principal haplotypes, shared by all the locations, and an increasing number of new secondary haplotypes arising from mutational events. The COI and COIII sequences permitted the comparison of the Sardinian haplotypes with the O. vulgaris sequences available in GenBank. Both markers highlight a genetic affinity among Sardinian specimens and the sequences from the Mediterranean Sea (France, Spain, Central Mediterranean and Turkey), the Eastern Atlantic Ocean (Morocco, Senegal and Galicia), the Southern Atlantic Ocean (South Africa and Tristan da Cunha) and the Southern Indian Ocean (Amsterdam and Saint Paul Islands). This substantial genetic homogeneity contrasts with some sequences (from specimens collected in Turkey, Japan, China, Brazil and Venezuela) that resulted to be highly divergent from all the others. This finding reaffirms the potential existence of several O. vulgaris populations, just partially interconnected, or the even occurrence of distinct species, and emphasizes the need for more detailed phylogeographic and taxonomic studies of the Octopus genus to confirm or exclude the presence of cryptic species within the taxon, as suggested by several authors.
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Baldassarre, V. « STUDIO DEI PARAMETRI QUALITATIVI E MARCATORI MOLECOLARI PER GLI ORTAGGI DI QUARTA GAMMA DURANTE LA CONSERVAZIONE ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2010. http://hdl.handle.net/2434/150112.

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Résumé :
Variations of quality components and molecular markers of fresh-cut during storage The term of fresh cut refers to fruits and vegetables cut, washed and packed for immediate use. These products although remaining in a fresh state, are physically altered during processing operations and are characterized by an high metabolism and limited shelf life to 5-6 days. The quality parameters of these products are generally represented by antioxidants, vitamins, leaf pigments and volatile organic compounds. During storage, the quality factors of vegetables may be rapidly affected by the conditions of the post-harvest environment. The storage temperature and duration strongly influence the shelf life. In lettuce (Lactuca sativa L.) and spinach (Spinacia oleracea L.), the chlorophyll a fluorescence (a rapid and non-destructive methods) has been used for monitoring product leaf quality during storage. Generally, the quality losses of leafy vegetable can be ascribed to senescence induced by oxidative stress and mechanical injury. Wounding significantly affects the ascorbic acid content in spinach leaves stored at 4 °C and at 20 °C to suggest that ascorbic acid is highly unstable and can be used as an indicator of freshness along the cut distribution chain. This result has been confirmed with a study conducted on enzyme and genes involved in the ascorbate-glutathione cycle for the ascorbic acid recycling. At molecular level promising results have been observed for SoSAG12 gene, as senescence markers of spinach leaves. A study on quality markers was also performed in tomato. Microarrays of Solanum lycopersicum have been used to identify genes up-regulated or down-regulated after cut operations (wounds) and associated with product deterioration. The genes differential expressed will be used as quality molecular markers in the fresh-cut distribution chain. Furthermore, has been conducted a study on tomato volatile organic compounds (VOCs). VOCs play an important role in plant product quality in terms of flavour and aroma or can be involved in sophisticated roles as signal molecules of damage and stress. Headspace trapping techniques combined with gas chromatography-mass spectrometry (GS-MS) has been used to identify changes in aroma compounds that occur in tomato (cv. Luna Rossa) at three different ripening stages after cut and during storage. Identifying these metabolites can result in a corresponding knowledge of genes responsible for their synthesis or their regulation in response to stress condition. However a gene expression analysis (qPCR) has been performed on the same samples to validate data.
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Guarino, Francesco. « Studio della biodiversità mediante marcatori molecolari di popolazioni naturali e di ecotipi orticoli della regione Campania ». Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2015. http://hdl.handle.net/10556/1928.

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Résumé :
2012 - 2013
Il progetto di ricerca oggetto della mia tesi di dottorato intitolata "Studio della Biodiversità Mediante Marcatori molecolari di popolazioni naturali e di ecotipi Orticoli della Regione Campania" è stato focalizzato sulla biodiversità genetica ed epigenetica. In particolare, gli obiettivi di ricerca sono stati: i) lo studio della diversità genetica in popolazioni naturali di pioppo (Popolus alba L.) diffuso in Sardegna (Italia), attraverso analisi “whole genome”; ii) l'analisi dello stato di metilazione del DNA in risposta a diverse condizioni ambientali (meteorologici, pedologici, latitudine, longitudine, altitudine, inquinamento, etc.); iii) l’estrazione del DNA da prodotti orticoli (ecotipi unici) tipici della regione Campania (Sud Italia) finalizzato allo studio della biodiversità genetica attraverso marcatori molecolari codominanti (Simple Sequence Repeat) e all’istituzione di una banca del germoplasma ad hoc. L'ultimo obiettivo del mio progetto di ricerca è stato parte del progetto AGRIGENET finanziato dalla regione Campania. Durante progetto di dottorato sono stati raccolti 108 campioni di foglie di pioppo bianco in tutta la regione Sardegna. Per ogni singolo albero sono state annotate le coordinate geografiche e, grazie alle immagini delle foglie poste su carta millimetrata acquisite in loco, sono state conservate le caratteristiche dendrometriche e morfologiche. Da tutti i campioni raccolti è stato estratto il DNA, verificando la qualità e la quantità ottenuta mediante corsa elettroforetica su gel di agarosio e/o spettrofotometro UV. Sui campioni di pioppo bianco sono stati condotte analisi molecolari quali AFLP (Amplified Fragment Length Polymorphism) e MSAP (metilazione Sensitive Amplification polimorfismo). Il risultato ha confermato la limitata biodiversità genetica del pioppo bianco in Sardegna, e ha altresì evidenziato che lo stato di metilazione del DNA varia anche per lo stesso clone cresciuto in condizioni ambientali diverse modificando la biodiversità epigenetica. Il secondo aspetto del progetto di dottorato ha riguardato alcuni ecotipi orticoli della regione Campania, in particolare: mais (6 ecotipo); scarola (1 ecotipo); zucchine (2 ecotipo); aglio (2 ecotipo); cipolla (4 ecotipo). Per la caratterizzazione molecolare e lo studio della biodiversità sono state coltivate circa 10 piante per ogni ecotipo, e, allo stesso tempo, è stata condotta una ricerca bibliografica per ottenere i primer adatti all’amplificazione dei loci SSR (Simple Sequence Repeat). I risultati ottenuti hanno suggerito un caso di sinonimia per l’aglio “Schiacciato” e “Tondo di Torella”, mentre per gli altri ecotipi è stata evidenziata un’enorme biodiversità genetica dovuta al tipo di riproduzione da seme non controllata operata dagli agricoltori, che non ha permesso l’associazione tra profilo molecolare ed ecotipo. [a cura dell'autore]
XII n.s.
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