Littérature scientifique sur le sujet « Mafia milano »

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Articles de revues sur le sujet "Mafia milano"

1

Bruti Liberati, Edmondo. « LA MAGISTRATURA : LA “RADICALE SVOLTA” DELLA METÀ DEGLI ANNI SESSANTA DEL NOVECENTO ». Il Politico 251, no 2 (3 mars 2020) : 77–104. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2019.237.

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Résumé :
Nel 1964 Magistratura Democratica, un nuovo gruppo di giudici e procuratori, sostenne un "cambiamento radicale" all'interno dell'Associazione Nazionale Magistrati volto a far rispettare i nuovi principi della Costituzione democratica del 1948. Il "cambiamento radicale" sostenuto da Magistratura Democratica ebbe una forte influenza sulla dichiarazione finale redatta dal XII Congresso ANM organizzato a Gardone nel 1965. Per la prima volta le donne parteciparono al congresso: fino ad allora le donne erano scandalosamente discriminate nell'accesso alla magistratura. Studenti e movimento operaio (1968) scossero la società italiana e la magistratura non fu protetta. Gli anni tra il 1968 e il 1974, nonostante la "strategia della tensione" e le bombe (Milano Piazza Fontana 1969, Milano Centrale di Polizia 1973, Brescia Piazza della Loggia 1974), sono la stagione delle riforme, che riflettono il profondo cambiamento della società e danno un nuovo ruolo alla magistratura. La magistratura che nella seconda metà degli anni Settanta ha sfidato e combattuto il terrorismo e la mafia è stata la magistratura nata dal "cambiamento radicale" iniziato a metà degli anni Sessanta.
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Glasow, E. T. « Maria Stuarda (1835 Milan version) ». Opera Quarterly 14, no 3 (1 janvier 1998) : 157–59. http://dx.doi.org/10.1093/oq/14.3.157.

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Tavaglione, Francesco Saverio. « L'arte del buono e dell'equo nella fantasia di un giovane Paolo Grossi ». La Nuova Giuridica 2, no 2 (19 janvier 2023) : 261–65. http://dx.doi.org/10.36253/lng-1998.

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Aime, Marco, Fabio Fornasari et Stefania Antonioni. « Recensioni ». SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE, no 60 (février 2021) : 155–61. http://dx.doi.org/10.3280/sc2020-060013.

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Résumé :
- Luigi Virgolin, Isabella Pezzini (a cura di), Usi e piaceri del turismo. Percorsi semiotici, Aracne, Roma, 2020.- Nicolette Mandarano, Musei e media digitali, Carocci, Roma, 2019.- Maria Elena Colombo, Musei e cultura digitale, Editrice bibliografica, Torino 2020.- Milly Buonanno, Franca Faccioli (a cura di), Genere e media: non solo immagini. Soggetti, politiche, rappresentazioni, FrancoAngeli, Milano, 2020
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Fallows, David. « Josquin and Milan ». Plainsong and Medieval Music 5, no 1 (avril 1996) : 69–80. http://dx.doi.org/10.1017/s0961137100001078.

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Résumé :
Writing in 1882, Edmond Vander Straeten was the first to argue that the name ‘Juschino’ among the singers of Galeazzo Maria Sforza's household chapel referred to the composer Josquin des Prez. Assuming a birthdate in the early 1450s, Vander Straeten found it easy to understand why the young Josquin was at the bottom of the salary scale in 1475, the date of the documents. Soon afterwards, Eugenio Motta provided new evidence to support that identification and stretch Josquin's Milanese career to 1479. Since then the years in Milan have had a fixed and central place in all studies of Josquin's life.
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de Boer, Wietse, et Gregory Lubkin. « A Renaissance Court : Milan under Galeazzo Maria Sforza. » Sixteenth Century Journal 26, no 1 (1995) : 197. http://dx.doi.org/10.2307/2541556.

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Editor, O. « Traduções de textos de A. Tabucchi ». Revista de Italianística 2, no 2 (30 décembre 1994) : 169. http://dx.doi.org/10.11606/issn.2238-8281.v2i2p169-169.

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Résumé :
Extraídos de I volatili del beato Angelico e Sogni di sogni (Ana Elvira Luciano Gebara, Maria Cristina Milani de Moraes e Roberta Barni; revisão: MariarosaFabris; apresentação do autor: Loredana de Stauber Caprara)
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Mele, Veronica. « La creazione di una figura politica : L’entrata in Napoli di Ipolita Maria Sforza Visconti d’Aragona, duchessa di Calabria ». Quaderni d'italianistica 33, no 2 (9 février 2013) : 27–75. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v33i2.19417.

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Résumé :
Il momento più alto di elaborazione e manifestazione dell’immagine pubblica di Ippolita Maria Sforza, duchessa di Calabria, si realizzò in occasione del viaggio che nell’estate 1465, da Milano a Napoli, doveva condurla sposa ad Alfonso d’Aragona. Il lungo itinerario attraverso quasi tutti gli stati della Penisola fu caricato sia da parte sforzesca che aragonese di molteplici valenze politiche, collegate alle relazioni tra il ducato e il regno, così che l’imponente corteo che scortò Ippolita si configurò come una vera e propria ambasceria con la missione di rinforzare l’asse Napoli-Milano. Ma quella che doveva essere un’autentica marcia trionfale fu invece puntellata di ritardi, intimidazioni di arresto e minacce di dietro front, prima dell’ingresso trionfale nella capitale che, con la complessa e suggestiva simbologia del cerimoniale aragonese, doveva infine consacrare il ruolo politico della futura (ma prematuramente morta) regina di Napoli.
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Böschung, Urs. « Maria Teresa Monti, Catalogo del Fondo Haller délia Biblioteca JNazionale Braidense di Milano, Parte I : Libri ; Franco Angelí, editore, Milano. » Gesnerus 42, no 3-4 (19 novembre 1985) : 514–15. http://dx.doi.org/10.1163/22977953-0420304027.

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Getz, Christine. « Simon Boyleau and the Church of the ‘Madonna of Miracles’ : Educating and Cultivating the Aristocratic Audience in Post-Tridentine Milan ». Journal of the Royal Musical Association 126, no 2 (2001) : 145–68. http://dx.doi.org/10.1093/jrma/126.2.145.

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Résumé :
The cappella musicale at Santa Maria presso San Celso in Milan, also known as the church of the ‘Madonna of Miracles’, was originally charged with the performance of individual plainchant Masses on specified feasts, Vespers as a choir daily in the summer and on those specified feasts, and Compline as a choir during Lent. In 1535, however, its duties were expanded to include a High Mass and a Vespers service on the first Sunday of each month. With Carlo Borromeo's ascension to the seat of archbishop of Milan in 1560, the cappella's Vespers service became central to public worship, and attracted foreign visitors as well as the Milanese aristocracy. As a result, public worship services featuring the cappella were expanded to include a Compline service on Saturday evenings. Simon Boyleau, the first documented maestro di cappella at Santa Maria presso San Celso, was a madrigalist familiar to the Milanese aristocracy. His compositions for Santa Maria presso San Celso reflect not only Borromeo's attempts to shape the Milanese liturgical style according to Tridentine aims, but also Borromeo's desire to spiritualize and theologically educate the Milanese aristocracy. Boyleau's tenure at Santa Maria presso San Celso, which featured the cultivation of sacred and secular audiences alike, defined the activities of the church's composers for the next 50 years.
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Thèses sur le sujet "Mafia milano"

1

FARINA, PIERPAOLO. « LE AFFINITÀ ELETTIVE. IL RAPPORTO TRA MAFIA E CAPITALISMO IN LOMBARDIA ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2021. http://hdl.handle.net/2434/853301.

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Résumé :
La tesi di dottorato analizza le cause della crescente «domanda di mafia» in Lombardia, regione unanimemente considerata la «locomotiva d’Italia», che può vantare una lunga e importante tradizione civica e imprenditoriale, ma che negli ultimi anni è stata colpita dalle prime condanne per associazione mafiosa di alcuni suoi imprenditori. Recuperando il concetto di «affinità elettive» di Pierre Bourdieu, il lavoro di ricerca ricostruisce le tappe del radicamento mafioso nel tessuto socio-economico, politico e culturale regionale, in particolare nella città di Milano. In una prospettiva diacronica, ha analizzato genesi ed evoluzione del rapporto tra fenomeno mafioso e classe dirigente economica lombarda, attraverso l’approfondimento di vicende significative all’interno della periodizzazione storica adottata («la semina mafiosa», anni ’50-‘60 – «la grande trasformazione», anni ‘70 – «l’ibridazione», anni ’80-‘90 – «la simbiosi», anni Duemila). Partendo dagli assunti che «la mafia non è un cancro proliferato per caso su un tessuto sano» e che «la vera forza della mafia è fuori dalla mafia», la ricerca ha individuato quegli elementi «potenzialmente affini» della cultura imprenditoriale lombarda e ha indagato le cause storicamente rilevanti che hanno permesso alle diverse declinazioni del fenomeno mafioso di divenire, nell’arco di 70 anni, attori sociali quasi-normali dello scenario socio-economico e politico lombardo.
The dissertation analyzes the causes of the growing «mafia demand» in Lombardy, a region unanimously considered the «locomotive of Italy», which can boast a long and important civic and entrepreneurial tradition, but which in recent years has been affected by the first convictions for mafia association of some of its entrepreneurs. Recovering Pierre Bourdieu's concept of «elective affinities», the research work reconstructs the stages of Mafia roots in the socio-economic, political and cultural fabric of the region, particularly in the city of Milan. From a diachronic perspective, it investigates the genesis and evolution of the relationship between the mafia phenomenon and the Lombard economic ruling class, through an in-depth study of significant events within the historical periodization adopted («mafia sowing», in 1950s-1960s - «the great transformation», in 1970s - «hybridization», in 1980s-1990s - «symbiosis», in 2000s). Starting from the assumptions that «the mafia is not a cancer that has proliferated by chance on healthy tissue» and that «the real strength of the mafia is outside the mafia», the research has identified those «potentially kindred» elements of the Lombard entrepreneurial culture and investigated the historically relevant causes that have allowed the various forms of the mafia phenomenon to become, in the span of 70 years, quasi-normal social actors of the Lombard socio-economic and political scenario.
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MIGNATTI, ALESSANDRA. « Ritualità e cerimoniali nella Milano della prima metà del Settecento ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1853.

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Résumé :
Oggetto d’indagine è il complesso delle celebrazioni e dei preparativi connessi con il passaggio di Maria Teresa d’Austria ed il solenne ingresso dell’arcivescovo Stampa nel 1739, casi esemplificativi di ritualità cittadina e cerimoniali pubblici della prima metà del secolo, rappresentazioni che coinvolsero la città. A confronto è stato analizzato anche il rito di possesso di Maria Teresa, compiuto in absentia nel 1741. Attraverso l’analisi comparativa delle fonti primarie, a stampa e manoscritte, nonché iconografiche, si sono ricostruiti il ruolo delle norme di etichetta, dei cerimoniali, l’intera drammaturgia degli eventi festivi. La ricerca ha altresì riportato alla luce gli apparati allestiti dal Collegio dei Giureconsulti, ignorati dagli studi. Ha evidenziato meccanismi retorici, azioni, aspetti della rappresentazione che permangono, alcuni dei quali appartengono alla sfera degli archetipi. Benché semplificati, i cerimoniali mostrano ancora marcato il culto per la regalità. L’ingresso trionfale si rivela momento significativo per ricondurre la città verso l’immaginario delle origini dell’identità cittadina e rifondare un tempo nuovo. Si evidenzia la necessità della festa, di momenti rituali di rappresentazione e di autorappresentazione; il ruolo drammaturgico e non esornativo di elementi di decoro, quali il baldacchino, l’arco, la carrozza, il ritratto, in una cultura che attribuiva ancora grande valenza alle immagini.
The object of this research is the whole of the celebrations and preparations connected with the passage of Maria Theresa of Austria and the solemn entry of Archbishop Stampa into Milan in 1739, both exemplifications of the 18th century first half civic rituality and public ceremonials, and representations which engaged the city. A confrontation has also been made with the possesso of Maria Theresa, enacted in absentia in 1741. By means of a comparative analysis of the primary sources – printed, hamdwritten and ichnographic as well – it has been possible to reconstruct the role of etiquette norms, ceremonials and of the entire dramaturgy of festival events. The research has also brought to light the apparati set up by the Collegio dei Giureconsulti, so far ignored by studies. It has highlighted rhetorical mechanisms, actions, representational aspects which remain, some of them pertaining to the archetype sphere. Even if simplified, the ceremonials still show a strong cult of regality. The triumphal entry proves to be a meaningful moment to bring the city back to the imaginary of the origins which constitutes its identity and to renovate a new era. The necessity of the feast, of ritualistic moments of representation and auto representation is pointed out; and also the dramaturgic and not ornamental role of decorative elements like the baldachin, the arch, the carriage, the portrait, in a culture which conferred great value to images.
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MODESTI, PAOLA. « La tribuna di Santa Maria della Passione a Milano, 1485-1555 : architettura e storia ». Doctoral thesis, Università IUAV di Venezia, 1998. http://hdl.handle.net/11578/278422.

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Giani, F. M. « IL CANTIERE DEL DEAMBULATORIO DEL SANTUARIO DI SANTA MARIA DEI MIRACOLI PRESSO SAN CELSO A MILANO ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2017. http://hdl.handle.net/2434/488289.

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Résumé :
La tesi di dottorato affronta la ricostruzione del cantiere decorativo del deambulatorio del Santuario di Santa Maria dei Miracoli presso San Celso, tra il 1540 e il 1566 circa, attraverso l'esame delle opere, dei documenti e della bibliografia. La prima parte è dedicata al Santuario nel suo complesso ed è costituita da un capitolo che analizza la storiografia artistica dalla fine del Cinquecento ad oggi, e da tre appendici, rispettivamente dedicate alla guidistica, alla fortuna visiva e ai fabbricieri. La seconda parte è dedicata al cantiere decorativo del deambulatorio ed è costituita da un capitolo che analizza in ordine cronologico l'intero sviluppo del cantiere (con aperture sul periodo precedente il 1540 e successivo il 1566, in particolare sull'epoca borromaica e sui restauri ottocenteschi) e da schede specifiche per ogni opera (pala d'altare) o intervento (stucchi e affreschi). La tesi è corredata da un consistente apparato di immagini (in larga parte derivate da una campagna fotografica realizzata grazie alla strumentazione messa a disposizione dal Dipartimento), da un ricco regesto dei documenti e dalla bibliografia.
The PhD thesis consists in a reconstruction of the different phases of the decoration of the ambulatory of the Sanctuary of Santa Maria dei Miracoli presso San Celso (between 1540 and 1566) through the examination of works, documents and bibliography. The first part is dedicated to the Sanctuary as a whole, and consists of: a chapter that analyzes the art historiography from the end of the Sixteenth century to today; three appendices, respectively dedicated to the guides (of the Sanctuary and of Milan), the visual fortune and the "fabbricieri" (the Sanctuary holders). The second part is dedicated to the phases of the decoration of the ambulatory and consist of: a chapter that analyzes in chronological order the making of the decoration (with digressions on the period prior to 1540 and next to 1566, in particular on the Borromaic period and on the nineteenth-century restorations); a entry for each work (altar piece) or decorative intervention (stuccoes and frescoes). The thesis is accompanied by a substantial array of images (largely derived from a photo campaign thanks to the instrumentation made available by the Department), a rich document summary and a bibliography.
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CAVENAGO, MARCO. « ARTE SACRA IN ITALIA : LA SCUOLA BEATO ANGELICO DI MILANO (1921-1950) ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2021. http://hdl.handle.net/2434/829725.

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Résumé :
Nell’ottobre del 1921 a Milano nacque la Scuola Superiore di Arte Cristiana Beato Angelico. Responsabili dell’iniziativa: don Giuseppe Polvara, l’architetto Angelo Banfi, il pittore Vanni Rossi, affiancati dallo scultore Franco Lombardi, dai sacerdoti Adriano e Domenico Bernareggi, dall’ingegner Giovanni Dedè, dal professor Giovanni Mamone e dall’avvocato Carlo Antonio Vianello. Gli allievi del primo anno scolastico furono nove, due dei quali (gli architetti don Giacomo Bettoli e Fortunato De Angeli) destinati a restare per lunghi anni nella Scuola come docenti: così avvenne anche col pittore Ernesto Bergagna, iscrittosi l’anno seguente. A partire da quell’avvenimento il contesto italiano dell’arte sacra poté contare su un elemento di indiscutibile novità, destinato nel giro di pochi anni a una rapida, diffusa e pervicace affermazione nella Penisola. La fondazione della Scuola Beato Angelico mise un punto fermo nell’annoso dibattito sul generale declino dell’arte sacra che andava in scena da lungo tempo in Italia così come nei principali Paesi europei. La formula ideata da don Polvara metteva a sistema le proprie esperienze personali, artistiche e professionali con la conoscenza del contesto internazionale, di alcuni modelli esemplari e il confronto con gruppi e singole figure (artisti, critici, uomini di Chiesa) animate dal comune desiderio di contribuire alla rinascita dell’arte sacra. A cento anni dalla sua nascita – e a settanta dalla scomparsa del suo fondatore – la Scuola Beato Angelico (coi laboratori di Architettura, Cesello, Ricamo, Pittura e Restauro) prosegue tuttora nel compito di servire la Chiesa attraverso la realizzazione di arredi e paramenti sacri contraddistinti da una particolare cura dell’aspetto artistico e liturgico, oggetto di ripetute attestazioni di merito e riconoscimenti in ambito ecclesiastico. Ciò che invece finora manca all’appello è un organico tentativo di ricostruzione delle vicende storiche che hanno segnato la genesi e gli sviluppi di questa singolare realtà artistica e religiosa. Scopo di questa tesi è quindi la restituzione di un profilo il più possibile dettagliato e ragionato della storia della Scuola Beato Angelico, tale da riportare questa vicenda al centro di una situazione storica e di un contesto culturale complesso, attraverso una prospettiva di lavoro originale condotta sul filo delle puntualizzazioni e delle riscoperte. Stante il carattere “pionieristico” di questa ricerca, la vastità dei materiali e delle fonti a disposizione e la conseguente necessità di assegnare un taglio cronologico riconoscibile al lavoro si è optato per circoscrivere l’indagine ai decenni compresi tra il 1921 e il 1950, ovvero tra la fondazione della Beato Angelico e la scomparsa di Giuseppe Polvara. Come si vedrà, il termine iniziale viene in un certo senso anticipato dall’esigenza di tratteggiare al meglio gli antefatti e il contesto da cui trae origine la Scuola (tra la fine del XIX e i primi decenni del XX secolo). L’anno assunto a conclusione della ricerca, invece, è parso una scelta quasi obbligata, coincidente col primo avvicendamento alla direzione della Beato Angelico oltre che dalla volontà di escludere dal discorso quanto andò avviandosi negli anni Cinquanta e Sessanta, ossia una nuova e diversa stagione nel campo dell’arte sacra (destinata, tra l’altro, a passare attraverso lo snodo rappresentato dal Concilio Vaticano II e dall’azione di S. Paolo VI), peraltro assai indagata dagli studi storico-artistici. Ciò che ha reso possibile la stesura di questa tesi è il fatto che essa si appoggi, in buona parte, su materiali archivistici inediti o, quantomeno, mai esaminati prima d’ora in modo strutturato. L’accesso ai materiali d’archivio più storicizzati e la loro consultazione (grazie alla disponibilità dimostrata dalla direzione della Scuola Beato Angelico) hanno condizionato in modo determinante la trattazione degli argomenti, la ricostruzione dei quali , in alcuni casi, è sostenuta esclusivamente dai documenti rinvenuti. La nascita della Scuola Beato Angelico non fu un accadimento isolato nel panorama della produzione artistica europea del tempo né un episodio estraneo a quanto, contemporaneamente, si andava dibattendo nel mondo ecclesiastico. La Scuola di Polvara nacque in un’epoca contrassegnata da grande fermento ecclesiale: si pensi agli Ateliers d’Art Sacré fondati da Maurice Denis e George Desvallières a Parigi nel 1919, solo due anni prima della Scuola milanese, i cui aderenti – tutti laici – professavano una religiosità intensa e devota. Ma, soprattutto, il modello determinante e più conosciuto da Polvara fu la Scuola di Beuron (Beuroner Kunstschule), nata nell’omonima abazia benedettina tedesca nell’ultimo quarto del XIX secolo a opera di padre Desiderius Lenz e sul cui esempio ben presto sorsero atelier specializzati nella produzione di arte sacra (arredi e paramenti a uso liturgico) in molte comunità benedettine dell’Europa centrale. L’affinità di Polvara con la spiritualità benedettina è un elemento-chiave della Scuola da lui fondata: dalla regola dell’ora et labora derivò infatti il concetto (analogo) di “preghiera rappresentata” (orando labora). L’organizzazione stessa della Scuola, impostata come in un’ideale bottega medievale dove maestri, apprendisti e allievi collaborano e convivono, riprende lo stile di vita monastico dei cenobi benedettini. Proprio al fine di conservare il più possibile il carattere della bottega medievale, il numero degli allievi ammessi alla Scuola non fu mai troppo elevato, così da mantenere un adeguato ed efficace rapporto numerico tra i discepoli e i maestri. Ancora, da Beuron la Beato Angelico trasse la particolare e inconfondibile forma grafica della lettera “e”, riconoscibile nelle numerose e lunghe epigrafi presenti in tante sue opere. Ultimo elemento in comune tra la Scuola milanese e quella tedesca – ma che si può imputare alla più generale fascinazione per l’epoca medievale – è l’unità di intenti che deve animare tutte le maestranze impegnate a creare un’opera collettiva e anonima ad maiorem Dei gloriam, dove il contributo del singolo autore rimane volutamente nascosto in favore del nome della Scuola. Ciò che differenzia, tuttora, la Scuola da analoghi centri di produzione di arte sacra è il fatto che essa poggi le fondamenta su una congregazione religiosa, la Famiglia Beato Angelico, un’idea a lungo coltivata da Polvara e approvata ufficialmente dall’autorità diocesana fra gli anni Trenta e Quaranta. Dalla comune vocazione alla creazione artistica sacra (“missione sacerdotale” dell’artista) discendono la pratica della vita comunitaria, la partecipazione ai sacramenti e ai diversi momenti quotidiani di preghiera da parte di maestri sacerdoti, confratelli e consorelle artisti, apprendisti, allievi e allieve. L’indirizzo spirituale tracciato dal fondatore per la sua Famiglia agisce ancora oggi a garanzia di una strenua fedeltà nella continuità di un progetto artistico e liturgico unico, messo in pratica da una comunità di uomini e donne legate fra loro dai canonici voti di povertà, castità e obbedienza ma soprattutto da un comune e più alto intento. Appunto per assicurare una prospettiva di sopravvivenza e futuro sviluppo della sua creatura, Polvara ebbe sempre chiara la necessità di mantenere unito l’aspetto della formazione (e quindi la didattica nei confronti degli allievi, adolescenti e giovani) con quello della produzione (spettante all’opera di collaborazione fra maestri, apprendisti e allievi). Dal punto di vista operativo le discipline artistiche, praticate nei vari laboratori in cui si articola la Scuola, concorrono, senza alcuna eccezione e nella citata forma anonima e collettiva, a creare un prodotto artistico organico e unitario, una “opera d’arte totale” che deve rispondere all’indirizzo dato dal maestro architetto (lo stesso Polvara), cui spettano devozione, rispetto e obbedienza. Alla progettazione architettonica viene dunque assegnata grande importanza e ciò comporta che le opere meglio rappresentative della Scuola Beato Angelico siano quegli edifici sacri interamente realizzati con l’intervento dei suoi laboratori per tutte o quasi le decorazioni, gli arredi, le suppellettili e i paramenti (come le chiese milanesi di S. Maria Beltrade, S. Vito al Giambellino, SS. MM. Nabore e Felice, o la chiesa di S. Eusebio ad Agrate Brianza e la cappella dell’Istituto religioso delle figlie di S. Eusebio a Vercelli). Quanto ai linguaggi espressivi impiegati dalla Scuola (il cosiddetto “stile”) si evidenziano la preferenza per il moderno razionalismo architettonico – un tema di stringente attualità, cui Polvara non mancò di dare il suo personale contributo teorico e pratico – e quella per il divisionismo in pittura, debitrice dell’antica ammirazione per l’opera di Gaetano Previati. Dall’interazione di queste due forme si origina un riconoscibile linguaggio, moderno e spirituale al tempo stesso, verificabile negli edifici come nelle singole opere, frutto di una profonda sensibilità che combina il ponderato recupero di alcune forme del passato (ad esempio l’iconografia paleocristiana reimpiegata nei motivi decorativi dei paramenti o nella foggia di alcuni manufatti, dal calice al tabernacolo, alla pianeta-casula) con lo slancio per uno stile moderno e funzionale adeguato ai tempi ma rispettoso della tradizione.
In October 1921, the Beato Angelico Higher School of Christian Art was born in Milan. Responsible for the initiative: Don Giuseppe Polvara, the architect Angelo Banfi, the painter Vanni Rossi, flanked by the sculptor Franco Lombardi, by the priests Adriano and Domenico Bernareggi, by the engineer Giovanni Dedè, by professor Giovanni Mamone and by the lawyer Carlo Antonio Vianello . There were nine pupils in the first school year, two of whom (the architects Don Giacomo Bettoli and Fortunato De Angeli) destined to remain in the School for many years as teachers: this also happened with the painter Ernesto Bergagna, who enrolled the following year. Starting from that event, the Italian context of sacred art was able to count on an element of indisputable novelty, destined within a few years to a rapid, widespread and stubborn affirmation in the Peninsula. The foundation of the Beato Angelico School put a stop to the age-old debate on the general decline of sacred art that had been staged for a long time in Italy as well as in major European countries. The formula conceived by Don Polvara put his personal, artistic and professional experiences into a system with the knowledge of the international context, some exemplary models and the comparison with groups and individual figures (artists, critics, men of the Church) animated by the common desire to contribute to the rebirth of sacred art. One hundred years after its birth - and seventy after the death of its founder - the Beato Angelico School (with the workshops of Architecture, Cesello, Embroidery, Painting and Restoration) still continues in the task of serving the Church through the creation of distinctive sacred furnishings and vestments. from a particular care of the artistic and liturgical aspect, object of repeated attestations of merit and acknowledgments in the ecclesiastical sphere. What is missing from the appeal so far is an organic attempt to reconstruct the historical events that marked the genesis and developments of this singular artistic and religious reality. The purpose of this thesis is therefore the return of a profile as detailed and reasoned as possible of the history of the Beato Angelico School, such as to bring this story back to the center of a historical situation and a complex cultural context, through an original work perspective conducted on thread of clarifications and rediscoveries. Given the "pioneering" nature of this research, the vastness of the materials and sources available and the consequent need to assign a recognizable chronological cut to the work, it was decided to limit the survey to the decades between 1921 and 1950, or between the foundation of Beato Angelico and the death of Giuseppe Polvara. As will be seen, the initial term is in a certain sense anticipated by the need to better outline the background and context from which the School originates (between the end of the 19th and the first decades of the 20th century). The year assumed at the end of the research, on the other hand, seemed an almost obligatory choice, coinciding with the first change in the direction of Beato Angelico as well as the desire to exclude from the discussion what started in the 1950s and 1960s, that is a new and different season in the field of sacred art (destined, among other things, to pass through the junction represented by the Second Vatican Council and by the action of St. Paul VI), which is however much investigated by historical-artistic studies. What made the drafting of this thesis possible is the fact that it relies, in large part, on unpublished archival materials or, at least, never examined before in a structured way. Access to the most historicized archive materials and their consultation (thanks to the availability shown by the direction of the Beato Angelico School) have decisively conditioned the discussion of the topics, the reconstruction of which, in some cases, is supported exclusively by documents found. The birth of the Beato Angelico School was not an isolated event in the panorama of European artistic production of the time nor an episode unrelated to what was being debated in the ecclesiastical world at the same time. The Polvara School was born in an era marked by great ecclesial ferment: think of the Ateliers d'Art Sacré founded by Maurice Denis and George Desvallières in Paris in 1919, only two years before the Milanese School, whose adherents - all lay people - they professed an intense and devoted religiosity. But, above all, the decisive and best known model by Polvara was the Beuron School (Beuroner Kunstschule), born in the homonymous German Benedictine abbey in the last quarter of the nineteenth century by father Desiderius Lenz and on whose example workshops specialized in the production of sacred art (furnishings and vestments for liturgical use) in many Benedictine communities in central Europe. Polvara's affinity with Benedictine spirituality is a key element of the School he founded: in fact, the (analogous) concept of "represented prayer" (orando labora) derived from the rule of the ora et labora. The very organization of the School, set up as in an ideal medieval workshop where teachers, apprentices and pupils collaborate and coexist, takes up the monastic lifestyle of the Benedictine monasteries. Precisely in order to preserve the character of the medieval workshop as much as possible, the number of students admitted to the School was never too high, so as to maintain an adequate and effective numerical ratio between disciples and masters. Again, from Beuron Fra Angelico drew the particular and unmistakable graphic form of the letter "e", recognizable in the numerous and long epigraphs present in many of his works. The last element in common between the Milanese and the German schools - but which can be attributed to the more general fascination for the medieval era - is the unity of purpose that must animate all the workers involved in creating a collective and anonymous work ad maiorem. Dei gloriam, where the contribution of the single author remains deliberately hidden in favor of the name of the School. What still differentiates the School from similar centers of production of sacred art is the fact that it rests its foundations on a religious congregation, the Beato Angelico Family, an idea long cultivated by Polvara and officially approved by the diocesan authority between the thirties and forties. From the common vocation to sacred artistic creation (the artist's "priestly mission") descend the practice of community life, the participation in the sacraments and the various daily moments of prayer by master priests, brothers and sisters artists, apprentices, pupils and pupils . The spiritual direction traced by the founder for his family still acts today as a guarantee of a strenuous fidelity in the continuity of a unique artistic and liturgical project, put into practice by a community of men and women linked together by the canonical vows of poverty, chastity. and obedience but above all from a common and higher intent. Precisely to ensure a prospect of survival and future development of his creature, Polvara always had a clear need to keep the training aspect (and therefore the teaching for students, adolescents and young people) united with that of production (due to the work of collaboration between teachers, apprentices and students). From an operational point of view, the artistic disciplines, practiced in the various laboratories in which the School is divided, contribute, without any exception and in the aforementioned anonymous and collective form, to create an organic and unitary artistic product, a "total work of art" which must respond to the address given by the master architect (Polvara himself), to whom devotion, respect and obedience are due. The architectural design is therefore assigned great importance and this means that the best representative works of the Beato Angelico School are those sacred buildings entirely made with the intervention of its laboratories for all or almost all the decorations, furnishings, furnishings and Milanese churches of S. Maria Beltrade, S. Vito al Giambellino, S. MM. Nabore and Felice, or the church of S. Eusebio in Agrate Brianza and the chapel of the religious institute of the daughters of S. Eusebio in Vercelli). As for the expressive languages used by the School (the so-called "style"), the preference for modern architectural rationalism is highlighted - a topic of stringent topicality, to which Polvara did not fail to give his personal theoretical and practical contribution - and that for Divisionism in painting, indebted to the ancient admiration for the work of Gaetano Previati. The interaction of these two forms gives rise to a recognizable language, modern and spiritual at the same time, verifiable in the buildings as in the individual works, the result of a profound sensitivity that combines the thoughtful recovery of some forms of the past (for example early Christian iconography reused in the decorative motifs of the vestments or in the shape of some artifacts, from the chalice to the tabernacle, to the chasuble-chasuble) with the impetus for a modern and functional style appropriate to the times but respectful of tradition.
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6

Miglierina, Stéphane. « Satires sociales et pratiques théâtrales à Milan au XVIIe siècle : la dramaturgie du moindre mal de Carlo Maria Maggi ». Paris 8, 2009. http://www.theses.fr/2009PA083212.

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Résumé :
Carlo Maria Maggi (1630-1699), poète et dramaturge lombard, propose, dans ses cinq comédies dialectales, une réforme de la comédie : dans une tension entre formation jésuite conservatrice et volonté de renouveau moral par la satire sociale, il établit une dramaturgie du moindre mal. Elle se fonde sur la vertu aristotélicienne de l’eutrapélie pour éviter les excès. Synonyme de la demi-mesure et du juste milieu, le moindre mal théâtral est la solution pour lutter contre le désenchantement (nécessaire) du monde. L’étude littéraire, linguistique et l’histoire des spectacles permettent de forger cette dramaturgie de la comédie droite et modeste, que lui-même n’a jamais explicitée. Maggi est envisagé sous trois angles: l’homme du siècle c'est-à-dire l’élève et l’ami des jésuites, formé à leur école de l’oralité et le poète, qui, de l’éloge pétrarquisant d’éros, passe à la célébration de l’amour divin. Cet homme du siècle expérimente les genres théâtraux, de la pastorale aux drames en musique, suivant une veine comique qui annonce ses comédies. Maggi est ensuite dramaturge : il centre sa satire sur la ville. La comédie nouvelle est urbaine : la Milan des affaires, celle du cloître et celle des salons sont autant d’occasions d’édifier son public par l’arme du plurilinguisme et de l’ironie, faisant émerger un mythe du bon peuple urbain, avec son personnage clé: Meneghino. Maggi est enfin chorège (organisateur de spectacles) et l’on comprend de l’étude des conditions de représentations au Collège des Nobles de Milan l’importance de la conjoncture dans l’écriture des comédies, les ancrant profondément dans leur époque et limitant leur fortune théâtrale dans les siècles suivants
In his five dialectical comedies, Lombard playwright Carlo Maria Maggi (1630-1699) proposed to reform comedy. In between his conservative Jesuitical education and his search for moral renewal through social satire, Maggi elaborated a dramaturgy of the lesser evil based on Aristotle’s eutrapely, which is to limit excess. The lesser evil, a synonym for half-measures and the happy medium, is the perfect antidote to disillusionment. Through a literary and linguistic analysis and a study of past performances of the plays, this dramaturgy of an upright and modest comedy, never theorized by Maggi himself, becomes apparent. First, Maggi is viewed as a man of his century. He is seen as both the student and friend of the Jesuits, who educated him in the oral tradition, and as the poet, who evolved from the praise of Eros in Petrarch’s style towards a celebration of God’s love. He experimented with different dramatic genres, from pastoral to melodrama, following a comic thread that would lead him to write his comedies. Maggi is also a playwright, his satire focusing on the city. This new comedy was urban: taking Milan’s business life, clergy, and sociability as themes, he was able to educate his audience, using plurilingualism and irony, thus creating the myth of the good urban people and its symbolic character, Meneghino. Finally, Maggi is a corago who is to stage plays, and only after studying the conditions of creation at Milan’s Collegio de’ Nobili, is it possible to assess the sheer importance of the historical context in the process of writing the comedies. Being deeply anchored in the late 17th century, they were to have limited success on the stage in the centuries to come
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7

Plöger, Milena Maria [Verfasser]. « MIDOS- Validierung des Minimalen Dokumentationssystems für Palliativpatienten-Vergleichsgruppen mit chronisch kranken und gesunden Probanden / Milena Maria Plöger ». Bonn : Universitäts- und Landesbibliothek Bonn, 2016. http://d-nb.info/1107542596/34.

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8

Contar, Cintia Mussi Milani. « Análise clínica e histológica do osso alógeno fresco congelado na reconstrução de rebordo alveolar maxilar = Maxillary ridge augmentation with fresh frozen bone allografts / Cintia Mussi Milani Contar ; orientadora, Maria Ângela Naval Machado ; co-orientador, Jayme Bordini Júnior ». reponame:Biblioteca Digital de Teses e Dissertações da PUC_PR, 2008. http://www.biblioteca.pucpr.br/tede/tde_busca/arquivo.php?codArquivo=1254.

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Résumé :
Tese (doutorado) - Pontifícia Universidade Católica do Paraná, Curitiba, 2008
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Análise Clínica e Histológica do Osso Alógeno Fresco Congelado na reconstrução de Rebordo Alveolar Maxilar O enxerto ósseo alógeno surge como uma alternativa ao enxerto autógeno, apresentando como principais vantagens a diminuição do trauma operatório e o
Bone resorption in the maxillary ridge frequently results in a knife-edged deformity, wich complicates implant placement and stabilization. reconstruction of the severely atrophic maxilla is still a major challenge for oral and maxillofacial surgeons an
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Palaschewski, Milena Maria [Verfasser]. « Schlaf und Kognition bei Patienten mit depressiver Episode : Zusammenhänge mit einem späteren Therapieerfolg durch Antidepressiva oder Psychotherapie / vorgelegt von Milena Maria Palaschewski ». 2010. http://d-nb.info/1010486845/34.

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Livres sur le sujet "Mafia milano"

1

Portanova, Mario. Mafia a Milano. Roma : Editori riuniti, 1996.

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2

Giampiero, Rossi, et Stefanoni Franco, dir. Mafia a Milano : Sessant'anni di affari e delitti. Milano : Melampo, 2011.

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3

Milano ordina : Uccidete Borsellino : l'estate che cambiò la nostra vita. Milano : Longanesi, 2010.

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4

Chiesa, Nando Dalla. Milano-Palermo : La Nuova Resistenza. Milano : Baldini & Castoldi, 1993.

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5

Giuffrida, G. De Felice. Maffia e delinquenza in Sicilia : Milano 1900 : politica, criminalità e magistratura tra il delitto Notabartolo ed il processo Codronchi-De Felice. Catania : Boemi, 1999.

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6

similari, Italy Parlamento Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia e. sulle altre associazioni criminali. Le nuove mafie in Italia : Presenza e ruolo della criminalità internazionale nel territorio e nell'economia : Milano, 18 e 19 marzo 1999, Palazzo Marino / Commisione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia e delle altre associazioni criminali similari ; in collaborazione con la Polizia di Stato. Roma] : Senato della Repubblica, 1999.

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7

De Troja, Elisabetta, dir. L’ultimo canto del cigno. Florence : Firenze University Press, 2019. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-919-5.

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Résumé :
L’uccisione per mano della mafia nel 1893 di Emanuele Notarbartolo, ex direttore del Banco di Palermo, rappresenta un avvenimento controverso e oscuro della storia italiana. Tre i processi (Milano, Bologna, Firenze) che vedono coinvolto anche un deputato siciliano: Raffaele Palizzolo. Il lavoro di documentazione di Anna Franchi si svolge in corte d’Assise di Firenze: sempre presente alle udienze, osservatrice implacabile sia del fenomeno ‘mafia’ sia di quel vero e proprio teatro di testimonianze, confessioni, ritrattazioni, false piste che caratterizzarono il processo fiorentino (1903-1904). Si è potuto integrare ampiamente il resoconto della Franchi con il ritrovamento all’Archivio di Stato di Firenze di tutto il faldone relativo al processo, circa 1500 pagine manoscritte, opera dei vari cancellieri che si sono susseguiti. Il processo si concluse in una assoluzione generale per mandanti ed esecutori per mancanza di prove. L’onore della Sicilia era salvo per alcuni, la verità insabbiata per sempre per molti altri.
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8

Maria, Walter De. Walter De Maria : 1999 Milano 2000. [Milan] : Fondazione Prada, 1999.

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9

Dianzani, Paola. Santa Maria d'Aurona a Milano : Fase altomedievale. Firenze : Casa editrice Le Lettere, 1989.

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10

Rapetti, Anna Maria. Le pergamene milanesi del secolo XII dell'Abbazia di Chiaravalle, 1102-1160 : Conservate presso l'Archivio di Stato di Milano. Milano : Università degli studi, 2004.

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Chapitres de livres sur le sujet "Mafia milano"

1

Mullaney, Ann, et Massimo Zaggia. « Florence 1438 : The Encomium of the Florentina Libertas Sent by Poggio Bracciolini to Duke Filippo Maria Visconti ». Dans Atti, 1–24. Florence : Firenze University Press, 2020. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-968-3.04.

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Résumé :
This article presents the critical editions of two texts: a letter by the Duke of Milan Filippo Maria Visconti (but written on his behalf by Pier Candido Decembrio) sent to Poggio Bracciolini on 28 July 1438; and the response written by Poggio on 15 September. Poggio’s letter contains a brief treatise in praise of Florence and of the Florentina libertas. The documents illuminate a crucial episode in the history of Italian Humanism. The article opens with the discussion of these two letters in their wider historical and intellectual context: on the one hand, the characteristically Florentine «civic humanism» which constitutes the background of Poggio’s positions; on the other, the political and cultural competition between Florence and Milan during the first half of the 15th century.
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2

Murano, Giovanna. « Ludovica Torelli e lo Specchio interiore di fra’ Battista da Crema ». Dans Le vestigia dei gesuati, 315–37. Florence : Firenze University Press, 2020. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-5518-228-7.23.

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Résumé :
The Specchio interiore (Interior Mirror) is a work by the dominican Fra' Battista da Crema partly dedicated to the theme of mystical union. Written close to the foundation, in 1522, of the Hospital of the Incurables in Venice, it remained unpublished for almost two decades and it was first published in 1540 thanks to Ludovica Torelli, countess of Guastalla (1499-1569), alias Paola Maria. Widow, for the second time at age twenty-eight, Ludovica Torelli enjoyed an unusually powerful position for a women. Forced to sell her small state to Ferrante Gonzaga, she spent the second part of her life founding religious institutions and hospitals in Milan and other cities in northern Italy.
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3

Gänzl, Kurt. « PALMIERI, Maria (ALFIERI, Maria) [CROFT, Mary Anne] (b Mount Row, Lambeth, London, 23 May 1835 ; d Milton Chambers, Cheyne Walk, Chelsea, London, 23 August 1890) ». Dans Victorian Vocalists, 436–42. First edition. | Abingdon, Oxon ; New York, NY : Routledge, 2017. : Routledge, 2017. http://dx.doi.org/10.4324/9781315102962-64.

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4

Gänzl, Kurt. « CARADORI ALLAN [née DE MUNCK], (Maria Caterina [Catherine]) Rosalbina (b ‘Casa Palatina, near Milan’, c 1800 ; d Elm Lodge, Surbiton Hill, Surrey, 15 October 1865) ». Dans Victorian Vocalists, 132–50. First edition. | Abingdon, Oxon ; New York, NY : Routledge, 2017. : Routledge, 2017. http://dx.doi.org/10.4324/9781315102962-18.

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5

Giachino, Monica. « «L’anima altrove» : due scrittrici dell’esodo giuliano-dalmata ». Dans Diaspore. Venice : Edizioni Ca' Foscari, 2018. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-238-3/008.

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Résumé :
The paper focuses on two Italian writers who, after Second World War, lived the experience of Giulian-Dalmatian exodus. Anna Maria Mori, born in Pula in 1936, as a child left Istria with her family; Nelida Milani, born in Pula in 1939, remained in Istria. Several times in their works they told about that tragic experience, both individual and collective, sometimes even working together.
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6

Berg, Christopher. « Counterpoint ». Dans The Classical Guitar Companion, 188–203. Oxford University Press, 2019. http://dx.doi.org/10.1093/oso/9780190051105.003.0009.

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Résumé :
The technique required to perform counterpoint convincingly on the guitar is not idiomatic to the instrument. Left-hand fingers must be able to sustain one note while other fingers move to form other notes. In order to take advantage of the instrument’s contrapuntal capabilities, guitarists need to design meticulous fingerings that are connected to musical intent for both hands. This chapter first looks at two-voice pieces by Enriquez de Valderrabano, Mauro Giuliani, Marco Aurelio Zani de Ferranti, and Dionisio Aguado and then proceeds to explore pieces by Fernando Sor that make use of freistimmigkeit textures. The chapter concludes with a recercar by Giovanni Maria da Crema and four fantasias by Francesco da Milano, the latter being some of the finest sixteenth-century lute music. Music in this chapter requires increasingly developed left-hand finger independence.
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7

« Between Milan and Naples : Ippolita Maria Sforza, duchess of Calabria ». Dans The French Descent into Renaissance Italy, 1494–95, 137–50. Routledge, 2016. http://dx.doi.org/10.4324/9781315239538-15.

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8

« On Whether or Not the Florentines Should Accept the Peace Agreement that the Duke of Milan is Offering ». Dans Debating Foreign Policy in the Renaissance, sous la direction de Marco Cesa. Edinburgh University Press, 2017. http://dx.doi.org/10.3366/edinburgh/9781474415040.003.0003.

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Résumé :
This chapter concerns the offer of a treaty of peace from Duke Filippo Maria Visconti of Milan as he attempted to restore his family's lost territories — a plan that the Florentines had good reason to oppose, though they accepted the treaty nevertheless. To Guicciardini, the decision reflected in particular the desire not to antagonise the popular party, whose members suspected that those who spoke against Filippo's peace plan stood to gain some personal advantage from war. Thus, the supporters of the peace became more vocal, those who held a different view turned more reserved, and those in between embraced the prevailing opinion, ‘whose good was evident and whose evil was so hidden that only a perspicacious eye could see it’.
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9

Conte, Maria. « Lettori di Marco Polo a Santa Maria Novella ». Dans Filologie medievali e moderne. Venice : Fondazione Università Ca’ Foscari, 2020. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-439-4/004.

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Résumé :
The aim of this paper is to propose a new and updated description of a manuscript named Conventi soppressi C.VII.1170, which hands down a Latin version of Marco Polo’s Milion made by Francesco Pipino of Bologna OP. The Conventi soppressi manuscript is a significant witness of the text for its antiquity, the elegance of its making, and the authority of its production. The codicological analysis allows to clarify numerous doubts (or to address several open questions) about the manufacture of the manuscript and the meaning of the iconography. Furthermore, it allows to discover new palaeographic elements that identify a rewriting intervention. Therefore, the set of features related to the making of the manuscript suggests an overview about the social and historical context of its production, where the consideration of a book as an object is related to its practical function.
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Butler, Todd. « Naseby, Milton, and the Politics of Marital Intimacy ». Dans Literature and Political Intellection in Early Stuart England, 175–208. Oxford University Press, 2019. http://dx.doi.org/10.1093/oso/9780198844068.003.0006.

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Résumé :
This chapter uses the relationship between King Charles and Queen Henrietta Maria to examine how perceptions of marital intimacies informed debates over political intellection in the mid-seventeenth century. Royalist defenses of the king and queen’s correspondence emphasize the necessary intimacy of a couple’s mutual thoughts as foundational to any healthy marriage, arguments that had their roots in long-standing cultural expectations regarding the equality that should attend marital decision-making. While supportive of conversational intimacy, John Milton’s ambivalence toward this argument’s political implications would lead him to emphasize masculine headship in ways more consonant with Parliament’s presumptive position as the primary source of deliberative authority within the nation. Milton’s depiction in Paradise Lost of a world in which individuals cannot fully control the reception and distribution of their inner thoughts seems deliberately calibrated to rebut royalist claims regarding the king and queen’s marriage advanced in the aftermath of the Naseby debacle.
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Actes de conférences sur le sujet "Mafia milano"

1

de Jesus Boscolo, Juliana, Carlos Augusto Rodrigues Padilha, Danielly Dantas Pimentel, Gustavo Roberto Lourenço, Iane Tamara Dondé, Maria Juliana da Silva Almeida, Patrícia Milani de Moraes, Renata Vaz de Oliveira et Taísa Morete da Silva. « Chronic polyarthritis preceding the diagnosis of Whipple's disease - case report ». Dans SBR 2021 Congresso Brasileiro de Reumatologia. Sociedade Brasileiro de Reumatologia, 2021. http://dx.doi.org/10.47660/cbr.2021.1861.

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2

Guiso, Bianca, et Maria Vittoria Tappari. « Il castello dei conti di Biandrate : indagini sulle strutture superstiti ». Dans FORTMED2020 - Defensive Architecture of the Mediterranean. Valencia : Universitat Politàcnica de València, 2020. http://dx.doi.org/10.4995/fortmed2020.2020.11542.

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Résumé :
Castello dei Conti di Biandrate: surveys on the surviving structureBiandrate is a northern Italian village in the province of Novara that lies in the Po plain between the Sesia and Ticino rivers. Border area disputed between Vercelli and Novara, since the early Middle Ages it represented an important crossing point because there were the fords of the Sesia river nearby, on the road axis joining Novara and Ivrea. Its importance grew in the tenth century, when the Pieve was erected, today disappeared, dedicated to Santa Maria and, in 1029, the Counts of Pombia family settled in the Biandrate castrum. In 1168 the castrum was destroyed by the armies of Milan, allied with Novara and Vercelli, that in 1194 carved up the territory. In the second half of the thirteenth century the village of Biandrate was divided into the Borgo Vecchio, vercellese, to the west, and the Borgo Nuovo, novarese, to the east. They developed around the canonica of S. Colombano, the hospital and the ruins of the Count’s castrum. The castrum, almost totally destroyed, continued to represent an area with particular rights: in fact the Statues established that the Podestà could pronounce sentences only “in castro veteri Blanderati”. Nowadays the collegiata of S. Colombano stands on the Biandrate castrum ruins; the collegiata was mentioned for the first time in 1146, but was altered various times over the centuries. In particular, portions of the ancient wall are visible in the lower part of the west wall of the church of Santa Caterina, incorporated within the complex of the collegiate of S. Colombano. It is noticed that the ancient castrum had very thick walls made primarily with river pebbles, roughly cut stones in a herringbone pattern and binding mortar.
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