Littérature scientifique sur le sujet « Libro dell'utilità della villa »

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Articles de revues sur le sujet "Libro dell'utilità della villa"

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Arkins, B. « N. Horsfall. La villa sabina di Orazio : il galateo della gratitudine. Una rilettura della settima epistola del primo libro. Venosa : Edizioni Osanna, 1993 ». Classical Review 46, no 1 (1 janvier 1996) : 160. http://dx.doi.org/10.1093/cr/46.1.160.

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Muñoz Ferrera, José Manuel. « El pleito del Picacho, algo más que el “rompimiento” de un término : reminiscencias del ´Amal Andalusí ». Dereito : revista xurídica da Universidade de Santiago de Compostela 26, no 1 (3 août 2017). http://dx.doi.org/10.15304/dereito.26.1.3707.

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Résumé :
El comúnmente denominado “Pleito del Picacho[1]” fue célebre por su dilatada duración en el tiempo[2], y por eso mismo origen de expresiones fijadas en el acervo popular tales como “esto va a durar más que el Pleito del Picacho” y otras similares. Este pleito y los aspectos que le rodean permiten una aproximación a la sociedad y a sus leyes, valores admitidos, y de cómo durante mucho tiempo el conflicto de intereses en torno a la tenencia y disfrute de los recursos naturales, incidió en los distintos sectores económicos y ha condicionado la resolución de controversias hasta época contemporánea. Y cómo, en esta materia, las soluciones participaron del ´amal[3] como fuentes del derecho según aconteció en Al-Janadiq[4], una comunidad de Al-Ándalus.[5][1] RODRIGUEZ LARA, J. L. Los nombres de lugar de la villa de Posadas. Posadas: Malenia, asociación cultural (2009). El Picacho – “Llanura de la orilla izquierda del Guadalquivir, la cual fue labrada a pico por la erosión del río y por extensión es el nombre de toda la parte meridional del término municipal de Posadas”. Es topónimo muy antiguo: “El soto del Picacho y del Alamillo es un buen monte de puerco en invierno” De Alfonso XI rey de Castilla y León (Libro de la Montería, 345). s.v “El Picacho”. Libro III cap. XXV.[2] [...aviadelez para sus usos e aprouechamientos Auianlo usado en dichos usos e aprouechamientos e asiseauia entendido e ynterpretado La dicha merçed e asi Auian usado della e Auian tenido e poseido porsuyos e como suyos Las dichas tierras e baldios deuno çinco diez veinte e treintas e quarenta e cinquenta e sesenta Anos e de tiempo Ynmemorial...] ARCHIVO MUNICIPAL DE CÓRDOBA en adelante AMCO. AH 12.01.01 f, 15r., inédito. “Traslado de 31 de Marzo de 1539. Autorizado por Pedro Muñoz, escribano público de Córdoba, de la ejecutoria despachada por la Real Chancillería de Granada en el pleito que siguió la ciudad con los vecinos de Posadas, sobre rompimiento de tierras. Y que la sentencia de vista y revista se mandó: que dichos vecinos pudiesen libremente, las tierras que se hallaban dentro del término, romperlas, que le fue señalado a dicha villa en el privilegio de villazgo que le concedió el rey don Alfonso X en 1264”. Junto cuantos otros privilegios se aportaron en éste, así como el pleito primero conocido de 1267 entre ambos términos vecinos de Posadas y Almodóvar. Aduciéndose para la defensa, que estos terrenos y aledaños les pertenecían, de tiempo intemporal como a aquellos pobladores del siglo XIII”.[3] P. CHALMETA GENDRÓN, Acerca del ´amal en Al-Ándalus. p. 339 -340. El que para este trabajo acompaña y favorece su estudio, al “permitir introducir, en un derecho de origen divino, el correctivo de la adecuación a la realidad local. Basándose en la norma de utilidad pública/istislah que justifica con la mira por el bien público/maslaha…”[4] Al-Janadiq (الخنادق) o Al-Fanadiq (الفنادق), denominación aún por determinar y ubicar con exactitud, correspondiente a la zona de estudio en este apartado. Pueblo o aldea que muy probablemente tuviera el reconocimiento de nahiya, dada su reconocida riqueza forestal y agrícola, capaz de haber disfrutado de la consideración de iqlim o distrito por sus innumerables al-razi/huertas. Con disposición de tierras comunales o qarya junto a fincas particulares/day´a. Culminó en municipio dependiente del consejo de la ciudad Córdoba, distante de su capital a 32 km, llamándose Posadas en la actualidad.[5] Remitirnos al concepto de al-Ándalus, donde su denominación alude a un paradigma que es algo más que una ubicación espacio-temporal de un determinado período histórico.
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Thèses sur le sujet "Libro dell'utilità della villa"

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PENAZZI, Alessandro. « Pietro Crescenzi, Libro dell'utilità della villa, Primi studi sul volgarizzamento ». Doctoral thesis, 2012. http://hdl.handle.net/11562/397135.

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Résumé :
Il Liber ruralium commodorum è un punto di partenza privilegiato per lo studio della cultura medievale italiana ed europea. L’opera è una compilazione manualistica di respiro enciclopedico che descrive la vita di una tenuta agricola padana alla fine del ‘300. Il suo autore, Pier de Crescenzi, bolognese giudice per professione, agronomo per passione, aveva raccolto una buona esperienza nel corso delle sue peregrinazioni per l’Italia settentrionale a seguito dei podestà e, al termine della sua carriera, si era ritirato nei suoi possedimenti poco lontano da Bologna. Lì, spinto dall’insistenza di alcuni amici, aveva dato termine al trattato illustrando in dodici libri una pianificazione organica ed una perfetta organizzazione della tenuta che, unita ai valori etici e morali all’insegna della pace della concordia, arriva a formare una vera e propria filosofia agricola. Per questo spirito, per l’ efficacia dell’illustrazione e la chiarezza del dettato, l’opera godette fortuna immediata e duratura fino a trasformarsi in paradigma per tutta la tradizione agronomica europea. Però, mentre la circolazione nelle regioni transalpine si lega indissolubilmente alla lingua latina, lasciando ad un momento successivo le traduzioni secondo le varie lingua nazionali, in Italia l’opera segue immediatamente i percorsi del volgare e della traduzione. Oltre a dimostrare il favore del pubblico per l’opera, i volgarizzamenti sono testimonianza tangibile di nuove dinamiche culturali che investirono profondamente la società italiana. Il testo latino, in effetti, si proponeva come strumento di cerniera tra le conoscenze classiche degli autori latini, le nuove teorie elaborate dalla filosofia naturale medievale e le moderne esperienze agronomiche dell’autore. Nel disegno di Crescenzi, il pubblico dell’opera era formato dalle fasce urbane politicamente più influenti e socialmente meglio istruite che, sul finire del XIV secolo, riscoprivano le possessioni terriere sia come investimento sia come riflesso del loro status. All’interno di quel settore civico coesistevano anche altri gruppi, che vantavano un dinamismo sociale ed economico identico o superiore ai precedenti, ma su una base culturale lontana dai modelli latini tradizionali. Spinto dall’ambizione del confronto, questo pubblico richiese la costruzione di una propria cultura, sempre basata su autori e testi canonici, ma svolta in lingua volgare. Questa dinamica portò nel volgere di un secolo alla nascita di un ampio filone di traduzioni che trasformeranno la cultura medievale in qualcosa di nuovo e, con l’arrivo della stampa, troveranno una netta affermazione sulle lingue classiche. È proprio grazie ai volgarizzamenti che il Libro dell’utilità della villa prosegue la sua storia, rinnovando attorno a sé l’interesse e gli studi. Se il testo viene più volte ristampato fino al 1851 per il suo valore tecnico, è l’interesse linguistico a predominare gli studi sull’opera a partire dalla citazione dell’opera fatta da Pietro Bembo nelle sue Prose della volgar lingua fino all’ingresso del testo nel Dizionario dell’Accademia della Crusca del 1612 attraversando tutta la questione della lingua. A questa sfera d’interesse, che per tre secoli garantisce all’opera l’attenzione degli studiosi, si sommano le analisi portate avanti dalla storiografia in concomitanza con il tramonto dell’agricoltura tradizionale sul finire del XIX secolo. In quelle analisi il trattato diviene testimonianza di pratiche scomparse e di tradizioni passate, figlie della loro epoca e caratteristiche di un momento storico, il Medioevo, sempre più identificabile nei fenomeni che lo caratterizzano (comuni, mercatura, autori e testi). Tuttavia il testo in circolazione ancora oggi ha subito gli incidenti tipici dei manoscritti, aggravati da molti interveti arbitrati che, con l’intento di restaurare la bontà, hanno prodotto una vulgata di scarso valore filologico. L’esigenza di produrre finalmente un testo critico, affidabile e controllato secondo le moderne esigenze ecdotiche, si prefigura, ormai, come il prossimo passaggio degli otto secoli di storia del Libro dell’utilità della villa.
Study the ancient translation in Italian vulgar of the Pietro Crescenzi's Liber ruralium commodorum, alias Libro dell'utilità della villa, revels new elements for ancient agronomy, medieval society, history of Italian language and for the whole literal gender of vulgarization.
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Livres sur le sujet "Libro dell'utilità della villa"

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Horace. La villa sabina di Orazio : Il galateo della gratitudine : una rilettura della settima epistola del Libro primo. Venosa : Osanna, 1993.

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Chapitres de livres sur le sujet "Libro dell'utilità della villa"

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Milanese, Andrea, Alessio Mincione et Florence Monier. « Appendix A. F. La Vega, Libro de’ Notamenti della Casa Pseudourbana di Pompei (ASNa. VIII C2, 4) ». Dans The Villa of Diomedes, 525–38. Hermann, 2020. http://dx.doi.org/10.3917/herm.dessa.2020.01.0525.

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2

« Un libro dell’ Ab initio bellorum civilium di Seneca il vecchio e il fondo latino della biblioteca della Villa dei Papiri a Ercolano ». Dans Seneca the Elder and His Rediscovered ›Historiae ab initio bellorum civilium‹, 51–74. De Gruyter, 2020. http://dx.doi.org/10.1515/9783110688665-004.

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