Articles de revues sur le sujet « Letteratura tedesca della Moderne »

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Oropallo, Lorenzo. « Letteratura, arte e conoscenza nel romanticismo. una sintesi ». EPISTEMOLOGIA, no 2 (novembre 2012) : 329–23. http://dx.doi.org/10.3280/epis2012-002011.

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Résumé :
Un'indagine dello stato dei saperi artistici e scientifici nell'etŕ moderna deve necessariamente partire dall'epistemologia del primo romanticismo tedesco. Il sistema filosofico di Kant, infatti, analizza l'ambito di applicazione del pensiero umano, rilevando che l'arte, in quanto oggetto che sfugge all'indagine razionale della natura, non fornisce alcun tipo di conoscenza. Partendo da tale premessa, e dal ruolo che quindi Kant assegna preliminarmente all'arte, relegandola nell'ambito dell'estetica che č intesa come branca filosofica autonoma distinta dall'indagine razionale della scienza, Fichte, Schelling e i primi romantici tedeschi propongono di riconsiderare l'arte come forma di conoscenza piů alta, in quanto non solo prodotto, ma produzione del sapere stesso per il tramite del medesimo processo conoscitivo su cui si fonda la scienza. Ciononostante, proprio a partire dal romanticismo letteratura, arte e scienza vengono definitivamente separate andando a costituire le basi del nostro attuale paradigma conoscitivo.
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2

Castaldo, Antonino. « Democratizzazione e sistemi partitici. Il caso della Repubblica federale tedesca ». MONDO CONTEMPORANEO, no 1 (juin 2011) : 115–47. http://dx.doi.org/10.3280/mon2011-001005.

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Résumé :
La nascita e la strutturazione dei sistemi partitici e, soprattutto, la loro importanza nei processi di democratizzazione sono da tempo oggetto di discussione nella letteratura internazionale. In questo saggio si analizza il processo di istituzionalizzazione del sistema partitico della Germania federale subito dopo la fine della seconda guerra mondiale. Sulla base di una serie di indicatori empirici tratti dalla letteratura, l'autore dimostra che questo sistema partitico appare pienamente strutturato a partire quantomeno dal 1957. Successivamente, si concentra l'attenzione su attori, fasi, strategie e motivazioni in grado di spiegare il processo di stabilizzazione del sistema partitico considerato. Infine, si valuta il peso che tale stabilizzazione ha avuto nel consolidamento democratico della Germania federale, giungendo a sostenere che il peso dei partiti e del sistema partitico č stato quanto mai consistente, alla luce della scarsa legittimazione di cui godevano le istituzioni democratiche tra la popolazione tedesca negli anni immediatamente successivi alla fine della seconda guerra mondiale.
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Renker, Andrea. « Eine weiße Kerze für Francesca von Berta Schmidt-Bickelmann – Dantelektüren eines Mitglieds der DDG (1938–1959) ». Deutsches Dante-Jahrbuch 96, no 1 (24 septembre 2021) : 133–44. http://dx.doi.org/10.1515/dante-2021-0027.

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Résumé :
Riassunto Dante un classico della letteratura tedesca? – In occasione del seicentesimo anniversario della morte del poeta questa domanda riconquistò una popolarità ambigua in Germania, la cui portata sorpassava di gran lunga le discussioni meramente accademiche. La questione è anche al centro delle letture dantesche di Berta-Schmidt-Bickelmann (1885–1959), che fu membro della Deutsche Dante-Gesellschaft in questi anni. Il presente contributo esamina per la prima volta gli articoli e le poesie di questa appassionata lettrice di Dante, pubblicati tra il 1938 e il 1959 nel Mitteilungsblatt della Deutsche Dante-Gesellschaft. Se ne ricava un’impressione sulla ricezione non-accademica di Dante in Germania verso la metà del Novecento.
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Baumann, Christiane. « „La perduta gente“ ». Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 99, no 1 (1 novembre 2019) : 340–66. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2019-0015.

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Résumé :
Riassunto Alla letteratura tedesca sull’Italia, sviluppatasi nel corso dell’Ottocento, si guarda ancora oggi come se fosse mera emulatrice di quella dei tempi di Goethe. In realtà, essa subì un radicale cambiamento di paradigma, passando da una visione immaginaria dell’Italia, basata sull’idealità classica, alla considerazione del paese reale. Contemporaneamente sorsero nuovi modelli. Ciò si osserva in autori come Fanny Lewald o Heinrich Laube, ma si nota anche in Richard Voß, scrittore di grande successo a cavallo dei due secoli. La sua percezione ampia e variegata dell’Italia è quasi dimenticata, oggi, e costituisce una lacuna della ricerca. La sua immagine dell’Italia fu influenzata significativamente da Lord Byron e dallo storico, scrittore e saggista Ferdinand Gregorovius, in particolare dalle sue „Passeggiate per l’Italia“. Il saggio descrive come l’approccio naturalistico di Voß all’Italia sia sorta verso la metà del 1870, proprio a partire dalla lettura critica del presente italiano, proposta da Gregorovius, e dai suoi tentativi di combinare scienze storiche e poesia. Questa prospettiva naturalistica emerge in schizzi novellistici e saggistici, in modo particolare nel volume „Erlebtes und Geschautes“ (Cose vissute e osservate), pubblicato nel 1888. Questi schizzi furono il contributo sincero e originale di Voß alla letteratura tedesca sull’Italia del XIX secolo, aspetto finora trascurato dalla ricerca.
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Nadler, Robert. « Multilocalitŕ : un concetto emergente fra mobilitŕ e migrazione ». SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no 94 (avril 2011) : 119–33. http://dx.doi.org/10.3280/sur2011-094009.

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Résumé :
Da tempo il tema della mobilitŕ sociale e spaziale interessa discipline come la sociologia, la geografia e l'economia. I processi migratori, dall'altro, sono diventati un oggetto specifico della ricerca scientifica. Tuttavia entrambi si sono sviluppati all'interno delle societŕ industriali moderne e appare lecito dubitare del fatto che essi possano ancora rappresentare in modo adeguato la condizione di individui e di gruppi sociali post-moderni che devono organizzare la propria vita in contesti socio-spaziali altamente flessibili. L'Ufficio Federale per l'Edilizia e la Progettazione Regionale tedesco () ha recentemente dedicato un numero speciale della rivista "Informazioni sullo Sviluppo Spaziale" () al tema della multilocalitŕ. Il termine sta assumendo sempre piů importanza nel dibattito internazionale al fine di descrivere alcuni tratti specifici della vita quotidiana postmoderna. In questo saggio l'autore ripercorre i passaggi salienti del dibattito sul tema in corso nell'ambiente scientifico di lingua tedesca. In un primo momento, descrivendo il significato attribuito al concetto di multilocalitŕ e agli elementi che lo differenziano da quelli di mobilitŕ e di migrazione. In seguito, mostrandone i campi di applicazione di maggiore interesse per la ricerca scientifica.
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Rossi, Francesco. « Raul Calzoni, La letteratura tedesca contemporanea. Lʼetà della divisione e della riunificazione. (Studi Superiori 1129) Carocci, Roma 2018. 275 S., € 25,‒. » Arbitrium 38, no 3 (3 décembre 2020) : 399–403. http://dx.doi.org/10.1515/arb-2020-0072.

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Sisto, Michele. « « Le sens de la lutte ». La Breve storia della letteratura tedesca de György Lukács en Italie (1945-1958) ». Revue germanique internationale, no 32 (1 décembre 2020) : 107–29. http://dx.doi.org/10.4000/rgi.2578.

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Campesi, Giuseppe. « Stato, diritto e mercato nella societŕ globale. A proposito della sociologia della globalizzazione di Saskia Sassen ». SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, no 2 (novembre 2010) : 177–93. http://dx.doi.org/10.3280/sd2010-002009.

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Résumé :
A distanza di un anno l'uno dall'altro sono stati resi disponibili al lettore italiano gli ultimi lavori di Saskia Sassen: "Una sociologia della globalizzazione" (2008) e "Territorio, autoritŕ, diritti" (2009). Il presente contributo intende ricostruire criticamente il percorso di ricerca seguito dalla sociologa olandese e, in particolare, il suo apporto teorico al vasto dibattito in corso nelle scienze politico-sociali sull'impatto che i processi di globalizzazione hanno avuto sulle strutture giuridico-politiche moderne. Diversamente dalla letteratura dominate, Saskia Sassen propone di considerare il ruolo dello Stato quale referente fondamentale per la produzione delle condizioni politicoistituzionali che rendono possibile la globalizzazione. A tal fine enuclea la categoria teorica di de-nazionalizzazione, utilizzata per descrivere l'avviarsi di un processo di ridefinizione della topologia politico-giuridica moderna in cui lo Stato non svolge il ruolo della pura vittima sacrificale.
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Steinsiek, Angela. « Das epistolarische Werk von Ferdinand Gregorovius. Eine Bestandsaufnahme ». Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, no 1 (20 décembre 2017) : 290–315. http://dx.doi.org/10.1515/qfiab-2017-0014.

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Résumé :
Riassunto Quello di Ferdinand Gregorovius e uno dei piu importanti carteggi del XIX secolo. Nonostante gli sforzi dell’autore di sottrarre questa parte delle sue carte al pubblico, si sono conservate diverse migliaia di lettere che, accanto alla sua opera complessiva, rivestono un valore straordinario anche dal punto di vista letterario. Indispensabili sono le lettere per ricostruire la genesi dei suoi lavori, per comprenderne la qualita nella dialettica tra letteratura e scienza, per identificare i suoi scritti anonimi. Le sue corrispondenze con studiosi, nobili, politici, scrittori, artisti ed editori rappresentano nell’insieme un documento unico della storia politica e sociale, culturale e delle scienze nel XIX secolo e permettono di farsi un’idea concreta sulle vaste reti di contatto transnazionali non solo epistolari, ma anche personali, e sulle condizioni di lavoro di uno storico che svolgeva le sue attivita liberamente e in modo indipendente. Le sue corrispondenze, coprendo diversi decenni, mettono infine in luce i rapidi sviluppi che nella loro interazione contrassegnarono la storia italiana e tedesca dell’epoca.
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Steinsiek, Angela. « Das epistolarische Werk von Ferdinand Gregorovius. Eine Bestandsaufnahme ». Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, no 1 (5 mars 2018) : 290–315. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2017-0014.

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Résumé :
Riassunto Quello di Ferdinand Gregorovius è uno dei più importanti carteggi del XIX secolo. Nonostante gli sforzi dell’autore di sottrarre questa parte delle sue carte al pubblico, si sono conservate diverse migliaia di lettere che, accanto alla sua opera complessiva, rivestono un valore straordinario anche dal punto di vista letterario. Indispensabili sono le lettere per ricostruire la genesi dei suoi lavori, per comprenderne la qualità nella dialettica tra letteratura e scienza, per identificare i suoi scritti anonimi. Le sue corrispondenze con studiosi, nobili, politici, scrittori, artisti ed editori rappresentano nell’insieme un documento unico della storia politica e sociale, culturale e delle scienze nel XIX secolo e permettono di farsi un’idea concreta sulle vaste reti di contatto transnazionali non solo epistolari, ma anche personali, e sulle condizioni di lavoro di uno storico che svolgeva le sue attività liberamente e in modo indipendente. Le sue corrispondenze, coprendo diversi decenni, mettono infine in luce i rapidi sviluppi che nella loro interazione contrassegnarono la storia italiana e tedesca dell’epoca.
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Miletti, Marco Nicola. « Le facce d’un diamante. Appunti per una storia dell’immediatezza nella procedura penale italiana ». Revista Brasileira de Direito Processual Penal 7, no 2 (29 août 2021) : 827. http://dx.doi.org/10.22197/rbdpp.v7i2.596.

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Il saggio ripercorre alcune tappe dell’evoluzione del principio di immediatezza nella procedura penale italiana, entro l’arco cronologico compreso tra la fine del secolo XVIII e il codice Finocchiaro-Aprile del 1913. Dopo una breve rassegna delle diverse definizioni del lemma e un cenno diacronico alla demarcazione dal concetto di oralità, la ricerca muove dagli spunti offerti da ‘pionieri’ quali Francesco Mario Pagano e Niccola Nicolini; esamina la letteratura europea (francese e, soprattutto, tedesca) che permeò la riflessione dei giuristi italiani; quindi si addentra nella stagione post-unitaria. Quest’ultima fu connotata dal contrasto tra un codice di rito (1865) ancora prettamente inquisitorio e una dottrina tutt’altro che compatta: se i primi commentari e, ancor piú, la scuola carrariana classificavano l’immediatezza tra i canoni inderogabili della giustizia liberale, la scuola positiva vi scorgeva un indebito cedimento alle interferenze popolari ed emotive nel dibattimento. La lunga elaborazione del codice Finocchiaro-Aprile non solo stimolò un serrato confronto dottrinale ma partecipò a quel movimento per l’oralità grazie al quale Chiovenda confidava di modernizzare il rito civile e penale.
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Ruggiero, G., A. Bacci et R. Ricci. « Identificazione della natura istologica deigliomi cerebrali con tomografia computerizzata ». Rivista di Neuroradiologia 2, no 3 (octobre 1989) : 267–71. http://dx.doi.org/10.1177/197140098900200308.

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Gli autori si propongono di verificare l'utilità rispettiva della biopsia e della radiologia per identificare il grado di malignità dei gliomi cerebrali. L'esame critico della letteratura dimostra che la biopsia effettuata su materiale chirurgico è più affidabile di quella sterotassica, ma che comunque essa non è esente da errori tecnici o diagnostici e da pericoli. La TC è utile e non inferiore, anzi non raramente superiore, alla RM. In una ricerca personale condotta su 123 casi verificati istologicamente, la TC, riesaminata dallo stesso neuroradiologo senza conoscenza della diagnosi, senza e con conoscenza della sintomatologia cliniCa, ha permesso l'identificazione precisa (gradi I-IV della scala di Kernohan) nel 42,8% e l'indicazione più generica di «benignità» (gradi I e II) e malignity (grado III e IV) nell'83%. Questi risultati sono stati ottenuti con esami eseguiti con vari tipi di apparecchi e miglioreranno sicuramente con l'utilizzo di macchine moderne e di una tecnica corretta: ricostruzione su tre piani, sezioni sottili; analisi densitometrica; proiezione extracranica38. Per conseguenza gli Autori propongono di eliminare la biopsia e classificare i gliomi cerebrali soltanto neuroradiologicamente (TC), in due tipi: Tipo B («benigno»), Tipo M (maligno).
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De Pol, Roberto. « Le metamorfosi del Pícaro. La ricezione della picaresca nell’area di lingua tedesca (1555/1562–1753). Saggi di storia sociale e comparata della letteratura, written by Alberto Martino ». Daphnis 43, no 1 (23 décembre 2015) : 283–97. http://dx.doi.org/10.1163/18796583-04301017.

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Fortunato, Vincenzo. « Classe dirigente, cultura manageriale e sviluppo nel Mezzogiorno ». SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no 162 (mars 2022) : 184–207. http://dx.doi.org/10.3280/sl2022-162009.

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L'articolo analizza alcuni dei principali risultati che emergono da una recente ricerca sulla presenza di manager e dirigenti nelle imprese meridionali e, più in generale sulla scarsa diffusione della cultura manageriale al Sud. Il ruolo svolto dai dirigenti d'impresa nello sviluppo del Mezzogiorno è un tema tanto rilevante quanto poco o affatto esplorato dalla letteratura socioeconomica che focalizza, invece, l'attenzione soprattutto sul ruolo degli imprenditori, dei sindacati e delle istituzioni. I manager e i dirigenti aziendali costituiscono, invece, un banco di analisi privilegiato e utile a comprendere le dinamiche all'interno delle imprese, le tensioni con l'imprenditore, gli elementi di arretratezza e innovazione, le potenzialità e i vincoli allo sviluppo di imprese moderne, competitive e in grado di affrontare con successo le sfide dei mercati globali. Utilizzando i dati, l'obiettivo è quello di approfondire la nostra conoscenza sul ruolo del management; di comprendere se e in quale misura la diffusione della cultura manageriale rappresenta un fattore in grado di influire sullo sviluppo; attraverso quali politiche e interventi è possibile rimuovere gli ostacoli e promuovere lo sviluppo della cultura manageriale nelle realtà del Mezzogiorno; qual è il ruolo dei contesti locali e degli altri attori dello sviluppo.
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Pelliccioli, G. P., P. Chiarini, P. Floridi, F. Leone, M. Franceschini, E. Todeschini et M. Zampolini. « Riorganizzazione plastica cerebrale post-ictus ». Rivista di Neuroradiologia 13, no 1 (février 2000) : 99–104. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300118.

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Lo sviluppo delle moderne tecniche di immagini non invasive ha determinato un notevole progresso nelle conoscenze del recupero funzionale dopo ictus, potenzialmente di grande utilità per la messa a punto di programmi terapeutici e riabilitativi. Diversi meccanismi sono stati proposti, quali l'attivazione di vie derivanti dalle aree corticali motorie omolaterali al lato paretico, il reclutamento di aree corticali adiacenti alla lesione, il rinforzo di circuiti neuronali preesistenti, lo stabilirsi di nuove connessioni a livello sinaptico. Considerati i dati contraddittori della letteratura, abbiamo effettuato un studio mediante Risonanza Magnetica funzionale (fMRI) con lo scopo di definire meglio il ruolo delle proiezioni omolaterali e i fenomeni di riorganizzazione plastica post-ictale delle aree corticali motoria primaria (M1), premotoria laterale (PML) e supplementare motoria (SMA). Sono stati studiati 14 pazienti con pregresso ictus ischemico sottocorticale in buon recupero funzionale, 7 con emiparesi destra e 7 con emiparesi sinistra, ad una distanza mediana di 61 giorni dall'evento ischemico. I risultati hanno evidenziato durante il movimento della mano paretica un'attivazione bilaterale della M1 ed in misura minore delle PML e SMA, mentre si è registrata un'attivazione controlaterale più selettiva durante il movimento della mano sana. I dati sembrerebbero dimostrare che una maggiore attivazione delle aree motorie corticali omolaterali alla lesione sia un importante meccanismo di compenso al danno funzionale conseguente ad ictus non solo nella fase postacuta ma anche nella fase di stabilizzazione.
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Cignetti, Luca, Silvia Demartini, Simone Fornara et Vincenzo Todisco. « Editoriale ». DIDIT. Didattica dell’italiano. Studi applicati di lingua e letteratura, no 1 (9 novembre 2021) : VII—VIII. http://dx.doi.org/10.33683/didit.21.01.00.

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Résumé :
Prende l’avvio, con questo fascicolo, DIDIT. Didattica dell’italiano. Studi applicati di lingua e letteratura, una nuova rivista scientifica nata dalla collaborazione tra il Centro competenze didattica dell’italiano lingua di scolarizzazione del Dipartimento formazione e apprendimento della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana e l’Alta scuola pedagogica dei Grigioni. Alla rivista partecipano quindi due istituzioni universitarie che si occupano della formazione degli insegnanti del Ticino e dei Grigioni, i due cantoni svizzeri in cui l’italiano è lingua ufficiale (nei Grigioni accanto al tedesco e al romancio): un contesto del tutto particolare, che vede l’italiano insieme lingua di scolarizzazione e lingua prima (in Ticino e nel Grigioni italiano), lingua seconda (in Ticino) e lingua straniera nella scuola dell’obbligo (nella parte tedesca del Canton Grigioni). In una realtà così peculiare dal punto di vista linguistico e culturale, DIDIT intende offrire uno strumento di ricerca e aggiornamento rivolto a chi opera, per ragioni di studio o di lavoro, nell’ambito della didattica dell’italiano come lingua prima, come lingua seconda o come lingua straniera. Vista la particolare situazione linguistica del Canton Grigioni, del limitrofo Alto Adige e tenuto conto delle diverse altre lingue presenti sul territorio grigionese e ticinese accanto alle lingue ufficiali, la nuova rivista prende in considerazione anche la ricerca sulla didattica del plurilinguismo. In questo senso la rivista si presenta come luogo di scambio scientifico privilegiato e unico nel panorama delle pubblicazioni scientifiche presenti sul territorio nazionale svizzero e come uno dei pochi strumenti a livello internazionale che prendono in esame l’italiano nei diversi contesti di insegnamento; l’obiettivo sul medio-lungo termine è di configurarsi come un punto di riferimento nel campo degli studi sulla didattica dell’italiano e del plurilinguismo, caratterizzati dal costante connubio tra dimensione teorica e dimensione applicativa. DIDIT è divisa in tre sezioni: Studi e ricerche, Esperienze didattiche e Recensioni e segnalazioni. La prima, affidata alla penna di studiose e studiosi di chiara fama nel settore della didattica della lingua e della letteratura italiana (in questo primo numero Maria G. Lo Duca e Giuliana Fiorentino e, per la tematica del plurilinguismo, Ruth Videsott), accoglie approfondimenti teorici su temi afferenti agli ambiti didattici sopra ricordati. La seconda è dedicata a esempi di applicazioni e percorsi didattici, affidati a studiose e studiosi, ricercatrici e ricercatori, docenti attive e attivi nella scuola di ogni ordine e grado (in questo numero Livia Radici Tavernese, Daniele Dell’Agnola, Stefania Crameri e Daniela Kappler). La terza presenta, infine, recensioni di libri e studi che possono contribuire all’innovazione didattica nelle discipline di riferimento e a segnalazioni di opere – come albi illustrati, poesie, raccolte di racconti e romanzi – rivolte a lettori di diverse fasce di età. Tenuto conto dei contesti minoritari con cui si vede confrontato l’italiano in Svizzera, la rivista ambisce a diventare anche uno strumento per il sostegno e la promozione della lingua italiana in questo contesto nazionale, e non solo. In tal senso, si propone di estendere il proprio orizzonte agli studi sulla didattica dell’italiano in un’accezione ampia, che accolga prospettive plurali e sguardi capaci di spaziare dalla teoria all’applicazione pratica, avendo sempre come obiettivo di fondo un aggiornamento costante sulle strategie, sui metodi, sulle ricerche volte a migliorare e a innovare l’insegnamento dell’italiano. In tal modo la rivista garantisce lo scambio e la comunicazione tra il mondo della ricerca e quello della scuola, a livello nazionale e internazionale: attraverso la scelta dei temi, degli ambiti di ricerca e di riflessione, DIDIT vuole così rispondere alle sfide didattiche e teoriche poste alla disciplina e stimolare il dibattito scientifico e pubblico.
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Russo, Marcello, Filomena Buonocore et Maria Ferrara. « Inquadramento concettuale, prospettive teoriche e tendenze evolutive negli studi sulla diversitŕ nei gruppi di lavoro ». STUDI ORGANIZZATIVI, no 1 (décembre 2012) : 33–63. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-001002.

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Résumé :
La diversitŕ nei gruppi di lavoro rappresenta un tema di grande interesse per il mondo accademico e manageriale. La crescente attenzione verso tale tematica č riconducibile a due fenomeni ricorrenti nelle realtŕ organizzative moderne. Da un lato si consideri la diffusa tendenza nelle aziende ad un estensivo utilizzo del gruppo quale strumento per favorire processi decisionali su problemi complessi, una maggiore flessibilitŕ ed una efficace gestione della complessitŕ ambientale. Dall'altro lato si osserva la rilevanza dei recenti cambiamenti demografici della forza lavoro, caratterizzati da un incremento della partecipazione delle donne, degli ultracinquantenni e delle minoranze etnico-razziali alla vita lavorativa che hanno reso la diversitŕ un fenomeno o una condizione quotidianamente presente nell'organizzazione. La letteratura sul tema evidenzia che la diversitŕ rappresenta un'arma a doppio taglio, rappresentando al tempo stesso un valore aggiunto ed un elemento di debolezza per le organizzazioni. L'eterogeneitŕ dei componenti di un gruppo, infatti, rappresenta un valore aggiunto per le aziende alla luce della pluralitŕ di competenze, abilitŕ e frame cognitivi presenti che favorisce la considerazione di prospettive di analisi nuove e altrimenti mai considerate. Tuttavia, se non adeguatamente gestita, la diversitŕ puň trasformarsi rapidamente in un elemento di debolezza. La diversitŕ, infatti, puň accrescere la tensione all'interno del gruppo, favorendo la nascita di coalizioni o sottogruppi che possono minare la coesione interna e ridurre la capacitŕ decisionale di un gruppo. Alla luce delle presenti considerazioni, questo articolo si propone di illustrare i principali meccanismi di azione della diversitŕ all'interno dei gruppi di lavoro. Al fine di favorire una maggiore comprensione del tema, sarŕ affrontato in primis il problema dell'inquadramento concettuale attraverso un'analisi delle principali definizioni presenti in letteratura ed una descrizione delle dimensioni piů rilevanti con cui la diversitŕ puň manifestarsi all'interno dei gruppi di lavoro. Nella seconda parte del lavoro si considerano gli effetti che la diversitŕ produce sulle dinamiche organizzative dei gruppi di lavoro. L'attenzione č posta su una serie di prospettive di analisi che permettono di illustrare gli effetti che la diversitŕ puň generare sui processi relazionali e sui processi decisionali di gruppo. Infine, considerati i recenti contributi sul tema, il lavoro si conclude delineando tre aree di ricerca futura che possono stimolare un proficuo dibattito tra gli studiosi sul tema e rappresentare allo stesso tempo un'interessante research agenda per gli anni avvenire.
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Nahlieli, O. « Complications of traditional and modern therapeutic salivary approaches ». Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no 2 (avril 2017) : 142–47. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1604.

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Le complicanze dopo chirurgia tradizionale delle ghiandole salivari sono notoriamente documentate in letteratura e comprendono: la sindrome di Frey, la paralisi parziale o completa del nervo facciale, le lesioni del nervo grande auricolare, lo scialocele, la fistola salivare e gli esiti cicatriziali a livello della cute del volto. Per contro, le principali complicanze secondarie ai trattamenti endoscopici risultano essere l’avulsione del dotto salivare, le stenosi secondarie, la tumefazione ghiandolare, le fistole salivari, le perforazioni da falsa strada, le ranule post- traumatiche e le parestesie del nervo linguale. In generale, le moderne tecniche di chirurgia minimamente invasiva mostrano un tasso di complicanze post-operatorie significativamente inferiore rispetto alla chirurgia tradizionale delle ghiandole salivari. Tuttavia, un confronto tra le due strategie chirurgiche non può svolgersi correttamente perché esse sono applicate a diversi ambiti patologici. La combinazione di più tecniche di chirurgia minimamente invasiva rende sfumata la linea di confine tra chirurgia “tradizionale” e “moderna”, risultando utile e necessaria una più dettagliata descrizione del progressivo abbandono delle tecniche tradizionali a favore delle nuove.
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Guerra, Alessandro, Marco Meriggi, Christopher Calefati, Catherine Brice, Paolo Conte, Maria Pia Casalena et Agnese Visconti. « Recensioni ». IL RISORGIMENTO, no 1 (mai 2022) : 153–87. http://dx.doi.org/10.3280/riso2022-001006.

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Résumé :
- Francesco Benigno e Daniele Di Bartolomeo, Napoleone deve morire. L'idea di ripetizione storica nella Rivoluzione francese, Roma, Salerno, 2020, 194 p. br/> - Salvatore Santuccio, Uno stato nello stato. Sette segrete, complotti e rivolte nella Sicilia di primo Ottocento, Acireale, Bonanno, 2020, 301 p.- Enrico Francia, Oggetti risorgimentali. Una storia materiale della politica nel primo Ottocento, Roma, Carocci, 2021, 180 p.- Jacopo De Santis, Tra altari e barricate. La vita religiosa a Roma durante la Repubblica romana del 1849, Firenze, Firenze University Press, 2021, 282 p.- Giampaolo Conte, Il credito di una nazione. Politica, diplomazia e società di fronte al problema del debito pubblico italiano. 1861-1876, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2021, 114 p. - Massimo Baioni, Vedere per credere. Il racconto museale dell'Italia unita, Roma, Viella, 2020, 266 p.- Gabriele B. Clemens, Geschichte des Risorgimento. Italiens Weg in die Moderne (1770-1870), Wien-Köln, Böhlau, 2021, 264 p.- Du "Grand Tour" au Traité de Rome: l'Europe au bout du voyage, sous la direction de Francis Démier et Elena Musiani, Rennes, Presses universitaires, 2021, 186 p.
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Marinaro, Nicole. « «LE MANI LE HO GIALLE PERCHÉ È L’ITALIANO» : BIOGRAFIE LINGUISTICHE E AUTORAPPRESENTAZIONI DI GERMANOFONI IN ALTO ADIGE ». Italiano LinguaDue 13, no 2 (26 janvier 2022) : 277–302. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/17138.

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L’approccio biografico, sempre più diffuso in letteratura e caratterizzato da «un grado di granularità molto significativo a livello qualitativo» (Franceschini, Veronesi, 2016), permette di assumere una prospettiva emica rispetto alle percezioni e autorappresentazioni dei parlanti. Combinando i metodi dell'intervista narrativa e dell'autoritratto linguistico, il presente contributo si propone di indagare il vissuto di due gruppi di parlanti germanofoni inseriti nel peculiare contesto sociolinguistico altoatesino: da un lato persone provenienti dalla Germania che abitano in Alto Adige, dall'altra persone sudtirolesi di lingua tedesca. Dopo una discussione teorico-metodologica sull'aspetto collettivo e co-costruito delle autobiografie linguistiche, si presenteranno i risultati della ricerca, con una particolare attenzione alla percezione dell'italiano da parte degli informatori e alle rappresentazioni dei loro percorsi di apprendimento. “My hands are yellow because it’s Italian”: linguistic biographies and self-representations of German speakers in Alto Adige The biographical approach, increasingly popular in the literature and characterized by “a very significant degree of granularity at the qualitative level” (Franceschini, Veronesi, 2016), allows us to take an emic perspective with respect to speakers’ perceptions and self-representations. Combining narrative interview methods and linguistic self-portraits, this contribution aims to investigate the experiences of two groups of German-speaking speakers embedded in the peculiar sociolinguistic context of South Tyrol: on the one hand, people from Germany who live in South Tyrol, and on the other hand, German-speaking South Tyroleans. Following a theoretical-methodological discussion on the collective and co-constructed aspect of linguistic autobiographies, the research results will be presented, with particular attention to the perception of Italian by the informants and the representations of their learning paths.
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Watson, Stephen H. « Proust’s Disenchantments, the “Repoetization” of Experience, and the Lineaments of the Visible ». Chiasmi International 21 (2019) : 117–34. http://dx.doi.org/10.5840/chiasmi20192115.

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This paper investigates the role of literature and, in particular, Proust in Merleau-Ponty’s late works’ rehabilitation of the ontology of the sensible. First, I trace Proust’s role in Phenomenology of Percpetion, contrasting it with the somewhat more paradigmatic status as a model it plays in the late works. Second, I compare this with the role of the novel as partial myth in Schelling, who also played an essential role in Merleau-Ponty’s refiguration of the sensible. I briefly trace his examination of the historical or “sociological meaning” of literature through works of the fifties, beginning with his Collège de France candidacy proposal and continuing through his examination of the rationality of modern disenchantment (Entzauberung) or dépoétization in the Adventures of the Dialectic. Finally, discussing the late analysis of Proust against this backdrop, I conclude with considerations concerning the relevance of Merleau-Ponty’s overall analysis of Proust both in his thought and contemporary literary criticism and philosophy more generally. Cet article examine le rôle de la littérature et, en particulier, celui de Proust, dans la réhabilitation ontologique du sensible qui se trame dans les derniers écrits de Merleau-Ponty. En premier lieu, je retracerai le rôle de Proust dans la Phénoménologie de la perception, en l’opposant au statut quelque peu plus paradigmatique, comme s’il s’agissait d’un modèle, qu’il joue dans le dernier Merleau-Ponty. Deuxièmement, je comparerai cela avec la fonction du roman conçu comme un mythe incomplet chez Schelling, qui a aussi joué un rôle essentiel dans la reconfiguration du sensible chez Merleau-Ponty. Je décrirai brièvement son analyse de la « signification sociologique » ou historique de la littérature à travers des oeuvres des années ’50, en me penchant, d’abord, sur sa candidature au Collège de France, et, ensuite, sur son étude de la rationalité du désenchantement moderne (Entzauberung) ou dépoétisation dans les Aventures de la dialectique. Finalement, en examinant les dernières analyses de Proust à partir de ces prémisses, je conclurai avec des considérations sur l’intérêt de l’ensemble de l’analyse que Merleau-Ponty fait de Proust à la fois pour sa pensée, pour la critique littéraire contemporaine et, plus généralement, pour la philosophie.Il presente articolo indaga il ruolo della letteratura e, in particolare, di Proust nella riabilitazione ontologica del sensibile negli ultimi scritti di Merleau-Ponty. In primo luogo, si delinea il ruolo di Proust nella Fenomenologia della percezione, contrapponendolo, in qualche modo, allo statuto paradigmatico di modello che l’autore riveste nei lavori dell’ultimo Merleau-Ponty. In secondo luogo, si confronta questo con il ruolo del romanzo come mito parziale in Schelling, che pure ha giocato una parte essenziale nella rifigurazione del sensibile in Merleau-Ponty. Si articolerà brevemente il significato storico o sociologico della letteratura attraverso gli scritti degli anni Cinquanta, a partire dalla proposta di candidatura di Merleau-Ponty al Collège de France e proseguendo mediante il suo esame della razionalità del disincanto moderno (Entzauberung) o depoetizzazione ne Le avventure della dialettica. Infine, esaminando l’ultima lettura di Proust a partire da queste analisi, propongo una considerazione riguardo alla rilevanza complessiva dell’autore della Recherche nella riflessione di Merleau-Ponty e, più in generale, nella critica letteraria e nella filosofia contemporanee.
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Del Missier, Giovanni. « Le mutilazioni genitali femminili ». Medicina e Morale 49, no 6 (31 décembre 2000) : 1097–143. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2000.774.

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L’articolo intende approfondire la tematica delle mutilazioni genitali femminili (MGF) per esprimere un fondato giudizio morale su queste pratiche e offrire delle linee di riferimento per la promozione di comportamenti sociali giusti e responsabili, nel pieno rispetto della dignità personale delle donne coinvolte. L’autore offre un quadro generale del fenomeno, emergente anche in Italia, individuando le testimonianze storiografiche delle MGF, le diverse tipologie di intervento, le conseguenze psico-fisiche che esse comportano per le donne che vi si sottopongono, la distribuzione geografica e quantitativa dei soggetti coinvolti. Vengono esaminate le motivazioni tradizionalmente addotte a giustificazione di queste pratiche e le teorie esplicative moderne fornite dalle scienze umane che hanno tentato di interpretare in vario modo le mutilazioni sessuali, con particolare attenzione alla riflessione ispirata ai diritti umani. Successivamente, vengono considerati criticamente i paradigmi etici più utilizzati in letteratura per schierarsi a favore o contro la legittimità delle MGF. I limiti rilevati inducono l’autore ad inquadrare il discorso in una più ampia cornice di tipo antropologico personalista e a percorrere una via di soluzione equidistante dal culturicentrismo e dal relativismo culturale. Sulla base del significato della corporeità si sostiene la grave illiceità delle pratiche mutilatorie, analizzando nel dettaglio le responsabilità dei diversi attori sociali che vi si possono trovare coinvolti. Sulla scorta di alcune argomentazioni derivate per analogia dai Teologi Dottori della tradizione cattolica viene individuato, inoltre, un criterio minimale di riferimento per avviare un dialogo interculturale non direttivo né paternalistico, ma rispettoso e fermo che conduca le etnie, presenti nella società italiana, a superare queste pratiche trasformandole in una nuova ritualità non cruenta, senza compromettere il patrimonio di valori che esse vorrebbero salvaguardare e trasmettere. L’esposizione si conclude con una serie di indicazioni volte a guidare la progettazione di interventi sociali finalizzati a modificare le tradizioni dannose per la salute, secondo una strategia ispirata non solo all’efficacia, ma soprattutto al rispetto della dignità umana e delle diversità culturali, con particolare riguardo ai problemi delle donne, delle famiglie, delle comunità di riferimento, degli operatori socio-sanitari e alla questione dell’introduzione di norme penali specifiche anti-MGF.
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Quak, Arend. « Giulio Simone, LS vs. LF. La traduzione frammentaria in antico alto tedesco della Lex Salica e la sua base latina (Biblioteca del dipartimento di lingue e letterature straniere moderne dell'universitá di Bologna 5). - Pàtron editore, Bologna 1991. 174 S. » Amsterdamer Beiträge zur älteren Germanistik 35, no 1 (18 avril 1992) : 217–18. http://dx.doi.org/10.1163/18756719-03501019.

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Janssen, Geert H. « Les Modes de la conversion confessionnelle á l’époque moderne. Autobiographie, altérité et construction des identités religieuses. Edited by Maria-Cristina Pitassi and Daniela Solfaroli Camillocci. (Biblioteca della Rivista di Storia e Letteratura Religiosa. Studi, 23.) Pp. xxviii+270 incl. 2 figs+1 pull-out plate. Florence : Olschki, 2010. €29 (paper). 978 88 222 5967 7 ». Journal of Ecclesiastical History 63, no 2 (15 mars 2012) : 407–8. http://dx.doi.org/10.1017/s0022046911003174.

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Alloatti, Sara. « L’insegnamento della letteratura italiana nei licei della Svizzera tedesca ». Versants. Revista suiza de literaturas románicas 2, no 67 (31 octobre 2020). http://dx.doi.org/10.22015/v.rslr/67.2.4.

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Gli approcci seguiti nell’insegnamento della letteratura italiana nei licei della Svizzera tedesca si riflettono nell’eterogeneità delle proposte didattiche dei manuali prodotti sul territorio e degli scenari e dossier condivisi sulla piattaforma collaborativa italianoascuola.ch. In alcuni, si può notare una tendenza a un approccio ermeneutico che ben si concilia con la scelta prevalente di trattare approfonditamente poche letture integrali, ma non restano isolati canoni orientati a criteri storico-biografici e perlomeno parziali trattazioni di testi in forma antologica. Anche se mancano dati rappresentativi sulle tipologie di testi letti e di attività didattiche svolte, sono diverse le fonti attraverso le quali è possibile rilevare perlomeno una selezione dei testi più letti. Keywords: letteratura di lingua italiana, insegnamento dell’italiano LS, manualistica, reti tra insegnanti, piattaforma partecipativa
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Ressel, Magnus. « DIE ZERSTÖRUNG DER CAPITULARIEN DES FONDACO DEI TEDESCHI IM SCHLOSS WÄSSERNDORF AM ENDE DES ZWEITEN WELTKRIEGES ». Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 93, no 1 (janvier 2014). http://dx.doi.org/10.1515/qfiab.2014.93.1.377.

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RIASSUNTONonostante la situazione documentaria favorevole, da più di cento anni l’attenzione della ricerca si è rivolta solo raramente alla storia commerciale tra i territori tedeschi e veneziani nell’epoca moderna. Uno dei motivi ne è la distruzione di un importante fondo documentario della cosiddetta Nazione Alemana, ovvero il gruppo dei commercianti tedeschi a Venezia, avvenuta durante la seconda guerra mondiale per la coincidenza di molteplici tragiche circostanze. I capitolari del Fondaco dei Tedeschi, che erano stati portati dallo storico Freiherr Götz von Pölnitz a Schloss Wässerndorf in Franconia, furono colà bruciati negli ultimi giorni della guerra durante un’azione di rappresaglia eseguita dall’esercito americano. Anche se nella letteratura specialistica non mancano gli accenni alla distruzione dei capitolari, non si apprende quali documenti comprendessero e quali ne fossero i contenuti; restano sconosciute pure le circostanze in cui avvenne la loro distruzione, e non si precisa come potrebbero eventualmente essere sostituiti. Nel presente contributo si tenta di dare una risposta quanto più esauriente possibile a tali quesiti. Da una parte si vuole in tal modo aggiungere un ulteriore tassello alla storia delle distruzioni di archivi durante la seconda guerra mondiale, e dall’altra parte stimolare la ricerca sulla storia commerciale e dei contatti tra i territori tedeschi e veneziani nell’epoca moderna.
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Hempfer, Klaus W. « Francesco Fiorentino, Giovanni Sampaolo (Hgg.) : Atlante della letteratura tedesca ». Zeitschrift für deutsche Philologie, no 2 (17 juillet 2013). http://dx.doi.org/10.37307/j.1868-7806.2013.02.13.

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