Articles de revues sur le sujet « Letteratura italiana XVIII secolo »

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Sárközy, Péter. « Fortuna e traduzione delle opere letterarie italiane in Ungheria ». Italianistica Debreceniensis 25 (29 mars 2020) : 20–35. http://dx.doi.org/10.34102/itde/2019/5552.

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Résumé :
La critica letteraria, sia in Ungheria che in Italia, ha prestato grande attenzione alla fortuna e all'irradiazione della letteratura italiana in Ungheria, basti pensare ai tredici volumi, frutto della collaborazione scientifica della Fondazione Giorgi Cini di Venezia e dell'Accademia ungherese delle scienze. L'articolo mira a offrire un'ampia panoramica del successo della letteratura italiana in Ungheria, soprattutto attraverso le traduzioni. L'articolo esamina i vari periodi storici e i movimenti letterari che hanno caratterizzato i contatti letterari tra i due paesi. Fino alla seconda metà del XVIII secolo, l'irradiazione della letteratura italiana si manifestava innanzitutto nell'adozione dei suoi modelli letterari e delle sue formule poetiche nelle opere dei maggiori autori della letteratura ungherese. Il diciannovesimo secolo vide invece la stagione della traduzione dei grandi classici della prima letteratura italiana (Dante, Petrarca e Boccaccio) tradotti di nuovo nel ventesimo secolo, grazie anche all'impegno degli italiani magiari. Infine, l'articolo si concentra sulla situazione attuale, descrivendo le traduzioni di autori contemporanei.
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2

Alcini, Laura. « PAOLO ANTONIO ROLLI PRIMO TRADUTTORE DI MILTON UN POETA, EDITORE, POLEMISTA E MAESTRO D'ITALIANO NELL'INGHILTERRA DEL SETTECENTO ». Forum Italicum : A Journal of Italian Studies 39, no 2 (septembre 2005) : 398–420. http://dx.doi.org/10.1177/001458580503900205.

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Résumé :
Il saggio intende ricostruire la vicenda biografica e letteraria di Paolo Antonio Rolli, intellettuale eclettico nella Londra del secolo diciottesimo, a cui spetta il merito, scarsamente riconosciuto, di precursore e fautore degli scambi letterari tra Italia e Gran Bretagna. Per almeno trenta anni Rolli fu infatti uno dei più autorevoli rappresentanti della lingua e della cultura italiana a Londra, diventandone principale ambasciatore. Oltre al Rolli poeta arcade, librettista ed editore-filologo esiste anche un Rolli docente di lingua italiana la cui vocazione maieutica si esprime nell'intento, assolutamente moderno, di rendere più vicini il mondo letterario inglese e quello italiano. Egli si colloca d'altronde nella scia di quella corrente culturale che, già dal secolo XVII, aveva visto la lingua italiana diventare fulcro della formazione culturale anglosassone. Tendenza che in John Milton aveva trovato il suo più illustre rappresentante. L'attività di traduttore, dai classici e dai moderni, costituisce senza dubbio la parte fondamentale della produzione di Paolo Rolli, particolarmente intensa durante la permanenza inglese. Il più importante lavoro traduttivo rimane la versione italiana del Paradise Lost di J. Milton che impegnò il poeta per circa quindici anni. L'opera, pionieristica per l'epoca, rappresenta una pietra miliare della critica italiana in rapporto alla letteratura inglese.
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Miletti, Marco Nicola. « Le facce d’un diamante. Appunti per una storia dell’immediatezza nella procedura penale italiana ». Revista Brasileira de Direito Processual Penal 7, no 2 (29 août 2021) : 827. http://dx.doi.org/10.22197/rbdpp.v7i2.596.

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Il saggio ripercorre alcune tappe dell’evoluzione del principio di immediatezza nella procedura penale italiana, entro l’arco cronologico compreso tra la fine del secolo XVIII e il codice Finocchiaro-Aprile del 1913. Dopo una breve rassegna delle diverse definizioni del lemma e un cenno diacronico alla demarcazione dal concetto di oralità, la ricerca muove dagli spunti offerti da ‘pionieri’ quali Francesco Mario Pagano e Niccola Nicolini; esamina la letteratura europea (francese e, soprattutto, tedesca) che permeò la riflessione dei giuristi italiani; quindi si addentra nella stagione post-unitaria. Quest’ultima fu connotata dal contrasto tra un codice di rito (1865) ancora prettamente inquisitorio e una dottrina tutt’altro che compatta: se i primi commentari e, ancor piú, la scuola carrariana classificavano l’immediatezza tra i canoni inderogabili della giustizia liberale, la scuola positiva vi scorgeva un indebito cedimento alle interferenze popolari ed emotive nel dibattimento. La lunga elaborazione del codice Finocchiaro-Aprile non solo stimolò un serrato confronto dottrinale ma partecipò a quel movimento per l’oralità grazie al quale Chiovenda confidava di modernizzare il rito civile e penale.
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Comberiati, Daniele, et Alessandra Giro. « Straniamenti e spaesamenti a confronto nella letteratura italiana ed europea del XVIII e XIX secolo ». Incontri. Rivista europea di studi italiani 36, no 1 (9 septembre 2021) : 7–17. http://dx.doi.org/10.18352/inc11003.

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Muecke, Frances. « Orazio nella letteratura italiana : Commentatori, traduttori, editori italiani di Quinto Orazio Flacco dal XV al XVIII secolo (review) ». Parergon 22, no 2 (2005) : 225–26. http://dx.doi.org/10.1353/pgn.2006.0029.

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Donnici, Fabio. « Collezioni e collezionisti di reperti archeologici in Basilicata tra il XVIII e gli inizi del XX secolo ». ACME 74, no 2 (14 septembre 2022) : 41–94. http://dx.doi.org/10.54103/2282-0035/18662.

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Résumé :
Ad oggi non esistono in letteratura studi specificatamente dedicati al collezionismo privato di antichità in Basilicata, al contrario di quanto avvenuto in altre regioni limitrofe del Meridione d’Italia. Eppure, ad un’attenta disamina delle fonti bibliografiche e archivistiche – queste ultime per lo più inedite – disponibili, appare evidente come questo territorio molto ricco sotto il profilo archeologico abbia in realtà conosciuto, tra il XVIII e gli inizi del XX secolo, numerose ed importanti esperienze collezionistiche a livello locale. Nel presente contributo si cercherà per la prima volta non solo di enuclearne sistematicamente episodi e protagonisti principali, ma anche di delinearne alcune linee di tendenza generali e seguirne l’evoluzione di forme e contenuti nel corso del tempo. L’intento che si vuole perseguire, in altre parole, è quello di giungere ad una messa a fuoco della “cultura collezionistica” lucana, la quale pare perfettamente inserirsi e trovare ragion d’essere nella più ampia cultura antiquaria italiana e europea del periodo considerato, offrendo al contempo nuovi dati per la conoscenza di una delle sue espressioni più peculiari: la pratica di ricercare e raccogliere testimonianze materiali del passato al fine di elaborare nuove costruzioni identitarie nel presente.
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Donatiello, Federico. « I primi contatti con il Teatro Occidentale in Romania : le traduzioni dei melodrammi di Pietro Metastasio nei Principati Danubiani alla fine del XVIII secolo/First contacts with western theatre in Romania : The translations of Pietro Metastasio's Melodrammi in Romanian Principates at the end of eighteenth century ». Hiperboreea 1, no 2 (1 décembre 2014) : 111–24. http://dx.doi.org/10.5325/hiperboreea.1.2.0111.

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Abstract Uno dei fenomeni più importanti che hanno favorito l'occidentalizzazione romanza della lingua letteraria romena è stato il largo affluire di traduzioni di letteratura francese e italiana. Nel Settecento predomina la figura del poeta italiano Pietro Metastasio con ben nove testi tradotti: il melodramma italiano arriva nei Principati con modalità peculiari in quanto le traduzioni non sono destinate tanto alla rappresentazione scenica quanto alla sola lettura; esse si basano inoltre non sul testo italiano originale ma su alcune traduzioni intermediarie in lingua neogreca. La penetrazione delle opere di Metastasio nei Principati, come pure di molta cultura occidentale, è perciò legata indissolubilmente alla cultura neogreca e ai gusti della nobiltà fanariota. per modesti compilatori come Slǎtineanu o Beldiman; la scomparsa del neogreco come lingua di cultura favorirà ulteriormente il processo di rinnovamento linguistico e letterario.
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Kallendorf, Craig. « Orazio nella letteratura italiana : commentatori, traduttori, editori italiani di Quinto Orazio Flacco dal XV al XVIII secolo. Dal codice al libro, 26. Antonio Iurilli ». Papers of the Bibliographical Society of America 101, no 3 (septembre 2007) : 426–28. http://dx.doi.org/10.1086/pbsa.101.3.24293720.

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Cattoni, Silvia. « La letteratura italiana tradotta in Argentina ». Revista de Italianística, no 34 (7 novembre 2017) : 90. http://dx.doi.org/10.11606/issn.2238-8281.v0i34p90-102.

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In due secoli di storia della letteratura argentina, lo sviluppo della letteratura italiana tradotta è in stretto rapporto con i propositi pedagogici o estetici determinati dal contesto culturale dei diversi momenti storici. In linea di massima, è possibile affermare che, dalla conformazione dello Stato nazionale e durante i primi decenni del XX secolo, la traduzione letteraria mirava ad ampliare l’orizzonte culturale di un lettore che si consolidava al ritmo della fiammante nazione. Nelle fasi successive e in stretto rapporto con la politica culturale portata avanti da Victoria Ocampo a partire dal 1931 tramite la rivista Sur e il suo posteriore progetto editoriale, la traduzione è stata soprattutto una pratica di scrittura che ebbe un’influenza decisiva nell’ordito della letteratura nazionale favorendo il suo rinnovo e incentivando le versioni di traduttori argentini. Fu questa un’apertura che favorì, durante la seconda metà del secolo, nel contesto della ricezione della letteratura universale, l’ingresso della letteratura italiana in Argentina. Il presente lavoro tratta in maniera sistematica, ma provvisoria, il panorama della letteratura italiana tradotta in Argentina. Lo scopo principale comporta il registro dei momenti più fecondi e l’interpretazione degli esiti ottenuti nei confronti della traduzione nel sistema letterario nazionale.
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Giacobbe, Giuliana Antonella. « Adelaide Bernardini : polemiche e rivalità. » Revista Internacional de Culturas y Literaturas, no 23 (2020) : 191–202. http://dx.doi.org/10.12795/ricl.2020.i23.14.

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Scrittrice di origini umbre oggi quasi sconosciuta, Adelaide Bernardini fu una delle protagoniste della letteratura italiana del XX secolo. La sua vita si vide coinvolta in diversi scandali e polemiche letterarie con autori molto famosi della letteratura italiana come Marinetti o Pirandello, che non le perdonarono il fatto di essere la moglie di Luigi Capuana e di dimostrare un carattere ribelle.
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Ajres, Alessandro. « Gustaw Herling-Grudziński e la letteratura italiana del XX secolo ». Poznańskie Studia Polonistyczne. Seria Literacka, no 39 (15 décembre 2020) : 183–93. http://dx.doi.org/10.14746/pspsl.2020.39.10.

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Magdalena Śniedziewska’s book discusses a theme in Gustaw Herling-Grudziński’s works which has not been thoroughly researched, i.e. their relationship with Italian literature. This is how we discover Herling-Grudziński as a writer who is simultaneously a great literary criticwho looks eagerly and with both interest (sometimes) and passion at the work of such authors as Nicola Chiaromonte, Ignazio Silone, Alberto Moravia, Luigi Pirandello, Tomasi di Lampedusa and Leonardo Sciascia. The opening chapter of the book discusses Herling-Grudziński’s condition as an emigrant and the changes in his attitude to Naples which became his second home after World War II; the final chapter is about the Polish writer’s difficult relationship with Italian book market, reconstructing the story of the reception of Inny świat (A World Apart) in Italy.
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Chávez, Fernando Ibarra. « Riflessioni sulla traduzione nell'ottocento messicano ». Revista de Italianística, no 34 (7 novembre 2017) : 103. http://dx.doi.org/10.11606/issn.2238-8281.v0i34p103-111.

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Per tutto il secolo XIX, la traduzione di letteratura italiana nel Messico fu un’attività praticata soprattutto dai poeti. Come mestiere artistico e professionale, alcuni membri dell’élite intellettuale del paese videro la traduzione come un problema letterario e il traduttore fu valutato come un professionista specializzato. Le prime riflessioni sul tema le troviamo nella rivista Miscelánea di José María Heredia e, col passare del tempo, vedremo che i ragionamenti intorno alla traduzione cambiarono, al punto che alla fine del secolo Francisco Sosa pubblicò un commento analitico a proposito di tre traduzioni (spagnole e messicane) della Gerusalemme Liberata del Tasso.
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Strappini, Lucia. « Il corpo e la festa nella letteratura italiana ». Revista de Italianística, no 15 (30 avril 2008) : 23. http://dx.doi.org/10.11606/issn.2238-8281.v0i15p23-44.

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Trata-se de um percurso através de alguns textos exemplares da literatura italiana relidos à luz de duas categorias conceptuais entrelaçadas: o corpo e a festa. De Orfeo de Poliziano até I quaderni di Serafino Gubbio operatore de Pirandello, passando por Boccaccio, Verga e Leopardi, essencialmente, com referências ao melodrama dos séculos XVIII e XIX.
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Petakovic, Slavko. « La base mitologica e poetica della canzone Descriptio Cucagnae di Djuro Feric ». Prilozi za knjizevnost, jezik, istoriju i folklor, no 84 (2018) : 35–46. http://dx.doi.org/10.2298/pkjif1884035p.

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La canzone Descriptio Cucagnae di ?uro Feric ? basata su una ricca tradizione mitologica e poetica. In particolare, ? evidente l?influenza dell?opera di Teofilo Foleng? e della poesia italiana. Si pu? presumere che ?il paese di Coccagna? di cui si parla nella canzone rappresenti simbolicamente Ragusa. Ecco dunque che nella canzone, dietro allo strato allegorico, viene presentata un? l?immagine satirica della societ? ragusea. Con questa immagine, l? opera di Feric coincide con la tradizione della poesia satirica della letteratura ragusea nel diciottesimo secolo.
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Duraccio, Caterina. « Relazionarsi con la terra di origine : Shirin Ramzanali Fazel, Igiaba Scego e Maryam Maio. » Revista Internacional de Culturas y Literaturas, no 23 (2020) : 203–16. http://dx.doi.org/10.12795/ricl.2020.i23.15.

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I rapporti politici tra Italia e Somalia hanno sempre destato particolare attenzione, in virtù del passato coloniale in comune. I movimenti diasporici tra i due Paesi, divisi in diversi momenti, sono stati i protagonisti del Novecento. In particolar modo, la diaspora somala assume un ruolo centrale all’interno della letteratura italiana dell’ultimo secolo, grazie alle produzioni autobiografiche di autrici come Shirin Ramzanali Fazel, Igiaba Scego e Maryam Maio. Le voci diasporiche entrano in relazione fra loro, offrendo una visione più completa di questo delicato periodo storico.
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Eccher, Christian Gianfrancov. « DECOLONIZZARE LA MENTE DEGLI ITALIANI ». Годишњак Филозофског факултета у Новом Саду 46, no 1 (19 juillet 2021) : 139–48. http://dx.doi.org/10.19090/gff.2021.1.139-148.

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In questo lavoro, ci occuperemo dell’estremo provincialismo che ha caratterizzato e caratterizza gli studi di italianistica. L’Italia, infatti, è un paese che ha perso il passo con la modernità già nel XV secolo, quando il resto d’Europa si apriva al fenomeno della „mondializzazione“. Dimostreremo come, da allora, l’Italia si sia rifugiata nel mito della Classicità e del Rinascimento, da cui non è riuscita a uscire neanche dopo che il paese si è unito in un’unica entità statuale. La grande emigrazione della fine del XIX e dell’inizio del XX secolo ha contribuito a sprovincializzare molti italiani, ma non l’arte, la letteratura e la critica letteraria. Questa, poi, ha fatto di tutto per rimuovere il periodo e le atrocità coloniali italiane in Africa. Nel secondo Dopoguerra, mentre in tutta Europa cominciava a prendere piede la critica al colonialismo, la borghesia italiana (che deteneva il potere economico, politico e culturale) preferiva ignorare il proprio scadaloso operato nel corno d’Africa, in Grecia e in Albania. Allo stesso tempo, ignorava la viva letteratura di frontiera, quella istriana. Proprio per questo motivo, nella seconda parte di questo lavoro ci occuperemo del romanzo dell’istriano di adozione Eros Sequi, “Le case di Pothia” uno spaccato sulla realtà del colonialismo italiano nel Dodecaneso e sulla società istriana e jugoslava degli anni Cinquanta del secolo scorso.
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Rao, Anna Maria. « Alberto Postigliola e la Società italiana di studi sul secolo XVIII ». Diciottesimo Secolo 7 (18 novembre 2022) : 19–25. http://dx.doi.org/10.36253/ds-13622.

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Lavenia, Vincenzo. « Metodo, ragione, guerra. La letteratura catechetica per i soldati nel XVIII secolo ». SOCIETÀ E STORIA, no 154 (février 2017) : 767–85. http://dx.doi.org/10.3280/ss2016-154008.

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Segel, Harold B., et Nicoletta Marcialis. « Caronte e Caterina : Dialoghi dei morti nella letteratura russa del XVIII secolo ». Russian Review 50, no 1 (janvier 1991) : 84. http://dx.doi.org/10.2307/130215.

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Steinsiek, Angela. « Das epistolarische Werk von Ferdinand Gregorovius. Eine Bestandsaufnahme ». Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, no 1 (20 décembre 2017) : 290–315. http://dx.doi.org/10.1515/qfiab-2017-0014.

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Résumé :
Riassunto Quello di Ferdinand Gregorovius e uno dei piu importanti carteggi del XIX secolo. Nonostante gli sforzi dell’autore di sottrarre questa parte delle sue carte al pubblico, si sono conservate diverse migliaia di lettere che, accanto alla sua opera complessiva, rivestono un valore straordinario anche dal punto di vista letterario. Indispensabili sono le lettere per ricostruire la genesi dei suoi lavori, per comprenderne la qualita nella dialettica tra letteratura e scienza, per identificare i suoi scritti anonimi. Le sue corrispondenze con studiosi, nobili, politici, scrittori, artisti ed editori rappresentano nell’insieme un documento unico della storia politica e sociale, culturale e delle scienze nel XIX secolo e permettono di farsi un’idea concreta sulle vaste reti di contatto transnazionali non solo epistolari, ma anche personali, e sulle condizioni di lavoro di uno storico che svolgeva le sue attivita liberamente e in modo indipendente. Le sue corrispondenze, coprendo diversi decenni, mettono infine in luce i rapidi sviluppi che nella loro interazione contrassegnarono la storia italiana e tedesca dell’epoca.
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Steinsiek, Angela. « Das epistolarische Werk von Ferdinand Gregorovius. Eine Bestandsaufnahme ». Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, no 1 (5 mars 2018) : 290–315. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2017-0014.

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Riassunto Quello di Ferdinand Gregorovius è uno dei più importanti carteggi del XIX secolo. Nonostante gli sforzi dell’autore di sottrarre questa parte delle sue carte al pubblico, si sono conservate diverse migliaia di lettere che, accanto alla sua opera complessiva, rivestono un valore straordinario anche dal punto di vista letterario. Indispensabili sono le lettere per ricostruire la genesi dei suoi lavori, per comprenderne la qualità nella dialettica tra letteratura e scienza, per identificare i suoi scritti anonimi. Le sue corrispondenze con studiosi, nobili, politici, scrittori, artisti ed editori rappresentano nell’insieme un documento unico della storia politica e sociale, culturale e delle scienze nel XIX secolo e permettono di farsi un’idea concreta sulle vaste reti di contatto transnazionali non solo epistolari, ma anche personali, e sulle condizioni di lavoro di uno storico che svolgeva le sue attività liberamente e in modo indipendente. Le sue corrispondenze, coprendo diversi decenni, mettono infine in luce i rapidi sviluppi che nella loro interazione contrassegnarono la storia italiana e tedesca dell’epoca.
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Di Nepi, Serena. « L'apostasia degli ebrei convertiti all'islam. Dalle carte del sant'uffizio romano (secoli XVI-XVIII) ». SOCIETÀ E STORIA, no 138 (novembre 2012) : 769–89. http://dx.doi.org/10.3280/ss2012-138005.

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La costituzione apostolica Antiqua Iudaeorum Improbitas (1581 e 1593) costituě un importante tassello nella storia delle relazioni tra gli ebrei italiani (o ebrei che in Italia abitavano) e l'Inquisizione romana. Grazie a questa disposizione, infatti, la Congregazione del Sant'Uffizio fu investita formalmente di pieni poteri di controllo sugli ebrei, allo scopo di conservare e proteggere quei principi di fede quae sunt communia tra ebraismo e cristianesimo. Tale assunto fu immediatamente usato per sorvegliare ogni aspetto della vita ebraica, dalle questioni di natura strettamente religiosa fino alla trattazione delle materie di ambito genericamente culturale o, addirittura, economico. Nella vasta gamma di casi affrontati su questa base, spiccano i viaggi degli ebrei nei territori turchi ed ogni conversione all'Islam; anche l'apostasia dall'ebraismo, infatti, venne considerata un tradimento di quei principi. Leggendo le confessione spontanee rese dagli ebrei, i dubbi e le risposte a questi stilati dai consultori sulla base della letteratura giuridica e della trattazione di casi precedenti, č possibile riflettere da una nuova prospettiva sia sulla storia degli ebrei italiani nell'etÀ del ghetto, sia sull'evoluzione della stessa Inquisizione romana.
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Cergol, Jadranka. « IMAGOLOGIA DI FRONTIERA : IL CASO DI TRIESTE ». Folia linguistica et litteraria XI, no 30 (2020) : 93–107. http://dx.doi.org/10.31902/fll.30.2020.6.

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L’articolo si propone di delineare lo stato degli studi imagologici di frontiera analizzando due sistemi letterari che nascono e si sviluppano nello stesso luogo, ma in due lingue diverse: la letteratura italiana e quella slovena in una città che è l’emblema dell’incontro tra le due etnie, cioè Trieste. Dopo un’introduttiva riflessione metodologica sulle letterature comparate e sul metodo imagologico, verranno presi in considerazione soprattutto quegli autori triestini lungo tutto l’arco del 20° secolo che riflettono nelle loro opere letterarie l’incontro con il vicino, concittadino nella stessa città, ma di lingua e cultura diversa. Saranno messe in risalto alcune considerazioni di tipo storico-letterario che rispecchiano l’ambiente multiculturale di Trieste e il dialogo tra le sue due identità.
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Farinella, Calogero. « Caleb Williams, o l’umamanità divisa : letteratura e politica in William Godwin ». ACME 74, no 1 (26 novembre 2021) : 99–116. http://dx.doi.org/10.54103/2282-0035/16794.

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Storico dai molteplici interessi, bibliotecario, musicista, uomo di cultura e grande modernista, studioso, in particolare, dell’Italia settecentesca, Calogero Farinella ci ha prematuramente lasciati nel giugno del 2019, a poco più di sessanta anni. Le sue pubblicazioni sulla Genova del Settecento e sulla scienza illuminista (veronese specialmente: Francesco Bianchini, Anton Mario Lorgna e l’Accademia dei Quaranta) fanno e faranno sempre data negli studi di storia della cultura. Allievo tra i più brillanti di Salvatore Rotta (1926-2001), dal quale mutuò la passione per il XVIII secolo in particolare, Farinella si laureò sotto la sua guida su William Godwin (1756-1836), padre di Mary Shelley, filosofo e scrittore politico di area libertaria, che, con la sua fondamentale opera, marchia a fuoco il passaggio, in Gran Bretagna, dai Lumi al Romanticismo. Sulla figura e gli scritti di Godwin, ricavandoli dalla propria dissertazione di laurea, Farinella estrasse e pubblicò, negli anni Ottanta del secolo scorso, due articoli, apparsi nel volume della «Miscellanea storica ligure» contenente gli Studi in onore di Francesco Cataluccio (William Godwin ed il suo Journal all’epoca della Rivoluzione Francese, xv, 1984), e poi su Studi settecenteschi (Il governo più semplice. Il mito democratico-repubblicano in William Godwin, viii, 1987). Un terzo ampio articolo, che contiene spunti davvero interessanti sul romanzo utopistico di Godwin, rimase inedito, sino a oggi, malgrado l’oggettivo e rilevante valore del contributo di Farinella. Crediamo, pertanto, di fare cosa gradita alla memoria dell’amico e dello studioso pubblicandolo per la prima volta, in questa sede.
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Varga, Mónika. « Book Reivew : A huszadik századi olasz irodalom—Történet, szerzók, müek (La letteratura italiana del ventesimo secolo—Storia, autori, opere) ». Forum Italicum : A Journal of Italian Studies 39, no 1 (mars 2005) : 289–92. http://dx.doi.org/10.1177/001458580503900131.

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D'Achille (book author), Paolo, et Marcel Danesi (review author). « Sintassi del parlato e tradizione scritta della lingua italiana. Analisi di testi dalle origini al secolo XVIII ». Quaderni d'italianistica 12, no 2 (1 octobre 1991) : 320–21. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v12i2.10491.

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Cirillo, Vincenzo, et Ornella Zerlenga. « Entre arquitectura y geometría. Un ejemplo de escalera oval en la toba napolitana ». EGA Revista de Expresión Gráfica Arquitectónica 25, no 39 (22 juillet 2020) : 196. http://dx.doi.org/10.4995/ega.2020.11962.

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<p>Questa ricerca è dedicata allo studio della configurazione geometrica della scala come spazio rappresentativo dell’architettura. Questo contributo analizza una sorprendente scala, situata a Napoli (Italia) a Capodimonte, costruita in tufo (con sistema a sbalzo) e con sviluppo spaziale su una pianta a forma di cono rovescio. I metodi di indagine adottati sono stati il rilievo architettonico (diretto e con scanner laser) e l’analisi geometrica delle forme. I dati raccolti hanno permesso di riconoscere in questa scala la presenza di un grande pensiero progettuale capace di costruire una scala ovata a sbalzo nel tufo, adattando il suo sviluppo a un’elica conica invertita. Il modello della scala ovata è stato analizzato anche nei trattati di architettura italiana dal XVI al XVIII secolo.</p>
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Sampieri, Angelo, et Beatrice Agulli. « Campagne italiane contemporanee. Spazi della produzione agricola specializzata a Capo Pachino ». CRIOS, no 21 (novembre 2021) : 58–69. http://dx.doi.org/10.3280/crios2021-021006.

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La diffusione di produzioni agricole specializzate consente di osservare il modo in cui stanno cambiando porzioni importanti della campagna contemporanea italiana. Tali produzioni difatti assumono in Italia caratteri particolari che le sottraggono a molte delle osservazioni (e delle generalizzazioni) che nella letteratura internazionale guardano gli spazi dell'agricoltura specializzata come piattaforme monofunzionali, regolate da rigide infrastrutturazioni e da sofisticati programmi logistici che le escludono dai contesti entro i quali sono collocate. Le differenze appaiono particolarmente rilevanti a Capo Pachino, dove la produzione specializzata di pomodori, seppure presente da oltre mezzo secolo, e capace di generare un'economia di grande importanza a livello non solo locale, ha costruito spazi segnati da una certa instabilità delle organizzazioni e transitorietà delle forme. Questa infrastrutturazione debole di Capo Pachino, che da un lato comporta fragilità enormi di gestione e governo del comparto produttivo, garantisce dall'altro anche il suo dinamismo, la sua apertura e la sua capacità di essere attraversato da usi e relazioni molteplici. È in ragione di questi caratteri che l'articolo muove alcune riflessioni di natura progettuale e operativa sulla relazione tra produzione specializzata e trasformazione delle campagne contemporanee
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Porta, Pier Luigi. « Adam Smith’s Subjective Stance. A Comment on Professor Hutchison’s « Before Adam Smith » ». Journal of Public Finance and Public Choice 7, no 3 (1 octobre 1989) : 191–201. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907344811.

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Résumé :
Abstract Terence Hutchison ha magistralmente passato in rassegna la letteratura economica del XVII e XVIII secolo nel suo recente volume Before Adam Smith (1988). Il presente lavoro intende toccare soltanto un punto del volume di Hutchison, ossia l’interpretazione della teoria del valore di Adam Smith: si tratta della ripresa di una interpretazione già presente in precedenti scritti di Hutchison, che qui diventa in qualche misura il punto di arrivo della sua esposizione.In breve, il presente lavoro sostiene che finché si rivolge a Smith l’accusa di avere dato occasione alia storia dell’analisi economica di deviare rispetto alia impostazione della teoria del valore basata su utilità e scarsità, l’accusa può trovare qualche fondamento.Ma se di qui si passa ad affermare che Smith ha per questo abbandonato la concezione soggettivistica dell’economia, allora la tesi ò criticabile anche a prescindere da ogni discussione sull’impiego del concetto di utilità da parte di Smith: in particolare la distinzione tra soggettivismo e oggettivismo non coincide con quella tra utilità e costo.
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Visceglia, Maria Antonietta. « Claudio Donati storico della nobiltÀ ». SOCIETÀ E STORIA, no 129 (décembre 2010) : 563–83. http://dx.doi.org/10.3280/ss2010-129007.

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Résumé :
Questo contributo si propone di tracciare un profilo di Claudio Donati storico della nobiltÀ, gettando luce sulla coerenza del suo percorso di ricerca, esaminando le motivazioni, le letture e gli obiettivi che lo hanno portato ad indagare questo ambito di ricerca. Lo studio delle relazioni tra il potente vescovo-principe di Trento, legato alla corte degli Asburgo, ma eletto dal Capitolo (a sua volta composto da canonici tedeschi e di nazione "italiana"), le élites urbane e la nobiltÀ feudale fu un'occasione per mettere a fuoco, nel contesto di quella particolare area di confine che fu il Trentino d'antico regime, le relazioni esistenti tra "ecclesiastici e laici" e generň in lui un perdurante interesse per lo studio delle stratificazioni del mondo nobiliare nell'etÀ moderna. All'inizio degli anni settanta Donati intraprese un esteso lavoro di ricerca sui trattati nobiliari, dalle loro origini medievali fino al XVIII secolo, senza trascurare i protagonisti minori di quel dibattito e adottando un approccio rigorosamente comparativo con gli studi di Brunner, Stone, Huppert, Stuart Woolf, Zenobi, Brizzi, Fasano Guarini... Ne č risultato un ricco affresco delle ideologie nobiliari, capace di comprendere la dialettica tra differenti modi di intendere la nobiltÀ - centrata sulla relazione tra virtů o decadenza - ma anche l'evoluzione dei valori nobiliari che durante l'etÀ dei lumi dovettero venire a patti con altri quali ricchezza, spirito di servizio, appartenenza nazionale. L'idea di nobiltÀ, pubblicato da Laterza nel 1988, č rimasto una contributo seminale nella storiografia italiana, ma Donati non č rimasto ancorato a quell'approccio: in molti dei suoi successivi studi, tramite nuove incursioni archivistiche, Donati non a mai smesso di problematizzare il composito mondo della nobiltÀ italiana, ricostruendo il profilo degli attori sociali senza rinunciare a ricondurli alle varie situazioni istituzionali e alle concrete strutture statuali, militari ed ecclesiastiche d'antico regime in cui si trovarono ad agire.
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Bartolotta, Salvatore, et Mercedes Tormo-Ortiz. « Egeria, testimonie dello scambio epistolare tra donne nell’antichità cristiana ». Estudios Románicos 28 (19 décembre 2019) : 47–63. http://dx.doi.org/10.6018/er/379691.

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Egeria was a traveler of antiquity, mulier fortis, traveler of race. Her trip took her to the end of the world, with a double motive: historical and spiritual. She left his homeland, in the Spanish Gallaecia, to his community, the uenerabiles sorores, with the Bible as a guide on his way. For three years, at the end of the fourth century, it will travel through the Holy Land and the Near East with one sole objective: the study of the Bible. The trip of Egeria is narrated in a manuscript called Peregrinatio Egeriae, found by Gamurrini in 1884 in the Italian city of Arezzo, which is actually a letter announcing a new literary style: travel literature. Egeria fu una viaggiatrice dell’antichità, una mulier fortis, una viaggiatrice di razza. Il suo viaggio la portò ai confini del mondo con una duplice motivazione, una storica e una spirituale. Lasció la sua patria, la Gallaecia hispana, la sua comunità, le uenerabiles sorores, portando con sé, durante il suo cammino, come guida, la Bibbia. Per tre anni, alle fine del IV secolo, percorse la Terra Santa e il Medioriente con un solo obiettivo: lo studio della Bibbia. Il viaggio di Egeria è narrato in un manoscritto chiamato Peregrinatio Egeriae, scoperto da Gamurrini nel 1884 nella città italiana di Arezzo, ma, in realtà, si tratta di una lettera che annuncia un nuovo genere letterario: la letteratura di viaggio.
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Peña Díaz, Manuel. « Fragnito, Gigliola, Rinascimento perduto. La letteratura italiana sotto gli occhi dei censori (secoli XV-XVII), Bolonia, Il Mulino, 2019, 325 págs. ISBN : 9788815280206 ». Cuadernos de Historia Moderna 47, no 2 (2 décembre 2022) : 563–67. http://dx.doi.org/10.5209/chmo.84065.

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MacKenney, Richard, et Maria Teresa Maiullari. « Storiografia francese ed italiana a confronto sul fenomeno associativo durante xviii e xix secolo : Atti delle giornate di studio promosse dalla Fondazione Luigi Einaudi. » Economic History Review 46, no 1 (février 1993) : 204. http://dx.doi.org/10.2307/2597698.

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Monfasani, John. « Rinascimento perduto : La letteratura italiana sotto gli occhi dei censori (secoli XV–XVII). Gigliola Fragnito. Collezione di Testi e di Studi. Bologna : Il Mulino, 2019. 326 pp. €26. » Renaissance Quarterly 73, no 3 (2020) : 1101–2. http://dx.doi.org/10.1017/rqx.2020.193.

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Page, Tanya. « Nicoletta Marcialis. Caronte e Caterina : Dialoghi dei morti nella letteratura russa dei XVIII secolo. (Pubblicazioni dei dipartimento di Lingue e Letterature Comparate delia II universita degli studi di Roma.) Roma : Bulzoni editore, 1989. 307 pp. L. 28.000 (paper). » Canadian-American Slavic Studies 27, no 1-4 (1993) : 364–66. http://dx.doi.org/10.1163/221023993x00388.

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Tasini, Francesco. « El Libro di ricercate a qvattro voci (1575) de Rocco Rodio y algunas consideraciones sobre relaciones entre Nápoles y España en el siglo XVI ». Anuario Musical, no 69 (30 décembre 2014) : 99. http://dx.doi.org/10.3989/anuariomusical.2014.69.164.

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Tras un breve repaso de los estudios musicológicos centrados en las relaciones que la música para tecla de los siglos XVI y XVII creó entre Nápoles y España, el ensayo se centra de manera casi exclusiva, y desde un punto de vista analítico y estilístico, en el «Libro di ricercate a qvattro voci di Rocco Rodio con alcvne fantasie sopra Varii canti fermi» publicado en Nápoles por Gioseppe Cacchio dall’Aquila en el 1575. El libro de Rocco Rodio («Rocchus Rodius Civitatis Barensis»; Bari, 1530ca - Nápoles, 1615ca) constituye la primera impresión en partitura, forma que será muy usada en Nápoles a finales del siglo XVI e inicios del XVII. Experimentará este fenómeno editorial una importante expansión a nivel nacional y europeo durante todo el siglo XVII, y aún durante el siglo XVIII se encuentran ejemplos. El análisis formal y estilístico de las composiciones publicadas en esta obra (cinco Ricercate, cuatro Fantasie sobre Canti Fermi y sobre La mi re fa mi re) muestra la “modernidad” y el progresismo del autor: las Ricercate del cual son una elaboración de la práctica coeva de la improvisación y la diminución que se aplicaba en los motetes polifónicos vocales y en los madrigales con affetti; las Fantasie representan un soberbio ejemplo de invención y maestría que se inscribe no sólo en el campo de la composición «osservata» para tecla, sino que representa un modelo ejemplar en el ambiente más amplio de la ferviente producción vocal, didáctica y experimental de la escuela polifónicoinstrumental entre Nápoles, Roma y España. [it] Il Libro di ricercate a qvattro voci (1575) di Rocco Rodio e alcuni rilievi sui rapporti tra Napoli e la Spagna nel XVI secolo. Il saggio, dopo una sintetica messa a punto sugli studi musicologici relativi ai rapporti intercorsi tra Napoli e la Spagna in particolare nel campo della produzione tastieristica dei secoli XVI-XVII, si occupa in maniera pressoché esclusiva – sotto il profi lo analitico e stilistico – del LIBRO DI RICERCATE A QVATTRO VOCI DI ROCCO RODIO CON ALCVNE FANTASIE SOPRA VARII CANTI FERMI, pubblicato a Napoli da Gioseppe Cacchio dall’Aquila nel 1575. Il libro di Rocco Rodio («Rocchus Rodius Civitatis Barensis»; Bari, 1530ca-Napoli, 1615ca) costituisce la prima stampa in assoluto apparsa in partitura, un sistema particolarmente seguìto a Napoli tra la fine del XVI secolo e l’inizio del XVII e che troverà un significativo impiego a livello nazionale ed europeo lungo tutto il corso del Seicento, con esempi anche nel Settecento. L’analisi formale e stilistica delle composizioni contenute nella stampa (cinque Ricercate, quattro Fantasie su Canti Fermi e su La mi re fa mi re) mostrano la scrittura ‘moderna’ e progressiva dell’autore, le cui Ricercate sono per così dire una rifrazione della coeva prassi improvvisativa e diminutiva che si esercitava nel mottetto polifonico vocale e nel madrigale affettuoso; le Fantasie costituiscono un superbo esempio di invenzione e maestria compositiva da leggersi non esclusivamente nell’alveo della tradizione del genere «osservato» nel campo tastieristico, ma vanno intese come il modello esemplare scaturito nell’ambiente più ampio della fervente letteratura vocale, didattica e sperimentale della scuola polifonicostrumentale tra Napoli, Roma e la Spagna.
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Waldmann, Felix. « Saverio Mattei. Tradizone e invenzione. By Milena Montanile and Renato Ricco . (Biblioteca del xviii Secolo, 30.) Pp. xv + 208 incl. 6 colour and black-and-white ills. Rome : Edizioni di Storia e Letteratura, 2016. €38 (paper). 978 88 6372 954 2 ». Journal of Ecclesiastical History 69, no 1 (janvier 2018) : 195–96. http://dx.doi.org/10.1017/s0022046917002378.

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Baggio, Adriana Tulio. « Considerações sobre a axiologia donna x femmina para orientar uma tradução brasileira de Boccaccio ». Revista Italiano UERJ 12, no 1 (5 septembre 2021) : 24. http://dx.doi.org/10.12957/italianouerj.2021.62089.

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RESUMO: Delle donne famose, de Donato Albanzani, é um dos vulgarizamentos da coletânea de biografias femininas escrita por Giovanni Boccaccio na década de 1360. Um projeto de tradução desse vulgarizamento levanta a questão sobre a pertinência de se traduzir por "fêmea" o femmina adotado na obra (que se alterna com o uso de donna), já que os sentidos negativos do termo, no italiano do século XIV, eram distintos e menos depreciativos que do que aqueles do correspondente em português. Para examinar tal pertinência, observou-se as ocorrências de donna e femmina no texto do livro com base em três situações: diferenciação por classe de palavras, semantismo dos termos e de seus predicados, e contexto das ocorrências. A análise revela a constituição de axiologias que homologam a oposição natureza x cultura, com femmina em posição disfórica associada à "natureza". Como as acepções depreciativas de "fêmea" se fundam na projeção de aspectos "animalizados" na mulher, pretensamente oriundos de um estágio pré-cultural e humano, o termo pode ser considerado pertinente para traduzir o femmina e evocar os sentidos que ajuda a produzir no texto italiano.Palavras-chave: Literatura italiana medieval. De mulieribus claris. Axiologia do feminino. Mulher x fêmea. Tradução. ABSTRACT: Delle donne famose, di Donato Albanzani, è una delle volgarizzazioni della raccolta di biografie femminili scritta da Giovanni Boccaccio negli anni Sessanta del Trecento. Un progetto di traduzione al portoghese brasiliano di questa volgarizzazione mette in rilievo la questione della pertinenza di si tradurre come fêmea la parola "femmina" (adoperata in alternanza alla parola donna), poiché i significati negativi del termine, nell’italiano del XIV secolo, erano distinti e meno denigratori di quelli del corrispondente portoghese. Per esaminare tale pertinenza, si ha osservato le occorrenze delle parole "donna" e "femmina" nel testo del libro sulla base di tre situazioni: la differenziazione per classe di parole, la semantica dei termini e dei loro predicati e il contesto delle occorrenze. L’analisi rivela la costituzione di assiologie che sanciscono l’opposizione natura x cultura, con il termine "femmina" in una posizione disforica associata alla "natura". Poiché i significati dispregiativi di fêmea si basano sulla proiezione di aspetti "animalizzati" nelle donne, presumibilmente da una fase pre-culturale e umana, il termine può essere considerato pertinente per tradurre la parola "femmina" e per evocare i sensi che questa aiuta a produrre nel testo italiano.Parole chiave: Letteratura italiana del medioevo. De mulieribus claris. Assiologia del femminile. Donna x femmina. Traduzione. ABSTRACT: Donato Albanzani’s Delle donne famose is one of the Italian translations of the collection of female biographies written by Giovanni Boccaccio in the 1360s. A Brazilian translation project of this work rises the question if it would be pertinent to use the Portuguese word fêmea for the Italian femmina (which appears alternately with donna to referes to women), since the negative meanings of the term, in 14th century Italian, were distinct and less disparaging than those of its Portuguese correspondent. To examine such pertinence, we observe in the text of the book the occurrences of donna and femmina based on three situations: differentiation by class of words, semanticism of terms and their predicates, and context of occurrences. The analysis reveals the constitution of axiologies that ratify the nature x culture opposition, with femmina in a dysphoric position associated with "nature". As the derogatory meanings of fêmea are based on the projection of "animalized" aspects in women, supposedly from a pre-cultural and human stage, the term can be considered relevant to translate the word femmina and to evoke the senses that it helps to produce in the Italian text.Keywords: Medieval Italian literature. De mulieribus claris. Axiology of the feminine. Woman x female. Translation.
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Crifò, Francesco. « Michel Banniard, Viva voce. Comunicazione scritta e comunicazione orale nell’Occidente latino dal IV al IX secolo. Edizione italiana con una «Retractatio» dell’autore, a cura di Lucio Cristante e Fabio Romanini, con la collaborazione di Jacopo Gesiot e Vanni Veronesi (Polymnia. Studi di filologia classica, 25), Trieste, Edizioni Università di Trieste, 2020, XVIII + 716 p. » Zeitschrift für romanische Philologie 138, no 1 (1 mars 2022) : 287–93. http://dx.doi.org/10.1515/zrp-2022-0010.

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Pacciolla, Aureliano. « EMPATHY IN TODAYS CLINICAL PSYCHOLOGY AND IN EDITH STEIN ». Studia Philosophica et Theologica 18, no 2 (7 décembre 2019) : 138–60. http://dx.doi.org/10.35312/spet.v18i2.29.

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By Stein Edith: Zum problem der Einfühlung, Niemeyer, Halle 1917, Reprint der OriginalausgabeKaffke, München 1980, trad. it. Il problema dell’empatia, trad. di E. Costantini e E. Schulze Costantini, Studium, Roma 1985. Beiträge zur philosophischen Begründ der Psychologie und Geisteswissen schaften: a) Psychische Kausalität; b)Individuum und Gemeinschaft, «Jahrbuch für Philosophie und phänomenologische Forschung», vol. 5, Halle 1922, pp. 1-283, riedito da Max Niemeyer, Tübingen 1970, trad. it. Psicologia e scienze dello spirito. Contributi per una fondazione filosofica, trad. di A. M. Pezzella, pref. di A. Ales Bello, Città Nuova, Roma 1996. Was ist Phänomenologie?, in Wissenschaft/Volksbildung, supplemento scientifico al «Neuen Pfälzischen Landes Zeitung», n. 5, 15 maggio 1924; è stato pubblicato nella rivista «Teologie und Philosophie», 66 (1991), pp. 570-573; trad. it. Che cosa è la fenomenologia? in La ricerca della verità – dalla fenomenologia alla filosofia cristiana, a cura di A. Ales Bello, Città Nuova, Roma 1993, pp. 55-60. Endliches und ewiges Sein. VersucheinesAufstiegszum Sinn des Sein (ESW II), hrsg. von L. Gelber und R. Leuven, Nauwelaerts-Herder, Louvain-Freiburg 1950, trad. it. Essere finito e essere eterno. Per una elevazione al senso dell’essere, trad. it. di L. Vigone, rev. di A. Ales Bello, Città Nuova, Roma 1988. Welt und Person. BeträgezumchristlichenWahrheitstreben (ESW VI), hrsg. von L. Gelber und R. Leuven, Newelaerts – Herder, Louvain – Freiburg 1962, trad. it. Natura, persona, mistica. Per una ricerca cristiana della verità, trad. it. di T. Franzoni, M. D’Ambra e A. M. Pezzella, a cura di A. Ales Bello, Città Nuova, Roma 1999. AusdemLebeneinerjüdischenFamilie (ESW VII), Herder, Freiburg i. Br. 1987, trad. it. Storia di una famiglia ebrea. Lineamenti autobiografici: l’infanzia e gli anni giovanili, Città Nuova, Roma 1992. Einführung in die Philosophie (ESW XIII), hrsg. von L. Gelber und M. Linssen, Herder, Freiburg i. Br. 1991, trad. it. Introduzione alla filosofia di A. M. Pezzela, pref. di A. Ales Bello, Città Nuova, Roma 1998. Briefean Roman Ingarden 1917-1938 (ESW XIV), Einleitung von H. B. Gerl-Falkovitz, Anmerkungen von M. A. Neyer, hrsg. von L. Gelber und M. Linssen, Herder, Freiburg i. Br. 1991, trad. it. Lettere a Roman Ingarden, trad. it. di E. Costantini e E. Schulze Costantini, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2001. Potenz und Akt. StudienzueinerPhilosophie des Seins (ESW XVIII), bearbeitet und miteinerEinfürungversehen von H. R. Sepp, hrsg. von L. Gelber und M. Linssen, Herder, Freiburg i. Br. 1998, trad. it. Potenza e atto. Studi per una filosofia dell’essere, trad. di A. Caputo, pref. di A. Ales Bello, Città Nuova, Roma 2003. By others on Edith Stein and Empathy: Albiero, Paolo and Matricardi Giada, Che cos’è l’empatia, Carocci, Roma, 2006. Ales Bello, Angela, Empathy, a return to reason, in The self and the other. The irreducibile element in a man. Part I, ed. by A. T. Tymieniecka, Dordrecht-Boston, Reidel Publishing Company, in «Analecta Husserliana», 6 (1977), pp. 143-149. – Edith Stein: da Edmund Husserl a Tommaso D’Aquino. In Memorie Domenicane, n. 7, n.s., 1976. – Edmund Husserl e Edith Stein. La questione del metodo fenomenologico, in «Acta Philosophica», 1 (1992), pp. 167-175. – Fenomenologia dell’essere umano – Lineamenti di una filosofia al femminile, Città Nuova, Roma 1992. – Analisi fenomenologica della volontà. Edmund Husserl ed Edith Stein, in «Per la filosofia», 1994, n. 31, pp. 24-29. – Lo studio dell’anima fra psicologia e fenomenologia in Edith Stein, in Sogno e mondo, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 1995, pp. 7-25. – Edith Stein. Invito alla lettura, Edizioni San Paolo, Milano 1999. – Edith Stein, Piemme, Casale Monferrato 2000. – Empatia e dialogo: un’analisi fenomenologica, in A. 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Ehrmann-Herfort, Sabine. « „Dass Gerechtigkeit und Friede sich küssen“ – Repräsentationen des Friedens im vormodernen Europa. Ein interdisziplinäres Verbundprojekt ». Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 96, no 1 (1 janvier 2017). http://dx.doi.org/10.1515/qfiab-2016-0018.

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Résumé :
Riassunto Il contributo illustra il progetto interdisciplinare di cooperazione sul tema „Dass Gerechtigkeit und Friede sich kussen“ - Reprasentationen des Friedens im vormodernen Europa, che intende indagare l’eco trovata dai processi di pace durante l’eta moderna europea negli ambiti delle arti figurative e della musica, della teologia, storia e letteratura. Vi collaborano istituti, biblioteche e musei di ricerca di diverse discipline. Nella cornice del progetto (durata dal 1° luglio 2015 al 30 giugno 2018) si studiano presso la Sezione di Storia della Musica dell’Istituto Storico Germanico i topoi di rappresentazione della pace emersi nella cantata italiana e nei generi affini durante il XVII e XVIII secolo.
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« GEOGRAFIE GIULIANE DEL MOVIMENTO FUTURISTA ». Studia Polensia 01, no 01 (15 novembre 2012) : 69–78. http://dx.doi.org/10.32728/studpol/2012.01.01.04.

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Résumé :
Il Futurismo di Filippo Tommaso Marinetti, indubbiamente uno tra i più impetuosi movimenti letterari italiani del ventesimo secolo, ha voluto raccogliere le fila di un vasto movimento della modernità che attendeva a porre le basi dell’arte del nuovo secolo, imprimendo ad essa un moto sempre più veloce e cadenze di sempre più marcato distacco dal passato. Nel nuovo clima di restaurazione della letteratura italiana degli anni Venti, alcune realtà periferiche, tra le quali Trieste, hanno risentito di un avanguardismo tardivo, e una parte della produzione letteraria giuliana vivrà la propria stagione tardo futurista. Il Futurismo giuliano si presenta articolato soprattutto per le premesse date dalla “cultura di frontiera” che contraddistingue la regione, con i suoi caratteri mitteleuropei e la compresenza della componente antropologico-culturale italiana e slovena.
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Bovo, Elena. « Antonio Casamento, Folle ostili nella letteratura italiana del XIX secolo : tra criminalità, sommossa e individuo ». Laboratoire italien, 20 janvier 2021. http://dx.doi.org/10.4000/laboratoireitalien.5931.

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Vittore, Tania. « La scrittura femminile privata nella Svizzera italiana del ʻ700 ». Romanistik in Geschichte und Gegenwart 27,1 27, no 1 (novembre 2021). http://dx.doi.org/10.46771/2366078300271_4.

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Résumé :
L'italiano dei semicolti ha interessato la linguistica italiana solamente a partire dagli anni ‘70 sia nel territorio italiano che in quello d’Oltralpe. La maggior parte degli studi, a partire dalla ricerca svolta dall’austriaco Leo Spitzer su lettere private scritte da prigionieri durante la prima guerra mondiale, si è concentrata sulla scrittura privata di uomini di guerra. Le caratteristiche principali che accomunano queste scritture sono il grado d’istruzione degli scriventi e lo scopo della scrittura usata come unico mezzo per comunicare con familiari o conoscenti residenti in un altro paese. In questo contributo si vuole indagare, invece, la scrittura privata di scriventi donne. Si tratta di quattro donne di estrazione medio-borghese, originarie e residenti nella Svizzera italiana nel XVIII secolo. Lo studio si basa su lettere private edite da Sandro Bianconi (2013) e mira alla realizzazione di un campione di glossario del lessico dialettale al fine di contribuire alla ricostruzione della storia linguistica dell’italiano scritto delle donne nella Svizzera italiana.
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« La creatività artistica quale strumento di emancipazione culturale. Letteratura e pittura degli italiani di Croazia e Slovenia : l’esempio di Claudio Ugussi ». Studia Polensia 02, no 02 (18 novembre 2013) : 25–50. http://dx.doi.org/10.32728/studpol/2013.02.02.02.

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L’articolo tratta della creatività letteraria e artistica degli appartenenti alla Comunità Nazionale Italiana (CNI) di Croazia e Slovenia, che si manifesta nell’ambito del Concorso d’Arte e di Cultura «Istria Nobilissima» fondato nel 1967 dall’Università Popolare di Trieste e dall’Unione degli Italiani dell’Istria e di Fiume (dal 1991 Unione Italiana). Le Antologie delle opere premiate al Concorso, che si pubblicano annualmente dal 1968, costituiscono una fonte da consultare per conoscere le tappe del percorso di emancipazione culturale che gli italiani di Croazia e Slovenia hanno intrapreso e seguito dalla fine degli anni Sessanta dello scorso secolo a oggi. Inoltre, nell’anno in cui la Casa editrice EDIT di Fiume, fondata nel 1952, festeggia sessant’anni di attività, l’intervento pone in rilievo l’importante ruolo che l’Ente giornalistico-editoriale svolge a beneficio della Comunità. Si evidenzia in particolare il significato della pubblicazione, della ristampa e della diffusione delle opere degli autori istro-quarnerini, specialmente per il tramite della collana «Altre lettere italiane» avviata nel 2005 nella quale è evidente la volontà di coniugare la produzione letteraria e artistica degli italiani di Croazia e Slovenia per mezzo della scelta oculata della veste grafica dei volumi, curata da Daria Vlahov Horvat. Il contributo presenta inoltre un’analisi critica del romanzo La città divisa di Claudio Ugussi, che si presenta nella duplice veste di narratore e di pittore.
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Rioli, Maria Chiara. « Recensione. Lorenzo Kamel, Napoleone e Muhammad ʿAlī. Medio Oriente e Nord Africa in epoca tardo moderna e contemporanea, Firenze, Mondadori Education, 2022. » Nuovi Autoritarismi e Democrazie : Diritto, Istituzioni, Società (NAD-DIS) 4, no 2 (23 décembre 2022). http://dx.doi.org/10.54103/2612-6672/19475.

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Résumé :
Nella storiografia in lingua italiana dedicata al Medio Oriente, una crescente e importante produzione e traduzione di manuali, indirizzati a un pubblico specialistico e non, si è andata affermando negli ultimi anni. Napoleone e Muhammad ʿAlī. Medio Oriente e Nord Africa in epoca tardo moderna e contemporanea di Lorenzo Kamel arricchisce ulteriormente questo panorama, con un saggio di sintesi di fenomeni di storia globale che hanno avuto origine in Medio Oriente dalla fine del XVIII secolo alla più vicina contemporaneità. Per la struttura e il taglio adottati, il volume non si configura come un manuale di studi di area, ma combina, riuscendo nel proprio intento, obiettivi di ricerca e didattici, aprendosi a studiosi, studenti e a un vasto pubblicato interessato.
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Lombardo, Istituto. « Idee in cerca di parole Parole in cerca di idee ». Istituto Lombardo - Accademia di Scienze e Lettere - Incontri di Studio, 20 décembre 2012, 1–194. http://dx.doi.org/10.4081/incontri.2012.128.

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Perché il titolo. All’opera di Maurizio Vitale l’Istituto Lombardo dedica questo secondo momento di riflessione, per ripercorrere sulle sue pagine la storia della «lingua nostra» dalle Origini alla Contemporaneità. Muovere dal Medioevo delle autonomie comunali, significa analizzare i punti di attrito e di innesto della tradizione classica nel rinnovamento della cristiana res publica d’Europa, della letteratura e della grammatica di Roma in altre grammatiche e letterature, della ricezione del lessico dell’alta e rinascente, non solo infima e corrotta, latinità nei repertori dei volgari diversamente osmotici, che davano ciascuno un suo nome a non tutte le cose e a non tutte le idee, quelle proprie alla teologia dei chierici, alla scienza degli arabi, al fervore degli uomini di governo, alla industria dei mercanti e degli artigiani, allo stile degli scrittori. La lingua formata sul canone trecentesco fiorentino, che è divenuta italiana, a partire dal secolo xvi della scrittura colta, dal Risorgimento in poi della nazione, ha difeso la propria identità nelle opere letterarie storiche e scientifiche, nelle dispute accademiche e nei ludi grammaticali, nei testi legislativi e della informazione, l’ha arricchita e corretta a confronto con le emergenti classi sociali da una parte, con il quasi generale progresso ideologico e culturale dall’altra. Continua ansiosa, forse stanca, appena oltre la soglia del suo secondo millennio, gravata dal peso di molte parole tradite, dall’esaurirsi nel vacuo delle valenze semantiche, quelle identitarie e rigenerative trasmesse al nostro oggi dai sommi poeti e dai grandi pensatori anche in altra lingua, come dal disperso popolo che le ha sapientemente reagite: a chiedere che si partecipi, con voce italiana, al dialogo ecumenico. (a. s.)
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Zeller, Olivier. « Donatella CALABI et Paola LANARO [dir.], La Città italiana e i luoghi degli stranieri XIV-XVIII secolo, Bari, Laterza, 1998, 305 p. » Cahiers d’histoire, no 43-3/4 (1 décembre 1998). http://dx.doi.org/10.4000/ch.356.

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Zuliani, Federico. « En samling politiske håndskrifter fra slutningen af det 16. århundrede : Giacomo Castelvetro og Christian Barnekows bibliotek ». Fund og Forskning i Det Kongelige Biblioteks Samlinger 50 (29 avril 2015). http://dx.doi.org/10.7146/fof.v50i0.41248.

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Résumé :
Federico Zuliani: Una raccolta di scritture politiche della fine del sedicesimo secolo. Giacomo Castelvetro e la biblioteca di Christian Barnekow. Alla pagina 68 recto del manoscritto Vault Case Ms. 5086, 73/2, Newberry Library, Chicago, ha inizio il “Registro di tutte le scritture politiche del S[igno]r Christiano Bernicò”. Il testo è preceduto da un altro elenco simile, sebbene più breve, che va sotto il titolo di “Memoriale D’alcune scritture politiche, che furon donate alla Reina Maria Stuarda Prigioniera in Inghilterra l’anno di salute m.d.lxxxiii. Dal S[igno]re di Cherelles”. Il manoscritto 5086, 73/2 fa parte di una collezione di dieci volumi (originariamente undici) appartenuti a Giacomo Castelvetro e oggi conservati negli Stati Uniti. I codici, le cui vicende di trasmissione sono, in parte, ancora poco chiare, furono sicuramente compilati da Castelvetro durante il periodo che passò in Danimarca, tra l’estate del 1594 e l’autunno del 1595. Il soggiorno danese di Castelvetro ha ricevuto attenzioni decisamente minori di quelle che invece meriterebbe. Alla permanenza in Danimarca è riconducibile infatti l’opera più ambiziosa dell’intera carriera del letterato italiano: vi vennero assemblati, con l’idea di darli poi alle stampe, proprio i volumi oggi negli Stati Uniti. La provenienza è provata tanto dall’indicazione, nei frontespizi, di Copenaghen come luogo di composizione, quanto dalle annotazioni autografe apportate da Castelvetro, a conclusione dei testi, a ricordare quando e dove fossero stati trascritti; oltre a Copenaghen vi si citano altre due località, Birkholm e Tølløse, entrambe sull’isola danese di Sjællad, ed entrambe amministrate da membri dell’influente famiglia Barnekow. E’ a Giuseppe Migliorato che va il merito di aver identificato per primo in Christian Barnekow il “Christiano Bernicò” della lista oggi alla Newberry Library. Christian Barnekow, nobile danese dalla straordinaria cultura (acquisita in uno studierejse durato ben diciassette anni), a partire dal 1591 fu al servizio personale di Cristiano IV di Danimarca. Barnekow e Castelvetro si dovettero incontrare a Edimburgo, dove il primo era giunto quale ambasciatore del monarca danese e dove il secondo si trovava già dal 1592, come maestro di italiano di Giacomo Stuart e di Anna di Danimarca, sorella di Cristiano IV. Sebbene non si possa escludere un ruolo di Anna nell’introdurli, è più probabile che sia stata la comune amicizia con Johann Jacob Grynaeus a propiziarne la conoscenza. Il dotto svizzero aveva infatti dato ospitalità a Barnekow, quando questi era studente presso l’università di Basilea, ne era divenuto amico e aveva mantenuto i rapporti nel momento in cui il giovane aveva lasciato la città elvetica. Grynaeus era però anche il cognato di Castelvetro il quale aveva sposato Isotta de’ Canonici, vedova di Thomas Liebler, e sorella di Lavinia, moglie di Grynaeus sin dal 1569. Isotta era morta però nel marzo del 1594, in Scozia, ed è facile immaginare come Barnekow abbia desiderato esprimere le proprie condoglianze al marito, cognato di un suo caro amico, e vedovo di una persona che doveva aver conosciuto bene quando aveva alloggiato presso la casa della sorella. Castelvetro, inoltre, potrebbe essere risultato noto a Barnekow anche a causa di due edizioni di opere del primo marito della moglie curate postume dal letterato italiano, tra il 1589 e il 1590. Thomas Liebler, più famoso con il nome latinizzato di Erasto, era stato infatti uno dei più acerrimi oppositori di Pietro Severino, il celebre paracelsiano danese; Giacomo Castelvetro non doveva essere quindi completamente ignoto nei circoli dotti della Danimarca. La vasta cultura di Christian Barnekow ci è nota attraverso l’apprezzamento di diversi suoi contemporanei, quali Grynaeus, Jon Venusinus e, soprattutto, Hans Poulsen Resen, futuro vescovo di Sjælland e amico personale di Barnekow a cui dobbiamo molte delle informazioni in nostro possesso circa la vita del nobile danese, grazie all’orazione funebre che questi tenne nel 1612 e che venne data alle stampe l’anno successivo, a Copenaghen. Qui, ricordandone lo studierejse, il vescovo raccontò come Barnekow fosse ritornato in Danimarca “pieno di conoscenza e di storie” oltre che di “relazioni e discorsi” in diverse lingue. Con questi due termini l’ecclesiastico danese alludeva, con tutta probabilità, a quei documenti diplomatici, relazioni e discorsi di ambasciatori, per l’appunto, che rientravano tra le letture preferite degli studenti universitari padovani. La lista compilata da Castelvetro, dove figurano lettere e istrutioni ma, soprattutto, relationi e discorsi, era un catalogo di quella collezione di manoscritti, portata dall’Italia, a cui fece riferimento l’ecclesiastico danese commemorando Christian Barnekow. Tutti coloro i quali si sono occupati dei volumi oggi negli Stati Uniti si sono trovati concordi nel ritenerli pronti per la pubblicazione: oltre alle abbondanti correzioni (tra cui numerose alle spaziature e ai rientri) i volumi presentano infatti frontespizi provvisori, ma completi (con data di stampa, luogo, impaginazione dei titoli – a loro volta occasionalmente corretti – motto etc.), indici del contenuto e titolature laterali per agevolare lettura e consultazione. Anche Jakob Ulfeldt, amico e compagno di viaggi e di studi di Barnekow, riportò a casa una collezione di documenti (GKS 500–505 fol.) per molti aspetti analoga a quella di Barnekow e che si dimostra di grande importanza per comprendere peculiarità e specificità di quella di quest’ultimo. I testi di Ulfeldt risultano assemblati senza alcuna coerenza, si rivelano ricchi di errori di trascrizione e di grammatica, e non offrono alcuna divisione interna, rendendone l’impiego particolarmente arduo. Le annotazioni di un copista italiano suggeriscono inoltre come, già a Padova, potesse essere stato difficoltoso sapere con certezza quali documenti fossero effettivamente presenti nella collezione e quali si fossero smarriti (prestati, perduti, pagati ma mai ricevuti…). La raccolta di Barnekow, che aveva le stesse fonti semi-clandestine di quella dell’amico, doveva trovarsi in condizioni per molti versi simili e solo la mano di un esperto avrebbe potuto portarvi ordine. Giacomo Castelvetro – nipote di Ludovico Castelvetro, uno dei filologi più celebri della propria generazione, e un filologo egli stesso, fluente in italiano, latino e francese, oltre che collaboratore di lunga data di John Wolfe, editore londinese specializzato nella pubblicazione di opere italiane – possedeva esattamente quelle competenze di cui Barnekow aveva bisogno e ben si intuisce come mai quest’ultimo lo convinse a seguirlo in Danimarca. I compiti di Castelvetro presso Barnekow furono quelli di passarne in rassegna la collezione, accertarsi dell’effettivo contenuto, leggerne i testi, raggrupparli per tematica e area geografica, sceglierne i più significativi, emendarli, e prepararne quindi un’edizione. Sapendo che Castelvetro poté occuparsi della prima parte del compito nei, frenetici, mesi danesi, diviene pure comprensibile come mai egli portò con sé i volumi oggi negli Stati Uniti quando si diresse in Svezia: mancava ancora la parte forse più delicata del lavoro, un’ultima revisione dei testi prima che questi fossero passati a un tipografo perché li desse alle stampe. La ragione principale che sottostò all’idea di pubblicare un’edizione di “scritture politiche” italiane in Danimarca fu la presenza, in tutta l’Europa centro settentrionale del tempo, di una vera e propria moda italiana che i contatti tra corti, oltre che i viaggi d’istruzione della nobiltà, dovettero diffondere anche in Danimarca. Nel tardo Cinquecento gli autori italiani cominciarono ad essere sempre più abituali nelle biblioteche private danesi e la conoscenza dell’italiano, sebbene non completamente assente anche in altri settori della popolazione, divenne una parte fondamentale dell’educazione della futura classe dirigente del paese nordico, come prova l’istituzione di una cattedra di italiano presso l’appena fondata Accademia di Sorø, nel 1623. Anche in Danimarca, inoltre, si tentò di attrarre esperti e artisti italiani; tra questi, l’architetto Domenico Badiaz, Giovannimaria Borcht, che fu segretario personale di Frederik Leye, borgomastro di Helsingør, il maestro di scherma Salvator Fabris, l’organista Vincenzo Bertolusi, il violinista Giovanni Giacomo Merlis o, ancora, lo scultore Pietro Crevelli. A differenza dell’Inghilterra non si ebbero in Danimarca edizioni critiche di testi italiani; videro però la luce alcune traduzioni, anche se spesso dal tedesco, di autori italiani, quali Boccaccio e Petrarca, e, soprattutto, si arrivò a pubblicare anche in italiano, come dimostrano i due volumi di madrigali del Giardino Novo e il trattato De lo schermo overo scienza d’arme di Salvator Fabris, usciti tutti a Copenaghen tra il 1605 e il 1606. Un’ulteriore ragione che motivò la scelta di stampare una raccolta come quella curata da Castelvetro è da ricercarsi poi nello straordinario successo che la letteratura di “maneggio di stato” (relazioni diplomatiche, compendi di storia, analisi dell’erario) godette all’epoca, anche, se non specialmente, presso i giovani aristocratici centro e nord europei che studiavano in Italia. Non a caso, presso Det Kongelige Bibliotek, si trovano diverse collezioni di questo genere di testi (GKS 511–512 fol.; GKS 525 fol.; GKS 500–505 fol.; GKS 2164–2167 4º; GKS 523 fol.; GKS 598 fol.; GKS 507–510 fol.; Thott 576 fol.; Kall 333 4º e NKS 244 fol.). Tali scritti, considerati come particolarmente adatti per la formazione di coloro che si fossero voluti dedicare all’attività politica in senso lato, supplivano a una mancanza propria dei curricula universitari dell’epoca: quella della totale assenza di qualsivoglia materia che si occupasse di “attualità”. Le relazioni diplomatiche risultavano infatti utilissime agli studenti, futuri servitori dello Stato, per aggiornarsi circa i più recenti avvenimenti politici e religiosi europei oltre che per ottenere informazioni attorno a paesi lontani o da poco scoperti. Sebbene sia impossibile stabilire con assoluta certezza quali e quante delle collezioni di documenti oggi conservate presso Det Kongelige Bibliotek siano state riportate in Danimarca da studenti danesi, pare legittimo immaginare che almeno una buona parte di esse lo sia stata. L’interesse doveva essere alto e un’edizione avrebbe avuto mercato, con tutta probabilità, anche fuori dalla Danimarca: una pubblicazione curata filologicamente avrebbe offerto infatti testi di gran lunga superiori a quelli normalmente acquistati da giovani dalle possibilità economiche limitate e spesso sprovvisti di una padronanza adeguata delle lingue romanze. Non a caso, nei medesimi anni, si ebbero edizioni per molti versi equivalenti a quella pensata da Barnekow e da Castelvetro. Nel 1589, a Colonia, venne pubblicato il Tesoro politico, una scelta di materiale diplomatico italiano (ristampato anche nel 1592 e nel 1598), mentre tra il 1610 e il 1612, un altro testo di questo genere, la Praxis prudentiae politicae, vide la luce a Francoforte. La raccolta manoscritta di Barnekow ebbe però anche caratteristiche a sé stanti rispetto a quelle degli altri giovani danesi a lui contemporanei. Barnekow, anzitutto, continuò ad arricchire la propria collezione anche dopo il rientro in patria come dimostra, per esempio, una relazione d’area fiamminga datata 1594. La biblioteca manoscritta di Barnekow si distingue inoltre per l’ampiezza. Se conosciamo per Ulfeldt trentadue testi che questi portò con sé dall’Italia (uno dei suoi volumi è comunque andato perduto) la lista di “scritture politiche” di Barnekow ne conta ben duecentoottantaquattro. Un’altra peculiarità è quella di essere composta inoltre di testi sciolti, cioè a dirsi non ancora copiati o rilegati in volume. Presso Det Kongelige Bibliotek è possibile ritrovare infatti diversi degli scritti registrati nella lista stilata da Castelvetro: dodici riconducibili con sicurezza e sette per cui la provenienza parrebbe per lo meno probabile. A lungo il problema di chi sia stato Michele – una persona vicina a Barnekow a cui Castelvetro afferma di aver pagato parte degli originali dei manoscritti oggi in America – è parso, di fatto, irrisolvibile. Come ipotesi di lavoro, e basandosi sulle annotazioni apposte ai colophon, si è proposto che Michele potesse essere il proprietario di quei, pochi, testi che compaiono nei volumi oggi a Chicago e New York ma che non possono essere ricondotti all’elenco redatto da Castelvetro. Michele sarebbe stato quindi un privato, legato a Barnekow e a lui prossimo, da lui magari addirittura protetto, ma del quale non era al servizio, e che doveva avere presso di sé una biblioteca di cui Castelvetro provò ad avere visione al fine di integrare le scritture del nobile danese in vista della sua progettata edizione. Il fatto che nel 1596 Michele fosse in Italia spiegherebbe poi come potesse avere accesso a questo genere di opere. Che le possedesse per proprio diletto oppure che, magari, le commerciasse addirittura, non è invece dato dire. L’analisi del materiale oggi negli Stati Uniti si rivela ricca di spunti. Per quanto riguarda Castelvetro pare delinearsi, sempre di più, un ruolo di primo piano nella diffusione della cultura italiana nell’Europa del secondo Cinquecento, mentre Barnekow emerge come una figura veramente centrale nella vita intellettuale della Danimarca a cavallo tra Cinque e Seicento. Sempre Barnekow si dimostra poi di grandissima utilità per iniziare a studiare un tema che sino ad oggi ha ricevuto, probabilmente, troppa poca attenzione: quello dell’importazione in Danimarca di modelli culturali italiani grazie all’azione di quei giovani aristocratici che si erano formati presso le università della penisola. A tale proposito l’influenza esercitata dalla letteratura italiana di “maneggio di stato” sul pensiero politico danese tra sedicesimo e diciassettesimo secolo è tra gli aspetti che meriterebbero studi più approfonditi. Tra i risultati meno esaurienti si collocano invece quelli legati all’indagine e alla ricostruzione della biblioteca di Barnekow e, in particolare, di quanto ne sia sopravvissuto. Solo un esame sistematico, non solo dei fondi manoscritti di Det Kongelige Bibliotek, ma, più in generale, di tutte le altre biblioteche e collezioni scandinave, potrebbe dare in futuro esiti soddisfacenti.
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