Thèses sur le sujet « Legalità penale »

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1

VECCE, Antonio. « Il principio di legalità tra dimensione europea e dimensione nazionale ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2020. http://hdl.handle.net/10447/401541.

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2

BISSARO, STEFANO. « IL PRINCIPIO DI LEGALITÀ IN MATERIA PENALE. PROFILI COSTITUZIONALI ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2019. http://hdl.handle.net/2434/614492.

Texte intégral
Résumé :
Within the well-known Taricco affair, the Constitutional Court, with the refer n. 24 of 2017, raised the principle of legality in criminal law, enshrined in art. 25, second paragraph of the Constitution, to the rank of supreme principle of the constitutional legal order, insofar it requires that criminal rules must be precise and must not have retroactive effect, recognizing the extraordinary importance of the individual guarantees related to it. However, this statement of the Constitutional Judge comes into a context of deep crisis of the guarantees historically referred to the principle of nullum crimen, which, due to the distortions of legislative procedures and the increasingly importance of the jurisprudence (common and constitutional), due to the definitive affirmation of a European criminal law and of the progressive incidence of the European Court in the criminal sector, has profoundly changed its own content of guarantee, compared to the original model traced by the Constituent. This doctoral research intends to investigate, with the peculiar perspective of constitutional law, this complex ground focusing, after a brief introduction of its historical and philosophical origins, on the evolution of the principle of legality in criminal law, in light of the integration with the European Charters, with the idea of particularly deepening the most recent and controversial issues: firstly, the definition of the scope of the principle recognized by the art. 25, second paragraph of the Constitution (which is a priority topic); the current significance of the statutory clause in criminal matters in a scenario where the representative Parliament seems ousted from the definition of the criminal policy’s directives; the role played in criminal matters by the Constitutional Court, called to represent the last bastion in defense of the principle of legality and sometimes becomes itself the source of guarantees’ weakening linked to the statutory clause and the principle of certainty; and lastly, the impact on the domestic penal system brought by the criminalization’s choices taken by the institutions of the European Union and the increasingly role of supranational Courts.
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3

Costanzo, Giuliana. « Azione penale, principio di legalità e trasformazioni dello Stato di diritto ». Doctoral thesis, Università di Catania, 2018. http://hdl.handle.net/10761/3823.

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Résumé :
Le grandi trasformazioni sociali, politiche e culturali che, nel corso del XX Secolo, hanno attraversato l Europa occidentale hanno pure messo in luce l insufficienza delle forme e dei principi giuridici proposti dal modello di Stato di diritto ottocentesco. Fra questi, il principio di obbligatorietà dell azione penale, attuazione nel procedere del principio di stretta legalità formale. Con il presente lavoro ci si propone di affrontare il tema dell azione penale chiedendosi se, poste le trasformazioni intervenute, il mantenimento in Italia del principio di cui all art. 112 Cost., così come la scelta a favore dell indipendenza esterna e dell irresponsabilità politica degli organi requirenti, siano ancora opzioni concretamente praticate e praticabili al di là di ogni affermazione di principio. A supporto di tale quesito sopraggiungono sia gli studi che da anni si occupano dei fenomeni di discrezionalità occulta celati dietro le scelte per lo più organizzative delle Procure italiane, sia le sollecitazioni cui, da ultimo, il nostro sistema penale è esposto. Il riferimento è alle evoluzioni ermeneutiche in tema di lesività, alle soluzioni legislative riguardanti la minima offensività, ai provvedimenti di depenalizzazione, di indulto e amnistia, nonché alle timide aperture che anche l ordinamento italiano mostra verso forme di mediazione della litigiosità giudiziaria. Tali elementi, che paiono atipici rispetto al modello di stretta legalità formale, costituiscono probabilmente espressione di un esigenza di flessibilizzazione del sistema penale che, attualmente realizzata per il tramite della discrezionalità giudiziale e mediante soluzioni aventi per lo più carattere sostanziale, potrebbe ipoteticamente essere più efficacemente (e più democraticamente) ripensata attraverso il meccanismo processuale della discrezionalità dell azione penale.
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4

BOGA, VICTORIA ALLEGRA. « La retroattività nel sistema penale : prospettive di tutela dell'affidamento ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2022. http://hdl.handle.net/10281/366466.

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Résumé :
Il consociato vanta nei confronti dello Stato un'aspettativa in ordine alla (tendenziale) stabilità delle scelte normative, che si ricollega alla tutela della sicurezza giuridica dei cittadini e alla calcolabilità delle scelte d’azione degli individui. Muovendo dal presupposto che la tutela di tale aspettativa è un elemento indispensabile dello Stato di diritto, nel presente elaborato si approfondiscono gli strumenti predisposti a difesa dell’affidamento, anche in considerazione dei mutamenti che hanno interessato il diritto penale post-moderno. Se, infatti, nell’ambito del diritto penale si è a lungo ritenuto che la tutela di tale aspettativa necessariamente passasse per il perseguimento dell’ideale – inizialmente ritenuto realizzabile – della certezza del diritto, gli studi più recenti consentono di abbandonare questa illusione. Il tempio di garanzie volte a perseguire l’ideale della certezza, individuate nel divieto di retroattività, nel principio di precisione e di tassatività, nonché nel divieto di applicazione analogica della norma penale, ha mostrato importanti cedimenti. La certezza del diritto è, infatti, messa in crisi dalla progressiva processualizzazione che ha interessato il sistema penale, da intendersi sia come aumento del ruolo del diritto processuale rispetto a quello sostanziale – che ha portato al superamento della sua concezione come servo muto per arrivare ad una sua qualificazione in termini di socio tiranno – sia come crescente aumento del ruolo del diritto giurisprudenziale a dispetto del diritto di produzione legislativa. Questi fattori hanno così messo in luce l’impossibilità di perseguire l’ideale della certezza del diritto. Tale maturata consapevolezza consente di far emergere la problematica della disciplina intertemporale del diritto processuale e del diritto giurisprudenziale nel sistema penale, tema, peraltro, di crescente interesse in considerazione dell’aumento del tasso di volatilità del diritto, sia in generale, sia nel settore penale. Il presente elaborato, dopo aver circoscritto l’ambito di interesse dello studio, ovverosia le modalità di tutela dell’affidamento rispetto alle modifiche legislative processuali e ai mutamenti giurisprudenziali, approfondisce gli strumenti di tutela elaborati negli altri settori dell’ordinamento. A differenza di quello penale, in tali ambiti la tutela dell’aspettativa della sicurezza giuridica è passata per elaborazioni proprie della dottrina, oltre che della giurisprudenza costituzionale, europea e convenzionale, in ragione della mancanza di una norma costituzionale che, analogamente a quanto accade con l’art. 25, co. 2, Cost. per la materia penale, assicurasse una tutela ex ante.
The citizen has an expectation towards the State regarding the stability of legislative choices. This legitimate expectation is linked to the protection of the legal security of citizens and the calculability of the choices of action of individuals. Assuming that the protection of this expectation is a fundamental element of the rule of law, this thesis examines in depth the instruments set up to defend this expectation, also considering the developments in post-modern criminal law. From a criminal law perspective it has long been assumed that the protection of such an expectation would necessarily be achieved by the ideal of legal certainty, which was initially considered feasible. However, recent studies have shown that this illusion should be discarded. The traditional legal guarantees (such as the ideal of certainty, the prohibition of retroactivity, the principle of precision and the prohibition of analogical application) have shown significant weaknesses. The principle of certainty of law is, in fact, threatened by the progressive processualisation of the criminal system, as well as by the case law. Furthermore, by virtue of the increasing rate of volatility of the law, this topic is of growing interest. Therefore, the present study deals with the instruments of protection developed in other fields of the legal system, in which the lack of a constitutional prohibition of ex post facto laws has led scholars as well as constitutional, European and conventional case law to find new routes to protect the legitimate expectations of the citizen.
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5

Leso, Giulia. « Le metamorfosi della recidiva, tra prevenzione del reato e legalità della pena ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2016. http://hdl.handle.net/11577/3426775.

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Résumé :
The work focuses on the analysis of recidivism, a hybrid and multifaceted legal institution that has been at the center of the debate among scholars and courts for years without ever being given a truly definitive classification. On one side, the interest in recidivism stems from the relevance of this subject with respect to the broader issue of the purpose of criminal penalties within the sanctioning system; such interest is also associated to the strong connection of recidivism with the fundamental principle of legality of criminal sanctions, recently reaffirmed also by supranational courts. On the other hand, with specific reference to Italian national legislation, in the last few years the Italian Supreme Court and the Italian Constitutional Court have both offered interesting interpretations of the provisions governing recidivism, with the aim of reconciling such rules – as amended by the latest major reform in 2005 – with the fundamental principles of criminal law that are enshrined in the Italian Constitution. It is therefore under this perspective that chapter I focuses on the main reforms which have dealt with recidivism in our legal system: indeed, since the approval of the “Rocco Code” in 1930, and through the 1974 Reform and the so-called “ex Cirielli” Act of 2005, the features of the institution have been gradually redesigned, according to criminal policies often conflicting and some times driven by questionable purposes. The study devotes considerable attention to the analysis of the latest reform, while highlighting the analogies with the so-called “three strikes and you're out” criminal policy that has inspired numerous criminal legislations throughout the United States of America in the last decades of the twentieth century. Under the new Italian legal framework, the recidivist offender is subject to a particularly harsh treatment and is accorded a differentiated and more detrimental criminal status, extended also to the enforcement of sentences, which results in a sort of double enforcement track based on the qualification of the relevant offender. In this respect, both courts and scholars have outlined the actual risk that such provisions may represent a dangerous return to the past, as well as to laws openly conflicting with the constitutional principles of culpability and of individual criminal liability. Once the numerous critical issues arisen out of the reform passed in 2005 have been identified, chapter II thoroughly investigates into the various interpretations set forth by criminal courts to try and mitigate the system of automatic sanctions and foreclosures based on absolute presumptions, introduced by the 2005 reform. Whereas some questions of constitutionality have been rejected, as the Italian Constitutional Court maintained that the contested provisions could be interpreted and enforced in accordance with the Constitution, others - even very recent - have been upheld and the relevant provisions declared unconstitutional. Such interpretation process is therefore of the outmost importance and is yet in fieri: indeed, the latest decision of the Constitutional Court, regarding the unconstitutionality of the only case of compulsory application of recidivism still existing in our legal system (article 99 par. 5 of the Italian Criminal Code) was rendered only few months ago, and the its effects are still being discussed by interpreters. The last chapter deals, from a critical prospective and with comparative insights with the outstanding critical issues arising from the discipline on recidivism, namely regarding the principles of materiality, culpability and proportionality of criminal penalties. The diachronic study of the legal framework is in a constant dialogue with the dogmatic analysis of the legal foundations and nature of the institution, with a view to finding a difficult balance between combating the phenomenon of recidivism, and complying with constitutional principles.
l lavoro è incentrato sull'analisi della recidiva, istituto dalla natura ibrida e dal carattere proteiforme, che ha interessato per anni il dibattito dottrinale e giurisprudenziale senza mai trovare una collocazione davvero definitiva. L'interesse per l'argomento nasce da un lato dalla considerazione circa la centralità dello stesso rispetto al più ampio problema della finalità della pena all'interno del sistema sanzionatorio, ed in particolare in relazione al principio fondamentale, recentemente riaffermato anche della giurisprudenza sovranazionale, di legalità della pena. Dall'altro lato, con specifico riferimento alla normativa nazionale, proprio negli ultimi anni si è assistito ad un interessante processo interpretativo da parte della giurisprudenza, sia di legittimità sia costituzionale, finalizzato a rendere compatibile la disciplina dell'istituto – così come ridisegnata dall'ultima grande riforma del 2005 – con i principi cardine del nostro diritto penale costituzionale. È dunque in quest'ottica che l'attenzione è stata dedicata, nel capitolo I, all'analisi delle riforme fondamentali che hanno avuto ad oggetto la recidiva nel nostro ordinamento: dal Codice Rocco del 1930, alla novella del 1974, per arrivare infine alla legge c.d. “ex Cirielli” del 2005, infatti, le caratteristiche dell'istituto sono state via via ridisegnate, rispondendo a politiche criminali spesso differenziate e ispirate a finalità non sempre condivisibili. Particolare considerazione quindi è stata assegnata all' analisi dell'ultima riforma, mettendone in luce anche i profili di analogia con la politica criminale che, negli ultimi decenni del secolo scorso, ha portato alla diffusione in America delle leggi dei c.d. “three strikes and you're out”. La nuova normativa risulta caratterizzata da un estremo rigore repressivo nei confronti del soggetto recidivo e dalla previsione di un vero e proprio statuto penale differenziato in peius, che coinvolge anche la fase di esecuzione della pena, generando una sorta di doppio binario esecutivo, in base alla qualifica soggettiva dell'autore del reato. Si è così avvertito sia in dottrina che in giurisprudenza il rischio concreto di un pericoloso ritorno al passato e a un diritto penale d'autore, in evidente contrasto con i principi costituzionali di colpevolezza e personalità della responsabilità penale. Rilevate, quindi, le numerose criticità cui ha dato vita la novella del 2005, nel capitolo II si analizzano compiutamente le soluzioni ermeneutiche proposte dalla giurisprudenza per cercare di depotenziare gli automatismi sanzionatori e le preclusioni basate su presunzioni assolute introdotte dalla riforma: mentre in alcuni casi le censure di costituzionalità hanno trovato risposta negativa, essendo percorribile una strada interpretativa idonea a salvare la norma a condizione di essere applicata in maniera conforme a Costituzione, in altri casi, anche recentissimi, la Consulta è arrivata a dichiarare la illegittimità costituzionale della previsione. Si tratta, dunque, di un percorso ermeneutico di assoluta rilevanza ed ancora in fieri, posto che l'ultima declaratoria di incostituzionalità, che ha avuto ad oggetto l'unica ipotesi di recidiva obbligatoria ancora presente nel nostro ordinamento (art. 99 co. 5 c.p.), è intervenuta pochi mesi fa e la portata degli effetti della stessa è attualmente al centro della analisi degli interpreti. L'ultimo capitolo affronta, in chiave critica e con spunti comparatistici, i permanenti punti di perplessità che l'attuale disciplina della recidiva pone, in particolare dal punto di vista dei principi di colpevolezza e proporzionalità della pena. Lo studio diacronico della disciplina normativa si pone in costante dialogo con l'analisi dogmatica circa il fondamento e la natura giuridica dell'istituto, nell'ottica di individuare un difficile punto di equilibrio tra contrasto al fenomeno del recidivismo e rispetto dei principi costituzionali.
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6

ANGIOLINI, GIULIA. « I criteri di priorità nell'esercizio dell'azione penale tra legalità costituzionale ed esigenze di effettività ». Doctoral thesis, Università degli studi di Pavia, 2018. http://hdl.handle.net/11571/1214795.

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7

Piredda, Arianna <1994&gt. « Legalità e potere in Cina, storia del sistema penale cinese e lo sviluppo dei laogai ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15546.

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Résumé :
Questa tesi ha come scopo quello di dare un’idea generale del sistema penale cinese e del modo in cui si è evoluto nel corso degli anni, il rapporto tra autorità amministrativa e sistema legislativo e in che modo viene amministrato dal governo cinese oggi. Inoltre questa tesi punta a focalizzare l’attenzione sui sistemi di detenzione utilizzati nel passato, durante l’epoca maoista e tutt’ora in vigore nella Repubblica Popolare Cinese, cosa è cambiato finora, di quali diritti godono i detenuti, in che modo vengono trasformati in dei cittadini modello. Da qui in poi la tesi inizierà ad espandersi, fino a trattare del sistema dei LAOGAI, o semplicemente campi di riforma attraverso il lavoro. Oltre a capire il significato di laogai, la tesi tratta del modo in cui si sono sviluppati e del perché Mao Zedong ha ritenuto opportuno utilizzare tale sistema per tenere a bada i dissidenti politici e i criminali. Viene inoltre specificata la differenza tra LAOGAI e LAOJIAO, gli ultimi intesi come campi di rieducazione attraverso il lavoro. C’è un cenno poi alla riforma del pensiero, importante nella Cina di oggi, che utilizza strumenti quali ad esempio la propaganda per far si che i dissidenti politici possano in qualche modo far luce sui loro dubbi e cambiare idea sulla politica cinese. Inoltre un’altra parte si dedica al modo in cui questi sistemi di detenzione in Cina sono considerati a livello internazionale, quale è la loro opinione e perché la maggior parte accusa la Cina di violare in questo modo la libertà dei cittadini ma soprattutto i diritti umani.
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8

LONGO, SARA. « La difficile coesistenza tra offensività in concreto e stretta legalità nella disciplina delle nullità processuali penali ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2013. http://hdl.handle.net/10281/97016.

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Résumé :
Il lavoro trae le mosse dalle coordinate sistematiche al cui interno si inquadra il tema delle nullità. Il punto d’avvio è costituito dal principio di legalità che governa il processo penale e che svolge un ruolo particolarmente incisivo con riferimento alla materia delle invalidità: la legalità, difatti, implica quali suoi corollari la determinatezza delle fattispecie, anche in termini di conseguenze processuali. Come si avrà modo di vedere con la ricerca, tuttavia, fra il principio di legalità delle fattispecie processuali e la disciplina delle nullità si registrano scollamenti notevoli fra il dato normativo e quello giurisprudenziale, caratterizzato da gravi deviazioni e storture. Dopo una breve disamina della nozione di atto processuale penale, si tratta di analizzare il concetto d’invalidità nel processo penale, introducendo le distinzioni fra i concetti di validità/invalidità; efficacia/inefficacia; rilevanza/irrilevanza giuridica ed esaminando, in seconda battuta, le teorie relative alla natura dell’invalidità. Nella seconda parte del lavoro, l’attenzione si focalizza sui profili normativi delle nullità, di cui si analizzano in particolare i tratti distintivi, le tipologie, il trattamento, le conseguenze ed i rimedi. Soprattutto, però, sarà possibile – partendo dall’esame di alcuni celebri casi giurisprudenziali – evidenziare le antinomie fra la disciplina codicistica e le applicazioni giurisprudenziali della stessa; le nullità processuali penali, difatti, si sono dimostrate il terreno per la creazione di spazi di discrezionalità troppo ampi, che potrebbero facilmente sconfinare nel soggettivismo, in netta antitesi con la legalità processuale ed i suoi corollari.
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9

Romano, Stella <1987&gt. « La funzione limitatrice dei principi - valori costituzionali nella giurisprudenza costituzionale. Riflessi ed implicazioni sulla legalità penale ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/6809/4/Romano_Stella_tesi.pdf.

Texte intégral
Résumé :
La tesi di ricerca si propone di indagare il riflesso che i principi/valori producono sul parametro nel sindacato di legittimità costituzionale, al fine di verificarne le implicazioni sulla legalità, in termini di prevedibilità e certezza. In particolare, delineata la connessione tra principi e valori costituzionali e, ricostruito, secondo la teoria dell'ordinamento, il rapporto tra valori e normatività,si analizzano i riflessi prodotti, sul piano interpretativo, dall’apertura del parametro costituzionale alla logica dei valori, enfatizzandone le ricadute sul controllo di costituzionalità delle leggi. Identificato il nesso tra principi e valori nella capacità funzionale dei primi di realizzare i diritti fondamentali, si è inteso rimarcare come la più estesa realizzazione dei principi-valori costituzionali potrebbe compiersi a spese della legge e della certezza del diritto, in una relazione inversamente proporzionale. Ciò apparirebbe evidente dall’ottica privilegiata della materia penale, per cui una legalità materiale, letta alla luce di criteri di adeguatezza e di ragionevole proporzione, seppur vicina alle esigenze di giustizia del caso concreto, se spinta in eccessi interpretativi rischia di invadere il campo del legislatore, unico deputato a compiere scelte di valore.
The thesis aims to investigate the effects that principles/ values ​​product on the constitutional parameter, in order to verify the impact on the legality in terms of predictability and certainty. In particular, outlined the connection between constitutional principles and values, and rebuilit, at the same time, the relationship between values ​​and normativity, we analyze the effects that the logic of values product on the constitutional parameter, emphasizing the impact on the constitutional judgement. So identified the link between principles and values in the functional capacity of the first to realize the fundamental rights, the intention is to point out how the most extensive implementation of the principles-constitutional values could be accomplished at the expense of the law and of legal certainty in a relationship inversely proportional. This would appear evident from the privileged optic of criminal matters,for which the legality, read in the light of criteria of adequacy and reasonable proportion, closed to the needs of the justice of the case, if pushed in excess of interpretation threatens to invade the field of the legislature, the only deputy to make value choices.
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10

Romano, Stella <1987&gt. « La funzione limitatrice dei principi - valori costituzionali nella giurisprudenza costituzionale. Riflessi ed implicazioni sulla legalità penale ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/6809/.

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Résumé :
La tesi di ricerca si propone di indagare il riflesso che i principi/valori producono sul parametro nel sindacato di legittimità costituzionale, al fine di verificarne le implicazioni sulla legalità, in termini di prevedibilità e certezza. In particolare, delineata la connessione tra principi e valori costituzionali e, ricostruito, secondo la teoria dell'ordinamento, il rapporto tra valori e normatività,si analizzano i riflessi prodotti, sul piano interpretativo, dall’apertura del parametro costituzionale alla logica dei valori, enfatizzandone le ricadute sul controllo di costituzionalità delle leggi. Identificato il nesso tra principi e valori nella capacità funzionale dei primi di realizzare i diritti fondamentali, si è inteso rimarcare come la più estesa realizzazione dei principi-valori costituzionali potrebbe compiersi a spese della legge e della certezza del diritto, in una relazione inversamente proporzionale. Ciò apparirebbe evidente dall’ottica privilegiata della materia penale, per cui una legalità materiale, letta alla luce di criteri di adeguatezza e di ragionevole proporzione, seppur vicina alle esigenze di giustizia del caso concreto, se spinta in eccessi interpretativi rischia di invadere il campo del legislatore, unico deputato a compiere scelte di valore.
The thesis aims to investigate the effects that principles/ values ​​product on the constitutional parameter, in order to verify the impact on the legality in terms of predictability and certainty. In particular, outlined the connection between constitutional principles and values, and rebuilit, at the same time, the relationship between values ​​and normativity, we analyze the effects that the logic of values product on the constitutional parameter, emphasizing the impact on the constitutional judgement. So identified the link between principles and values in the functional capacity of the first to realize the fundamental rights, the intention is to point out how the most extensive implementation of the principles-constitutional values could be accomplished at the expense of the law and of legal certainty in a relationship inversely proportional. This would appear evident from the privileged optic of criminal matters,for which the legality, read in the light of criteria of adequacy and reasonable proportion, closed to the needs of the justice of the case, if pushed in excess of interpretation threatens to invade the field of the legislature, the only deputy to make value choices.
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Panzarasa, M. « LA COMMINATORIA EDITTALE DI PENA TRA PRINCIPI COSTITUZIONALI, DIRITTO E PROCESSO PENALE ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2011. http://hdl.handle.net/2434/156420.

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Résumé :
The aim of the thesis is to analyze the levels of prison punishment prescribed by legislator, both in a historical perspective and in its current role, in order to pick out the theoretical and operative problems which caracterized them and to elaborate a possible solution.
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Centamore, Giuseppe <1987&gt. « Abuso del processo, abuso di strumenti processuli e Abuse of Process Doctrine : una comparazione al crocevia fra legalità formale e sostanziale ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amsdottorato.unibo.it/8225/1/Centamore_Giuseppe_tesi.pdf.

Texte intégral
Résumé :
La tesi affronta il tema dell’abuso del processo all’interno del sistema penale italiano, tentando una ricostruzione che, muovendo dal piano interno, adotta come ulteriori punti di riferimento l’indagine comparatistica (in particolare, diretta verso il sistema anglosassone) e l’analisi sintetica della nozione di Abuse of Right a livello sovranazionale (più nello specifico, con riguardo alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali e alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea). Da una ricognizione dello scenario maturato nel sistema interno, si tenta di tracciare una delimitazione dei connotati della categoria dogmatica in oggetto (attraverso l’analisi, in particolare, della pronuncia della Suprema Corte (Sez. un., 29 settembre 2011 (dep. 10.1.2012) n. 155, Rossi). Si prosegue con lo studio comparatistico: il sistema preso a modello è quello anglo-gallese, con uno studio diretto ad evidenziare punti di divergenza e, al contempo, l’esistenza di tratti comuni che possano consentire un’eventuale mutuazione delle soluzioni adottate in quella sede. Si procede con la ricognizione del panorama normativo ed interpretativo sovranazionale in materia: i summenzionati testi legislativi rendono contezza del radicamento di tale categoria anche a tale livello, palesando concretamente l’idea della necessità di un adeguamento interno in materia. Le riflessioni finali convergono in una critica delle impostazioni giurisprudenziali emerse nell’ordinamento italiano e dei limiti dell’inquadramento offerto, nonché dell’incapacità della categoria dogmatica così elaborata di offrire adeguate soluzioni ai reali generati dall’abuso del processo; donde la necessità di pervenire alla prospettazione di un diverso paradigma della nozione, secondo una ricostruzione che, pur non negando l’essenzialità del principio di stretta legalità in ambito processuale, ne concepirebbe un temperamento, con l’ipotesi di una elaborazione per via interpretativa di una clausola generale di divieto di abuso, diretta ad offrire una risposta sia agli eventuali comportamenti scorretti dell’accusa (capaci di minare alla radice le garanzie della difesa), sia a quelli dell’imputato.
The thesis faces the topic of the abuse of process within the Italian criminal system, through an analysis which, moving from the national view, adopts as further points of reference the comparative research (particularly, focused on the England and Wales legal system) and the synthetic analysis of the notion of Abuse of Right on to international level (more in the specific one, with respect to the European Convention of the Human Rights and the Fundamental Chart of Human Rights). From a recognition of the scenario, matured in the italian system, I attempt to trace a delimitation of the essential elements of the dogmatic category (through the analysis, particularly, of the pronunciation of the Supreme Court (Sez. Un., September 29 th 2011, Rossi). The research keeps on with the comparative perspective: I focus the England and Wales system, with a study aimed at highlighting points of divergence and, at the same time, the existence of common traits that may allow to mutuate solutions adopted in that headquarters. Therefore, I conduct a recognition of the international legal scenario and interpretative panorama on the subject is made. Final reflections converge in a critique of the jurisprudence made in Italian law and of the limits of the framing offered, as well as of the inability of the dogmatic category so elaborated to offer appropriate solutions to the real problems generated by the abuse of process and, perhaps, the necessity to come up with the prospect of a different paradigm of the notion, according to a reconstruction that, while not denying the essence of the principle of strict legality in a procedural context, would conceive of a temperament of it, intended to offer an answer to any untrue behavior of the prosecution (capable of undermining the defense's defense), as well as those of the defendant.
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Giliberto, A. « PRINCIPI E LIMITI DI UNA POLITICA PENALE EUROPEA ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2015. http://hdl.handle.net/2434/265656.

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Résumé :
Il diritto dell’Unione europea possiede oggi un’influenza sempre più rilevante sul diritto penale degli Stati membri. A partire dall’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, tale influenza coinvolge espressamente anche le scelte di criminalizzazione, potendo l’Unione operare direttamente la decisione circa l’an e in parte anche il quantum di pena. Le istituzioni dell’Unione hanno già iniziato ad adottare direttive in materia penale impiegando quale base giuridica l’art. 83 TFUE, e ci si può ragionevolmente attendere che tale prassi si consolidi e aumenti il numero degli atti adottati, andando così a costituire un corpus normativo di crescente rilevanza per gli ordinamenti nazionali e in ultima analisi per i singoli individui. La tesi ripercorre le più importanti tappe che hanno condotto all’attuale sviluppo della competenza penale europea, soffermandosi principalmente sul quadro istituzionale introdotto dal Trattato di Lisbona (capitolo primo). Successivamente fornisce un sintetico riepilogo degli strumenti istituzionali e normativi di maggiore rilievo nel settore considerato e delle loro più rilevanti caratteristiche (capitolo secondo), passando poi ad effettuare una disamina dei principali atti sino ad oggi adottati, prima nel vigore del terzo pilastro e poi sotto la base giuridica fornita dal Trattato di Lisbona (capitolo terzo). Infine, prova a verificare la presenza, i caratteri e la giustiziabilità dei fondamentali principi della legislazione penale nell’ordinamento dell’Unione europea, alla luce della normazione vigente e della giurisprudenza della Corte di giustizia (capitolo quarto), per poi tentare di affermare la sussistenza di basi fondative per lo sviluppo di una vera e propria politica penale europea.
European Union law today has an increasingly relevant influence on national criminal law. Since the entry into force of the Treaty of Lisbon, this influence has expressly involved the choices of criminalization as well, as the European Union may directly operate the decision on if and partly how much to punish. The institutions have already begun to adopt directives on criminal matters using art. 83 TFEU as a legal basis, and one can reasonably expect that this practice will consolidate and that the number of measures adopted will increase, thus creating a corpus of legislation which has a growing relevance on the national legal systems and, ultimately, on individuals. The dissertation recalls the most important landmarks that have led to the present development of the European criminal competence, focusing mainly on the institutional framework adopted by the Lisbon Treaty (chapter one). Later, it provides a brief recall of the institutional and legal instruments that have a main role in the relevant subject and of their main characteristics (chapter two). Then, it moves to deal with the main legal acts that have been adopted till now, first in the third pillar framework and then under the legal basis provided by the Lisbon Treaty (chapter three). Eventually, it aims to verify the presence, the characteristics and the possibility to be appealed to on a trial of the fundamental principles of criminal legislation, in the light of the legislation in force and of the case law of the CJEU (chapter four), in order to attempt to maintain the existence of founding basis to the development of an actual European criminal policy.
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FERLA, LARA. « I percorsi delle cultural defenses tra garanzie di legalità e richieste di riconoscimento delle identità culturali ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2010. http://hdl.handle.net/10281/9456.

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Résumé :
In modern pluralistic society minorities and indigenous groups sometimes ask the legal system to recognize their cultural heritage and their costumary law in deciding criminal cases. This request is often rejected by the Courts, because of the difficulty of adopting solutions which appear prejudicial to the rights of victims and because of the need to solve conflicts that require special knowledge and expertise in cultural matter. Especially in United States of America there is an extraordinary range of cases in which individual attempted to invoke a special legale excuse, the "Cultural Defense", in order to avoid penalty or to obtain a mitigation of sanctions. This legal institute has appeared first in the judicial practise and then recently has become object of careful study by scholars, who have shown some features and characteristic, including arguments for and against the acceptance of this excuse. This study attempts to analyze the Cultural Defense and the Cultural Motivated Crime (Cultural Offense) precisely starting from the U.S. legal framework to reach Europe and Italy, where cultural diversity is mostly represented by immigrants and nomadic people. The aim is to understand the possible relevance in these Country, especially in Italy, of defendant's cultural background in explaining criminal behaviour. After examining the most recent legislative reforms in criminal law and judicial practise, it may be possible to underline some points of convergence or dissonance with U.S. context and to highlight the current trend in progress into Italian criminal justice system about the possibility for Courts to take into account cultural factors to consider and evaluate the personal culpability and to mitigate sanctions.
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Rosanò, Alessandro. « Principi penalistici e giurisprudenza della Corte di giustizia dell'Unione europea ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2016. http://hdl.handle.net/11577/3424753.

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Résumé :
Serious forms of crime have abandoned the merely national dimension and become transnational: think of terrorism, organized crime, computer crime, trafficking in human beings, just to name a few. In order to adequately fight this kind of phenomena, criminal law should do the same and not be so tied to the merely national dimension. European citizens ask for security and their request should be interpreted as expressing the need for regulatory interventions in the criminal field. Of course they deserve certainty as to the fact that appropriate sanctioning measures will be taken by all the Member States of the European Union (EU) in order to effectively deal with crime. Anyway, one should remember that criminal law must not be dissociated from the protection of fundamental rights because that would result in the denial of basic values inherent in democratic societies, first of all the rule of law. Then, the need for an axiological horizon and principles which found and limit the EU criminal system arises. So, my research question is: what are the axiological horizon and the principles which found and limit the EU criminal system? This work focuses on the precedents of the European Court of Justice (ECJ), so on a judge-made law whose development has basically been made possible thanks to the preliminary ruling procedure. No one denies that case law should remain bound to the specific case, inasmuch the extension of the ratio decidendi to other cases always is the result of selective operations. However, the presentation of the topics in this PhD thesis shows not only that the judgments of the ECJ in the criminal field are numerous, but also that they are characterized by the progressive emergence of a criminal law consciousness, a criminal law sensibility, and the will to create a system which is intrinsically consistent. The case law of the European Court of Human Rights (ECtHR) is also taken into account in light of the phenomenon called cross-fertilization. The works of Italian and European legal scholars are considered too. So, after an Introduction on the relationship between globalization, crime, and competences of the EU in criminal matters, the thesis deals with the concept of criminal law (First Chapter), the principles of legality of criminal offences and penalties (Second Chapter), offensiveness (Third Chapter), guilt (Fourth Chapter), and proportionality (Fifth Chapter) in the case law of the ECJ. In the Conclusion, an assessment of the results is provided. As problematic as it seems, the search for an axiological horizon and principles of EU criminal law has proven fruitful. In the first chapter, I found out that it is possible to identify two notions of criminal law which have been developed by the ECJ in the last twenty-five years. According to the former, criminal law is that branch of law which aims at protecting the values that are deemed fundamental by national communities. According to the latter, the criminal nature of a sanction should be asserted in light of the so-called Engel criteria as developed by the EctHR (legal classification of the offence under national law, very nature of the offence, and degree of severity of the sanction). The latter approach is now prevailing. At first sight, they do not look so different, but I think the latter should be preferred because of the different axiological horizon. The former approach relies on the values that are deemed fundamental by national communities, while the latter one implicitly relies on the European Convention on Human Rights. So, it is characterized by an inclusive dimension which may lack in the former one, since fundamental national values may not be consistent with human rights (think of the case of Hungary). The second chapter is devoted to the principle of legality of criminal offences and penalties and takes into account five major issues: the interpretative incidence of EU directives in criminal matters (the prohibition of determining or aggravating the liability in criminal law and the duty of conforming interpretation); the interpretative incidence of EU regulations and frameworks decisions (the duty of conforming interpretation); the integrating incidence of EU law (how EU law shapes the meaning of national legislation); the disapplying incidence (in case national provisions are not consistent with EU law, with in bonam partem effects); the lex mitior principle. The analysis led to the conclusion that the principle of legality of criminal offences and penalties is not dead, as someone said, but has adapted to national and international realities which have changed. The third chapter deals with the principle of offensiveness and is divided into two parts. In the first part, an analysis is provided with reference to those judgments (Amsterdam Bulb, Commission v Hellenic Republic) in which the ECJ ruled that some legal interests which belong to the EU (above all, the financial ones) should be protected by the Member States under conditions, both procedural and substantive, which are analogous to those applicable to infringements of national law of a similar nature and importance and which, in any event, make the penalty effective, proportionate and dissuasive, in light of the principle of sincere cooperation. In the second part, recent judgments concerning criminal law and immigration law (El Dridi, Achughbabian, Sagor) are considered in order to show how the ECJ has questioned national lawmakers' choices which were inconsistent with the principle of sincere cooperation. The fourth chapter is dedicated to the principle of guilt and, more specifically, to six topics: The distinction between intentionally-committed and unintentionally-committed offences, the concept of intentional offence, the concept of negligence, strict criminal liability, Ignorantia legis non excusat, and the concept of force majeure. In the fifth chapter, the case law concerning the principle of proportionality is taken into consideration by highlighting how the ECJ has solved the cases in which a clash between national regulations criminal in nature and one of the four fundamental freedoms had occurred. It is quite interesting to notice that the solution given by the Court has always aimed at finding a balance point between the values at stake by identifying some conditions under which the four fundamental freedoms may be sacrificed. In conclusion, the gradual recognition of competences in criminal matters to the European Union is the result of the emergence of the political identity of the Union, since the creation of criminal law – both at the international and national level – requires the prior identification of a system of shared fundamental values, which are expressive of an identity. Some legal scholars, in analyzing the events and reasons for the failure of the draft European Constitution, spoke of the absence of a European people characterized by common ethnicity, culture, society and language. Such reasoning has been discussed among criminal law scholars for a long time with reference to European criminal law, since the unification of criminal law presupposes the cultural unification of Europe. The point is that, without assuming a world legal commonality, one can hypothise a European legal commonality. In my opinion, it is very convincing the reasoning of those who state that the foundation of human rights must be sought not – or not only – in the human nature, but also – and most of all – in the history and culture of peoples, considering, at least at the European level, the set of ideas and principles of the tradition of the old continent, through the reference to the Christian roots of Europe and the Enlightenment. So, those values already exist. Undoubtedly, the culture of the Europeans is the culture of human rights, and the lingua franca of Europe is the language of rights as declined in the Nice Charter and the European Convention of Human Rights. As demonstrated in the thesis, the jurisprudential experience of the Court of Justice has been mature enough to get to deal with the issues of protection of fundamental rights and, most of all, the protection of those rights through criminal law. The Court did so by progressively becoming aware of the nature of that branch of law – as explained in the first chapter – which has been considered not as a simple tool of repression, but as a means through which affirm and reaffirm freedoms. I believe that can reasonably be confirmed by turning the attention to the essence of the principles of legality, offensiveness, guilt, proportionality. As a matter of fact, they represent the limits to the use of criminal methods of repression, the observance of which leads to the outcome of legitimization and re-legitimization of criminal law, both at the national and international level; they indicate the existence of criminal awareness and sensitivity of the Court; they mark the road that will lead to the final result of the emergence of a criminal law of the European Union, made up of both a general part and a special part, both inspired, supported and controlled by those principles.
Il testo è così organizzato: Introduzione: nella quale si trattano le questioni relative al riconoscimento di una competenza in materia penale in favore dell'Unione europea alla luce dei problemi posti dal fenomeno della globalizzazione. Si provvede altresì all'illustrazione della metodologia della ricerca, basata sull'analisi delle sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea e, ove necessario, della Corte europea dei diritti dell'uomo. Capitolo I: dedicato al concetto di diritto penale come definito da parte degli avvocati generali nelle loro conclusioni e quindi adottato da parte della Corte di giustizia dell'Unione europea nelle proprie pronunce. Esso assume rilievo in quanto delimita l'orizzonte assiologico di riferimento, rappresentato, in un primo momento, dai valori fondamentali delle singole comunità statali, per essere individuato in seguito nella Convenzione europea dei diritti dell'uomo, in un'ottica di cross-fertilization fondata sul richiamo alla sentenza della Corte EDU Engel e altri c. Paesi Bassi (1976) e sulla giurisprudenza sviluppatasi successivamente. Capitolo II: nel quale è affrontato il tema del principio di legalità, considerato a partire dai diversi angoli prospettici dell'incidenza interpretativa delle fonti comunitarie / dell'Unione europea (regolamenti, direttive e decisioni quadro) sul diritto penale interno (soprattutto con riferimento al divieto di determinare o aggravare la responsabilità penale e l'obbligo di interpretazione conforme relativi alle direttive), dell'incidenza integratrice (il rapporto tra normativa interna e normativa dell'Unione quanto alla nozione di rifiuto), dell'incidenza disapplicatrice (la disapplicazione della normativa penale statale contrastante con quella europea con efficacia in bonam partem) e del principio di lex mitior, per quindi volgere l'attenzione al problematico rapporto tra legalità europea ed erosione della sovranità statale. Capitolo III: dedicato al principio di offensività, nel quale si analizzano due orientamenti giurisprudenziali. Il primo, a partire dal principio di leale cooperazione, ha condotto all'affermazione dell'obbligo per gli Stati membri di predisporre per gli interessi comunitari / dell'Unione europea una tutela analoga a quella stabilita per i corrispondenti interessi a livello statale, facendo ricorso a sanzioni effettive, proporzionate e dissuasive (sentenze Amsterdam Bulb, Commissione c. Grecia); il secondo ha invece portato a escludere che scelte di criminalizzazione operate da parte dei legislatori nazionali possano impedire la realizzazione dell'effetto utile del diritto dell'Unione europea, con un conseguente e tendenziale abbandono dello strumento di repressione penale nell'ambito del diritto dell'immigrazione (sentenze El Dridi, Achughbabian, Sagor). Capitolo IV: nel quale si tratta del principio di colpevolezza, dando conto di una giurisprudenza puntiforme che ha individuato la distinzione tra reati intenzionali e non intenzionali, definito i concetti di intenzionalità e negligenza grave, affermato e quindi superato la responsabilità penale oggettiva, cercato di valorizzare la regula iuris secondo cui ignorantia legis non excusat ed esplicitato una nozione di forza maggiore. Capitolo V: dedicato al principio di proporzionalità, nel quale si considera come la Corte di giustizia, posta dinanzi a situazioni caratterizzate da un contrasto tra la normativa penale interna, da un lato, e una delle quattro libertà fondamentali riconosciute nell'ordinamento dell'Unione europea, dall'altro, abbia valorizzato detto principio, in un senso non esclusivamente protezionistico, cercando anzi di individuare un punto di equilibrio tra valori tutelati, valori sacrificati e mezzi attraverso i quali realizzare la tutela dei primi e il sacrificio dei secondi. Conclusioni: nelle quali si sottolinea come l'Unione europea sia ormai diventata un soggetto avente natura costituzionale, dato che il processo di integrazione ha raggiunto il livello più autenticamente costituzionale, ossia la tutela dei diritti fondamentali, il quale rappresenta l'espressione più alta della sovranità e l'elemento principale di legittimazione di essa, cosa che sembra dunque militare a favore di una definitiva attribuzione di competenza penale alle istituzioni dell'Unione, almeno per quel che riguarda la protezione di beni giuridici propriamente europei.
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ABD, EL WAHHAB GAMIL. « La legalite de la repression en droit francais et en droit egyptien ( etude comparative ) ». Rennes 1, 1990. http://www.theses.fr/1990REN11008.

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Résumé :
La legalite de la repression a trois aspects: la legalite des delits et des peines, la legalite des procedures penales et la legalite d'execution des sentences penales. La legalite des delits et des peines, dominee par la notion d'avertissement, protege les individus contre la retroactivite des lois penales et leur application par analogie. Mais cette legalite ne suffit pas a proteger la liberte individuelle contre l'arrestation arbitraire, la detention illegale et les actes accomplis irregulierement qui la menacent. La protection de la liberte individuelle risque de demeurer vaine au cas ou la procedure suivie n'assure pas convenablement les droits de la defense, la recherche loyale des preuves, l'execution convenable de la sanction etc. C'est la legalite de procedure penale qui peut, grace a ses elements qui sont la presomption d'innocence et la surveillance juridictionnelle des procedures, intervenir pour proteger les droits et garanties de la liberte individuelle au cours du proces. Le principe de la legalite doit aussi etre applique dans la phase d'execution; car l'intervention du legislateur est indispensable pour determiner les droits subjectifs du condamne, les modalites et les buts de l'execution. L'intervention du juge judiciaire est egalement necessaire pour trancher les conflits qui peuvent surgir entre l'administration penitentiaire et les detenus et pour s'assurer que l'execution des sentences s'effectue dans le but d'amendement des condamnes
Thereare 3 aspects of the legal repression* the legality of fines and senteces, the legality of the penal procedure and the legality of the execution of penal sentences. The legality of fines and sentences, which is dominated by the notion of warning, protects the individual against the retroactive application of penal laws by analogy. But this law is not enogh to protect the individuals freedom form arbitory arrestments, ilegal detention and ab normal actions which threaten him. Because of the presumption of innocence and the juridictional control of the proceedings, the legal procedure can intervene in ordre to protect rights and the guarantee of the individual's freedom in court. The protection of the individual's freedom could remain in vain if the procedure followed does not insure the rights of the defense, the loyal search of proof, the proper execution of punishments etc. The principal of legality must also be applied during the sentence is being carried out, because the government's interventions plays a very important role in the deciding of the subjective rights of the person retained. The judiciary judges intervention is also necessary in ordre to make a decision where there is a conflict between the admisory body and the person retained. The also insures that the punishment is carried out in ordre to adapt the prisoners behaviour
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Santos, Thiago Pedro Pagliuca dos. « O princípio da ofensividade como complemento necessário à regra da legalidade penal no Estado Democrático de Direito ». Universidade de São Paulo, 2015. http://www.teses.usp.br/teses/disponiveis/2/2136/tde-24022016-164831/.

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Résumé :
As ideias políticas e filosóficas que influenciaram a criação da regra da legalidade penal e do princípio da ofensividade têm origem no Iluminismo. Principalmente durante a Idade Média e o Antigo Regime, confundia-se crime com pecado e as pessoas podiam ser punidas por mero capricho do soberano, sem que existisse lei. As arbitrariedades eram gritantes. A finalidade de ambas as teorias surgidas no período da Ilustração, portanto ao pregarem que era necessária a existência de lei prévia para que alguém fosse punido (regra da legalidade) e que o crime pressupunha uma lesão a direito ou bem jurídico de terceiro (princípio da ofensividade) , era a mesma: limitar o poder punitivo. No entanto, a regra da legalidade penal foi muito mais absorvida pelo discurso dogmático-jurídico do que o princípio da ofensividade, sendo oportuno, pois, analisar as razões pelas quais isso ocorreu. Algumas delas serão analisadas neste estudo como, por exemplo, a ausência de previsão explícita desse princípio nas Constituições, a suposta incompatibilidade desse princípio com a separação de poderes e com a própria regra da legalidade penal e a insegurança jurídica que a aplicação de princípios poderia gerar. Além disso, há um fator político de destaque: a consolidação da burguesia exigia a imposição de limites formais ao poder estatal, mas não limites materiais. Outro fator importante foi o advento do positivismo criminológico, no final do século XIX, que, ao confundir crime com doença, retornou ao paradigma do direito penal do autor que havia vigorado na Idade Média. Finalmente, para demonstrar o que impediu a consolidação do princípio da ofensividade especificamente no Brasil, será analisada a influência da doutrina europeia na dogmática nacional.
The political and philosophical ideas that influenced the creation of the principle of legality and the harm principle came from the Age of Enlightenment. Mainly during the Middle Age and the Old Regime, there was a confusion between crime and sin and people could be punished simply because of the whim of the sovereign, with no law. The arbitrariness were enormous. The reason for both theories that were born at the Age of Reason which required that the legal rules would have to be declared beforehand (principle of legality) and that the crime presupposed a harm or injury to other individuals (harm principle) were the same: to limit the power of punishment. However, it can be seen that the rule of the legality has been taken by the dogmatic and legal speech much more deeper than the harm principle, being opportune then, to analyze the reasons it happened. Some of them will be analyzed in this research, for instance, the absence of this explicit principle in the Constitutions, the alleged incompatibility of this principle with the separation of powers and the legality rule itself and the legal uncertainty that the application of principles could trigger. Furthermore, there is a major political factor: the consolidation of the bourgeoisie demanded the imposition of formal limits to the power of the state, but not material limits. Another important factor was the advent of positivist criminology, in the late nineteenth century, which, by confusing crime with illness, brought the paradigm of criminal law of the author, which was applied in the Middle Ages, back. At last, to show what stopped the consolidation of the harm principle specifically in Brazil, there will be an analysis of the influence of European doctrine in the Brazilian dogmatic.
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Maia, Vitor Bastos. « A autoria mediata na jurisprudência do Tribunal Penal Internacional ». Universidade de São Paulo, 2014. http://www.teses.usp.br/teses/disponiveis/2/2135/tde-09122014-133842/.

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Résumé :
O momentum simbolizado pela plena atuação do Tribunal Penal Internacional mais de anos após a entrada em vigor de seu Estatuto traz esperanças e constatações difíceis. Assim, correto o entendimento de que a instituição é um dos pilares para a construção de ordem internacional pautada pela pacífica convivência entre as nações, na qual não existam mais massacres ou ditaduras. Ocorre que a recente história da humanidade mostra-se como lamentável comprovação de que essa luz no fim do túnel ainda encontra-se distante de ser alcançada. Da análise dos julgamentos resulta claro que a pretendida atuação preventiva no sentido de evitar que os crimes sejam cometidos pela pronta intervenção de sua jurisdição no conflito, ainda é uma quimera, sendo realidade a atuação ex post factum em relação aos poucos acusados que sentaram no banco dos réus até então. A partir da premissa de que a função primordial do TPI é a investigação, processo e julgamento e, em sendo o caso, condenação dos suspeitos, resulta clara a preponderância do aspecto penal. Como visto, no único caso que conta com sentença condenatória proferida (Lubanga), ao lado do reconhecimento da importância da reparação das vítimas manteve-se a prevalência da função de prevenção geral e especial do organismo internacional. Assentado esse aspecto, tornou-se imperioso compreender como os juízes vinham interpretando os requisitos da AM-AOP. A importância da hipótese foi por diversas vezes evidenciada no trabalho e de certa forma já era antevista na ressalva de Claus Roxin, quando de sua criação em 1963. Assim, a partir da adoção pelos juízes do TPI da teoria da autoria mediata em razão de aparatos de poder como fundamento da figura prevista no artigo 25(3)(a), terceira hipótese, do Estatuto e da constatação de que é única forma idealizada para dar conta, em termos dogmáticos, das especificidades dos crimes praticados em grande escala e sistematicamente tem-se clara a perspectiva de que se torne importante opção de imputação. dos crimes de competência do Tribunal aos acusados. Até o momento o encaminhamento dos casos não permite avaliar a aplicação dos critérios da AM-AOP em sede de sentença, tendo chegado somente até a Decisão de Confirmação das Acusações no caso Katanga e Chui. A AM-AOP ganha maior relevo, outrossim, em vista das diretrizes de política criminal trazidas pelos juízes na fundamentação de suas decisões, dentre as quais podem ser referidas a busca pelo combate da impunidade desses criminosos, bem como a tendência a que se reconheça a maior importância do julgamento dos maiores responsáveis pelos crimes cometidos. Da análise dos casos resulta que a afirmação desse escopo não vem acompanhada de explicitação das razões que legitimariam esse enfoque. Ademais, a presença de um chefe de Estado no banco dos réus não se presta de garantia a que seus subordinados não cometam crimes. Os requisitos dessa forma de intervenção no fato seguem em substância a proposta de Roxin, não tendo sido incorporada somente a exigência de que os aparatos organizados de poder atuem à margem do ordenamento jurídico. Embora não haja condenação até o momento de réu com fundamento na AM-AOP, tem-se claro que poderá ser de extrema valia para a subsunção dos crimes sob investigação ou julgamento nos demais casos nos quais está sendo aplicada mas cujo andamento está impossibilitado por não terem sido presos os acusados (Saif Al Islam e Omar Al Bashir). A combinação das hipóteses da coautoria e da AM-AOP na figura híbrida da coautoria mediata encontra óbice sob duas perspectivas: não convence em termos dogmáticos porque contraria a construção teórica proposta por Claus Roxin: os critérios do domínio funcional do fato no caso de coautoria e o do domínio da vontade na vertente, interessante para a presente discussão, de AM-AOP amoldam-se à realidade que se pretende enquadrar em termos jurídicos de formas distintas. De outra parte, tendo-se em mente a rigidez do critério da essencialidade da contribuição típico do domínio funcional do fato a mera soma dos requisitos previstos para cada uma das vertentes não parece ser uma boa solução em vista do objetivo de imputar os crimes através das categorias do Estatuto aos acusados preservando equilíbrio entre a busca de responsabilização penal concreta e efetiva e a preservação dos direitos e garantias do réu. O dissenso do Juiz Cuno Tarfusser no caso Katanga explicita essa violação. Por outro lado, essa forma de agir da maioria dos juízes traz flagrante intepretação in malam partem proibida pelo artigo 22(2), do ER. Espera-se que a posição da Juíza Van den Wyngaert manifestada em seu Voto Dissidente no caso Procurador v.Mathieu Ngudjolo Chui ganhe maior força no seio do Tribunal nos próximos anos. Apesar das críticas suscitadas tem-se claro que os avanços conquistados pelos juízes nessa complexa e delicada área da teoria do delito do direito penal internacional são de fundamental importância não somente para o aprimoramento das figuras jurídicas como também para a legitimação da atuação do tribunal perante os estados dada a sua vocação universalista.
O momentum simbolizado pela plena atuação do Tribunal Penal Internacional mais de anos após a entrada em vigor de seu Estatuto traz esperanças e constatações difíceis. Assim, correto o entendimento de que a instituição é um dos pilares para a construção de ordem internacional pautada pela pacífica convivência entre as nações, na qual não existam mais massacres ou ditaduras. Ocorre que a recente história da humanidade mostra-se como lamentável comprovação de que essa luz no fim do túnel ainda encontra-se distante de ser alcançada. Da análise dos julgamentos resulta claro que a pretendida atuação preventiva no sentido de evitar que os crimes sejam cometidos pela pronta intervenção de sua jurisdição no conflito, ainda é uma quimera, sendo realidade a atuação ex post factum em relação aos poucos acusados que sentaram no banco dos réus até então. A partir da premissa de que a função primordial do TPI é a investigação, processo e julgamento e, em sendo o caso, condenação dos suspeitos, resulta clara a preponderância do aspecto penal. Como visto, no único caso que conta com sentença condenatória proferida (Lubanga), ao lado do reconhecimento da importância da reparação das vítimas manteve-se a prevalência da função de prevenção geral e especial do organismo internacional. Assentado esse aspecto, tornou-se imperioso compreender como os juízes vinham interpretando os requisitos da AM-AOP. A importância da hipótese foi por diversas vezes evidenciada no trabalho e de certa forma já era antevista na ressalva de Claus Roxin, quando de sua criação em 1963. Assim, a partir da adoção pelos juízes do TPI da teoria da autoria mediata em razão de aparatos de poder como fundamento da figura prevista no artigo 25(3)(a), terceira hipótese, do Estatuto e da constatação de que é única forma idealizada para dar conta, em termos dogmáticos, das especificidades dos crimes praticados em grande escala e sistematicamente tem-se clara a perspectiva de que se torne importante opção de imputação. dos crimes de competência do Tribunal aos acusados. Até o momento o encaminhamento dos casos não permite avaliar a aplicação dos critérios da AM-AOP em sede de sentença, tendo chegado somente até a Decisão de Confirmação das Acusações no caso Katanga e Chui. A AM-AOP ganha maior relevo, outrossim, em vista das diretrizes de política criminal trazidas pelos juízes na fundamentação de suas decisões, dentre as quais podem ser referidas a busca pelo combate da impunidade desses criminosos, bem como a tendência a que se reconheça a maior importância do julgamento dos maiores responsáveis pelos crimes cometidos. Da análise dos casos resulta que a afirmação desse escopo não vem acompanhada de explicitação das razões que legitimariam esse enfoque. Ademais, a presença de um chefe de Estado no banco dos réus não se presta de garantia a que seus subordinados não cometam crimes. Os requisitos dessa forma de intervenção no fato seguem em substância a proposta de Roxin, não tendo sido incorporada somente a exigência de que os aparatos organizados de poder atuem à margem do ordenamento jurídico. Embora não haja condenação até o momento de réu com fundamento na AM-AOP, tem-se claro que poderá ser de extrema valia para a subsunção dos crimes sob investigação ou julgamento nos demais casos nos quais está sendo aplicada mas cujo andamento está impossibilitado por não terem sido presos os acusados (Saif Al Islam e Omar Al Bashir). A combinação das hipóteses da coautoria e da AM-AOP na figura híbrida da coautoria mediata encontra óbice sob duas perspectivas: não convence em termos dogmáticos porque contraria a construção teórica proposta por Claus Roxin: os critérios do domínio funcional do fato no caso de coautoria e o do domínio da vontade na vertente, interessante para a presente discussão, de AM-AOP amoldam-se à realidade que se pretende enquadrar em termos jurídicos de formas distintas. De outra parte, tendo-se em mente a rigidez do critério da essencialidade da contribuição típico do domínio funcional do fato a mera soma dos requisitos previstos para cada uma das vertentes não parece ser uma boa solução em vista do objetivo de imputar os crimes através das categorias do Estatuto aos acusados preservando equilíbrio entre a busca de responsabilização penal concreta e efetiva e a preservação dos direitos e garantias do réu. O dissenso do Juiz Cuno Tarfusser no caso Katanga explicita essa violação. Por outro lado, essa forma de agir da maioria dos juízes traz flagrante intepretação in malam partem proibida pelo artigo 22(2), do ER. Espera-se que a posição da Juíza Van den Wyngaert manifestada em seu Voto Dissidente no caso Procurador v.Mathieu Ngudjolo Chui ganhe maior força no seio do Tribunal nos próximos anos. Apesar das críticas suscitadas tem-se claro que os avanços conquistados pelos juízes nessa complexa e delicada área da teoria do delito do direito penal internacional são de fundamental importância não somente para o aprimoramento das figuras jurídicas como também para a legitimação da atuação do tribunal perante os estados dada a sua vocação universalista.
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Tumwine, William. « The role of public opinion in court decisions on the legality of the death penalty : a look at Uganda and South Africa ». Diss., University of Pretoria, 2006. http://hdl.handle.net/2263/1242.

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Résumé :
"Public opinion finds its way into the justice system and finally to the decision making platform of the courts through various channels. These include public opinion polls, legislative debates, writings of jurists, social pressures, political situations and referendum on legal issues. Regarding the death penalty, the role of public opinion becomes more debatable because as Kakooza explains, there is a difficulty of addressing death penalty issues as values, national aspirations and conditions of social intercourse vary from society to society. The death penalty touches life, which is the most important of all human rights. It, therefore, remains debatable as to whether it is the courts or the people that may decide the legality of criminal sanctions like the death penalty. Protection of judicial independence conflicts with the need for legitimacy, given that courts are occupied by un-elected judges. While sticking to legalistic and official positions, courts must keep in touch with the public since they need the latter's approval for decisions to be respected and implemented. It is also not clear whether, and if so, to what extent, courts may rely upon public opinion in making decisions, thus the importance of assessing the role it sould play and coming out with a way forward. ... Chapter one comprises the background of the study, statement of the problem, significance of the study, aims and objectives of the study, literature review, methodology and limitations of the study. Chapter two is a discussion of the role public opinion ought to play in court decisions in general, and decisions on the legality of the death penatly in particular. Chapter three is an analysis of the actual influence of public opinion on court decisions on the legality of the death penalty. It also has a comparison of court practice in Uganda and South Africa and includes a critique. Chapter four is a presentation of arguments for and against the role of pulic opinion in court decisions. Chapter five contains conclusions from the research findings and recommendations on how public opinion should be treated in court decisions generally, and the legality of the death penalty in particular." -- Introduction.
Thesis (LLM (Human Rights and Democratisation in Africa)) -- University of Pretoria, 2006.
Prepared under the supervision of Dr. Raymond A. Atuguba at the Faculty of Law, University of Ghana, Legon
http://www.chr.up.ac.za/academic_pro/llm1/dissertations.html
Centre for Human Rights
LLM
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Araujo, Glaucio Roberto Brittes de. « Intervenção penal nas licitações ». Pontifícia Universidade Católica de São Paulo, 2012. https://tede2.pucsp.br/handle/handle/5904.

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Made available in DSpace on 2016-04-26T20:21:04Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Glaucio Roberto Brittes de Araujo.pdf: 993084 bytes, checksum: 6295e6d1a3544f78c9d40729765efd96 (MD5) Previous issue date: 2012-07-01
This area, are exposed some misconceptions of the legislature in relation to parental bids, as inflation punitive scattered through legislation, rather than simple point releases enough of the Penal Code, such as the advance of the barriers of penal intervention, with the characterization of negligible preparatory acts and conduct abstract and remotely related to the possibility of injury to the interest protected at the expense of the principles of minimum intervention and injury; as the equivalence between an attempt and completion, to the detriment of the principles of culpability and proportionality, as the autonomous classification conduct that would configure as an attempt to more serious crimes or who were under the Penal Code, as over crimes of abstract danger and formal, as the adoption of open standards and penal rules too criminal blank inadequate to achieve the principle of legality, in the form of legal reserve and taxativity; as the pain of penalties for similar infractions of gravity substantially different in relation to injury to the legal and housed, without due attention to the principle of proportionality, and as the criminalization of conduct that could be curbed by Administrative Law sanctioning or intervention, reserving and prestige to the application of prison sentences, depending on the primary functions assigned to it in our times, serious injury or threat to the relevant legal right under the constitutional prism, without yielding to the temptation of building a Symbolic Criminal Law. Eventually, assuming a minimum functionalism, considers it is appropriate to outline the contours of the criminal action, as ultima ratio, but effective, in the area of bid and contract administration in a model of itself guarantees the democratic rule of law, in its dual meaning, ie, the guarantor of both fundamental human rights, as an efficient protection of legal interests relevant to all citizens, in the terms that had been sheltered by the Constitution
Nesta sede, são expostos alguns equívocos do legislador pátrio em relação às licitações, como a inflação punitiva, mediante legislação esparsa, ao invés de simples e suficientes atualizações pontuais do Código Penal; como o adiantamento das barreiras da intervenção penal, com a tipificação despicienda de atos preparatórios e de condutas abstrata e remotamente relacionadas à possibilidade de lesão do interesse tutelado, em detrimento dos princípios da intervenção mínima e da lesividade; como a equiparação entre tentativa e consumação, em prejuízo dos princípios da culpabilidade e da proporcionalidade; como a tipificação autônoma de condutas que já configurariam tentativa de delitos mais graves ou que estariam previstas no Código Penal; como o excesso de crimes de perigo abstrato e formais; como a adoção de tipos demasiadamente abertos e normas penais em branco, inadequada à concretização do princípio da legalidade, na forma de reserva legal e taxatividade; como a cominação de sanções semelhantes para infrações de gravidade substancialmente distinta, em relação à lesão ao bem jurídico albergado, sem a devida atenção ao princípio da proporcionalidade; e como a criminalização de condutas que poderiam ser coibidas pelo Direito Administrativo Sancionador ou de Intervenção, reservando e prestigiando a aplicação de penas privativas de liberdade, consoante as funções primordiais que lhe são atribuídas hodiernamente, para graves lesões ou ameaças a bem jurídicos relevantes, sob o prisma constitucional, sem ceder à tentação da construção de um Direito Penal Simbólico. Por fim, assumindo um funcionalismo mínimo, reputa-se conveniente esboçar os contornos da intervenção penal, como ultima ratio, mas eficaz, na seara de licitações e contratos administrativos, em um modelo de garantias próprio do Estado Democrático de Direito, na sua dúplice acepção, ou seja, garantidor tanto dos direitos fundamentais da pessoa humana, como de uma proteção eficiente dos bens jurídicos relevantes para todos os cidadãos, nos termos em que foram albergados pela Constituição Federal
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Oliveira, João Guilherme Silva Marcondes de. « Do caráter aberto dos tipos penais : revisão de uma dicotomia ». Universidade de São Paulo, 2010. http://www.teses.usp.br/teses/disponiveis/2/2136/tde-02082011-112356/.

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Résumé :
Na evolução da teoria do tipo penal, podemos perceber um movimento de intensificação de complexidade, no qual os mais novos e diferentes posicionamentos doutrinários confluem para tornar aquela figura o ponto central do estudo do delito. Dentre as inúmeras classificações dogmáticas que surgiram neste desenvolvimento, nosso trabalho analisa uma em particular: a divisão entre tipos fechados e tipos abertos. Embora criada originalmente por Hans WELZEL para descrever um grupo específico de casos, a noção de tipos abertos ganhou contornos mais amplos, sendo admitida pela doutrina de maneira geral. Todavia, a aceitação dessa categoria científica não se limitou a uma atividade expositiva, servindo para a crítica de modelos jurídicos. Frente ao princípio da legalidade, conquista jurídica de longa data, os estudiosos do Direito Penal apontaram a ilegitimidade dos tipos abertos, por ofensa ao mandato de certeza, um dos quatro aspectos daquele princípio maior. Por outro lado, as conclusões da atual ciência hermenêutica ensinam que não se pode confundir texto legal e norma, e que a compreensão do fenômeno jurídico perpassa uma série de valorações adstritas ao Direito. Neste sentido, as diferenças que, em tese, tornavam específicos os tipos abertos, quando confrontadas com essa nova descoberta, se mostram apenas aparentes. Toda e qualquer norma apresenta um caráter aberto, algo intrínseco à linguagem humana. Logo, não existe tipo fechado. Inobstante, a censura que fora aventada pela doutrina não perde sua razão de ser. Pelo contrário, é necessária sua reformulação, para afirmar que o problema se encontra no grau de intensidade da abertura, na aceitabilidade ou não da indeterminação da conduta humana diante do caso concreto, único instante em que é possível a individualização da norma. Para tanto, é preciso erigir critérios seguros a fim de efetuar o julgamento da legitimidade dos tipos penais. Defendemos que os próprios fundamentos do princípio da legalidade a vedação da arbitrariedade e a previsibilidade das condutas servem como critérios de avaliação. Mais ainda, a realização dessa operação somente pode ser feita por meio do controle das decisões judiciais, o que nos leva a um problema de ordem prática e não apenas teórica.
In the evolution of the criminal type theory, we can notice a movement of complexity intensification, in which the newest and most different doctrinal positions join together to make that figure the central point of the crime study. Among the multiple dogmatic classifications that aroused in this development, our task analyses one in particular: the division between closed and open types. Though originally created by Hans WELZEL to describe a specific group of cases, the notion of open types acquired a wider profile, being generally admitted by the doctrine. However, the acceptance of this scientific category has not been limited to an expository activity, serving to the critic of juridical models. Before the principle of the legality, a long-term juridical conquer, the scholars of the Criminal Law pointed to the illegitimacy of the open types, due to the offense of the certainty term, as one of the four aspects of that major principle. Moreover, the conclusions of todays hermeneutic science instruct that one cannot confuse legal text and norm, and that the comprehension of the juridical phenomenon pervades a series of valuations bonded to Law. In this way, the differences that, in thesis, made specific the open types, when confronted with this new finding, prove to be only apparent. All and any rule presents an open feature, an aspect intrinsic to human language. Therefore, there are no closed types. Despite that, the censure that was made by doctrine does not lose its reason. In the opposite, its reformulation is necessary, to affirm that the problem is in the intensity extent of the opening, in the acceptance or not of the human conduct indetermination ahead of a concrete case, the single moment in which it is possible to individualize the rule. Therefore, it is necessary to built firm criteria to perform the judgment of the criminal types legitimacy. We sustain that the own foundations of the principle of the legality the prohibition of arbitrariness and the prevision of conducts serve as evaluation criteria. Furthermore, the accomplishment of this transaction can only be fulfilled by the control of judiciary decisions, what leads us to a practical problem, not only theoretical.
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Montiel, Fernández Juan Pablo. « Fundamentos y límites de la analogía in bonam partem en el derecho penal ». Doctoral thesis, Universitat Pompeu Fabra, 2008. http://hdl.handle.net/10803/7304.

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Résumé :
Una adecuada interpretación del principio de legalidad ofrece buenas razones para admitir la analogía in bonam partem en el Derecho penal aunque de un modo limitado. Incluso cuando el juez mediante ésta excluye o limita el ejercicio del ius puniendi, el aplicador del Derecho penal debe seguir apegado a la ley. De este modo, la analogía in bonam partem debe ser vista como un mecanismo excepcional de integración del Derecho penal frente a inconsistencias axiológicas no previstas ni deseadas por el legislador. Estas excepcionales facultades creadoras reconocidas al juez tienen lugar frente a concretas instituciones jurídico-penales y dentro de un determinado marco argumentativo. En este sentido, la analogía in bonam partem es un medio para crear supralegalmente causas de justificación, causas de exculpación y atenuantes, mientras que no para crear excusas absolutorias. Igualmente, el juez puede crear Derecho solamente a partir de la analogía legis o la analogía institutionis, sin resultar posible acudir a la analogía iuris.
An adequate interpretation of the legality principle offers sound reasons to accept analogy in bonam partem in Criminal Law, though only in a limited way. Even when the judge excludes or limits the ius puniendi through the use of analogy, she should still be strictly subjected to the norm. Therefore the analogy in bonam partem must be seen as an exceptional mechanism of Criminal Law's Integration in the presence of axiological inconsistencies that the Parliament didn't foresee and didn't want. These exceptional law-making powers awarded to the judge refer to specific Criminal law institutions and in a specific argumentative framework. In this sense, analogy in bonam partem is an instrument to supra-legally create justifications, excuses, and mitigating circumstances, but not other types of punishment excluding institutions. In the same manner, the judge can create new Criminal Law only through legis Analogy and institutionis Analogy but not through iuris Analogy.
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Desmoulins, Thibault. « L'Arbitraire, histoire et théorie. Le pouvoir de surmonter l'indétermination de l'Antiquité à nos jours ». Thesis, Paris 2, 2018. http://www.theses.fr/2018PA020017.

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Résumé :
Le droit ne se réduit pas aux règles. Que cet ancien adage paraisse aujourd’hui sibyllin montre la difficulté des juristes face à ce qu’il faut appeler l’anomie. Le pouvoir confié à une autorité de surmonter cette absence de règles provoque l’émergence de l’arbitraire en droit. Depuis l’Antiquité, ses fonctions répressives et administratives témoignent de son utilité indéfectible. Sous l’emprise du déterminisme juridique intégral d’un Dieu (VIIIe-XIIIe) ou d’un Législateur (XVIIIe-XXe), l’arbitraire se réduit à l’interprétation des normes omniprésentes. Il peut également former une voie de droit extraordinaire en complément des règles fixes (XIIIe-XVIIIe). Son apogée comme principe général de gouvernement voire de répression n’est atteinte qu’à l’occasion du profond bouleversement moderne (XVIe). À travers ces variations, trois formes de légalité se côtoient et proposent les conditions du choix d’un arbitraire légal
Law is not reducible to rules. The fact that this ancient adage now sounds intriguing points out jurist’s difficulties to face what must be called anomie. Arbitrariness refers to the power given to one authority to overcome this absence of rules. Since Antiquity, repressive and administrative functions shows its irreducible utility. Under the empire of an integral determinism of God (VIIIe-XIIIe) or a Legislator (XVIIIe-XXe), arbitrariness is confined to interprete omnipresent norms. It can also provide extraordinary means in complement of fixed rules (XIIIe-XVIIIe). Its apogee as general principle of government or punishment is only reached by the modern upheaval (XVIe). Through its variations, three forms of legality coexists and reveals the conditions surrounding the choice of a legal arbitrariness
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Giacomet, Junior Isalino Antonio. « Função normativa do sistema financeiro nacional nos crimes econômicos ». Universidade Presbiteriana Mackenzie, 2012. http://tede.mackenzie.br/jspui/handle/tede/1067.

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Résumé :
Made available in DSpace on 2016-03-15T19:33:57Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Isalino Antonio Giacomet Junior.pdf: 1126819 bytes, checksum: 32838bbb6682054d64262f508220dd4e (MD5) Previous issue date: 2012-08-08
Dealing effectively with economic crimes is a fundamental need for fair and balanced development of society today, given the collective nature of legal interests protected by them and the special features of economic criminality, consisting of one of the most obvious legal limit on the economic power. The success of combating such crimes within which include crimes against the financial system and crimes against the capital market - depends directly on the adoption of specific legislative techniques of criminal law. Constant innovations in the means of transmission of wealth, associated with the evolution of products and services offered to users of the financial market and the necessity to preserve the constitutional economic order, require that the economy criminal law is endowed with mechanisms that would allow flexibility and adaptation to the economic reality of any given time. Therefore, it is crucial that the expertise and the regulatory powers inherent to normative and supervisor agencies of the National Financial System emanating from within their respective regulatory administrative functions - are also translated to economic criminal law. Among the instruments of criminal regulation that allow this administrative influence, are in the characterization of blank criminal laws, the use of normative elements of the crime and objective conditions for punishment. Despite these legislative techniques cause, as a rule, the creation of open criminal types, it is emphasized that these mechanisms of penal norms do not offend the principle of legality.
O enfrentamento eficiente aos delitos econômicos representa uma necessidade fundamental para o desenvolvimento justo e equilibrado da sociedade nos dias atuais, em virtude dos bens jurídicos de índole coletiva por eles tutelados e das características especiais da criminalidade econômica, consistindo em uma das formas mais evidentes de limitação jurídica sobre o poder econômico. O sucesso do combate a tais delitos dentro dos quais se inserem os crimes contra o sistema financeiro e os crimes contra o mercado de capitais depende diretamente da adoção de técnicas legislativas diferenciadas dos tipos penais. As constantes inovações nos meios de transmissão de riquezas, aliadas à evolução dos serviços e produtos oferecidos aos usuários do mercado financeiro e à necessidade de preservação da ordem econômica constitucional, requerem que o direito penal econômico seja dotado de mecanismos que permitam sua maleabilidade e adaptação constante à realidade econômica de determinado momento. Torna-se fundamental, portanto, que os conhecimentos técnicos e os poderes normativos inerentes aos órgãos normativos e supervisores do Sistema Financeiro Nacional exarados no âmbito de suas respectivas atribuições administrativas regulatórias sejam transpostos também para a seara do direito penal econômico. Dentre os instrumentos de normatização penal que permitem essa influência administrativa, situam-se a tipificação de normas penais em branco, a utilização de elementos normativos do tipo e as condições objetivas de punibilidade. Em que pese tais técnicas legislativas ensejarem, em regra, a criação de tipos penais abertos, destaca-se que esses mecanismos de normatização penal não ofendem o princípio da legalidade.
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Dubois, Charlotte. « Responsabilité civile et responsabilité pénale : à la recherche d'une cohérence perdue ». Thesis, Paris 2, 2014. http://www.theses.fr/2014PA020066.

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Résumé :
La responsabilité civile est traditionnellement attachée à la réparation des préjudices individuels. Pour sa part, le droit pénal est présenté comme la branche du droit qui assure la protection de l’intérêt général par la sanction de comportements attentatoires à un socle commun de valeurs sociales. Cette distinction de finalités justifie une hiérarchie des disciplines qui se traduit par une primauté accordée au droit pénal. Pourtant, on se propose de démontrer que le législateur, au même titre que le juge d’ailleurs, semble s’engager dans une direction contestable en considérant qu’il y a une différence de degré entre droit civil et droit pénal là où existe en réalité une différence de nature. De ce postulat inexact naît une confusion généralisée qui conduit chaque discipline à s’approprier les considérations de l’autre : le droit civil devient punitif tandis que, dans le même temps, le droit pénal accorde une place sans cesse accrue à la réparation du préjudice. Ce mouvement nous semble porteur d’un double danger : en premier lieu, le droit pénal délaisse sa fonction protectrice de l’intérêt général lorsqu’il s’attache à réparer des préjudices purement individuels ; en second lieu, le droit civil punitif, délié des garanties fondamentales dont est assortie la matière répressive, peut se révéler être une menace pour les libertés individuelles. Ce mouvement croisé des deux disciplines met en péril la cohérence de leurs régimes respectifs : leurs influences réciproques doivent être révélées afin de mieux cerner les faiblesses du droit de la responsabilité et de proposer des remèdes en vue d’assurer un agencement cohérent et complémentaire des responsabilités civile et pénale
Studying two separate disciplines, such as Civil and Criminal liability, it would not be expected to find any interactions between them: Civil Law repairs the damage caused to private interests; while Criminal Law punishes, thereby ensuring public interests. These differences in purpose justify a hierarchy of disciplines resulting in the supremacy of Criminal Law over Civil Law. However, it will be shown that the legislature and the judge are going in the wrong direction by considering that there is a difference of degree between Civil Law and Criminal Law where there is actually a difference in nature. This incorrect assumption has given rise to a widespread confusion where each discipline takes ownership of the considerations of the other: Civil Law becomes punitive, while, at the same time, Criminal Law becomes increasingly compensatory. The present work aims to denounce a double danger: first, Criminal Law abandons its protective function of public interests when it attempts to repair purely individual damages; second, a punitive Civil Law, detached from the fundamental safeguards that are attached to criminal matters, may prove to be a threat to individual freedoms. This cross-movement between the two disciplines jeopardizes the consistency of their respective systems: reciprocal influences must be revealed in order to better understand the weaknesses of legal liability and to propose remedies that ensure a consistent and complementary arrangement of legal rules
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Schmitt, Daniel. « Condicionantes para a aplicação da sanção administrativa de multa sobre o infrator pessoa física, no mercado de seguros privados fiscalizado pela SUSEP ». Daniel Schmitt, 2016. http://hdl.handle.net/10438/18089.

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This paper deals with the repressive regime in the private insurance market ('MSP'), supervised by SUSEP – Superintendência de Seguros Privados. The research focus is to investigate the structure and the application of the norms that govern SUSEP's regulatory activity, regarding the application of the administrative sanction of fine on the individual offender. The administrative accountability in these cases is analyzed. For that, the theory of sanctioning is dealt with, dealing with the violation and the administrative sanction, especially the administrative penalty of fine. Some of the main principles of administrative sanctioning law are also highlighted, such as due process, lawfulness, characteristics and culpability. It also addresses the issue of relativisation of legality in special compliance regimes. These issues are displayed in an environment of sectoral regulation, therefore, contextualizing the sanctioning power of regulatory agencies. The repressive regime of the MSP is systematized. It identifies the National Council of Private Insurance (CNSP), the Resource Council of the National Private Insurance System (CRSNSP) and SUSEP. The normative archetype of the repressive regime of the MSP is presented, especially CNSP Resolution 243/11. A confrontation between SUSEP's guidelines and decisions of the CRSNSP in the opposite direction is made, regarding the imposition of the administrative penalty of fine on the individual offender, due to its administrative responsibility. At the end, as an outcome of the research, a set of constraints that ensure a more consistent application of the administrative penalty of fines on individuals - when considered as offenders in the MSP – is proposed.
O presente trabalho aborda o regime repressivo no mercado de seguros privados ('MSP'), fiscalizado pela Superintendência de Seguros Privados (SUSEP). O problema de pesquisa é investigar a estrutura e a aplicação das normas que regem a atividade regulatória da SUSEP, no que toca a aplicação da sanção administrativa de multa sobre o infrator pessoa física. Analisa-se a responsabilização administrativa realizada nestes casos. Para tanto, aborda-se a teoria da sanção, tratando do ilícito e da sanção administrativa, em especial da penalidade administrativa de multa. Alguns princípios informadores do direito administrativo sancionador também são destacados, tais como o devido processo legal, a legalidade, a tipicidade e a culpabilidade. Aborda-se, também, a questão da relativização da legalidade nos regimes de sujeição especial. Estas questões são expostas em um ambiente de regulação setorial, portanto, contextualizando-se o poder sancionador dos órgãos reguladores. É realizada a sistematização do regime repressivo do MSP. Identifica-se o Conselho Nacional de Seguros Privados (CNSP), o Conselho de Recursos do Sistema Nacional de Seguros Privados (CRSNSP) e a SUSEP. O arquétipo normativo do regime repressivo do MSP é descrito, destacando-se a Resolução CNSP no 243/11. Realiza-se um confronto entre orientações da SUSEP e decisões do CRSNSP em sentido contrário, a respeito da imposição da sanção administrativa de multa sobre o infrator pessoa física, em razão da sua responsabilização administrativa. Ao final, como resultado de pesquisa, propõe-se um conjunto de condicionantes que asseguram uma aplicação juridicamente mais consistente da penalidade administrativa de multa sobre as pessoas físicas, quando consideradas como infratores no MSP.
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Gervier, Pauline. « La limitation des droits fondamentaux constitutionnels par l’ordre public ». Thesis, Bordeaux 4, 2013. http://www.theses.fr/2013BOR40058/document.

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Résumé :
La dialectique de l’ordre public et des libertés sillonne la pensée juridique depuis le XVIIIème siècle. Généré par de nouvelles formes de délinquance et de criminalité, le renforcement des exigences de l’ordre public impose de s’interroger sur la limitation des droits fondamentaux constitutionnels. En dépit de la place névralgique qu’il occupe entre ordre public et libertés, le processus de limitation demeure indéterminé en droit français. Cette recherche, organisée autour de la détermination des limites aux droits garantis, de l’identification des « limites aux limites » aux droits fondamentaux, puis de la redéfinition des droits fondamentaux par les limites, permet de préciser ce mécanisme, mais aussi de cerner les restrictions apportées à l’exercice des droits et libertés. L’autolimitation du Conseil constitutionnel marque un infléchissement progressif de la protection des droits fondamentaux. Ce constat invite à réfléchir sur l’encadrement supra-législatif de la limitation des droits garantis, et conduit à se positionner en faveur de l’insertion d’une clause de limitation des droits fondamentaux dans la Constitution
The dialectics of public order and freedoms has been traveling throughout legal thought since the 18th century. Sparked by new forms of delinquency and criminality, the strengthening of public order requirements leads to questioning the limitation of fundamental constitutional rights. Despite its crucible place between public order and freedoms, the limitation process remains undetermined in French law. This research, which aims at determining the limitations to protected rights, identifying the limitations to those limitations themselves, and then redefining fundamental rights through those limitations, not only helps to specify this mechanism, but also to identify the restrictions brought to the enjoyment of rights and freedoms. The Conseil constitutionnel self-restraint reveals a gradual shift in the protection of fundamental rights. Acknowledging the former leads to considering a supra legislative framework to the limitations to protected rights, and advocating in favor of the constitutional entrenchment of such a clause
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Galante, Andrea. « Fondamento e limiti del divieto di retroattività dei mutamenti giurisprudenziali sfavorevoli nel diritto penale ». Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/2158/1190524.

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DI, STEFANO CARMEN. « L’azione penale tra principio di legalità e principio di opportunità:l’esperienza francese ». Doctoral thesis, 2011. http://hdl.handle.net/2158/564702.

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PUGLISI, GIUSEPPE. « Legalità convenzionale e crimini internazionali. Contributo allo studio della clausola di Norimberga ». Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11570/3146768.

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Résumé :
Il lavoro intende approfondire i profili strutturali e applicativi della c.d. clausola di Norimberga, disposizione contenuta all'art. 7, par. 2, C.e.d.u. e relativa ai crimini internazionali. A tale fine, il primo capitolo ricostruisce lo stato del principio nullum crimen, nulla poena sine lege all'indomani del secondo conflitto mondiale, mediante l'analisi delle esperienze di giustizia di transizione più significative: il processo di Norimberga, in sede internazionale, e l'impiego della formula di Radbruch, nell'ordinamento tedesco. Il secondo capitolo prende in considerazione la struttura della previsione convenzionale, con particolare riguardo ai principi generali del diritto riconosciuti dalle nazioni civili e al ruolo da essi rivestito nel moderno diritto penale. Il terzo capitolo, infine, passa in rassegna la giurisprudenza della Corte e.d.u., evidenziando un sostanziale mutamento di paradigma nel modo di intendere il principio di legalità internazionale. All'esito dell'indagine si osserva che il principio di legalità, oramai concepito come diritto fondamentale dell'individuo, attribuisce all'art. 7, comma 2, C.e.d.u. una funzione "mnestico-monitoria". Pertanto, una sua "ri-attivazione" non è più immaginabile, anche in virtù dei progressi compiuti dal diritto penale della comunità internazionale.
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Afonso, Mara Cristina da Conceição. « A reconstituição informática e as provas atípicas em processo penal ». Master's thesis, 2017. http://hdl.handle.net/10362/21790.

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Résumé :
This dissertation deals with the theme of atypical evidence in Criminal Procedure in general, and the admissibility of proof by computer reconstruction of the fact, in particular. The general framework of atypical evidence in the portuguese criminal procedure system is fundamental to understand how the legality plan can be related to the atypicality level of evidence, without exceeding the limits imposed by prohibitions of proof. It is therefore important to see if it is possible to defend the existence of an open criminal procedure in which everything that is not prohibited can be valued as an admissible proof. This is a question applicable to the computer reconstruction of crime, as a new form of scientific criminal evidence with a potential vocation to constitute itself as a legitimate means of proof. The purpose of this dissertation is to explore the contrast between legality and freedom of evidence and its repercussion on the question of the admissibility of the computer reconstruction of crime as a means of proof in the Portuguese Criminal Procedure and, subsequently, to understand what the applicable regime to this new proof instrument, taking into account the need to ensure compliance with legally established procedural safeguards.
A presente dissertação versa sobre a matéria das provas atípicas em Processo Penal, em geral, e sobre a admissibilidade da prova por reconstituição do facto feita por meios informáticos, em particular. O enquadramento geral das provas atípicas no sistema processual penal português é fundamental para perceber de que forma o plano da legalidade se pode relacionar com o plano da atipicidade da prova, sem ultrapassar os limites impostos pelas proibições de prova. É, portanto, importante perceber se é possível defender a existência de um processo penal aberto no qual tudo o que não for proibido possa ser valorado como meio de prova admissível. Trata-se de uma questão aplicável à reconstituição informática do crime, como nova modalidade da prova penal científica com uma vocação potencial para se constituir como meio de prova legítimo. O objectivo desta dissertação será, portanto, o de explorar a contraposição existente entre a legalidade e a liberdade de prova e a sua repercussão na questão da admissibilidade da reconstituição informática do crime como meio de prova no Processo Penal português e, subsequentemente, perceber qual o regime aplicável a este novo instrumento probatório, considerando a necessidade de assegurar o respeito pelas garantias processuais legalmente previstas.
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Lopes, Kayo Sérgio. « As soluções de consenso no direito processual penal luso-brasileiro e o conflito de finalidades da delação premiada ». Master's thesis, 2020. http://hdl.handle.net/10316/92737.

Texte intégral
Résumé :
Dissertação de Mestrado em Direito apresentada à Faculdade de Direito
A presente dissertação tem como objetivo verificar e compreender as soluções de consenso e o instituto da delação premiada no ordenamento jurídico luso-brasileiro, além do papel do Ministério Público e do Juiz diante de tais regimentos.Em Portugal e no Brasil, o princípio da obrigatoriedade (legalidade) norteia o direito processual penal. O Ministério Público, orientado por uma máxima acusatória, é obrigado a propor a ação penal quando presentes os pressupostos legais, fato típico, ilícito e culpável. Diante disso, as soluções de consenso e a delação premiada surgem como formas de supostas mitigações ao princípio da obrigatoriedade da ação penal. Com o objetivo de analisar até onde as soluções de consenso e a delação premiada estão em conformidade com as normas luso-brasileiras e quais as divergências e os conflitos existentes, será utilizado a metodologia da pesquisa bibliográfica, onde, inicialmente, analisar-se-á o princípio da obrigatoriedade (legalidade) e o da indisponibilidade no direito processual penal e, logo após, um estudo sobre o plea bargain nos Estados Unidos.Após esta análise, será estudado as soluções de consenso no direito processual penal luso-brasileiro, averiguando se há conformidade legislativa de tais institutos. Em seguida, será realizada a mesma abordagem com as normas do Brasil e de Portugal que trazem a regulamentação da delação premiada.Por fim, será realizado uma investigação mais detalhada acerca da Lei 12.850/13, que trata das organizações criminosas no Brasil. Alguns conflitos de finalidades existentes da delação premiadas serão levantados, a respeito da possibilidade de acordo entre o Ministério Público e o arguido da fase de inquérito, a moralidade da negociação entre o Estado e o arguido, réu confesso, o valor probatória das delações e a prisão preventiva para obtenção de delação premiada. Sendo assim, será verificado como a delação premiada pode ser um importante instrumento no combate a criminalidade organizada, entretanto, os fins não podem justificar os meios e as garantias e direitos fundamentais constitucionalmente assegurados em hipótese alguma devem ser violados.
The present dissertation aims to verify and understand the consensus solutions and the institute of the plea bargain in the Portuguese-Brazilian legal system, in addition to the role of the Public Ministry and the Judge in the face of such regulations.In Portugal and Brazil, the principle of mandatory (legality) guides criminal procedural law. The Public Prosecutor's Office, guided by a maximum accusation, is obliged to bring criminal action when the legal presuppositions are present, a typical, illegal and culpable fact. In view of this, consensual solutions and the winning plea bargain as forms of supposed mitigations to the principle of mandatory criminal action.In order to analyze the extent to which the consensus solutions and the winning statement are in accordance with the Luso-Brazilian norms and which divergences and conflicts exist, the bibliographic research methodology will be used, where, initially, it will be analyzed the principle of mandatory (legality) and that of unavailability in criminal procedural law and, soon after, a study on plea bargain in the United States.After this analysis, the consensus solutions in Portuguese-Brazilian criminal procedural law will be studied, investigating whether there is legislative compliance by such institutes. Then, the same approach will be carried out with the rules of Brazil and Portugal that bring the regulation of the plea bargain.Finally, a more detailed investigation will be carried out on Law 12.850 / 13, which deals with criminal organizations in Brazil. Some conflicts of existing purposes of the plaintiff's award will be raised, regarding the possibility of agreement between the Public Ministry and the defendant in the investigation phase, the morality of the negotiation between the State and the defendant, confessed defendant, the evidential value of the complaints and the preventive imprisonment for obtaining a prized sentence. Therefore, it will be verified how the award can be an important instrument in the fight against organized crime, however the ends cannot justify the means and the fundamental constitutional guarantees and rights under no circumstances should they be violated.
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WEN-HSIUNG, KUO, et 郭文雄. « Comments on the Death Penalty from the legal ethics of Confucianism, Taoism, Mohism and Legalism in the Pre-Qin Dynasty ». Thesis, 2016. http://ndltd.ncl.edu.tw/handle/89040069669523820334.

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Résumé :
博士
東海大學
法律學系
104
Abstract The research motive of this dissertation is to activate the legal ethics in the Pre-Qin Dynasty. Through the descendants’ continuous research and development, the wisdom of our ancestor can reveal its vivacity. The research purpose of this dissertation aims to make the legal ethics of Confucianism, Taoism, Mohism and Legalism in the Pre-Qin Dynasty participate in the dialogue of the modern ethics’ issues. The discussion focused on the legal ethics of Confucianism, Taoism, Mohism and Legalism in the Pre-Qin Dynasty in order to participate the exploration of modern ethics’ issues. The modern ethics’ issues of this study is concerned with death penalty (retention or abolition). Expecting this study on the Death Penalty from the legal ethics of Confucianism, Taoism, Mohism and Legalism in the Pre-Qin Dynasty can suggest an eastern ethics to the issue of the death penalty. The ancient legal thought must have its limitation of era, especially in politics and law. Because of this, the researcher has to do a modern interpretation in line with the contemporary thought to go beyond its limitation of era and to search a part that suits a stream of thought of the time in order not to be bound in an inherent history frame. About the interpretation of the “Hundred Schools of Thought” is mainly based on Wei-Hsun Fu’s “creative hermeneutics” as a methodological foundation. The study process is as follows: Chapter I is to explain the study motive, purpose, method and process. Chapter II is to analyze and explain the philosophers’ biographies , background, and their legal ethics. The criterion of the chosen representatives in all schools is the quantity and importance of the literature. Inasmuch as these philosophers were born in Zhou dynasty, they must have been influenced by the Rites of Zhou. Therefore, Chapter III is to focus on the analysis of the rite and penalty of Zhou Dynasty. It was the same period of etiquette from West Zhou to early period of Warring States. The purpose of the former is to pursue the kindness and justice while the latter is to guide people towards goodness through punishment. Besides the etiquette, the Rites of Zhou and the Book of Rites mentioned the legal and penalty systems as evidence. The first section is to explain the legal ethics relating to the rites, but it is not concerned with the textual research of “Sanli”. It is only to discuss the definition, source, function, variation or constant of rites as an ultimate aim. The second section is to analyze the penalty of the Pre-Qin and its influence on the later generations. The third section is to analyze the concept of revenge and explain its influence on the death penalty of later generations. Chapter IV is to discourse on the retention and abolition of the death penalty from the view of the ethics of Confucianism, Taoism, Mohism and Legalism respectively. And if the death penalty is abolished, what parts of those views can justify the argument of the abolition of death penalty through the “creative hermeneutics”. Before discussing about the issue of the death penalty based on the legal ethics of Confucianism, Taoism, Mohism and Legalism in the Pre-Qin Dynasty, a discussion and stipulation relating to the death penalty in Taiwan should be mentioned as the onset in section one. The issue of the death penalty in Taiwan should be explained first to be as a basis for further discussion. The second section takes the discourse above as the substratum to discuss the issue of the death penalty. The capital punishment debate in Taiwan is mainly based on the western jurisprudence and lack of the considerations of the traditional Chinese jurisprudence, therefore, this study focuses on discussing the proposition of the capital punishment debate from the point of view of Chinese ethics of the Pre-Qin dynasty. Since those philosophers in the Pre-Qin dynasty can’t predict the modern capital punishment debate, the method of “creative hermeneutics” will be adopted to interpret their legal ethics. In section three, this study took the research method of the “creative hermeneutics” to discuss whether those philosophers in the Pre-Qin dynasty can justify the arguments about the abolition of the death penalty. Besides, about the ancient case analysis, in order to coordinate the article six of the International Covenant on Civil and Political Rights, which stipulates that no one shall be arbitrarily deprived of his life and sentence of death may be imposed only for the most serious crimes. The cases discussed in this study are all about the human lives. And because the relative materials in the Pre-Qin dynasty were very rare, only the case of the Han Dynasty and later will be explained. In those cases, the blood feud emphasized in the Gongyang Zhuan is to reveal that the revenge for our consanguinity is permitted by the society. The law, public power, demands that he would be sentenced death penalty for killing others’ parents as revenge. As a matter of course, the nation thought that murderers should be sentenced to death consequently. When the national law can’t meet the requirement, the private revenge will arise instead. The conclusion in Chapter five tried to analyze the legal ethics of “Hundred Schools of Thought”, focusing on the issue of death sentence. Then, the “creative hermeneutics” is used as support for death penalty abolition. Finally, some suggestion and expectation are proposed in this study, which agrees with Zhuangzi’s expression that both death sentence and death penalty abolition have different foundation and aspects. Therefore, this study provides some advices and conclusion on the basis of death sentence and death penalty abolition. 1. Death penalty: (1)The end of death sentence is to be expected a termination of killing. (2)The reprieve system of death penalty is suggested to be introduced before promoting death penalty abolition. 2. Death penalty abolition (1)The final purpose in Taiwan’s justice system is to abolish death penalty. (2)Referendum is seen as a way to promoting death penalty abolition. (3)The life sentence without parole can substitute for death penalty. 3. Expectation: In the future, this study has two ideas: (1) Activating the legal ethics in the Pre-Qin Dynasty. (2)Making an expected regulation of death penalty abolition.
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Santos, Marina Oliveira Teixeira dos. « Entre a Colaboração Premiada e o Consenso : Qual o caminho para o Futuro do Direito Processual Penal ? » Master's thesis, 2019. http://hdl.handle.net/10316/90345.

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Dissertação de Mestrado em Direito apresentada à Faculdade de Direito
Em um contexto de expansão dos espaços de consenso e diversão em sistemas processuais penais marcados pela legalidade, há o instituto da Colaboração Premiada, conforme instituída na Lei nº 12.850/2013, voltada à criminalidade organizada. Aparentemente essencial à persecução penal dos crimes organizados, mas que, por ser instituída em um sistema legislativo como o brasileiro, à semelhança do português e do europeu continental, gera uma série de problemas que não podem ser minimizados. Destarte, será conduzida uma pesquisa exploratória, baseada em um levantamento bibliográfico e estudo de casos concretos, bem como explicativa, na medida em que se busca integrar as variáveis encontradas. Em um primeiro momento analisar-se-á a colaboração premiada, seu conceito, natureza jurídica, procedimento e consequências penais e processuais penais. Ademais, será análisada sua estrutura legal e aplicação concreta a partir de casos jurisprudenciais ilustrativos tendo em vista os princípios essenciais ao Direito Processual Penal: do nemo tenetur se ipsum accusare, da legalidade e/ou obrigatoriedade, do juiz natural ou reserva do juiz e da preferência pelas reações não punitivas. Por fim, será feito um estudo do instituto como forma de consenso – ou como instrumento processual que acaba por se afastar do ideal de consenso em um Estado Democrático e de Direito e suas influências ao futuro do Direito Processual Penal. A partir do estudado reflete-se acerca da importância de, se eminentemente necessária a evolução dos sistemas legislativos no sentido da incorporação de instrumentos de caráter negocial, há de se ter cautela para não desrespeitarem-se os princípios garantidores de um Devido Processo Legal, assim como dos direitos fundamentais dos arguidos e dos demais sujeitos processuais.
In a context of expansion of the space of consensus and diversion in criminal procedural systems marked by legality, there is the Institute of “Colaboração Premiada” (Award-Winning Collaboration) as established in Law N. 12,850 / 2013, focused on organized crime. Apparently essential to the criminal prosecution of organized crime, by being instituted in a legislative system like Brazil’s, similar to Portugal’s and continental European’s system, generates a series of problems that can not be minimized. Thus, an exploratory research will be conducted, based on a bibliographical survey and study of concrete cases, as well as explanatory, in the measure that seeks to integrate the variables found. First, the “Colaboração Premiada”, its concept, legal nature, procedure and penal and procedural consequences will be analyzed. In addition, its legal structure and concrete application will be studied from illustrative jurisprudential cases in view of the essential principles of criminal procedural law: of the nemo tenetur se ipsum accusare, of the legality and / or obligatoriness, of the court reserve and preference for non-punitive reactions. Finally, a study of the institute will be made as a form of consensus - or as a procedural instrument that ends up moving away from the ideal of consensus in a Democratic State and of Law and its influences to the future of Criminal Procedural Law. Based on this study, it is important to note that, if the evolution of the legislative systems in order to incorporate negotiating instruments is eminently necessary, care must be taken not to violate the principles of due process of law, as well as of the fundamental rights of the defendants and other procedural subjects.
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Fonseca, Laura Mesquita. « O Crime de Aquisição ou Detenção de Estupefacientes e Substâncias Psicotrópicas - Entre a Desconformidade com o Princípio da Legalidade Criminal e a Ilegitimidade de Intervenção Penal ». Master's thesis, 2020. http://hdl.handle.net/10316/92648.

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Dissertação de Mestrado em Direito apresentada à Faculdade de Direito
Article 40 of Decree-Law no. 15/93, of January 22, criminally sanctioned the consumption and the purchase or possession for consumption of narcotic drugs and psychotropic substances. As of July 1 2001, with the entry into force of Law no. 30/2000, of November 29, drug use (and its purchase or possession for consumption) was decriminalized, becoming sanctioned as a mere misdemeanor (paragraph 1 of article 2 of Law no. 30/2000, of 29 November). The problem arises when paragraph 2 of article 2 of Law no. 30/2000, of 29 November, limits the application of the administrative regime to the possession or purchase of a quantity of drugs that does not exceed individual average consumption requirements for a period of 10 days while, simultaneously, article 28 of Law no. 30/2000, of 29 November, repeals article 40 of Decree-Law no. 15/93, of January 22nd, thereby leaving us without knowing under which rule to subsume the conduct of the agent who owns or purchases drugs, destined exclusively for his consumption, in an amount that exceeds that which is necessary for the average individual consumption for a period of 10 days.This study intends, in the first place, to critically analyze, under the umbrella of the principle of criminal legality, the interpretative hypotheses (both doctrinal and jurisprudential) advanced in response to this conjunctural legal problem, which came to be the structural basis for subsequent judicial reactions, like those embodied in the case law set by the Supreme Court of Justice, in its Judgment No. 8/2008, which was granted the support of the Constitutional Court in its Judgments No. 587/2014 and No. 79/2015.Once this issue (normative, doctrinal and jurisprudential) has been faced, we proceed to that of the legitimacy of criminal intervention when it is the consumption – the purchase or possession for own consumption – of drugs that is at stake, and we begin by inquiring about the existence of a legal-criminal asset protected by the incrimination of these conducts, and then (if so) whether there is a want of its criminal protection, a double condition on which said legitimacy depends.
O artigo 40.º do Decreto-lei n.º 15/93, de 22 de janeiro, sancionava criminalmente o consumo e a aquisição ou detenção para consumo de estupefacientes e substâncias psicotrópicas (droga). A partir de 1 de julho de 2001, com a entrada em vigor da Lei n.º 30/2000, de 29 de novembro, o consumo (e a aquisição ou detenção para comsumo) de droga foi descriminalizado, passando a ser sancionado como ilícito de mera ordenação social (n.º 1 do artigo 2.º da Lei n.º 30/2000, de 29 de novembro).O problema surge quando o n.º 2 do artigo 2.º da Lei n.º 30/2000, de 29 de novembro, limita a aplicação do regime contraordenacional à detenção ou aquisição de uma quantidade de droga que não exceda a necessária para o consumo médio individual durante o período de 10 dias e, simultaneamente, o artigo 28.º da Lei n.º 30/2000, de 29 de novembro, revoga o artigo 40.º do Decreto-Lei n.º 15/93, de 22 de janeiro, ficando sem se saber onde subsumir a conduta do agente que detém ou adquire droga, destinada exclusivamente ao seu consumo, numa quantidade que exceda a necessária para o consumo médio individual durante o período de 10 dias. Este estudo pretende, em primeiro lugar, fazer uma análise crítica e à luz do princípio da legalidade criminal, das hipóteses interpretativas (doutrinais e jurisprudenciais) avançadas em resposta a esta problemática jurídica conjuntural, que veio a revelar-se estruturante das reações judiciárias subsequentes, desde logo das adotadas na jurisprudência fixada pelo Supremo Tribunal de Justiça, no seu Acórdão n.º 8/2008, que veio a colher cobertura do Tribunal Constitucional nos seus Acórdãos n.º 587/2014 e n.º 79/2015.Enfrentada essa questão (normativa, doutrinária e jurisprudencial), encara-se a da legitimidade de intervenção penal quando em causa esteja o consumo – a aquisição ou detenção para consumo próprio – de drogas, desde logo indagando a existência de um bem jurídico-penal protegido com a incriminação dessas condutas e (na afirmativa) se está em estado de carência de proteção penal, dupla condição de que depende essa legitimidade.
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GUIDI, Arianna. « Il reato a concorso necessario improprio ». Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251080.

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Résumé :
Oggetto del presente lavoro è stata la tematica dei reati a concorso necessario (detti anche plurisoggettivi): una categoria penalistica scarsamente presa in considerazione da parte della dottrina e giurisprudenza più recenti, eppure dai risvolti sistematici di un certo rilievo, in quanto coinvolge profili sia di parte generale che speciale del diritto penale. L’indagine è partita dal piano definitorio e classificatorio: sono state riportate dettagliatamente le diverse tesi dottrinali sviluppatesi sul tema (suddivisibili in due macrocategorie, quella dei sostenitori di una concezione ampia di reato a concorso necessario e quella dei sostenitori di una concezione ristretta dello stesso), nonché le pronunce della Cassazione ritenute maggiormente significative. Un’attenzione particolare è stata dedicata alla delimitazione – in negativo – del campo d’indagine, tracciando le differenze intercorrenti fra i reati a concorso necessario (o plurisoggettivi, a seconda della terminologia impiegata) ed istituti ritenuti erroneamente contigui, primo fra tutti quello del concorso eventuale di persone nel reato. Dopodiché, all’interno del secondo capitolo si è scelto di riflettere sulle questioni maggiormente rilevanti e problematiche attinenti ai reati a concorso necessario impropri: in primis, la ratio che giustifica l’esenzione dalla pena in capo ad un soggetto; secondariamente, la possibilità di punire o meno la condotta tipica, nonché le eventuali condotte atipiche, poste in essere dal soggetto non punibile per mezzo dell’applicazione degli artt. 110 ss. c.p. in funzione incriminatrice. La panoramica di orientamenti dottrinali e giurisprudenziali quanto mai oscillanti e fra loro divergenti su questioni di particolare importanza, non è stata solo funzionale ad offrire al lettore una dettagliata ricognizione in generale, piuttosto, da questa è scaturita una vera e propria esigenza di (ri)considerare l’intera materia in modo organico e chiarificatore. Per tale ragione, nel terzo capitolo è stata introdotta una nuova definizione, in sostituzione a quella maggiormente impiegata da dottrina e giurisprudenza: “fattispecie incriminatrici normativamente plurisoggettive”. Una definizione idonea a ricomprendere tutti quegli illeciti penali che, a livello astratto, presentano caratteristiche simili: il riscontro di una pluralità di soggetti e di condotte quali elementi costitutivi del fatto tipico. Pertanto, si è cercato di individuare i confini della categoria assumendo quale criterio di partenza il piano normativo astratto, in considerazione del fatto che ciò che il legislatore ha scelto di codificare come tipo criminoso è dato dall’insieme degli elementi oggettivi e soggettivi, i quali compaiono nella descrizione della norma incriminatrice. La visione d’insieme ha permesso di non limitare l’attenzione al solo soggetto punibile, bensì di spostarla anche sul soggetto non punibile, il quale, con la sua condotta rientrante fra gli elementi oggettivi del fatto tipico, contribuisce alla configurabilità del reato. Infine, all’interno del quarto capitolo si è proceduto all’analisi dei principali reati classificati da parte della dottrina come a concorso necessario impropri, per verificare, tenuto conto della nuova definizione proposta, se possano o meno essere qualificati come fattispecie incriminatrici normativamente plurisoggettive improprie. Il confronto con la parte speciale ha permesso di evidenziare l’estrema delicatezza dell’operazione d’individuazione di fattispecie incriminatrici normativamente plurisoggettive (in senso lato): anzitutto, perché non sempre la pluralità di soggetti e di condotte costitutive del fatto tipico è oggetto di descrizione espressa, risultando alle volte ricavabile solo a seguito di un attento esame della tipologia e del significato delle parole impiegate dal legislatore; secondariamente, perché alle volte è facile lasciarsi confondere dal piano naturalistico della realtà concreta, mentre l’individuazione di una fattispecie incriminatrice in termini di plurisoggettività normativa dovrebbe avvenire, secondo l’impostazione adottata, a partire dal piano normativo astratto. Da ultimo, ci si è soffermati sul ruolo del soggetto non punibile che tenga rispettivamente la condotta tipica o una condotta ulteriore e diversa da quella descritta, cercando di offrire una possibile soluzione al problema. Nel primo caso, si è concluso per l’impossibilità di applicare l’art. 110 c.p. in funzione incriminatrice, pena la violazione delle garanzie proprie del sistema penalistico. Nel secondo, invece, si è concluso in senso affermativo, precisando che l’interprete è tenuto a prestare attenzione a diversi aspetti, fra cui il tipo d’equilibrio intercorrente fra le condotte dei soggetti parte della fattispecie incriminatrice normativamente plurisoggettiva impropria, nonché l’alterità effettiva della condotta atipica rispetto a quella descritta, pena la violazione dei principi di legalità, tipicità e certezza del diritto.
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