Littérature scientifique sur le sujet « Lavoro, Etnografia »

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Articles de revues sur le sujet "Lavoro, Etnografia"

1

Fava, Ferdinando. « Le interazioni sul campo e l'implicazione in Gérard Althabe. Oltre lo stallo dell'etnografia urbana ». SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no 95 (juillet 2011) : 63–87. http://dx.doi.org/10.3280/sur2011-095004.

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Résumé :
L'autore presenta la nozione d'implicazione del ricercatore nei lavori dell'antropologo francese Gérard Althabe e ne illustra l'originalitŕ mettendola a confronto con la nozione deidi Raymond Gold e deidi Patricia e Peter Adler per pensare le interazioni sul campo. Proprio sul campo, Althabe ha riconosciuto il suo potenziale gnoseologico, prima per rendere conto dell'universo rurale africano negli anni della decolonizzazione, e poi, nel contesto urbano francese, per analizzare le interazioni nello spazio pubblico residenziale, al tempo della trasformazione strutturale del lavoro salariato e del capitale degli anni Ottanta. L'autore evidenzia la pertinenza attuale dell'implicazione e delle operazioni di conoscenza a cui abilita a proposito delle novitŕ metodologiche invocate per superare lo stallo della etnografia urbana contemporanea.
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Baldini, Valeria. « Saga filosofico antropologica del nursing : 3a parte. : Infermieristica, antropologia e storia : la memoria del gruppo professionale come atto fondativo ». Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no 2 (14 juin 2013) : 126–31. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1022.

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Résumé :
Dopo avere fondato l'infermieristica come disciplina e avere delineato la relazione tra antropologia e infermieristica, percorriamo una possibile etnografia del gesto di cura. Pro-iettando il lavoro di cura in una dimensione socioculturale, si è costruita una mappa concettuale dalla quale parte il percorso che incontra la medicina e il nursing narrativo.
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3

Carbone, Vincenzo, et Roberto Ciccarelli. « Piattaforme digitali, politiche sociali e occupazionali : il case management nel "reddito di cittadinanza" in Italia ». SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no 163 (août 2022) : 207–23. http://dx.doi.org/10.3280/sl2022-163011.

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Résumé :
In questo articolo il "reddito di cittadinanza", istituito in Italia nel 2019, viene analizzato dal punto di vista del case management realizzato attraverso piattaforme digitali dai suoi attori, chiamati "navigator", insieme al personale dei centri per l'impiego. Questa pratica è emersa nel rapporto tra medici, infermieri e pazienti ed è stata progressivamente associata alle politiche di incontro tra domanda e offerta di lavoro in una politica sociale, chiamata welfare-to-work, in cui le indennità di disoccupazione sono legate al reinserimento lavorativo. Sulla base di una ricerca di etnografia sociale che ha raccolto testimonianze qualificate degli attori coinvolti nei processi, l'articolo indaga prospettive e limiti attuali dell'integrazione tra Welfare e l'uso delle piattaforme digitali nel processo di digitalizzazione delle politiche attive del lavoro.
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Bergamaschi, Maurizio, et Marco Casterignanň. « Pratiche etnografiche nel mondo urbano. Il dibattito francese ». SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no 95 (juillet 2011) : 7–17. http://dx.doi.org/10.3280/sur2011-095001.

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Résumé :
Gli autori intendono presentare al lettore italiano alcune piste di ricerca che caratterizzano oggi il panorama dell'etnografia urbana in Francia. Dai contributi presentati si evince che l'approccio etnografico consente di "andare oltre" la conoscenzache si ha dei fenomeni urbani. Gli autori ritengono che in questo sia possibile far emergere un'"altra cittŕ" che tuttavia, per poter essere scoperta, necessita dell'epistemologia e del metodo che caratterizzano il lavoro sul campo di tipo etnografico.
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5

Lettieri, Carmela. « Osservare il lavoro ancor prima di raccontarlo. Le rappresentazioni del mondo del lavoro tra approcci etnografici, osservazione partecipante e reportage giornalistici ». Narrativa, no 31/32 (1 janvier 2010) : 101–11. http://dx.doi.org/10.4000/narrativa.1563.

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Quaranta, Ivo. « Micropolitiche della malattia : una riflessione antropologica ». DiPAV - QUADERNI, no 26 (mars 2010) : 41–48. http://dx.doi.org/10.3280/dipa2009-026004.

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Résumé :
Prendendo spunto dal lavoro auto-etnografico di Francesca Cappelletto sulla relazione fra medico e paziente, questo contributo intende riflettere sull'impatto dell'organizzazione sociale dei servizi biomedici nel limitare la possibilitŕ di partecipazione dei pazienti all'elaborazione del significato dell'esperienza di malattia. Adottando una prospettiva antropologica si vuole parimenti mettere in evidenza quanto tale partecipazione potrebbe ridefinire l'incontro terapeutico come locus di trasformazione dell'esperienza.
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7

Briata, Paola, et Gennaro Postiglione. « Architettura etnografica ? Incipit, distanze, orizzonti per la ricerca e l'insegnamento ». CRIOS, no 23 (octobre 2022) : 6–17. http://dx.doi.org/10.3280/crios2022-023002.

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Résumé :
La così detta architectural ethnography ha visto crescere il proprio interesse grazie a studi recenti come quelli di Albena Yaneva e ai lavori e alle ricerche di Momoyo Kaijima con il suo Atelier Bow Wow. Prendendo le mosse da un interesse per le specificità dei percorsi etnografici quando sono messi in atto dagli architetti, ovvero da persone che dovrebbero avere una precisa sensibilità per la forma e per lo spazio, per le sue prati- che d'uso e per la sua materialità, l'articolo propone alcuni percorsi bibliografici tesi a definire una postura che negli ultimi anni abbiamo assunto nel fare didattica e ricerca per il progetto attraverso l'individuazione di convergenze e distanze con la letteratura esistente. Un percorso che ci ha portati a interrogarci sul ruolo della trascrizione (grafica, fotografica e testuale) nell'architectural ethnography, così come a mettere in tensione il ruolo di tradizione e innovazione in queste recenti esperienze.
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Cristina, D'Onofrio, Marta Fojanesi, Carla Granese, Stefano Ierace et Luigi Onnis. « La pratica terapeutica all'interno di un modello integrato di salute mentale. Resoconto di una esperienza nel territorio cubano ». PSICOBIETTIVO, no 2 (juillet 2012) : 95–114. http://dx.doi.org/10.3280/psob2012-002006.

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Résumé :
In questo lavoro viene presentato un resoconto di una ricerca etnografica e antropologica sulle medicine tradizionali presenti sul terreno specifico dell'Havana, Cuba. Questa ricerca č stata condotta avendo come riferimento teorico gli attuali orientamenti dell'antropologia medica e dell'etnopsichiatria. Queste discipline affermano che ogni cultura costruisce un proprio ideale di salute e di benessere seguendo la cosmovisione d'appartenenza, e crea coerentemente delle pratiche e dispositivi di cura atti a mantenere l'equilibrio psicofisico. Si riconosce pari dignitŕ a queste metodiche di cura quando queste risultano efficaci e capaci di rinforzare l'identitŕ culturale di chi ne usufruisce. La presente ricerca ha compiuto un censimento e catalogazione delle medicine tradizionali presenti sul territorio cubano, rilevando anche come, e se, il loro uso venisse integrato con la medicina occidentale.
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Stopani, Antonio, et Marta Pampuro. « Despite citizenship. Autonomie migranti e diritto alla città. L’occupazione dell'Ex Moi a Torino ». REMHU : Revista Interdisciplinar da Mobilidade Humana 26, no 52 (avril 2018) : 55–74. http://dx.doi.org/10.1590/1980-85852503880005204.

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Résumé :
Riassunto L’articolo esplora le condizioni in cui i migranti subalterni soggetti quotidianamente alle tecnologie e politiche securitarie sviluppano creano spazi e reti sociali per sostenere e rendere autonoma la loro mobilità. La ricerca etnografica condotta negli edifici dell’Ex Moi a Torino - occupato dal 2013 da parte di alcune centinaia di migranti - permette di interrogarsi sull’insieme di azioni che rendono possibile le condizioni della loro presenza locale al di fuori delle dinamiche assistenzialiste ed emergenziali del sistema di accoglienza. L’espressione “despite citizenship” si riferisce all’occupazione come un supporto infrastrutturale - sia materiale che immateriale - che permette il dispiegamento materiale di processi relazionali con la città e il perseguimento di un insieme di diritti che, pur sganciati dal perseguimento della cittadinanza formale, sono rivolti alla residenza, al lavoro e alle reti di informazioni e sostegno altrimenti negati.
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Dei, Fabio. « Ricordare la violenza. Il contributo di Francesca Cappelletto agli studi sulle memorie di guerra ». DiPAV - QUADERNI, no 26 (mars 2010) : 29–40. http://dx.doi.org/10.3280/dipa2009-026003.

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Résumé :
Nel lavoro antropologico di Francesca Cappelletto, un ruolo centrale ha svolto la ricerca sulla memoria delle stragi di civili compiute dalle truppe nazifasciste nella Toscana del 1944. In particolare, Francesca ha condotto una ricerca etnografica su due paesi colpiti da gravissimi eccidi, Civitella Val di Chiana e Sant'Anna di Stazzema. Questo articolo discute brevemente quattro aspetti fra i piů significativi ed originali degli studi di Francesca: a) il rilievo dato al ruolo della "comunitŕ mnemonica" come soggetto delle pratiche pubbliche del ricordo; b) la critica alla nozione di "memoria collettiva" e l'accento posto sul conflitto come elemento strutturante della memoria; c) il ruolo complementare delle narrazioni e delle immagini nella trasmissione generazionale della memoria; d) i problemi cognitivi ed etici che caratterizzano il rapporto tra ricercatore e narratori nello studio della memoria traumatica.
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Thèses sur le sujet "Lavoro, Etnografia"

1

Giudici, Chiara <1996&gt. « Lavoro e carcere : etnografia di Rio Terà dei Pensieri ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21649.

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Résumé :
La tesi va ad analizzare, attraverso una ricerca di campo, come si articola il lavoro della cooperativa Rio Terà dei Pensieri in relazione agli istituti penitenziari Venezia, in particolare alla casa circondariale Santa Maria Maggiore. Viene affrontato il tema del lavoro in cooperativa considerando i punti di vista delle diverse figure che compongono la Onlus, cioè quelli dell'operatore esterno, del socio detenuto e del socio volontario. La tesi si conclude poi con una riflessione sull'utilità dell'esistenza delle carceri, integrata da riflessioni effettuate dai membri della cooperativa.
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ROLFINI, IRENE MARIA. « Web @ Work - Etnografia delle pratiche di rete in due sistemi sociotecnici ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2012. http://hdl.handle.net/10281/28620.

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Résumé :
La tesi, partendo dall'interesse nei confronti della diffusione della metafora della rete in diversi contesti disciplinari così come in diversi contesti della vita quotidiana, esplora la connessione tra la reticolarità delle tecnologie informatiche e la reticolarità delle pratiche all'interno di ambienti lavorativi tecnologicamente densi; la cornice teorica all'interno della quale si iscrive questo lavoro è quella dei Science and Technology Studies e dei Workplace Studies. I due casi studio sono stati scelti all'interno del settore dei nuovi media, per vedere l'interazione tra metafore organizzative reticolari e tecnologie che incorporassero lo script della rete (e della Rete). I due ambienti hanno rivelato due opposti tipi di reticolarità: "tecnologica" nel caso di Cloud, laddove gli artefatti tecnologici entrano come attanti nelle pratiche lavorative della redazione; organizzativa nel caso di Intranet, perché la divisione del lavoro riproduce la forma della Rete, senza però che vengano mutuate le caratteristiche di collaborazione, condivisione, circolazione dei saperi tipiche del Web. In conclusione si è rilevato il ruolo fondamentale della tecnologia di rete nel dar forma alla reticolarità pratica, non solo perché essa coadiuva o crea attività e pratiche lavorative, ma perché parte della cultura organizzativa, dell'auto-narrazione e dell'auto-percezione dei soggetti.
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Pastori, Bianca. « Agricoltrici per scelta. Percorsi di vita e di lavoro, saperi, pratiche e relazioni delle produttrici agricole a Primiero (Trentino orientale) ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3421832.

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Résumé :
Women farmers by choice. Life and work histories, skills, practices, networks among agricoltural producers of Primiero (Eastern Trentino region) The research presents an ethnographic account of four women farmers' everyday work in the alpine valley of Primiero. The analysis is framed by a survey of peasant studies - especially in the italian anthropologic tradition - alpine anthropology and feminist studies of work and labour.
La tesi si inserisce nel quadro del rinnovato interesse degli studi antropologici sull'agricoltura contemporanea descrivendo le storie di vita e il lavoro quotidiano di quattro produttrici agricole di montagna che vivono e lavorano nella Comunità di Primiero (Trentino orientale). Il resoconto entografico è stato inquadrato, nei capitoli introduttivi, da una disamina degli studi antropologici - sopratutto italiani - sul mondo contadino, dell'antropologia alpina e degli studi sul lavoro femminile.
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Benvegnu, Carlotta. « Nelle officine della circolazione. Un'etnografia del lavoro logistico tra il Grand Paris e la metropoli diffusa veneta ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3424828.

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Résumé :
Abstract: In the Workshops of Circulation: an Ethnography of Logistics Labour between Greater Paris and the Venetian Widespread Metropolis. Zipper between production and consumption, the logistics warehouses, rather than a specific good, product a flow of commodities. The sector has been growing fastly in the last years, and it is usually studied from a global perspective within social sciences. The aim of this thesis is to elaborate an in depth analysis on two warehouses of the same multinational logistics company within two distinct national and regional contexts: the Italian North-East and the Paris metropolis. The thesis is structured around many research questions: How do the logistics multinational companies adapt to the juridical, economic, and social context where they operate? How do they contribute to its transformation? Which recruitment policies do they apply? What are the practices and the working conditions? The analysis is then focused on the organization of the labour process, on the specific effects that the recruitment policies and the labour-force management produce on the social experiences of local and migrant workers, on the interactions and relationships between groups within the workplace, as well as on the formal and informal resistance practices played by the workers. The research is based on an ethnographic enquiry inside the two warehouses and on a series of biographic interviews. The thesis is at the crossroad between different sociological approaches: sociology of work and organizations, collective mobilizations and the segmentation of labour market, popular classes and, to a lesser extent, sociology of urban spaces.
Abstract: Nelle officine della circolazione.Un'etnografia del lavoro logistico tra il Grand Paris e la metropoli diffusa veneta. Dentro ai magazzini della logistica, settore cerniera tra produzione e consumo, ad essere prodotta non è una merce in particolare, ma un flusso di merci. Il settore, che ha conosciuto un forte sviluppo durante gli ultimi anni, è generalmente studiato dalle scienze sociali da una prospettiva globale. L'obiettivo della tesi è analizzare in maniera approfondita due magazzini della stessa multinazionale logistica in due contesti nazionali e regionali distinti, il nord-est dell'Italia e la metropoli parigina. La tesi è attraversata da più domande di ricerca. Come si adattano le multinazionali logistiche al contesto giuridico, economico, sociale in cui operano e come partecipano a trasformarlo? Quali politiche di reclutamento mettono in campo? Quali sono le pratiche e le condizioni lavorative? L'analisi si sofferma quindi sull'organizzazione del processo lavorativo, sull'effetto delle diverse politiche in materia di reclutamento e gestione della manodopera sulle esperienze sociali di lavoratori locali e migranti, sulle interazioni e sui rapporti tra gruppi all'interno dei posti di lavoro, nonché sulle pratiche di resistenza formali e informali messe in campo dai lavoratori. La ricerca si fonda su un’indagine etnografica nei due magazzini nonché su una serie d’interviste biografiche. La tesi si situa dunque all’incrocio tra la sociologia del lavoro e delle organizzazioni, delle mobilitazioni collettive e della segmentazione del mercato del lavoro, delle classi popolari e, in minor misura, della sociologia degli spazi urbani.
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CANDIANI, GIANLUCA. « HLJEB SA SEDAM KORA ovvero IL PANE DALLE SETTE CROSTE. Lavoro e identità tra i minatori illegali di carbone di Zenica (BiH) : etnografia di una realtà post-socialista ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2021. http://hdl.handle.net/10281/305212.

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Résumé :
Una vasca da bagno risale lentamente, come sospinta dal soffio di Madre Terra, dalle viscere di una collina metallifera nei pressi di Zenica, nella Bosnia centrale. Un carico di carbone fumante appena estratto è pronto per essere setacciato e caricato su un vecchio camion dell’esercito jugoslavo dalla squadra di minatori che opera in superficie. È così che, dalle profondità della terra dove trovano lavoro centinaia di minatori illegali bosniaci, nasce un florido commercio parallelo di carbone che andrà ad alimentare caldaie e cucine di migliaia di famiglie in tutto il Paese. Ciò avviene in totale assenza di contratti, norme di sicurezza, tutele assicurative o garanzie di alcun tipo per i lavoratori. Nella città considerata una «Jugoslavia in miniatura», modello del socialismo reale, trainata dalla sua acciaieria (Željezara Zenica) e dall’indotto metallurgico-minerario (più di 50.000 operai), fino agli inizi degli anni Novanta a inebriare l’ambiente economico e socio-culturale era il senso di sigurnost (sicurezza) e di fiducia nel futuro, sprigionate da un paradigma lavorativo fondato sulla Samoupravljanje (Autogestione). Questo metteva al centro la figura dell’uomo-operaio, autentico simbolo del progresso e del miglioramento delle condizioni di vita e lavoro avvenuto nel secondo Dopoguerra. La dissoluzione della Jugoslavia e la Guerra che ne è seguita, ha portato al collasso del sistema-vita in cui gli abitanti di Zenica hanno vissuto per 50 anni. I lavoratori dell’acciaieria e delle miniere statali sono stati espulsi in massa dal mercato del lavoro senza alternative valide a livello occupazionale, sfavoriti da un contesto economico che orbitava intorno a una sola cometa: l’industria pesante. Alla luce dei profondi mutamenti occorsi in Bosnia ed Erzegovina nelle ultime decadi, come sono andati riconfigurandosi dal punto di vista lavorativo e sociale, le traiettorie esistenziali degli abitanti di Zenica? Ho cercato di avvicinarmi a questo interrogativo analizzando il prisma dell’economia sommersa che, negli anni dell’ultimo Dopoguerra e dei piani di aggiustamento strutturali in chiave neoliberista (apertura al libero mercato, privatizzazione delle proprietà sociali, deregolamentazione finanziaria, de-sindacalizzazione delle imprese), ha guadagnato un ruolo di primo piano nell’intero panorama economico-produttivo bosniaco (Divjak & Pugh, 2013). Attraverso l’etnografia e l’esperienza di lavoro con i minatori illegali di Zenica, ho cercato di indagare la situazione inerente al mercato del lavoro (in particolare l’estrazione abusiva del carbone) e i temi ad esso correlati quali disoccupazione, emigrazione, diritti dei lavoratori, corruzione, sfruttamento, genere e processi di produzione di illegalità in questo particolare contesto post-industriale, post-bellico e post-socialista. L’estrazione illegale dell’oro nero bosniaco, unitamente all’interesse per le questioni che riguardano il complesso e sfaccettato quadro economico-sociale e politico-culturale del Paese, mi ha portato ad intercettare il filone di studi delle Artisanal and Small Scale Mining (ASM), da cui la presente tesi ha attinto parte dell’impalcatura teorica. Come primo progetto di studi in ambito europeo sulle ASM il lavoro non gode di una letteratura d’area cui appoggiarsi, pertanto l’impianto teorico prenderà spunto da più fonti, rinunciando ad ogni pretesa di esaustività. La speranza è semmai quella di contribuire al dibattito accademico cercando di rendere, attraverso l’etnografia, da un lato la complessità delle nuove relazioni sociali ed economiche legate ad un mutato universo di significati in cui agiscono gli attori del panorama estrattivo artigianale zeničano, dall’altro di presentare le prospettive future di un vasto mondo del lavoro illegale, connesso a scelte politiche ed economiche non solo di carattere locale ma soprattutto federale, nazionale e globale.
A bathtub rises slowly, as pushed by the Mother Earth’s breath, from the bowels of a metallic hill near Zenica, in central Bosnia. A cargo of freshly extracted steaming coal is ready to be sieved, stowed in 50 kg bags, and loaded into an old Yugoslav army truck by the miners working outside. Here, from the depths of the earth where hundreds of Bosnian illegal miners find work, a thriving parallel coal trade is born, in order to feed stoves, boilers and kitchens for thousands of families across the country. This occurs in the total absence of contracts, any kind of safety regulations, insurance protections or guarantees for the workers. During the Tito period, this city was considered a «miniature Yugoslavia», a true model of real socialism, driven by both its steel mill (Željezara Zenica) and the metallurgical-mining industries (which employed more than 50,000 workers). Until the beginning of the nineties, the economic and socio-cultural environment was enhanced by the pervasive sense of sigurnost (security) and the confidence in the future, released by a work paradigm based on Samoupravljanje (Self-management). This was focused on the man-worker, an authentic symbol of progress and improvement of living and working conditions, which took place in the second post-war period. The dissolution of Yugoslavia and the consequent war led to the collapse of this life-system, known by the inhabitants of Zenica for 50 years. The steel mill and State mines workers were all expelled from the labor market without valid alternatives in terms of employment. They were also penalized by an economic context based on a single, great and bright direction: the “heavy” industry, fundamental and everlasting point of reference for thousands of workers and citizens. Considering the deep changes occurred in Bosnia and Herzegovina in the last few decades: how the lives of the Zenica (the "Incandescent City") inhabitants have been set up again from a working and social point of views? I tried to approach this question by analyzing the condition of the underground economy. During the last postwar period and throughout the structural adjustment plans in a neoliberal view (for example, the opening to the free market, privatization of social property, financial deregulation, de-unionization of companies), this hidden economy has gained a leading role in the entire Bosnian economic-productive landscape (Divjak & Pugh, 2013). Considering the ethnography and my experience working with the illegal miners in Zenica, I wanted to investigate the situation of the labor market (in particular illegal coal mining) and the related issues, such as unemployment, emigration, rights of workers, corruption, exploitation, gender, conflicts, cooperative methods and illegal production processes in this particular post-industrial, post-war and post-socialist context. The illegal "private" extraction of Bosnian black gold, together with my interest in issues like the complex and diverse economic-social and political-cultural framework of the Country, led me to the specific studies of the Artisanal and Small Scale Mining (ASM), from which the theoretical framework of this thesis is based. As the first European study project on ASM, this work does not have a literature background to rely on, therefore the theoretical framework will be inspired by different sources, without claiming to be exhaustive. My aim (and hope) is to contribute to the academic debate. Through ethnography, I am trying to explain the complexity of the new social and economic relationships connected to the changed life meanings in which the artisanal miners of Zenica are working now. Also, I want to present the future possibilities for the large world of illegal work, deeply linked to political and economic choices, not only local but especially the federal, national and global ones.
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Vianello, Francesca. « Migrando sole : pratiche femminili di mobilità transnazionale tra Ucraina e Italia ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2008. http://hdl.handle.net/11577/3425207.

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This dissertation investigates female migratory practices between the Ukraine and Italy. The research aim is to explore how migrant women move across the trans-national space, mediating continuously between their ambitions and external obligations; both structural processes and family and community social ties. The research is based on a trans-national perspective in order to analyse the migratory process from a twofold point of view, that of the departing country and that of the destination country, and therefore to comprehend the phenomenon multiple dimensions. The methodology adopted during the research was the ethnographic one; the semi-structured interview, oriented to recollect the migratory experiences narrations, joined with the realization of some periods of field work in the Ukraine. In total 45 narrative interviews with migrants, returned migrants and migrants' relatives were gathered, and 24 interviews with privileged informants. The main analytical issues of the dissertation are: the tension between individual autonomy and external conditionings, and the processes of commodification and de-commodification of social relations. Regarding the first question, the different strategies adopted by Ukrainian migrants during their trans-national mobility course were analysed. While regarding the second question, two phenomena characterizing this migration were studied, some forms of social exchange monetization and the remittances earmarking.
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Caliandro, A. « IL LAVORO AFFETTIVO DEI CONSUMATORI VOLTO ALLA CO-CREAZIONE DI VALORE SUI SOCIAL MEDIA : UN' INDAGINE NETNOGRAFICA ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2012. http://hdl.handle.net/2434/172622.

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The affective labor of consumers in regards to the co-creation of value onto social media: a netnographic enquiry This work is, ideally, divided in two part. In the first one I address some theoretical issues, basically reflecting upon the concept of affective labor featured by Autonomist Marxism and Elisabeth Wissinger. In the second one I address some methodological issues, basically re-elaborating the netnographic method of Robert Kozinets. The aim of my thesis has been to study and understand in a systematic way the affective labor performed by consumers onto the social media, intended as a leading practice of co-creation of value. On one hand I define ‘affective labor’ as the ability of a social group, situated in a contingent social context, to arouse an affective flow and to fix it in transient shapes (emotions), in order to channel it toward a productive purpose. On the other hand I considered the ‘co-creation of value’ onto social media as an activity which pertains to the discourse of consumers rather than to the consumers per se. Therefore my guiding hypothesis: ‘Since the Internet is a discourse-created phenomena, it is hypnotizable that it would be a certain dynamic of consumer discourse at creating value, rather than the bodies of consumers’. Following this hypothesis I actually discovered that online co-creation of value not only depends on the discourse but also on a specific discursive dynamic hinged on as system of communicative frictions. As it is well-known online consumers create value since their communicative interactions are systematically monitored by companies, which (by means of techniques and devices for Sentiment Analysis) transform them in product innovation and brand reputation. Therefore my cognitive question: How do online consumers perform affective labor? Or, thorough which kind of practices online consumers do manage their affective investment in order to create that flux of information that companies harness and capitalize? In order to answer this qualitative question a drew on the netnographic method, basically developing a personal declination of it rather than just applying it. In order to do so I elaborated a ‘practice-based netnographic approach’, mainly drawing on Richard Rogers’ epistemological motto: ‘Follow the medium’. My empirical research has produced two key heuristics: the concepts of web tribe and narrations of self. On one hand, differently from classical tribal marketing, I conceive of a web tribe as a social space rather than a social group made out of people ‘in love with’ a particular brand. Specifically I define a web tribe as a flux of communication that: a) flows through and springs from specific ‘places’ of the 2.0 web (forums, blogs, social networks, etc); b) converges on specific brands or products; c) converges on specific topics of conversation. On the other hand I conceived of ‘narrations of self’ as common discursive practices through which the members of a web tribe valorise the brand and themselves. In this way online consumers interacting within a ‘tribal space’ come to converge on some shared practices by which defining the brand value and their identities, rather than on a specific brand value and on common definition of identity per se. Thus, I finally came out to the conclusion that the web tribe is a dispositif that catalyses and formalizes the affective flow of consumer; in this way the ‘tribal dispositive’ governs the affective labor of consumers organizing it in a form that is suitable to be harnessed and exploited by companies and brands.
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PIRO, VALERIA. « TRAVAGGHIARI A JURNATA. INVESTIGATING DAY LABOR INSIDE SICILIAN TOMATOES ¿PLASTIC FACTORIES¿ ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2015. http://hdl.handle.net/2434/312895.

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Résumé :
La tesi rappresenta un tentativo di indagare il lavoro a giornata e le sue dimensioni, attraverso un'analisi di un mercato del lavoro agricolo destagionalizzato nel sud Italia. Essa si sforza di capire quali sono le convenzioni, i concetti di giustizia e le giustificazioni fornite dagli attori locali a sostegno del sistema del lavoro a giornata. L'analisi è basata su un lavoro di campo della durata di circa sei mesi realizzato nella cosiddetta Fascia Costiera Trasformata (Ragusa, Sicilia), un distretto agricolo caratterizzato dalla produzione di ortaggi freschi che rappresenta uno delle più gradi estensioni serricole italiane. Da circa quarant'anni la forza lavoro nella zona è costituita in gran parte da lavoratrici e lavoratori stranieri, provenienti per lo più dalla Tunisia (a partire dagli anni '60) e dalla Romania (a partire dagli anni 2000). Durante il lavoro di campo, l'autrice ha realizzato due mesi di osservazione partecipante (coperta e scoperta) all'interno di varie aziende agricole e di magazzini di confezionamento, due settimane di “shadowing” seguendo un commerciante in diversi mercati ortofrutticoli locali, e circa 100 tra interviste semi-strutturate e colloqui informali con braccianti, datori di lavoro e testimoni privilegiati (sindacalisti, membri delle istituzioni locali, volontari, etc.). La tesi cerca di spiegare che significa lavorare a giornata attraverso un'analisi empirica delle dimensioni e delle forme assunte da questo tipo di lavoro. Considera, dunque, l'indisponibilità del tempo di vita e di lavoro vissuta dai braccianti; la sofferenza e il dolore causati da uno sforzo fisico incostante sul corpo dei lavoratori, così come lo stress mentale che che esso genera; l'insicurezza materiale vissuta dagli operai remunerati con salari bassi e incostanti; l'incertezza sul futuro che costringe i braccianti a «campare alla giornata». Essa esplora, inoltre, il continuum formale-informale e le diverse configurazioni di semi-formalità a cui il sistema del lavoro a giornata da origine. Secondariamente, la tesi si cimenta nel proposito di riflettere proprio sugli spazi, che costituisco il setting che “ospita” e allo stesso tempo plasma il lavoro a giornata, proponendo quattro immagini idealtipiche dei luoghi di lavoro. Infine, il contributo considera come il genere, l'etinicità e la classe dei lavoratori influenzano e sono influenzati dal lavoro a giornata, il quale produce diverse “matrici di dominazione” e di “agency”. La conclusione appare come un invito a prendere in considerazione i costi sociali della filiera del cibo fresco, per quanto riguarda la produzione sociale di valore, l'impatto sui territori locali e sulla forza lavoro.
The thesis attempts to investigate day labor and its dimensions, through the analysis of a deseasonalized agricultural labor market in the South of Italy. It tries to understand which are the conventions, the concepts of justice and justifications provided by the local actors to support day labor system. The findings are based on a six months fieldwork in the so called Fascia Costiera Trasformata (Ragusa, Sicily), an agricultural district characterized by the production of fresh crops that represents one of the biggest greenhouses areas in Italy. Since the last forty years, the workforce in the district has been mainly constituted by foreign (male and female) workers, mostly coming from Tunisia (since the 1960s) and Romania (since the 2000s). During her fieldwork, the author realized two months of (covered and uncovered) participant observation inside greenhouses and packinghouses companies, two week of “shadowing” following a broker inside local fruit and vegetable markets, and around 100 among semi-structured interviews and informal colloquies with farmworkers, employers and privileged testimonies (trade unionists, members of local institutions, volunteers, etc.). The thesis tries to explain what it means to work by the day through an empirical analysis of the dimensions and the forms assumed by day labor. Thus, it takes into consideration laborers' unavailability of their work and life time; the pain and suffering produced by an uneven physical endeavor on workers' bodies, as well as the mental stress that it generates; the material insecurity undergone by laborers remunerated through low and uneven salaries; the future uncertainties that bind workers to a daily model of existence. It also explores the continuum formal-informal and the several configurations of partial-formality that day labor system produces. Secondly, the thesis engages in the purpose of reflecting on the very spaces constituting the settings that “host” and at the same time shape day labor, proposing four ideal-typical “images” of the workplaces. Finally, the contribution considers how workers' gender, ethnicity and class shape and are re-shaped by day labor system, that produces several “matrices of domination” and “agency”. The conclusion appears as an invitation to take into consideration the social costs of eating fresh food, for what concerns social production of value, impact on local territories and on the workforce.
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DORIA, SILVIA. « La sicurezza in costruzione. Etnografia di un cantiere. Pratiche di controllo, mediazione e corpi al lavoro ». Doctoral thesis, 2011. http://hdl.handle.net/11573/917985.

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Résumé :
La ricerca condotta nei cantieri per la costruzione di una nuova linea metropolitana a Roma, affronta il tema della sicurezza sul lavoro e integra la prospettiva normativa ad una sociale e culturale in cui la sicurezza è assunta come dimensione intrinseca alle pratiche lavorative. Dall’analisi della policy sulla sicurezza, svolta entro la prospettiva dell’Actor Network, si evidenzia il processo che trasporta e traduce (e spesso tradisce) le norme dal livello istituzionale ai concreti contesti di lavoro e si individuano i quattro discorsi sulla sicurezza (Nicolini, 2001): normativo, tecnico, economico, educativo. La prospettiva dei Practice-Based Studies offre una chiave utile per analizzare la sicurezza come competenza sociale che i lavoratori acquisiscono nella pratica lavorativa. L’approccio etnografico e lo shadowing dei responsabili di cantiere, inoltre, hanno permesso di rilevare due sistemi di pratica: uno basato sull’attività di controllo e mediazione; l’altro relativo alle “risposte” messe in scena dagli operai, evidenziando una pratica della sicurezza negoziata incessantemente tra i diversi attori del campo. Il ri-conoscimento del processo di negoziazione tra i diversi attori in campo evidenzia le esigenze contraddittorie alle quali gli operai sono sottoposti; l’inadeguatezza dell’organizzazione del lavoro dei cantieri; una normativa “calata dall’alto” sorda alle specificità pratiche dei contesti sociali e materiali che vorrebbe regolare. Ripensando la sicurezza in chiave relazionale, pratica, situata, tacita, estetica e corporea, si sottolinea come la dimensione normativa rappresenti solo la parte più conosciuta del fenomeno.
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MARTINY, Federica. « Il diritto come reciprocità:un'analisi a partire dall'opera di Malinowski ». Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251117.

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Résumé :
Questo lavoro nasce con l’intento di riscoprire un autore che è un grande classico dell’antropologia ma che è pressochè sconosciuto in ambito filosofico-giuridico. Bronisław Malinowski, infatti, è stato considerato prima un pioniere nel suo campo e poi un gigante scomodo da confutare, soprattutto dopo la pubblicazione postuma del diario personale, scritto nel corso di quella che probabilmente è stata l’esperienza etnografica più famosa nella storia dell’antropologia. Al contributo della sua riflessione su alcune delle tematiche proprie della scienza giuridica non è stata però dedicata pari attenzione; molti dei suoi saggi sul tema del diritto primitivo non sono ancora stati tradotti in italiano e alcune delle sue considerazioni non sono mai state pubblicate. Il presente lavoro si prefigge dunque l’obiettivo di offrire un contributo filosofico su un tema antropologico-giuridico come quello della reciprocità, prendendo in considerazione i principali studi dell’autore e alcune opere inedite.
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Livres sur le sujet "Lavoro, Etnografia"

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La sicurezza in costruzione : Etnografia di un cantiere : uno sguardo pratico sulla sicurezza sul lavoro. Roma : Carocci editore, 2014.

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Landi, Sandra. Il quaderno dell'insegnante : Itinerari di lavoro per la cultura popolare e i musei etnografici. Siena : Protagon editori toscani, 1993.

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Biagioni, Pietro Luigi. Il museo etnografico di San Pellegrino in Alpe : Vita e lavoro tradizionale nella Valle del Serchio. Lucca : M. Pacini Fazzi editore, 1990.

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4

Giovanni, Ruffino, dir. Prospettive di lavoro per un atlante linguistico-etnografico della Sicilia : Atti della tavola rotonda (Palermo, 11 ottobre 1985). Palermo : Centro di studi filologici e linguistici siciliani, 1986.

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Rapports d'organisations sur le sujet "Lavoro, Etnografia"

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Vallerani, Sara, Elizabeth Storer et Costanza Torre. Considerazioni chiave : equità e partecipazione nella promozione della vaccinazione per il covid-19 tra le persone razzializzate e senza documenti. SSHAP, mai 2022. http://dx.doi.org/10.19088/sshap.2022.025.

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Résumé :
Questo documento espone alcune considerazioni a proposito della promozione dei vaccini per il SARS-CoV-2 e delle strategie per garantirne un’equa distribuzione tra gli immigrati senza documenti residenti in Italia e, in particolare, a Roma. Quanto emerge dal caso italiano può essere in parte applicabile ad altri contesti in cui la somministrazione del vaccino è stata legata al dispositivo del “passaporto vaccinale”, ovvero il certificato COVID digitale dell'UE, in Italia Green Pass. Nell’organizzazione della campagna vaccinale alcune categorie sociali sono state identificate come “difficili da raggiungere” (hard to reach) e per cui è necessario immaginare interventi specifici.1 In questo testo si sceglie di parlare di persone razzializzate e illegalizzate poiché senza documenti per riferirsi a persone immigrate che non hanno cittadinanza, permesso di soggiorno e status di rifugiato. Questo documento esplora il contesto quotidiano delle vite delle persone illegalizzate e come l’esperienza della pandemia di COVID-19 abbia esacerbato le difficoltà che queste persone incontrano, 23 mettendo in luce il collegamento tra le vulnerabilità, consolidate ed emergenti, con la percezione dei vaccini. Si suggerisce come l’orientamento e la percezione dei vaccini si inseriscano all’interno dei contesti di vita delle persone, in cui molto spesso la priorità è data al sostentamento economico. In molti casi, l’accettazione della vaccinazione è motivata dalla necessità di continuare ad avere un lavoro retribuito piuttosto che a una preoccupazione connessa alla salute o a una fiducia nei confronti delle istituzioni sanitarie. Il seguente documento si pone l’obiettivo di esaminare come i vaccini possano essere distribuiti in modo equo e capace di aumentare la fiducia e i processi di inclusione nella società post-pandemica. Il testo si basa principalmente sulla ricerca etnografica e le testimonianze raccolte attraverso interviste e osservazioni con persone razzializzate e illegalizzate nella città di Roma, insieme a rappresentanti della società civile e operatori socio-sanitari tra dicembre 2021 e gennaio 2022. Questo documento è stato sviluppato per SSHAP da Sara Vallerani (Università di Roma Tre), Elizabeth Storer (LSE) e Costanza Torre (LSE). È stato revisionato da Santiago Ripoll (IDS, Università del Sussex), con ulteriori revisioni da parte di Paolo Ruspini (Università Roma Tre) ed Eloisa Franchi (Université Paris Saclay, Università di Pavia). La ricerca è stata finanziata dalla British Academy COVID-19 Recovery: G7 Fund (COVG7210058). La ricerca si è svolta presso il Firoz Lalji Institute for Africa, London School of Economics. La sintesi è di responsabilità di SSHAP.
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