Thèses sur le sujet « L-ART/02 »

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Culatti, Marcella <1972&gt. « La raffigurazione delle arti in Italia : le allegorie della pittura e della scultura in epoca moderna ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/612/1/culatti_tesi.pdf.

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Culatti, Marcella <1972&gt. « La raffigurazione delle arti in Italia : le allegorie della pittura e della scultura in epoca moderna ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/612/.

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Caprara, Francesco <1968&gt. « Heinrich Bodmer. Guida storico-artistica di Budrio e del suo circondario ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1099/1/Tesi_Caprara_Francesco.pdf.

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Caprara, Francesco <1968&gt. « Heinrich Bodmer. Guida storico-artistica di Budrio e del suo circondario ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1099/.

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Pascual, Chenel Alvaro Luis <1978&gt. « Il ritratto di Stato all'epoca di Carlo II. L'ultimo re della Casa d'Austria in Spagna (1661-1700) ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1100/1/Tesi_Pascual_Chenel_Alvaro_Luis.pdf.

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Pascual, Chenel Alvaro Luis <1978&gt. « Il ritratto di Stato all'epoca di Carlo II. L'ultimo re della Casa d'Austria in Spagna (1661-1700) ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1100/.

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Lapenta, Stefania <1973&gt. « Aspetto, carattere e mitiche imprese di Diana, dela della caccia e della Luna, nella cultura artistica italiana tra XIV e XVI secolo ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1200/1/TESI_Lapenta_Stefania.pdf.

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Lapenta, Stefania <1973&gt. « Aspetto, carattere e mitiche imprese di Diana, dela della caccia e della Luna, nella cultura artistica italiana tra XIV e XVI secolo ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1200/.

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Rubbi, Valeria <1967&gt. « L'architettura a Bologna nel Rinascimento (1899) di Francesco Malaguzzi Valeri : introduzione storico-critica al testo con aggiunte e precisazioni sui momenti centrali del Rinascimento bolognese ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1201/1/tesi_rubbi_valeria.pdf.

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Rubbi, Valeria <1967&gt. « L'architettura a Bologna nel Rinascimento (1899) di Francesco Malaguzzi Valeri : introduzione storico-critica al testo con aggiunte e precisazioni sui momenti centrali del Rinascimento bolognese ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1201/.

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Basalti, Chiara <1980&gt. « Il disegno di ornato nella seconda metà del Settecento a Bologna tra tradizione e innovazione ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2229/1/Basalti__Chiara_Tesi_HI.pdf.

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Basalti, Chiara <1980&gt. « Il disegno di ornato nella seconda metà del Settecento a Bologna tra tradizione e innovazione ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2229/.

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Nadezda, Chamina <1977&gt. « La fortuna della scenografia italiana nella Russia Neoclassica. Il teatro di Pietro Gonzaga a Mosca ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/3167/1/Chamina_Nadezda_La_fortuna_della_scenografia_italiana_nella_Russia_neoclassica_Il_teatro_di_Pietro_Gonzaga_a_Mosca.pdf.

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Résumé :
La tesi ha come oggetto lo studio dei legami culturali posti in essere tra la Russia e l’Italia nel Settecento effettuato a partire dall’analisi del teatro di Arkhangelskoe (nei pressi di Mosca), ideato da Pietro Gonzaga. Ciò ha consentito di inquadrare l’atmosfera culturale del periodo neoclassico a partire da un’angolazione insolita: il monumento in questione, a dispetto della scarsa considerazione di cui gode all’interno degli studi di storia dell’arte, racchiude diverse ed interessanti problematiche artistiche. Queste ultime sono state tenute in debito conto nel processo dell’organizzazione della struttura del lavoro in relazione ai differenti livelli di analisi emersi in riferimento alla tematica scelta. Ogni capitolo rappresenta un punto di partenza che va utilizzato al fine di approfondire problematiche relative all’arte ed al teatro nei due Paesi, il tutto reso possibile grazie all’applicazione di un originale orientamento analitico. All’interno della tesi vengono infatti adoperati approcci e tecniche metodologiche che vanno dalla storia dell’arte all’analisi diretta dei monumenti, dall’interpretazione iconografica alla semiotica, per arrivare agli studi sociologici. Ciò alla fine ha consentito di rielaborare il materiale già noto e ampiamente studiato in modo convincente ed efficace, grazie al ragionamento sintetico adottato e alla possibilità di costruire paralleli letterari e artistici, frutto delle ricerche svolte nei diversi contesti. Il punto focale della tesi è rappresentato dalla figura di Pietro Gonzaga. Tra i decoratori e gli scenografi italiani attivi presso la corte russa tra il Settecento e l’Ottocento, questi è stato senza dubbio la figura più rilevante ed affascinante, in grado di lasciare una ricca eredità culturale e materiale nell’ambito dell’arte scenografica russa. Dimenticata per lungo tempo, l’opera di Pietro Gonzaga è attualmente oggetto di una certa riconsiderazione critica, suscitando curiosità e interesse da più parti. Guidando la ricerca su di un duplice binario, sia artistico che interculturale, si è quindi cercato di trovare alcune risonanze tra l’arte ed il pensiero di Gonzaga ed altre figure di rilievo non solo del suo secolo ma anche del Novecento, periodo in cui la cultura scenografica russa è riuscita ad affrancarsi dai dettami impartiti dalla lezione settecentesca, seguendo nuove ed originali strade espressive. In questo contesto spicca, ad esempio, la figura di Vsevolod Meyerchold, regista teatrale (uno dei protagonisti dell’ultimo capitolo della tesi) che ha instaurato un legame del tutto originale con i principi della visione scenica comunicati da Pietro Gonzaga. Lo sviluppo dell’argomento scelto ha richiesto di assumere una certa responsabilità critica, basandosi sulla personale sicurezza metodologica ed esperienza multidisciplinare al fine di tener conto dall’architettura, della teoria e della pratica teatrale – dalla conoscenza delle fonti fino agli studi del repertorio teatrale, delle specifiche artistiche locali, del contesto sociale dei due paesi a cavallo tra il ‘700 e l’‘800. Le problematiche toccate nella tesi (tra le quali si ricordano il ruolo specifico rivestito dal committente, le caratteristiche proprie della villa neoclassica russa, il fenomeno di ‘spettacoli muti’, la “teatralità” presente nel comportamento dei russi nell’epoca dei Lumi, la risonanza delle teorie italiane all’interno del arte russa) sono di chiara attualità per quanto concerne le ricerche relative al dialogo storico-artistico tra i due Paesi.
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Nadezda, Chamina <1977&gt. « La fortuna della scenografia italiana nella Russia Neoclassica. Il teatro di Pietro Gonzaga a Mosca ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/3167/.

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Résumé :
La tesi ha come oggetto lo studio dei legami culturali posti in essere tra la Russia e l’Italia nel Settecento effettuato a partire dall’analisi del teatro di Arkhangelskoe (nei pressi di Mosca), ideato da Pietro Gonzaga. Ciò ha consentito di inquadrare l’atmosfera culturale del periodo neoclassico a partire da un’angolazione insolita: il monumento in questione, a dispetto della scarsa considerazione di cui gode all’interno degli studi di storia dell’arte, racchiude diverse ed interessanti problematiche artistiche. Queste ultime sono state tenute in debito conto nel processo dell’organizzazione della struttura del lavoro in relazione ai differenti livelli di analisi emersi in riferimento alla tematica scelta. Ogni capitolo rappresenta un punto di partenza che va utilizzato al fine di approfondire problematiche relative all’arte ed al teatro nei due Paesi, il tutto reso possibile grazie all’applicazione di un originale orientamento analitico. All’interno della tesi vengono infatti adoperati approcci e tecniche metodologiche che vanno dalla storia dell’arte all’analisi diretta dei monumenti, dall’interpretazione iconografica alla semiotica, per arrivare agli studi sociologici. Ciò alla fine ha consentito di rielaborare il materiale già noto e ampiamente studiato in modo convincente ed efficace, grazie al ragionamento sintetico adottato e alla possibilità di costruire paralleli letterari e artistici, frutto delle ricerche svolte nei diversi contesti. Il punto focale della tesi è rappresentato dalla figura di Pietro Gonzaga. Tra i decoratori e gli scenografi italiani attivi presso la corte russa tra il Settecento e l’Ottocento, questi è stato senza dubbio la figura più rilevante ed affascinante, in grado di lasciare una ricca eredità culturale e materiale nell’ambito dell’arte scenografica russa. Dimenticata per lungo tempo, l’opera di Pietro Gonzaga è attualmente oggetto di una certa riconsiderazione critica, suscitando curiosità e interesse da più parti. Guidando la ricerca su di un duplice binario, sia artistico che interculturale, si è quindi cercato di trovare alcune risonanze tra l’arte ed il pensiero di Gonzaga ed altre figure di rilievo non solo del suo secolo ma anche del Novecento, periodo in cui la cultura scenografica russa è riuscita ad affrancarsi dai dettami impartiti dalla lezione settecentesca, seguendo nuove ed originali strade espressive. In questo contesto spicca, ad esempio, la figura di Vsevolod Meyerchold, regista teatrale (uno dei protagonisti dell’ultimo capitolo della tesi) che ha instaurato un legame del tutto originale con i principi della visione scenica comunicati da Pietro Gonzaga. Lo sviluppo dell’argomento scelto ha richiesto di assumere una certa responsabilità critica, basandosi sulla personale sicurezza metodologica ed esperienza multidisciplinare al fine di tener conto dall’architettura, della teoria e della pratica teatrale – dalla conoscenza delle fonti fino agli studi del repertorio teatrale, delle specifiche artistiche locali, del contesto sociale dei due paesi a cavallo tra il ‘700 e l’‘800. Le problematiche toccate nella tesi (tra le quali si ricordano il ruolo specifico rivestito dal committente, le caratteristiche proprie della villa neoclassica russa, il fenomeno di ‘spettacoli muti’, la “teatralità” presente nel comportamento dei russi nell’epoca dei Lumi, la risonanza delle teorie italiane all’interno del arte russa) sono di chiara attualità per quanto concerne le ricerche relative al dialogo storico-artistico tra i due Paesi.
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Solacini, Claudia <1978&gt. « Miti ed eroi nella ritrattistica francese tra XVI e XVIII secolo ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/3182/1/solacini_claudia_tesi.pdf.

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Solacini, Claudia <1978&gt. « Miti ed eroi nella ritrattistica francese tra XVI e XVIII secolo ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/3182/.

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Madrid, Martin Jose Maria <1981&gt. « Matters of taste : the neoclassical furniture in the Italian portraits from the late eighteenth century to the Restoration ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4534/1/madridmart%C3%ACn_jos%C3%A9mar%C3%ACa_tesi.pdf.

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Résumé :
Analysis and description of the furniture shown on Italian portraits from the late eighteenth century to the period of the Restoration. We have studied real examples of environments still exist with their furniture, chairs, mirrors, lamps, etc. in different areas of Italy. All this to explain the refined taste and cosmopolitan of the characters painted in the portraits, that for this reason they were considered fashionable
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Madrid, Martin Jose Maria <1981&gt. « Matters of taste : the neoclassical furniture in the Italian portraits from the late eighteenth century to the Restoration ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4534/.

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Résumé :
Analysis and description of the furniture shown on Italian portraits from the late eighteenth century to the period of the Restoration. We have studied real examples of environments still exist with their furniture, chairs, mirrors, lamps, etc. in different areas of Italy. All this to explain the refined taste and cosmopolitan of the characters painted in the portraits, that for this reason they were considered fashionable
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Spissu, Maria Vittoria <1980&gt. « Il caso del Maestro di Ozieri e la cultura pittorica del Cinquecento in Sardegna ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/5084/1/spissu_mariavittoria_tesi.pdf.

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Résumé :
La tesi si occupa del rapporto tra il Maestro di Ozieri e la produzione figurativa in Sardegna nella prima metà del Cinquecento. Studia l'uso delle incisioni. Valuta l'influenza della pittura romana e meridionale. Riflette sulla possibile identità straniera del pittore, sulla base delle molte somiglianze con artisti tedeschi e fiamminghi. Si occupa di comprendere quali possano essere considerate le opere autografe e quali quelle eseguite da seguaci e imitatori. Riformula alla luce dei confronti stilistici e delle ricerche in archivio la personalità dell'artista e la sua collocazione cronologica.
The present doctoral thesis research focuses on the relationship between the Master of Ozieri and early 16th-century painting in Sardinia (1500-1550). We studied the use of prints and assessed the influence of Roman and southern Italian painting. We pondered on the possibility of the artist's being a foreigner native of northern Europe, given the many similarities between his and German and Flemish works. We delved into understanding which of the paintings presently attributed to him are in fact the Master of Ozieri's work, rather than his followers' and imitators'. Thus, on the basis of painting style comparisons and archives research, the Master of Ozieri's profile and placement in time has been reconsidered.
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Spissu, Maria Vittoria <1980&gt. « Il caso del Maestro di Ozieri e la cultura pittorica del Cinquecento in Sardegna ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/5084/.

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Résumé :
La tesi si occupa del rapporto tra il Maestro di Ozieri e la produzione figurativa in Sardegna nella prima metà del Cinquecento. Studia l'uso delle incisioni. Valuta l'influenza della pittura romana e meridionale. Riflette sulla possibile identità straniera del pittore, sulla base delle molte somiglianze con artisti tedeschi e fiamminghi. Si occupa di comprendere quali possano essere considerate le opere autografe e quali quelle eseguite da seguaci e imitatori. Riformula alla luce dei confronti stilistici e delle ricerche in archivio la personalità dell'artista e la sua collocazione cronologica.
The present doctoral thesis research focuses on the relationship between the Master of Ozieri and early 16th-century painting in Sardinia (1500-1550). We studied the use of prints and assessed the influence of Roman and southern Italian painting. We pondered on the possibility of the artist's being a foreigner native of northern Europe, given the many similarities between his and German and Flemish works. We delved into understanding which of the paintings presently attributed to him are in fact the Master of Ozieri's work, rather than his followers' and imitators'. Thus, on the basis of painting style comparisons and archives research, the Master of Ozieri's profile and placement in time has been reconsidered.
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Filipponi, Fernando <1978&gt. « La maiolica istoriata castellana. Modelli a stampa, evoluzione del gusto e delle richieste di mercato, dinamiche comerciali, fonti e documenti : aggiornamenti e nuove proposte di interpretazione ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/5112/1/filipponi_fernando_tesi.pdf.

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Résumé :
La maiolica di Castelli d’Abruzzo si distingue per aspetti di forte originalità e per l’alta qualità dei manufatti realizzati. Le ricerche che qui vengono presentate sono state condotte su differenti aspetti della produzione ceramica di Castelli e sono rivolte a completare le conoscenze su alcuni aspetti specifici, cercando di superare la visione settoriale che ha caratterizzato talvolta gli studi sull’argomento. L’indagine è orientata a far emergere alcuni tratti distintivi della produzione in maiolica istoriata, un genere in cui le manifatture castellane guadagnarono un primato assoluto in Italia nel corso dei secoli XVII e XVIII.
The maiolica of Castelli d’Abruzzo stands out because of a great originality and a high quality of her objects. This research was lead about different features of ceramic production of Castelli and is directed to increase the knowledge, trying to overcome the sectoral vision of some studies on the subject. The research is aimed to bring out some particulars features of production in istoriato maiolica, a product with which the factories of Castelli obtained the absolute primacy in Italy during XVII and XVIII centuries, thanks to originality of working’s techniques and to the continue search of new decoratives solutions and updates types.
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Filipponi, Fernando <1978&gt. « La maiolica istoriata castellana. Modelli a stampa, evoluzione del gusto e delle richieste di mercato, dinamiche comerciali, fonti e documenti : aggiornamenti e nuove proposte di interpretazione ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/5112/.

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Résumé :
La maiolica di Castelli d’Abruzzo si distingue per aspetti di forte originalità e per l’alta qualità dei manufatti realizzati. Le ricerche che qui vengono presentate sono state condotte su differenti aspetti della produzione ceramica di Castelli e sono rivolte a completare le conoscenze su alcuni aspetti specifici, cercando di superare la visione settoriale che ha caratterizzato talvolta gli studi sull’argomento. L’indagine è orientata a far emergere alcuni tratti distintivi della produzione in maiolica istoriata, un genere in cui le manifatture castellane guadagnarono un primato assoluto in Italia nel corso dei secoli XVII e XVIII.
The maiolica of Castelli d’Abruzzo stands out because of a great originality and a high quality of her objects. This research was lead about different features of ceramic production of Castelli and is directed to increase the knowledge, trying to overcome the sectoral vision of some studies on the subject. The research is aimed to bring out some particulars features of production in istoriato maiolica, a product with which the factories of Castelli obtained the absolute primacy in Italy during XVII and XVIII centuries, thanks to originality of working’s techniques and to the continue search of new decoratives solutions and updates types.
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Marchetti, Elena <1980&gt. « Paul Flandrin (1811-1902), un nuovo sguardo sul paesaggio dell'Ottocento ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/6082/1/marchetti_elena_tesi.pdf.

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Résumé :
Questa ricerca ha l’obiettivo di dare nuovi contributi alla conoscenza della pittura di paesaggio francese nell’Ottocento attraverso lo studio dell’opera di Paul Flandrin (1811-1902). Flandrin si colloca al crocevia di esperienze fondamentali nella ricerca artistica di metà Ottocento: l’eredità di Camille Corot, l’insegnamento di Jean-Auguste Dominique Ingres, la pratica del lavoro en plein air, la tradizione del paesaggio neoclassico. Il corpus di opere del pittore lionese Paul Flandrin (1811-1902) ricostruito in questa tesi è frutto di una sistematica operazione di ricerca sul campo e viene in seguito analizzato alla luce dei recenti studi sulla pittura di paesaggio neoclassico in Francia nel XIX secolo. La ricerca si fonda su una grande quantità di materiale inedito: dipinti, disegni, taccuini di studio en plein air, corrispondenza con colleghi e amici. Da questa ricerca la fisionomia artistica di Paul Flandrin emerge ben individuata singolarmente e al tempo stesso ancorata al contesto storico-artistico attraverso le relazioni con i colleghi, l’utilizzo di determinate tecniche, la frequentazione di mete comuni ai paesaggisti suoi contemporanei, la decisa presa di posizione a favore del paesaggio neoclassico.
This research aims at improving the knowledge of landscape painting in France during the 19th century through the study of the work of the painter Paul Flandrin (1811-1902). Flandrin is situated midway different artistic experiences between 1840-1870: the neoclassical tradition, Camille Corot heritage, the teaching of Jean-Auguste-Dominique Ingres. This dissertation offers new original insights to the subject by examining a great amount of unpublished material. The leading lines of this research are: the use of the catalogue raisonné method; the analysis of the work process of a landscape painter from the oil sketch to the finished painting and from drawing to painting; the analysis of written sources, both letters between painters and archive documents or newspaper articles; the analysis of the artist’s cultural context, such as the relationship with colleagues, the influence of his master Ingres, the role he played as the most remarkable representative of 19th century landscape neoclassical school.
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Marchetti, Elena <1980&gt. « Paul Flandrin (1811-1902), un nuovo sguardo sul paesaggio dell'Ottocento ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/6082/.

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Résumé :
Questa ricerca ha l’obiettivo di dare nuovi contributi alla conoscenza della pittura di paesaggio francese nell’Ottocento attraverso lo studio dell’opera di Paul Flandrin (1811-1902). Flandrin si colloca al crocevia di esperienze fondamentali nella ricerca artistica di metà Ottocento: l’eredità di Camille Corot, l’insegnamento di Jean-Auguste Dominique Ingres, la pratica del lavoro en plein air, la tradizione del paesaggio neoclassico. Il corpus di opere del pittore lionese Paul Flandrin (1811-1902) ricostruito in questa tesi è frutto di una sistematica operazione di ricerca sul campo e viene in seguito analizzato alla luce dei recenti studi sulla pittura di paesaggio neoclassico in Francia nel XIX secolo. La ricerca si fonda su una grande quantità di materiale inedito: dipinti, disegni, taccuini di studio en plein air, corrispondenza con colleghi e amici. Da questa ricerca la fisionomia artistica di Paul Flandrin emerge ben individuata singolarmente e al tempo stesso ancorata al contesto storico-artistico attraverso le relazioni con i colleghi, l’utilizzo di determinate tecniche, la frequentazione di mete comuni ai paesaggisti suoi contemporanei, la decisa presa di posizione a favore del paesaggio neoclassico.
This research aims at improving the knowledge of landscape painting in France during the 19th century through the study of the work of the painter Paul Flandrin (1811-1902). Flandrin is situated midway different artistic experiences between 1840-1870: the neoclassical tradition, Camille Corot heritage, the teaching of Jean-Auguste-Dominique Ingres. This dissertation offers new original insights to the subject by examining a great amount of unpublished material. The leading lines of this research are: the use of the catalogue raisonné method; the analysis of the work process of a landscape painter from the oil sketch to the finished painting and from drawing to painting; the analysis of written sources, both letters between painters and archive documents or newspaper articles; the analysis of the artist’s cultural context, such as the relationship with colleagues, the influence of his master Ingres, the role he played as the most remarkable representative of 19th century landscape neoclassical school.
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Onofri, Stefano <1983&gt. « La cerchia di Giulio Clovio : gli incontri, i viaggi, le amicizie di un artista europeo ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/6083/1/onofri_stefano_tesi.pdf.

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Résumé :
La tesi riguarda il miniatore Giulio Clovio (Grižane, Croazia, 1498 – Roma, 1578), considerandolo come il fulcro di una rete di relazioni tra committenti, artisti e letterati. È divisa in tre parti, seguendo la vita dell’artista: giovinezza (1498-1534), maturità (1534-1561) e vecchiaia (1561-1578). Tra i committenti più significativi: Domenico e Marino Grimani e il cardinale Alessandro Farnese. Tra gli artisti italiani: Giulio Romano, Girolamo dai Libri, Valerio Belli, Sofonisba Anguissola. Tra gli artisti europei: Francisco de Hollanda, Pieter Brueghel il Vecchio, Bartholomeus Sprangher, El Greco e Lampsonio.
The dissertation is about the miniaturist Giulio Clovio (Grižane, Croatia, 1498 – Rome, 1578), considering him as the centre of many relations among patrons, artists and men of letters. It is divided into three parts, following the life of the artist: youth (1498-1534), maturity (1534-1561) and old age (1561-1578). The most important patrons are Domenico and Marino Grimani, the cardinal Alessandro Farnese; among the Italian artists: Giulio Romano, Girolamo dai Libri, Valerio Belli, Sofonisba Anguissola. Among the European artists: Francisco de Hollanda, Pieter Brueghel the Elder, Bartholomeus Sprangher, El Greco and Lampsonio.
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Onofri, Stefano <1983&gt. « La cerchia di Giulio Clovio : gli incontri, i viaggi, le amicizie di un artista europeo ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/6083/.

Texte intégral
Résumé :
La tesi riguarda il miniatore Giulio Clovio (Grižane, Croazia, 1498 – Roma, 1578), considerandolo come il fulcro di una rete di relazioni tra committenti, artisti e letterati. È divisa in tre parti, seguendo la vita dell’artista: giovinezza (1498-1534), maturità (1534-1561) e vecchiaia (1561-1578). Tra i committenti più significativi: Domenico e Marino Grimani e il cardinale Alessandro Farnese. Tra gli artisti italiani: Giulio Romano, Girolamo dai Libri, Valerio Belli, Sofonisba Anguissola. Tra gli artisti europei: Francisco de Hollanda, Pieter Brueghel il Vecchio, Bartholomeus Sprangher, El Greco e Lampsonio.
The dissertation is about the miniaturist Giulio Clovio (Grižane, Croatia, 1498 – Rome, 1578), considering him as the centre of many relations among patrons, artists and men of letters. It is divided into three parts, following the life of the artist: youth (1498-1534), maturity (1534-1561) and old age (1561-1578). The most important patrons are Domenico and Marino Grimani, the cardinal Alessandro Farnese; among the Italian artists: Giulio Romano, Girolamo dai Libri, Valerio Belli, Sofonisba Anguissola. Among the European artists: Francisco de Hollanda, Pieter Brueghel the Elder, Bartholomeus Sprangher, El Greco and Lampsonio.
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Piazzi, Maria Ludovica <1984&gt. « Il lascito di Agostino Mitelli ai quadraturisti e ai decoratori del secondo Seicento bolognese attraverso le testimonianze grafiche ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6707/1/tesi_dottorato_MLP.pdf.

Texte intégral
Résumé :
Agostino Mitelli (1609-1660) è una figura centrale nella vicenda artistica bolognese. Rinnova profondamente la quadratura, genere in cui opera maggiormente, e diventa il principale riferimento per le generazioni successive. Infatti ha un grande numero di allievi che si fanno interpreti del suo stile e le sue opere continuano ad essere studiate fino a Settecento inoltrato. Nel suo lavoro accorda una grande importanza al mezzo grafico, in cui eccelle e che considera strumento di verifica ed esercizio. Questa predilezione influenza anche i suoi seguaci: dopo la sua morte i suoi disegni diventano molto ricercati e vengono impiegati come repertori di soluzioni di quadratura ed elementi decorativi. Sono essi stessi strumento di studio e infatti ci è pervenuto un grande numero di copie ed esercizi in stile mitelliano. L'analisi sistematica di questo materiale anonimo e poco studiato mi ha permesso di individuare alcune delle personalità di maggiore spicco tra i suoi seguaci, quali Domenico Santi, Giacomo Antonio Mannini e Marc'Antonio Chiarini. Per valutare l'influenza dell'opera di Agostino presso le generazioni successive è centrale anche la produzione calcografica che analizzo a partire dalle quattro serie di elementi di ornato che egli stesso dà alle stampe e che riscuotono molto successo, come provano le numerose ristampe, anche francesi. Dopo la sua morte vengono incise diverse imprese che si riallacciano al suo operato: la prima è quella del figlio Giuseppe Maria Mitelli che pubblica alcuni suoi disegni. Seguono le serie di Santi, Buffagnotti, Mannini, Chiarini e diversi altri che comprendono anche quadratura e veduta e che spesso sono state riassemblate da editori e collezionisti. Anche le fonti affrontano la questione della dipendenza delle successive generazioni dagli stilemi di Agostino Mitelli, oltre a quelle a stampa ho studiato approfonditamente i manoscritti inediti dell'altro figlio di Agostino, Giovanni Mitelli, che forniscono molte nuove notizie.
Agostino Mitelli (1609-1660) is a key figure in Bolognese art evolution. In fact he refurbished quadratura fresco, the field he used to work more in, and became a landmark for the following generations. He had many pupils who became exponents of his style and his works had been studied till late 18th century. Agostino was also an excellent draughtsman and granted a great importance to the graphic medium as a verification and practice instrument. This predilection influenced also his followers: after his death there was a great demand of his drawings, used as ornamental and quadratura's repertoires. They were also used as a mean of study, in fact there is a large amount of copies and exercises in his style, that I have systematically analyzed. Therefore I was able to identify some of the most important followers of Agostino: Domenico Santi, Giacomo Antonio Mannini and Marc'Antonio Chiarini. To assess the influence of Agostino's work on following generations the chalcographic production is also important. I analyzed this production from his four ornamental etchings sets, which have been reprinted several times, even in France. After his death other sets were printed and they were very close to his work. The first one was made by his son, Giuseppe Maria Mitelli, who engraved some of Agostino's drawings. Santi, Buffagnotti, Mannini, Chiarini and several others' sets followed and those also included quadratura and view and this sets were very often re-assembled by editors and collectors. Also contemporary sources discussed the dependence of following generations from Agostino Mitelli's work, it is the case of the unpublished manuscripts of Giovanni Mitelli, the other son of Agostino, that provided a lot of new information.
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Piazzi, Maria Ludovica <1984&gt. « Il lascito di Agostino Mitelli ai quadraturisti e ai decoratori del secondo Seicento bolognese attraverso le testimonianze grafiche ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6707/.

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Résumé :
Agostino Mitelli (1609-1660) è una figura centrale nella vicenda artistica bolognese. Rinnova profondamente la quadratura, genere in cui opera maggiormente, e diventa il principale riferimento per le generazioni successive. Infatti ha un grande numero di allievi che si fanno interpreti del suo stile e le sue opere continuano ad essere studiate fino a Settecento inoltrato. Nel suo lavoro accorda una grande importanza al mezzo grafico, in cui eccelle e che considera strumento di verifica ed esercizio. Questa predilezione influenza anche i suoi seguaci: dopo la sua morte i suoi disegni diventano molto ricercati e vengono impiegati come repertori di soluzioni di quadratura ed elementi decorativi. Sono essi stessi strumento di studio e infatti ci è pervenuto un grande numero di copie ed esercizi in stile mitelliano. L'analisi sistematica di questo materiale anonimo e poco studiato mi ha permesso di individuare alcune delle personalità di maggiore spicco tra i suoi seguaci, quali Domenico Santi, Giacomo Antonio Mannini e Marc'Antonio Chiarini. Per valutare l'influenza dell'opera di Agostino presso le generazioni successive è centrale anche la produzione calcografica che analizzo a partire dalle quattro serie di elementi di ornato che egli stesso dà alle stampe e che riscuotono molto successo, come provano le numerose ristampe, anche francesi. Dopo la sua morte vengono incise diverse imprese che si riallacciano al suo operato: la prima è quella del figlio Giuseppe Maria Mitelli che pubblica alcuni suoi disegni. Seguono le serie di Santi, Buffagnotti, Mannini, Chiarini e diversi altri che comprendono anche quadratura e veduta e che spesso sono state riassemblate da editori e collezionisti. Anche le fonti affrontano la questione della dipendenza delle successive generazioni dagli stilemi di Agostino Mitelli, oltre a quelle a stampa ho studiato approfonditamente i manoscritti inediti dell'altro figlio di Agostino, Giovanni Mitelli, che forniscono molte nuove notizie.
Agostino Mitelli (1609-1660) is a key figure in Bolognese art evolution. In fact he refurbished quadratura fresco, the field he used to work more in, and became a landmark for the following generations. He had many pupils who became exponents of his style and his works had been studied till late 18th century. Agostino was also an excellent draughtsman and granted a great importance to the graphic medium as a verification and practice instrument. This predilection influenced also his followers: after his death there was a great demand of his drawings, used as ornamental and quadratura's repertoires. They were also used as a mean of study, in fact there is a large amount of copies and exercises in his style, that I have systematically analyzed. Therefore I was able to identify some of the most important followers of Agostino: Domenico Santi, Giacomo Antonio Mannini and Marc'Antonio Chiarini. To assess the influence of Agostino's work on following generations the chalcographic production is also important. I analyzed this production from his four ornamental etchings sets, which have been reprinted several times, even in France. After his death other sets were printed and they were very close to his work. The first one was made by his son, Giuseppe Maria Mitelli, who engraved some of Agostino's drawings. Santi, Buffagnotti, Mannini, Chiarini and several others' sets followed and those also included quadratura and view and this sets were very often re-assembled by editors and collectors. Also contemporary sources discussed the dependence of following generations from Agostino Mitelli's work, it is the case of the unpublished manuscripts of Giovanni Mitelli, the other son of Agostino, that provided a lot of new information.
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De, Carolis Francesco <1982&gt. « Il libro di spese diverse di Lorenzo Lotto. Analisi e commento ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/7046/1/DeCarolis_Francesco_Tesi.pdf.

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Résumé :
Il progetto si concentra sull’analisi ed il commento del libro dei conti di Lorenzo Lotto. Esso viene conservato nell’Archivio storico della Santa Casa di Loreto, ed è meglio conosciuto con il nome apocrifo di Libro di spese diverse. Possiamo considerarlo uno dei più significativi documenti del Rinascimento italiano: infatti esso ci parla dei rapporti che l’artista ha intessuto con committenti, colleghi ed amici, rivelando tanto la sua condotta di vita che la sua attività. È una ricerca che tenta di concentrarsi sull’artista attraverso una lettura più corretta di questa fonte: infatti in passato il Libro di spese diverse era considerato un diario e studiato attraverso una visione non consona al genere di riferimento.
Regarding my doctoral project, I am conducting research on the analysis and the commentary of the account book by Lorenzo Lotto. It is held at historical archive in Loreto, and it is better known as Libro di spese diverse, an apocryphal name which we find on the front page. We can consider it as one of the most important document for the Italian Renaissance studies: indeed, the Lotto’s document refers to meetings with patrons, colleagues and friends, showing his lifestyle as well as his professional activity. This research focuses the attention on the artist reading this source more correctly: in the past times the Libro di spese diverse was considered a diary and it was studied by a wrong point of view.
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De, Carolis Francesco <1982&gt. « Il libro di spese diverse di Lorenzo Lotto. Analisi e commento ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/7046/.

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Résumé :
Il progetto si concentra sull’analisi ed il commento del libro dei conti di Lorenzo Lotto. Esso viene conservato nell’Archivio storico della Santa Casa di Loreto, ed è meglio conosciuto con il nome apocrifo di Libro di spese diverse. Possiamo considerarlo uno dei più significativi documenti del Rinascimento italiano: infatti esso ci parla dei rapporti che l’artista ha intessuto con committenti, colleghi ed amici, rivelando tanto la sua condotta di vita che la sua attività. È una ricerca che tenta di concentrarsi sull’artista attraverso una lettura più corretta di questa fonte: infatti in passato il Libro di spese diverse era considerato un diario e studiato attraverso una visione non consona al genere di riferimento.
Regarding my doctoral project, I am conducting research on the analysis and the commentary of the account book by Lorenzo Lotto. It is held at historical archive in Loreto, and it is better known as Libro di spese diverse, an apocryphal name which we find on the front page. We can consider it as one of the most important document for the Italian Renaissance studies: indeed, the Lotto’s document refers to meetings with patrons, colleagues and friends, showing his lifestyle as well as his professional activity. This research focuses the attention on the artist reading this source more correctly: in the past times the Libro di spese diverse was considered a diary and it was studied by a wrong point of view.
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Sirocchi, Simone <1984&gt. « Strategie culturali tra Parigi e Modena nel Grand Siècle : gli artisti francesi alla corte estense ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7314/1/Sirocchi_Simone_tesi.pdf.

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Résumé :
La tesi ricostruisce l’attività degli artisti francesi alla corte estense durante il governo di Francesco I (1629-1658) e Alfonso IV (1658-1662) e la iscrive nel più ampio quadro dei legami politici e culturali tra Parigi e Modena per illustrare il contributo francese alla definizione dell’immagine del potere ducale. Lo spoglio del carteggio diplomatico dell’abate Ercole Manzieri, residente di Francesco I a Parigi a partire dal 1650, ha permesso di documentare gli intensi traffici di ritratti, gioielli e abiti che da Parigi giunsero a Modena, attestando una cospicua influenza francese sul gusto e sul costume estense. Come Manzieri, anche Girolamo Graziani, poeta e segretario di stato, fu impegnato come ambasciatore. La tesi indaga i panegirici da lui composti in lode di Luigi XIV e ne illustra la genesi, prima di focalizzarsi su Jean Boulanger, primo pittore di corte di Francesco I. Chiarita la sua formazione e i suoi primi incarichi a corte, l’attenzione è rivolta alle sue pitture nel Palazzo Ducale di Sassuolo, privilegiando la Galleria di Bacco, di cui si definiscono l’architettura, l’allestimento e la funzione. Nell’ultima sezione la tesi ricompone la committenza ‘francese’ di Alfonso IV e si concentra sull’ultimo ciclo decorativo di Boulanger nella perduta villa ducale delle Pentetorri. Nuovi documenti hanno permesso di collocare le sale dipinte dal francese nello spazio della villa e di leggere, per la prima volta nella sua organicità, l’iconografia del ciclo. Seconda monumentale impresa di Alfonso fu la commissione delle solenni esequie in onore del padre defunto, immortalate nell’Idea di un prencipe del gesuita Domenico Gamberti (1659). Quest’opera, tra le più prestigiose imprese tipografiche del Seicento, plasma l’immagine del potere ducale anche grazie a un ricco repertorio di illustrazioni che videro il coinvolgimento di diversi artisti, anche francesi, di cui si precisano i nomi e le modalità di ingaggio.
The thesis deals with the work of French artists at the Este court during the reign of Francis I (1629-1658) and Alfonso IV (1658-1662) and the broader context of political and cultural links between Paris and Modena to illustrate the French contribution to the definition of the image of ducal power. From the study of the diplomatic correspondence of Abbot Ercole Manzieri, resident of Francesco I in Paris from 1650, it resulted that Modena was among the first courts to comply with the fashion and customs of France. The thesis investigates the panegyrics that Girolamo Graziani, secretary of state, poet and ambassador of the Este court, composed in praise of Louis XIV, before focusing on the artistic path of Jean Boulanger, who was the first court painter of Francesco I. The research first clarifies his initial formation to focus then on his paintings in the Palazzo Ducale in Sassuolo, especially on the Bacchus Gallery. In the very last section, the thesis deals with the 'French client' Alfonso IV and it focuses on the latest Boulanger decorative cycle in the lost Villa ducale of Pentetorri. Documents only partially known allowed to place the rooms painted by Boulanger in the space of the villa and to read for the first time the entire cycle iconography. Second monumental Alfonso enterprise during his short reign was the solemn commission funeral for his deceased father as immortalized in the Idea di un prencipe of the Jesuit Domenico Gamberti (1659). This work, one of the most prestigious of the seventeenth century, shapes the image of ducal power thanks to a rich repertoire of illustrations. If the original project is up to Jean Boulanger, for their engraving onto copper more French engravers were involved, whose names and modes of engagement are specified in this work as well.
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Sirocchi, Simone <1984&gt. « Strategie culturali tra Parigi e Modena nel Grand Siècle : gli artisti francesi alla corte estense ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7314/.

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Résumé :
La tesi ricostruisce l’attività degli artisti francesi alla corte estense durante il governo di Francesco I (1629-1658) e Alfonso IV (1658-1662) e la iscrive nel più ampio quadro dei legami politici e culturali tra Parigi e Modena per illustrare il contributo francese alla definizione dell’immagine del potere ducale. Lo spoglio del carteggio diplomatico dell’abate Ercole Manzieri, residente di Francesco I a Parigi a partire dal 1650, ha permesso di documentare gli intensi traffici di ritratti, gioielli e abiti che da Parigi giunsero a Modena, attestando una cospicua influenza francese sul gusto e sul costume estense. Come Manzieri, anche Girolamo Graziani, poeta e segretario di stato, fu impegnato come ambasciatore. La tesi indaga i panegirici da lui composti in lode di Luigi XIV e ne illustra la genesi, prima di focalizzarsi su Jean Boulanger, primo pittore di corte di Francesco I. Chiarita la sua formazione e i suoi primi incarichi a corte, l’attenzione è rivolta alle sue pitture nel Palazzo Ducale di Sassuolo, privilegiando la Galleria di Bacco, di cui si definiscono l’architettura, l’allestimento e la funzione. Nell’ultima sezione la tesi ricompone la committenza ‘francese’ di Alfonso IV e si concentra sull’ultimo ciclo decorativo di Boulanger nella perduta villa ducale delle Pentetorri. Nuovi documenti hanno permesso di collocare le sale dipinte dal francese nello spazio della villa e di leggere, per la prima volta nella sua organicità, l’iconografia del ciclo. Seconda monumentale impresa di Alfonso fu la commissione delle solenni esequie in onore del padre defunto, immortalate nell’Idea di un prencipe del gesuita Domenico Gamberti (1659). Quest’opera, tra le più prestigiose imprese tipografiche del Seicento, plasma l’immagine del potere ducale anche grazie a un ricco repertorio di illustrazioni che videro il coinvolgimento di diversi artisti, anche francesi, di cui si precisano i nomi e le modalità di ingaggio.
The thesis deals with the work of French artists at the Este court during the reign of Francis I (1629-1658) and Alfonso IV (1658-1662) and the broader context of political and cultural links between Paris and Modena to illustrate the French contribution to the definition of the image of ducal power. From the study of the diplomatic correspondence of Abbot Ercole Manzieri, resident of Francesco I in Paris from 1650, it resulted that Modena was among the first courts to comply with the fashion and customs of France. The thesis investigates the panegyrics that Girolamo Graziani, secretary of state, poet and ambassador of the Este court, composed in praise of Louis XIV, before focusing on the artistic path of Jean Boulanger, who was the first court painter of Francesco I. The research first clarifies his initial formation to focus then on his paintings in the Palazzo Ducale in Sassuolo, especially on the Bacchus Gallery. In the very last section, the thesis deals with the 'French client' Alfonso IV and it focuses on the latest Boulanger decorative cycle in the lost Villa ducale of Pentetorri. Documents only partially known allowed to place the rooms painted by Boulanger in the space of the villa and to read for the first time the entire cycle iconography. Second monumental Alfonso enterprise during his short reign was the solemn commission funeral for his deceased father as immortalized in the Idea di un prencipe of the Jesuit Domenico Gamberti (1659). This work, one of the most prestigious of the seventeenth century, shapes the image of ducal power thanks to a rich repertoire of illustrations. If the original project is up to Jean Boulanger, for their engraving onto copper more French engravers were involved, whose names and modes of engagement are specified in this work as well.
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Butera, Valeria <1984&gt. « Dalla parola all'immagine. Le prediche figurate di Daniel Hopfer e il ruolo della grafica nella diffusione della dottrina evangelica ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7428/1/Valeria_Butera%2C_Tesi_di_Dottorato.pdf.

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Résumé :
Lo studio si concentra su alcune acqueforti dell'artista di Augusta Daniel Hopfer (1471-1536) di soggetto religioso, che illustrano preghiere, proverbi, parabole e altri passi del Vangelo in forma narrativa e che risultano chiaramente influenzate dalle idee riformate. Dopo un approfondimento del contesto storico e culturale e delle opinioni dei maggiori riformatori in merito alla questione delle immagini, le originali opere di Hopfer sono state messe a confronto con gli scritti omiletici e catechetici dei riformatori del tempo, in particolar modo quelli attivi ad Augusta, per rintracciarne i presupposti teologici. Le stampe di Hopfer sono state anche confrontate con le testimonianze figurative precedenti, se presenti, e con i manifesti di satira religiosa di artisti contemporanei, per mettere in luce il rapporto con la tradizione, ma soprattutto il carattere di novità di queste rappresentazioni. Esse contengono spesso messaggi di denuncia dell'ipocrisia religiosa e degli abusi del clero, legittimati dalle citazioni bibliche, che rafforzano il legame testo-immagine e permettono di leggere le stampe-manifesto di Hopfer come prediche figurate.
The researches have primarily focused on deepening the historical and cultural environment of the Reformation, especially on the positions of the most important exponents and theologians to the question of the images, the representability of God and the various functions of art at the beginning of the Reformation period. The core pieces of research are some broadsheets by the Augsburg artist Daniel Hopfer (1471-1536), which represent paragraphs of the Bible in a narrative form and are strictly connected to the theological issues of the modernity. In the collections of the Bavarian State Library of Munich, the Herzog August Library in Wolfenbüttel and the Forschungsbibliothek Gotha-Erfurt University I have analyzed the graphic work Hopfer’s in conjunction with the Augsburg Reformation and sermons, treatises and catechetical writings of reformers of the first decades of the XVI century. Moreover the etchings of Hopfer were compared with broadsheets od contemporary artists, who deals with similar subjects. The leitmotifs of the pictures are the juxtaposition between the teachings of Christ and the law of the Pharisees, through which Hopfer refer to the hypocrisy and abuses of the catholic clergy. Moreover, Hopfer added to the illustrated scenes the pieces of the Holy Scripture that justify these theological terms. In this way he uses the same rhetorical principle of the Reformers: a paratactic arrangement of the biblical source, often without other explanation. My argumentation consider this particularly work by Hopfer a pictorial sermon. On one hand, it embodies the spiritual needs of a spontaneous and authentic relationship with the Gospel, on the other hand, especially in the printing of the 30s, it expresses a strong message of social controversy.
Das Forschungsprojekt konzentriert sich auf die Einblattdrucke von Daniel Hopfer (1471-1536), die Gebete, Gleichnisse, Salomonische Sprüche und Absätze des Neuen Testaments in szenischer Form darstellen. In seinen graphischen Werken stellt der Augsburger Radierer Hopfer Zusammenhänge zu den theologischen Fragen der Gegenwart her. In meiner Dissertation werden Predigten, Traktate und katechetische Schriften der Reformationszeit, die sich auf das Oeuvre Hopfers auswirken, untersucht. Gleichzeitig werden die Radierungen Hopfers mit anderen ikonographischen Vorbildern der Reformationszeit, wie Titelblättern, Buchillustrationen und Flugblättern, in Verbindung gesetzt. Die textuellen und bildlichen Quellen der Werke Hopfers wurden vor allem in München, bei der Bayerische Staatsbibliothek und dem Zentralinstitut für Kunstgeschichte, in Wolfenbüttel, bei der Herzog August Bibliothek und in Gotha, bei der Forschungsbibliothek, geforscht.
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Gu, Jihoon <1981&gt. « L'arte al tempo di Giovanni II Bentivoglio. Nuovi studi su arte e potere a Bologna tra XV e XVI secolo ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7668/1/Tesi_completo.pdf.

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Résumé :
La tesi tratta il potere politico di Giovanni II Bentivoglio, signore di Bologna nella seconda metà del Quattrocento, in particolare i ritratti dipinti del signore, il progetto urbano bentivolesco e i dipinti religiosi commissionati dal primo cittadino.
The thesis deals with the political power of Giovanni II Bentivoglio, Lord of Bologna in the second half of the fifteenth century. The focus is on his painted portraits, town urban projects and religious painting commissioned by him.
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Gu, Jihoon <1981&gt. « L'arte al tempo di Giovanni II Bentivoglio. Nuovi studi su arte e potere a Bologna tra XV e XVI secolo ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7668/.

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Résumé :
La tesi tratta il potere politico di Giovanni II Bentivoglio, signore di Bologna nella seconda metà del Quattrocento, in particolare i ritratti dipinti del signore, il progetto urbano bentivolesco e i dipinti religiosi commissionati dal primo cittadino.
The thesis deals with the political power of Giovanni II Bentivoglio, Lord of Bologna in the second half of the fifteenth century. The focus is on his painted portraits, town urban projects and religious painting commissioned by him.
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Checchi, Guido <1983&gt. « Roma 1572 : la "fiammata mistica" di Anthonie Blocklandt, El Greco e Giovanni de' Vecchi ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amsdottorato.unibo.it/8206/1/Checchi_Guido_tesi.pdf.

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Résumé :
Nel libro Pittura e Controriforma: l’arte senza tempo di Scipione da Gaeta, edito nel 1957, Federico Zeri affronta, tra i primi in Italia, la questione delle immagini nella crisi religiosa del XVI secolo causata dalla Riforma. A quel processo di semplificazione formale dell’arte sacra secondo i precetti tridentini, si accompagna anche un’inquieta e fremente vena mistica in alcuni artisti, espressione di una spiritualità più complessa. Zeri sottolinea che questa tendenza nasce con Giovanni de’ Vecchi (1543-1615), El Greco (1541-1614) e l’olandese Anthonie Blocklandt van Montfoort (1533 ca-1583). Il loro probabile incontro nel 1572 a Roma alla corte del cardinal Alessandro Farnese avrebbe acceso la “fiamma suprema del misticismo pittorico del cinquecento”. I tre pittori dimostrano di avere in comune assonanze stilistiche, nonostante la diversa provenienza e formazione. Il più maturo Blocklandt potrebbe aver contribuito al visionario linguaggio di El Greco toledano. Questa complessa ipotesi non è mai stata verificata approfonditamente anche se nel corso degli anni vi sono stati numerosi contributi alle figure di questi tre artisti, contributi sempre però apportati separatamente l’uno dall’altro, dove la questione della relazione fra i tre è stata solo sfiorata. La ricerca ha attraversato gli studi sui tre diversi artisti con gli aggiornamenti dell’ultimo sessantennio, insieme ad un approfondimento del contesto storico e religioso attorno al 1572, e ad un‘analisi delle opere attorno al 1570-1575 di Blocklandt, El Greco e de’Vecchi.
In Pittura e Controriforma: l’arte senza tempo di Scipione da Gaeta, edited in 1957, Federico Zeri is among the first in Italy to discuss the question of images in the religious crisis caused by the Reformation in the XVI century. Above the process of formal simplification and touching pietism, another trend appears made of dramatic and trembling mystic traits of some artists, symptom of more complex spirituality. Zeri highlights how this tendency born with Giovanni de’ Vecchi (1543-1615), El Greco (1541-1614) and the Dutch Anthonie Blocklandt van Montfoort (1533 ca-1583). The “fiamma suprema del misticismo pittorico del cinquecento”, the mystic blaze, was lit up in 1572 by the encounter of three painters in Rome at the court of cardinal Alessandro Farnese. These artists unexpectedly show stylistic assonances, despite their different background and training. The elder and mature Blocklandt might have helped the visionary language of El Greco’s Spanish period. This complex hypothesis has never been thoroughly verified, even though, along the years, the studies about three artists have given many contributions. But, they were made separately from each other, where the question of the relationship among the three was only touched lightly. The research has gone through studies on the three different artists with updates over the last sixty years, jointly with a deepening of the historical and religious context around 1572, and an analysis of paintings around 1570-1575 made by Blockland, El Greco and de’Vecchi.
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Garcia, Zapata Ignacio Jose <1991&gt. « El arte de la platería en Bolonia durante los siglos XVI-XVIII ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amsdottorato.unibo.it/8484/1/1.%20Tesis%20Garcia%20Zapata%2C%20Ignacio%20Jose%CC%81.pdf.

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Résumé :
Esta investigación tiene como objetivo proporcionar una visión general del arte de la platería en Bolonia durante la Edad Moderna, desde el siglo XVI hasta finales del siglo XVIII, desde la Contrarreforma hasta la llegada de las tropas napoleónicas en 1796. Sin olvidar la situación anterior, la Edad Media, que constituye la principal etapa del arte de la platería en Bolonia. Para ello, el estudio se ha enfocado en dos puntos, bien definidos pero complementarios e indivisibles entre ellos. Por un lado, todos los aspectos del gremio a través de las cuestiones relacionados con la organización, gestión y desarrollo del oficio, así como la situación social y religiosa de la corporacion y de sus individuos. Todo ello a través del análisis de sus ordenanzas, las disposiciones legales que regulaban su actividad. Una vez establecido el marco profesional, la segunda parte se centra exclusivamente en la obra, el objeto artístico, sus promotores, sus artistas, las características de la platería boloñesa, sus influencias y tipologías.
This research is aimed at provide a general vision of the art of the silversmith's in Bologna during the Modern Age, from the 16th century until ends of the 18th century, from the Counter-reformation up to the arrival of the Napoleonic troops in 1796. Without forgetting the previous situation, the Middle Ages, which constitutes the principal stage of the art of the silvesmith's in Bologna. For it, the study has focused in two points, definite well but complementary and indivisible between them. On the one hand, all the aspects of the union across the questions related to the organization, management and development of the office, as well as the social and religious situation of the corporation and of his individuals. All this across the analysis of his ordinances, the legal dispositions(regulations) that they were regulating. Once established the professional frame, the second part centres exclusively on the work, the artistic object, his promoters, his artists, the characteristics of the bolognese silverware, his influences and typologies.
Questa ricerca si propone di fornire una panoramica dell’arte dell’argenteria a Bologna durante l’Età Moderna, dal XVI secolo fino alla fine del XVIII secolo, dalla Controriforma all’arrivo delle truppe napoleoniche nel 1796, senza dimenticare la situazione precedente, il Medioevo, periodo principale dell’oreficeria bolognese. Per fare questo, lo studio si è concentrato su due punti, ben definite ma complementari ed indivisibile tra loro. Da un lato, tutti gli aspetti della società, cioè della corporazione, attraverso gli aspetti inerenti all’organizzazione, la gestione e lo sviluppo del lavoro e la situazione sociale e religiosa, analizzando le sue ordinanze, le disposizioni legali che regolano la loro attività. A seguito, una volta stabilito il quadro professionale, la seconda parte si concentra esclusivamente sul propio lavoro, l’oggetto artistico, i suoi promotori, i suoi artisti, caratteristiche propie dell’argenteria bolognese, le loro influenze e tipologie.
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Pasquali, Tommaso <1986&gt. « Agostino Carracci tra incisione e pittura. Le vie dell'immagine alla fine del Cinquecento ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amsdottorato.unibo.it/8670/1/tom%20tesi.pdf.

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Résumé :
Lo studio si concentra sull’attività giovanile di Agostino Carracci (1557-1602), protagonista di quella ‘riforma’ a tre mani che dalla civiltà della Maniera condusse alle complesse tendenze che popolano l’arte del Seicento italiano. Ben prima dei suoi sviluppi più inoltrati, e pur tra i silenzi e i pregiudizi che storicamente hanno segnato il vantaggio del cugino Ludovico e del fratello Annibale, la vicenda dei suoi inizi costituisce una parabola esemplare e di primo rilievo per la capacità di tenere insieme una grande varietà di moventi, di stimoli formali, anche di irrequietezze. Partendo da una sorta di preistoria indiziaria dei suoi primissimi passi, e proseguendo con l’analisi della sua folta eccellente attività incisoria, la ricerca approda alla ricostruzione del suo corpus pittorico più precoce fino all’esordio famigliare nel salone di Palazzo Fava, mettendo in luce tanto il contributo che seppe dare ai raggiungimenti comuni, quanto l’originalità delle sue prerogative di linguaggio.
The dissertation explores Agostino Carracci’s early oeuvre as an engraver, draughtsman and painter from the mid-eighth decade of the sixteenth century to the mid-ninth. The analysis of his peculiar training from the first steps in Bolognese Mannerist workshops to the first success in Venice, and then to the common debut of the Fava frescoes, together with cousin Ludovico and brother Annibale, can better define his profile as a contributor to a new visual language.
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Japon, Franco Rafael <1988&gt. « La influencia de la pintura italiana en la escuela barroca sevillana ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amsdottorato.unibo.it/9137/1/Italia-Sevilla_RJAPON_UNIBO.pdf.

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Wei, Bairang <1991&gt. « Palazzo Vizzani : lo spazio tra concetto e immagine - una nuova interpretazione iconografica ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amsdottorato.unibo.it/9209/1/%E5%85%A8%E6%96%87.pdf.

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Résumé :
Questa tesi è dedicata a palazzo Vizzani, una dimora nobile costruita a Bologna nel XVI secolo. Il periodo preso in considerazione è quasi metà secolo dopo la caduta della famiglia Bentivoglio nel 1506. Essendo una delle famiglie nobili di Bologna, i Vizzani decisero di ricostruire un nuovo palazzo non soltanto per comodità abitative, ma anche per soddisfare le esigenze di rappresentanza nell’ospitare amici o altri visitatori importanti in un’ambiente più elegante e di prestigio. Il cantiere, compreso le decorazioni interne, durò alcuni anni. Sebbene ci siano alcune scene danneggiate durante i secoli, gli affreschi del palazzo sono, nel complesso, abbastanza ben conservati. Le pitture furono realizzate da alcuni dei più importanti pittori locali del tempo che contribuirono con le loro tecniche. Ciò nonostante il palazzo e la sua decorazione sono stati trascurati dagli studi e presentano ancora molti interrogativi a cui rispondere. Per esempio, i problemi della datazione e delle attribuzioni di alcune pitture, i temi e i significati più profondi delle opere, i collegamenti e le allusioni con il contesto storico. Il trovare delle plausibili risposte a queste domande, è stato l’obiettivo principale di questo studio. Il fregio con la storia di Ciro ci presenta un soggetto raramente raffigurato nella storia d’arte, per meglio comprendere i motivi dietro a questa scelta, ho provato a ricostruire il contesto in cui è stato concepito, e i relativi argomenti tradizionali. È da notare il possibile collegamento fra la storia di Ciro e quella della Fortuna, che potrebbe essere un significato nascosto nella strategia narrativa di quest’opera. L’altro fregio, che raffigura alcune donne romane illustri, è anche un esempio più unico che raro per diverse motivazioni—le donne che prendono azioni diventano gli esempi delle virtù cardinali.
This thesis is dedicated to Palazzo Vizzani, a noble residence built in Bologna in the 16th century. The period taken into consideration is almost half a century after the fall of the Bentivoglio family in 1506. Being one of the noble families of Bologna, the Vizzani decided to rebuild a new family palace not only for living convenience, but also to meet the needs to host friends and other important visitors in a more elegant and prestigious environment. The construction, including the interior decorations with frescos, lasted a few years. The frescos in the palace were made by some of the most important local painters of the time. Nonetheless, the palace and its decoration have been neglected by the studies and still have many questions to answer. For example, the problems of dating and attributions of some paintings, the deeper meanings of the themes, the connections and allusions with the historical context. Finding plausible answers to these questions was the main goal of this study. The frieze with the story of Cyrus presents us with a subject rarely depicted in art history, I tried to reconstruct the context in which it was conceived. Worth to notice the possible link between the story of Cyrus and the concept of Fortune. The other frieze, which depicts some illustrious Roman women who are taken as examples of cardinal virtues.
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Salsi, Amalia <1987&gt. « Cultura umanistica in Emilia : le sillogi epigrafiche di Michele Fabrizio Ferrarini ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amsdottorato.unibo.it/9310/1/Michele%20Fabrizio%20Ferrarini.pdf.

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Résumé :
Questa ricerca riguarda le tre sillogi epigrafiche scritte dal frate carmelitano Michele Fabrizio Ferrarini nella seconda metà del XV secolo. I disegni contenuti in questi tre testi sono esemplificati dall'umanesimo antiquario emiliano e sono analizzati proponendo riferimenti al contesto artistico e ad altri importanti artisti del Nord Italia dello stesso periodo.
This research deals with the three epigraphic collections written by the carmelite friar Michele Fabrizio Ferrarini during the second half of the XV century. The drawings of these three texts are exemplified of Emilian antiquarian humanism and they are analyzes with reference to the artistic context and to other major artists of Northern Italy of the same period.
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Costarelli, Alessio <1990&gt. « Antonio Canova e gli Inglesi : fonti, committenza ed interrelazioni culturali ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amsdottorato.unibo.it/9742/3/tesi_dottorato_XXXIII%20ciclo_alessio_costarelli.pdf.

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Résumé :
Il rapporto di Antonio Canova con la società e la cultura inglese è da sempre considerato di fondamentale importanza, ma solo negli ultimi anni è stato oggetto di studi più approfonditi, tuttavia per lo più limitati alle vicende della committenza artistica: una riflessione che ambisse a tenere insieme le fila delle molteplici sfaccettature del tema ricostruendo ed interconnettendo tra loro gli aspetti alla base di questa relazione di mutuo arricchimento mancava ancora nella pur ricchissima bibliografia canoviana. Per poter intraprendere una simile indagine, si è preso le mosse dalla quanto mai corposa documentazione archivistica e dalle molte fonti a stampa dell'epoca, integralmente trascritte nelle quattro appendici a corredo di questo studio. Se ne sono tratti un piccolo dizionario biografico di tutte le personalità britanniche in rapporto con l'artista nell'arco della sua intera carriera ed un catalogo di oltre sessanta opere in vario modo legate alla committenza ed al collezionismo inglese. Nel saggio, invece, la disamina del tema in oggetto è stata condotta affrontandone in ciascun capitolo singoli aspetti distintivi: la committenza e la mutua influenza culturale; le relazioni politiche e diplomatiche intercorse tra Canova ed il Regno Unito attraverso la sua arte; lo straordinario favore goduto dallo scultore in terra inglese e le ragioni profonde della sua precoce sforuna critica; infine il suo rapporto con le arti figurative e letterarie britanniche, un ambito di ricerca complesso e relativamente originale per il quale si è avviata un'indagine introduttiva utile, si spera, ad impostare la ricerca per futuri approfondimenti. L'obiettivo perseguito, pertanto, è quello di gettare uno sguardo finalmente generale su di un fenomeno che, osservato nella sua interezza, può ancora spiegare moltissimo sulla figura e la carriera di Antonio Canova, personalità che appare, oggi più che mai, di statura europea.
The relationship between Antonio Canova and the British culture and society has been always judged of primary importance, but only in recent times a new interest in it has increased among scholars, producing some important essays and publications. Notwithstanding, the very rich bibliography on Antonio Canova still lacks a general reflection on such a phenomenon, a study which aims to keep in dialogue all different aspects of the matter. To engage in a research like this one, I consulted both the archival documentation, so great in number, and many edited sources of that time, all of them totally transcribed in the four appendices at the end of the thesis. Such a material permitted me to draft a little biographical dictionary of almost all the British people with whom Canova kept in touch during his entire life and a general catalogue of about 60 works of arts related to British patronage. The essay, divided in four chapters, analyses and reflects on four different aspects of the complex relationship between the sculptor and his english-speaking friends: the artistic patronage for private collectionism; the political and diplomatical role of Canova; the critical reception of his works of art in the United Kingdom before and after his death; his influence on British art and literature and vice versa. In conclusion, the final aim is to have a general, not particular look on that aspect of Canova's career which can be considered one of the most important for the developement of his art and international fame.
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Bassini, Federico <1988&gt. « I Malvezzi della Ca' Grande : genesi, sviluppo e dispersione di una quadreria bolognese del Settecento ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amsdottorato.unibo.it/9808/4/Bassini_Federico_tesi.pdf.

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Résumé :
La ricerca ricostruisce e analizza la storia della raccolta d’arte appartenuta al ramo senatorio della famiglia Malvezzi della Ca’ Grande all’interno del variegato panorama collezionistico bolognese settecentesco. La volontà di indagarne lo sviluppo è motivata sia dalla sua esemplarità che dal suo carattere eccezionale. Fondata da Piriteo III (1658-1728) con l’acquisto e la commissione di una cinquantina di dipinti, sia di artisti contemporanei sia di maestri antichi, a cui si aggiungono le opere ereditate dagli antenati, la raccolta fu accresciuta nell’arco di sole tre generazioni. Il principale artefice dell’ampliamento del patrimonio pittorico del casato fu il figlio Sigismondo III (1703-1787), tramite il quale confluì nella quadreria anche l’importante collezione del marchese Paolo Magnani, suo zio materno. Compiendo scelte collezionistiche originali rispetto a quelle d’ordine marcatamente municipalistico, Sigismondo raccolse per la galleria della Ca’ Grande numerose opere di artisti stranieri, glorificati e ricercati in campo europeo, ma estranei di norma al gusto petroniano dell’epoca. Al marchese spetta, inoltre, l’acquisizione del celebre nucleo di opere tre-quattrocentesche, che andò a formare la Camera degli Antichi. Secondo principi illuministici, questi mirava a possedere una sorta di ideale museo privato, ove fosse possibile ammirare il progresso dell’arte petroniana dalle origini sino alla modernità e istituire paragoni fra le più importanti scuole pittoriche. Anche l’erede Piriteo IV (1734-1806) continuò ad ampliare la collezione, compiendo acquisti più limitati, ma non per questo meno significativi. Alla sua morte si estinse la linea maschile del ramo senatorio, per cui la prestigiosa quadreria fu divisa tra le figlie Maria (1780-1865) e Teresa (1782-1811). La raccolta Malvezzi non ebbe la fortuna di confluire entro collezioni durature, cosicché in cinquant’anni quella che fu una delle più importanti gallerie della Bologna settecentesca è stata irrimediabilmente dispersa.
The research reconstructs and analyzes the history of the art collection that belonged to the senatorial branch of the Malvezzi family of the Ca’ Grande within the varied eighteenth-century Bolognese collecting landscape. The will to investigate its development is motivated both by its exemplarity and its exceptional character. Piriteo III (1658-1728) established the collection with the purchase and commission of about fifty paintings. His son Sigismondo III (1703-1787) was the primary author of the expansion of the family’s pictorial heritage, also through the merging of the important collection of Marquis Paolo Magnani, his maternal uncle, into the picture gallery. Making original collection choices compared to those of a markedly municipal order, Sigismondo collected for the Ca’ Grande gallery numerous works by foreign artists, glorified and sought after in Europe, but usually extraneous to the Petronian taste of the time. He is also responsible for the acquirement of the famous group of fourteenth-fifteenth century works, which formed the Chamber of the Ancients. According to Enlightenment principles, he aimed at possessing a sort of ideal private museum, where it was possible to admire the progress of Petronian art from its origins to modernity and to establish comparisons between the most important pictorial schools. The heir Piriteo IV (1734-1806) also continued to enlarge the collection, making more limited purchases, but no less significant for this. On his death, the male line of the senatorial branch was extinguished. Therefore, the prestigious picture gallery was divided between his daughters Maria (1780-1865) and Teresa (1782-1811). In fifty years, what was once one of the most important galleries of the eighteenth-century Bologna has been irretrievably dispersed: the Malvezzi collection did not have the fortune to merge into any lasting galleries.
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Brusori, Giulia <1993&gt. « Nicolò dell'Abate in Francia : disegni e progetti decorativi. Proposta per un catalogo ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022. http://amsdottorato.unibo.it/10222/1/Brusori_Giulia_tesi_.pdf.

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Résumé :
La tesi prende in esame l’attività artistica di Nicolò dell’Abate (Modena, 1509 – Parigi, 1571), con particolare riferimento alla sua grafica. L’artista lavorò circa sessanta anni suddivisi fra l’Emilia, in alcune delle sue piccole entità politiche autonome come Modena, Scandiano, Soragna, Busseto, Bologna, e la Francia, potente stato nazionale che, all’epoca qui presa in considerazione, era guidato dalla casata dei Valois: la carriera italiana di Nicolò dell’Abate si sviluppa in un arco temporale che si estende dal 1529 alla primavera del 1552, quando si trasferisce definitivamente oltralpe, morendo a Parigi alla fine di marzo del 1571. L’elaborato è diviso in quattro capitoli, dei quali il primo, introduttivo, ripercorre per sommi capi le principali tappe della sfaccettata attività italiana; il secondo e il terzo sono invece incentrati sull’esame dell’attività artistica francese del maestro, con particolare riferimento alla grafica, indagata sulla base della ricostruzione del contesto storico, culturale e artistico della Francia dell’epoca, con specifico riguardo alla corte reale della famiglia Valois nei periodi compresi fra l’arrivo di Nicolò, nel 1552, e la morte prematura del re Enrico II, nel 1559, e fra il 1560 e il 1571, durante il quale deteneva il potere de facto la regina madre Caterina de’ Medici, moglie di Enrico. Il quarto e ultimo capitolo costituisce il catalogo dei disegni italiani e francesi: è preceduto da un saggio introduttivo che esamina lo stile disegnativo di Nicolò dell’Abate in Italia e in Francia, le sue caratteristiche fondamentali e il suo mutamento, oltre alle tecniche grafiche impiegate dall’artista, la loro evoluzione e variazione e il loro ruolo nella sua poetica. Infine, in appendice, è presente il regesto delle fonti francesi sull’attività dell’artista e di alcuni dei maggiori esponenti della cosiddetta scuola di Fontainebleau.
The thesis examines the artistic activity of Nicolò dell'Abate (Modena, 1509 - Paris, 1571), with a particular reference to his draughtsmanship. The thesis is divided into four chapters: the first, introductory, retraces in detail the main stages of Nicolò’s Italian activity; the second and third chapters focus on the examination of his French artistic activity, with a particular reference to his draughtsmanship, studied on the basis of the reconstruction of the historical, cultural and artistic context of France at the time, with a specific reference to the Royal Court of the Valois in the periods between the arrival of Nicolò, in 1552, and the premature death of King Henry II in 1559, and that of 1560 to 1571, during which the queen-mother Catherine de Medici held power. The fourth chapter is the catalogue of Italian and French drawings: it is preceded by an introductory essay which examines the style of drawing of Nicolò dell'Abate in Italy and France. Finally, in the appendix, the French sources on the activity of the artist and some of the principal representatives of the school of Fontainebleau are reported.
La thèse examine l’activité artistique de Nicolò dell’Abate (Modène, 1509 - Paris, 1571), avec une référence particulière à sa production dessinée. La thèse est divisé en quatre chapitres : le premier, introductif, retrace en détail les principales étapes de l’activité italienne; le deuxième et le troisième chapitres sont centrés sur l’examen de l’activité artistique française du maître, avec une référence particulière à ses dessins, étudié sur la base de la reconstruction du contexte historique, culturel et artistique de la France de l’époque, avec une référence spécifique à la cour royale des Valois dans les périodes comprises entre l’arrivée de Nicolò, en 1552, et la mort prématurée du roi Henri II, en 1559, et celle de 1560 à 1571, durant laquelle la reine-mère Catherine de Médicis détenait le pouvoir. Le quatrième chapitre constitue le catalogue des dessins italiens et français : il est précédé d’un essai introductif qui examine le style de dessin de Nicolò dell’Abate en Italie et en France. Enfin, en annexe, les sources françaises sur l’activité de l’artiste et de quelques-uns des principaux représentants de l’école de Fontainebleau sont reprises.
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De, Rossi Laura <1967&gt. « Il ciclo pittorico laurenziano nella concattedrale di San Pietro di Castello a Venezia : accezioni religiose e civili ». Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2009. http://hdl.handle.net/10579/172.

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Burnel, Mariana <1975&gt. « Dal savoir al savoir faire : Bergson e Picasso : le potenzialità estetiche del metodo intuizionista : excursus storiografico e analisi del periodo analitico cubista di Picasso (1909-1912) ». Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2009. http://hdl.handle.net/10579/473.

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Tosato, Debora <1972&gt. « Per gli inizi di Giovanni Bellini : ipotesi sulla bottega e sulla prima produzione pittorica ». Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2007. http://hdl.handle.net/10579/697.

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Sapienza, Valentina <1973&gt. « (Intorno a) Leonardo Corona (1552-1596) : documenti, fonti e indagini storico-contestuali ». Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2011. http://hdl.handle.net/10579/1130.

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Résumé :
Su Leonardo Corona, pittore veneziano poco noto eppure dotato di un talento straordinario, esisteva fino ad oggi un unico contributo specifico, ormai piuttosto datato (Eugenio Manzato, « Leonardo Corona da Murano », Arte veneta, XXIV (1970), pp. 128-150), in cui si tentava di ricostruire il catalogo delle opere nonché il percorso artistico del pittore. Nessuna ricerca scientifica né documentaria era mai stata condotta, e tanto pera fare un esempio ci si accontentava dei racconti di Ridolfi quanto alla vicenda biografica. Grazie alla scoperta di numerosi documenti inediti che permettono di ricostruire la "vera vita" di Leonardo Corona, il profilo di questo pittore acquista oggi una fisionomia ben diversa. Figlio di Michele, miniaturista, egli nasce nel 1552 e muore nel 1596. Contrariamente a quanto sostenuto da Rifolfi che spostava in avanti la data di nascita e morte di quasi un decennio, Leonardo si forma quando i più grandi maestri del Rinascimento veneziano sono ancora attivi. Non a caso nel corso di tutta la sua carriera, egli non mancherà mai di riconoscere il debito particolarissimo che ha nei confronti di Tiziano e Tintoretto specialmente. A dispetto della celebre occasione che lo vuole tra gli artisti chiamati a ridecorare la sala del Maggior Consiglio dopo gli incendi del 1574 e del 1577, Leonardo debutta probabilmente nell'atelier di un copista e insieme a molti altri anonimi pittori si dedica all'esecuzione di "copie dei quadri di buoni maestri" da smerciare sul mercato d'Oltralpe (Ridolfi, Le Maraviglie, cit.). In principio della sua carriera inoltre, Leonardo lavora essenzialmente in terra ferma e di preferenza per chiese e conventi cappuccini che sembrano apprezzare particolarmente la sua opera. Ma non sarebbe stato possibile interessarsi in maniera esclusiva all'opera di Corona. I dipinti di Leonardo si inseriscono in contesti di cui sapevamo ben poco e che è stato necessario indagare a fondo per poter rispettare una delle caratteristiche più affascinanti dei cantieri veneziani di fine secolo: lo "spirito corale" che deve riferirsi tanto al numero di artisti (e di arti) chiamati a partecipare alle imprese decorative, quanto al numero dei committenti e di conseguenza alla pluralità di voci. Scopriamo così che Leonardo Corona approda probabilmente a San Zulian grazie alle conoscenze personali (sue e della sua famiglia) nell'ambito dei miniaturisti e dei tipografi. La chiesa, completamente ricostruita a partire dal 1553, vine ridecorata da una vasta équipe d'artisti, di cui Leonardo farà parte. A occupare la carica di procuratori di chiesa con il compito preciso di intervenire direttamente nella gestione degli "affari artistici" della parrocchia, ci sono infatti molti celebri stampatori (Marchio Sessa, Tommaso Giunti, etc.). Quanto alla Scuola del Santissimo Sacramento, uno spoglio integrale del "Registro di cassa" per gli anni 1502-1600 e la lettura approfondita della Mariegola permettono di stabilire che la confraternita accoglieva un numero esorbitante di cittadini di origine bergamasca e che la cappella viene ridecorata a due riprese, e nel lasso di appena un ventennio (verso la metà degli anni Sessanta e tra la fine degli anni Settanta e l'inizio del decennio successivo), riproponendo praticamente lo stesso programma decorativo. Le imprese artistiche in chiesa proseguono nel corso degli anni Ottanta e a dirigerle è probabilmente Gerolamo Vignola, una figura di mecenate molto particolare la cui personalità e le cui frequentazioni sono state ricostruite nel dettaglio. Fiancheggiando il pievano e il capitolo di chiesa prima e destinando in seguito un lascito di 1000 ducati nel suo testamento perché si rifabbricasse il soffitto della chiesa, Vignola eredita il ruolo che era stato un tempo del celebre medico di origini ravennati Tommaso Rangone. La scelta di un approccio metodologico interessato a indagare tutto ciò che gravita "intorno a" Corona, obbliga lo studioso ad interessarsi innanzitutto a quei luoghi i cui fondi d'archivio sembrano meglio forniti. Lo studio di alcune imprese decorative ancorate al lustro 1590-1595 permette inoltre di fare luce su alcuni casi esemplari. A Santo Stefano ad esempio Leonardo Corona esegue una pala d'altare per la scuola dei Centurati raffigurante la Madonna della Cintura con i Santi Agostino, Monica, Nicola da Tolentino, Stefano e Guglielmo di Malavalle. Il pittore realizza ugualmente per lo stesso luogo un grande monocromo su tavola, una sorta di abbozzo della pala, che costituisce l'unica testimonianza certa dell'attività grafica di Corona. Questo oggetto praticamente unico nel suo genere rappresenta con ogni probabilità un decoro provvisorio realizzato dal pittore con l'obiettivo di far pazientare il committente senza incorrere in guai giudiziari nell'attesa di consegnargli l'opera definitiva. A Santa Maria Formosa si svela l'identità di uno dei rari committenti privati di Leonardo Corona: Marco di Nicolò Querini. Per il suo altare dedicato al Crocifisso, Marco commissiona a Corona una bella Crocifissione all'insegna di una pietas assoluta. Il raffronto con il dipinto di Palma il Giovane eseguito per l'altare di Zuan Francesco Querini-Stampalia (e anche questa è una scoperta!) è in tal senso molto istruttivo: laddove Palma su indicazione del suo committente scegli di raffigurare Zuan Francesco nelle vesti del santo eponimo (San Francesco d'Assisi, Corona opta per un'immagine in un certo senso "anonima" che ha come scopo esclusivo quello di garantire la salvezza dell'anima del committente, dei suo avi e dei suoi discendenti. A San Bartolomeo Leonardo lavora ancora per una confraternita di devozione: la scuola di San Mattia. Il pagamento di un acconto versato al pittore nel settembre del 1595 e la riscossione del saldo a opera del figlio di Corona qualche mese di distanza dal decesso del pittore, permette di stabilire in maniera inequivocabile che la pala con San Mattia in cammino è una delle ultime opere di Leonardo. La storia della confraternita consente inoltre di chiarire la scelta iconografica di Corona che raffigura come si è già accennato un San Mattia in cammino - e il riferimento al prototipo di Tiziano con il San Giacomo in cammino della chiesa di San Lio è assolutamente volontario. Il viaggio di Mattia potrebbe evocare quello della scuola, espulsa dalla chiesa per i contrasti insorti a partire dagli anni Ottanta con il clero di San Bartolomeo e poi riammessa in parrocchia contro la promessa di riedificare un nuovo e "nobile" altare.
Malgré son indéniable talent, le peintre vénitien Leonardo Corona est négligé : la seule étude systématique qui lui ait été consacrée remonte à une quarantaine d’années (Eugenio Manzato, «Leonardo Corona da Murano», Arte veneta, XXIV, 1970, p. 128-150). Grâce aux nombreux documents inédits que nous avons découverts dans les archives vénitiennes, nous sommes parvenue à reconstituer au moins en partie sa «vraie vie», qui se révèle très différente de ce qu’on pensait jusqu’à présent: contrairement à ce qu’écrivait l’historiographe Ridolfi, qui retardait d'une décennie sa vie (Le Maraviglie dell'arte, Venise, 1648), Corona est né en 1552, d’un père miniaturiste, et mort en 1596. Sa formation est donc à situer vers 1565, à un moment où les grands maître de la Renaissance vénitienne sont encore actifs, ce qui explique que, tout au long de sa carrière, il n’ait jamais manqué de reconnaître sa dette, notamment à l’égard de Titien et de Tintoret. S'il figure au nombre des artistes qui sont chargés de décorer la salle du Grand Conseil au Palais des Doges après les incendies de 1574 et de 1577, c’est vraisemblablement parce qu’il a auparavant travaillé dans les ateliers de copistes qui approvisionnaient en «copie dei quadri di buoni maestri» (Ridolfi, Le Maraviglie, cit.) le marché artistique d’Europe du nord. Quelques commandes sur la Terre Ferme caractérisent également ses premières années d’activité. Il semble d’ailleurs que les capucins l’aient beaucoup apprécié. L’exploration des fonds d’archives nous a permis de reconstituer le contexte social bien particulier dans lequel s’insère la production de Corona. L’une des caractéristiques les plus fascinantes des chantiers vénitiens de la fin du XVIe siècle est en effet leur «esprit choral»: les intervenants étaient toujours très nombreux, tant du côté des commanditaires que du côté des artistes. Nous avons ainsi découvert que c’est probablement grâce à ses relations avec le milieu des miniaturistes et des libraires que Corona est admis dans la vaste équipe d’artistes qui décore de fond en comble l’église de San Zulian, entièrement reconstruite à partir de 1553. Ce sont en effet des typographes vénitiens renommés (Marchio Sessa, Tommaso Giunti, etc.) qui occupent la charge de procurateurs de l’église et qui jouent donc un rôle décisif dans la gestion de ses «affaires artistiques». Quant à l’une des confréries les plus importantes de la paroisse, la Scuola del Santissimo Sacramento, un dépouillement exhaustif de son «Registro di cassa» de 1502 à 1600 et une lecture approfondie de sa «Mariegola» nous ont permis d’établir qu’elle accueillait de nombreux citoyens d’origine bergamasque et que sa chapelle a été décorée deux fois ex novo à une quinzaine d’années de distance, mais avec un projet décoratif quasiment identique (une première fois autour de 1565, une seconde fois autour de 1580). Dans les années 1580, les travaux d’embellissement de l’église se poursuivent sous la direction d’un mécène bien particulier, le procurateur de l'église Gerolamo Vignola, dont nous retraçons en détail la personnalité et le réseau de relations. Côtoyant le «pievano» de l’époque et le chapitre de l’église, et prévoyant ensuite dans son testament de léguer 1000 ducats pour la réalisation du nouveau plafond de San Zulian, Gerolamo Vignola est le digne successeur du premier grand mécène de l’église, le célèbre médecin Tommaso Rangone, qui en avait financé la reconstruction. Notre choix d’une approche qui prenne systématiquement en considération l’entourage social de Corona nous a permis d’explorer les mécanismes de commande des décors religieux ainsi que le contexte propre à chaque commande. Les fonds d’archives les plus riches d’enseignements à cet égard sont ceux de Santa Maria Formosa et de San Bartolomeo. A Santa Maria Formosa, nous avons identifié l’un des très rares commanditaires individuels de Corona : pour son autel dédié au Crucifix, le patricien Marco di Nicolò Querini fait peindre par Corona une Crucifixion dont la religiosité sévère ressort par contraste avec la Déploration que Palma le Jeune réalise quelques années plus tard, dans la même église, pour un commanditaire dont nous avons également découvert l’identité : alors que Corona construit une image anonyme, qui se focalise exclusivement sur le salut de l’âme de Marco Querini, de ses ancêtres et de ses descendants, Palma insère un portrait bien individualisé du commanditaire, Giovan Francesco Querini-Stampalia, sous les traits de saint François d’Assise. A San Bartolomeo, Leonardo travaille une nouvelle fois pour une confrérie de dévotion : il peint un Saint Matthias en marche pour la scuola de saint Matthias. Deux documents nous ont permis d’établir que ce tableau d’autel constitue l’une des dernières oeuvres de Corona : le paiement d’un acompte de 30 ducats, versé au peintre en septembre 1595, est suivi d’un solde de 20 ducats, réglé à son fils Michele. Les archives nous ont également permis d’expliquer l’iconographie singulière de ce tableau d’autel: s’il montre Matthias cheminant comme un pèlerin (sur le modèle du Saint Jacques le Mineur que Titien avait peint pour l’église de San Lio), c’est selon toute vraisemblance en raison de l’histoire tourmentée de la scuola. On peut en effet conjecturer que le «pèlerinage» du saint se réfère au «voyage» de la confrérie elle-même: chassée de l’église en raison de nombreux conflits avec le clergé local, elle est à nouveau accueillie dans l’église contre la promesse d’édifier et de décorer à ses frais un nouvel autel. Enfin, nos recherches sur les oeuvres que Corona a exécutées dans les années 1590-1595 nous ont permis de mettre en lumière d’autres cas exemplaires. Par exemple, à Santo Stefano, Corona peint pour la confrérie des «Centurati» non seulement un tableau d’autel, mais aussi un grand monochrome sur bois, une sorte d’ébauche du tableau d’autel. Nous émettons l’hypothèse que cet objet, quasiment unique en son genre (et qui est d’ailleurs le seul témoignage certain que nous ayons conservé de son activité graphique), aurait constitué un décor provisoire: le peintre, débordé de travail, l’aurait réalisé dans l’urgence, en attendant d’avoir le temps d’exécuter le tableau définitif.
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Ceccon, Enrica Annamaria <1985&gt. « I concorsi di architettura all'Accademia di Belle Arti di Venezia ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1549.

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Résumé :
La tesi tratta dei concorsi di architettura banditi all’Accademia di Belle Arti di Venezia nella seconda metà del Settecento. Nella prima parte si introduce l’istituzione dell’Accademia con una panoramica generale sulla sua struttura, attività e iniziale ubicazione. Nella seconda parte verranno esaminati i concorsi. Inizialmente saranno presentati i concorsi della classe di disegno del nudo per cominciare a comprendere le loro modalità di organizzazione; successivamente verranno analizzati i concorsi di architettura, soffermandosi sui regolamenti, i concorrenti, le votazioni e i premi. L’elaborato sarà completato dalle schede dei disegni e da un’appendice documentaria.
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Bibbo', Diletta <1987&gt. « Arte musica e devozione. La consuetudine devozionale nei monasteri di San Girolamo e di Santo Stefano a Venezia trail XVIII e il XIX secolo ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1798.

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Résumé :
La pratica devozionale nei monasteri di San Girolamo e di Santo Stefano a Venezia a cavallo del XIX secolo: la consuetudine musicale al momento della chiusura degli istituti religiosi e la dispersione artistica dei beni artistici a Venezia in epoca napoleonica. Quando arte e musica si incontrano.
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