Articles de revues sur le sujet « Italia repubblicana »

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Conte, Paolo. « Michele De Tommaso : tra Costituzione montagnarda e sistema napoleonico (1792-1804) ». IL RISORGIMENTO, no 1 (juin 2016) : 21–54. http://dx.doi.org/10.3280/riso2016-001002.

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Résumé :
Per i patrioti italiani che avevano sostenuto la causa della Rivoluzione francese, il passaggio all'"ordine napoleonico" seguito alla vittoria repubblicana di Marengo non comporto la fine della loro attivita politica. Ne e un esempio il percorso biografico di Michele De Tommaso, prete napoletano attivo nell'organizzazione dei club patriottici partenopei ancor prima del 1796 e poi distintosi fra il Ponente ligure e Napoli nell'intensa fase del Triennio giacobino. Dopo il crollo delle Repubbliche sorelle, terminato un breve periodo di esilio in Francia, fece ritorno a Porto Maurizio, dove durante la "seconda" Repubblica ligure si distinse sia per la sua attivita intellettuale e pedagogica, sia per il suo attivismo filofrancese. Da un lato fondo e diresse una scuola pubblica di filosofia e scrisse opere di logica e metafisica, dall'altro svolse il ruolo di cancelliere del Viceconsolato transalpino e fu arrestato due volte per la partecipazione a rivolte cittadine: modalita diverse, ma complementari, per portar avanti la battaglia politica per la democrazia in Italia.
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Todisco, Elisabetta. « Per una rassegna degli studi sulla politica repubblicana in Italia nell’ultimo quinquennio (2014-2019) ». Anabases, no 34 (29 octobre 2021) : 99–128. http://dx.doi.org/10.4000/anabases.12679.

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Paniga, Massimiliano. « Ezio Vigorelli, gli Eca e la battaglia per una riforma dell'assistenza nell'Italia repubblicana ». SOCIETÀ E STORIA, no 132 (juillet 2011) : 331–58. http://dx.doi.org/10.3280/ss2011-132005.

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Résumé :
Il saggio analizza la figura di Ezio Vigorelli e i suoi sforzi per l'instaurazione in Italia di un autentico e moderno sistema di sicurezza sociale, in analogia alle esperienze maturate in altre realtÀ europee nella seconda metÀ del XX secolo. Al centro dell'opera intrapresa dall'esponente socialdemocratico si trovavano gli Enti comunali di assistenza, i quali, opportunamente rivisti, avrebbero dovuto costituire l'ideale struttura su cui poggiare l'attivitÀ dell'intero comparto assistenziale. Dopo aver esposto i principi- guida dell'azione politico-sociale di Vigorelli, l'autore concentra la propria riflessione su due momenti particolarmente significativi di questa: i lavori della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla miseria e l'elaborazione di una proposta di legge per una riforma dell'assistenza. Entrambe le iniziative, malgrado gli esiti poco felici, mettono in risalto tutti limiti e le contraddizioni del nostro sistema di Welfare, nonché la necessitÀ di un profondo rinnovamento della legislazione e degli organismi assistenziali, di un aumento degli stanziamenti finanziari e quant'altro potesse arrecare dei benefici a un settore in perenne sofferenza.
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Cadamuro, Elena. « Rappresentare, esibire, dominare. La fotografia coloniale nelle collezioni De Reali e Puccioni ». ITALIA CONTEMPORANEA, no 294 (décembre 2020) : 129–51. http://dx.doi.org/10.3280/ic2020-294005.

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Résumé :
L'articolo si propone di analizzare le raccolte fotografiche di origine coloniale del viaggiatore Giuseppe De Reali (1877-1937) e dell'antropologo Nello Puccioni (1881-1937). Tra fine Ottocento e gli anni Trenta del Novecento, essi visitarono l'Africa in piů occasioni dando vita a due collezioni - una zoologico-naturalistica e una antropologico-etnografica - oggi conservate e in parte esposte rispettivamente al Museo di storia naturale di Venezia e al Museo di antropologia e etnologia di Firenze. Attraverso lo studio degli scatti, l'autore riflette attorno alle modalitŕ di rappresentazione dell'Africa e delle sue popolazioni, alle funzioni e ai significati che fotografie e oggetti hanno assunto nel trasferimento nei contesti museali, giungendo a formulare alcune iniziali ipotesi in merito alle persistenze allestitive che hanno caratterizzato le collezioni tra Italia fascista e repubblicana.
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Manzi, Alessandra. « Cosmopolitismo e piccola patria. La scrittura politica di Alvise Zenobio, nobile veneziano (1757-1817) ». IL RISORGIMENTO, no 1 (juin 2016) : 117–45. http://dx.doi.org/10.3280/riso2016-001005.

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Résumé :
Il saggio ricostruisce l'avventurosa vita politica del nobile veneziano Alvise Zenobio, un repubblicano anglofilo che tra il 1789 e il 1815 si divise tra Londra e Parigi e intervenne a piu riprese sul significato degli anni rivoluzionari e napoleonici. Dapprima favorevole ai rivolgimenti francesi - tanto da tradurre in inglese un testo di Sieyes - guardo poi con preoccupazione alla nascita di una repubblica democratica per tornare in seguito a entusiasmarsi ai successi di Bonaparte in Italia. Nel 1797 plaudi al crollo della Serenissima e nel 1802 pubblico a Milano uno scritto di Hume, che gli sembrava dovesse ispirare la costituzione della Repubblica italiana. Presto deluso da Napoleone, tento, al momento del crollo dell'Impero francese, di perorare il ritorno all'indipendenza della Serenissima. Il saggio analizza i suoi molti scritti politici - spesso attribuendogliene alcuni pubblicati anonimi - e illustra un curioso percorso politico che esaurisce il cosmopolitismo dei Lumi nell'accettazione di una piccola patria ritrovata.
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Scheid, J. « Filippo Coarelli, I Santuari del Lazio in Età Repubblicana (Studi NIS archeologia VII). Rome : La Nuova Italia Scientifica, 1987. Pp. 195, 49 illus. (incl. pls, text figs, maps, plans). » Journal of Roman Studies 79 (novembre 1989) : 180–82. http://dx.doi.org/10.2307/301195.

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Cajani, Luigi. « L’Antirisorgimento nel dibattito pubblico dell’Italia repubblicana ». Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 100, no 1 (25 novembre 2020) : 495–512. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2020-0022.

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Résumé :
AbstractDuring the celebration of the 150th anniversary of Italian unification in 2011 three disparaging views of the Risorgimento were publicly expressed: the first by ultraconservative Catholics, the second by the neo-Bourbon movement and the third by the Lega Nord. This article analyses their cultural roots, evolution and mutual relations, with a particular focus on the neo-Bourbon movement, the most active during recent years.
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Bellucci, Paolo, et Pierangelo Isernia. « OPINIONE PUBBLICA E POLITICA ESTERA IN ITALIA : IL CASO DELLA BOSNIA ». Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 29, no 3 (décembre 1999) : 441–80. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200028914.

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IntroduzioneLa guerra contro la Repubblica Federale di Jugoslavia ha evidenziato i problemi della politica estera italiana degli anni '90. Con non più del 40% dell'opinione pubblica stabilmente a favore dei raid aerei contro la Serbia ed il Kosovo, una veemente opposizione del Vaticano e del Papa in prima persona ed una maggioranza di governo divisa al suo interno tra negoziatori ad oltranza ed auspici di una immediataescalationterrestre, si riproponeva, con maggiore evidenza del passato, il ridotto margine di autonomia dell'esecutivo nel settore della politica di sicurezza. A poco meno di due anni dalla crisi albanese, la leadership politica italiana si è trovata così ad affrontare l'ennesima prova di politica estera, per giunta sul terreno delle armi, un terreno sul quale nell'ultimo quarantennio repubblicano raramente un governo si era avventurato. Rispetto all'ambiente tut to sommato «placido» nel quale la politica estera italiana ha operato nel secondo dopoguerra, gli anni '90, con un ininterrotto susseguirsi di crisi (dal Golfo alla Somalia, dall'Albania alla Bosnia, per finire con il Kosovo) hanno prodotto un maggior numero di sfide, in aree molto più vicine e rilevanti per gli interessi nazionali italiani e in un quadro di minore possibilità di far ricorso al proprio tradizionale alleato, gli Stati Uniti, per risolvere i propri fondamentali problemi di sicurezza. Da qui la necessità di costruire un consenso nazionale intorno alle scelte del governo e, di conseguenza, il crescente interesse per il ruolo che l'opinione pubblica assume nella politica estera italiana. Il Kosovo tuttavia non è il primo caso in cui l'opinione pubblica entra nei calcoli dei decisori nazionali. In questo saggio intendiamo esplorare questo ruolo in un'altra recente crisi che ha visto coinvolta l'Italia, quella relativa al dissolvimento della ex-Jugoslavia, con particolare riferimento alla crisi in Bosnia-Herzegovina. Come diremo nelle conclusioni, da questa esperienza è possibile trarre alcune considerazioni che sembrano dimostrarsi valide anche nel caso del Kosovo.
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Fantoni, Marcello. « Umanesimo repubblicano, umanesimo cortigiano. L’Italia del tre-quattrocento ». Librosdelacorte.es, no 22 (1 juillet 2021) : 235–54. http://dx.doi.org/10.15366/ldc2021.13.22.008.

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Résumé :
L’umanesimo cortigiano costituisce il fondamento di un processo che portando alla formulazione di una nuova cultura in Italia, conferirà a questa le caratteristiche che ne determineranno l’irradiamento europeo sulla base di una forza catalizzatrice che è eminentemente politica. Le ‘piccole’ corti italiane del Quattrocento funzionano, in questo, da incubatrici dei nuovi modelli di civilizzazione per le grandi corti europee dell’Antico regime.
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Loy, Gianni. « Una repubblica fondata sul lavoro ». GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no 122 (juillet 2009) : 197–238. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2009-122001.

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Résumé :
- Italy is a Republic based on labour that recognizes to all the citizens the right to work (artt. 1 and 4, Cost.). Such norms have contributed to create a model of "social" state, whose principles have been developed since the French revolution, as opposite to another model based on private property. Taking into consideration the opinion of the most important scholars who dealt with this topic and deeply marked the debate on this argument (as Mortati, Mancini and Natoli), this Essay focuses on the meaning of artt. 1 and 4 of the Italian Constitution, in line with the original perspective of the Constituencies; it tries to deny the theories which assume the existence of a legal duty to work; it deals with the value that those norms could have nowadays and in the future, as the European law does not assigne to the "right to work" the same meaning of the Italian Constitution.Key words: Right to work; Italian Constitution; French Revolution; Social State.Parole chiave: Diritto al lavoro; Costituzione italiana; Rivoluzione francese; Stato sociale.
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Kogan, Norman, et Tommaso Fanfani. « Scelte Politiche e Fatti Economici in Italia nel Quarantennio Repubblicano. » American Historical Review 95, no 3 (juin 1990) : 864. http://dx.doi.org/10.2307/2164405.

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Barlucchi, M. Chiara. « QUALE SECESSIONE IN ITALIA ? » Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 27, no 2 (août 1997) : 345–71. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200024850.

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Résumé :
IntroduzioneTra le molte osservazioni ripetute dalla televisione o scritte sui giornali a proposito del rito leghista del 15 settembre 1996, fra finta bonomia, preoccupazione terrorizzante, giudizi di insufficienza o ricorso al patetico, una è degna di rilievo: «la forza della Repubblica è la libertà; è inconcepibile reprimere le idee ma è rischioso non capirne il senso» (Colombo 1996).Sono state spese, difatti, molte parole per tentare di capire se si trattasse di un evento folkloristico o di una cosa seria con l'unico risultato di ammettere (in maniera più o meno esplicita) l'incapacità di decidere quale tra le due sia l'interpretazione adeguata e quando, eventualmente, la farsa smetta di essere tale.
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Wang, Jinxiao. « INSEGNARE LA LINGUA ITALIANA NELLA REPUBBLICA POPOLARE CINESE : CASE STUDY DEL DIPARTIMENTO DI ITALIANO DELLA BEIJING FOREIGN STUDIES UNIVERSITY TRA IL 1962 E IL 2022 ». Italiano LinguaDue 14, no 1 (26 juillet 2022) : 360–97. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/18184.

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Résumé :
Il presente articolo illustra la storia dell’insegnamento della lingua italiana nella Repubblica Popolare Cinese, con particolare riferimento alle testimonianze raccolte dal 1962 al 2022 nel Dipartimento di italiano della Beijing Foreign Studies University, una delle prime università cinesi ad insegnare la lingua e la letteratura italiana. Utilizzando le fonti archivistiche dell’Ateneo e le fonti orali dei testimoni, l’autrice ricostruisce la storia del sopracitato Dipartimento in tre fasi, in stretto contatto con l’ambiente cinese e con il contesto del rapporto tra Italia e Cina, sottolineando in ogni fase gli aspetti connessi alle condizioni di ammissione degli studenti, della qualificazione dei docenti, dei lavori lessicografici, dei materiali didattici e delle metodologie glottodidattiche. Teaching Italian language in the people’s republic of China: a case study at the department of Italian at Beijing foreign studies university between 1962 and 2022 This paper illustrates the history of Italian language teaching in the People’s Republic of China, with particular reference to evidence gathered from 1962 to 2022 at the Department of Italian at Beijing Foreign Studies University, one of the first Chinese universities to teach Italian language and literature. Using the archival sources of the University and the oral sources of witnesses, the author reconstructs the history of the aforementioned Department in three phases, in close contact with the Chinese environment and within the context of the relationship between Italy and China, emphasizing in each phase the aspects related to the conditions for the admission of students, the qualification of teachers, lexicographic works, teaching materials and language teaching methodologies.
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Biolcati Rinaldi, Ferruccio, Daniele Checchi, Chiara Guglielmetti, Silvia Salini et Matteo Turri. « Ranking e valutazione : il caso delle classifiche delle universitŕ ». RIV Rassegna Italiana di Valutazione, no 41 (mai 2009) : 81–114. http://dx.doi.org/10.3280/riv2008-041006.

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- Abstract The paper consists of two parts. The first is more general: it introduces to university ranking, shows the leading international ranking, discusses the uses people make of rankings. The second focuses on Italian ranking Censis-la Repubblica developing two different kinds of analyses: after considering indicators validity and reliability, principal components analysis and cluster analysis are applied to a partial replication of Censis-la Repubblica data. A list of points to pay attention comes out of these analyses: it can be useful when defining rankings of complex institutions such as universities.Key words: ranking, university ranking, Censis-la Repubblica, validity and reliability, normalisation and combination of indicators.
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Cavarocchi, Francesca. « L'accordo culturale del 1956 fra Italia e Repubblica federale tedesca ». PASSATO E PRESENTE, no 106 (mars 2019) : 48–72. http://dx.doi.org/10.3280/pass2019-106004.

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Carrer, Matteo. « Le first lady del Quirinale e la Costituzione ». Società e diritti 7, no 13 (25 juillet 2022) : 24–49. http://dx.doi.org/10.54103/2531-6710/18449.

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RiassuntoIn Italia, non esiste un ruolo ufficiale per la first lady (rispetto al Presidente della Repubblica), tuttavia la storia della Repubblica indica molti modi diversi di intendere e svolgere il ruolo di consorte del Presidente. Accanto a una ricostruzione storica e istituzionale, e a un’indagine specifica sul titolo e il trattamento dovuti alla consorte del Presidente, il contributo si pone l’obiettivo di identificare le linee comuni all’attività delle diverse first lady presidenziali, indagando in particolare quale debba essere il ruolo alla luce della Costituzione al di là dell’interpretazione data da ogni persona che ne ha rivestito il ruolo nel tempo. Ruolo che non è puramente formale e cerimoniale, bensì si spinge a restituire una costruzione articolata e complessa del ruolo del Presidente e della consorte attraverso il combinato disposto degli artt. 2, 29 e 87 Cost.
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Adduci, Nicola. « La Repubblica sociale italiana come problema storiografico : il caso torinese ». PASSATO E PRESENTE, no 78 (octobre 2009) : 101–24. http://dx.doi.org/10.3280/pass2009-078006.

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- The Italian Social Republic as a historiographic problem proposes an interpretive key for a broader analysis of the Italian Social Republic (Rsi), from its formation to its collapse. The Party is seen both as the central actor of the Social Republic and the voice of its overall political project, within a prolonged confrontation and clash with the State. The relations of the Pfr with the different actors in the city of Turin are also explored: the urban community, the Church, the industrialists, the Germans and the Resistance. The interpretation reflects a micro-historical methodological approach, and proposes themes hitherto ignored, such as juvenile discontent and the generational break that resulted. The purpose is to propose new research tracks that make it possible to go beyond the local context, redefining some wider in historiographic questions.Key words: Fascist Republican Party, Italian Social Republic, Turin, Generation, Community.Parole chiave: Pfr, Rsi, Torino, generazione, comunitŕ.
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Mazzoleni, Martino. « I SISTEMI PARTITICI REGIONALI IN ITALIA DALLA PRIMA ALLA SECONDA REPUBBLICA ». Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 32, no 3 (décembre 2002) : 459–91. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200030380.

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IntroduzioneNegli scorsi decenni sono state proposte nella letteratura politologica diverse descrizioni e classificazioni dei sistemi di partito, sulla base del loro formato e della loro meccanica interna. L'argomento della differenziazione territoriale dei sistemi partitici, però, è stato piuttosto trascurato nello studio di questa materia. E tuttavia «nei grandi stati vi sono in realtà relativamente pochi fenomeni politici che la popolazione sperimenta in maniera omogenea», e i dati nazionali sovente rappresentano solo delle «medie di esperienze soggiacenti abbastanza differenti» (Dunleavy e Margetts 1994). Questo saggio mira a sviluppare tale argomento con riferimento ad un caso specifico, la realtà politica italiana dal 1970 ad oggi. Si evidenzierà come ed in quale misura un sistema partitico nazionale possa comprendere vari sub-sistemi, costituiti dagli stessi soggetti ma al contempo diversificati in più aspetti.
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Vercesi, Michelangelo. « La repubblica dei veti. Un’analisi spaziale del mutamento legislativo in Italia ». Contemporary Italian Politics 6, no 3 (2 septembre 2014) : 303–5. http://dx.doi.org/10.1080/23248823.2014.966982.

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Di Fabio, Laura. « Due democrazie, una sorveglianza comune. Note a margine di una ricerca ». SOCIETÀ E STORIA, no 173 (novembre 2021) : 539–45. http://dx.doi.org/10.3280/ss2021-173007.

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Résumé :
I sette contributi che compongono il dossier sono l'esito di un seminario tenutosi presso l'Università degli studi di Milano nell'ambito delle attività del Cepoc (Centro per lo studio delle polizie e del controllo del territorio). In quella occasione si sono discussi quattro volumi di recente pubblicazione (editi tra 2018 e 2019) aventi per oggetto diversi aspetti di storia delle polizie in Italia in età contemporanea, con la partecipazione sia degli autori e curatori dei volumi, sia di studiosi della materia. Ne esce un quadro articolato e problematizzato degli indirizzi secondo i quali in Italia si va consolidando una storiografia dedicata a questi temi, sin qui relativamente trascurati con riferimento all'età contemporanea. Nello stesso tempo si offrono numerosi gli spunti, anche in chiave utili a stimolare nuove linee di ricerca. In questo contributo l'autrice argomenta i motivi alla base del volume, da lei scritto, Due democrazie, una sorveglianza comune. Italia e Repubblica Federale Tedesca nella lotta al terrorismo interno e internazionale (1967-1986), disegnandone un profilo.
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Cruciani, Sante. « I tre presidenti (ma ce n'č un quarto). La Costituzione Repubblicana secondo Schifani, Fini e Berlusconi ». HISTORIA MAGISTRA, no 1 (avril 2009) : 12–16. http://dx.doi.org/10.3280/hm2009-001002.

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- After the Popolo della Libertŕ's win at the 13th and 14th of April 2008 elections, most of the Newscasts on both public and private television welcomed the inaugural speeches made by the President of the Senate Schifani, the President of the Chamber Fini and the Prime Minister Berlusconi as the confirmation of the Italian right wing tradition of government. Looking closer, apart from the formal tributes towards President Napolitano, the three inaugural speeches introduce a substantial breach as regards republican democracy, the balance of popular sovereignty, parliamentary representation and government action, the recognition of the plurality of creeds and religious confessions, of cultural and political pluralism, and the synthesis of the rights of freedom and equality resolutely pursued by the Constituent Assembly. The entire system of the equilibrium of powers between the State bodies and a central part of the bill of rights of the republican Constitution is brought into discussion: with the predominance of the principle of freedom over the principle of equality, the democratic game is bereft of the fundamental dialectics between freedom and equality perceived by Norberto Bobbio as the inseparable nucleus of modern constitutionalism. Thus, it has to be the historian's task to try and re-establish a virtuous circle between politics, culture and the ability to intervene in the most delicate topics concerning the quality of Italian democracy today. Key words: Republican Constitution, Freedom/Equality, Renato Schifani, Gianfranco Fini, Silvio Berlusconi, Norberto Bobbio, Gustavo Zagrebelski, Politics/Culture, Italian Democracy.
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Robinson, Ian. « Genre and loans : English words in an Italian newspaper ». English Today 22, no 4 (octobre 2006) : 9–20. http://dx.doi.org/10.1017/s0266078406004032.

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‘Botti vietati agli under 14,’ La Repubblica, 29 Dec 03. The aim of this work is to examine the use of English loan words in a specific genre of language: parts of an Italian newspaper. In essence, it looks at how English is encroaching on one among many languages – and occurring in their texts. The key question is: ‘In a specific context, what are loanwords?’, in terms of which we will consider genre as it is exemplified in newspapers, following which there is an analysis of loan words used in the different sections of an Italian newspaper
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Husemann, Tim. « Anmerkung zu EuGH v. 16.7.2020 – C-658/18, Governo della Repubblica Italia ». Zeitschrift für das Privatrecht der Europäischen Union 18, no 1 (1 février 2021) : 44–47. http://dx.doi.org/10.9785/gpr-2021-180112.

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Triola, Filippo. « Il riavvicinamento dell'Italia alla Germania tra il 1945 e il 1949 ». MONDO CONTEMPORANEO, no 3 (mars 2013) : 31–80. http://dx.doi.org/10.3280/mon2012-003002.

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Résumé :
L'autore ricostruisce ed esamina la storia dei rapporti italo-tedeschi negli anni immediatamente precedenti la riapertura ufficiale delle relazioni diplomatiche tra Italia e Repubblica federale tedesca. Un riavvicinamento economico e politico progressivo, ma che suscitň forti contrasti tra i principali attori della diplomazia italiana. Il saggio si basa su una documentazione conservata presso l'Archivio Storico del Ministero degli Esteri e l'Archivio Centrale dello Stato. L'autore sostiene che le relazioni economiche italo-tedesche assunsero un ruolo centrale nel processo di elaborazione della politica estera italiana sulla questione tedesca nel corso di questi anni. Prima dell'istituzione della Repubblica federale tedesca, l'Italia divenne un partner economico fondamentale per la Germania occidentale. Tra il 1945 e il 1949 l'Italia fu il primo paese europeo favorevole alla rinascita di un nuovo Stato tedesco non sottoposto alla diretta influenza dell'Unione Sovietica. Il presidente del Consiglio De Gasperi e il ministro degli Esteri Sforza per sostenere la nuova Germania attuarono una precisa azione diplomatica di riavvicinamento politico, promuovendo diversi scambi di visite e di incontri con i rappresentanti tedeschi.
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Di Figlia, Matteo. « Gli ebrei in Italia, il dibattito su Israele e la questione ebraica. Quattro riflessioni recenti ». ITALIA CONTEMPORANEA, no 298 (juin 2022) : 171–83. http://dx.doi.org/10.3280/ic2022-298013.

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La storia degli ebrei nell'Italia contemporanea è stata molto discussa dalla recente storiografia. In questa nota si prendono in esame quattro libri pubblicati tra il 2018 e il 2020 che affrontano il tema da prospettive differenti come il ruolo politico degli ebrei nell'Italia liberale e negli anni della grande guerra, la storia delle persecuzioni in età fascista, il problematico avvento della Repubblica, la raffigurazione degli ebrei e di Israele nelle sinistre italiane e la più generale percezione di Israele nel mondo politico e culturale italiano.
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Colao, Floriana. « La sovranità della Chiesa cattolica e lo Stato sovrano. Un campo di tensione dalla crisi dello Stato liberale ai Patti Lateranensi, con un epilogo nell'articolo 7 primo comma della Costituzione ». Italian Review of Legal History, no 8 (21 décembre 2022) : 257–312. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/19255.

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Résumé :
Il saggio ricostruisce la genesi della ‘Premessa’ al Trattato del Laterano del 1929, in cui le Due Alte Parti – governo italiano e Santa Sede, con le firme di Mussolini e del cardinale Gasparri – garantirono alla Chiesa «una sovranità indiscutibile pur nel campo internazionale». Da qui la «necessità di costituire, con particolari modalità, la Città del Vaticano […] con giurisdizione sovrana della Santa Sede», e l’art. 2, «l’Italia riconosce la sovranità della Santa Sede nel campo internazionale come attributo inerente alla sua natura, in conformità alla sua tradizione ed alle esigenze della sua missione». Il saggio considera che i giuristi – Vittorio Emanuele Orlando, che, da presidente del Consiglio nel maggio giugno 1919 tentò una trattativa con la Santa Sede per la risoluzione della Questione romana, e Amedeo Giannini, che tra i primi suggerì a Mussolini un «nuovo codice della legislazione ecclesiastica» – legarono la Conciliazione alla crisi dello Stato liberale ed al «regime diverso», insediatosi in Italia il 28 Ottobre 1922. Il saggio considera che già nel 1925 il guardasigilli Alfredo Rocco coglieva nelle ‘due sovranità’ una pietra d’inciampo nella costruzione dello Stato totalitario, anche se dichiarava di dover abbandonare l’«agnostico disinteresse del vecchio dottrinarismo liberale». Il saggio considera che Rocco rimase ai margini delle trattative con la Santa Sede, dal momento che metteva in guardia dal riconoscimento del «Pontefice sovrano, soggetto di diritto internazionale», e da «un altro Stato nello Stato», principio su cui convergevano giuristi quali Ruffini, Scaduto, Schiappoli, Orlando. Le trattative segrete furono affidate a Domenico Barone – consigliere di Stato, fiduciario del Duce – e Francesco Pacelli, avvocato concistoriale e fiduciario del cardinal Gasparri; la sovranità della Chiesa ed un suo ‘Stato’ appariva come la posta in gioco. Il saggio considera che la nascita dello Stato della Città del Vaticano complicava l’‘immagine’ del Regno d’Italia persona giuridica unitaria, ‘costruita’ dalla giuspubblicistica nazionale, difesa anche da Giovanni Gentile sul «Corriere della Sera». Mostra che il fascismo intese riconoscere il cattolicesimo «religione dominante dello Stato» per rafforzare la legge 13 Maggio 1871 n. 214, «sulle guarentigie pontificie e le relazioni fra Stato e Chiesa», che aveva previsto un favor religionis per la Chiesa cattolica. La Conciliazione risalta come l’approdo di un lungo processo storico, che offriva forma giuridica al ruolo che il cattolicesimo aveva e avrebbe rivestito per l’identità italiana; non a caso nel Marzo 1929 Agostino Gemelli celebrava una «nuova Italia riconciliata con la Chiesa e con sè stessa, con la propria storia e la propria bimillenaria civiltà». Il saggio mostra che la sovranità della Chiesa e lo Stato della Città del Vaticano furono molto discusse nel dibattito parlamentare sulla ratifica dei Patti firmati l’11 Febbraio 1929, con i toni duri di Mussolini, che definì la Chiesa «non sovrana e nemmeno libera». Rocco affermò che il «regime fascista» riconosceva «de iure» una sovranità «immutabile de facto»; rispondeva agli «improvvisati e non sinceri zelatori dello Stato sovrano, ma anticlericale», che «lo Stato è fascista, non abbandona parte alcuna della sua sovranità». Jemolo e Del Giudice – estimatori delle « nuove basi del diritto ecclesiastico – colsero il senso di questa «pace armata» tra governo e Santa Sede. Il saggio esamina l’ampio dibattito sulla «natura giuridica» della sovranità della Chiesa e sulla «statualità» dello Stato della Città del Vaticano, tra diritto pubblico, ecclesiastico, internazionale, teoria generale dello Stato. Coglie uno snodo nel pensiero di Santi Romano, indicato da Giuseppe Dossetti alla Costituente come assertore del «principio della pluralità degli ordinamenti giuridici». Il saggio esamina poi il confronto sullo Stato italiano come Stato confessionale, teoria sostenuta da Santi Romano, negata da Francesco Scaduto. Taluni – Calisse, Solmi, Checchini, Schiappoli – guardavano ai Patti Lateranensi come terreno del rafforzamento della sovranità dello Stato; Meacci scriveva di «Stato superconfessionale, cioè al di sopra di tutte le confessioni»; Piola e Del Giudice tematizzavano uno «Stato confessionista». Jemolo – che nel 1927 definiva la «sovranità della Chiesa questione forse insolubile» – affermava che, dopo gli Accordi, «il nostro Stato non sarà classificabile tra i Paesi separatisti, ma tra quelli confessionali». Il saggio esamina poi il dibattito sulla sovranità internazionale della Chiesa – discussa, tra gli altri, da Anzillotti, Diena, Morelli – a proposito della distinzione o unità tra la Santa Sede e lo Stato Città del Vaticano – prosecuzione dello Stato pontificio o «Stato nuovo» – e della titolarità della sovranità. Il saggio si sofferma poi sul dilemma di Ruffini, «ma cos’è precisamente questo Stato», analizzando uno degli ultimi scritti del maestro torinese, il pensiero di Orlando, Jemolo, Giannini, una monografia di Donato Donati e una di Mario Bracci, due dense «Lectures» di Mario Falco sul Vatican city, tenute ad Oxford, Ordinamento giuridico dello Stato della Città del Vaticano di Federico Cammeo, in cui assumeva particolare rilievo la «sovranità, esercitata dal Sommo Pontefice», per l’«importanza speciale» nei «rapporti con l’Italia». Quanto agli ecclesiasticisti, il saggio esamina le prospettive poi sviluppate nell’Assemblea Costituente, uno scritto del giovane Giuseppe Dossetti – docente alla Cattolica – sulla Chiesa come ordinamento giuridico primario, connotato da sovranità ed autonomia assoluta non solo in spiritualibus; le pagine di Jannaccone e D’Avack sulla «convergenza tra potestas ecclesiastica e sovranità dello Stato come coesistenza necessaria della Chiesa e dello Stato e delle relative potestà»; un ‘opuscolo’ di Jemolo «per la pace religiosa in Italia», che nel 1944 poneva la libertà come architrave di nuove relazioni tra Stato e Chiesa. Il saggio conclude il percorso della «parola sovranità» – così Aldo Moro all’Assemblea Costituente – nell’esame del sofferto approdo all’articolo 7 primo comma della Costituzione, con la questione definita da Orlando «zona infiammabile». Sull’‘antico’ statualismo liberale e sul ‘monismo giuridico’ si imponeva il romaniano pluralismo; Dossetti ricordava la «dottrina dell’ultimo trentennio contro la tesi esclusivista della statualità del diritto». Rispondeva alle obiezioni dei Cevolotto, Calamandrei, Croce, Orlando, Nenni, Basso in nome di un «dato storico», «la Chiesa cattolica […] ordinamento originario […] senza alcuna compressione della sovranità dello Stato». Quanto al discusso voto comunista a favore dell’art. 7 in nome della «pace religiosa», Togliatti ricordava anche le Dispense del 1912 di Ruffini – imparate negli anni universitari a Torino – a suo dire ispiratrici della «formulazione Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani». Tra continuità giuridiche e discontinuità politiche, il campo di tensione tra ‘le due sovranità’ si è rivelato uno degli elementi costitutivi dell’identità italiana, nel segnare la storia nazionale dei rapporti tra Stato e Chiesa dall’Italia liberale a quella fascista a quella repubblicana, in un prisma di temi-problemi, che ancora oggi ci interroga.
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D’Andrea, Antonio. « Il Parlamento e il Governo : le ragioni del rispettivo disallineamento costituzionale (sempre reversibile) ». DIRITTO COSTITUZIONALE, no 3 (novembre 2022) : 9–40. http://dx.doi.org/10.3280/dc2022-003002.

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Résumé :
Da circa trent'anni il sistema di governo parlamentare, in Italia, ha funzionato in modo poco rispettoso del ruolo centrale che la Costituzione riserva agli organi parlamentari, a cominciare dall'esercizio della funzione normativa. Nella prassi sono stati il Governo e il suo leader, insieme allo stesso Presidente della Repubblica, ad assumere, non solo la guida politica dello Stato, ma anche il pieno controllo della maggioranza parlamentare via via faticosamente costituita. Nell'articolo si ipotizzano alcune soluzioni istituzionali incentrate principalmente su nuovi meccanismi elettorali in grado di rivitalizzare il parlamenta-rismo italiano, ritenuto sempre preferibile ad altri sistemi di governo.
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Coco, Vittorio. « La polizia in Italia. Una storia complessa ». SOCIETÀ E STORIA, no 173 (novembre 2021) : 556–64. http://dx.doi.org/10.3280/ss2021-173009.

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Résumé :
I sette contributi che compongono il dossier sono l'esito di un seminario tenutosi presso l'Università degli studi di Milano nell'ambito delle attività del Cepoc (Centro per lo studio delle polizie e del controllo del territorio). In quella occasione si sono discussi quattro volumi di recente pubblicazione (editi tra 2018 e 2019) aventi per oggetto diversi aspetti di storia delle polizie in Italia in età contemporanea, con la partecipazione sia degli autori e curatori dei volumi, sia di studiosi della materia. Ne esce un quadro articolato e problematizzato degli indirizzi secondo i quali in Italia si va consolidando una storiografia dedicata a questi temi, sin qui relativamente trascurati con riferimento all'età contemporanea. Nello stesso tempo si offrono numerosi gli spunti, anche in chiave utili a stimolare nuove linee di ricerca. In questo contributo l'autore discute in particolare i volumi di Michele Di Giorgio, Per una polizia nuova. Il movimento per la riforma della Pubblica Sicurezza (1969-1981), e di Laura Di Fabio, Due democrazie, una sorveglianza comune. Italia e Repubblica Federale Tedesca nella lotta al terrorismo interno e internazionale (1967-1986), nonché Salvatore Ottolenghi, Una cultura professionale per la polizia dell'Italia liberale e fascista. Antologia degli scritti (1883-1934), a cura di Nicola Labanca e Michele Di Giorgio.
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Gualdo, Riccardo. « Come siamo diventati populisti : la lingua politica italiana della «terza Repubblica» ». Italienisch 44, no 87 (5 septembre 2022) : 10–25. http://dx.doi.org/10.24053/ital-2022-0004.

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Résumé :
Vulgar, dishonest, incompetent: in recent years Italian politicians and their speeches have been described as such by journalists, linguists and political scientists. The turning point seems to date back to the three-year period from 2007 to 2009, when the political landscape in Italy appears to have taken on the most vivid colours of populism. These years saw the emergence of political movements and forces very different from each other, but which had some common characteristics: direct appeal to the people, intolerance for parliamentary representation rules, and a close relationship between supporters and a charismatic leader. In this paper the author wonders whether this representation of political communication reflects real new features or if it is rather the result of some longer processes in the history of Italian politics and its language. To answer this question, the author proposes a synthetic profile of political language in Italy over the last 10–15 years and focuses on its evolution and current trends, using written or transcribed texts and a corpus of parliamentary speeches from the last legislatures.
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Levis Sullam, S. « Il manuale di storia in Italia : Dal fascismo alla Repubblica, by Piergiovanni Genovesi ». English Historical Review CXXVI, no 523 (1 décembre 2011) : 1577–78. http://dx.doi.org/10.1093/ehr/cer316.

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Mouritsen, Henrik. « Pits and politics : Interpreting colonial fora in Republican Italy ». Papers of the British School at Rome 72 (novembre 2004) : 37–67. http://dx.doi.org/10.1017/s006824620000266x.

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POZZI E POLITICA: INTERPRETANDO I FORA DELLE COLONIE NELL'ITALIA REPUBBLICANAL'articolo affronta il rapporto tra Roma e le sue colonie in Italia nel periodo repubblicano attraverso un'analisi dei fora delle colonie e, in particolare, di una serie di pozzi trovati a Cosa, Alba Fucens, Fregellae e Paestum. Le moderne interpretazioni di queste strutture come parte della messa in opera pratica e rituale dei luoghi in cui si tenevano le assemblee popolari viene valutata criticamente e vengono chiariti i problemi metodologici e pratici che riguardano l'applicazione di questa teoria ai resti archeologici. L'esistenza di un modello romano specifico viene messa in discussione, così pure l'applicabilità delle descrizioni antiquarie degli spazi inaugurati (templa) alle strutture coloniali. I pozzi sembrano troppo eterogenei per essere collocati entro un unico modello esplicativo e probabilmente servivano ad un numero vario di attività sia pratiche che rituali.
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Stojan, Nataša, et Sonja Novak Mijić. « Conceptual Metaphors in Political Discourse in Croatian, American and Italian Newspapers ». Academic Journal of Interdisciplinary Studies 8, no 1 (1 mars 2019) : 69–76. http://dx.doi.org/10.2478/ajis-2019-0007.

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Résumé :
Abstract In political discourse metaphors are frequently employed for persuading and manipulating the public. The aim of our research is to show whether there are differences in the use of source domains of conceptual metaphors among Croatian politicians in comparison with American and Italian politicians. The corpus of our research consists of political newspaper articles and interviews from Croatian, American and Italian daily newspapers (Jutarnji list, Večernji list, Corriere della Sera, Repubblica, ABC, USA Today and The New York Times), downloaded from newspaper archives. We can conclude that metaphorical expressions vary from language to language, but often the same metaphorical expressions appear in all languages. Expressions that frequently recur are victory, attack, battle, race, defense, splay, stage and role. Except for two ontological metaphors in Croatian examples, we can say that there is no major difference in the source domains between Croatian, American and Italian political discourse.
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Scala, Andrea. « La romaní in Italia tra rappresentazione e legittimazione ». Minorities in Italy in a changing legal landscape 44, no 3 (31 décembre 2020) : 346–70. http://dx.doi.org/10.1075/lplp.00070.sca.

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Résumé :
Astratta L’articolo esamina le dinamiche connesse con la (auto-)rappresentazione e la legittimazione della romaní in Italia. Comunità di lingua romaní sono presenti in Italia fin dalla prima età moderna e tutti i parlanti di romaní di antico insediamento nella penisola sono cittadini italiani, tuttavia la legge 482/1999 della Repubblica Italiana "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche" non include la romaní tra le lingue di minoranza da tutelare. L’esclusione della romaní dalla legge trova la sua radice prima in un’errata rappresentazione dei suoi locutori, generalmente percepiti come nomadi, mentre non lo sono più da tempo. La legge 482/1999 di fatto tutela le minoranze linguistiche legate a un territorio e la falsa, ma diffusa, percezione dei parlanti romaní come nomadi ha offerto un comodo pretesto a chi voleva escludere dalla tutela la lingua dei rom e dei sinti italiani. Il panorama linguistico della romaní in Italia risulta assai complesso e l’articolo si sforza di descriverlo e spiegarlo in diversi aspetti. I gruppi rom e sinti stanziati in Italia parlano dialetti piuttosto diversi, hanno repertori linguistici differenti, non percepiscono di essere accomunati da un’unica origine etnico-linguistica e non hanno gli stessi atteggiamenti nei confronti dell’uso pubblico della romaní. Questi fattori, insieme alla rappresentazione distorta delle comunità rom e sinte presso la cultura maggioritaria, rendono assai complessa la progettazione di un percorso di tutela. Tuttavia il riconoscimento della romaní come lingua di minoranza in Italia rimane un obbiettivo di alto valore civile, che si potrà forse perseguire con leggi regionali mirate.
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Milanesi, Claudio. « Patria senza, patrie smarrite, nuove idee di patria : neopatriottismo e libertà nella cultura italiana alla fine della Prima repubblica ». Italies, no 6 (1 novembre 2002) : 339–50. http://dx.doi.org/10.4000/italies.1858.

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Gargiulo, Enrico, et Michele Mastandrea. « "La Cina è vicina" : il controllo della residenza tra Italia e Repubblica Popolare Cinese ». SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no 121 (mars 2020) : 52–71. http://dx.doi.org/10.3280/sur2020-121004.

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Fusaro, Carlo. « Ruolo del presidente della Repubblica e forma di governo in Italia. L’ipotesi semi-presidenziale ». Civitas Europa 30, no 1 (2013) : 7. http://dx.doi.org/10.3917/civit.030.0007.

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Battegazzorre, Francesco. « L'INSTABILITÀ DI GOVERNO IN ITALIA ». Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 17, no 2 (août 1987) : 285–317. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200016695.

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Résumé :
IntroduzioneIn un noto contributo sul tema della stabilità governativa pubblicato una quindicina d'anni orsono M. Taylor e V. Herman esprimevano incertezza sul significato della capacità di persistenza dei ministeri, asserendo la necessità di «un ampio studio empirico prima di poter dire che la stabilità governativa è indicatore diuna qualsiasi cosa». In tal modo gli autori intendevano prendere le distanze da un assunto largamente diffuso nella letteratura specialistica sull'argomento, secondo cui la capacità di durata dell'esecutivo è legata significativamente al rendimento del sistema politico e, più in generale, alla stabilità del regime. Benché l'assunto in questione compaia, esplicitamente o implicitamente, anche in alcuni dei più recenti studi sulla stabilità ministeriale, restano comunque dubbi — in assenza dell'analisi empirica suggerita da Taylor e Herman — circa i legami intercorrenti tra persistenza del governo eperformancedel sistema, e non è mancato chi, nell'ambito della disciplina, di tali dubbi si è fatto portavoce. Sartori, per esempio, ha negato in diverse occasioni che un governo stabile (nel senso di duraturo) possa per ciò stesso essere considerato efficiente: «un esecutivo può durare (essere stabile) nell'immobilismo, e anzi durare proprio perché non si muove e non smuove le acque». A questa critica, di natura essenzialmente logica, si aggiunge ora quella — fondata empiricamente — di A. Lijphart, che utilizza dati tratti dal caso francese (IV Repubblica) e da quello nord-irlandese per contestare la tesi secondo cui «la capacità di durata dell'esecutivo è un buon indicatore dell'efficacia del governo e della stabilità del regime democratico». Il punto è quindi tutt'altro che chiarito, e di conseguenza non può sottrarsi all'attenzione dello studioso anche quando l'oggetto d'analisi viene affrontato da un'altra angolatura. Nel nostro caso va detto che indagare sul significato della stabilità o instabilità dell'esecutivo non costituisce l'obiettivo che ci si è proposti qui; tuttavia, data la salienza di questo aspetto del problema per il senso complessivo del lavoro, esso sarà oggetto di una breve trattazione nella parte conclusiva dell'esposizione.
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Calisee, Mauro, et Renato Mannheimer. « COME CAMBIANO I GOVERNANTI DI PARTITO ». Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 16, no 3 (décembre 1986) : 461–83. http://dx.doi.org/10.1017/s004884020001618x.

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Résumé :
IntroduzioneLa forma di governo in Italia sta cambiando. Da almeno un decennio si fanno sempre più frequenti i segnali che il governo repubblicano sta uscendo da quella sindrome di « parlamentarismo integrale » che aveva caratterizzato il primo trentennio di instaurazione di un regime democratico di massa in questo paese. Una maggiore autonomia e capacità decisionale dell'esecutivo si manifesta su più piani. Anche a voler tralasciare i mutamenti nello stile di leadership, alcune modifiche rilevanti hanno investito la struttura e la forma medesima dell'iter decisionale del governo: basta pensare al ruolo sempre più determinante della decretazione d'urgenza e ad alcune importanti modifiche organizzative come il Consiglio di Gabinetto e il tanto atteso varo della riforma della Presidenza prevista dall'articolo 95 della Costituzione. Senza peraltro dimenticare quel rafforzamento del potere di intervento della Presidenza del Consiglio che investe ambiti operativi forse meno visibili sotto il profilo istituzionale, ma che toccano gangli vitali del sistema politico, quali i media e i servizi di intelligence.
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Mori, Simona. « Polizia e società italiana fra Otto e Novecento : spunti da alcuni studi recenti ». SOCIETÀ E STORIA, no 173 (novembre 2021) : 575–89. http://dx.doi.org/10.3280/ss2021-173011.

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Résumé :
I sette contributi che compongono il dossier sono l'esito di un seminario tenutosi presso l'Università degli studi di Milano nell'ambito delle attività del Cepoc (Centro per lo studio delle polizie e del controllo del territorio). In quella occasione si sono discussi quattro volumi di recente pubblicazione (editi tra 2018 e 2019) aventi per oggetto diversi aspetti di storia delle polizie in Italia in età contemporanea, con la partecipazione sia degli autori e curatori dei volumi, sia di studiosi della materia. Ne esce un quadro articolato e problematizzato degli indirizzi secondo i quali in Italia si va consolidando una storiografia dedicata a questi temi, sin qui relativamente trascurati con riferimento all'età contemporanea. Nello stesso tempo si offrono numerosi gli spunti, anche in chiave utili a stimolare nuove linee di ricerca. In questo contributo l'autrice discute i volumi di Michele Di Giorgio, Per una polizia nuova. Il movimento per la riforma della Pubblica Sicurezza (1969-1981), e di Laura Di Fabio, Due democrazie, una sorveglianza comune. Italia e Repubblica Federale Tedesca nella lotta al terrorismo interno e internazionale (1967-1986), nonché Salvatore Ottolenghi, Una cultura professionale per la polizia dell'Italia liberale e fascista. Antologia degli scritti (1883-1934), a cura di Nicola Labanca e Michele Di Giorgio, e Dura lex sed lex. Storia e rappresentazione della Polizia di Stato dal 1852 alla Riforma del 1981, a cura di Raffaele Camposano e Fabio Santilli.
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Mangani, Andrea. « Tax evasion in the media : a comparison of Southern vs Central and Northern Italy ». Journal of Financial Crime 26, no 1 (7 janvier 2019) : 36–49. http://dx.doi.org/10.1108/jfc-12-2017-0124.

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Résumé :
Purpose The representation of economic and financial crimes in the mass media can have a significant impact on readers’ and citizens’ perceptions of illegality and on a firm’s propensity to invest in different areas of the country in question. This paper aims to study the possible geographical media bias regarding tax evasion in Italy. Design/methodology/approach The empirical analysis considers 618 articles on tax evasion published between 2012 and 2016 in two top Italian newspapers, La Repubblica (based in Rome) and Il Corriere della Sera (based in Milan). Findings Excluding Insular Italy (Sicily and Sardinia), the articles on tax evasion in Southern Italy are systematically shorter. A further analysis shows that La Repubblica is largely responsible for this bias. This result holds after controlling for other events (bank robberies) and for the identity of journalists. Originality/value Previous studies considered the possible media bias regarding particularly dramatic criminal events, for example, terrorism acts or murders. This paper considers a less dramatic though more pervasive crime. In addition, an assessment of media attitude towards tax evasion is more complex, because the news reports both the crime and the successful actions that combat it.
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Cornelli, Roberto. « Spunti dalla storia per una teoria della polizia ». SOCIETÀ E STORIA, no 173 (novembre 2021) : 565–74. http://dx.doi.org/10.3280/ss2021-173010.

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Résumé :
I sette contributi che compongono il dossier sono l'esito di un seminario tenutosi presso l'Università degli studi di Milano nell'ambito delle attività del Cepoc (Centro per lo studio delle polizie e del controllo del territorio). In quella occasione si sono discussi quattro volumi di recente pubblicazione (editi tra il 2018 e il 2019) aventi per oggetto diversi aspetti di storia delle polizie in Italia in età contemporanea, con la partecipazione sia degli autori e curatori dei volumi, sia di studiosi della materia. Ne esce un quadro articolato e problematizzato degli indirizzi secondo i quali in Italia si va consolidando una storiografia dedicata a questi temi, sin qui relativamente trascurati con riferimento all'età contemporanea. Nello stesso tempo si offrono numerosi gli spunti, anche in chiave interdisciplinare, utili a stimolare nuove linee di ricerca. In questo contributo l'autore discute i volumi di Michele Di Giorgio, Per una polizia nuova. Il movimento per la riforma della Pubblica Sicurezza (1969-1981), e di Laura Di Fabio, Due democrazie, una sorveglianza comune. Italia e Repubblica Federale Tedesca nella lotta al terrorismo interno e internazionale (1967-1986), nonché Salvatore Ottolenghi, Una cultura professionale per la polizia dell'Italia liberale e fascista. Antologia degli scritti (1883-1934), a cura di Nicola Labanca e Michele Di Giorgio, e Dura lex sed lex. Storia e rappresentazione della Polizia di Stato dal 1852 alla Riforma del 1981, a cura di Raffaele Camposano e Fabio Santilli.
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Pannain, Rossella, et Lucia di Pace. « Metonymy and the polysemy of Covid in Italian ». Review of Cognitive Linguistics 20, no 1 (24 mai 2022) : 231–57. http://dx.doi.org/10.1075/rcl.00109.pan.

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Résumé :
Abstract Among the linguistic consequences of the current pandemic, we focus on the usage of the lexeme Covid(-19) in Italian, both in the language of the daily press and in institutional/technical language. More specifically, we analyze the range of its polysemy and the role of metonymy in the semantic shifts that have produced it. The salience of the highly infectious pathogen, which also prompted its metaphorical reconceptualization, triggered the first extension of the term, originally denoting the disease, to predominantly denote the virus that causes it. This has also resulted in an almost complete shift of grammatical gender from feminine to masculine. Beside the primary metonymic shift, Covid(-19) developed a variety of further meanings which highlight different components of the emerging covid frame. The linguistic data are drawn from La Repubblica, a daily general-interest newspaper, and from a selection of texts by major governmental and health institutions.
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Pivetti, Monica, Silvia Potì et Silvia Di Battista. « Discussing vaccine and autism in a mainstream newspaper in Italy : A thematic analysis ». PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no 3 (octobre 2022) : 53–74. http://dx.doi.org/10.3280/pds2022-003007.

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Résumé :
Over the past few years, there has been a great deal of concern regarding the potential links between childhood vaccinations and the development of ASD, possibly leading to vaccine hesitancy. This study aims to explore the representational field related to the vaccine-autism link in a mainstream Italian newspaper. We analyzed newspaper articles published on La Repubblica, from January 2009 untill January 2017 (N = 168 newspaper articles), via T-Lab software. The analysis produced four clusters: a) Trust and sense of belonging; b) Judgment dimension; c) Catastrophic narratives; d) Organization of the public healthcare system. The need to monitor media coverage on key healthcare topics was considered of paramount importance.
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Santomassimo, Gianpasquale. « L'ereditŕ degli anni ottanta ». ITALIA CONTEMPORANEA, no 260 (février 2011) : 383–91. http://dx.doi.org/10.3280/ic2010-260001.

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L'autore colloca negli anni ottanta le origini della "costruzione degli italiani" di oggi e del berlusconismo. In Italia l'individualismo si traduce in un privatismo asociale che mette al bando l'eguaglianza, aspirazione e in parte conquista degli anni settanta; il liberismo, declinato come ideologia intimamente totalitaria, si coniuga con l'‘individualismo proprietario' in cui trionfano ceti cresciuti sull'enorme redistribuzione di ricchezza indotta da una lunga svalutazione. Divengono dominanti parole come modernizzazione, modernitŕ, successo, alla cui diffusione contribuiscono le televisioni di Berlusconi (cui si consegna il monopolio di quella privata). Protagonista politico del decennio č Bettino Craxi. Sebbene la sua ereditŕ per nulla univoca impedisca di vedere una linea di continuitŕ assoluta tra lui e Berlusconi, č su impulso del Psi che la vecchia prassi di occupazione dello Stato e del parastato da parte dei partiti diviene sistema regolato e codificato di finanziamento illegale e corruzione. La lunga contesa tra i maggiori partiti della sinistra si concluderŕ con l'estinzione di entrambi e con il collasso dell'arco costituzionale su cui si era fondato il sistema repubblicano.
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Sensales, Gilda. « The communication systems of representations : psychosocial research into the representations of computers and information technology in Italian daily newspapers ». Public Understanding of Science 3, no 4 (octobre 1994) : 347–63. http://dx.doi.org/10.1088/0963-6625/3/4/001.

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This paper presents the results of research on representations of computers and information technology in the three daily Italian newspapers ( La Gazzetta del Mezzogiorno, La Repubblica, and II Corriere della Sera), between 1976 and 1984. The titles of 2816 articles were analysed by categorial content analysis. The aim of the research is the exploration of structural latent dimensions and of differential aspects of representations of computers in terms of `central nuclei' with respect to the three newspapers and to the nine years. The data were analysed by several steps of multiple correspondence analysis (statistical package: SPAD-N). Five dimensions were identified. They together accounted for 74% of the total variance ( optimistic formula of Benzecri) and were defined as: 'secondariness/emphasis in the typography of newspaper space dedicated to computers': `ambivalent/positive attitudes toward the computer': `descriptive/evaluative elements of opinions about the computers': `educative-performative/productive applications of the computer': `supplements/articles as editorial characterizations of news about computers'. With the DEMOD step of SPAD-N, eleven `central nuclei' were also recognized. They show the utilization of a `diffusion system' for La Gazzetta del Mezzogiorno and La Repubblica, of a `propagation system' for II Corriere della Sera; and a movement from `diffusion' to `propagation' over the period considered. The outcome of the results is discussed in relation to the naturalization of technical language, and with respect to results of other researches on attitudes towards, opinions about, and representations of the computer in Italy.
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Ballerini, Bruno. « L'accesso al giudice inglese : analisi comparata tra elementi di tutela soggettiva e oggettiva ». La Nuova Giuridica 2, no 2 (19 janvier 2023) : 142–62. http://dx.doi.org/10.36253/lng-1984.

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Il contributo propone un'analisi comparata degli ordinamenti inglese, italiano e francese con l’intento di mettere in risalto gli elementi dell’accesso al giudice ricorrenti nei sistemi di tutela prevalentemente oggettiva, confrontandoli con quelli tipici della tutela soggettiva. Lo scritto si sofferma in particolare sull'istituto del leave e sull’evoluzione della giurisprudenza anglosassone in materia di accesso alla giustizia, alla ricerca di quegli elementi “irriducibili” della visione oggettiva delle funzioni del processo. Si studieranno le ragioni storiche che hanno invece spinto l’ordinamento italiano ad accogliere, con la Costituzione repubblicana, un modello di tutela prevalentemente soggettiva.The present study proposes a comparative analysis of the English, Italian, and French legal systems, to highlight the elements of the access to justice, typical of the view of recours objectif, comparing them with the the recours subjectif approach. The article focuses in particular on the legal institute of leave and the evolution of Anglo-Saxon jurisprudence on access to justice, looking for those unshakeable elements of the objective view of the functions of the process. The study will also reflect on the historical reasons why Italy chose a subjective administrative contentious.
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Jossa, Stefano. « L’Italia : un’identità letteraria ? » Revue Romane / Langue et littérature. International Journal of Romance Languages and Literatures 49, no 2 (31 décembre 2014) : 333–48. http://dx.doi.org/10.1075/rro.49.2.07jos.

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The discussion on Italian identity has recently been brought to the attention of the public opinion in Italy as an outcome of the so-called “fine della prima Repubblica” (“end of the first Republic”). Literary identity has soon become a core issue, in order to promote a reflection on the idea of Italy independently of its political unity. This essay aims to reconstruct the various positions pro and contra the hypothesis of a literary identity, which can be seen, on the one hand, as an outcome of Risorgimento and Fascist propaganda, but also, on the other hand, as a means to overcome political divides and develop a shared rather than ethnical community.
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Turfa, Jean MacIntosh, et Alwin G. Steinmayer. « The comparative structure of Greek and Etruscan monumental buildings ». Papers of the British School at Rome 64 (novembre 1996) : 1–39. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200010333.

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Résumé :
LA STRUTTURA COMPARATIVA DEGLI EDIFICI MONUMENTALI GRECI ED ETRUSCHISe esaminati da un punto di vista ingegneristico, gli edifici monumentali greci presentano sostanziali differenze con quelli di origini etrusco/italica. La tecnica greca comprendeva l'uso di imponend architravi in pietra atti a resistere al carico imposto lateralmente dai pesand tetti in tegole di terracotta. Gli Etruschi risolsero lo stesso problema grazie all'uso di travi su cui veniva scaricata la tensione. L'uso di travi di tensione in Italia rese possible la copertura a tetto di strutture con campate molto ampie (senza colonne interne) e con ampi aggetti, stabilendo così la caratteristica configurazione del tempio toscano. Calcoli basati sulle misure dei tempi greci ed etrusco/italici hanno evidenziato come la trave di tensione toscana fosse più efficiente rispetto alle tecniche greche dell'epoca. Gli architetti greci, in virtù dell'abbondanza di utile materiale da costruzione e di lavoro stagionale, non erano forse stimolati allo sviluppo di nuove tecniche, o forse non riuscirono mai a risolvere il problema delle giunture di tensione.In contrasto con i metodi moderni, che fanno uso intensivo del metallo, gli antichi ingegneri etruschi erano costretti ad usare giunture di collegamento in legno nelle strutture di legno del tetto, al fine di porre una resistenza al carico laterale dei tetti in tegole. Questa pratica potrebbe già essere stata introdotta nell'VII secolo a.C., quando le tegole di terracotta furono introdotte nelle città etrusche. Tale tecnica è attestata dalle campate di grandi edifici quali l'edificio sudest di Murlo (c. 630–600 a.C), il tempio Portonaccio a Veii ed il tempio A di Pyrgi, e viene data per scontata per il Capitolium a Roma (dedicate nel 509 a.C). Le travi di tensione continuarono ad essere usate per vari secoli, rendendo possibile la costruzione delle basiliche romane della media e tarda repubblica, nonché i tipi successivi.
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Durand, Jean-Dominique. « Tommaso Fanfani, Scelte politiche e fatti economici in Italia nel quarantennio repubblicano, Turin, G. Giappicchelli editore, 1988, 281 p. » Annales. Histoire, Sciences Sociales 46, no 4 (août 1991) : 875–77. http://dx.doi.org/10.1017/s0395264900068864.

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Rawson, Elizabeth. « Theatrical Life in Republican Rome and Italy ». Papers of the British School at Rome 53 (novembre 1985) : 97–113. http://dx.doi.org/10.1017/s006824620001151x.

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LA VITA TEATRALE NELLA ROMA REPUBBLICANANell'articolo si esamina la vita teatrale in Italia, in particolare in Campania e nel Lazio dal III secolo a.C. fino alla fine della Repubblica, e si sostiene che tra queste regioni e Roma vi fosse in questo campo uno scambio maggiore di quanto normalmente si creda. Le compagnie che parlavano in greco, osco e latino venivano a Roma, e quelle romane facevano tournées fuori Roma, come dimostra un passo frainteso di Lucilio. La Campania guidava ed influenzava Roma non solo nell'architettura teatrale, ma anche sotto altri aspetti: molti autori ‘Romani’, in particolare Titinio, autore delle togatae ambientate nelle città a sud di Roma, forse non nacquero nella capitale, ma solo vi rappresentarono per la prima volta le loro commedie. Molti attori inoltre, a giudicare dal loro nome, sembrano italiani invece che latini, oppure liberti da padroni che lo erano.
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