Littérature scientifique sur le sujet « Istituto di credito »

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Articles de revues sur le sujet "Istituto di credito"

1

Capicchioni, Amos. « I due profili caratterizzanti il rimedio revocatorio : necessarietà ed efficienza (Trib. Firenze 8 novembre 2021) ». Trusts, no 3 (1 juin 2022) : 492–95. http://dx.doi.org/10.35948/1590-5586/2022.119.

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Résumé :
Massima È revocabile ex art. 2901 cod. civ. il conferimento di beni immobili in un trust familiare posto in essere dal disponente, fideiussore di due società verso un istituto di credito, successivamente al rilascio delle fideiussioni: sussiste l’eventus damni per non avere il disponente dimostrato di essere rimasto in possesso di beni capienti rispetto alle ragioni creditorie, mentre la scientia damni in capo al disponente si desume per essere questi parente del socio accomandatario di una delle debitrici principali e titolare dell’altra; sussiste anche la participatio fraudis delle beneficiarie, figlie del disponente.
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Conti, Giuseppe, et Maria Carmela Schisani. « I banchieri italiani e la haute banque nel Risorgimento e dopo l'UnitÀ ». SOCIETÀ E STORIA, no 131 (mai 2011) : 133–70. http://dx.doi.org/10.3280/ss2011-001005.

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Résumé :
Nell'Europa di metÀ ottocento i mercanti banchieri furono gli artefici principali della rivoluzione finanziaria, ossia della formazione della banca ‘moderna' e dei mercati finanziari collegati allo sviluppo di societÀ anonime. In Italia ebbero difficoltÀ ad affermare forme di specializzazione, coordinamento, conquista di spazi e di ruoli. La loro azione risentě di un ambiente politico e economico parcellizzato e chiuso in ambiti locali. La concorrenza dei banchieri dellacontribuě al cambiamento ma anche a indebolire potenzialitÀ e dinamiche autonome. Il frazionamento politico, in particolare, ebbe conseguenze rilevanti sulla formazione di un mercato nazionale di titoli pubblici e ritardň la crescita dell'emissione stessa di titoli privati (di ferrovie e banche). Negli stati preunitari molte furono le iniziative, poche quelle che andarono a buon fine. Il debito pubblico e lo sviluppo di alcune istituzioni bancarie seguě percorsi differenziati tra prima e dopo il 1848 per Regno delle Due Sicilie e Stato pontificio, da una parte, e gli altri stati, dall'altra. Per primi l'esposizione debitoria fu particolarmente rilevante dopo la Restaurazione per ragioni diverse dal crescente indebitamento che dopo il 1848 interessň i secondi, Regno di Sardegna, in particolare, dove servě a finanziare guerre e ferrovie. Con l'UnitÀ il peso delle divisioni continuň a disgregare gli interessi e le istanze sociali e territoriali, contribuendo all'insuccesso del programma di centralizzazione del credito (banca d'emissione unica, un grande istituto di credito fondiario e agricolo) secondo un disegno coerente e ambizioso. Prevalsero invece soluzioni di ripiego che finirono per limitare le possibilitÀ di crescita della banca privata in Italia, senza ridurre ancora l'influenza della finanza estera.
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3

Butera, Federico, et Fernando Alberti. « Il governo delle reti inter-organizzative per la competitivitŕ ». STUDI ORGANIZZATIVI, no 1 (décembre 2012) : 77–111. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-001004.

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Résumé :
I policy maker sono costantemente alla ricerca delle forme e degli strumenti per contribuire ad aumentare la prosperitŕ economica e sociale del proprio territorio. Gli studi a livello internazionale ci dicono che la prosperitŕ di un territorio č direttamente riconducibile alla sua competitivitŕ, e quindi in primis al livello di produttivitŕ e innovazione del sistema delle imprese. Come verrŕ ampiamente illustrato in questo articolo, le reti inter-organizzative - nella varietŕ di forme che l'evidenza empirica ci suggerisce - attraverso una flessibilitŕ senza precedenti, una piů veloce circolazione delle informazioni, la condivisione di visioni, saperi e conoscenza, l'efficiente e rapido scambio di risorse e competenze per competere, assicurano al tempo stesso specializzazione, efficienza e alti livelli di produttivitŕ. La configurazione e la natura di tali reti č in via di continua ridefinizione ed espansione e l'uso del termine rete č spesso generico o inappropriato. Anche i confini delle reti vanno continuamente ridefiniti, in un continuum che va dalle imprese tradizionali che esternalizzano e delocalizzano parte della loro produzione fino al puro networking di varia natura. Noi ci concentreremo solo su quelle reti interorganizzative che rappresentano forme nuove di impresa, di quasi impresa, di sistemi di imprese che consentono una gestione competitiva e innovativa della catena del valore e dei processi fondamentali, conseguendo risultati economici e sociali, in una parola prosperitŕ. Ci occuperemo in particolare del fenomeno piů nuovo che caratterizza l'Italian way of doing industry, ossia lo sviluppo e i successi delle medie imprese, nodi di reti inter-organizzative che coinvolgono non solo imprese piccole, ma anche imprese grandi, in una proiezione spesso globale. Su queste nuove forme di reti inter-organizzative, si apre uno spazio di intervento straordinario per i policy maker in azioni di attivazione, incentivazione e supporto, capaci di condurre a superiori livelli di competitivitŕ le imprese componenti le reti, le reti stesse e i territori da cui esse muovono, ovvero capaci di favorire una maggiore prosperitŕ. Tali spazi di governo delle reti inter-organizzative possono avere natura infrastrutturale (trasporti, edilizia, tecnologie, credito, servizi, ecc.), relazionale (governo della catena del valore, dei processi, dei flussi, delle architetture d'impresa, dei sistemi informativi e di comunicazione, dei sistemi professionali ecc.) e cognitiva (capitale umano, capitale intellettuale, sistema di valori e norme, ecc.). Tutte e tre queste dimensioni sono importantissime e vanno gestite congiuntamente in nuove forme di management assicurate dalle imprese "pivotali" e nell'ambito di quello che nell'articolo č definito come meta-management, ovvero quelle posizioni di attori pubblici e privati - spesso in raccordo fra loro - che assicurano supporto e guida strategica alle reti. Nuovi modelli di management e di meta-management implicano una conoscenza profonda della rete e, di conseguenza, una visione d'insieme attuale e futura sicura e convincente e una capacitŕ di execution che sappia consolidare o riorientare la rete; valorizzare le risorse, materiali e personali, lě racchiuse e soprattutto perseguire obiettivi e misurare risultati. Meta-management non significa favorire il mero networking tra imprese, ma attivarsi come agenzie strategiche e provvedimenti concreti capaci di disegnare politiche di accompagnamento e sostegno alla creazione e alla valorizzazione di robusti network tra imprese e tra imprese e istituzioni, che trascendano le consuete filiere e agglomerazioni locali. Una economia e una societŕ fatta di reti inter-organizzative non č uguale a quella fatta prevalentemente di singole imprese "castello". Sulle reti di impresa e sull'impresa rete incombono alcune rilevanti questioni a cui il nostro lavoro tenta di dare alcune risposte Vediamole qui di seguito. 1. Diagnosi. L'organizzazione a rete č oggi scarsamente riconoscibile. Come diagnosticarla, come identificarne le caratteristiche strutturali e comprenderne i problemi critici? 2. Sviluppo e progettazione. L'organizzazione a rete si puň supportare con adeguati servizi, sviluppare intenzionalmente o addirittura progettare, come qui si sostiene? E se sě, in che modo? I metodi da adoperare per gestire questo sviluppo sono certo diversi da quelli adottati da strutture accentrate, sono meno top-down e meno razionalistici: ma quali possono essere? 3. Stabilitŕ e mutamento. Ogni nodo o soggetto della rete fa parte di reti diverse, in alcuni casi abbandona in rapida successione le une per legarsi ad altre. Come combinare l'estrema mutevolezza di queste multiple appartenenze con l'esigenza di stabilitŕ e crescita di ogni singolo nodo, come far sě che l'intera rete si comporti come un "attore collettivo" capace di un governo? 4. Risultati. Se e come definire obiettivi o ri-articolarli velocemente nel tempo? Come valutare i risultati delle diverse dimensioni economiche e sociali? 5. Decisioni e misura. L'organizzazione a rete - come e piů dell'impresa tradizionale - cambia per repentine innovazioni, per adattamento, per micro-decisioni, per miglioramento continuo, č il risultato di scelte su cosa fare dentro e cosa comprare, su quali funzioni accentrare e quali decentrare, su quando acquisire o vendere unitŕ aziendali e su quando fare accordi, dove allocare geograficamente le attivitŕ. Vi sono criteri e metodi da adottare, per operare in questi contesti di agilitŕ, velocitŕ e rapiditŕ di processi decisionali? 6. Sistemi. Quali tecniche o sistemi operativi adatti all'impresa rete dovranno essere sviluppati? Quali sistemi di pianificazione e controllo di gestione dell'impresa rete, if any? Č possibile stabilire standard di qualitŕ per la rete? Come sviluppare dimensioni quali linguaggi, culture, politiche di marchio e di visibilitŕ, come potenziare le comunitŕ, come promuovere formazione e apprendimenti? 7. Strutture. Le reti di impresa includono una grande varietŕ di forme, come vedremo. La rete di imprese puň includere una parte di gerarchia: quali modelli di organigrammi sono compatibili? Quali sistemi informativi, di telecomunicazioni, di social network sono adatti per la rete di imprese? Quali sistemi logistici? Quali regole e contratti formali? Quali flussi finanziari? Le risorse umane si possono gestire e sviluppare lungo la rete? E in che modo? E che dire dei sistemi di controllo della qualitŕ? 8. Nascita e morte. La rete di imprese e soprattutto i suoi "nodi" hanno un tasso di natalitŕ/ mortalitŕ piů elevato dell'impresa tradizionale. Gestire la nascita e la morte delle imprese diventerŕ ancora piů importante che gestire le imprese. Chi lo farŕ e come? 9. Vincoli e opportunitŕ. La legislazione, le relazioni industriali, la cultura manageriale sono oggi vincoli e opportunitŕ allo sviluppo di forme di rete di imprese. La globalizzazione dell'economia, lo sviluppo dei servizi, le nuove tecnologie, la cultura dei giovani, invece, sembrano operare piů come fattori facilitanti quando addirittura non cogenti. Come gestire (e non subire) vincoli e opportunitŕ? Cosa puň fare l'impresa, e cosa possono fare le istituzioni pubbliche? Vi sono nuovi programmi e regole nazionali e regionali per la costituzione delle reti di impresa: quale č la loro efficacia e impatto? In tale quadro, un'Agenzia Strategica (una grande impresa, una media impresa, un ente governativo, una Camera di commercio, un'associazione imprenditoriale, un istituto di credito) puň esercitare un ruolo centrale nella promozione e governo delle reti inter-organizzative per la competitivitŕ dei territori, mettendo a fuoco i propri interventi di policy avendo come oggetto prioritario queste nuove forme di impresa, quasi-impresa, sistemi di impresa usando diverse leve: - innanzitutto, fornendo o favorendo l'accesso a risorse chiave, come credito, finanziamenti, sgravi fiscali, servizi per l'internazionalizzazione, conoscenze, marketing ecc.; - agendo da fluidificatore delle reti tra imprese, che sappia rimuovere ostacoli nelle strutture relazionali e irrobustire nodi, processi, strutture di governance laddove necessario; inserendosi direttamente nelle strutture relazionali come ponte per connettere nodi disconnessi; - esercitando a pieno il ruolo di meta-manager di reti inter-organizzative ossia imprimendo al sistema un indirizzo strategico di fondo, governando i processi "politici" interni alla rete ossia la distribuzione di potere e risorse e creando le condizioni culturali, strategiche organizzative e tecnologiche; - facendo leva sull'essere un policy maker cross-settoriale e multi-territoriale. Le reti di impresa hanno successo se si integrano entro "piattaforme industriali" (ad es. IT, Green economy, portualitŕ e logistica), entro cluster territoriali (es. distretti, economie regionali, etc.), sistemi eterogenei interistituzionali (che includono imprese pubbliche, amministrazioni, istituzioni e associazioni). La nostra tesi č che azioni di governo della rete attraverso nuove forme di management e di meta-management sono tanto piů efficaci quanto piů contribuiscono a supportare e strutturare reti organizzative robuste o che tendono a diventare tali, ossia imprese reti e reti di impresa governate; sono tanto meno efficaci o quanto meno misurabili quanto piů supportano solo processi di networking poco definiti destinati a rimanere tali. Nei termini di Axelsson, policy e management hanno effetto su reti che esprimono a) modelli di relazione fra diverse organizzazioni per raggiungere fini comuni. Hanno un effetto minore o nullo quando le reti di cui si parla sono solo b) "connessioni lasche fra organizzazioni legate da relazioni sociali" o c) un insieme di due o piů relazioni di scambio.
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Baraldi, Mario. « Finalità apparenti e reali del trust : azione di simulazione e azione revocatoria (Trib. Firenze, 25 luglio 2022) ». N° 1 (gennaio-febbraio), no 1 (2 février 2023) : 41–46. http://dx.doi.org/10.35948/1590-5586/2023.234.

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Résumé :
MassimaLa sola allegazione del perseguimento, da parte del disponente, di un fine reale – frodare i creditori – divergente dalla finalità apparente del trust non vale a provare la simulazione del trust. È revocabile ex art. 2901 cod. civ. il trust autodichiarato a beneficio dei discendenti istituito dal disponente-trustee, fideiussore di una s.a.s. nei confronti della banca creditrice agente in revocatoria, successivamente al rilascio della fideiussione: l’eventus damni sussiste per il fatto che nessun ulteriore bene immobile residua nel patrimonio del disponente-trustee, a nulla rilevando che, ai sensi dell’atto istitutivo, il trustee può garantire i debiti verso le banche della s.a.s., pure considerato che mai il trustee si è avvalso di detta facoltà; la scientia damni in capo al disponente-trustee, requisito soggettivo richiesto in considerazione della natura gratuita del trust, si desume dalla qualità di socio della s.a.s. in capo al disponente-trustee (che era quindi a conoscenza del dissesto societario), dalla natura autodichiarata del trust e dal fatto che il disponente-trustee poteva discrezionalmente impiegare i redditi a vantaggio dei beneficiari (così permanendo nella disponibilità dei beni in trust).
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Scotton, Massimiliano. « La reazione dell’ordinamento al trust in frode ai creditori (a margine di alcune recenti pronunce di merito) ». settembre-ottobre, no 5 (6 octobre 2022) : 922–35. http://dx.doi.org/10.35948/1590-5586/2022.192.

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Résumé :
Tesi Nel giudizio revocatorio non si ritengono condivisibili le tesi fatte proprie dalla giurisprudenza sia di merito che di legittimità, secondo le quali l’atto in pregiudizio dei creditori sia costituito anche dall’atto istitutivo del trust e non solo dall’atto di dotazione e che quest’ultimo abbia, comunque, natura gratuita, a prescindere dal rapporto fra disponente e beneficiari. The author’s view In the revocation action, it is not held that the theories adopted by the case-law, according to which the act to the detriment of creditors is also constituted by the trust deed and not only by the deed of endowment, and that the latter is, in any event, gratuitous in nature, regardless of the relationship between settlor and beneficiaries, can be accepted.
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Genovino, Cinzia, et Rosa Maria Caprino. « Il ruolo della banca nel processo di innovazione del modello di business ». ESPERIENZE D'IMPRESA, no 2 (janvier 2021) : 69–105. http://dx.doi.org/10.3280/ei2018-002005.

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Résumé :
Il contributo rappresenta un approfondimento del Rapporto MACREF Strategie di integrazione tra produzioni agroalimentari e turismo ed in particolar modo il ruolo della banca nei processi d'innovazione dei modelli di business per le PMI. Si è cercato di offrire un'analisi critica della letteratura sul tema della scelta relativa alla struttura finanziaria efficiente delle imprese, con particolare riguardo alla realtà delle piccole e medie imprese italiane, ed in particolar modo del settore agroalimentare, attraverso una visione della letteratura empirica sull'argomento. Le PMI si caratterizzano tradizionalmente per l'uso quasi esclusivo di capitale di debito nella copertura del fabbisogno finanziario e presentano di conseguenza una struttura finanziaria quanto mai semplificata, nella maggior parte dei casi composta dal debito bancario da una parte e dal capitale dei soci fondatori dall'altra. In questo momento di crisi e di particolare frammentazione del tessuto societario italiano, in particolar modo quello del comparto agroalimentare, un ruolo determinante è stato rivestito dagli istituti bancari anche come gestori di garanzie e contributi pubblici. La scarsa patrimonializzazione delle nostre aziende, spesso a carattere e proprietà familiare, è stata negli anni supplita con un forte ricorso al credito bancario, dal quale le imprese sono diventate dipendenti a scapito di un corretto equilibrio finanziario. L'intero sistema si trova difronte ad una rieducazione finanziaria, dunque sia le imprese che le banche, quest'ultime spinte dall'innovazione tecnologica e dalla ricerca di redditività, si accingono al superamento della loro tradizionale veste istituzionale legata alla erogazione di credito. Gli istituti di credito possono e stanno quindi trasformando in opportunità tale situazione rivedendo i propri modelli distributivi e di business per diversificare le proprie fonti di reddito concentrandosi sull'offerta di nuovi servizi ad alto valore aggiunto alle imprese, sostenendo lo sviluppo e la crescita economica del nostro paese. Oggi il ruolo trainante della ripresa è infatti rappresentato da quelle imprese che sono innovative, che sanno coniugare la produttività e la tecnologia, che si aggregano tra loro o che si internazionalizzano: è proprio a queste impr- se che il sistema bancario deve guardare offrendo loro un supporto non solo in termini finanziari ma in termini di esperienza, conoscenze, competenza e consulenza.
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Tarini, Federico. « Imposizione «in uscita» e trust a scopo di garanzia (CTR Emilia Romagna, 2 agosto 2021) ». Trusts, no 3 (1 juin 2022) : 483–87. http://dx.doi.org/10.35948/1590-5586/2022.117.

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Résumé :
Massima Il trust autodichiarato istituito da una società allo scopo di garantire i creditori sociali in vista della richiesta di ammissione della disponente alla procedura di concordato preventivo è esente dall’imposta di donazione in quanto non realizza alcun reale arricchimento di beneficiari.
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Mazzacuva, Francesco. « Il trust come condotta distrattiva nel reato di bancarotta fraudolenta prefallimentare (Cass. 28 ottobre 2021, n. 38920) ». Trusts, no 4 (4 août 2022) : 681–83. http://dx.doi.org/10.35948/1590-5586/2022.153.

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Résumé :
Massima Rispondono di bancarotta fraudolenta i due soci illimitatamente responsabili di una S.n.c. – coniugi – i quali abbiano conferito in un trust, istituito in tempi non molto antecedenti la presentazione della domanda di concordato preventivo e comunque quando la crisi aziendale era già manifesta, gli immobili personali (tra cui la casa di abitazione), essendo costoro consapevoli di sottrarre i beni alla garanzia dei creditori.
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Lupo, Eugenia. « Legittimazione passiva del beneficiario di un vincolo di destinazione nel giudizio di nullità (Trib. Pistoia, 7 aprile 2022) ». settembre-ottobre, no 5 (6 octobre 2022) : 864–67. http://dx.doi.org/10.35948/1590-5586/2022.183.

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Résumé :
Massima Nel giudizio per la dichiarazione di nullità di un vincolo di destinazione ex art. 2645-ter cod. civ. la beneficiaria vitalizia del vincolo è legittimata passiva. È nullo il vincolo di destinazione ex art. 2645-ter cod. civ. istituito al fine di conservare e incrementare il valore dei beni che sono oggetto e assicurare il godimento dei redditi e del capitale al costituente e a sua moglie vita natural durante e, successivamente alla loro morte, ai loro discendenti, in quanto un simile vincolo – insistente sulla totalità del patrimonio immobiliare del costituente – realizza soltanto una segregazione patrimoniale in danno dei creditori, garantendo al costituente stesso la gestione unica del patrimonio vincolato.
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Tonelli, Annapaola. « Il trustee sempre più protagonista nelle strategie concorsuali : il peculiare caso di un concordato bolognese ». Trusts, no 6 (1 décembre 2022) : 1158–62. http://dx.doi.org/10.35948/1590-5586/2022.228.

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Résumé :
Sunto Nell’ambito di un concordato preventivo ex art. 161, comma 2 e 3 L.F., il Tribunale di Bologna ricorrere al trust di scopo per risolvere un delicato conflitto di interessi a carico della classe dei creditori obbligazionisti, risultanti anche gli acquirenti all’asta dell’intero capitale sociale dell’impresa in concordato, per il tramite di una Newco Lussemburghese costituita ad hoc. Per la prima volta in Italia, piano e proposta concordataria sono stati presentati al ceto creditorio a firma di un trustee, del tutto terzo rispetto alla Newco acquirente e all’impresa in concordato. Grazie al trust istituito, la Newco ha potuto votare all’adunanza dei creditori alla quale diversamente sarebbe stata esclusa ex art. 177, comma 4, L.F. Gli elementi di internazionalità presente nell’operazione complessiva hanno comportato l’espletamento di una accurata procedura di verifica ex L. 21 novembre 2007, n. 231.
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Thèses sur le sujet "Istituto di credito"

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Gibertoni, Luca <1991&gt. « Le view sull'ambiente economico futuro e il loro impatto sul profilo di rischio della banca : autorità di vigilanza e istituto di credito possono conciliare prospettive contrapposte ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/7238.

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Le linee guida sul processo SREP emanate dall'EBA nel dicembre 2014 richiedono che la valutazione della sostenibilità delle strategie bancarie sia parte integrante del processo di revisione e valutazione prudenziale degli istituti di credito. Le strategie bancarie sono fondate su ipotesi circa l'ambiente economico futuro, inoltre influenzano il profilo di rischio attuale e futuro della banca. L'organo di vigilanza potrebbe ritenere tali view sull'ambiente economico futuro incoerenti e contestare l'attuazione di alcune strategie. L'istituto di credito e il soggetto vigilante dovrebbero dialogare tra loro al fine di ricercare una soluzione condivisa al problema. La tesi servendosi della teoria della negoziazione e analizzando gli interessi delle due controparti, propone un modello di risoluzione che bilancia la libertà d'impresa della banca con gli obbiettivi di stabilità e efficienza dell'istituto di vigilanza
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Farese, Giovanni. « Dare credito all'autarchia : l'IMI e la politica industriale del fascismo, 1936-1943 ». Doctoral thesis, Luiss Guido Carli, 2008. http://hdl.handle.net/11385/200747.

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Résumé :
Antecedenti e precedenti dell'autarchia economica fascista. Gli interessi e le teorie delle autarchie. Gli assetti istituzionali dell'IMI e il finanziamento dell'autarchia. I mutui dell'IMI: attori, settori e obiettivi.
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BISCEGLIE, M. DI. « QUALITÀ DEL LAVORO E QUALITÀ DELLA VITA:INDAGINE TRA I DIPENDENTI DI ISTITUTI DI CREDITO ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2011. http://hdl.handle.net/2434/157380.

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Résumé :
In the last decades, sudden changes in the labour market and in particular in the bank working environment, generated new challenges for workers as well as deep changes not only at working level, but to an extent that professional identity is concerned. Bank employees show low job satisfaction and health conditions, and the cases of bank employees at risk of burnout are increasing. The present study lies within the theoretical frame of positive psychology, a science movement aiming at investigating well-being as a complex construction, studied following two approaches: the hedonic paradigm, including researches considering well-being as search for pleasure and happiness, and the eudaimonic paradigm, including researches considering well-being as fulfillment of the human potential. 113 bank employees (58 women, 54 men, mean age 40.6) were submitted a series of questionnaires including the Life Theme questionnaire (LT), which investigates the life theme, i.e. activities, interests and goals cultivated with time by individuals, as well as Eudaimonic and Hedonic Happiness Investigation (EHHI), which investigates the main components hedonic and eudaimonic of participants’ happiness and well-being, aiming at investigating the main components of bank employees’ well-being and building up effective healthy promotion measures. The main result is that interpersonal relationships are perceived as the main source of well-being and discomfort in the working environment. Well-being promotion measures should be aimed at increasing the active participation of workers in the company’s goals pursue, creating empowered working teams and increase relational competencies.
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Scola, Carlo Alberto. « Valutazione della sicurezza delle comunicazioni con i principali istituti di credito online ». Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/14741/.

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Résumé :
In questa tesi sono stati studiati in maniera approfondita i protocolli crittografici SSL/TLS mettendone in risalto le potenzialità così come le debolezze in correlazione all'uso con HTTPS. Sono stati studiati gli aspetti relativi ai certificati, all'infrastruttura a chiave pubblica e sono stati riportati vari tipi di attacchi conosciuti alla sicurezza delle comunicazioni. Successivamente, lo scopo del progetto è stato quello di sviluppare un tool per l'analisi passiva delle comunicazioni HTTPS di un sito web. In particolare il tool ha permesso di individuare ed identificare errate configurazioni e problemi legati alla sicurezza del server web. Infine si è adoperato il tool per analizzare, in anonimato, alcuni istituti di credito italiano.
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Di, Stasi Donato. « Modelli di risk management nel project financing:case studies ed implicazioni per gli istituti di credito bancari ». Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2016. http://hdl.handle.net/10556/2108.

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Résumé :
2014 - 2015
L’attività di ricerca si inserisce nell’ambito del Risk Managament, con specifico riferimento al Risk Analysis e Risk Allocation applicati alla finanza strutturata. Le attività di Risk Management, con specifico riferimento al project financing, si articolano in una prima fase nell’identificazione dei rischi e in una successiva fase nell’allocazione e distribuzione degli stessi tra i partecipanti all’operazione. L’obiettivo principale è stato di analizzare i rischi che si manifestano nelle operazioni di Project Financing e sviluppare modelli di valutazione per stimare il livello di rischiosità di un progetto al fine di minimizzare e gestire la volatilità dei flussi di cassa e mantenere un profilo rischio-rendimento del progetto accettabile per i tutti i soggetti coinvolti nell’operazione. La volatilità infatti può negativamente condizionare il valore del progetto, un’attenta analisi dei rischi può evitarlo o almeno ridurre i suoi effetti. Il presente lavoro descrive due modelli, il cui fine è la stima della rischiosità del progetto, l’utilizzo di derivati finanziari per controllare il rischio di domanda, l’applicazione degli alberi binomiali come valida alternativa per l’analisi di sensitività e in ottica delle disposizioni di Basilea un’analisi quantitativa di progetti a partire dal rating del progetto. Una delle fasi più critiche di un Progetto di Finanza è quella relativa alla fase di configurazione della struttura finanziaria, ovvero il mix tra debito e capitale che a sua volta determinerà la leva finanziaria. Il primo modello sviluppato in questo lavoro ha come obiettivo principale quello di proporre una ipotesi di struttura finanziaria, che sia in linea con i profili delle società operanti nello stesso business del progetto. . Il secondo modello proposto misura il rischio per le differenti tipologie di opere (calde, fredde e tiepide), utilizzando la consueta formula di misurazione rischio: Rischio=Impatto∗Probabilità In particolare, la stima dell’impatto è stata determinata distribuendo un questionario mentre la probabilità è stata calcolata con un processo di AHP (Analytic hierarchy Process) considerando l’unicità del progetto. Si e ritenuto indispensabile, infine, un approfondimento circa i possibili ruoli delle banche, necessario per comprendere meglio alcuni concetti nodali rispetto al rating e al pricing di un progetto. Nell’ultimo capitolo sono state trattate le valutazioni e le considerazioni di base, in ottica Risk Management e in ottica Basilea, che una banca è chiamata a sviluppare prima di decidere se partecipare o meno ad una operazione in project. [a cura dell'autore]
XiV n.s.
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Mincioni, Giorgio. « Risk appetite e risk tolerance : strumenti di supporto agli istituti di credito per l'assunzione di rischi in tempi di crisi ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/6356/.

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Résumé :
Negli ultimi anni l’attenzione di legislatori e degli Organi di Vigilanza, in base alle riforme regolamentari attivate in risposta alla crisi economica, si sono focalizzate sulle pratiche di risk management delle Banche, sottolineando l’importanza dei sistemi di controllo e gestione dei rischi. Il presente lavoro nasce con l’intento di analizzare e valutare le caratteristiche salienti del processo di assunzione e gestione dei rischi nel sistema economico finanziario attuale. Numerosi e autorevoli esperti, come gli operatori del Financial Stability Board , Institute of International Finance e Senior Supervisory Group, si sono espressi sulle cause della crisi finanziaria ed hanno sollevato dubbi circa la qualità delle azioni intraprese da alcuni manager, sulle loro politiche gestionali e sulla comprensione delle reali condizioni in cui versavano le loro Banche (in termini di esposizione ai rischi, report da aggregazione dati su performance aziendali e qualità dei dati aggregati) , si è ritenuto giusto dal punto di vista teorico approfondire in particolare i temi del Risk Appetite e Risk Tolerance, novità introdotte nelle diverse direttive e normative in risposta alle citate ed ambigue politiche di gestione ed assunzione rischi. I concetti, qui introdotti, di appetito e tolleranza al rischio conducono ad una ampia sfera di riferimento che guarda alla necessità di fissare degli obiettivi di rischio e loro limiti per poter meglio controllare e valutare la stabilità economica/finanziaria e stimare gli effetti di condizioni peggiorative (reali o soltanto teoriche, come gli stress test) sulla solvibilità e profittabilità delle Banche nazionali ed internazionali. Inoltre, ad integrazione di quanto precedentemente esposto sarà illustrata una survey sulla disclosure delle principali Banche europee in relazione alle informazioni sul Risk Appetite e sul Risk Tolerance.
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Sinigaglia, Elisabetta <1987&gt. « VALORIZZAZIONE DELLE COLLEZIONI D'ARTE BANCARIE A SEGUITO DEL FENOMENO AGGREGATIVO DEGLI ISTITUTI DI CREDITO ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2650.

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Résumé :
Traendo spunto dallo studio dei progetti attuati dai principali players bancari italiani ed europei nel campo della gestione e valorizzazione delle collezioni d'arte, si è analizzato il caso del Gruppo Banco Popolare descrivendo le politiche aziendali ed i traguardi raggiunti nella gestione del patrimonio artistico, dalla fusione del 2007 ad oggi. Lo scopo dell’indagine è di individuare le ragioni politiche, economiche e di marketing, che spingono gli istituti di credito ad investire, proprio in questi anni di crisi, ingenti risorse in progetti ad elevato contenuto culturale e la tendenza di alcuni di essi di spogliarsi dai panni di moderni mecenati per dar vita a veri e propri progetti museali. Sulla base del modus operandi dei gruppi bancari esaminati, si ipotizzerà un modello di progettualità futura da proporre al Gruppo Banco Popolare.
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BENEDETTO, F. DI. « LA PROTEZIONE DEI SETTORI STRATEGICI EUROPEI ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2016. http://hdl.handle.net/2434/345493.

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Résumé :
“The Protection of the European Strategic Sectors”. The kind of protection that is at the heart of this doctoral thesis is the defence of the strategic companies established in the European Union (EU) from takeovers by foreign investors, that is to say investors from countries which are not part of the European Economic Area. This work aims, on the one hand, at outlining the main features of a screening mechanism of foreign investments at the EU level and, on the other, at identifying the proper legal basis in the EU Treaties for its establishment. Chapter 1 contains a non-exhaustive list of the European strategic sectors which consist in all the economic sectors in which the EU or its Member States have adopted rules to limit foreign investors’ right to acquire participations in strategic companies for reasons of public security. Indeed, the Court of Justice of the EU (CJEU) used the expression “strategic sectors” in relation to undertakings whose activities are deeply linked to the protection of public security. The EU notion of public security contains both internal and external security, but also the production of goods and the supply of services which are essential for the very existence of a country. Chapter 2 provides a comparative study of the present situation of strategic enterprises’ protection in three EU Member States (Germany, Italy and France). It shows that a fragmented landscape of foreign investment control rules adopted by national authorities represents both a constraint to an efficient internal market of capital movements, and a limit to an effective protection of the European strategic sectors. By contrast, an EU foreign investment control mechanism could lead to a less fragmented system of strategic companies’ protection, which would be able to encourage foreign investments. At the same time, a single EU body of foreign investment control should be more efficient in order to protect EU public security. Moreover, unlike Member States measures such as “golden shares”, this mechanism could enjoy a greater degree of compatibility with the fundamental freedoms of the Treaties. In effect, the CJEU recognises a “presumption of conformity” with the freedoms of movement to the EU secondary legislation which pursues objectives of general interest like the protection of public security. Chapter 3 analyses the most significant experience of foreign investment control at the global level, the Committee on Foreign Investment in the United States, in order to understand if it could be a suitable model for the establishment of a similar body in the EU, the Committee on Foreign Investment in the EU (CFIEU). Once outlined the key aspects of the CFIEU, chapter 3 focuses on the search of the most proper legal basis in the EU Treaties for its establishment. The study tries to demonstrate that Article 207(2) TFEU on unilateral measures of Common Commercial Policy (CCP) could be the right legal basis for the creation of the CFIEU. Indeed, after the Lisbon Treaty, the CCP has become an exclusive competence of the EU which also encompasses the admission and the treatment of foreign direct investments. In conclusion, chapter 3 tries to figure out the implications of the establishment of the CFIEU both on Member States competences (especially their exclusive competence on national security by virtue of Article 4 TEU), and on the international obligations undertaken by the EU towards third countries, with particular reference to the World Trade Organisation rules and international investment law.
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MOTTI, CINZIA. « Gli istituti di credito mobiliari nell'ordinamento bancario italiano ». Doctoral thesis, 1988. http://hdl.handle.net/1234/126195.

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Livres sur le sujet "Istituto di credito"

1

Ostuni, Maria Rosaria, et Alberto Baccini. Artigiancassa, da istituto di credito speciale a banca per le imprese artigiane, 1953-2001. Firenze : Giunti, 2002.

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2

Dare credito all'autarchia : L'IMI di Azzolini e il governo dell'economia negli anni Trenta. Napoli : Editoriale scientifica, 2009.

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3

Farese, Giovanni. Dare credito all'autarchia : L'IMI di Azzolini e il governo dell'economia negli anni Trenta. Napoli : Editoriale scientifica, 2009.

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4

Conti, Giuseppe. La politica aziendale di un istituto di credito immobiliare : Il Monte dei Paschi di Siena dal 1815 al 1872. Firenze : Leo S. Olschki, 1985.

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5

La politica aziendale di un istituto di credito immobiliare : Il Monte dei Paschi di Siena dal 1815 al 1872. Firenze : L.S. Olschki, 1985.

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6

Sabino, Cassese, dir. Il Credito italiano e la fondazione dell'I.R.I. : Atti del convegno di studio, Socrea, Società scientifica e di ricerca, Palazzo Visconti, Milano, 4 ottobre 1989. Milano : Libri Scheiwiller, 1990.

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7

Antonio, Paolucci, dir. La banca di Cambiano e i suoi primi 120 anni : Origini, storia e prospettive del più antico istituto di credito cooperativo d'Italia, 1884-2004. [Florence, Italy] : L.S. Olschki, 2004.

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8

author, Piola Caselli Fausto, dir. Filantropia e credito : Atlante dei documenti contabili dalla Compagnia all'Istituto bancario San Paolo di Torino (secoli XVI-XX). Firenze : Leo S. Olschki, 2020.

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9

Paolo, Mottura, dir. La Gestione degli istituti di credito industriale. Milano : Giuffrè, 1985.

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10

Bagella, Michele. Gli istituti di credito speciale : Da istituti di credito ad intermediari specializzati : trent'anni di attività nei mercati del credito e nella finanza (1963-1998). Milano, Italy : Franco Angeli, 1999.

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