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Thèses sur le sujet « Investigazioni »

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Lo, Iacono Francesco. « Le intercettazioni telematiche nel sistema delle investigazioni digitali ». Doctoral thesis, Università di Catania, 2014. http://hdl.handle.net/10761/1620.

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Résumé :
L evoluzione scientifica e tecnologica degli ultimi decenni ha radicalmente rivoluzionato le molteplici forme di interazione tra persone, potenziandone la velocità di trasmissione del pensiero e fornendo strumenti di azione e comunicazione dotati di incredibile efficacia. La crescente rilevanza che in un mondo sempre più interconnesso e globalizzato ha assunto, in particolare, la comunicazione informatica e telematica, ha reso non più rinviabile la previsione di norme volte, da un lato, a tutelarne la libertà e segretezza così come richiesto e prescritto dalla Costituzione - e, dall altro, a regolamentarne in modo più incisivo ed efficace le differenti forme di intrusione (o il loro utilizzo a fini criminali) oltre che la necessaria captazione a fini investigativi. Le variegate forme di comunicazione per via informatica e telematica nell ambito degli eterogenei rapporti interpersonali di tipo ludico, commerciale, amministrativo ma anche, ovviamente, criminale hanno ormai raggiunto, dopo anni di straordinaria espansione e diffusione, un ruolo centrale ed irreversibile nella società contemporanea, di talché una piena conoscenze delle problematiche giuridiche e tecniche sottese a tali realtà deve ritenersi bagaglio ormai indispensabile anche nell ambito della generalità delle investigazioni penali.
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2

BABETTO, LUCA. « Investigazioni teoriche di parametri di emissione dipendenti dalla temperatura in termometri molecolari a base di ioni lantanoidei ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2022. http://hdl.handle.net/11577/3447535.

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Résumé :
In questa tesi di dottorato, dedicata allo studio di sistemi molecolari luminescenti a base di ioni lantanoidei con applicazioni in termometria, sono state esplorate ed applicate tecniche di calcolo quantistico non routinarie al fine di determinare parametri e caratteristiche molecolari indispensabili per la comprensione dei meccanismi alla base della dipendenza dalla temperatura delle proprietà ottiche di luminescenza. Dopo una breve introduzione dedicata alla descrizione di questi sistemi, sono state descritte le basi teoriche necessarie per la comprensione delle simulazioni numeriche; successivamente, sono stati allegati alla tesi gli articoli scientifici pubblicati su riviste internazionali in cui sono stati riportati e discussi i risultati degli esperimenti numerici. Il tipo di modellizzazione adottato ha reso possibile non solo la razionalizzazione delle caratteristiche ottiche dei composti presi in considerazione, ma ha permesso la previsione del comportamento di sistemi molecolari non ancora caratterizzati.
In this Ph.D. thesis, centred around the study of lanthanide-based luminescent mo-lecular systems with applications in thermometry, several high-level quantistic calculation techniques have been explored; these have been applied to determine parameters and molecular characteristics, which are useful for the comprehension of the underlying mechanisms defining the temperature dependence of the optical properties. After a brief introduction in which the general nature of the systems is discussed, theoretical bases of numerical simulations are illustrated; scientific articles published on international journals with peer review and describing the theoretical modeling results are also included. Theoretical tools obtained from these studies allow not only to rationalise the optical characteristics of the investigated systems, but also to predict the behaviour of systems which have not yet been char-acterised.
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3

Nocerino, Wanda. « Il captatore informatico.Strumento investigativo “obsoleto” ma ancora privo di una stabile disciplina normativa ». Doctoral thesis, Università di Siena, 2020. http://hdl.handle.net/11365/1119826.

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Résumé :
La rivoluzione informatica dell’ultimo tempo ha profondamente cambiato le abitudini degli individui, incidendo prepotentemente sul modo di vivere, di comunicare, di interagire e di intendere le relazioni interpersonali; di conseguenza, anche le modalità di concretizzazione delle più o meno tradizionali species delittuose sono mutate, adattandosi e plasmandosi in ragione di un rinnovato contesto sociale, politico ed economico. La metamorfosi culturale, in sostanza, ha imposto un mutamento del sistema penale, incidendo inevitabilmente sulle scelte di politica-criminale volte ad adeguare la risposta penale all’effettiva esigenza o emergenza da contenere. Di qui, allo sviluppo tecnologico fa da pendant il mutamento ontologico delle fattispecie di reato: per un verso, la criminalità, abbattendo i troppo angusti confini interni, assume i connotati della transnazionalità, dispiegando le sue potenzialità ubicumque; per l’altro, muta le sue caratteristiche tradizionali per manifestarsi interamente sulla rete (c.d. cybercrime), ovvero per il tramite della rete (c.d. computer crime). Su un versante più propriamente processuale, si registra un frenetico ricorso a nuovi strumenti di indagine ad alto contenuto tecnologico che risultano indispensabili a rendere effettiva la lotta contro le più evolute forme di criminalità. Progredendo, infatti, con straordinaria velocità tanto le tecnologie di captazione - che diventano sofisticate ed invasive - quanto le tecniche di elusione di ogni captazione possibile - che si affidano all’impenetrabilità degli apparecchi utilizzati, all’inaccessibilità di particolari reti di captazione ovvero all’adozione di sistemi di criptazione dei messaggi scambiati -, risulta imprescindibile affidarsi ad avanzati strumenti tecnologici per penetrare canali criminali di comunicazione o scambio di informazioni utilizzati per la commissione di reati di particolare allarme sociale. Proprio in questo contesto, i captatori informatici rivestono un ruolo centrale nelle investigazioni di polizia, dal momento che, abbattendo i tradizionali sistemi di cifratura e le eventuali tecniche di anti forensics, offrono la possibilità di un pieno controllo del sistema su cui vengono inoculati. Sin dall’inizio del percorso evolutivo che ha condotto ad una regolamentazione del “nuovo” strumento investigativo nel 2017 (D.lgs. 29 dicembre 2017, n. 216, recante “Disposizioni in materia di intercettazioni di conversazioni o comunicazioni, in attuazione della delega di cui all'articolo 1, commi 82, 83 e 84, lettere a, b, c, d ed e, della legge 23 giugno 2017, n. 103”, in Gazz. uff., 11 gennaio 2018, n. 8), è emersa la straordinaria polivalenza del virus informatico, capace di realizzare, attraverso un meccanismo tecnologico di semplice implementazione, gli effetti di una pluralità di mezzi di ricerca della prova, sia tipici che atipici: le intercettazioni telefoniche, ambientali, di comunicazioni informatiche o telematiche, la perquisizione di un sistema informatico o telematico, il sequestro di dati informatici, le videoriprese, il pedinamento elettronico. Il tutto, per giunta, nei confronti di una cerchia di soggetti potenzialmente indeterminata, costituta da tutti coloro che ricadono nel raggio di azione del dispositivo “infetto”. Proprio in ragione della sua intrinseca poliedricità, il captatore informatico per lungo tempo è stato impiegato nel procedimento penale per scopi assai diversi: talvolta, come strumento investigativo inedito per condurre atti “tipici” di indagine ossia espletare tradizionali mezzi di ricerca della prova; talaltra, per condurre atti di indagine del tutto “nuovi” e di difficile inquadramento giuridico, sperimentando nuove categorie di mezzi di ricerca della prova atipici; altre volte ancora per condurre contemporaneamente tutte le attività investigative tipiche e atipiche contemporaneamente. La peculiarità dello strumento in esame, tuttavia, non rileva esclusivamente nella sua polivalenza funzionale, risultando caratterizzato da un esasperato protagonismo che lo rende indispensabile non solo nella fase procedimentale delle indagini preliminare ma anche durante l’espletamento delle investigazioni preventive. Più precisamente, il malware non trova impiego esclusivo nelle indagini di polizia strictu sensu intese, risultando ampiamente utilizzato anche nella fase volta all’esplorazione dei dati funzionali alla ricerca della notitia criminis: a fronte di un sostanziale mutamento del sistema penale che arretra i suoi argini ad una fase pre-procedimentale, il captatore informatico diventa lo strumento privilegiato con il quale gli operatori danno luogo ad intercettazioni e controlli preventivi sulle comunicazioni (art. 226 disp. att. c.p.p.) che, come noto rappresentano tipici strumenti, non propriamente di indagine ma di investigazione, impiegati dalle Forze di polizia e dagli organi di intelligence governativa per evitare la commissione di gravi reati di criminalità organizzata e terrorismo. Ma non solo. Al di là di questa species di indagine preventiva, nella prassi investigativa esistono altre forme di sorveglianza “anticipata” che, pur non trovando espressa regolamentazione, risultano assai utili nella prevenzione del crimine, in quanto indirizzate all’acquisizione di informazioni necessarie a far emergere sospetti che legittimano il compimento delle attività preventive tipizzate ovvero elementi funzionali alla formazione della notizia di reato. Simili attività monitoranti vengono eseguite mediante l’ausilio di strumenti iper tecnologici che, facilitando la raccolta massiva di dati e di informazioni, configurano quali strumenti privilegiati per espletare attività di sorveglianza non mirata, funzionale al controllo ex ante di gruppi di soggetti non identificati ma individuati sulla scorta dei criteri elaborati attraverso l’uso proattivo dei dati, funzionali, almeno in tesi, a svelare sospetti criminali o terroristi ancora ignoti. A fronte di una simile poliedricità funzionale e occupazionale, nessun dubbio può sorgere sulla speciale utilità – per non dire “indispensabilità” – di un simile strumento in una fase storica che ha conosciuto una rapidissima evoluzione sia del sistema globale delle comunicazioni sia delle modalità di azione degli ambienti criminali. Altrettanto evidente è, però, la particolare dimensione del pericolo per i diritti e le libertà insito nella straordinaria invasività delle nuove tecniche acquisitive che possono determinare un controllo totale e totalizzante della vita di un numero assai elevato di individui, anche solo indirettamente coinvolti nel circuito processuale o, addirittura, completamente estranei allo stesso. E così l’essere umano, portatore di valori, prerogative e garanzie, si trasformerebbe nell’hitleriano “uomo di vetro”, «sospetto e cattivo cittadino [perché] intende mantenere spazi di intimità o di esercizio libero di diritti». Di fronte ad un così tangibile cambiamento culturale, lo studioso non può rimanere confinato nel suo habitat naturale senza avere contezza del mutamento che lo circonda; al giurista è chiesto di «scendere nell’arena» dove il diritto processuale penale deve fare i conti con i difficili problemi dell’attuale società. Dismessi i panni di puro “umanista”, lo studioso del diritto finisce per assumere le vesti di un «giurista tecnologico» che è capace di adeguare il diritto alla realtà contingente: come, infatti, sostenuto, «al progresso inevitabilmente deve adeguarsi il processo, pena la trasformazione [dello stesso] in un’arma spuntata, inidonea a raggiungere lo scopo». Tuttavia, il cambiamento atteso non è di facile concretizzazione. Quello delle scientiae forensi è un terreno assai impervio che risulta quanto mai scivoloso per il giurista; una zona grigia, oscura e, al contempo, pericolosa per i “tradizionalisti”, non solo perché impone una metamorfosi, una rinnovazione, un cambiamento ma anche nell’ottica di un possibile depauperamento del sostrato culturale che governa il sistema. In effetti, in questa naturale tensione verso l’etere digitale si profila il rischio della potenziale deriva tecnicista del giurista che può cedere all’eccesso e approcciarsi al sistema senza tener conto dei principi che lo governano, anelando ad una rinnovazione del processo penale al fine della rigorosa ricerca del vero e della verità, finendo per rinnegare gli stessi valori che lo hanno ispirato. La difficoltà in cui il “moderno” giurista si trova, dunque, è la frenetica ricerca dell’equo bilanciamento tra accertamento del fatto - facilitato dal frequente utilizzo di nuovi strumenti di indagine ad alto potenziale tecnologico - e tutela dei diritti fondamentali di ogni individuo; ricerca che non può spingersi fino a determinare un’eterogenesi dei fini, laddove le derive antiformalistiche, avallate sempre più spesso dal legislatore e dalla giurisprudenza costituzionale e sovranazionale, allontanano il sistema dall’ineludibile principio di legalità processuale che presidia la tutela dei valori fondanti l’ordine costituito .
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4

Cennamo, Alice <1977&gt. « Le investigazioni difensive e le attività di Polizia Scientifica : correlazioni e divergenze normative e metodologiche ed analisi degli ambiti di applicazione ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2810/1/CennamoAliceTesi.pdf.

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Cennamo, Alice <1977&gt. « Le investigazioni difensive e le attività di Polizia Scientifica : correlazioni e divergenze normative e metodologiche ed analisi degli ambiti di applicazione ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2810/.

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Sacchetti, Silvia. « Analisi delle problematiche di sicurezza del volo nei velivoli dell'aviazione generale ». Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Résumé :
Il settore aeronautico è considerato il più sicuro del mondo dei trasporti: tuttavia il numero di inchieste aperte per incidenti coinvolgenti i velivoli di aviazione generale risulta superiore e significativo rispetto ai casi riguardanti aeromobili dell’aviazione commerciale. Obiettivo della tesi è dunque analizzare la sicurezza dei cieli italiani nel periodo 2010-2017, per quanto riguarda i velivoli dell’aviazione generale, prendendo come fonti principali le relazioni d’inchiesta pubblicate dall’ANSV (Agenzia Nazionale per la Sicurezza del Volo). Il lavoro si articola in quattro fasi: definizione dei concetti base del settore delle investigazioni aeronautiche, tra i quali inchiesta di sicurezza e relazione di inchiesta, elaborazione dei dati statistici, approfondimento delle cause di incidenti aerei riguardanti velivoli di aviazione generale e lavoro aereo (a loro volta suddivise in fattore umano, tecnico e ambientale) e analisi delle problematiche relative alla sicurezza del volo.
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Spinelli, Adriano. « Responsabilità degli enti e reati informatici : profili sostanziali e processuali ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2013. http://hdl.handle.net/10077/8627.

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Résumé :
2011/2012
L’ingresso, all’alba del nuovo millennio, della responsabilità penale delle persone giuridiche ha rappresentato una innovazione di non poco momento nel panorama giuridico italiano. Superato il dogma societas delinquere non potest, l’impresa diviene imputabile per i reati commessi, nel suo interesse o a suo vantaggio, da persone ad essa intranee. Altro intervento legislativo di particolare rilievo è dato dalla legge sulla criminalità informatica del 18 marzo 2008 n. 48; con essa si rinnova la disciplina dettata nei primi anni Novanta dello scorso secolo, con la l. 23 dicembre 1993 n. 547. I primi capitoli del presente lavoro mirano a coniugare le tematiche accennate, prendendo spunto dall’introduzione nel d.lgs. 8 giugno 2001 n. 231 dell’art. 24-bis, attraverso il quale la responsabilità dell’ente viene in essere laddove siano commessi crimini informatici. In particolare, delineati nel primo capitolo i profili storico-comparatistici della responsabilità “penale” dell’impresa, nel secondo capitolo viene ricostruito il complesso meccanismo di imputazione elaborato dal legislatore italiano: l’interesse o il vantaggio dell’ente derivante dal reato commesso da un “apicale”, ovvero da un “subordinato”. Segue l’analisi dei modelli di organizzazione, gestione e controllo previsti dagli artt. 6 e 7 d.lgs. n. 231 del 2001, dei quali si espongono ed esaminano la struttura e la funzione. Il terzo capitolo concerne il menzionato art. 24-bis del decreto. Premessi taluni cenni circa l’evoluzione legislativa in materia di criminalità informatica, l’attenzione si focalizza sul contenuto del dettato normativo: i reati presupposto puntualmente individuati, da un lato, e le sanzioni (e misure cautelari) previste, dall’altro lato. Il quarto ed ultimo capitolo ha ad oggetto le disposizioni processuali della l. n. 48 del 2008, con le quali si è proceduto alla tipizzazione dei mezzi di ricerca della prova digitale: ispezione, perquisizione e sequestro di dati informatici. Una innovazione di non poco conto, si diceva, la quale, tuttavia, desta talune perplessità. Poste in luce le molteplici criticità evidenziate dalla dottrina, sono suggeriti alcuni interventi correttivi, necessari per garantire la corretta elaborazione dell’evidenza digitale.
XXV Ciclo
1984
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PERSURICH, CHRISTIAN FABIO. « Il ruolo dei fattori investigativi nelle indagini complesse di omicidio : il caso italiano ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2020. http://hdl.handle.net/10280/71079.

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Résumé :
Gli studi sulla risolvibilità dei casi di omicidio si sono tradizionalmente focalizzati sull'esame dei fattori relativi alle caratteristiche delle vittime o degli autori oppure sulle circostanze che caratterizzano l’evento omicidiario. Vi è infatti una certa carenza di ricerche finalizzate ad accertare la potenziale influenza dei fattori legati al processo investigativo sul positivo esito delle indagini. Ciò è dovuto principalmente alle difficoltà legate all'ottenimento dei dati necessari, che non possono essere recuperati nelle banche dati di polizia su cui tali studi si basano abitualmente, ma possono essere ottenuti solo attraverso la cooperazione degli investigatori stessi. Attraverso la distribuzione di un sondaggio a quasi un centinaio di investigatori appartenenti all’Arma dei Carabinieri, questa ricerca ha identificato una serie di fattori investigativi alcuni dei quali sono risultati positivamente correlati con la soluzione dei casi di omicidio trattati. Più specificamente, i risultati emersi dall'analisi statistica descrittiva e inferenziale hanno corroborato le ipotesi di partenza, secondo cui l'implementazione di alcune buone pratiche associate ad un’efficace gestione delle risorse umane, alla scrupolosa esecuzione delle attività condotte sulla scena del crimine, nonché ad alcune specifiche strategie e tecniche investigative possono aumentare significativamente la soluzione dei casi. Il presente studio contribuisce al dibattito accademico in primo luogo introducendo un approccio olistico attraverso il quale valutare l'effetto dei fattori investigativi sulla risoluzione di quei casi di omicidio che richiedono un certo livello di sforzo investigativo da parte delle forze di polizia e, in secondo luogo, proponendo alcune innovative prospettive attraverso le quali superare i limiti della letteratura esistente.
Research on homicide clearance has traditionally focussed on examining factors pertaining to the characteristics of the victims or perpetrators or the circumstances surrounding the murder. There has been a relative dearth of research addressing the potential influence of investigative factors on the positive outcomes of murder investigations. This was primarily due to the difficulties involved in obtaining the requisite data, which cannot be found in the police databases that such studies routinely rely on, but rather can only be obtained via the cooperation of detectives themselves. Through administering a survey to almost one-hundred Italian Carabinieri homicide detectives, this research identified a number of investigative factors that have been observed in previous studies, of which some were found to be positively correlated with clearance. More specifically, the findings emerging out of the descriptive and inferential statistical analysis conducted for the purposes of this research corroborated the study’s hypotheses, which posited that the implementation of certain best practices associated with human resource management, crime scene activities, investigative strategies and techniques can positively impact upon homicide clearance. The present study contributes to academic debates on homicide clearance, firstly, by introducing a holistic approach through which to evaluate the effect of investigative factors on solving those murder cases which require a certain level of investigative effort on the behalf of the police, and secondly, by presenting avenues through which to overcome the limitations in extant literature.
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MASSALINI, SIMONE. « Investigazione del ruolo biologico di reelin, proteina extracellulare cerebrale, nelle cellule staminali neurali murine dell’adulto ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/1083.

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Résumé :
Le cellule staminali neurali sono presenti, nel cervello dei mammiferi, in quelle aree dove la neurogenesi è mantenuta durante tutta la vita dell’organismo. Una caratteristica importante riguarda la loro abilità di proliferare e migrare nella materia cerebrale attratte dai siti di danno indotto, per esempio, da numerose malattie degenerative e dai tumori cerebrali. Il punto focale del mio dottorato è stato quello di studiare il ruolo di Reelin, proteina della matrice extracellulare fortemente implicata nello sviluppo cerebrale, nelle cellule staminali neurali murine. Mettendo a confronto le cellule “selvatiche” con quelle estratte da topi reeler, caratterizzate dalla mutazione negativa spontanea nel gene, ho osservato che l’assenza di Reelin rallenta la proliferazione delle cellule staminali neurali, così come la formazione delle neurosfere, aggregati sferici in sospensione tipici della crescita in vitro di queste cellule. Inoltre ho dimostrato un ruolo della proteina nel potenziale di differenziazione, favorendo la neuronogenesi in vitro senza modificarne la gliogenesi. Infine ho riscontrato l’incapacità delle cellule reeler di migrare nello stato aggregato chiamato “a catena”, la modalità di migrazione caratteristica delle cellule staminali neurali in vivo. Tutti questi effetti sono parzialmente recuperati dalla somministrazione della proteina esogena alle cellule reeler o con la diretta ingegnerizzazione per ripristinarne l’espressione endogena. Le conclusioni ricavate dal mio studio assegnano a Reelin un ruolo chiave nella biologia delle cellule staminali neurali adulte, intervenendo nella proliferazione, nel differenziamento e nella migrazione, le tre principali caratteristiche che guidano il processo di rigenerazione del tessuto danneggiato.
In the adult mammalian brain, multipotential neural stem cells persist throughout life in those areas where neurogenesis is maintained. A distinctive trait of these cells is their ability to self-renew and to migrate through brain matter to sites of injury, such as those of occurrence of gliomas and neurodegenerative deseases. The aim of my doctorate study was the role of Reelin, an extracellular matrix protein deeply involved in brain development, in newborn mouse neural stem cells (NSCs). By comparing wild type and Reelin knock out reeler stem cells, I show that the absence of Reelin negatively affects proliferation and neurosphere-forming ability, as well as in vitro neuronal differentiation potential. Notably, reeler NSCs are not able to migrate in chains, a migration mode typical of neural precursors homing to injury sites in adult CNS. All these effects are partially rescued by ectopic Reelin supplementation. Overall, my results indicate that Reelin affects all three major features of post-natal NSCs, and that it is required for the proper homing of NSCs to injury sites in adult brain.
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Banchi, Francesca <1986&gt. « Dal giudice all’investigatore : evoluzione di una figura letteraria. Elementi di diritto penale nelle storie cinesi di investigazione del crimine ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2689.

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Résumé :
L’espressione cinese “letteratura di ragionamento” è utilizzata per definire la letteratura del crimine cinese. Di questo genere fanno parte tutte le storie che sono incentrate sulla risoluzione di un omicidio e che raccontano lo sviluppo delle indagini fino alla soluzione del caso. Il filo logico seguito per la stesura dell’elaborato è l’evoluzione letteraria del personaggio protagonista di questi polizieschi: il detective. L’analisi di questo soggetto è stata fatta parallelamente a quella del suo corrispettivo occidentale, da cui gli autori cinesi traggono ispirazione. Alla fine dell’Ottocento la figura del giudice, protagonista dei primi racconti polizieschi di epoca Tang, diventa detective deduttivo, grazie soprattutto alle prime traduzioni dei testi occidentali di E. A. Poe e Conan Doyle, i cui protagonisti si ritrovano, in versione orientale, all’interno delle nuove storie di investigazione cinesi. Durante la Rivoluzione Culturale la letteratura del crimine cade in un periodo di stasi e solo con le riforme di apertura si ricomincia a sentire l’influenza occidentale e a pubblicare testi di letteratura criminale che hanno come protagonista la nuova figura del detective investigativo. Nonostante la continua evoluzione letteraria del personaggio principale, le caratteristiche che lo contraddistinguono non cambiano mai nel corso del tempo: è intelligente e molto curioso, è un abile osservatore, devoto al proprio lavoro e stimato da tutti. Tuttavia la tesi proposta non è esclusivamente letteraria, si tratta infatti di una tesi interdisciplinare poiché, attraverso la lettura e l’analisi dei testi letterari, si spiegano il diritto penale cinese e il senso della giustizia. La figura del detective rispecchia infatti la legge, che diventa protagonista dei racconti polizieschi e assume così, in una contestualizzazione inconsueta quale quella letteraria, nuovi significati, e si avvale di nuovi metodi di studio, tra cui quello narrativo.
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Sabbadin, Davide. « I recettori acccoppiati alle proteine G come potenziali bersagli terapeutici : Investigazione sulla topologia recettoriale e sul riconoscimento ligando-recettore : sfruttando il potere del Processore Grafico ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2014. http://hdl.handle.net/11577/3423560.

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Résumé :
G protein-coupled receptors(GPCRs) constitute a large family of seven domain spanning membrane proteins that mediates a wide variety of cellular processes. Adenosine Receptotors (ARs) are part of this family and are widely distributed through the human body. ARs are involved in the regulation of several physiological processes and their modulation can have potential therapeutic applications for chronic diseases such as Parkinson’s and Alzheimer’s and for acute conditions such as stroke, cerebral ischemia and cardiac hypoxia. From a computational point of view numerous efforts have been put in place to characterize drug candidates targeting GPCRs. Moreover, the structural information available to the scientific community has assisted to an exponential growth since the determination of the rhodopsin crystal structure. Adrenergic, dopaminergic, histaminergic, opioid and A2A denosine receptors can provide detailed three-dimensional information useful for supporting structure based drug design approach. We created the first integrated bioinformatics and chemoinformatics web-resource dedicated to Adenosine receptors that is accessible to all the scientific community. It contains an evolutionary driven visualization tool of all Adenosine Receptor models. Adenosiland provides template suggestion in order to get the highest quality receptor model for molecular docking studies and membrane embedded optimized models for biophysical investigation on receptor plasticity. With particular regards to A2A Adenosine Receptor, detailed structural investigation on the dynamic solvation process has been made using state of the art tecnology such as GPU accelerated Molecular Dynamics. Focusing on methodological advances, we report a novel approach consisting in the integration of molecular docking and membrane MD simulations anticipate the bioactive pose of a ligand within the receptor crystallographic structure. Eventually we developed a computational method that enable complete ligand-receptor recognition pathway investigations in a low nanosecond (ns) time scale. We called this new method Supervised Molecular Dynamics (SuMD). The present research work introduced promising methodological development that can have potential development and implementation on molecular modeling programs that are widely used in both industry and academia.
I recettori accoppiati a proteine G costituiscono una grande famiglia di recettori, a sette eliche transmembrana, che media una grande varietà di processi cellulari. I recettori Adenosinici sono parte di questa famiglia e sono distribuiti nella maggior parte dei tessuti del corpo umano. Essi risultano coinvolti nella regolazione di svariati processi fisiologici. La modulazione dei recettori adenosinici, perciò, può avere potenziali applicazioni terapeutiche per malattie croniche, come il morbo di Parkinson ed Alzheimer, ed acute come infarto, ischemia cerebrale e ipossia cardiaca. Dal punto di vista della chimica computazionale, molti sforzi sono stati compiuti per la caratterizzazione di nuovi candidati farmaci specifici per i recettori accoppiati a proteine G. Inoltre, le informazioni strutturali disponibili hanno assistito ad una crescita esponenziale dalla determinazione della struttura cristallografica della Rodopsina. Recettori adrenergici, dopaminergici, istaminergici, oppioidi e recettori adenosinici, del sottotipo A2A , forniscono informazioni dettagliate per lo sviluppo di approcci di drug-design razionale che sfruttano informazioni riguardanti la struttura molecolare del bersaglio proteico. Abbiamo creato la prima piattaforma web bioinformatica e chemoinformatica integrata dedicata ai recettori adenosinici. Detta piattaforma è a completa disposizione della comunità scientifica e contiene strumenti per la visualizzazione, di tutti i modelli ad oggi clonati, basata su scala evolutiva. Adenosiland fornisce suggerimenti per la selezione del migliore templato, utile alla costruzione di modelli per omologia, allo scopo di compiere studi di docking molecolare. Fornisce inoltre modelli inseriti in un sistema di membrana per investigazioni di natura biofisica sulla plasticità recettoriale. In riferimento al recettore adenosinico A2A, una dettagliata investigazione sul processo di solvatazione dinamico è stata svolta utilizzando studi di dinamica molecolare basati su Processore Grafico (GPU). Inoltre una particolare attenzione è stata posta sull’avanzamento metodologico in chimica computazionale. Riportiamo lo sviluppo di un nuovo approccio che consiste nell’integrazione tra il docking e dinamica molecolare in grado di anticipare la conformazione bioattiva da un vasto insieme di possibili conformazioni di legame nel sito di legame ortosterico del recettore adenosinico umano A2A . Infine è stata sviluppata una nuova metodologia computazionale, chiamata Supervised MD (SuMD), che permette l’investigazione del processo di riconoscimento ligando recettore in una scala dei tempi ridotta, nell’ordine dei nanosecondi (ns). Il lavoro di tesi, qui introdotto, riporta promettenti sviluppi metodologici che possono avere una potenziale implementazione in programmi di modellistica molecolare ampiamente usati in ambiente accademico ed industriale.
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Sbrighi, Pietro. « Forensic engineering : applicazioni e metodologie della fire investigation nell'ambito delle costruzioni ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Résumé :
Il ruolo della Fire Investigation, intesa come attività investigativa, riguarda l'esame degli episodi legati agli incendi con la finalità di determinarne le cause. Tale disciplina rientra nel campo dell'ingegneria forense, abbracciando diversi ambiti specialistici che hanno lo scopo di ricostruire il nesso eziologico fondato su principi scientifici che coniugano l'ingegneria strutturale con il diritto. L’investigazione sulle cause d’incendio/esplosione è un’attività che richiede particolari conoscenze multidisciplinari, quali quelle relative al fenomeno incendio o quelle sul comportamento al fuoco dei materiali e delle strutture. L’investigazione antincendio è, inoltre, resa complessa non solo dalla natura distruttiva dell’evento su cui si indaga, che vede gli investigatori operare su scenari caratterizzati da livelli di danneggiamento delle strutture e dei materiali tali da non consentire una ricostruzione dello stato dei luoghi, ma anche della carenza di strumenti uniformi per la ricerca delle cause di incendi e di esplosione. La tesi affronta i principali punti della Fire Investigation, per una maggiore comprensione della tematica, avvalendosi di informazioni reperite in letteratura. Le conoscenze di base per un tecnico Fire Investigator, sono l’analisi degli incendi, la conoscenza di ingegneria strutturale applicata all’incendio, la metodologia logica di investigazione come indicati dalla norma NFPA 921 e infine la conoscenza delle attuali norme di prevenzione incendi in uso, al fine di saper comparare gli esiti dell’analisi di un incendio con le soluzioni progettuali che più idonee descritte in normativa. La tesi consta di una parte teorica sulla pratica investigativa antincendi e di una parte applicativa di fire investigation con due casi reali, con l’obiettivo di fornire una comparazione dei casi di studio con le attuali norme di prevenzione incendi, per identificare i difetti progettuali che hanno contribuito allo sviluppo dell’incendio.
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Varotto, Alessandra. « Understanding household recycling for the sustainable management of urban waste : a mixed-method investigation ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2017. http://hdl.handle.net/11577/3422279.

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Résumé :
In recent years, the ever-increasing generation of urban waste is posing serious problems to developed countries and cities, highlighting the pressing need to transform their current recycling practices into more efficient and sustainable ones. This is not possible, however, without the involvement and active cooperation of citizens as key initiators and sustainers of the entire recycling process. During the last decades, the question of what makes people recycle or not has occupied researchers and practitioners seeking to understand and influence this behavior, resulting in a great number of publications examining recycling from a range of perspectives including psychology, economics, sociology, geography and marketing. Yet the comprehension of this phenomenon and of the most effective ways to promote its adoption among people is still far from being exhaustive. The aim of the research presented here is thus to examine household recycling using a mixed-method approach, in order to overcome the limitations that characterize both quantitative and qualitative research and to provide new penetrating insights to comprehend this phenomenon and promote its adoption. The research work is composed of two main parts. The first, theoretical, consists of a systematic review of the existing recycling literature, offering an in-depth overview of the identified socio-psychological and situational determinants of household recycling (Chapter 1), as well as of the intervention strategies used to promote it, including a meta-analysis of their effectiveness (Chapter 2). Starting from here, the second part concerns the investigation in the Italian context of household recycling drivers and dynamics, as well as of the mechanisms underlying its adoption and maintenance over time. The mixed-method approach adopted to undertake the research is discussed in Chapter 3, pointing at the flexible use of quantitative and qualitative methods to gather different but complementary types of data. Study 1 consists indeed of an extensive online survey allowing to collect data across a large population sample, while Study 2 relies on qualitative and ethnographic methods, such as interviews, observations and home tours, to achieve a deeper comprehension of recycling dynamics in the setting of the home, exploring the experiences of participants and the meanings they attribute to them. Altogether the pieces of evidence obtained from the present thesis point at the relational and habitual nature of recycling, evidencing that various factors, such as knowledge and the perceived value of waste (Chapter 4), motivations to recycle and those used to justify defective episodes (Chapter 5), cooperation and distribution of tasks between family members, the organization of domestic spaces, as well as the responsibilities for recycling attributed to external actors (Chapter 6) interact with each other and become locally important in influencing recycling behavior. A general discussion synthetizing the theoretical findings and the results obtained by the studies presented in this thesis is then offered in Chapter 7, with the twofold aim to extend the results of previous research on recycling and to delineate a set of practical recommendations for implementing effective interventions.
Negli ultimi anni, la crescente produzione di rifiuti urbani sta ponendo seri problemi ai paesi industrializzati, evidenziando la necessità di rendere maggiormente efficienti e sostenibili le loro attuali pratiche di riciclo. Questo obiettivo, tuttavia, non può essere raggiunto senza il coinvolgimento e la cooperazione attiva dei cittadini, intesi come iniziatori e sostenitori chiave dell'intero processo. Nel corso degli ultimi decenni, numerosi ricercatori ed esperti hanno tentato di individuare i fattori che spingono le persone a riciclare o meno, nel tentativo di comprendere e modificare tale comportamento. Ciò è sfociato in un gran numero di pubblicazioni volte ad esaminare il comportamento di riciclo da diverse prospettive (psicologica, economica, sociologica, geografica e di marketing). Ad oggi, tuttavia, la comprensione di questo comportamento e dei metodi più efficaci per promuovere la sua adozione da parte dei cittadini sono ancora lontane dall'essere esaustive. Lo scopo della presente ricerca è pertanto quello di esaminare il comportamento di riciclo in ambito domestico adottando un approccio multi-metodo, al fine di superare le limitazioni che caratterizzano sia la ricerca di tipo quantitativo che qualitativo, fornendo nuovi spunti per comprendere questo fenomeno e promuoverne l’adozione. Il lavoro è composto da due parti. La prima, teorica, è costituita da una revisione sistematica della letteratura esistente in materia di riciclo, volta ad offrire una panoramica approfondita delle sue determinanti socio-psicologiche e situazionali (Capitolo 1), nonché delle strategie di intervento utilizzate per promuoverlo, presentando una meta-analisi della loro efficacia (Capitolo 2). Partendo da qui, la seconda parte concerne l’analisi, nel contesto italiano, delle dinamiche e dei fattori alla base del comportamento di riciclo domestico, nonché dei meccanismi che determinano la sua adozione e mantenimento nel corso del tempo. L’approccio multi-metodo adottato per realizzare la ricerca è descritto e discusso nel Capitolo 3, sottolineando l’uso flessibile di metodi quantitativi e qualitativi per raccogliere tipi diversi - ma complementari - di dati. Lo Studio 1 è costituito infatti da una survey on-line che ha permesso di raccogliere i dati sulla base di campione rappresentativo della popolazione, mentre lo Studio 2 si è basato sull’utilizzo di metodi di tipo qualitativo ed etnografico, come interviste, osservazioni e home-tour, allo scopo di raggiungere una più profonda comprensione delle dinamiche di riciclo nel contesto domestico, analizzando le esperienze dei partecipanti e i significati che loro attribuiscono ad esse. Nel complesso, i dati raccolti nell’ambito del presente lavoro di tesi convergono nel sottolineare la natura fortemente relazionale ed abituale del comportamento di riciclo, evidenziando come diversi fattori, quali la conoscenza posseduta dalle persone e il valore residuo da loro attribuito ai rifiuti (Capitolo 4), le motivazioni che li spingono a riciclare e quelle utilizzate per giustificare gli episodi di mancato riciclo (Capitolo 5), la cooperazione e la ripartizione dei compiti tra i membri della famiglia, l'organizzazione degli spazi interni, così come le responsabilità attribuite a soggetti esterni (Capitolo 6) interagiscono tra loro e diventano localmente importanti nell'influenzare il comportamento di riciclo. Una discussione generale volta a sintetizzare gli aspetti teorici presentati in precedenza e i risultati ottenuti attraverso gli studi presentati viene infine proposta nel Capitolo 7, col duplice obiettivo di estendere i risultati delle ricerche precedenti in materia di riciclo e di delineare una serie di raccomandazioni pratiche utili per l'attuazione di interventi maggiormente efficaci.
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DONATO, ASSUNTA. « Investigazioni geochimiche ed isotopiche per la valutazione delle risorse geotermiche in Sicilia ». Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/2158/1078161.

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Résumé :
In this PhD work, a sector of the “collisional” complex of Sicily was investigated performing geochemical and isotopic measurements of waters and natural gases along a NE-SW transect running from Peloritani Mts. to Sciacca Plain in order to: i) increase the knowledge on the origin of these fluids (thermal waters, gas vents and mud volcanoes); ii) define the origin and evolution of the emerging fluids based on major, minor and trace elements, dissolved and free gas contents, δ13C–CO2 and 3He/4He isotopic signatures; iii) understand the relationship between fluids and geological-tectonic setting of the study area and iv) propose conceptual models targeting the circulation paths and the main water-gas-rock interaction processes.
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CALANNA, PIERPAOLO. « Investigazione di alcuni fenomeni di response bias nei questionari self-report mediante algoritmi di apprendimento automatico ». Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/11573/1348128.

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Résumé :
Nel contesto della valutazione della personalità con scale self-report, il termine faking si riferisce ai tentativi messi in atto dagli individui di alterare le risposte agli item di un test al fine di costruire e comunicare un’immagine di sé non veritiera, funzionale al raggiungimento di scopi personali (che spesso confliggono con il processo misurativo). Le scale Lie sono una delle strategie di rilevazione del faking più diffuse e si basano sull’ipotesi che quest’ultimo possa essere equiparato a un fenomeno lineare/quasi-lineare quantificabile attraverso l’accumulazione “indiziaria” dei suoi effetti sulle risposte specifiche agli item Lie. Il superamento di una soglia di attenzione di natura normativa determina la presa di decisione in merito all’attendibilità delle risposte in generale. Due recenti studi hanno affrontato il problema da una prospettiva diversa. Kuncel e Borneman (2007) e Kuncel e Tellegen (2009) hanno mostrato: (a) che il faking può verificarsi a livello delle singole opzioni likert degli item; (b) e che la sua natura può essere intrinsecamente non lineare. Queste due proprietà si traducono in matrici di risposte caratterizzate da “idiosincrasie” numeriche che possono fungere da marcatori dei comportamenti distorsivi se studiate nella loro individualità, ma che vengono “oscurate” dal meccanismo aggregativo dei punteggi di scala. Con il presente lavoro abbiamo tentato di sviluppare una tecnica innovativa per la rilevazione del faking attraverso l’analisi dei pattern di risposta agli item. Al fine di raggiungere tale scopo, ci siamo posti due domande splorative: (1) è possibile impiegare gli algoritmi di machine learning (ML) per rilevare la presenza di faking? (2) I classificatori ML possono sostituire efficacemente le scale Lie? Per rispondere alle precedenti domande, abbiamo realizzato due studi empirici; nel primo, è stato impiegato il questionario di personalità BFQ2 (Caprara, Barbaranelli, Borgogni & Vecchione, 2007) con un campione di studenti universitari, nel secondo il Psychopathic Personality Inventory - Revised (PPIR; Lilienfeld e Widows, 2005) con un campione di studenti universitari e uno di pazienti psichiatrici. Relativamente al secondo lavoro, la decisione di adottare il PPIR è scaturita dalla constatazione — suffragata dalla letteratura — che gli individui con personalità psicopatica possono esibire condotte distorsive e manipolatorie e dunque gli strumenti self-report atti a misurarne l’organizzazione caratterologica rappresentano un buon “banco di prova” per qualunque tecnica di rilevazione del faking. L’impostazione generale di entrambi i lavori ha previsto le seguenti fasi: (1) manipolazione diretta del faking al fine di ottenere un dataset di profili di personalità sia attendibili che distorti (honest vs fake); (2) implementazione di due o più algoritmi ML in grado di rilevare la presenza di faking o nei punteggi di scala o nei pattern di risposta; (3) comparazione del miglior algoritmo ML (scelto tra quelli implementati al punto precedente) con il classificatore di riferimento (CBC) basato sui punteggi delle scale Lie e relativi cutoff normativi. I risultati delle due indagini empiriche hanno confermato l’efficacia dei classificatori ML: la loro performance nel rilevare i cosiddetti faker si è rivelata superiore a quella conseguibile con le sole scale Lie. Quando le prestazioni sono state valutate in termini di previsioni errate, i classificatori ML si sono rivelati, ancora un volta, migliori delle tecniche basate sulle scale di controllo. Nonostante alcune limitazioni dovute alla manipolazione diretta dei comportamenti distorsivi e ai campioni di partecipanti sbilanciati in termini di età e genere, l’approccio qui proposto consentirebbe di ridurre la lunghezza dei questionari self-report di personalità eliminando gli item delle scale di controllo. Forse anche in modo più interessante, tale approccio potrebbe essere usato per “aggiungere” un meccanismo di rilevazione del faking ai self-report che sono sprovvisti di strategie per la detezione degli stili di risposta distorsivi.
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Orteca, Nausicaa. « Investigazione delle basi molecolari della farmaco-resistenza nei tumori volta alla progettazione di nuovi potenziali agenti terapeutici ». Tesi di dottorato, 2014. http://www.fedoa.unina.it/9916/1/Orteca_Nausicaa_26.pdf.

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L’attività di ricerca oggetto del presente lavoro di dottorato è stata incentrata sullo sviluppo di nuovi potenziali agenti terapeutici in grado di interferire nei fenomeni molecolari coinvolti in vari processi tumorali e responsabili dell’insorgenza della farmaco-resistenza. Un primo progetto di ricerca ha portato all’identificazione di nuovi derivati pirrolici tetra sostituiti i quali hanno mostrato una selettiva citotossicità verso le linee cellulari di melanoma M14, che presentano una mutazione della proteina p53, ad una concentrazione basso micromolare. Le relazioni struttura-attività (SARs) hanno evidenziato come requisito necessario per l’attività biologica la presenza di tre sostituenti aromatici sull’anello pirrolico e gli studi computazionali hanno suggerito che la peculiare orientazione tridimensionale di tali sostituenti è in grado di riprodurre le catene laterali idrofobiche dei motivi funzionali proteici del tipo LxxLL, presenti nei regolatori trascrizionali. I risultati biologici hanno mostrato in cellula un’espressione ed una traslocazione nucleare alterata di p53, suggerendo un coinvolgimento di tale proteina nel meccanismo di azione di questi nuovi derivati. E’ stato, quindi, generato un modello farmacoforico tridimensionale e, sulla base di tale modello, effettuata una ricerca in banche dati molecolari. I risultati ottenuti hanno portato all’identificazione di due composti aventi lo stesso profilo farmacologico e le stesse caratteristiche farmacoforiche dei nostri derivati, ed uno di questi è in grado di inibire proprio la formazione dell’eterodimero MDM2-MDM4 suggerendo, così, un possibile meccanismo di azione per i nostri derivati. Nel secondo progetto di ricerca, invece, mi sono occupata dello studio, a livello molecolare, dei meccanismi di farmaco-resistenza che le cellule di carcinoma ovarico ed altri tumori solidi sviluppano nei confronti del chemioterapico paclitaxel. In tali cellule l’over-espressione della bIII-tubulina riveste un’attenzione particolare in quanto rappresenta un promettente biomarker predittivo di farmaco-resistenza. La bIII-tubulina permette l’incorporazione, all’interno dei microtubuli, della GTPasi GBP1, che si lega alla chinasi PIM1 innescando, cosi’, una cascata di segnali che portano all’aumento della capacità di pro-sopravvivenza delle cellule. Al fine di trovare un inibitore dell’interazione GBP1-PIM1 in grado di ridurre la resistenza al paclitaxel, sono state sintetizzate e testate 47 2-azapodofillotossine (2-APTs) su di un pannello di 60 linee cellulari tumorali del NCI; 31 sono risultate attive in cellule resistenti al paclitaxel con uno spettro di citotossicità simile a quello di diversi farmaci antitumorali capaci di interferire a livello del citoscheletro. L’investigazione del loro meccanismo d’azione a livello molecolare ha permesso di identificare il primo composto, l’NSC756093, in grado di prevenire la formazione del complesso GBP1-PIM1 sia in vitro che in cellula. Attraverso analisi bioinformatiche, studi di docking molecolare e studi di mutagenesi è stato identificato in GBP1, all’interfaccia di due domini funzionali, noti come LG e dominio ad elica, un possibile sito di legame per l’NSC756093. In accordo con i nostri studi, tale composto è in grado di stabilizzare una conformazione di GBP1 incapace di legare la chinasi PIM1.
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Mazzuca, Donatella, Nino Russo et Marirosa Toscano. « Investigazione teorica delle proprietà delle unità strutturali presenti negli acidi nucleici e delle interazioni di queste con ioni metallici e molecole di acqua ». Thesis, 2014. http://hdl.handle.net/10955/489.

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