Littérature scientifique sur le sujet « Intermediari istituzionali »

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Articles de revues sur le sujet "Intermediari istituzionali"

1

Balaguer Callejón, Francisco. « L'impatto dei nuovi intermediari dell'era digitale sulla libertà di espressione ». CITTADINANZA EUROPEA (LA), no 1 (août 2021) : 33–62. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2021-001002.

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Résumé :
Le nuove tecnologie hanno un impatto sia positivo che negativo sulla libertà di espressio-ne, sui diritti costituzionali e sui processi democratici. Tale incidenza è stata positiva nelle fasi iniziali di sviluppo del Web e in particolare nelle prime fasi del Web 2.0, quando Internet era progettato in modo più partecipativo e cooperativo. Negli ultimi anni, tuttavia, sono emersi processi gerarchici di organizzazione di informazioni e dati ad opera di grandi socie-tà tecnologiche che si pongono come nuovi intermediari tra utenti e sfera pubblica. La libertà di espressione è attualmente condizionata da questi intermediari che controllano i processi di comunicazione. L'articolo si propone di riflettere sul ruolo di questi nuovi intermediari in relazione alla configurazione della sfera pubblica nei sistemi democratici, mettendone in rilievo l'impatto riguardo alla libertà di espressione nell'ambito dei rapporti tra sfera pub-blica e privata e tra sfera statale e globale. In questi ambiti la capacità di regolazione e con-trollo da parte dello Stato si indebolisce a fronte del potere di queste grandi società che occu-pano e monopolizzano uno spazio pubblico dove la libertà di espressione viene ridotta a merce, tanto che informazioni e opinioni si trasformano in dati monetizzabili, attraverso gli algoritmi delle applicazioni Internet. In tal modo l'utilizzo di questi algoritmi, allo scopo di promuovere fake news e radicalizzazione per attirare l'attenzione del pubblico e generare maggiori guadagni, rischia di distruggere una percezione sociale condivisa della realtà. Tra le tante misure che possono essere adottate, spiccano quelle legate al diritto della concorren-za, ovvero basate su misure previste da regolatori istituzionali e volte ad ostacolare una concentrazione ancora maggiore di potere monopolistico. Tuttavia, invece di restrizioni, sarebbe preferibile lasciare spazio a una tecnologia aperta che ponga fine alla natura chiusa e gerarchica delle applicazioni.
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2

Ripa, Pietro. « Art Banking : la crescita del mercato dell'arte e i suoi effetti sull'industria finanziaria ». ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, no 1 (août 2017). http://dx.doi.org/10.3280/edt1-2017oa5144.

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Résumé :
L'art banking è stata definita in letteratura come quella branca che include una tipologia di contratti e attività diverse, a disposizione del cliente finale ed erogate da intermediari finanziari, che mira a valutare i beni artistici come parte stabile e duratura del patrimonio del cliente, suggerendo di volta in volta una gestione che ottimizzi la sostenibilità del suo investimento, la sua messa in sicurezza, l'orizzonte temporale più consono e la metodologia più idonea per una eventuale liquidabilità futura della collezione. Ma perché l'art advisory bancario non si riduca ad un mero esercizio di applicazione di contratti è fondamentale che questo insieme di "prestazioni accessorie", siano svolte da un soggetto che sappia interpretare i reali bisogni della clientela, prevederne la evoluzione e valutare con lui l'insieme di servizi e di consulenze adatti alla peculiarità del suo patrimonio.Questo ruolo è svolto dal Relationship Manager che deve pertanto essere un problem solver in grado di strutturare e fornire soluzioni appropriate alla clientela, capace di adeguarsi da un'ottica incentrata sul prodotto finanziario ad una che si fonda sulla centralità del cliente e sulle consulenze volte a coniugare le sue necessità di gestione del portafoglio con gli investimenti di passione, siano essi riferibili al contesto artistico al top real estate. Il presente articolo mira proprio a delineare le dinamiche in atto in tal senso da parte delle istituzioni finanziarie più all'avanguardia, avendo sempre presente i limiti e le opportunità dell'attuale contesto di mercato e individuando possibili futuri sviluppi che coinvolgeranno sia la presenza di operatori finanziari sempre più qualificati nel mondo dell'arte e sia una componente artistica sempre più determinante nei prodotti finanziari.
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Thèses sur le sujet "Intermediari istituzionali"

1

SOTTINI, ANDREA CARLO MARIA. « Meccanismi imprenditoriali per navigare attraverso i vincoli istituzionali ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2022. http://hdl.handle.net/10280/117148.

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Résumé :
La tesi investiga il ruolo che gli imprenditori e gli intermediari svolgono nell’influenzare il contesto istituzionale in cui sorgono opportunità di business. In particolare, la tesi contribuisce all'istituzionalismo e alla ricerca sull'imprenditorialità svelando i meccanismi che favoriscono il fare impresa sia nei paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo. Questo lavoro partecipa al dibattito accademico con tre articoli: rispettivamente, un articolo concettuale e due studi empirici e qualitativi. Il primo studio intitolato “Misconducting behaviors and institutional divergence in entrepreneurial endeavors” offre un modello teorico volto a spiegare come e perché gli imprenditori divergono dal contesto istituzionale legale e legittimo. Il secondo paper, dal titolo “Unveiling mechanisms to achieve institutional support against COVID-19 restrictions: evidence from Italy”, partecipa al dialogo tra istituzionalismo e imprenditorialità in contesti di crisi, indagando come le microimprese italiane durante la pandemia di COVID-19 hanno ottenuto supporto istituzionale informale per continuare le loro attività di business. Il terzo paper, intitolato “Orchestrating inclusive transformation: evidence from social intermediaries in sub-Saharan Africa” contribuisce alla ricerca sul ruolo degli intermediari nella promozione dell'imprenditorialità in contesti caratterizzati da scarso o assente supporto istituzionale. In generale, i risultati documentano che imprenditori e intermediari formano strutture istituzionali per incoraggiare un adattamento del contesto sociale al fine di creare condizioni favorevoli per lo svolgimento delle loro attività.
The thesis focuses on the role entrepreneurs and intermediaries play in shaping institutions upon which business opportunities arise. Specifically, the thesis contributes to institutionalism and entrepreneurship research by unveiling the mechanisms enabling entrepreneurial endeavors in both developed and developing countries. This work participates in such academic debate with three papers: respectively, a conceptual article, and two empirical, qualitative studies. The first study named “Misconducting behaviors and institutional divergence in entrepreneurial endeavors” offers a theoretical model aimed to explain how and why entrepreneurs diverge from legal and legitimate institutional setting. The second paper, titled “Unveiling mechanisms to achieve institutional support against COVID-19 restrictions: evidence from Italy”, participates to the dialogue between institutionalism and entrepreneurship within crisis contexts, investigating how micro-small entrepreneurs in Italy during the COVID-19 pandemic gained informal institutional support to run their business activities. The third paper, named “Orchestrating inclusive transformation: evidence from social intermediaries in sub-Saharan Africa” contributes to research on the role of intermediaries to promoting entrepreneurship in context characterized by poor or absent institutional support. In general, the findings document that entrepreneurs and intermediaries form institutional structures to find a fit with the expected social context in order to create favorable conditions to pursue their activities.
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2

Bolognesi, Enrica <1975&gt. « La gestione attiva nei portafogli azionari istituzionali : un'analisi esplorativa dell'industria italiana del risparmio gestito ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1228/1/enrica_bolognesi_tesi.pdf.

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3

Bolognesi, Enrica <1975&gt. « La gestione attiva nei portafogli azionari istituzionali : un'analisi esplorativa dell'industria italiana del risparmio gestito ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1228/.

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PALLOTTA, MARCELLO. « Creazione di valore nelle istituzioni finanziarie : la crescita esterna ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/1117.

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Résumé :
Nel contesto economico attuale, globale ed altamente competitivo, l’evoluzione aziendale viene sempre più spesso perseguita attraverso processi di crescita esterna, che si traducono in operazioni di acquisizione e fusione. Al fine di ottimizzare la gestione aziendale anche il settore finanziario nell’Unione Europea, soprattutto negli ultimi anni, sembra aver adottato la soluzione della crescita esterna. Il presente lavoro si pone l’obiettivo di: 1. Valutare empiricamente mediante la metodologia dell’ ”event study” se le M&A compiute da istituzioni finanziarie dell’Unione Europea (UE 25) hanno creato o distrutto valore azionario. 2. Comprendere la formazione dei risultati ottenuti dal modello event study attraverso un modello logit multinomiale, con l’analisi di differenti variabili indipendenti. La metodologia event study analizza i benefici della M&A attraverso una stima della reazione del prezzo di mercato delle società coinvolte effettuata nel momento in cui viene annunciata la fusione. Gli studiosi che utilizzano questo approccio argomentano che, rispetto alle metodologie che si basano sui dati contabili, gli studi basati sulle reazioni del mercato sfruttano dati che meglio esplicitano i reali effetti economici della data di annuncio della transazione. Tale metodo di analisi è l’unico che permette in maniera diretta di determinare l’impatto dell’operazione di M&A sulla creazione o distruzione del valore per gli azionisti della società coinvolta. Molti studi esaminano l’abnormal return della società acquirente e della target separatamente, mentre altri analizzano il cambiamento del valore degli azionisti. In questi casi la somma dei valori degli abnormal return di acquirente e acquisita deve essere ponderata per essere considerata una misura appropriata della variazione di valore dello stock azionario conseguente all’attività di M&A. Questa misura quantifica la creazione di valore che il mercato ritiene che verrà prodotta dall’operazione di fusione. E’ stato poi applicato il modello logit multinomiale, per descrivere il numero di scenari discreti nel modello, e determinare le covariate che devono essere specificate. Nel nostro modello, una banca può sperimentare due scenari (acquirente o target), con la probabilità di essere in uno scenario spiegato da un vettore di covariate. Definiti i due differenti campioni (campione delle banche bidder e campione delle target) l’analisi è stata svolta in modo da differenziare le posizioni che avevano creato valore (CAR positivo) da quelle che l’avevano distrutto (CAR negativo), in una logica di indagine “value based”.
Nel contesto economico attuale, globale ed altamente competitivo, l’evoluzione aziendale viene sempre più spesso perseguita attraverso processi di crescita esterna, che si traducono in operazioni di acquisizione e fusione. Al fine di ottimizzare la gestione aziendale anche il settore finanziario nell’Unione Europea, soprattutto negli ultimi anni, sembra aver adottato la soluzione della crescita esterna. Il presente lavoro si pone l’obiettivo di: 1. Valutare empiricamente mediante la metodologia dell’ ”event study” se le M&A compiute da istituzioni finanziarie dell’Unione Europea (UE 25) hanno creato o distrutto valore azionario. 2. Comprendere la formazione dei risultati ottenuti dal modello event study attraverso un modello logit multinomiale, con l’analisi di differenti variabili indipendenti. La metodologia event study analizza i benefici della M&A attraverso una stima della reazione del prezzo di mercato delle società coinvolte effettuata nel momento in cui viene annunciata la fusione. Gli studiosi che utilizzano questo approccio argomentano che, rispetto alle metodologie che si basano sui dati contabili, gli studi basati sulle reazioni del mercato sfruttano dati che meglio esplicitano i reali effetti economici della data di annuncio della transazione. Tale metodo di analisi è l’unico che permette in maniera diretta di determinare l’impatto dell’operazione di M&A sulla creazione o distruzione del valore per gli azionisti della società coinvolta. Molti studi esaminano l’abnormal return della società acquirente e della target separatamente, mentre altri analizzano il cambiamento del valore degli azionisti. In questi casi la somma dei valori degli abnormal return di acquirente e acquisita deve essere ponderata per essere considerata una misura appropriata della variazione di valore dello stock azionario conseguente all’attività di M&A. Questa misura quantifica la creazione di valore che il mercato ritiene che verrà prodotta dall’operazione di fusione. E’ stato poi applicato il modello logit multinomiale, per descrivere il numero di scenari discreti nel modello, e determinare le covariate che devono essere specificate. Nel nostro modello, una banca può sperimentare due scenari (acquirente o target), con la probabilità di essere in uno scenario spiegato da un vettore di covariate. Definiti i due differenti campioni (campione delle banche bidder e campione delle target) l’analisi è stata svolta in modo da differenziare le posizioni che avevano creato valore (CAR positivo) da quelle che l’avevano distrutto (CAR negativo), in una logica di indagine “value based”.
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