Articles de revues sur le sujet « Inizio Novecento »

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Bettin, Cristina. « Voci della memoria : Un’ebrea italiana nel Novecento italiano ». Forum Italicum : A Journal of Italian Studies 53, no 1 (20 novembre 2018) : 112–38. http://dx.doi.org/10.1177/0014585818813313.

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La legislazione razziale del 1938 spezzò molte vite, dando inizio a quel processo di discriminazione legalizzata che raggiunse poi il suo culmine nelle deportazioni nazifasciste del 1943. Con l’applicazione delle leggi razziali gli ebrei venivano allontanati da tutti i settori pubblici e privati, cancellando la loro presenza nella vita nazionale italiana. Tra questi emarginati ci furono anche molte donne, scienziate, professoresse, intellettuali, la cui vita e storia rimane ancora poco conosciuta. Un libro pubblicato da Raffaela Simili, Sotto falso nome. Scienziate italiane ebree (1938-1945) nel 2010, è l’unico ad oggi che raccoglie, seppur schematicamente e sinteticamente, le storie di alcune di queste donne ed il contributo che diedero alla scienza, alla medicina e alla cultura italiana. Tra queste donne ancora invisibili figura, come illustrerò in questo scritto, Lucia Bedarida Servadio (1900-2006), prima donna in Italia ad essersi laureata nel 1922 in Medicina a soli 22 anni nonché prima donna ebrea ed italiana a lavorare sin dal 1939 in un Paese musulmano come il Marocco.
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Franchini, Antonia Francesca, et Alessandro Porro. « Baldo Rossi e la chirurgia di inizio Novecento all'Ospedale Maggiore di Milano ». STORIA IN LOMBARDIA 42, no 2 (janvier 2022) : 60–83. http://dx.doi.org/10.3280/sil2022-002003.

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Baldo Rossi (Pioltello, Milano, 1868 - Milano, 1932) fu chirurgo dell'Ospedale Maggiore di Milano a cavallo fra il secolo XIX e il secolo XX. Egli operò prima della diffusione dei sulfamidici, e può da un lato essere considerato fra gli ultimi chirurghi della vecchia guar- dia, quanto alla sua formazione universitaria, mentre dall'altro fu estremamente attento alla modernità e all'innovazione. Fu protagonista dei grandi sviluppi della chirurgia asettica, della traumatologia, dell'ortopedia, della chirurgia militare, della riabilitazione. Attraverso la sua ergobiografia si possono ripercorrere tappe fondamentali dello sviluppo dell'Ospedale Maggiore milanese. Nel saggio si sottolinea anche l'importanza di alcune fonti, quali i cataloghi della produzione industriale degli strumenti chirurgici, per la rico- struzione di avvenimenti della storia ospedaliera, ai quali Baldo Rossi diede fondamentali contributi.
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De Salvo, Dario. « “Non è senza timore che inizio la mia opera di insegnante”. Leonardo Sciascia maestro elementare (1949-1957) ». Quaderns d’Italià 27 (22 décembre 2022) : 83–92. http://dx.doi.org/10.5565/rev/qdi.551.

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Il 12 ottobre del 1949 Leonardo Sciascia comincia la sua carriera di maestro elementare. Avverte, fin da subito, un forte senso di disagio che espliciterà chiaramente nel 1956 con Le Parrocchie di Regalpetra. Un’opera che, sebbene venga ambientata in un luogo fantastico, descrive mirabilmente la sfiducia degli insegnanti, il contesto in cui sono costretti a vivere gli alunni e l’inadeguatezza dei programmi scolastici. Ma il disagio avvertito fu senza dubbio il punteruolo, come testimoniano i suoi registri di classe, per descrivere con una straordinaria sensibilità letteraria il clima pedagogico siciliano degli anni Cinquanta del Novecento.
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Venturi, Antonello. « Risorgimento e regno d'italia nella storiografia russa tra fine ottocento e primo novecento : n.i. kareev e e.v. tarle ». MONDO CONTEMPORANEO, no 3 (mars 2013) : 129–48. http://dx.doi.org/10.3280/mon2012-003004.

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Tarle sono tra i piů noti specialisti di storia europea nella Russia di fine Ottocento e di inizio Novecento. I loro testi di alta divulgazione di questi anni, che riflettono direttamente quel che si insegnava nelle universitŕ dell'impero, ben illustrano la loro idea della piů recente storia italiana. Forte č qui l'influenza del radicalismo politico russo degli anni Sessanta dell'Ottocento: chi veramente cambia l'ordine europeo č Napoleone III, Mazzini incarna il peso eccessivo della religione nella vita politica italiana, Cavour č anzitutto un nemico della rivoluzione popolare. Anche Garibaldi per Kareev č sostanzialmente l'uomo capace di unire l'elemento monarchico a quello popolare, piů che un rappresentante di quest'ultimo, anche se Tarle riprende invece il grande mito russo dell'eroe popolare. I primi anni del regno d'Italia riuniscono invece i due autori nella sconsolata visione di un paese povero, dalle forme sociali arretrate, afflitto dall'ignoranza e vittima di continue politiche anti-popolari.
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Dameri, Annalisa. « La storia degli edifici, la memoria dei luoghi. le architetture dei Gardella in Alessandria ». La Tadeo DeArte 7, no 8 (novembre 2021) : 10–31. http://dx.doi.org/10.21789/24223158.1760.

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Due architetti, padre e figlio, protagonisti della cultura architettonica italiana del Novecento. Un committente illuminato, proprietario del cappellificio che esporta in tutto il mondo un cappello che sta per entrare nel mito, il “Borsalino”. Una città, Alessandria, che, a inizio secolo, è ancora priva di una serie di servizi fondamentali e che vedrà, grazie ai finanziamenti della famiglia Borsalino, la costruzione di una serie di infrastrutture tra cui un sanatorio antitubercolare. La memoria collettiva costruisce intorno alla fabbrica e al sanatorio (studiati e apprezzati dalla critica architettonica) affetti e timori: molto si deve alla fabbrica, ricordata come motore economico per l’intera città. La decisione, negli anni Ottanta, di demolire quasi totalmente il cappellificio suscita negli abitanti una violenta reazione: si vedono privati del proprio passato e la demolizione della ciminiera, fortemente danneggiata e con gravi problemi strutturali, ma simbolo riconosciuto della città, sarà letta come un sopruso delle ragioni economiche sulle questioni più affettive
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Stefanelli, Diego. « La Sardegna dei linguisti e la Sardegna per i turisti : consonanze e dissonanze discorsive a inizio Novecento ». Italianistica Debreceniensis 24 (1 décembre 2018) : 10–29. http://dx.doi.org/10.34102/italdeb/2018/4658.

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The aim of this contribution is to tackle an already highly researched subject by adopting a fairly unprecedented perspective. I would like to concentrate on the representation of Sardinia in one of the most important historical moments for the construction of the image of the island in a modern perspective: the first decades of the twentieth century. I will try to make two apparently distant text types interact: tourist guides and travel reports written by linguists. I will focus on two prototype examples: on one hand the Reisebilder aus Sardinien by Max Leopold Wagner; on the other, the Touring Club Guide dedicated to Sardinia, written by Luigi Vittorio Bertarelli. My intent is to trace the similarities and differences of the two textual typologies in presenting a region at the time universally imagined (and narrated) as different, atypical and in any case "peculiar". In doing so, I will also try to highlight continuity and discontinuity with respect to the nineteenth-century representative methods.
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Carroccio, Andrea. « Uno spaccato dell'ambiente accademico tedesco di inizio Novecento : il caso di Ernst Cassirer nel Briefwechsel di Edmund Husserl ». RIVISTA DI STORIA DELLA FILOSOFIA, no 4 (décembre 2019) : 643–61. http://dx.doi.org/10.3280/sf2019-004004.

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Tornesello, Natalia L. « Nostalgia di un tempo passato, amarezza del tempo presente : patria e amor patrio nella poesia persiana di inizio Novecento ». Oriente Moderno 90, no 2 (12 août 2010) : 435–55. http://dx.doi.org/10.1163/22138617-09002010.

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Fornari Čuković, Maria. « “LA NAZIONE GIOVINETTA RESISTEVA AL COLOSSO” : FRACCAROLI E L’IMMAGINE DELLA SERBIA NEL LIBRO LA SERBIA NELLA SUA TERZA GUERRA : LETTERE DAL CAMPO SERBO (1915) ». Филолог – часопис за језик књижевност и културу 13, no 25 (30 juin 2022) : 389–405. http://dx.doi.org/10.21618/fil2225389f.

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Questo contributo ha come intento quello di presentare il rapporto tra uno dei giornalisti italiani più importanti di inizio Novecento, Arnaldo Fraccaroli, e la Serbia nei primi mesi della Grande Guerra. Fraccaroli viene annoverato dagli studiosi tra quei giornalisti quali Barzini, Civinini, Ojetti e altri che, con il loro lavoro e il loro stile di scrittura, hanno rappresentato un punto di svolta nella storia della carta stampata italiana. Piuttosto noto al grande pubblico durante la lunga carriera, il giornalista veronese, in parte fnito nel dimenticatoio dopo la sua morte, è stato riportato di recente all’attenzione dei lettori da un’accurata biografa scritta nel 2019 da Gian Pietro Olivetto. “La dolce vita di Fraka, cronista del Corriere della Sera” è il titolo dell’opera, da cui questo lavoro attinge parte delle informazioni sull’autore. La riscoperta di Fraccaroli, però, non si limita soltanto al libro di Olivetto, poiché nel 2017 la casa editrice Prometej di Novi Sad ha pubblicato la traduzione del libro “La Serbia nella sua terza guerra: lettere dal campo serbo”, scritto dal cronista italiano nel 1915. Questo testo, una raccolta di osservazioni e impressioni di viaggio annotate dal giornalista durante un viaggio da Salonicco a Belgrado nell’inverno del 1915, offre la possibilità, fnora poco approfondita, di considerare il lavoro di Fraccaroli nella prospettiva di un tramite tra i lettori italiani e la difcile realtà serba in quei primi mesi di guerra.
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Benegiamo, Marcello, et Paola Nardone. « Tecnocrazia e politica in Italia dalla crisi del 1907 al Primo Dopoguerra = Technocracy and political crisis in Italy from 1907 till the early after World War ». Pecvnia : Revista de la Facultad de Ciencias Económicas y Empresariales, Universidad de León, no 19 (2 février 2016) : 43. http://dx.doi.org/10.18002/pec.v0i19.3581.

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<p>Uscito a pezzi dalla pesante crisi finanziaria e industriale del 1907, che aveva messo a nudo i limiti della struttura economica del Paese, il capitalismo industriale italiano elaborò un programma, portato avanti fino al primo dopoguerra, che prevedeva l’instaurazione di un governo di tecnocrati. Questo avrebbe dovuto trainare il Paese fuori dalla crisi, pianificarne l’economia e trasformarlo in una grande potenza industriale, con forti connotazioni imperialistiche. Segnali in tale direzione si erano registrati anche nei decenni precedenti, tra fine Ottocento e inizi Novecento, quando ebbe inizio un processo di concentrazione nel settore siderurgico e meccanico. Un percorso peraltro stimolato dalle commesse statali sempre più consistenti (Galli Della Loggia, 1970; Battilossi, 1999; Amatori e Colli, 1999; Bolchini, 2002). La crisi industriale e finanziaria del 1907 e la recessione a livello mondiale che ne seguì, accelerarono la soluzione tecnocratica, che prevedeva un’alleanza, più o meno stretta, con una parte della classe politica e l’entrata in guerra. Negli anni immediatamente seguenti il conflitto, il potere dei tecnocrati sulla scena politica italiana sembrò accrescersi notevolmente, soprattutto quando il governo progettò un programma di espansione economica nelle regioni del Caucaso, nei Balcani e nel Levante ex ottomano, territori in grado di fornire materie prime e di assorbire la produzione italiana in eccesso rispetto alle richieste di un mercato interno asfittico. La collaborazione tra mondo imprenditoriale, bancario e politico non produsse il risultato sperato. La caduta del governo Nitti e il ruolo destabilizzante e filotedesco della Banca Commerciale Italiana nell’Est europeo e nel Caucaso furono tra le cause principali che impedirono il decollo del progetto tecnocratico,<strong> </strong>provocando una dura reazione da parte dei fratelli Perrone alla guida del gruppo Ansaldo.</p><p>Heavily Weakened by the financial and industrial crisis of 1907, which showed all the limits of the economic structure of Italy, the Italian industrial capitalism developed a program that continued until the early after World War, which was taking into account the establishment of a government of technocrats.</p><p>This should had to take the country out of crisis, establish an economical plan and turn it into a major industrial power, with strong imperialist characteristics. Signals in this direction were also recorded in the previous decades, from the late nineteenth and early twentieth century, when a process of concentration of the main groups of entrepreneurs and capitalists began in the steel and mechanical industry. A path anyway enhanced by more and more orders from the government (Galli Della Loggia, 1970; Battilossi, 1999; Amatori and Colli, 1999; Boldrini, 2002). The industrial and financial crisis of 1907 and the global recession that followed, accelerated the technocratic solution, which were looking for a more or less closer alliance, with a part of the political class and going into war. Soon after the war, the political power of the technocrats in Italy seemed to grow significantly, especially when the Government developed a program of economic expansion in the regions of the Caucasus, Balkans and on the countries of the ex East Ottoman, these territories could provide raw materials and, with respect of an internal market completely saturated, to absorb the exceeding Italian production. The collaboration within the world of business, banking and politics did not produce the desired result. The fall of the Nitti´s Government and the pro German and destabilizing role of the Italian Commercial Bank in Eastern Europe and on the Caucasus were the major drivers against the launch of the technocratic project, inducing a though reaction by the Perrone brothers leading the group Ansaldo.</p>
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Ceccarelli, Marilena. « Guido Gozzano e la poesia crepuscolare tra innovazione modernista e interferenze d’oltralpe ». Quaderni d'italianistica 37, no 2 (27 janvier 2018) : 101–24. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v37i2.29231.

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Il movimento crepuscolare italiano di inizio Novecen­to — riconosciuto e definito come tale non senza perplessità — appa­re segnare, per la sua intrinseca vocazione da un lato all’identificazione nell’esperienza delle esistenze più umili con cui il poeta è a colloquio, dall’altro alla considerazione dell’uomo nella fugacità della sua condi­zione finita, un primo momento di rottura, in un’ottica acerbamen­te modernista, rispetto alle tendenze della letteratura fin de siècle. Il contributo prende in esame gli aspetti della produzione letteraria di Guido Gozzano che maggiormente risultano ispirati da questa vena, rilevando parallelamente per quali vie le ben note influenze di Fran­cis Jammes abbiano concorso alla costruzione della sua poetica più matura, che manterrà pur sempre una totale unicità d’ispirazione e d’espressione.
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Sodi, Manlio. « DODICI LUSTRI DI VITALITÀ LITURGICA IN ITALIA ». PARALELLUS Revista de Estudos de Religião - UNICAP 13, no 33 (30 décembre 2022) : 259–82. http://dx.doi.org/10.25247/paralellus.2022.v13n33.p259-282.

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Il secolo XX è passato alla storia e sarà ricordato per tanti motivi. Dal punto di vista ecclesiale rimarrà come il tempo in cui le forme della lex orandi hanno realizzato un progressivo cambiamento rispetto ad una prassi liturgico-celebrativa che, per alcuni aspetti, ha attraversato l’intero secondo millennio. Il Novecento si era aperto con i timidi inizi del “movimento liturgico” per opera di Dom Lambert Beauduin, in Belgio; un movimento di pensiero e di eventi che, con alterne vicende, attraverserà diversi decenni per sfociare nel Concilio Vaticano II. Qui l’intento è quello di offrire una lettura della riforma liturgica e del conseguente rinnovamento, attuati in Italia, unitamente ad alcune sfide che “oggi” si presentano.
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Oppedisano, Francesca Rachele. « Autobiografismo morte e autorappresentazione Michelangelo Merisi da Caravaggio passando per Francis Bacon ». Mnemosyne, no 4 (11 octobre 2018) : 18. http://dx.doi.org/10.14428/mnemosyne.v0i4.12223.

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Inizia da un assassinio il destino di un genio, o meglio il suo mito, reinventato quattro secoli più avanti alla luce d’una nuova visione del mondo. L’opera di Caravaggio, infatti, rivive in virtù d’un interesse recente. A cominciare da Roberto Longhi, tra i primi storici dell’arte a riconoscere la straordinarietà del maestro lombardo, l’arte di Caravaggio comincia a riverberare d’un senso altro, comincia ad essere attraversata da quegli incontri postumi con intellettuali, studiosi e poeti del novecento che hanno contribuito a riscrivere la biografia d’un genio inscrivendovi la propria. È dunque anche sulla scorta di queste alleanze che si analizzeranno alcuni aspetti dell’opera di Caravaggio che insiste a ripresentarsi di fronte alla contemporaneità del nostro sguardo con perentoria crudele artaudiana teatralità.
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Ballarini, Adriano. « Gli inizi di una visione storica del mondo nella filosofia del Novecento ». Diacronìa, no 1 (2021) : 217–31. http://dx.doi.org/10.12871/97888331810359.

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Nuvolati, Giampaolo. « Periferie : dal gioco degli opposti all'arcipelago urbano ». SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no 127 (mars 2022) : 27–38. http://dx.doi.org/10.3280/sur2022-127003.

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La sociologia urbana è in una fase di revisione dei paradigmi che l'hanno contraddistinta per buona parte del Novecento e gli inizi del XXI secolo. Oggi il rilancio della disciplina dipende fortemente dalla messa in discussione di dicotomie quali urbano vs. rurale, centro vs. periferia, locale vs. globale, e dal riconoscimento di una articolazione più complessa e originale delle parti costitutive dei fenomeni sociali a livello territoriale. In particolare questo contributo propone una riflessione che, partendo dal concetto di arcipelago, ridisegna l'urbano in un'ottica dove il concetto di periferia perde il significato attribuitogli solitamente, per venire sostituito da quello di policentrismo. Questo approccio non nega la rilevanza dei territori e la georeferenziazione dei fenomeni ma li inquadra in una prospettiva più ampia e a geometria variabile.
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Dávila Vargas-Machuca, Miguel. « El género histórico como impulsor del cine italiano del Primo Novecento. » Ñawi 4, no 2 (17 juillet 2020) : 183. http://dx.doi.org/10.37785/nw.v4n2.a11.

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Numerosas películas de recreación histórica animaron los inicios del cine italiano durante el Primo Novecento, hasta la Segunda Guerra Mundial. Entre 1908 y 1914 se desarrolló una etapa de esplendor conocida como Cinema epico italiano muto o Kolossal, con ambientaciones sobre todo en la Antigüedad, que situaron a Italia en la cúspide de la producción cinematográfica planetaria y generaron gran éxito a nivel mundial. La industria italiana creó producciones de un esfuerzo y una calidad nunca vistos, así como llenos de valiosísimos avances narrativos en un medio aún joven, marcando una importante influencia en el género histórico posterior y creando algunas de sus características más reconocibles hasta nuestros días. A pesar de la crisis provocada por la Primera Guerra Mundial en el cine italiano, el género histórico continuó siendo parte importante de su producción, e incluso el propio Mussolini se sirvió después de él para apuntalar su propaganda ideológica.
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Zanini, Andrea. « Formazione professionale e sviluppo : gli esordi dell'istruzione alberghiera in Italia ». SOCIETÀ E STORIA, no 136 (juillet 2012) : 355–86. http://dx.doi.org/10.3280/ss2012-136005.

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Questo articolo traccia l'evoluzione dell'offerta formativa alberghiera in Italia dalle origini alla vigilia della seconda guerra mondiale. Agli inizi del Novecento il settore ricettivo italiano č caratterizzato da una scarsitÀ di forza lavoro che ne limita lo sviluppo. Secondo l'opinione degli albergatori questa situazione č causata dall'assenza di un adeguato sistema formativo. In conseguenza di ciň, dal volgere del secolo in avanti, la SocietÀ italiana degli albergatori (l'associazione degli imprenditori) porta avanti numerosi tentativi per avviare una specifica scuola. Sfortunatamente nessuno di questi riuscirÀ, cosicché la prima scuola per lavoratori d'albergo sarÀ aperta solo nel 1914 dal Touring club italiano. Dopo la prima guerra mondiale le opportunitÀ formative per il personale d'hotel aumentano considerevolmente, grazie anche all'intervento statale mediante specifici enti, come l'Enit o l'Enfala, e per effetto della riforma delle scuole di avviamento professionale. In ogni caso, nonostante le diverse proposte avanzate in questo periodo, l'autore sostiene che lo sforzo di realizzare un moderno sistema formativo per gli addetti al settore ricettivo, come quello svizzero e tedesco, non puň dirsi pienamente riuscito.
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Birocchi, Italo. « La fase attardata in cui è rimasto il Codice Civile italiano. Una felix culpa per la scienza giuridica degli anni dieci del novecento. Il giurista come intellettuale ». Revista da Faculdade de Direito, Universidade de São Paulo 112 (28 août 2018) : 439–84. http://dx.doi.org/10.11606/issn.2318-8235.v112i0p439-484.

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Il saggio esamina l’affermazione della scienza giuridica italiana agli inizi del Novecento. Il processo di affermazione prende avvio con la crisi del modello liberale fondato sul codice civile, verso la fine dell’Ottocento, ma è soprattutto nel decennio della Grande Guerra che giunge a maturazione. Le diverse discipline giuridiche si rendono autonome dalla civilistica e si specializzano dandosi strumenti espressivi propri (riviste di settore; manuali). Mentre si specializzano, le diverse discipline predicano di essere accomunate dal metodo, che si asserisce essere scientifico perché depurato dalla storia e dalle ideologie. Perciò se ne accredita anche la neutralità. E però l’asserita neutralità della scienza giuridica non toglie, ed anzi implica, che il giurista si rivolga alla pratica e sia impegnato civilmente e nella politica (si teorizza anzi che compito del giurista sia quello di proporsi come legislatore, per incidere nel sociale). Queste linee generali di emersione della scienza giuridica vengono in particolare confrontate attraverso le figure di sei grandi giuristi nella loro formazione giovanile, considerati appunto ciascuno nel rispettivo specialismo disciplinare e nell’unità del metodo (Asquini, Betti, Calamandrei, Jemolo, Mossa, Vassalli).
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Frau, Ombretta. « Fatte per essere madri ? Il rifiuto della maternità nlla letteratura femminile in Italia fra Otto e Novecento ». Anuario de Letras Modernas 16 (10 janvier 2012) : 35–47. http://dx.doi.org/10.22201/ffyl.01860526p.2011.16.621.

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La rebelión en contra del así llamado instinto maternal es uno de los tabúes en los estudios de género, y, en cierto sentido, de la crítica feminista. Mientras que la idea de maternidad —y la relativa iconografía— ha caracterizado las artes y las letras italianas durante siglos, los argumentos en contra de la idea generalmente aceptada de que las mujeres nacen para ser madres se queda como un tema delicado y controversial, y son pocos los estudios académicos sobre este tópico. Mi artículo se centra en este tema potencialmente escandaloso así como se encuentra en las obras de algunas escritoras italianas activas entre el final delsiglo XIX y los comienzos del XX. Anna Franchi, Marchesa Colombi, Mantea y Annie Vivanti se encuentran entre las pocas figuras inconformes que contestaron más o menos abiertamente la idea de que la maternidad sea el máximo ideal de perfección femenina.En los últimos decenios del siglo XIX y al inicio del XX, después de la formación del Estado unitario italiano, se manifestaron en Italia escritoras que en modos diferentes pero coherentes entre sí cuestionaron la imagen estereotipada de la mujer esposa y madre abnegada. Novelas de ficción o autobiográfica en las que se manifiesta lo más subversivo: el rechazo a la maternidad.
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Campanale, Laura. « Emigrazione artigiana stagionale dalle montagne del bellunese ai paesi dell’Europa centro-orientale tra fine ottocento e inizi novecento ». Studia Polensia 9, no 1 (24 novembre 2020) : 143–73. http://dx.doi.org/10.32728/studpol/2020.09.01.07.

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Il presente contributo tratta dei flussi migratori stagionali che tra fine Ottocento e inizi Novecento si diressero dalla montagna veneta verso i territori dell’Europa centro-orientale. Soprattutto il Bellunese fu interessato a partire dalla metà dell’Ottocento da una considerevole migrazione stagionale verso l’Europa centro-orientale, che, in inverno, trovò impiego nella ristrutturazione stradale e ferroviaria o nei lavori connessi al taglio delle piante. Nei mesi estivi se ne aggiunse, tuttavia, un’altra di venditori ambulanti di dolciumi, a cui subentrò in seguito la vendita del gelato. Tracce di entrambi i flussi si rinvengono nei racconti orali del mio campione che riferisce di una forma singolare e tuttora attiva di emigrazione stagionale. Praticata dal lontano 1880 da intere vallate dell’Alto Veneto, essa si rivolse inizialmente a Vienna e ai territori limitrofi dell’Impero asburgico e, subito dopo la II guerra mondiale, soprattutto alla Germania. Il materiale qui proposto, desunto dalla mia tesi di dottorato dal titolo I gelatieri veneti in Germania. Un’indagine sociolinguistica, pubblicata nel 2006 dalla Peter Lang di Francoforte sul Meno, si fonda su un’indagine quantitativa e qualitativa. Grazie alle testimonianze autentiche sarà, pertanto, possibile intraprendere un “viaggio” nella memoria di intere vallate montane, “consacrate” da secoli, all’emigrazione stagionale artigianale.
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Garofoli, Gioacchino. « Il processo di trasformazione dell'economia in provincia di Pavia : un quadro generale ». STORIA IN LOMBARDIA, no 1 (avril 2022) : 9–34. http://dx.doi.org/10.3280/sil2021-001002.

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L'articolo tratta le trasformazioni economiche in provincia di Pavia nel secondo Novecento, dai cambiamenti di struttura produttiva e dei livelli occupazionali ai diversi modelli di sviluppo perseguiti. Dopo il dopoguerra emerge un rapido processo di industrializzazione, specie nei due comuni più grandi, che si inseriscono nel processo di trasformazione del "triangolo industriale" e del "miracolo economico" italiano. In questa fase l'economia pavese, e la città di Pavia, è caratterizzata dalla presenza di grandi imprese, che la fanno rientrare nell'ambito di un modello à la Perroux. Successivamente soprattutto Pavia, ma anche Vigevano, entrano nella fase della crisi della grande impresa dei primi anni Settanta. A partire dalla metà degli anni Settanta inizia a innescarsi un modello di sviluppo periferico, basato sulla piccola impresa e sul coinvolgimento di aree esterne alle città principali, seguendo il modello della Terza Italia. Segue la fase di progressiva deindustrializzazione che determina una crescente dipendenza dal mercato del lavoro dell'area milanese, con aumento del pendolarismo. Il territorio pavese non riesce più a realizzare la valorizzazione delle risorse locali, a partire dal lavoro ma anche delle risorse finanziarie che non vengono più utilizzate per lo sviluppo territoriale. L'articolo si conclude con la discussione delle occasioni mancate e dei problemi lasciati alle future generazioni.
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Branciforti, Giuseppe. « IL CONCETTO DI VALENZA IN ITALIA : VAILATI PRECURSORE DI TESNIÈRE ». Italiano LinguaDue 13, no 2 (26 janvier 2022) : 303–9. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/17140.

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Résumé :
Vailati è stato uno degli studiosi più eminenti del primo Novecento. Figura eclettica, ha spaziato in diversi campi del sapere, dalla matematica alla filosofia, alla linguistica. In uno dei suo ultimi articoli, analizzando il linguaggio in generale e quello dell’algebra in particolare, che ritiene dotato di un lessico e di una sintassi paragonabili al lessico e alla sintassi del linguaggio verbale, approfondisce in modo originale i concetti di transitivà e di relazione, e arriva ad abbozzare per il linguaggio verbale un modello che in seguito avrà grande fortuna e che prenderà il nome, dopo la pubblicazione dell’opera del linguista francese Lucien Tesnière, di modello valenziale. Oggi questo modello è alla base delle più recenti analisi linguistiche, perciò ritornare al pensiero di Vailati, a colui cioè che per primo lo ha delineato, già nella sua versione più ampia, considerando dotati di valenza non solo i verbi ma anche i nomi e gli aggettivi, è sembrato di rilevante importanza, specialmente perché l’informazione è poco conosciuta. Riprendere le sue idee, spesso profonde e sottili, è inoltre importante per capire quanto alto sia stato agli inizi del Novecento il livello raggiunto dal pensiero italiano, in grado di dialogare con il pensiero europeo e extraeuropeo e di concepire contributi nuovi e di valore. The concept of valence in Italy: Vailati precursor of Tesnière Vailati was one of the most eminent scholars of the early twentieth century. An eclectic figure, he spanned different fields of knowledge, from mathematics to philosophy and linguistics. In one of his last articles, he analyzed language in general and algebraic language in particular, which he considered as having a lexicon and syntax comparable to the lexicon and syntax of verbal language. In this paper he deepened the concepts of transitivity and relationship in an original way and sketched a model for verbal language that would later have great success and become known, after the publication of the work of the French linguist Lucien Tesnière, as the “Valential model”. Today this model is the basis of the most recent linguistic analyses, so it is important to go back to Vailati’s thought and outlines - where he considered not only verbs but also nouns and adjectives – especially because this information is not very well known. Summing up his often deep and subtle ideas is also important in understanding the height of Italian thought at the beginning of the twentieth century, able to dialogue with the European and extra-European thought and conceive of new and valuable contributions.
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Roggiani, Tessa. « Guido Gozzano e "Intossicazione", o del letterato giornalista ». Versants. Revista suiza de literaturas románicas 2, no 69 (14 novembre 2022). http://dx.doi.org/10.22015/v.rslr/69.2.11.

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Guido Gozzano è conosciuto prevalentemente per la sua produzione poetica, a fianco della quale è tuttavia necessario ricordare l’esistenza di un altrettanto notevole produzione in prosa, composta prevalentemente da scritti giornalistici di varia natura. Il presente lavoro analizza uno di questi testi, Intossicazione, articolo del 17 maggio 1911 dedicato a un caso di cronaca nera, con l’intento di chiarire come esso si inserisca in quel dibattito critico che, tra fine Ottocento e inizio Novecento, investe i rapporti tra giornalismo e letteratura. Keywords: Gozzano, Intossicazione, letteratura, giornalismo, Stefano Ala
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Meta, Chiara. « Antonio Gramsci e le avanguardie di inizio Novecento. Intersezioni con il pragmatismo italiano e europeo ». Laboratoire italien, no 18 (25 novembre 2016). http://dx.doi.org/10.4000/laboratoireitalien.1057.

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Piccioni, Lidia. « Attività commerciali e società civile : nella città che cresce, tra Roma e Milano, a inizio Novecento ». Storia e Futuro Giugno 2022, no 55 (20 septembre 2022). http://dx.doi.org/10.30682/sef5522a.

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Résumé :
Nell’ambito delle trasformazioni urbane di Roma ai primi del Novecento, si evidenzia la presenza di associazioni tra privati nate all’interno dei nuovi quartieri in via di formazione, che hanno nella vita dei quartieri stessi, e nella loro collocazione nella crescita della capitale, la loro ragione di essere. Dove la matrice prima, chiaramente rivolta a motivazioni economi-cocommerciali, si coniuga ulteriormente a più ampie sollecitazioni nei confronti dell’Amministrazione locale, relativa-mente all’assetto complessivo del territorio e alla sua progettazione. Il saggio propone una serie di interrogativi a riguardo, avvalendosi del confronto con il contemporaneo caso di Milano, città a sua volta in espansione urbana, caratterizzata insieme dal moltiplicarsi delle attività commerciali e da un tessuto associativo particolarmente ricco su molti livelli. During Rome’s urban development at the start of the 20th century, associations of private individuals were founded in the new, emerging quarters. They flourished precisely thanks to their relationship with the life of the quarters and the growing capital. They were the result of concerns of economic and commercial nature, but also of a broader range of pressures on the local administration regarding the general organisation and planning of the territory. The present essay addresses some questions in this regard by means of a comparison with Milan, which is currently also undergoing urban expansion due to the increasing number of commercial activities and its complex network of associations.
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Bozzato, Daria. « Papini esoterico : L’occultismo come “millenario intruglio di ermetismo e di cabala” ». Forum Italicum : A Journal of Italian Studies, 5 octobre 2022, 001458582211287. http://dx.doi.org/10.1177/00145858221128785.

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Résumé :
Agli inizi del Novecento, grazie alla frequentazione di fucine esoteriche come la Biblioteca Filosofica di Firenze e il caffè delle Giubbe Rosse, Giovanni Papini alimentò il suo interesse nei confronti della tradizione esoterica, dal momento che questa permetteva un allontanamento dall’eccesso razionale proprio del positivismo e, di conseguenza, una trasformazione della sensibilità umana. Come evidenziato in alcuni articoli pubblicati nella fase finale del Leonardo, Papini ammirava, però, solo alcuni aspetti dell’occultismo e ne criticava la mancanza di metodo e la superficialità di osservazioni. Il rapporto ambiguo di Papini con l’occulto rafforza, di fatto, i tratti non lineari e ossimorici del suo pensiero, tratti che saranno caratteristici anche del periodo post conversione. A differenza di precedenti studi sul rapporto tra Papini e l’occulto che si soffermano soprattutto sulla fase iniziale del Leonardo, l’obiettivo di questo saggio è evidenziare come l’intellettuale fiorentino, anche nella fase successiva alla conversione del 1919, continuò a parlare di maghi ed occultisti in maniera ambigua. Questo è ben evidente in un manoscritto inedito scoperto presso l’archivio Papini della Fondazione Primo Conti di Fiesole dal titolo Occultisti, che il seguente articolo esaminerà e citerà per la prima volta in maniera parziale.
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