Littérature scientifique sur le sujet « Inizio Novecento »

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Articles de revues sur le sujet "Inizio Novecento"

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Bettin, Cristina. « Voci della memoria : Un’ebrea italiana nel Novecento italiano ». Forum Italicum : A Journal of Italian Studies 53, no 1 (20 novembre 2018) : 112–38. http://dx.doi.org/10.1177/0014585818813313.

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Résumé :
La legislazione razziale del 1938 spezzò molte vite, dando inizio a quel processo di discriminazione legalizzata che raggiunse poi il suo culmine nelle deportazioni nazifasciste del 1943. Con l’applicazione delle leggi razziali gli ebrei venivano allontanati da tutti i settori pubblici e privati, cancellando la loro presenza nella vita nazionale italiana. Tra questi emarginati ci furono anche molte donne, scienziate, professoresse, intellettuali, la cui vita e storia rimane ancora poco conosciuta. Un libro pubblicato da Raffaela Simili, Sotto falso nome. Scienziate italiane ebree (1938-1945) nel 2010, è l’unico ad oggi che raccoglie, seppur schematicamente e sinteticamente, le storie di alcune di queste donne ed il contributo che diedero alla scienza, alla medicina e alla cultura italiana. Tra queste donne ancora invisibili figura, come illustrerò in questo scritto, Lucia Bedarida Servadio (1900-2006), prima donna in Italia ad essersi laureata nel 1922 in Medicina a soli 22 anni nonché prima donna ebrea ed italiana a lavorare sin dal 1939 in un Paese musulmano come il Marocco.
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Franchini, Antonia Francesca, et Alessandro Porro. « Baldo Rossi e la chirurgia di inizio Novecento all'Ospedale Maggiore di Milano ». STORIA IN LOMBARDIA 42, no 2 (janvier 2022) : 60–83. http://dx.doi.org/10.3280/sil2022-002003.

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Baldo Rossi (Pioltello, Milano, 1868 - Milano, 1932) fu chirurgo dell'Ospedale Maggiore di Milano a cavallo fra il secolo XIX e il secolo XX. Egli operò prima della diffusione dei sulfamidici, e può da un lato essere considerato fra gli ultimi chirurghi della vecchia guar- dia, quanto alla sua formazione universitaria, mentre dall'altro fu estremamente attento alla modernità e all'innovazione. Fu protagonista dei grandi sviluppi della chirurgia asettica, della traumatologia, dell'ortopedia, della chirurgia militare, della riabilitazione. Attraverso la sua ergobiografia si possono ripercorrere tappe fondamentali dello sviluppo dell'Ospedale Maggiore milanese. Nel saggio si sottolinea anche l'importanza di alcune fonti, quali i cataloghi della produzione industriale degli strumenti chirurgici, per la rico- struzione di avvenimenti della storia ospedaliera, ai quali Baldo Rossi diede fondamentali contributi.
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De Salvo, Dario. « “Non è senza timore che inizio la mia opera di insegnante”. Leonardo Sciascia maestro elementare (1949-1957) ». Quaderns d’Italià 27 (22 décembre 2022) : 83–92. http://dx.doi.org/10.5565/rev/qdi.551.

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Résumé :
Il 12 ottobre del 1949 Leonardo Sciascia comincia la sua carriera di maestro elementare. Avverte, fin da subito, un forte senso di disagio che espliciterà chiaramente nel 1956 con Le Parrocchie di Regalpetra. Un’opera che, sebbene venga ambientata in un luogo fantastico, descrive mirabilmente la sfiducia degli insegnanti, il contesto in cui sono costretti a vivere gli alunni e l’inadeguatezza dei programmi scolastici. Ma il disagio avvertito fu senza dubbio il punteruolo, come testimoniano i suoi registri di classe, per descrivere con una straordinaria sensibilità letteraria il clima pedagogico siciliano degli anni Cinquanta del Novecento.
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Venturi, Antonello. « Risorgimento e regno d'italia nella storiografia russa tra fine ottocento e primo novecento : n.i. kareev e e.v. tarle ». MONDO CONTEMPORANEO, no 3 (mars 2013) : 129–48. http://dx.doi.org/10.3280/mon2012-003004.

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Tarle sono tra i piů noti specialisti di storia europea nella Russia di fine Ottocento e di inizio Novecento. I loro testi di alta divulgazione di questi anni, che riflettono direttamente quel che si insegnava nelle universitŕ dell'impero, ben illustrano la loro idea della piů recente storia italiana. Forte č qui l'influenza del radicalismo politico russo degli anni Sessanta dell'Ottocento: chi veramente cambia l'ordine europeo č Napoleone III, Mazzini incarna il peso eccessivo della religione nella vita politica italiana, Cavour č anzitutto un nemico della rivoluzione popolare. Anche Garibaldi per Kareev č sostanzialmente l'uomo capace di unire l'elemento monarchico a quello popolare, piů che un rappresentante di quest'ultimo, anche se Tarle riprende invece il grande mito russo dell'eroe popolare. I primi anni del regno d'Italia riuniscono invece i due autori nella sconsolata visione di un paese povero, dalle forme sociali arretrate, afflitto dall'ignoranza e vittima di continue politiche anti-popolari.
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Dameri, Annalisa. « La storia degli edifici, la memoria dei luoghi. le architetture dei Gardella in Alessandria ». La Tadeo DeArte 7, no 8 (novembre 2021) : 10–31. http://dx.doi.org/10.21789/24223158.1760.

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Résumé :
Due architetti, padre e figlio, protagonisti della cultura architettonica italiana del Novecento. Un committente illuminato, proprietario del cappellificio che esporta in tutto il mondo un cappello che sta per entrare nel mito, il “Borsalino”. Una città, Alessandria, che, a inizio secolo, è ancora priva di una serie di servizi fondamentali e che vedrà, grazie ai finanziamenti della famiglia Borsalino, la costruzione di una serie di infrastrutture tra cui un sanatorio antitubercolare. La memoria collettiva costruisce intorno alla fabbrica e al sanatorio (studiati e apprezzati dalla critica architettonica) affetti e timori: molto si deve alla fabbrica, ricordata come motore economico per l’intera città. La decisione, negli anni Ottanta, di demolire quasi totalmente il cappellificio suscita negli abitanti una violenta reazione: si vedono privati del proprio passato e la demolizione della ciminiera, fortemente danneggiata e con gravi problemi strutturali, ma simbolo riconosciuto della città, sarà letta come un sopruso delle ragioni economiche sulle questioni più affettive
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Stefanelli, Diego. « La Sardegna dei linguisti e la Sardegna per i turisti : consonanze e dissonanze discorsive a inizio Novecento ». Italianistica Debreceniensis 24 (1 décembre 2018) : 10–29. http://dx.doi.org/10.34102/italdeb/2018/4658.

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Résumé :
The aim of this contribution is to tackle an already highly researched subject by adopting a fairly unprecedented perspective. I would like to concentrate on the representation of Sardinia in one of the most important historical moments for the construction of the image of the island in a modern perspective: the first decades of the twentieth century. I will try to make two apparently distant text types interact: tourist guides and travel reports written by linguists. I will focus on two prototype examples: on one hand the Reisebilder aus Sardinien by Max Leopold Wagner; on the other, the Touring Club Guide dedicated to Sardinia, written by Luigi Vittorio Bertarelli. My intent is to trace the similarities and differences of the two textual typologies in presenting a region at the time universally imagined (and narrated) as different, atypical and in any case "peculiar". In doing so, I will also try to highlight continuity and discontinuity with respect to the nineteenth-century representative methods.
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Carroccio, Andrea. « Uno spaccato dell'ambiente accademico tedesco di inizio Novecento : il caso di Ernst Cassirer nel Briefwechsel di Edmund Husserl ». RIVISTA DI STORIA DELLA FILOSOFIA, no 4 (décembre 2019) : 643–61. http://dx.doi.org/10.3280/sf2019-004004.

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Tornesello, Natalia L. « Nostalgia di un tempo passato, amarezza del tempo presente : patria e amor patrio nella poesia persiana di inizio Novecento ». Oriente Moderno 90, no 2 (12 août 2010) : 435–55. http://dx.doi.org/10.1163/22138617-09002010.

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Fornari Čuković, Maria. « “LA NAZIONE GIOVINETTA RESISTEVA AL COLOSSO” : FRACCAROLI E L’IMMAGINE DELLA SERBIA NEL LIBRO LA SERBIA NELLA SUA TERZA GUERRA : LETTERE DAL CAMPO SERBO (1915) ». Филолог – часопис за језик књижевност и културу 13, no 25 (30 juin 2022) : 389–405. http://dx.doi.org/10.21618/fil2225389f.

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Résumé :
Questo contributo ha come intento quello di presentare il rapporto tra uno dei giornalisti italiani più importanti di inizio Novecento, Arnaldo Fraccaroli, e la Serbia nei primi mesi della Grande Guerra. Fraccaroli viene annoverato dagli studiosi tra quei giornalisti quali Barzini, Civinini, Ojetti e altri che, con il loro lavoro e il loro stile di scrittura, hanno rappresentato un punto di svolta nella storia della carta stampata italiana. Piuttosto noto al grande pubblico durante la lunga carriera, il giornalista veronese, in parte fnito nel dimenticatoio dopo la sua morte, è stato riportato di recente all’attenzione dei lettori da un’accurata biografa scritta nel 2019 da Gian Pietro Olivetto. “La dolce vita di Fraka, cronista del Corriere della Sera” è il titolo dell’opera, da cui questo lavoro attinge parte delle informazioni sull’autore. La riscoperta di Fraccaroli, però, non si limita soltanto al libro di Olivetto, poiché nel 2017 la casa editrice Prometej di Novi Sad ha pubblicato la traduzione del libro “La Serbia nella sua terza guerra: lettere dal campo serbo”, scritto dal cronista italiano nel 1915. Questo testo, una raccolta di osservazioni e impressioni di viaggio annotate dal giornalista durante un viaggio da Salonicco a Belgrado nell’inverno del 1915, offre la possibilità, fnora poco approfondita, di considerare il lavoro di Fraccaroli nella prospettiva di un tramite tra i lettori italiani e la difcile realtà serba in quei primi mesi di guerra.
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Benegiamo, Marcello, et Paola Nardone. « Tecnocrazia e politica in Italia dalla crisi del 1907 al Primo Dopoguerra = Technocracy and political crisis in Italy from 1907 till the early after World War ». Pecvnia : Revista de la Facultad de Ciencias Económicas y Empresariales, Universidad de León, no 19 (2 février 2016) : 43. http://dx.doi.org/10.18002/pec.v0i19.3581.

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Résumé :
<p>Uscito a pezzi dalla pesante crisi finanziaria e industriale del 1907, che aveva messo a nudo i limiti della struttura economica del Paese, il capitalismo industriale italiano elaborò un programma, portato avanti fino al primo dopoguerra, che prevedeva l’instaurazione di un governo di tecnocrati. Questo avrebbe dovuto trainare il Paese fuori dalla crisi, pianificarne l’economia e trasformarlo in una grande potenza industriale, con forti connotazioni imperialistiche. Segnali in tale direzione si erano registrati anche nei decenni precedenti, tra fine Ottocento e inizi Novecento, quando ebbe inizio un processo di concentrazione nel settore siderurgico e meccanico. Un percorso peraltro stimolato dalle commesse statali sempre più consistenti (Galli Della Loggia, 1970; Battilossi, 1999; Amatori e Colli, 1999; Bolchini, 2002). La crisi industriale e finanziaria del 1907 e la recessione a livello mondiale che ne seguì, accelerarono la soluzione tecnocratica, che prevedeva un’alleanza, più o meno stretta, con una parte della classe politica e l’entrata in guerra. Negli anni immediatamente seguenti il conflitto, il potere dei tecnocrati sulla scena politica italiana sembrò accrescersi notevolmente, soprattutto quando il governo progettò un programma di espansione economica nelle regioni del Caucaso, nei Balcani e nel Levante ex ottomano, territori in grado di fornire materie prime e di assorbire la produzione italiana in eccesso rispetto alle richieste di un mercato interno asfittico. La collaborazione tra mondo imprenditoriale, bancario e politico non produsse il risultato sperato. La caduta del governo Nitti e il ruolo destabilizzante e filotedesco della Banca Commerciale Italiana nell’Est europeo e nel Caucaso furono tra le cause principali che impedirono il decollo del progetto tecnocratico,<strong> </strong>provocando una dura reazione da parte dei fratelli Perrone alla guida del gruppo Ansaldo.</p><p>Heavily Weakened by the financial and industrial crisis of 1907, which showed all the limits of the economic structure of Italy, the Italian industrial capitalism developed a program that continued until the early after World War, which was taking into account the establishment of a government of technocrats.</p><p>This should had to take the country out of crisis, establish an economical plan and turn it into a major industrial power, with strong imperialist characteristics. Signals in this direction were also recorded in the previous decades, from the late nineteenth and early twentieth century, when a process of concentration of the main groups of entrepreneurs and capitalists began in the steel and mechanical industry. A path anyway enhanced by more and more orders from the government (Galli Della Loggia, 1970; Battilossi, 1999; Amatori and Colli, 1999; Boldrini, 2002). The industrial and financial crisis of 1907 and the global recession that followed, accelerated the technocratic solution, which were looking for a more or less closer alliance, with a part of the political class and going into war. Soon after the war, the political power of the technocrats in Italy seemed to grow significantly, especially when the Government developed a program of economic expansion in the regions of the Caucasus, Balkans and on the countries of the ex East Ottoman, these territories could provide raw materials and, with respect of an internal market completely saturated, to absorb the exceeding Italian production. The collaboration within the world of business, banking and politics did not produce the desired result. The fall of the Nitti´s Government and the pro German and destabilizing role of the Italian Commercial Bank in Eastern Europe and on the Caucasus were the major drivers against the launch of the technocratic project, inducing a though reaction by the Perrone brothers leading the group Ansaldo.</p>
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Thèses sur le sujet "Inizio Novecento"

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Mogorovich, Eliana. « Dalla realtà alla coscienza : il percorso della ritrattistica tra fine Ottocento e inizio Novecento ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2011. http://hdl.handle.net/10077/4516.

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Résumé :
2009/2010
Il recente e diffuso interesse suscitato dalla ritrattistica nell’ambito di esposizioni di carattere nazionale ha sollecitato una riflessione sull’accoglienza ad essa riservata in un periodo cruciale della sua evoluzione, quello situato a cavallo fra la fine del XIX e i primi decenni del XX secolo. Si tratta di un momento che – data l’ascesa di una classe bisognosa di conferme dello status appena acquisito come la borghesia – ha visto il proliferare di immagini destinate all’autocelebrazione e che proprio per rispondere a tale necessità imponevano l’adozione di uno stile strettamente realistico. Tuttavia il medesimo torno d’anni coincide anche con la nascita della psicoanalisi freudiana (al 1895 risale la pubblicazione degli Studi sull’isteria, al 1899 L’interpretazione dei sogni mentre risale al 1901 la prima edizione della Psicopatologia della vita quotidiana), una rivoluzione che finì col riguardare anche le discipline artistiche e che, potenzialmente, poteva condurre a uno stravolgimento dell’approccio fotografico fino allora imposto dai committenti per le loro effigi. Il presente progetto si propone dunque l’obiettivo di individuare eventuali punti di contatto fra due filoni di ricerca finora affrontati come binari paralleli, il primo coincidente con le richieste maturate dalla situazione sociale dell’epoca e, il secondo riguardante le possibili ripercussioni connesse all’apertura di un nuovo orizzonte culturale. La ritrattistica ha conosciuto nel periodo preso in esame il passaggio da forme ufficiali e borghesi, centrate solo sulla verosimiglianza fisica e su blandi accenni al carattere dell’effigiato, a una concezione rivolta principalmente allo scavo psicologico del personaggio. Tale premessa, che può essere confermata dall’esame del catalogo di singoli autori, non trova però alcun riscontro nella stampa esaminata; gli articoli monografici e le recensioni di mostre rintracciate in “Emporium”, “L’illustrazione Italiana”, “The Studio” e “Die Künst für Alle” hanno infatti portato alla luce un panorama completamente diverso evidenziando continue e mai sanate discrepanze fra l’effettiva produzione degli artisti e quanto veniva poi riportato dalla stampa tanto in termini iconografici che di semplice citazione o descrizione. Nonostante le continue lagnanze sull’arretratezza dell’arte italiana e la proclamata intenzione di aggiornare il gusto artistico del pubblico, i quattro periodici esaminati continuano infatti a propagandare e diffondere quello che si può definire un “tono medio” della pittura, che esclude da recensioni e interventi di vario tipo tanto movimenti come l’impressionismo, il cubismo e il futurismo quanto gli autori europei più aggiornati cui talvolta si accenna solo una volta tramontata l’ondata rivoluzionaria della loro arte e sempre limitatamente alle opere meno eversive. Dal punto di vista della ritrattistica si assiste dunque a una sorta di silenzioso passaggio dal solido realismo ottocentesco alle forme pacate e immobili di Novecento, tendenza cui sembrano uniformarsi tutti i pittori italiani del nuovo secolo. La ripresa di interesse verso la rappresentazione della figura umana che contraddistingue il gruppo milanese non ha comportato, purtroppo, un effettivo aumento di ritratti riproponendo anzi le problematiche già osservate per i decenni precedenti poiché alla labilità del confine fra ritratto e pittura di genere viene a sostituirsi quella fra ritratto e semplice rappresentazione di figure per le quali non è sempre possibile stabilire il riferimento a fisionomie e caratteri individuali. Quanto fin qui osservato ha avuto come conseguenza la revisione nell’impostazione del presente lavoro in cui il mancato sviluppo di alcune parti è compensato dall’ampliamento dell’orizzonte geografico di riferimento dal momento che tanto nelle appendici poste a margine della tesi quanto nella sua prima parte sono stati inseriti autori dell’intera Penisola e stranieri allo scopo di ricostruire il panorama storico-artistico e critico del periodo considerato. Dal punto di vista operativo, dunque, i capitoli seguono una scansione temporale su base quinquennale: all’interno di ognuno è stato analizzato ogni singolo anno partendo dall’iniziale confronto fra i periodici italiani e ampliando poi la visuale su quanto pubblicato dalle riviste straniere, fonte utilizzata soprattutto dal punto di vista dell’apparato iconografico presente. La sporadica presenza di monografie dedicate ad artisti che hanno svolto principalmente l’attività di ritrattisti (presenti per lo più su “Emporium”) ha fatto sì che l’attenzione si concentrasse sulla posizione assunta dai vari critici rispetto alle mostre recensite, messe fra l’altro a confronto con i cataloghi delle esposizioni stesse nel caso delle biennali veneziane e di eventi come la mostra del ritratto di Firenze del 1911, quella dell’Autoritratto organizzata dalla Famiglia Artistica di Milano nel 1916 e quella del Ritratto femminile contemporaneo ospitata nella villa Reale di Monza nel 1924. La marginalità di cui ha costantemente sofferto il filone pittorico cui ci si è dedicati si riverbera, naturalmente, su una presenza sporadica e poco significativa degli artisti veneto-giuliani ai quali, comunque, è interamente dedicato il catalogo in cui è organizzata la seconda parte della tesi. Basato sulle ricorrenze dei pittori nelle riviste esaminate, il catalogo segue la scansione in sezioni distribuite a seconda della tipologia di ritratto cui appartengono, cominciando da quelli di singoli personaggi (a loro volta distinti fra ritratti muliebri, virili e effigi di critici d’arte), ritratti di gruppo, ritratti di artisti e autoritratti, sezione quest’ultima che vede l’inclusione delle opere facenti parte della collezione di autoritratti della Galleria degli Uffizi, assunta come evidente certificato di importanza dell’autore cui l’opera è stata richiesta o da cui è stata donata. Ogni sezione è aperta da una breve introduzione che prevede, per la parte degli autoritratti, il riferimento ai più recenti studi inerenti la relazione fra arte e psicanalisi, anche in virtù del fatto che la destinazione eminentemente privata di questi lavori consentiva all’autore una maggiore libertà stilistica e un più sincero dialogo con il proprio modello. Il lavoro di tesi è completato dal catalogo delle opere ritenute più significative per ciascuna sezione e dalle appendici critiche tratte da “Emporium” e “L’Illustrazione Italiana”.
XXIII Ciclo
1978
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2

Pizzolato, Tommy <1980&gt. « "Una cittadella sulle rive dell'Adriatico" : Valona e l'Albania nella strategia navale italiana di inizio Novecento ». Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3049.

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Résumé :
Nei tre decenni che precedettero l'ingresso dell'Italia nel conflitto europeo (il cui primo atto di guerra, a Triplice non ancora denunciata, fu proprio l'occupazione del succitato porto albanese e dell'antistante isolotto di Saseno) una corposa letteratura di viaggio (opera di intellettuali, politici, pubblicisti) inondò il mercato editoriale, contribuendo a volgarizzare presso il grande pubblico le ragioni di tanto interesse per le vicende di quella parte della penisola balcanica. Il recupero di questi scritti (indispensabili per ricostruire i contenuti del messaggio all'epoca veicolato) e la loro integrazione con quanto teorizzato da marina ed esercito, permette di analizzare logiche e finalità di una questione di lungo periodo, che regime fascista e regno del sud avrebbero ereditato e sviluppato, ciascuno a proprio modo. Soprattutto, esso permette di capire quale ruolo ricoprissero il possesso di Valona e dell'Albania nel più ampio disegno di egemonia italiana sull'Adriatico e sul Mediterraneo, evidenziando l'esistenza di due diversi indirizzi della cosiddetta “questione adriatica”: l'uno legato esclusivamente alla Dalmazia; l'altro deciso a non transigere su entrambe.
In the three decades that preceded the entrance of Italy in the European conflict (whose first act of war it was the occupation of the Albanian port of Vlore and the nearby island of Saseno) a substantial travel literature (made by intellectuals, politicians publicists) flooded the publishing market, helping to volgarizzare to the general public the reasons for so much interest in the history of that part of the Balkan peninsula. The recovery of these writings (essential to rebuild the contents of the message conveyed at the time) and their integration with the theorized by army and navy allows you to analyze the logic and purposes of a long-term issue. Most importantly, it allows you to understand what role played the possession of Vlore and Albania within the wider picture of Italian hegemony on the Adriatic and the Mediterranean, highlighting the existence of two different addresses of so-called "Adriatic question": the one linked exclusively to Dalmatia; the other decided not to compromise on both sides.
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3

Ragau', Stefania. « Le utopie di Sion tra messianesimo e sionismo nell'Europa di fine Ottocento e inizio Novecento ». Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2018. http://hdl.handle.net/11384/86064.

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FERRARA, ALESSIA DENISE. « Modelli formativi e produzione di territorio : Michele Crimi e l'esperienza pedagogica dei campicelli come pratiche d'uso nella Sicilia di inizio Novecento ». Doctoral thesis, Università IUAV di Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/11578/278312.

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Mittone, Margherita <1997&gt. « La figura professionale dell'ingegnere-architetto e il suo ruolo nella conservazione dei monumenti a Venezia tra la fine dell'Ottocento e inizio Novecento ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/20936.

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Résumé :
L'elaborato intende in un primo momento studiare la formazione e la rilevanza culturale della figura professionale dell'ingegnere-architetto a Venezia nel periodo tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento. Dopo aver messo in luce l'ambivalenza della detta figura, attiva sia in settori strettamente tecnici, ma anche teorici e artistici, si utilizzerà come filo conduttore la figura dell'ingegnere-architetto Filippo Lavezzari per comprendere le specificità e la cultura del restauro della figura professionale anzidetta. In un primo momento si analizzerà la carriera di questo personaggio nel settore dell'ingegneria civile e la sua rilevanza nella definizione degli assetti di categoria e la sua visione dello sviluppo urbano della città di Venezia. Dopo, si studieranno gli specifici interventi di Filippo Lavezzari nell'ambito della conservazione del patrimonio monumentale, prima in quanto tecnico attivo a Palazzo Reale, al servizio della Real Casa, e poi come membro della Commissione per la ricostruzione del Campanile di San Marco. Infine, si cercherà di dare una definizione complessiva alla cultura del restauro di Filippo Lavezzari.
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Troiani, Sara. « Tra testo e messinscena : Ettore Romagnoli e il teatro greco ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2020. http://hdl.handle.net/11572/265461.

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Résumé :
The thesis aims to analyse the reception of the ancient Greek drama by the Italian scholar Ettore Romagnoli (1871-1938), considering his critical essays, translations, and theatre performances. The mutual interaction of these three aspects represents the methodological approach to understand how Romagnoli conceived the interpretation of Greek theatre and its dramatic production in the modern age. The thesis consists of three parts. The first one analyses Romagnoli’s ideas on classical studies and the modern translations of ancient Greek poetry within the Italian culture in the early 20th Century and in opposition to the positivist approach in the classical philology and the Neo Idealistic Aesthetics. Furthermore, an exam of the entire work of Romagnoli as stage director is offered, along with the reconstruction of a mainly unknow controversy after his dismissal from the National Institute of Ancient Drama. The second part analyses Romagnoli’s academic studies on the hypothetical performance of ancient tragedy and comedy and the evolution of Greek poetry from music. It also identifies the possible influence of these theories within his own translations and performances. The last part deals with two examples of translations for the stage: the "Agamemnon" (1914) and the "Bacchae" (1922). On the basis of theatre translation studies and thanks to Romagnoli’s editions of the two works, both placed at his archive and library in Rovereto and rich of notes by the translator himself, the analysis attempts to examine the hypothetical performability and speakability of the two texts and whether cuts or modifications were introduced during the stage productions.
La ricerca si propone di condurre un esame il più possibile esaustivo dell’opera del grecista Ettore Romagnoli (1871-1938) come esegeta, traduttore e metteur en scène del dramma antico. Grazie all’analisi della reciproca interazione di questi tre aspetti si è tentato di comprendere come il grecista abbia concepito l’interpretazione del teatro greco e ne abbia progettato la ‘reinvenzione’ drammatica. Il lavoro si suddivide in tre parti. Nella prima viene condotta una ricostruzione della carriera di Romagnoli nel contesto storico-culturale di inizio Novecento, analizzando le sue idee sul rinnovamento degli studi classici e sull’aggiornamento delle traduzioni della poesia greca. In questo quadro assumono notevole rilievo le polemiche condotte da Romagnoli in opposizione alle maggiori correnti accademico-culturali dell’epoca: l’estetica crociana e la filologia scientifica. Inoltre, l’analisi prende in esame l’idea di messinscena e le produzioni dirette da Romagnoli a partire dagli spettacoli universitari (1911-1913) fino alle rappresentazioni teatrali svolte a Siracusa e in altri teatri e siti archeologici d’Italia (1914-1937), insieme alla ricostruzione di una terza polemica, definita ‘siracusana’, che coinvolse il grecista in seguito alla sua estromissione dall’Istituto Nazionale del Dramma Antico. La seconda parte prende in considerazione gli studi scientifici e divulgativi di Romagnoli circa la ricostruzione dell’ipotetica performace della tragedia e della commedia di quinto secolo a.C. e l’evoluzione della poesia greca dalla musica, individuando, inoltre, le possibili rielaborazioni di queste teorie all’interno delle traduzioni e degli spettacoli teatrali. Nella terza parte si analizzano le traduzioni di "Agamennone" e "Baccanti" che Romagnoli portò in scena a Siracusa. Si è tentato di valutare, anche sulla base degli studi teorici relativi alla traduzione per il teatro, quanto l’attenzione alla ‘performabilità’ e alla ‘dicibilità’ del testo ne avesse influenzato la composizione oppure se fossero stati introdotti tagli e modifiche in fase di produzione degli spettacoli. Le due edizioni di "Agamennone" (1914) e "Baccanti" (1922) che facevano parte della biblioteca privata di Romagnoli presentano infatti annotazioni dell’autore riconducibili proprio ai suoi allestimenti per gli spettacoli al Teatro greco di Siracusa. Il lavoro ha potuto avvalersi di scritti inediti, articoli di giornale e documenti privati custoditi negli Archivi della Fondazione INDA e presso il Fondo Romagnoli, dal 2016 proprietà dell’Accademia Roveretana degli Agiati e attualmente in catalogazione presso la Biblioteca civica “G. Tartarotti” di Rovereto.
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7

Melcarne, Loredana. « Pia Maria Nalli e la scuola di Geometria siciliana agli inizi del Novecento ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Sansalone, Christine. « La figura della donna nel teatro italiano tra fine Ottocento e inizio Novecento.o ». 2005. http://link.library.utoronto.ca/eir/EIRdetail.cfm?Resources__ID=370819&T=F.

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Livres sur le sujet "Inizio Novecento"

1

Elisabetta, Marraffa, dir. L' Anticlericalismo ravennate : Nella stampa di inizio Novecento. Ravenna : Anastasis, 1997.

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2

La riforma della chiesa nelle riviste religiose di inizio Novecento. Milano : Biblioteca francescana, 2010.

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3

Per il popolo trentino : Protagonisti del movimento cattolico a inizio Novecento. Trento : Fondazione Museo storico del Trentino, 2014.

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4

Esotismo e musica : Saggio sulle influenze culturali nella musica francese di fine Ottocento-inizio Novecento. Scandicci, Firenze : Firenze Atheneum, 2011.

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Luzzatti, Luigi. Chiesa, fede e libertà religiosa in un carteggio di inizio Novecento : Luigi Luzzatti e Paul Sabatier. Venezia : Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, 2004.

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Cultura dell'anima, letture moderne a inizio Novecento (Conference) (2010 Chieti, Italy). "Cultura dell'anima" : Letture moderne a inizio Novecento : atti del Convegno di studio, Chieti, 28-29 aprile 2010. Lanciano : Casa editrice Rocco Carabba, 2013.

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Colla stessa mano che son ferito-- : La parola scritta delle classi subalterne in Piemonte tra inizio e metà Novecento. Scarmagno (Torino) : Priuli & Verlucca, 2009.

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L'umanità inutile : La "questione follia" in Italia tra fine Ottocento e inizio Novecento e il caso del Manicomio provinciale di Cremona. Milano, Italy : FrancoAngeli, 2001.

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De Boni, Claudio, dir. Lo stato sociale nel pensiero politico contemporaneo. II Novecento. Florence : Firenze University Press, 2010. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-8453-370-8.

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Résumé :
Lo stato sociale nel pensiero politico contemporaneo. Il Novecento. Parte seconda: dal dopoguerra a oggi is intended to complete the overview of the presence of the Welfare State concept in contemporary political thought that began in 2007 with the volume dealing with the nineteenth century and then continued in 2009 with the first part of the reconstruction relating to the twentieth century (both published by Firenze University Press). The final period, from the end of the Second World War to the present, is marked by deeply conflicting situations. These range from, on the one hand, the success of the institutions proper to the Welfare State among the artificers of one of the most socially prosperous periods of Western history to, on the other, the surfacing of critical elements with repercussions which are among the most serious political issues of the present time. Uncoiling right through the second half of the twentieth century is the relentless clash between broadly social-democratic theories and those of a neo-liberalist stamp, with the addition of a third source of reflection: the "critical thought" aimed at underscoring the shortcomings of the Welfare State and its substantial dependence on the capitalist cycle. These are the historiographical issues addressed in this book by a number of scholars, engaged in reconstructing the amplitude and the internal breakdown of a debate that involves the political philosophy of the entire contemporary western world. THE THREE VOLUMES: Lo stato sociale nel pensiero politico contemporaneo L'Ottocento Lo stato sociale nel pensiero politico contemporaneo. Il Novecento Parte prima: Da inizio secolo alla seconda guerra mondiale Lo stato sociale nel pensiero politico contemporaneo. Il Novecento Parte seconda: dal dopoguerra a oggi
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Curinga, Luisa, et Marco Rapetti, dir. Skrjabin e il Suono-Luce. Florence : Firenze University Press, 2019. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-807-5.

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Résumé :
Skrjabin, figura eccentrica nel panorama musicale di inizio secolo, ha spesso suscitato tanto i più accesi entusiasmi quanto le critiche più feroci. Importanti ricerche effettuate negli ultimi decenni in Italia e all’estero hanno tuttavia condotto a una visione più equilibrata dell’uomo e della sua opera. I contributi ospitati nel presente volume provengono in buona parte dal convegno Svetozvuk, il ‘Suono-Luce’ (Conservatorio Cherubini di Firenze, 2015), e intendono apportare un tassello significativo agli studi skrjabiniani affrontando tematiche diverse e complementari. Lo sfaccettato caleidoscopio che ne risulta mette in luce il ruolo chiave di Skrjabin nel Novecento, non solo in quanto precursore della multimedialità, ma soprattutto come creatore di un linguaggio originalissimo destinato a influenzare generazioni di musicisti di differente formazione.
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Chapitres de livres sur le sujet "Inizio Novecento"

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Paratore, Carlotta. « 1 • Enrique Jardiel Poncela e Los ladrones somos gente honrada nel panorama della letteratura umoristica spagnola del Novecento ». Dans Tradurre l’umorismo, tradurre Jardiel Poncela Con traduzione integrale di Los ladrones somos gente honrada. Venice : Fondazione Università Ca’ Foscari, 2023. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-679-4/001.

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Résumé :
Come spesso accade nel processo creativo del teatro di Jardiel, anche Los ladrones somos gente honrada non nacque dal nulla, ma – al contrario – fu il frutto di una ricapitalizzazione parziale di materiale già elaborato dall’autore nel tempo e in diverse circostanze. Come sempre, è lo stesso Jardiel a riferire nel preambolo della commedia quali furono le tappe del processo di gestazione dell’opera, che ebbe inizio dopo il sonoro insuccesso di El amor sólo dura 2.000 metros (1941), la prima delle sei commedie che il drammaturgo avrebbe composto in seguito all’accordo preso nel 1940 con Tirso Escudero, l’impresario del Teatro de la Comedia di Madrid, per le tre successive stagioni teatrali.
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