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Quintaliani, G., R. Brugnano, D. Francisci et U. Buoncristiani. « Infezioni Virali Nel Trapiantato Renale ». Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 6, no 2 (1 avril 1994) : 17–19. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.1994.1879.

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2

Lagier, J. C. « Infezioni intestinali, virali e batteriche ». EMC - AKOS - Trattato di Medicina 19, no 2 (juin 2017) : 1–5. http://dx.doi.org/10.1016/s1634-7358(17)84374-6.

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3

Quintaliani, G., R. Brugnano, D. Francisci et U. Buoncristiani. « Infezioni Virali Nel Trapiantato Renale ». Giornale di Tecniche Nefrologiche e Dialitiche 6, no 2 (avril 1994) : 17–19. http://dx.doi.org/10.1177/039493629400600204.

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4

Sensini, Alessandra, Roberto Castronari, Eleonora Pistoni et Francesco Bistoni. « Infezioni virali del sistema nervoso centrale : meningoencefaliti ed encefalopatie croniche progressive ». La Rivista Italiana della Medicina di Laboratorio - Italian Journal of Laboratory Medicine 10, no 2 (29 janvier 2014) : 63–81. http://dx.doi.org/10.1007/s13631-014-0052-4.

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5

Ralli, M., R. Rolesi, R. Anzivino, R. Turchetta et A. R. Fetoni. « Acquired sensorineural hearing loss in children : current research and therapeutic perspectives ». Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no 6 (décembre 2017) : 500–508. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1574.

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Résumé :
La conoscenza dei meccanismi fisiopatologici delle condizioni responsabili dell’ipoacusia acquisita nei bambini, tra cui le infezioni virali e batteriche, l’esposizione al rumore, l’ototossicità da chemioterapici ed antibiotici aminoglicosidici, è in costante aumento e sta portando ad un progressivo cambiamento della gestione diagnostica e clinica del bambino ipoacusico. Le infezioni virali rappresentano la causa più frequente di sordità infantile acquisita, seguita dalla tossicità di antibiotici e chemioterapici; mentre l’esposizione al rumore, soprattutto negli adolescenti, rappresenta un fattore emergente. Le terapie farmacologiche protettive attualmente in uso includono steroidi, antiossidanti, antivirali; l’efficacia degli antiossidanti è ancora in fase di conferma clinica anche se vi sono significative evidenze sperimentali, mentre i farmaci steroidei ed antivirali sono certamente validi seppur la loro tossicità sistemica rappresenti ancora un problema non chiarito per i quali la somministrazione locale potrebbe rappresentare una possibile evoluzione. Le prospettive di ricerca future includono l’uso di nanoparticelle per veicolare molecole direttamente nel sito di danno; inoltre, la terapia genica con l’inserimento di materiale genetico all’interno delle cellule per la cura di condizioni da alterazione del patrimonio genetico con la produzione di proteine normali, potrebbe svolgere un ruolo rilevante nella cura e soprattutto nella prevenzione delle sordità acquisite; infine, la terapia rigenerativa e l’impianto delle cellule staminali, nonostante il loro ruolo nell’orecchio interno sia ancora dibattuto, per le notevole limitazioni del loro impiego, potrebbe trovare un ruolo nei processi riparativi più che nella differenziazione in cellule sensoriali.
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Comoli, P., R. Raschetti, N. Zavras, T. Cavallero, F. Rè et F. Ginevri. « Monitoraggio e gestione delle infezioni virali in riceventi pediatrici di trapianto renale ». Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 23, no 3 (24 janvier 2018) : 38–44. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2011.1474.

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Comoli, P., R. Raschetti, N. Zavras, T. Cavallero, F. Rè et F. Ginevri. « Monitoraggio e gestione delle infezioni virali in riceventi pediatrici di trapianto renale ». Giornale di Tecniche Nefrologiche e Dialitiche 23, no 3 (juillet 2011) : 38–44. http://dx.doi.org/10.1177/039493621102300309.

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Andreula, C. F., G. Marano et A. Carella. « Excursus RM di malattie infettive ». Rivista di Neuroradiologia 5, no 3 (août 1992) : 331–47. http://dx.doi.org/10.1177/197140099200500305.

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Résumé :
Obiettivo di questo breve compendio di malattie infettive ha quello di fornire una mappa indicativa delle patologie infettive del sistema nervoso centrale di più frequente riscontro. In questo piccolo excursus abbiamo tentato di caratterizzare ogni malattia con cenni sulla biocinetica degli agenti microbici, sulla dinamica del danno tessutale e sul quadro neuroradiologico, trascurando la sintomatologia clinica. Le infezioni virali, batteriche, da spirochete, fungine, parassitarie e da protozoi che abbiamo esaminato differiscono le une dalle altre per tipo e qualità di danno tessutale (meningite, meningiti con interessamento del parenchima sottostante, meningo-encefaliti ematogene, lesioni focali parenchimali). Tali differenze, fatte salve poche eccezioni, non consentono però in tutti i casi una diagnosi differenziale, generalmente frutto di un lavoro di equipe tra clinico, infettivologo, microbiologo e neuroradiologo; ciò però non deve fuorviare dal tentativo di dare una risposta quanto più possibile esauriente ai quesiti che giornalmente vengono posti.
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9

Lombardi, Marco. « Il punto su epatite B e C in dialisi : riflessioni sulla contumacia dei pazienti ». Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 26, no 4 (30 juin 2014) : 321–25. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2014.931.

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Il presente contributo cerca di analizzare criticamente il ruolo della contumacia in relazione al rischio della trasmissione delle infezioni ematogene in emodialisi ospedaliera. Per fare ciò, l'Autore si avvale del confronto di due articoli apparsi sul GIN, organo ufficiale della SIN. Il primo si fonda sui dati e sulle raccomandazioni emanate dalla maggiore agenzia per la prevenzione delle infezioni (CDC), che, in aggiunta alle note precauzioni Universali e Speciali, raccomanda alcune procedure Supplementari, tra cui l'isolamento dei pazienti HBsAg positivi. Il secondo articolo si fonda sul fatto che la migliore misura preventiva e sufficiente per assicurare le minori diffusione e trasmissione delle infezioni sia nosocomiali che occupazionali risiede nell'adozione costante e continua di tutte le precauzioni Universali e Speciali, sottolineando, al contempo, l'importanza del monitoraggio continuo e costante delle misure adottate e dei risultati ottenuti. Altre possibili obiezioni alla misura dell'isolamento sono la non assoluta protezione fornita dagli anticorpi antiHBs, l'esistenza di ceppi mutanti di HBV in grado di infettare anche pazienti con titolo protettivo di anticorpi antiHBs e la possibilità di infezioni occulte. In un'epoca in cui l'allocazione delle risorse economiche ha un'importanza crescente, stride che i centri dialisi debbano avere aree separate a disposizione dei pazienti HBV infettanti, quando esistono misure che, senza questo aggravio organizzativo, sono in grado di fare meglio o altrettanto. Oggi non è più sostenibile che il razionale della contumaciazione dei pazienti HBV positivi possa trovare la sua maggiore ragione nell'elevata sopravvivenza virale nell'ambiente e nell'elevata carica ematica, quando sappiamo che, grazie all'applicazione delle precauzioni, nessun virus ematogeno potrà/dovrà trovarsi o restare impunito su superfici, suppellettili, strumentazioni, mani e così via.
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Marchetti, Federico. « La recrudescenza delle infezioni (anche) da streptococco beta-emolitico di gruppo A ? » Medico e Bambino 42, no 1 (30 janvier 2023) : 45–47. http://dx.doi.org/10.53126/meb42045.

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Since the beginning of December 2022, unusually high number of Group A Streptococcus (GAS) infec-tions among children have been reported across at least five Member States in the European Region (France, Ireland, Sweden, Holland and the United Kingdom). At the moment in Italy there has not yet been a report of an increase in cases of GAS infections, which could be either real or due to the lack of adequate monitoring. It is essential to implement adequate population monitoring systems also for GAS infections and pay particular attention to the clinical pictures that GAS can determine, both slight and dangerously invasive infections (iGAS). The increase in the cases of iGAS, as well as those from viral respiratory infections, is clearly related to the restrictions that have been adopted during the Covid-19 pandemic and only the return to the normal circulation of microbial agents will be able to avoid fur-ther infectious endemic clusters by restoring the “immune debt” phenomenon that has occurred.
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Morbini, P., et M. Benazzo. « Papillomavirus umano e carcinomi del tratto aerodigestivo : il punto sulle evidenze nella babele dei dati scientifici ». Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no 4 (août 2016) : 249–58. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-853.

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Résumé :
I carcinomi squamosi dell'orofaringe associati all'infezione da papillomavirus umano (HPV) costituiscono ormai una entità ben caratterizzata, che interessa prevalentemente maschi, giovani adulti o di mezza età, non fumatori. Essi hanno generalmente una prognosi più favorevole rispetto alla controparte non associate ad infezione, e per questo è stato proposto di dedicare a questo gruppo di pazienti un approccio terapeutico meno aggressivo. L'incidenza dei carcinomi dell'orofaringe associati a HPV è in rapido aumento nella maggior parte dei paesi occidentali, ma per quanto riguarda la popolazione italiana non sono disponibili dati epidemiologici in merito. Per quanto riguarda le altre regioni del distretto testa-collo, una più modesta porzione di lesioni displastiche di alto grado e di neoplasie appare essere correlata all'infezione da HPV, mentre il ruolo del virus nei tumori della laringe è stato parzialmente ridimensionato. HPV determina la trasformazione neoplastica delle cellule infettate tramite l'espressione dei suoi due oncogeni, E6 ed E7, che interagiscono con i meccanismi di apoptosi e regolazione del ciclo cellulare della cellula ospite. L'unica metodica in grado di documentare con certezza l'espressione degli oncogeni virali è attualmente l'amplificazione dell'RNA messaggero trascritto dai due oncogeni. Il consenso riguardo la strategia per l'identificazione dei pazienti affetti da carcinoma dell'orofaringe associato a HPV dal punto di vista clinico e diagnostico è tuttora limitato. Le metodiche diagnostiche più utilizzate, singolarmente o in combinazione, comprendono l'immunocolorazione con anticorpi diretti contro p16, l'ibridazione in situ per genotipi virali ad alto rischio e l'amplificazione del DNA virale mediate PCR. La possibilità di ottenere una diagnosi precoce grazie all'identificazione dell'infezione virale nelle cellule epiteliali esfoliate dal cavo orale o dall'orofaringe non ha finora fornito risultati soddisfacenti, tuttavia la persistenza del virus nel cavo orale in pazienti trattati per carcinoma dell'orofaringe ha dimostrato una significativa associazione con il rischio di recidiva del tumore. Non sono ancora disponibili sufficienti dati che documentino in maniera dettagliata la storia naturale dell'infezione a la sua progressione verso lo sviluppo di una neoplasia, e che definiscano con chiarezza le modalità di trasmissione e i fattori di rischio, comunque è chiaro che i comportamenti sessuali hanno un peso rilevante nel determinare il rischio di sviluppo di neoplasia dell'orofaringe HPV-correlata. La progressive diffusione nelle giovani generazioni del vaccino contro HPV, e soprattutto la sua estensione agli adolescenti di entrambi i generi è sicuramente destinata a modificare in maniera rilevante anche l'epidemiologica dei tumori HPV-correlati nel distretto testa-collo nel prossimo futuro.
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Caso, Daniela. « L'accettabilitŕ del vaccino contro il Papilloma Virus (HPV) : fattori psicosociali che incidono sulla scelta delle madri ». PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no 1 (mai 2011) : 83–99. http://dx.doi.org/10.3280/pds2011-001007.

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Résumé :
L'Italia č stato il primo paese europeo a pianificare una strategia di vaccinazione pubblica contro l'HPV, l'agente virale responsabile del carcinoma della cervice uterina, primo tumore riconosciuto dall'OMS come totalmente riconducibile ad una infezione, proponendo il vaccino alle ragazze nel dodicesimo anno di vita. Con l'avvio della somministrazione di tale vaccino sono sorti dubbi e perplessitŕ riguardo la sua efficacia, i suoi effetti e soprattutto sulla sua possibile accettazione. Pertanto questo studio, che ha coinvolto 507 madri napoletane con figlie dodicenni, si pone l'obiettivo di indagare il ruolo che alcune variabili psicosociali (conoscenze, aspettative di risultato, percezione del rischio, intenzioni, autoefficacia genitoriale ed efficacia familiare) hanno sull'accettazione del vaccino da parte delle madri. Dall'analisi dei dati, raccolti con un questionario self-report, sono emersi profili differenziati delle intervistate in funzione della loro scelta verso il vaccino HPV. Ciň potrebbe avere utili implicazioni nelle campagne di prevenzione in favore degli screening vaccinali, suggerendo di adottare strategie differenziate a seconda delle caratteristiche delle donne da contattare.
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Donati, P. Tortori, M. P. Fondelli, A. Rossi, A. Iester et G. L. Piatelli. « Cerebellite : Evoluzione di un caso ». Rivista di Neuroradiologia 6, no 3 (août 1993) : 341–45. http://dx.doi.org/10.1177/197140099300600316.

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Résumé :
Una bambina di 5 anni, reduce da una banale infezione delle vie aeree superiori, si ricovera in seguito alla comparsa di atassia cerebellare ed emiparesi. Una TC dà esito negativo; la RM dimostra invece una diffusa alterazione di segnale a carico di un emisfero cerebellare, elettivamente localizzata alla corteccia, in assenza di lesioni del comparto sopratentoriale. Un primo controllo eseguito a distanza di un mese, dopo regressione della sintomatologia neurologica, evidenzia la comparsa di una atrofia cerebellare monolaterale, associata a riduzione del segnale patologico a livello della corteccia interessata. Un secondo controllo a distanza di 9 mesi, a completa regressione della sintomatologia, mostra una marcata atrofia deU'emisfero cerebellare, ed una nuova alterazione di segnale a livello della corteccia, questa volta riferita alla comparsa di fenomeni gliosico-riparativi. La elettiva localizzazione delle lesioni alla corteccia cerebellare potrebbe essere imputata, secondo gli autori, ad una necrosi cellulare selettiva nell'ambito di una sorta di polio- tropismo virale, diversamente dalla vasculo-mielinopatia disseminata che caratterizza l'Encefalomielite Acuta Disseminata.
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M, Trizzino, et et al. « Epatite autoimmune in paziente con infezione da HIV : descrizione di un caso clinico. » JHA - Journal of HIV and Ageing, novembre 2020. http://dx.doi.org/10.19198/jha31486.

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Résumé :
L’ipertransaminasemia nei pazienti con infezione da HIV è più comunemente riconducibile a cause virali, infezioni opportunistiche, steatosi epatica o danno indotto dai farmaci. L'epatite autoimmune (AIH) è riportata in letteratura come evento alquanto raro in questa tipologia di pazienti. L'AIH è caratterizzata dalla presenza di autoanticorpi circolanti, aumento delle gammaglobuline, risposta alla terapia steroidea e da un punto di vista istologico dalla presenza di epatite da interfaccia, infiltrato infiammatorio prevalentemente linfomonocitario e formazione di rosette. La terapia immunosoppressiva appare sicura nei pazienti HIV con AIH. Il nostro caso clinico riguarda un uomo africano di 41 anni, con infezione da HIV nota da diversi anni in terapia antiretrovirale, che clinicamente si presenta con un quadro di dolore addominale, astenia e ipertransaminasemia.
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PALMIERI, Beniamino, Francesca GALOTTI, Vincenzo SORESI, Giovanni LAZZARONI, Paolo MILAN, Roberto OLIVI, Luigi MAIONE et al. « Immunità innata come protezione dalle infezioni virali ». Gazzetta Medica Italiana Archivio per le Scienze Mediche 180, no 9 (novembre 2021). http://dx.doi.org/10.23736/s0393-3660.20.04538-6.

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Scalet, G., M. Boaretti et R. Fontana. « DIAGNOSI MOLECOLARE DELLE INFEZIONI VIRALI DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE ». Microbiologia Medica 22, no 3 (30 septembre 2007). http://dx.doi.org/10.4081/mm.2007.2788.

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Ghisetti, V., et T. Allice. « IL RUOLO DELLA TIPIZZAZIONE MOLECOLARE NEL CONTROLLO DELLA TRASMISSIONE NOSOCOMIALE DELLE INFEZIONI VIRALI ». Microbiologia Medica 21, no 3 (30 septembre 2006). http://dx.doi.org/10.4081/mm.2006.3091.

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Testa, Jacopo, et et al. « Infezione da HIV e popolazione straniera : necessità di un SSN realmente inclusivo. » JHA - Journal of HIV and Ageing, no 1 (avril 2021). http://dx.doi.org/10.19198/jha31509.

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Résumé :
La pandemia da SARS-CoV-2 ha evidenziato nuovamente come le malattie infettive interessino l’intero tessuto sociale, colpendo maggiormente le classi più fragili, tra cui i migranti, spesso difficili da raggiungere da parte dei servizi.<br />Le infezioni croniche virali (epatiti ed HIV) sono epidemiologicamente più rilevanti nella popolazione migrante per una maggiore incidenza nelle aree geografiche di provenienza e per la presenza di determinanti di rischio sociali, comportamentali o abitativi nei paesi d’arrivo o durante il percorso migratorio. La diagnosi precoce attraverso programmi di screening e la garanzia di trattamento sono elementi essenziali per ridurre l'impatto dell'infezione da HIV. La salute delle comunità migranti, attraverso la promozione di sistemi sanitari realmente inclusivi, è indissolubilmente legata al benessere e alla salute pubblica di tutti nei paesi d’arrivo. In Italia nonostante un miglioramento del livello di integrazione della popolazione migrante, la fruizione delle risorse sanitarie rimane spesso inadeguata, soprattutto in termini di programmi di screening e prevenzione, con conseguenti divari nell'incidenza delle patologie e loro esiti. La legge italiana garantisce inclusione, ma nella realtà si riscontrano innumerevoli criticità di applicazione, con una notevole disparità a seconda delle varie realtà locali. I decisori di politiche sanitarie dovrebbero prendere in considerazione queste problematiche, in particolare nei prossimi, delicati mesi di gestione della pandemia e di diffusione dei vaccini, per garantirne un accesso equo per le fasce più vulnerabili, inclusi i soggetti migranti affetti da HIV.
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Cazzavillan, Stefania, Emanuela Bonoldi, Chiara Segala, Mariella Rossi, Emanuele D’Amore et Mario Rassu. « Applicazioni della PCR e PCR in situ nella diagnosi di infezioni batteriche e virali da biopsie fissate in formalina e incluse in paraffina ». Microbiologia Medica 18, no 1 (31 mars 2003). http://dx.doi.org/10.4081/mm.2003.3060.

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Nunes, Filipe Sales, Lucas Facco, Amanda Alves Fecury, Maria Helena Mendonça de Araújo, Euzébio de Oliveira, Carla Viana Dendasck, Keulle Oliveira da Souza et Claudio Alberto Gellis de Mattos Dias. « Numero di casi confermati di epatite virale in Brasile tra il 2010 e il 2015 ». Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, 1 décembre 2020, 71–80. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/salute/epatite-virale.

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Résumé :
L’epatite virale è una malattia infettiva che attacca il fegato e i suoi agenti sono virus. Questo studio mira a dimostrare il numero di casi confermati di epatite virale in Brasile tra il 2010 e il 2015. Una ricerca è stata eseguita nel database DATASUS sul sito web (http://datasus.saude.gov.br/). L’epatite rappresenta un vasto problema di salute pubblica in Brasile. Degli infetti, una grande porzione è composta da individui maschi e la domanda visibile più bassa di servizi sanitari è un fattore importante per questa scoperta. L’epatite B e C sono le più comuni tra l’epatite virale e uno dei fattori importanti e che contribuiscono al tasso di infezione da virus dell’epatite è la loro co-infezione da HIV. Le prove di laboratorio (test immunologico, test molecolari) devono essere eseguite per rilevare marcatori e determinare l’agente eziologico che causa la patologia.
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Viele, A., A. Trivisonno, A. Pierro, G. Giannotti, P. Paolone et A. Colavita. « P399 SVILUPPO DI SINDROME DA IMMUNODEFICIENZA ACQUISITA DOPO SOMMINISTRAZIONE DI VASCCINO ANTI–SARAS–COV2 ». European Heart Journal Supplements 24, Supplement_C (1 mai 2022). http://dx.doi.org/10.1093/eurheartj/suac012.385.

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Résumé :
Abstract Il SARS–CoV2 è trasmesso tra gli umani attraverso particelle respiratorie e l’infezione può determinare un largo spettro di manifestazioni cliniche. Precedenti studi hanno dimostrato il ruolo centrale dell’immunità cellulo–mediata nel limitare la gravità delle infezioni da virus respiratori. I linfociti T–helper CD4+ sono coinvolti in funzioni di coordinazione e regolazione dell’immunità anti–virale: determinano lo sviluppo di anticorpi neutralizzanti ad alta affinità e la differenziazione dei centri germinali a cellule B in cellule della memoria secernenti anticorpi con lunga vita. Nessun dubbio sul ruolo cruciale della risposta a cellule T durante l’infezione da SARS–CoV2 o dopo la vaccinazione. Descriviamo il caso di un paziente di 39 anni, vaccinato con ChAdOx1–S. Dopo due settimane il paziente accusava dispnea e febbricola. Il test molecolare per SARS–CoV2 era negativo; agli esami ematici la PCR era aumentata. La TC del torace escludeva embolia polmonare e rivelava pattern a vetro smerigliato bilaterale, come da flogisi. All‘ecocardiogramma i parametri erano nella norma. L’ECG mostrava tachicardia sinusale. Il paziente veniva dimesso dal PS con terapia cortisonica. Una settimana dopo i sintomi peggiooravano. Una nuova TC torace mostrava difetti di opacizzazione di rami secondari dell’arteria polmonare ed aspetto bilaterale a vetro smerigliato. Si iniziava terapia con EBPM ed antibiotici a largo spettro. Il test molecolare e la sierologia per SARS–CoV2 erano negativi. Negativi i test per Mycoplasma, Chlamydia, Legionella e CMV DNA. L’emocromo mostrava ridotti linfociti (6,8%) con neutrofilia relativa (90,4%), ma normale valore dei bianchi. La TC–HR mostrava aspetto “crazy paving” bilaterale suggestivo per infezione virale o micotica (pattern come da infezione da Pneumocystis Jiroveci). Il test per HIV aveva esito positivo; alla tipizzazione linfocitaria ridotti i livelli di linfociti T–Helper (CD3+/CD4+) e rapporto CD3+/CD4+ 0%. Per il rapido deterioramento del quadro clinico il paziente veniva trasferito in terapia intensiva. Dopo 30 giorni dalla diagnosi di AIDS il paziente giungeva ad exitus. Il ruolo dei linfociti T nello sviluppo di anticorpi neutralizzanti e di cellule della memoria durante l’infezione da SARS–CoV2 è la chiave nella strategia di vaccinazione per ridurre il dilagare della pandemia, tuttavia nel nostro paziente questo meccanismo non ha funzionato rivelando il deficit del suo sistema immunitario da una latente infezione da HIV.
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Zauli, Beatrice, et et al. « Novità in tema di incremento ponderale in persone con HIV in trattamento con Inibitori dell’Integrasi (INSTI). » JHA - Journal of HIV and Ageing, juin 2022. http://dx.doi.org/10.19198/jha31532.

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Grazie all’utilizzo di terapie antiretrovirali di combinazione (cART), l’infezione da HIV è ormai da considerarsi una condizione cronica, che necessita l’assunzione di farmaci per tutta la vita. Gli INSTI sono efficaci e tollerabili, ma correlati ad incremento ponderale e al rischio di sviluppare malattie cardiovascolari e diabete. <br />Durante la Conferenza sui Retrovirus e le infezioni opportunistiche (CROI) del 2022, la correlazione fra incremento ponderale nelle persone con infezione da HIV (PWH) in trattamento è stata analizzata sotto vari aspetti. Per quanto concerne gli studi effettuati in vitro, la maggior parte concorda sull’effetto adipogenetico degli INSTI.<br />In vivo, invece, l’aumento di peso è correlato a diversi aspetti: farmaci HIV, indice di massa corporeo (BMI) prima di iniziare la cART, il sesso, l’età, la conta dei CD4 e la carica virale all’inizio del trattamento. Riguardo la cART, gli INSTI sono maggiormente correlati ad un incremento ponderale, e nella fattispecie il rischio associato a dolutegravir e bictegravir è maggiore rispetto agli altri della classe. <br />In considerazione della cruciale importanza clinica di questa classe di antiretrovirali, ulteriori studi sono necessari per studiare più approfonditamente i meccanismi di aumento di peso in PWH in trattamento con questa classe di antiretrovirali.
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Arcangeletti, M. C., F. De Conto, F. Pinardi, M. C. Medici, P. Valcavi, F. Casula, F. Ferraglia et al. « METODI TRADIZIONALI E MOLECOLARI A CONFRONTO NELLA DIAGNOSI DI INFEZIONE VIRALE ». Microbiologia Medica 19, no 2 (30 juin 2004). http://dx.doi.org/10.4081/mm.2004.3972.

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Bartalucci et al., Claudia. « L’aumento di peso nei pazienti che vivono con infezione da HIV : analisi retrospettiva di 10 anni di monitoraggio in una ... » JHA - Journal of HIV and Ageing, décembre 2021. http://dx.doi.org/10.19198/jha31524.

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Résumé :
L'aumento dell'aspettativa di vita delle persone che vivonocon l'HIV (PHIV) ha portato negli ultimi anni ad un aumentodella prevalenza delle comorbidità metaboliche, in particolaresovrappeso e obesità, le cui cause sono attualmenteoggetto di ricerca.<br />Lo scopo di questo studio è quello di valutarel'aumento di peso annuale di PHIV sovrappeso e obesi equali fattori clinici e terapeutici sono associati a un maggioreaumento di peso.Studio di coorte retrospettivo condotto nel periodo marzo 2011-marzo 2021, che ha incluso PHIV con BMI ≥25 kg/ m²(sovrappeso) o ≥30 kg / m² (obesi).<br /> L'associazione tra aumentodi peso annuale e variabili cliniche e farmacologiche è statatestata con un modello di regressione lineare.Sono stati inclusi nello studio 164 PHIV di cui il 73% maschi.<br />L'età mediana al momento dell'arruolamento era di 53.5(±10.34) anni, BMI 29.7 (±4.35) kg/m² con il 34% di PHIVobesi e il 66% di PHIV in sovrappeso nella coorte.<br /> Il 96% deipartecipanti allo studio aveva un HIV-RNA <50 copie/ml, conlinfociti T CD4+ medi di 640 (q1 457.5 q3 914.5) cellule/mm³.<br />L’84,5% dei PHIV ha avuto un aumento di peso durante i 10anni di osservazione, con un incremento ponderale medio di1.30 (±1.70) kg/anno di osservazione: +0.91 (±1.20) kg/annonei PHIV sovrappeso e +2.05 (±2.21) kg/anno nel PHIV obesi.<br />All'analisi univariata, un maggiore aumento di peso è statoassociato a una carica virale più elevata (copie/anno) (VCY,ß+0.30, 95%CI +0.12; +0.36, p<0.001), mentre una correlazioneinversa è stata riscontrata con l'esposizione cumulativaagli inibitori della proteasi (IP, ß -0.15, 95%CI -0.08; 0.00,p=0.08), agli inibitori non nucleosidici della trascrittasi inversa(NNRTI, ß -0.18, 95%CI 0.011; -0.001, p=0.021), con l’etàavanzata (ß -0.23, 95%CI -0.07; -0.01, p=0.003) e gli anni totalidi infezione da HIV (ß -0.31, 95%CI -0.08; -0.03, p<0.001).<br />Dopo l'aggiustamento per i principali fattori confondenti, glianni di infezione da HIV sono rimasti l'unico fattore significativamente correlato all'andamento del peso nel corso deglianni, (ß -0.32, 95%CI -0.08; -0.03, p<0.001) con una correlazioneinversamente proporzionale tra anni di infezione e aumentodi peso.In conclusione, tra i PHIV in sovrappeso e obesi, l'84,5% haaumentato il proprio peso in un follow-up di 10 anni.<br />L'entitàdell'aumento di peso era inversamente proporzionale aglianni di infezione da HIV.<br />I nostri risultati mostrano un aumentomaggiore del peso globale subito dopo la diagnosi di infezioneda HIV, coerentemente con un fenomeno del ritorno alla salute,e un aumento più lento ma continuo negli anni successivi,durante un follow-up di 10 anni, indipendentemente dal tempocumulativo trascorso sui farmaci PI, NNRTI e INI.
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D’Abbraccio, Maurizio, et et al. « Progetto (C.A.R.E.) : “Gestione assistenziale di pazienti HIV positivi in soppressione virologica : ricerca e valutazione ... » JHA - Journal of HIV and Ageing, no 1 (avril 2021). http://dx.doi.org/10.19198/jha31510.

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Résumé :
È stato proposto di aggiungere un "quarto 90" agli obiettivi di diagnosi e cura per le persone affette da infezione da HIV, per garantire che il 90% delle persone con soppressione della carica virale abbia anche una buona qualità di vita. Questo nuovo obiettivo amplierebbe il paradigma del continuum dell’assistenza, oltre l'endpoint già esistente della soppressione virale, utilizzando gli strumenti disponibili per rilevare la condizione di disagio correlata ad un’infezione cronica. Appare necessario prendere in considerazione le comorbidità e la qualità della vita auto-percepita per la valutazione della qualità della vita nelle persone con HIV, realizzando un nuovo approccio a questo argomento ancora non ben approfondito. Lo scopo dello studio è stato quello di valutare negli adulti positivi HIV stabilmente viro-soppressi il grado di aderenza e di compliance alla terapia, la qualità della vita auto-percepita e la presenza di comorbidità, al fine di identificare eventuali eventi sentinella precoci, che influenzano l'aderenza del paziente, e pianificare approcci personalizzati al fine di migliorare l'aderenza per quei pazienti con un rischio di ridotta compliance terapeutica. Nel complesso, la qualità della vita auto-percepita nel nostro studio era buona. Più precisamente, il 70% degli intervistati ha posto il proprio stato di benessere nel punteggio compreso tra 70 e 100 e il 20% tra 40 e 50. <br />Solo tre pazienti si sono dichiarati insoddisfatti della propria condizione psicofisica, identificandola con punteggi compresi tra 30 e 40 in due casi e tra 10 e 20 in un caso. La maggior parte dei pazienti ha riportato anche una condizione di benessere ed equilibrio più che accettabile, con un'incidenza di sintomi molto bassa (soprattutto stanchezza), che non ha influenzato le normali attività della vita quotidiana. I risultati del nostro studio, anche se non significativi per l'adozione di un approccio psicoterapeutico di massa, hanno comunque consentito l'avvio precoce di un percorso psicoterapeutico personalizzato per migliorare l'aderenza e gestire la depressione. In conclusione, la valutazione soggettiva della qualità della vita, della depressione e di altri eventi sentinella può diventare una variabile molto importante per l'implementazione dei programmi di assistenza medica, al fine di migliorare l'aderenza ai percorsi di terapia e prevenzione e di ottenere un soddisfacente livello di interazione con l’operatore sanitario. Pertanto, si ritiene essenziale includere questo tipo di valutazione nella pratica clinica di routine. Il questionario a risposta multipla è uno strumento pratico, semplice ed affidabile per rilevare precocemente eventuali barriere all'aderenza terapeutica al fine di prevenire il fallimento virologico e salvare future opzioni terapeutiche.
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