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Littérature scientifique sur le sujet « Idrogenesi »
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Articles de revues sur le sujet "Idrogenesi"
Ganzaroli, Andrea, Ivan De Noni et Luciano Pilotti. « The role of social entrepreneurship in leveraging exaptation in locked-in industrial districts : the case of Idrogenet in the industrial district of Lumezzane ». Innovation : The European Journal of Social Science Research 27, no 3 (8 avril 2014) : 254–74. http://dx.doi.org/10.1080/13511610.2014.904742.
Texte intégralThèses sur le sujet "Idrogenesi"
SENSI, MATTEO. « Reactivity and photochemistry of the active site of FeFe hydrogenase ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2017. http://hdl.handle.net/10281/177325.
Texte intégralFeFe hydrogenases are metalloenzymes that catalyze the oxidation and production of H2. The catalytic cycle and many aspects of the reactivity of these enzymes, including their aerobic and anaerobic inactivation, are still the subjects of intense investigations. Spectroscopy is commonly used to obtain information on the electronic structure of the active site of FeFe hydrogenases, by determining the absorption of the enzyme at different wavelengths. In contrast, in this thesis, I propose to use in this context a new technique which we have called "direct photoelectrochemistry", whereby the enzyme is directly wired to an electrode which can be irradiated with a light source, and the turnover frequency is measured as a current. We can detect the absorption of the active site as a function of light wavelength and power by monitoring changes in reactivity upon irradiation. Focusing on the variations of turnover rate, we are sure that we are studying the effect of light on catalytic intermediates. I used direct photo-electrochemistry to study the effect of monochromatic irradiation in the visible range on the kinetics of inhibition by CO of three distinct FeFe hydrogenases. I determined the action spectrum of the photo-dissociation of the inhibitor CO and I described the process at the QM level for the first time, obtaining good agreement between experiments and theory. I also studied the photoinhibition of the enzyme. I carried out photoelectrochemistry experiments irradiating the protein with monochromatic visible light laser diodes, a halogen lamp or a xenon lamp, and I observed that the FeFe hydrogenases from C. reinhardtii and C. acetobutylicum are irreversibly inactivated by UVB light. Using DFT and TDDFT, I concluded that the initial steps of photoinhibition consist in the photodissociation of one carbonyl intrinsic ligand of the active site, followed by the formation of a stable inactive species. I also performed preliminary experiments to examine the effect of light on the activity of two other metalloenzymes: Carbon monoxide dehydrogenase (CODH) and NiFe-hydrogenase. I observed that the turnover rate of CODH is not affected by light, but the reactivation of the enzyme after exposure to oxygen is faster upon irradiation with white light. I also showed that the oxidized, inactive form of NiFe-hydrogenase reactivates more quickly upon irradiation with violet/blue light than in the dark. My results illustrate the strength of the methodological approach that combines direct electrochemistry and TDDFT, and reveal new insights in the chemical and photochemical properties of several metalloenzymes.
D'Adamo, Sarah. « Studi biochimici e funzionali di due [FeFe]-idrogenasi ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3426124.
Texte intégralLe idrogenasi, una famiglia di metallo enzimi che catalizzano la produzione di idrogeno molecolare (H2) da protoni ed elettroni secondo l'equazione 2H+ + 2e- ? H2, sembrano essere molto promettenti in termini di bioproduzione di idrogeno come processo per l’ottenimento di energia pulita e rinnovabile. In questo contesto, tuttavia, esistono due limiti molto importanti che ostacolano lo sviluppo di applicazioni biotecnologiche per la bioproduzione di idrogeno su larga scala: i) una bassa efficienza di conversione, in termini di energia impiegata per l’ottenimento di idrogeno molecolare e ii) una severa inibizione, in molti casi irreversibile, da parte dell’ossigeno molecolare, che impone un ambiente strettamente anaerobico per la produzione di idrogeno. Tali limiti possono essere superati chiarendo a livello molecolare i meccanismi alla base sia della catalisi enzimatica che porta alla produzione di idrogeno che dell’inibizione di questi enzimi da parte dell’ossigeno, non ancora del tutto compresi. Il mio lavoro di dottorato è stato focalizzato sullo studio biochimico e funzionale di due [FeFe]-idrogenasi, gli enzimi di Enterobacter cloacae e di Thermotoga neapolitana. In particolare, nella prima parte del lavoro mi sono occupata dell’espressione dell’enzima di E. cloacae nel sistema eterologo E. coli e della sua parziale caratterizzazione biochimica e funzionale; tale enzima, che era stata proposta come la più piccola idrogenasi ad oggi isolata, poteva infatti offrire un ottimo modello per lo studio dell’organizzazione molecolare e funzionale di [FeFe]-idrogenasi più complesse. Tuttavia, i dati ottenuti da diverse studi biochimici, tra cui analisi del sito attivo mediante EPR e verifica dell’attività idrogenasica, portano a concludere che non esiste alcuna evidenza strutturale e funzionale che la proteina ricombinante di E. cloacae sua effettivamente una [FeFe]-idrogenasi e confermano il diffuso scetticismo della comunità scientifica intorno a questo enzima. La seconda parte del lavoro è stata dedicata allo studio della [FeFe]-idrogenasi di T. neapolitana, un enzima trimerico molto cmplesso che non è mai stato isolato e caratterizzato. Il batterio ipertermofilico T. neapolitana è capace di produrre idrogeno anche in presenza di micro-concentrazioni di ossigeno molecolare; pertanto, la sua idrogenasi potrebbe rappresentare un buon modello per la comprensione dei meccanismi molecolari alla base della sensibilità all’ossigeno di questa classe di enzimi. L’espressione della [FeFe]-idrogenasi di T. neapolitana in E. coli in forma funzionale ha consentito di ottenere un sistema di studio utile per approfondire la diversa sensibilità di tale proteina all’ossigeno. Con questo sistema sarà possibile valutare in vitro la massima percentuale di ossigeno compatibile con la sua attività catalitica e condurre un approccio di mutagenesi sito-specifica volta a comprendere il meccanismo molecolare alla base dell’inibizione. L’ultima parte del mio lavoro è stata focalizzata sull’analisi strutturale della proteina HydF di T. neapolitana, coinvolta nel complesso meccanismo di maturazione della [FeFe]-idrogenasi, ancora oggi largamente sconosciuto. In particolare, tutte le [FeFe]-idrogenasi presentano un sito attivo complesso ed insolito e necessitano pertanto di diverse proteine per la loro maturazione; tre di queste maturasi, denominate HydE, HydF, ed HydG, precedentemente identificate e riscontrate in tutti gli organismi contenenti [FeFe]-idrogenasi, sembrano essere necessarie e sufficienti per l’ottenimento di un enzima attivo. L’espressione eterologa della proteina di maturazione HydF di T. neapolitana in E. coli ha evidenziato per la prima volta che la proteina in soluzione si presenta come oligomero, in forma dimerica e tetramerica. Sono stati ottenuti diversi cristalli della proteina, la cui analisi mediante diffrazione a raggi X potrà fornire numerose informazioni sul suo meccanismo d’azione nel folding delle[FeFe]-idrogenasi, un soggetto di ricerca che sta ricevendo oggi una crescente attenzione
Berto, Paola. « Espressione omologa ed eterologa della [FeFe ]-idrogenasi di Chlamydomonas reinhardtii ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3426121.
Texte intégralLe idrogenasi, enzimi chiave nel metabolismo dell’idrogeno di molti microrganismi, sono considerate una possibile futura fonte di energia. In particolare, la capacità dell’alga verde C. reinhardtii di ridurre protoni e rilasciare idrogeno gassoso dopo illuminazione per mezzo di una [FeFe]-idrogenasi rappresenta un fenomeno di grande interesse scientifico, poiché permetterebbe di ottenere energia dalle due risorse naturali più diffuse: acqua ed energia solare. Tuttavia, l’attività catalitica è fortemente ed irreversibilmente inibita dall’ossigeno prodotto durante la fotosintesi; inoltre, l’idrogenasi algale è espressa a livelli molto bassi e solo in stretta anaerobiosi. Questa natura mutualmente esclusiva della fotoproduzione di idrogeno ed ossigeno rappresenta un importante ostacolo nello sviluppo della produzione biotecnologica di idrogeno. Lo studio della relazione struttura-fuzione della [FeFe]-idrogenasi, che permetterebbe di chiarire i meccanismi molecolari alla base della produzione di H2 e della sesibilità all’O2, richiede la caratterizzazione della proteina nativa e modificata. La struttura 3D della [FeFe]-idrogenasi di C. reinhardtii non è ancora stata ottenuta, principalmente perché le quantità di proteina purificata direttamente dall’alga sono molto basse. Quindi, ho sovraespresso tale enzima in un sistema omologo ed in uno eterologo per ottenere una quantità di proteina sufficiente per condurre studi biochimici. Il cianobatterio Synechococcus PCC 7942, che possiede una [NiFe]-idrogenasi, è in grado di sintetizzare la [FeFe]-idrogenasi di C. pasteurianum in forma attiva, suggerendo che il sistema di maturazione dei cianobatteri sia suffientemente flessibile da permettere la biosintesi di una [FeFe]-idrogenasi funzionale. Nel corso del dottorato ho ottenuto due costrutti per trasformare il cianobatterio Synechocystis sp. PCC 6803 e permettere l’espressione della [FeFe]-idrogenasi algale. I ceppi ricombinanti esprimenti l’enzima di C. reinhardtii sono in grado produrre idrogeno in quantità da 4 a 5 volte superiori rispetto al ceppo wild type (che ha solo una [NiFe]-idrogenasi). Questi dati aprono nuove prospettive circa l’indispensabile presenza delle proteine accessorie HydE, HydF e HydG per ottenere una [FeFe]-idrogenasi correttamente ripiegata. Contemporaneamente, ho condotto l’espressione omologa dell’enzima direttamente in C. reinhardtii. Dal momento che importanti limiti di questo sistema sono dati dal basso quantitativo di proteina espressa e dall’instabilità del ceppo mutante dell’alga, sto attualmente mettendo a punto nuove strategie per risolvere questi problemi. Inoltre, saranno condotte delle mutagenesi sito-specifiche per chiarire i meccanismi catalitici e migliorare la produttività dell’enzima
De, Rosa Edith. « Functional and structural analysis of [NiFe]- and [FeFe]-hydrogenases, the key enzymes for biohydrogen production ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3424273.
Texte intégralNegli ultimi anni il problema della crisi energetica ha assunto un’importanza tale da spingere la ricerca verso fonti di energia diverse dai combustibili fossili. In questo ambito l’idrogeno molecolare rappresenta una valida alternativa in quanto è una risorsa di energia rinnovabile e pulita dal momento che l’acqua è l’unico sottoprodotto della sua combustione. Le attuali tecniche di produzione dell’idrogeno, tuttavia, necessitano di miglioramenti in termini di rendimento e di costo. Una via promettente è quella biologica, che sfrutta microorganismi fotosintetici dai quali, in opportune condizioni, producono idrogeno solo con acqua e luce solare. Esistono due principali classi di enzimi coinvolti nel metabolismo dell’idrogeno: le [FeFe]- e le [NiFe]-idrogenasi, entrambe catalizzano la reazione reversibile 2H+ + 2e- ↔ H2, ma le [FeFe]-idrogenasi risultano più interessanti perchè presentano un’attività specifica superiore a quella delle [NiFe]-idrogenasi. Nonostante queste due idrogenasi abbiano sia strutture tridimensionali che sequenze differenti, e siano filogeneticamente distinte, rappresentano un chiaro esempio di evoluzione convergente in quanto, oltre a catalizzare la stessa reazione, hanno un sito attivo molto simile. L’assemblaggio di quest’ultimo è in entrambi i casi un processo complesso: nel caso delle [NiFe]-idrogenasi è regolato da sei proteine (HypA-F) ed è stato ampiamente studiato e caratterizzato. Il meccanismo di maturazione delle [FeFe]-idrogenasi, invece, coinvolge tre maturasi, HydE, HydF, HydG e non è ancora stato chiarito completamente. In particolare HydF, la cui struttura 3D è stata risolta nel nostro laboratorio (Cendron L. et al., 2011), è una proteina ad attività GTPasica e svolge un ruolo centrale in questo processo. Tuttavia, molti dettagli mancano ancora per definire con precisione la sua funzione, anche a causa del fatto che la sua struttura è stata risolta in forma apo, completamente priva di cofattori. Questa lacuna rappresenta un limite per lo sviluppo di biotecnologie che permetterebbero di esprimere in vitro [FeFe]-idrogenasi ricombinanti in forma cataliticamente attiva. Un altro tema irrisolto riguarda il ruolo biologico delle idrogenasi, dal momento che questi enzimi vengono inibiti dall’ossigeno, ma curiosamente sono espressi da microrganismi che vivono prevalentemente in condizioni aerobiche. Nel corso del Dottorato ho concentrato il mio lavoro sperimentale principalmente su due argomenti: il ruolo fisiologico della [NiFe]-idrogenasi nel cianobatterio Synechocystis sp. PCC 6803; la caratterizzazione biochimica del dominio GTPasico di HydF. Synechocystis sp PCC 6803, diversamente da altri ceppi di cianobatteri, possiede solamente una [NiFe]-idrogenasi bidirezionale. Questo enzima è composto da cinque subunità combinate in due unità funzionali: la porzione idrogenasica, chiamata HoxYH, che ospita il sito attivo, e la porzione diaforasica, chiamata HoxEFU, che probabilmente agisce come partner redox per il subcomplesso catalitico. La funzione fisiologica di questo enzima è ancora oggetto di discussione: il consenso generale è che può giocare un ruolo soltanto in condizioni di crescita specifiche e/o transitorie. È interessante notare che, pur essendo completamente inattiva in presenza di ossigeno, la proteina Hox è costitutivamente espressa in Synechocystis sia in anaerobiosi che in aerobiosi, suggerendo una sua funzione aggiuntiva, oltre al coinvolgimento nel metabolismo dell'idrogeno, perlomeno in condizioni selettive. Ho generato diversi ceppi mutanti di Synechocystis, eliminando singoli geni hox e hyp o combinazioni di essi, codificanti rispettivamente per la subunità idrogenasica e per le proteine coinvolte nell'assemblaggio del sito attivo, e ho analizzato il loro fenotipo in condizioni di crescita al buio completo e prolungato in aerobiosi e anaerobiosi, alle quali i cianobatteri sono spesso esposti in natura. Abbiamo riscontrato che il ceppo mutante knock out ΔHoxEFUYH, privo dell'intero operone hox, ha una notevole riduzione della crescita se confrontato con il ceppo wild type. Poiché la funzione idrogenasica della proteina Hox è immediatamente inattivata dall'ossigeno, abbiamo supposto che il fenotipo osservato non fosse collegato alla sua porzione YH. Questa ipotesi è stata esplorata eliminando i geni codificanti i) per le proteine HypA e HypB, coinvolte nell’ultima fase della maturazione idrogenasi e ii) per la porzione HoxYH, e valutando il loro comportamento in queste condizioni di stress ambientale. Abbiamo evidenziato che un sito attivo funzionale e correttamente assemblato non è indispensabile per conferire a Synechocystis la capacità di affrontare l’oscurità prolungata. Per caratterizzare ulteriormente il ceppo wild type e il mutante ΔHoxEFUYH cresciuti in queste condizioni abbiamo effettuato un’analisi proteomica quantitativa. L’esame delle proteine identificate ha dimostrato che quasi tutte le subunità idrofiliche del complesso I della catena respiratoria hanno ridotti livelli di espressione. Questi risultati sono coerenti con precedenti studi indipendenti in cui la [NiFe]-idrogenasi è stata funzionalmente associata al complesso I (Cournac L. et al., 2004) e indicherebbero che l'intero flusso di elettroni è alterato quando Synechocystis cresce in buio prolungato, una condizione in cui sia la fotosintesi che la respirazione risultano compromesse. Pertanto, l’esito delle nostre ricerche potrebbe fornire una prova molecolare a supporto dell’ipotesi che la [NiFe]-idrogenasi sia funzionalmente correlata alla catena respiratoria, e più in generale far luce sull'espressione e sulla funzione dell’enzima in condizioni aerobiche. La proteina HydF possiede tre diversi domini: uno coinvolto nel legame e idrolisi del GTP, uno di dimerizzazione e uno per il legame del centro FeS. Nella seconda parte del mio progetto abbiamo studiato le possibili variazioni conformazionali indotte dal legame del GTP, esprimendo in Escherichia coli il solo dominio di legame del GTP della proteina ricombinante HydF di Thermotoga neapolitana. In questo dominio abbiamo mutato dei siti ritenuti interessanti per la nostra analisi inserendo delle cisteine, che successivamente sono state marcate con lo spin-label MTSSL nitrossido, selettivo per i tioli. Questa sonda, ampiamente utilizzata in spettroscopia EPR, ci ha permesso in primo luogo di studiare la mobilità locale dei nitrossidi in ogni singolo sito mutato; in seguito, mediante spettroscopia PELDOR, abbiamo analizzato delle coppie di residui marcati con la stessa tecnica. Abbiamo scoperto che il legame del nucleotide non induce grandi effetti conformazionali all'interno del dominio isolato. Tuttavia, sono state osservate piccole variazioni nelle distanze tra i doppi residui marcati che potrebbero avere effetti diffusi e riflettersi nella conformazione di HydF. I risultati ottenuti potrebbero far chiarezza sul ruolo del legame del GTP a HydF e sulle sue implicazioni nelle interazioni di questa proteina con le altre due maturasi. Con questo studio abbiamo cercato di ampliare le conoscenze sulla struttura e sulla funzione delle idrogenasi per acquisire una maggiore comprensione dei meccanismi alla base della loro attività catalitica e dare un contributo per la messa a punto di sistemi biomimetici basati su questi enzimi, in cui massimizzare la produzione di H2