Littérature scientifique sur le sujet « Guerre jugoslave »

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Articles de revues sur le sujet "Guerre jugoslave"

1

Bebler, Anton. « FORZE ARMATE E PLURALISMO POLITICO IN JUGOSLAVIA ». Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 22, no 1 (avril 1992) : 41–84. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200018256.

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Résumé :
IntroduzioneL'attuale professionismo militare jugoslavo e l'esercito regolare federale – Esercito Popolare Jugoslavo o EPJ – hanno avuto ufficialmente origine dai «Distaccamenti partigiani» e dall'«Armata Nazionale di Liberazione della Jugoslavia». Questa fu istituita sotto la leadership di Josip Broz, detto «Tito», nel corso della Seconda guerra mondiale, principalmente sul territorio del Regno di Jugoslavia smembrato nella primavera del 1941. I primi distaccamenti partigiani e quartier generali a livello regionale e di area apparvero alla metà dell'estate 1941, mentre un loro primo serio impiego militare contro gli occupanti e i locali governi «Quisling» si ebbe verso la fine di quello stesso anno. Tuttavia, la festa ufficiale dell'EPJ (ridenominata negli anni settanta «Giorno delle Forze Armate») non cade in nessuna di queste date, bensì il 22 dicembre.
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Nazareth, Francisco. « Entre Memória e Barbárie : As Crónicas Jugoslavas de Álvaro Guerra ». Revista Portuguesa de Humanidades 26, no 1 (30 décembre 2022) : 125–52. http://dx.doi.org/10.17990/rph/2022_26_1_125.

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Résumé :
This essay produces a critical reading of the “Yugoslav Chronicles” (Crónicas Jugoslavas) written by the Portuguese writer Álvaro Guerra, taking into account the tension established between the space of the memory of a harmonic Yugoslavia and the testimony about it, confronted with the vision, in the moment of writing, of its demise in a fratricide war which is in itself an example of absurdity and barbarism. By placing Yugoslavia against the larger background of Balkan history, the author doesn’t cease to question himself about how it was possible to reinvent the ghosts of XIXth Century Nationalism (as if we were back to the Balkan wars of the beginning of the XXth century), this time mixed not only with the ambitions of the Great Powers, a constant in Modern Balkan History, but also with a new and threatening power: the capacity to mobilize populations through modern media discourse, namely television, which is able by itself to “create” facts. Organized within an assemblage of “galleries” that refer to the multiple facets of the author’s memories, our text does not have the aim of contextualizing the book within the rest of Álvaro Guerra’s literary production, but to do it taking into account the historical, anthropological and sociological spaces that his Yugoslav experience managed to highlight. Our central argument is that, within the tension between memory and barbarism, the author manages to find in the strength of his testimony a way of exorcising the drama of the catastrophe.
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Ielen, Lorenzo. « La pianificazione d'emergenza alleata per Trieste, 1945-1954 : studi strategici locali e contesto globale ». ITALIA CONTEMPORANEA, no 295 (mai 2021) : 9–38. http://dx.doi.org/10.3280/ic2021-295001.

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Résumé :
La dimensione militare della presenza alleata a Trieste tra la fine della Seconda guerra mondiale e i primi anni Cinquanta è stata in genere trascurata dalla storiografia. L'autore si propone di presentare in questa sede i primi risultati di una ricerca in tal senso. Il filo conduttore è costituito dalla pianificazione di emergenza attraverso la quale inglesi e americani cercarono di rispondere, nel tempo, a diversi tipi di minaccia: da un'eventuale aggressione localizzata da parte jugoslava (contemplata almeno fino alla crisi del Cominform del 1948) a un'invasione dell'intera Europa meridionale nell'ambito di un conflitto glo-bale. A seconda del periodo, tale pianificazione seguì degli approcci piuttosto diversi, fortemente condi-zionati dalla disponibilità di risorse e da numerose variabili di natura politica, geografica e strategica. Al fine di contestualizzare adeguatamente il fenomeno, i piani per Trieste verranno inseriti nel quadro più generale dell'evoluzione del pensiero strategico di Londra e Washington agli inizi della guerra fredda.
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Mario Salzano, Giulio. « Deportati a Dachau. Un caso studio di (in)giustizia ordinaria nell'Abruzzo del secondo dopoguerra ». ITALIA CONTEMPORANEA, no 294 (décembre 2020) : 72–98. http://dx.doi.org/10.3280/ic2020-294003.

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Alla luce dei recenti studi sulla giustizia di transizione, il saggio richiama l'attenzione sugli aspetti controversi di un procedimento giudiziario per collaborazionismo istruito presso la Corte d'Appello dell'Aquila nell'autunno 1945. La ricerca, condotta su fonti archivistiche inedite, ricostruisce gli avvenimenti che determinarono la deportazione di 383 detenuti e nove civili dal carcere di Sulmona al Konzentrationslager di Dachau. L'analisi della vicenda processuale consente di collocare il caso abruzzese, del quale la memoria pubblica non conserva alcuna traccia, nel piů ampio dibattito storiografico che ha indicato i limiti e le contraddizioni della legislazione speciale per l'epurazione e la punizione dei crimini fascisti. Lo scavo archivistico ha permesso inoltre di approfondire alcuni aspetti cruciali relativi alla mancata liberazione, in seguito alla caduta del fascismo, dei detenuti jugoslavi condannati dai tribunali militari di guerra, vittime della doppia deportazione: prima in Italia e, dopo l'8 settembre 1943, nei campi di concentramento nazisti.
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Gobetti, Eric. « L'occupazione italiana in Montenegro : i principali nodi storiografici ». ITALIA CONTEMPORANEA, no 260 (février 2011) : 475–93. http://dx.doi.org/10.3280/ic2010-260007.

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Résumé :
Questo saggio affronta alcuni dei principali nodi storiografici di una vicenda ancora non sufficientemente studiata: l'occupazione italiana in Montenegro durante la seconda guerra mondiale. Nella prima parte l'autore evidenzia ragioni e obiettivi della rivolta popolare contro gli occupanti del 13 luglio 1941, attraverso una disamina sia degli errori commessi dalla diplomazia fascista nel tentativo di costituire uno Stato indipendente collaborazionista, sia della particolare condizione socio-politica della regione. La seconda parte del testo si concentra sulle ambiguitŕ che caratterizzano la collaborazione fra l'esercito italiano e il movimento nazionalista serbo dei cetnici. L'aspetto piů rilevante č la contraddizione fra l'alleanza militare in funzione anticomunista e la situazione internazionale che vede schierati su fronti opposti l'Italia fascista e il governo jugoslavo in esilio, da cui i cetnici dipendono. L'autore evidenzia tuttavia la concordanza di interessi, non solo contingenti, fra il leader cetnico Draza Mihailovic e il governatore militare italiano del Montenegro Alessandro Pirzio Biroli.
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Skubic, Mitja. « Fran Šturm. A cinquant'anni dalla scomparsa ». Linguistica 34, no 2 (1 décembre 1994) : 1–2. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.34.2.1-2.

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Il termine "scomparsa" del titolo non è, purtroppo, l'abituale eufemismo. Fran Šturm, il primo docente di filologia romanza presso la giovane Università di Ljubljana e, in quell'epoca, decano della Facoltà di Lettere, fu prelevato nella notte dal 12 al 13 marzo 1944 nella sua casa di Ljubljana da due sedicenti poliziotti in borghese, mai identificati (si era nel periodo dell' occupazione nazista), con la motivazione di un urgente confronto con un ufficiale partigiano catturato. Non fece mai ritomo a casa e vani furono i tentativi fatti dalla famiglia e dal rettore dell'Università presso le autorità militari tedesche e presso la polizia. Non si è mai saputo nulla, né è stato ritrovato e identificato dopo la guerra il suo cadavere. Tuttavia, un motivo c'era: lo Šturm era stato uno dei membri fondatori dell'OF (Fronte di Liberazione Nazionale) fin dall'occu­ pazione italiana della città nell' aprile del 1941 e lo smembramento della vecchia Jugoslavia, ed era 1'organizzatore della rete clandestina all'Università.
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Vicenza, Giordano. « Multiculturalismo Specifico in Svizzera ». INFLUENCE : International Journal of Science Review 1, no 2 (25 août 2019) : 1–9. http://dx.doi.org/10.54783/influence.v1i2.87.

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Ci sono numerose aree, culture e lingue in Svizzera. In Svizzera, le minoranze sono per lo più minoranze etno-linguistiche la cui lingua comune è unificata. Lo Stato elvetico è stato quindi considerato uno Stato multilingue sin dalla costituzione della Confederazione nel 1848. La Confederazione ei Cantoni devono preservare le minoranze linguistiche. I fondamenti della struttura sociale svizzera sono due principi: libertà linguistica (Sprachenfreiheit) e territorialità con multiculturalismo storico e quattro lingue nazionali (Territorialitätsprinzip). Non esiste una religione di stato ufficiale in Svizzera. La religione predominante è il cristianesimo, l'islam è la più grande minoranza religiosa. Le maggiori confessioni cristiane sono quella cattolica (37,7%) e la CRS (25,5 per cento). La Svizzera ha iniziato l'afflusso di nuove minoranze culturali dopo la seconda guerra mondiale ed era fortemente legata alla migrazione economica e al massiccio numero di lavoratori ospiti dal Terzo mondo e dall'ex Jugoslavia nell'Europa meridionale. La tutela delle minoranze nazionali, ma non delle minoranze culturali, coinvolge il diritto internazionale. La tutela delle minoranze nazionali in Svizzera si basa anche su norme internazionali.
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Bellucci, Paolo, et Pierangelo Isernia. « OPINIONE PUBBLICA E POLITICA ESTERA IN ITALIA : IL CASO DELLA BOSNIA ». Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 29, no 3 (décembre 1999) : 441–80. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200028914.

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Résumé :
IntroduzioneLa guerra contro la Repubblica Federale di Jugoslavia ha evidenziato i problemi della politica estera italiana degli anni '90. Con non più del 40% dell'opinione pubblica stabilmente a favore dei raid aerei contro la Serbia ed il Kosovo, una veemente opposizione del Vaticano e del Papa in prima persona ed una maggioranza di governo divisa al suo interno tra negoziatori ad oltranza ed auspici di una immediataescalationterrestre, si riproponeva, con maggiore evidenza del passato, il ridotto margine di autonomia dell'esecutivo nel settore della politica di sicurezza. A poco meno di due anni dalla crisi albanese, la leadership politica italiana si è trovata così ad affrontare l'ennesima prova di politica estera, per giunta sul terreno delle armi, un terreno sul quale nell'ultimo quarantennio repubblicano raramente un governo si era avventurato. Rispetto all'ambiente tut to sommato «placido» nel quale la politica estera italiana ha operato nel secondo dopoguerra, gli anni '90, con un ininterrotto susseguirsi di crisi (dal Golfo alla Somalia, dall'Albania alla Bosnia, per finire con il Kosovo) hanno prodotto un maggior numero di sfide, in aree molto più vicine e rilevanti per gli interessi nazionali italiani e in un quadro di minore possibilità di far ricorso al proprio tradizionale alleato, gli Stati Uniti, per risolvere i propri fondamentali problemi di sicurezza. Da qui la necessità di costruire un consenso nazionale intorno alle scelte del governo e, di conseguenza, il crescente interesse per il ruolo che l'opinione pubblica assume nella politica estera italiana. Il Kosovo tuttavia non è il primo caso in cui l'opinione pubblica entra nei calcoli dei decisori nazionali. In questo saggio intendiamo esplorare questo ruolo in un'altra recente crisi che ha visto coinvolta l'Italia, quella relativa al dissolvimento della ex-Jugoslavia, con particolare riferimento alla crisi in Bosnia-Herzegovina. Come diremo nelle conclusioni, da questa esperienza è possibile trarre alcune considerazioni che sembrano dimostrarsi valide anche nel caso del Kosovo.
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Bollens, Scott A. « Trincee in cittŕ : muri, confini, costituzioni ». STORIA URBANA, no 128 (février 2011) : 25–51. http://dx.doi.org/10.3280/su2010-128003.

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Résumé :
Questo articolo indaga tre diversi approcci politico-territoriali alla gestione del conflitto tra gruppi nazionalisti. Sono particolarmente interessato al modo in cui il la creazione di queste barriere nel territorio urbano ["", NdT] influenza l'abilitŕ delle cittŕ contese (in questo caso Gerusalemme, Sarajevo e Beirut) nel contribuire positivamente alla coesistenza pacifica a livello locale e nazionale. Il mio focus principale č su tre casi: (I) la costruzione del muro di separazione israeliano a Gerusalemme e i suoi effetti sulla parte araba della cittŕ e sulle prospettive per una soluzione del conflitto israelo-palestinese; (II) la demarcazione di nuovi confini politici alla fine della guerra in Bosnia (ex Jugoslavia) del 1992-95 e i suoi effetti sulla sulle prospettive della convivenza etnica nella cittŕ di Sarajevo; (III) la relazione tra la rigida geografia elettorale data dalla ripartizione costituzionale del potere politico in Libano e le possibilitŕ di sviluppo - in particolare a Beirut e nelle periferie della cittŕ - di coalizioni politiche trasversali rispetto all'elemento confessionale. In ognuno di questi casi le differenze tra gruppi etnonazionali sono adattate e rinforzate geograficamente. L'articolo si conclude ponendo l'enfasi sull'importanza della cittŕ in situazioni di negoziazione di soluzioni politico-territoriali alternative in paesi divisi.
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Elorza, Antonio. « Spagna, nazione di nazioni ». MONDO CONTEMPORANEO, no 3 (avril 2011) : 137–58. http://dx.doi.org/10.3280/mon2010-003006.

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Résumé :
La Spagna non č uno Stato unitario come la Francia, né uno Stato plurinazionale come furono la Jugoslavia e l'Austria-Ungheria nel passato. L'identitŕ spagnola nasce nel Medioevo e trova le sue prime radici nelle reazioni all'invasione araba del 711, quando i vinti presero coscienza della «Spaniae ruina». Secoli dopo, l'unione delle corone nata con i Re Cattolici rafforzň le basi per quella identitŕ, sotto una «monarchia di aggregazione» che si sviluppň in parallelo con la Francia, senza che scomparissero altre identitŕ, come quelle della Catalogna e delle province basche. Ma la Rivoluzione francese cancellň le unitŕ amministrative dell'Antico regime ed il processo di nazionalizzazione si sviluppň senza difficoltŕ fino al primo Novecento, mentre l'arretratezza economica fece sorgere le condizioni di una crisi dello Stato-nazione. Allo stesso tempo il fatto che la Catalogna e la Biscaglia fossero le avanguardie del processo d'industrializzazione favorě la dinamica centrifuga delle, dopo che la disfatta del 1898 nella guerra contro gli Stati Uniti e la fine dell'impero coloniale avevano creato l'immagine della Spagna come di un "paese moribondo". La modernizzazione degli anni Sessanta del Novecento poté essere il fondamento di una nuova Spagna, ma le "nazionalitŕ storiche" (la Catalogna ed il Paese basco in primo luogo) erano giŕ realtŕ senza ritorno ed il nazionalismodella dittatura di Franco fece delle rivendicazioni nazionaliste un diritto democratico. Infine, con la Costituzione del 1978 č nato lo Stato delle autonomie, che consacra lo sviluppo autonomo delle "nazionalitŕ" intorno all'asse centrale della "nazione" spagnola. Ecco perché "nazione di nazioni" diventa un'espressione adeguata ad una convergenza come quella spagnola di processi di, senza che i conflitti fra unitŕ ed indipendentismo siano ancora oggi arrivati a un punto di equilibrio.
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Thèses sur le sujet "Guerre jugoslave"

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Ruzza, Nicola <1977&gt. « Le guerre jugoslave degli anni Novanta nello sguardo degli scrittori migranti d'area balcanica ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/5581.

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Résumé :
La tesi si propone l'analisi di nove testi in lingua italiana (Il nostro viaggio; Eloì,Eloì; Il cielo sopra Belgrado; L'amore e gli stracci del tempo; I prigionieri di guerra; Le lezioni di Selma; Al di là del caos; E se Fuad avesse avuto la dinamite?; Cercasi Dedalus disperatamente) di alcuni scrittori migranti provenienti dai Balcani (Enisa Bukvić, Alen Čustović, Tijana M. Djerković, Anilda Ibrahimi, Tamara Jadrejčić, Sarah Zuhra Lukanić, Elvira Mujčić, Vera Slaven) aventi come filo conduttore la narrazione delle tragedie provocate dalle guerre nella ex Jugoslavia degli anni Novanta del Novecento. In particolare, in questo lavoro sono sviluppati, con riferimento ai testi trattati, i motivi che portarono allo scoppio dei conflitti, le conseguenze degli eventi bellici sulla popolazione civile, l'esilio e la crisi d'identità dei protagonisti.
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Mengo, Francesco Maria. « La Minoranza italiana in Istria : localismo, nazioanlità e costruzione di un'identificazione jugoslava (1943-1954) ». Doctoral thesis, Universitat Pompeu Fabra, 2017. http://hdl.handle.net/10803/460891.

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Résumé :
Aquesta recerca es proposa analitzar els processos de teorització i les pràctiques d'identificació de la minoria italiana que es va quedar a Ístria després de la Segona guerra mundial, a partir de la unió i l'acció simultànea de tres formes d'identificació ja existents: la local, la nacional i la política socialista. Aquestes van ser replantejades a partir dels seus principis interpretatius i van prendre noves formes d'expressió, en un marc de canvi polític radical. La minoria italiana de la península istriana va desenvolupar nous plantejaments de les esmentades tres formes d'autodefinició, arran dels canvis d'autoritat i del creixement de la pacificació social al llarg dels anys. La minoria va fer realitat les seves noves teoritzacions d'identificació amb la seva activitat d'associacionisme i d'involucrament ciutadà, passant gradualment de narracions de culpabilització de si mateixa i de les seves condicions anteriors a una presència més activa, propositiva i reivindicativa a la societat istriana.
This research analyzes the theoretical processes and practices of identification of the Italian minority that remained in Istria after World war II. That identification came into effect through the simultaneous action of three preexisting forms of identification (local, national and socialist). Such forms were reinterpreted and re-expressed into new narratives, in a context of radical political change. The Italian minority of the Istrian peninsula developed new proposals for the three above-mentioned forms of selfdefinition, as a result of political changes and the growth of social appeasement throughout the years after World war II. These proposals were later put into effect by the minority's association and its members' activism, gradually stepping from guilt narratives – due to the group's previous living conditions – to the achievement of an active presence in the Istrian society, with a noticeable reclaiming attitude.
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Correnti, Paolo [Verfasser], Elisabeth [Akademischer Betreuer] Arend, Elisabeth [Gutachter] Arend et Serena [Gutachter] Grazzini. « Le differenti memorie della guerra in Jugoslavia (1991-1995) nel romanzo europeo occidentale in prospettiva transnazionale / Paolo Correnti ; Gutachter : Elisabeth Arend, Serena Grazzini ; Betreuer : Elisabeth Arend ». Bremen : Staats- und Universitätsbibliothek Bremen, 2019. http://d-nb.info/1205878386/34.

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CARTOCCI, VALERIO. « L’Italia e la dissoluzione della Jugoslavia (1991-1999) ». Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/2158/1050810.

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Malavolti, Simone. « Etnonazionalismi, spostamenti forzati di popolazioni e pratiche genocidiarie. Il caso di Prijedor in Bosnia-Erzegovina (1990-1995) ». Doctoral thesis, 2023. https://hdl.handle.net/2158/1299140.

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Résumé :
Il 30 aprile 1992 alle ore sei del mattino i cittadini di Prijedor, Bosnia-Erzegovina furono improvvisamente catapultati in un vero e proprio incubo. L’SDS, il partito nazionalista serbo, annunciava attraverso la radio locale che si era vista costretta a prendere il controllo della città. Il nuovo Comitato di crisi avviò una violenta campagna militare e persecutoria a danno dei cittadini non serbi al fine di garantirsi l’egemonia sulla città. La tesi propone una ricostruzione puntuale delle vicende fattuali e politiche che trovano in quella giornata soltanto il momento più emblematico, ma che vengono analizzate nella loro evoluzione a partire dal 1990, ovvero dalle prime elezioni multipartitiche in Jugoslavia. L’autore ricostruisce la trasformazione del contesto politico, soffermandosi sulla nascita dei nuovi partiti nazionali, con particolare attenzione alla politica dell’SDS impegnata nella costruzione di una nuova entità statale da realizzarsi innanzitutto attraverso la modificazione della struttura etnico-nazionale tradizionale della società bosniaca e quindi nella creazione di una solida legittimità politica. È stato inoltre analizzato il ruolo dei media locali (“Kozarski Vjesnik” e “Radio Prijedor”), non semplicemente come strumenti di propaganda, ma nella loro relazione nel tempo con il potere politico. Ne emerge un’evoluzione non sempre lineare di questa politica, anche nei suoi tratti meno conosciuti riguardanti i numerosi conflitti interni al fronte serbo, erroneamente, considerato come un blocco monolitico sia prima della “presa del potere” che successivamente. Una ricostruzione cronologica che viene, sotto traccia, accompagnata dalla questione principale di fondo: come si è arrivati ad una violenza di tale intensità? Al medesimo quesito, tenta di rispondere anche l’ultimo capitolo dedicato ad un’analisi quantitativa e qualitativa delle violenze che hanno colpito la cittadina di Prijedor nel 1992. 30th April 1992, at 6 o’clock a.m. citizens from Prijedor, in Bosnia-Herzegovina were catapulted in a real nightmare. The SDS, the Serbian Democratic Party, announced on local radio that it might to take control on the city. The Local Crisis Staff started a violent armed campaign to the detriment of no-serb citizens to secure hegemony on the city. The PhD Thesis proposes precise reconstruction of factual and political events analysed in their evolution since 1990, i.e. since first multiparty elections in Yugoslavia. The author describes that transformation of political context, lingering on new nationalist parties. He particularly describes the building of a new Serbian State by SDS through the modification of ethnic demographic structure as well as the creation of a strong political legitimacy. The role of local media (“Kozarski Vjesnik” and “Radio Prijedor”) is not simply analised as propaganda tools, but also in their relation with the power through time. A no-linear evolution of SDS policy, above all for internal conflicts in the Serbian front, wrongly considered as a monolithic block before and after the local putsch. A chronological reconstruction that raises a issue: How was possible such intense mass violence? The last chapter tries to answer through a quantitative and qualitative of violences in Prijedor during 1992.
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BONIFACIO, ARRIGO. « Diplomazia culturale e questione nazionale italiana tra Italia e Jugoslavia durante la guerra fredda. Alle origini della collaborazione tra Unione degli Italiani dell’Istria e di Fiume e Università Popolare di Trieste ». Doctoral thesis, 2022. http://hdl.handle.net/11573/1651019.

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Résumé :
Basandosi su fonti italiane e jugoslave lo studio analizza le vicende delle relazioni italo-jugoslave e quelle dell’Unione degli Italiani dell’Istria e di Fiume, illustrando come queste ultime siano state costantemente influenzate dalle prime. La ricerca, che illustra come durante tutto il periodo preso in considerazione la questione delle reciproche minoranze nazionali fu oggetto costante dell’azione diplomatica dei due Stati, chiarisce come entrambi questi ultimi volevano assicurarsi la sopravvivenza della propria minoranza nazionale venutasi a ritrovare al di fuori dei nuovi assetti territoriali delineatisi in seguito alla Seconda Guerra Mondiale. Di conseguenza, sia la diplomazia di Roma che quella di Belgrado cercarono costantemente di ottenere nuove concessioni a favore della propria minoranza nazionale, dapprima in un’ottica di confronto, e, in seguito, nell’ambito di una collaborazione, grazie alla quale sia l’Italia repubblicana che la Jugoslavia di Tito riuscirono infine ad ottenere un effettivo miglioramento delle condizioni della propria minoranza e la possibilità di fornire a quest’ultima un aiuto diretto.
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ZIVKOVIC, BOGDAN. « Yugoslavia and Eurocommunism. Yugoslavia and the Italian Communist Party in the Sixties and Seventies ». Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/11573/1467937.

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Résumé :
The thesis deals with the relations between the communist parties of Yugoslavia and Italy during the sixties and the seventies. The named parties were, during those two decades, in a close friendship and alliance, and the two most prominent "dissident" parties within the communist movement. The author analyzes the nature of their dissent and reformism, and the limitations and broader political impact of their alliance.
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Novak, Nikola. « The history of micro-geopolitical divisions : divided cities in former Yugoslav States ». Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/10071/22048.

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Résumé :
O período após a Grande Guerra teve implicações profundas no panorama geopolítico Europeu. O colapsar de diversos impérios, o pós-colonialismo, a ascensão do comunismo e de outros movimentos extremistas, opuseram-se às conceções liberais de livre mercado, à democracia e à autodeterminação nacional. No Sudeste Europeu, a ideia de um estado eslavo uniu nações anteriormente em lados opostos na guerra. A luta pelo domínio político e nacional, pela hegemonia, o confronto de diferentes ideias e as constantes mudanças de alianças e fronteiras internas dos diversos estados estiveram na origem de um conjunto de novas divisões micro-geopolíticas nesta região. A tentativa de implementação do ideal jugo-eslavo implicou um conjunto de processos de reterritorialização e desterritorialização na região da ex-Jugoslávia, sendo que a última tentativa que procurou a criação de soluções para as nações jugoslavas culminou em guerra. A Guerra Civil na Bósnia e Herzegovina, a Guerra da independência da Croácia e a Guerra do Kosovo, constituem-se como os últimos conflitos armados que tiveram lugar no continente Europeu no século XX. Embora estes Estados se constituam nos dias de hoje como países independentes e reconhecidos internacionalmente, a gestão do pós-crise nestes países teve um impacto reduzido. As fronteiras nacionais hoje reconhecidas não respeitaram as divisões a nível local nem a micro-geopolítica das mesmas. As regiões divididas, as cidades e fronteiras percecionadas são assim, nos dias de hoje, uma parte crucial da geografia humana e das conceções geopolíticas nesta região. Esta investigação parte do estudo de caso das divisões micro-geopolíticas da antiga Jugoslávia, com especial destaque na temática das cidades divididas. A principal unidade de análise são as micro-entidades presentes na região, nomeadamente as cidades divididas cujos territórios foram afetados pela guerras jugoslavas - Bósnia e Herzegovina, Croácia e Kosovo. A pesquisa combina análise sincrónica e diacrónica, diacrónica - dada a componente histórica e o estudo dos processos de reterritorialização e desterritorialização na região, sincrónica - visto que a análise incide sobre três estudos de caso semelhantes de cidades divididas e que emergiram destes processos. Os três estudos de caso incidem sobre as cidades de Mostar, Vukovar e Kosovska Mitrovica.
The period after the Great War marked significant geopolitical perturbances in Europe. The collapse of empires, (post)colonialism and the rise of communism and other extremist movements, opposed the liberal understandings of free market, democracy and national self-determination. In Southeastern Europe, the idea of shared South Slavic state brought together nations previously engaged on opposite sides in the War. Battles for political and national dominance, hegemony, clashes of different ideas and constant changes of alliances and internal borders of several shared states led towards further micro-geopolitical divisions in this part of the world. Attempts to make the idea of Yugo-Slavism work fostered the processes of reterritorialization and deterritorialization in the region of former Yugoslavia. The ultimate attempt that sought solutions for Yugoslav nations ended up in wars. The last armed conflicts that happened in the European continent in the 20th century were the Civil War in Bosnia and Herzegovina, the Croatian Homeland War and the Kosovo War. Even though these states are now independent and internationally recognized countries, post-crisis management had little success. Recognized national borders did not prevent further divisions on local levels and microscale geopolitics. Divided regions, cities and immaterial ethnic micro-borders still burden lived realities and geopolitical visions in this region. This research is designed as a case study of the micro-geopolitical divisions in the former Yugoslavia with a special focus on divided cities. The primary unit of analysis is microscale entities in the region, but within-case cases are divided cities in states which territories were affected by the Yugoslav Wars - Bosnia and Herzegovina, Croatia and Kosovo. The research combines synchronic and diachronic analysis, as it has historical components and it studies the processes of reterritorialization and deterritorialization in the region - diachronic approach, while, at the same time, it focuses on three similar case studies of the divided cities that were an outcome of those processes - synchronic approach. Those three case studies are Mostar, Vukovar and Kosovska Mitrovica.
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Livres sur le sujet "Guerre jugoslave"

1

Pirjevec, Jože. Le guerre jugoslave 1991-1999. Torino : Giulio Einaudi, 2001.

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2

Molinari, Fulvio. Jugoslavia dentro la guerra. Gorizia : Goriziana, 1992.

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3

Bambara, Gino. Jugoslavia settebandiere : Guerra senza retrovie nella Jugoslavia occupata (1941-1943). Brescia : Società Editrice Vannini, 1988.

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4

Gobbi, Romolo. Guerra contro l'Europa : L'intervento americano nell'ex Jugoslavia. Roma : Europa, 2000.

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5

Visconti, Jean Toschi Marazzani. Il corridoio : Viaggio nella Jugoslavia in guerra. Napoli : La città del sole, 2005.

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6

Gobbi, Romolo. Guerra contro l'Europa : L'intervento americano nell'ex Jugoslavia. Roma : Europa, 2000.

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7

Gobbi, Romolo. Guerra contro l'Europa : L'intervento americano nell'ex Jugoslavia. Roma : Europa, 2000.

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8

Bacchi, Maria, et Melita Richter. Le guerre cominciano a primavera : Soggetti e genere nel conflitto jugoslavo. Soveria Mannelli : Rubbettino, 2003.

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9

Zaccaria, Giuseppe. Noi criminali di guerra : Storie vere dalla ex Jugoslavia. Milano : Baldini & Castoldi, 1994.

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10

Bambara, Gino. La guerra di liberazione nazionale in Jugoslavia (1941-1943). Milano : Mursia, 1988.

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Chapitres de livres sur le sujet "Guerre jugoslave"

1

Volpi, Gianluca. « La Jugoslavia e l’assetto dell’Europa centrale nella politica estera dell’Italia fascista (1922–1939) ». Dans Italien und Österreich im Mitteleuropa der Zwischenkriegszeit / Italia e Austria nella Mitteleuropa tra le due guerre mondiali, 147–82. Wien : Böhlau Verlag, 2018. http://dx.doi.org/10.7767/9783205204589.147.

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