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Vitale, Marco. « Francesco Camia : Roma e le Poleis. L’intervento di Roma nelle controversie territoriali tra le comunità greche di Grecia e d’Asia Minore nel secondo secolo a. C. : le testimonianze epigrafiche ». Gnomon 83, no 8 (2011) : 703–8. http://dx.doi.org/10.17104/0017-1417_2011_8_703.

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Résumé :
Francesco Camia: Roma e le Poleis. L’intervento di Roma nelle controversie territoriali tra le comunità greche di Grecia e d’Asia Minore nel secondo secolo a. C.: le testimonianze epigrafiche. Atene: Scuola Archeologica Italiana di Atene 2009. 260 S. 12 Abb. (Tripodes. 10.)
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Dimitri Tsolkas, Ioannis. « IL MESSAGGIO “FEMMINISTA” DI MITIÒ SAKELLARIU. » Revista Internacional de Culturas y Literaturas, no 15 (2014) : 303–14. http://dx.doi.org/10.12795/ricl.2014.i15.24.

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Mitiò Sakellariu fu la prima traduttrice greca delle commedie di Goldoni e la prima scrittrice di drammi nella Grecia moderna. Queste opere costituirono una novità assoluta per il pubblico. Mitiò scelse di tradurre La vedova scaltra per il personaggio di Rosaura, una donna umanizzata. La traduttrice voleva così lanciare un messaggio alle donne greche
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Guzzo, Pier Giovanni. « Le fondazioni greche di Magna Grecia e di Sicilia in rapporto con gli insediamenti indigeni preesistenti ». Aristonothos. Rivista di Studi sul Mediterraneo Antico, no 18 (18 juillet 2022) : 47–72. http://dx.doi.org/10.54103/2037-4488/18098.

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Résumé :
Le fondazioni greche di Magna Grecia e di Sicilia in rapporto con gli insediamenti indigeni preesistenti. Si discutono i modelli mentali ellenici, ricavati dalle fonti letterarie, relativi alle forme delle fondazioni in Occidente. Si ritiene che tali fondazioni siano state operazioni condotte dalle poleis e non da privati. Si confrontano le strutture, archeologicamente note, delle fondazioni greche occidentali con quelle degli insediamenti indigeni. La mancanza di condizionamenti territoriali e cultuali, insieme alla impostata regolarità dei lotti agricoli, ha condotto a forme urbanistiche che, dalle poleis occidentali sono state imitate in Grecia propria. The Greek foundations of Magna Graecia and Sicily are discussed in relation to the pre-existing indigenous settlements: the Hellenic mental models, as drawn from literary sources, in relation to the forms of foundations in the West. Evidence indicates that these foundations were operations conducted by the poleis and not by private individuals. The archaeologically known structures of western Greek foundations are compared with those of the indigenous settlements. The lack of territorial and religious conditions, together with the set regularity of agricultural lots, led to urban planning forms that derived from the western poleis and were imitated on the Greek mainland.
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Manuzio (book author), Aldo, Claudio Bevegni (book editor) et François Roudaut (review author). « Lettere prefatorie a edizioni greche ». Renaissance and Reformation 41, no 2 (21 juin 2018) : 196–98. http://dx.doi.org/10.33137/rr.v41i2.29867.

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Klopp, Charles, et Gesualdo Bufalino. « Calende greche : Ricordi d'una vita immaginaria ». World Literature Today 67, no 2 (1993) : 350. http://dx.doi.org/10.2307/40149132.

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Trizio, Michele. « Le Epistole greche di Barlaam Calabro ». Quaestio 5 (janvier 2005) : 619–30. http://dx.doi.org/10.1484/j.quaestio.2.301851.

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Vespa, Marco. « Venere e gli astragali. Una nuova interpretazione del basilicus iactus in Plauto, Curculio, 349-361 ». ACME 74, no 2 (14 septembre 2022) : 7–21. http://dx.doi.org/10.54103/2282-0035/18660.

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Résumé :
Volgendo l’attenzione alla problematica traduzione del cosiddetto basilicus iactus menzionato nella commedia Curculio di Plauto questo articolo cerca di fornire un nuovo contributo allo studio della cultura ludica latina. Sulla scorta di evidenze interne al testo, in particolare a proposito dell’identità drammatica dei suoi protagonisti e delle isotopie narrative presenti, e grazie a testimonianze esterne alla commedia, nello specifico alcune tradizioni cultuali greche e magno-greche, questa ricerca propone di intendere l’espressione basilicus iactus non come “colpo del re” bensì come “colpo della regina”, con un rinvio implicito alla dea Venus e al colpo degli astragali che dalla divinità prendeva il nome.
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Manuello, Patrick. « Testimonianze greche e romane su Apollonio Rodio ». Florentia Iliberritana 31 (15 octobre 2021) : 81–98. http://dx.doi.org/10.30827/floril.v31i.17872.

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Résumé :
This paper focuses on Greek and Roman testimonies on Apollonius of Rhodes in order to clarify what the Ancients knew about the poet of Argonautica. By analysing a representative number of authors we find out that ancient writers rarely refer to Apollonius' life or to the composition of the poem. What rather seems to have interested them was not only the references to the Argonauts legends which the authoritative poem contained but also the not survived erudite works (in particular the κτίσεις). Some authors also (Dionysius Longinus' On the Sublime, Quintilian, Fronto, Gellius, Macrobius and Servius) mentioned Apollonius in passages concerning literary questions and useful to get an idea of some aspects of ancient reception of the poem.
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Stock, Fabio, et Giuseppe Ramires. « Interpolazioni greche nella tradizione manoscritta di servio ». Argos, no 45 (17 février 2022) : e0025. http://dx.doi.org/10.14409/argos.2020.45.e0025.

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Résumé :
Copisti medievali, dotati di qualche conoscenza del greco, non si limitavano a riprodurre e restaurare parole e sequenze in greco presenti nelle opere latine copiate, ma talora effettuavano aggiunte ed interpolazioni in caratteri greci. Nell’articolo sono esaminati alcuni casi relativi alla tradizione serviana, in codici di tradizione insulare. L’analisi consente in alcuni casi di correggere il testo del commento pubblicato da Thilo.
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McConnell, Brian E., et Federica Cordano. « Antiche fondazioni greche. Sicilia e Italia meridionale ». American Journal of Archaeology 92, no 2 (avril 1988) : 296. http://dx.doi.org/10.2307/505643.

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Bettalli, Marco, et Paul McKechnie. « Uno studio sugli "Outsiders" nelle città greche ». Quaderni Urbinati di Cultura Classica 39, no 3 (1991) : 147. http://dx.doi.org/10.2307/20547116.

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Bassi, Jacopo. « La periferia ecclesiastica ortodossa nel Sud-Est europeo negli anni Venti e Trenta. Il caso dell'Epiro e dell'Albania ». MONDO CONTEMPORANEO, no 3 (avril 2011) : 5–24. http://dx.doi.org/10.3280/mon2010-003001.

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La caduta dell'Impero ottomano comportň un mutamento anche nelle relazioni interne al mondo cristiano ortodosso. La creazione e il consolidamento degli Stati nazionali balcanici e delle Chiese ortodosse autocefale posero le basi per la ridefinizione dei confini giurisdizionali delle Chiese nazionali. Negli anni Venti e Trenta l'Albania e la Grecia cercarono di manovrare le istituzioni religiose ortodosse per esercitare pressione sul Patriarcato ecumenico: obiettivo delle azioni diplomatiche greche e albanesi era quello di spostare l'influenza culturale esercitata dalle istituzioni religiose sulle popolazioni dell'area dell'odierna Albania meridionale, abitata in prevalenza da fedeli ortodossi. Lo Stato greco era desideroso di poter avanzare rivendicazioni su questi territori: la difesa della popolazione ortodossa rappresentava una giustificazione ideale. La zona oggetto della disputa divenne cosě una, contesa tra la tradizionale giurisdizione patriarcale, la nascente Chiesa ortodossa albanese e la Chiesa di Grecia, desiderosa di ereditare da Costantinopoli il prestigio e il retaggio storico della cristianitŕ orientale.
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Di Benedetto, Paolo. « Costruire e ri-costruire la storia e l’identità d’Asia in età imperiale ». Ars & ; Humanitas 16, no 1 (22 décembre 2022) : 47–63. http://dx.doi.org/10.4312/ars.16.1.47-63.

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Résumé :
Nell’antica Grecia, il mito delle Amazzoni, che, nell’immaginario collettivo greco, rappresentavano l’elemento “altro”, è spesso associato a tradizioni di fondazione e di eponimia in rapporto a città, soprattutto nella Ionia e nell’Eolide d’Asia Minore. Queste tradizioni si possono rintracciare in racconti locali, che si sono conservati fino all’età imperiale romana, in un momento in cui, in particolare, si assiste ad una ripresa delle tradizioni greche arcaiche e classiche durante la seconda sofistica. L’epoca dell’imperatore Adriano, più di ogni altra, sarebbe stata importante per la rinascita ed il recupero di questi miti di fondazione, in quanto molte città ioniche ed eoliche (come Efeso, Smirne, Cuma e Mirina) creavano un nesso con il loro passato e con la loro origine per mezzo della figura dell’Amazzone, rappresentata anche sulla monetazione locale, con l’obiettivo di affermare la loro antichità e priorità: tali tradizioni sono attestate anche nelle fonti letterarie. Grazie alla remota antichità ed adattabilità, il mito di fondazione basato sulle Amazzoni attraversò diversi processi di rielaborazione e rifunzionalizzazione e fu riutilizzato come “paradigma” in Asia Minore, soprattutto in età imperiale, per sottolineare l’archaiologia delle antiche poleis. Queste elaborazioni, fondate su antiche tradizioni mitiche locali, sono state determinanti per riaffermare e rivendicare l’identità culturale ed etnica dei Greci sotto l’Impero romano in un preciso momento storico. Obiettivo del presente lavoro è indagare i processi di costruzione e ri-costruzione dell’identità cittadina attraverso l’analisi delle fonti relative ai racconti di fondazione e di eponimia attestati in Ionia e in Eolide in relazione al particolare contesto legato al revival delle tradizioni locali greche in età imperiale.
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Angelis, Alberto De. « Il ciliegio nelle fonti letterarie greche e latine ». Quaderni Urbinati di Cultura Classica 64, no 1 (2000) : 109. http://dx.doi.org/10.2307/20546627.

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Mazzoldi, Sabina. « Chiaroveggenza e telepatia nelle fonti greche e latine ». Quaderni Urbinati di Cultura Classica 71, no 2 (2002) : 113. http://dx.doi.org/10.2307/20546734.

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Grandolini, Simonetta. « Rileggendo alcune testimonianze greche e latine sulla musica etrusca ». Giornale Italiano di Filologia s. 3, no 1-2 (novembre 2012) : 29–43. http://dx.doi.org/10.1484/j.gif.5.101953.

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LISZKA, PIOTR. « ODDZIAŁYWANIE HELLENIZMU NA JUDAIZM ». Studia Theologica Varsaviensia 53, no 2 (20 septembre 2016) : 161. http://dx.doi.org/10.21697/stv.2015.53.2.09.

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Résumé :
Hellenizacja judaizmu jest zjawiskiem, które pojawiło się wraz z nastaniem hellenizmu. Hellenizm określony został jako wynik oddziaływania wielu kultur, zwłaszcza azjatyckich, na rodzimą kulturę grecką, helleńską. Kontakt między Grecją a wieloma kulturami istniał już wcześniej. Podobnie istniał kontakt Izra- ela z wieloma kulturami. Nasilenie oddziaływania nastąpiło w czasach niewoli Babilońskiej. Dla Grecji całkowicie nowy etap rozpoczęły wyprawy Aleksandra Macedońskiego. Wcześniej kontakt Narodu Wybranego z grecką filozofią i mitologią był nieznaczny. Od IV wieku przed Chrystusem oddziaływanie kultury greckiej na judaizm ogarnęło wszelkie dziedziny życia. Nikły strumyk przemienił się w potop. Jednocześnie zmieniło się natężenie oddziaływania i jego jakość. Przyczyna jednego i drugiego była ta sama. Początek zależności politycznej narodu Izraelskiego od Grecji zbiegł się z początkiem przemiany helleńskości w hellenizm.Wpływ hellenizmu na judaizm był wieloraki, ale w istotnej dziedzinie, w wie- rze, niczego nie zmienił. Przekład Biblii na język grecki, pisanie ksiąg biblijnych w języku greckim, mówienie w tym języku i życie w środowisku tworzonym przez Greków, nie zmieniło biblijnego sposobu myślenia i nie zniekształciło objawionej treści.Judaizm nie miał większego wpływu na kulturę grecką. Kultura żydowska została przyjęta przez Greków dopiero wraz z percepcją chrześcijaństwa.
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Gazzano, Francesca. « Celebrity diplomacy ? Poeti e attori nelle ambascerie delle città greche ». Ktèma : civilisations de l'Orient, de la Grèce et de Rome antiques 41, no 1 (2016) : 123–40. http://dx.doi.org/10.3406/ktema.2016.1491.

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Verzina, Pietro. « Prossimità geografica e prossimità spaziale nelle espressioni formulari greche sull’Oceano ». Rivista di Filologia e di Istruzione Classica 143, no 1 (janvier 2015) : 5–34. http://dx.doi.org/10.1484/j.rfic.5.123322.

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Rodríguez Mesa, Francisco José. « Due pittrici greche nel De mulieribus claris (I) : Tamari (it) ». Futhark. Revista de Investigación y Cultura, no 13 (2018) : 91–103. http://dx.doi.org/10.12795/futhark.2018.i13.06.

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Résumé :
Fra le centosei biografie muliebri che compongono il De mulieribus claris di Giovanni Boccaccio si annovera un certo gruppo di donne che spiccarono per la loro saggezza o per il loro virtuosismo in diverse arti. All’interno di questa categoria, il certaldese narra brevemente il talento di due pittrici che vissero nella Grecia dell’Antichità: Tamari, figlia di Micone (capitolo LVI), e Irene, figlia di Cratino (LIX). Il presente articolo – primo di due studi che prenderanno in analisi le due vite suddette – studia le particolarità del capitolo dedicato a Tamari (LVI) analizzando le fonti utilizzate dall’autore e la struttura della vita, che viene paragonata agli altri modelli presenti nella silloge, sia per quanto riguarda l’estensione, sia rispetto ai motivi per i quali eccelse la protagonista.
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Rodríguez Mesa, Francisco José. « Introducción Due pittrici greche nel De mulieribus claris (II) : Irene ». Futhark. Revista de Investigación y Cultura, no 14 (2019) : 181–92. http://dx.doi.org/10.12795/futhark.2019.i14.12.

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Résumé :
Fra le centosei biografie muliebri che compongono il De mulieribus claris di Giovanni Boccaccio si annoverano quelle di un certo gruppo di donne che spiccarono per la loro saggezza o per il loro virtuosismo in diverse arti. All’interno di questa categoria, il certaldese narra brevemente il talento di due pittrici che vissero nella Grecia dell’Antichità: Tamari, figlia di Micone (capitolo LVI), e Irene, figlia di Cratino (LIX). Il presente articolo – secondo di due studi che prendono in analisi le due vite suddette – studia le particolarità del capitolo dedicato a Irene (LIX) analizzando le fonti utilizzate dall’autore e la struttura della vita alla luce degli schemi narrativi usati dal certaldese.
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Di Stefano, Giovanni. « La prospezione aerea nello studio dell'urbanistica delle poleis greche siceliote ». Revue archéologique de Picardie. Numéro spécial 17, no 1 (1999) : 81–95. http://dx.doi.org/10.3406/pica.1999.2092.

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Gabrielli, Chantal. « Violenza e giustificazione del delitto politico a partire dai Gracchi ». Klio 100, no 3 (19 décembre 2018) : 825–76. http://dx.doi.org/10.1515/klio-2018-0131.

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Riassunto Il tragico epilogo delle vicende graccane non lasciò indifferente la classe dirigente romana. La violenza e il ricorso legittimo ad essa furono oggetto di un’articolata riflessione storiografica presso le élites. La violenza (vis nelle fonti latine, bia nelle fonti greche) diventò parametro interpretativo della storia politica dell’ultimo secolo della res publica. La rilevanza del problema influenzò profondamente la successiva riflessione storiografica, suscitando interesse anche nella storiografia moderna.
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Navoni, Marco. « Le fonti greche su Sant’ Ambrogio, a cura di Cesare Pasini ». Augustinianum 34, no 2 (1994) : 518–21. http://dx.doi.org/10.5840/agstm199434224.

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Marangon, Desi. « Il fascino delle forme greche a Venezia : Andrea Dandolo, l’arte e l’epigrafia ». Hortus Artium Medievalium 22 (mai 2016) : 157–64. http://dx.doi.org/10.1484/j.ham.5.111339.

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Artemi, Eirini. « Embracing Greek philosophical thinking in the fathers of the 2nd - 5th centuries ». Vox Patrum 65 (15 juillet 2016) : 31–47. http://dx.doi.org/10.31743/vp.3492.

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Résumé :
Ojcowie Kościoła nie byli ani nieprzejednanymi wrogami greckiej myśli ani nie odnosili się z nienawiścią do dzieł starożytnych pisarzy greckich. Bazyli Wielki nie wahał się pokazywać ludzi, o których mowa w dziełach literatury świeckiej, jako przykłady cnoty. Podkreślał on – podobnie jak inni autorzy – że nie wszystko w li­teraturze antycznej jest godne przejęcia, ale należy zachować to, co jest przydatne dla chrześcijaństwa, pomijając szkodliwą resztę. Cyryl Aleksandryjski nie odrzucał starożytnej myśli greckiej jako filozofii, ale jedynie jako teologię. Kontrast pomię­dzy chrześcijańską teologią i grecką filozofią istniał tylko wtedy, gdy ta ostatnia była przedstawiana jako teologia. Ojcowie greccy szanowali grecki sposób myśle­nia i grecki język, i używali ich w swoich pismach, ale zwalczali greckie praktyki związane z kultem. Artykuł prezentuje stosunek do filozofii pogańskiej, jej akomo­dację do myśli chrześcijańskiej oraz idee dotyczące edukacji świeckiej, reprezen­towane przez wybranych Ojców i pisarzy wczesnochrześcijańskich z okresu od II do V wieku. Przede wszystkim omawia poglądy Bazylego Wielkiego, Grzegorza z Nyssy, Grzegorza z Nazjanzu, Jana Chryzostoma, Cyryla Aleksandryjskiego oraz Izydora z Peluzjum, gdyż im właśnie udało się zbudować most między helleni­zmem i chrześcijaństwem bez ich zmieszania. Cyryl i Izydor reprezentują neutralną postawę pisarzy chrześcijańskich V wieku wobec filozofii pogańskiej.
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Thür, Gerhard. « Silvio Cataldi, Symbolai e relazioni tra le città greche nel V secolo a.C ». Zeitschrift der Savigny-Stiftung für Rechtsgeschichte. Romanistische Abteilung 107, no 1 (1 août 1990) : 445–48. http://dx.doi.org/10.7767/zrgra.1990.107.1.445.

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Pompeo, Flavia. « I Greci a Persepoli. Alcune riflessioni sociolinguistiche sulle iscrizioni greche nel mondo iranico ». Il segno e le lettere - Saggi 9788879167284 (mai 2015) : 149–72. http://dx.doi.org/10.7359/728-2015-pomp.

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Fassina, Filippo. « Michele Mastroianni, L’«interpretatio» dei cori nei primi volgarizzamenti francesi di tragedie greche ». Studi Francesi, no 149 (1 décembre 2006) : 382–83. http://dx.doi.org/10.4000/studifrancesi.28802.

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Maras, Daniele Federico, Javier Velaza Frías et David Nonnis. « Influssi esterni : ‘ellenizzazione’, ‘romanizzazione’, ‘mediterraneizzazione’ (VI-III sec. a.C.) ». Palaeohispanica. Revista sobre lenguas y culturas de la Hispania Antigua, no 20 (1 mai 2020) : 129–65. http://dx.doi.org/10.36707/palaeohispanica.v0i20.384.

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Résumé :
Nel Mediterraneo occidentale, l’introduzione della scrittura è uno importante momento del processo storico di acculturazione che ha un impatto notevole sulla precedente tradizione letteraria orale. Nella penisola iberica, la documentazione eterogenea, unita alle difficoltà di interpretazione, impedisce di approfondire la ricerca: si presenta pertanto l’interrelazione dei diversi sistemi scrittori tra VI e III sec. a. C., in riferimento alle controparti fenice e greche. L’epigrafia della produzione latina ed etrusco-italica fornisce un banco di prova, che dimostra un rapporto costante degli artigiani con la scrittura. In Etruria, il passaggio del formulario standard di dono dall’ambito cerimoniale aristocratico a quello votivo si inserisce nel contesto della frequentazione di visitatori stranieri.
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Samuel, Jamuna. « Ethics and Musical Language : A Gramscian Reading of Dallapiccola’s Liriche greche and Their Influence ». Articles 35, no 1 (14 février 2017) : 123–53. http://dx.doi.org/10.7202/1038947ar.

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Résumé :
Luigi Dallapiccola (1904–75)—a pioneering figure as serialist, composer of protest music, and trailblazer for the avant-garde—wrote his Greek Lyrics song cycle (1942–5) as an escape from wartime anxiety. I locate the Lyrics within a nexus of technique, text setting, and ethical engagement. That complex resonated with the younger composers Berio, Nono, and Maderna, each responding in the postwar period with settings from the same collection, Quasimodo’s 1940 free translation of classic Greek lyrics. I examine Quasimodo’s ethics, placing his poetry and Dallapiccola’s settings within Gramsci’s notions of language and politics, which were highly influential on postwar Italian composers.
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Vacante, Salvatore. « Le paludi di Eritre : un'interpretazione ecologico-ambientale ». Klio 99, no 2 (7 février 2018) : 399–419. http://dx.doi.org/10.1515/klio-2017-0032.

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Résumé :
Riassunto: Le fonti relative alle paludi di Eritre in Asia Minore sono qui riesaminate in chiave storico-ambientale. La menzione dell'organizzazione degli heleoreontes o ‚Guardiani delle paludi‘ su una pietra confinaria dai dintorni di Eritre fornisce evidenza circa l'amministrazione della chōra cittadina nel periodo tardo Classico – primo Ellenistico. Una nuova datazione per l'iscrizione è suggerita, precisamente al tardo IV secolo a. C., quando le città greche della costa anatolica furono conquistate dai Macedoni. I ‚Guardiani delle paludi‘ erano probabilmente membri di una delle chiliastyes (‚gruppi di mille‘) territoriali forse introdotte sotto Alessandro Magno. L'evidenza disponibile induce ad annoverare le locali paludi nel gruppo delle antiche e oggi per lo più estinte ‚foreste allagate‘ mediterranee.
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Cecilia D’Ercole, Maria. « Tra moneta e oggetto. Le trasformazioni delle misure di valore nelle società greche arcaiche e classiche ». CHEIRON, no 1 (avril 2021) : 19–45. http://dx.doi.org/10.3280/che2019-001002.

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Sin dal suo inizio, la moneta si presenta come un oggetto dotato di va-lore intrinseco e di potere normativo riconosciuto sia all'interno delle comunità che al loro esterno. Al di là del suo valore simbolico la mo-neta non ha mai perso la sua prossimità con quello con i manufatti me-tallici; in quanto oggetto pregiato, ogni moneta rientra non solo in un computo numerico astratto, ma anche in una valutazione individuale e concreta in cui le caratteristiche specifiche di ogni pezzo (usura, e quindi perdita di peso; composizione, etc.) sono attentamente valutate e studiate, dall'antichità greca sino alle società pre-industriali europee. Questa duplicità dà luogo a un'evoluzione in parte contraddittoria: da un lato, la ripetitività delle monete apre la strada ad un'accumulazione potenzialmente infinita, già colta dai trattati aristotelici; dall'altro, in quanto oggetto dotato di un suo valore intrinseco e estetico particolare, la moneta è considerata come un esemplare unico e specifico, anche nelle dinamiche della circolazione e tesaurizzazione.
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Berezowski, Łukasz Jan, et Joanna Ciesielka. « Analisi delle denominazioni di malattie in lingua italiana, polacca e inglese in chiave contrastiva svolta sulla base di alcune entità nosologiche tratte dalla Classificazione ICD-10 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ». e-Scripta Romanica 10 (13 octobre 2022) : 137–53. http://dx.doi.org/10.18778/2392-0718.10.11.

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Résumé :
L’articolo toccherà argomenti relativi alla pluralità di denominazioni di malattie in lingua italiana, polacca e inglese. Facendo riferimento alla loro etimologia latina nonché al corpus terminologico plurilingue tratto dalla Classificazione ICD-10 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, gli autori metteranno in evidenza i problemi traduttivi di diverse categorie di entità nosologiche analizzando i loro nomi dal punto di vista sociolinguistico, tra i quali i termini eponimici, derivati dotti e popolari, forme greche, latine e latineggianti. In tale contesto si discuteranno le differenze tra i diversi livelli di discorso nella comunicazione medica e della frequenza d’uso di alcune forme varianti di malattie in italiano e in polacco nei rispettivi corpora di riferimento (con alcuni cenni al caso della lingua inglese). Da ultimo, gli autori menzioneranno esempi di forme difettose nella traduzione di malattie tra l’italiano, il polacco e l’inglese.
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Poccetti, Paolo. « Lingue sabelliche ». Palaeohispanica. Revista sobre lenguas y culturas de la Hispania Antigua, no 20 (5 mai 2020) : 403–94. http://dx.doi.org/10.36707/palaeohispanica.v0i20.399.

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Résumé :
La documentazione delle lingue sabelliche, occupanti l’area più estesa dell’Italia peninsulare, consiste di circa 1000 testi epigrafici, compresi tra il VII e il I secolo a.C., di estensione variabile da una sola lettera a circa 3000 parole,oltre a meno di 50 glosse di fonti greche e latine, che hanno trasmesso informazioni storico-culturali sulle comunità di parlanti. L’intera storia di questo gruppo di lingue è caratterizzata dalla dialettica tra unità e dalla varietà riguardo sia ai rapporti con le lingue indoeuropee d’Italia sia alle più spiccate convergenze con il latino sia ai contatti con lingue prossime (greco ed etrusco). Di conseguenza restano aperti numerosi problemi relativi alla loro definizione e classificazione e al loro impatto nella storia del latino. La dinamica tra unità e varietà caratterizza anche i rispettivi sistemi alfabetici non solo nello spazio, ma anche nel loro sviluppo diacronico.
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Stoppacci, Patrizia. « Tra Costantinopoli e Vivarium : fonti greche e fonti latine nel Commento ai Salmi di Cassiodoro ». Euphrosyne 44 (janvier 2016) : 103–26. http://dx.doi.org/10.1484/j.euphr.5.125123.

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Stehle, Eva. « Literature - (F.) De Martino Poetesse greche. (Le rane Studi 42). Bari : Levante, 2006. Pp. 477. €34. 9788879494021. » Journal of Hellenic Studies 128 (novembre 2008) : 185–86. http://dx.doi.org/10.1017/s0075426900000203.

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Squillace, Giuseppe. « La maschera del vincitore. Strategie propagandistiche di Filippo II e Alessandro Magno nella distruzione di città greche ». Klio 93, no 2 (décembre 2011) : 308–21. http://dx.doi.org/10.1524/klio.2011.0016.

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Heller, Anna. « Filippo Canali De Rossi : Filius publicus. υἱὸς τῆς πόλεος e titoli affini in iscrizioni greche di età imperiale. » Gnomon 82, no 3 (2010) : 240–43. http://dx.doi.org/10.17104/0017-1417_2010_3_240.

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Lomas, Kathryn. « M. Torelli Dei e artigiani. Archeologia delle colonie greche d'Occidente.Rome : GLF Laterza, (2011). Pp. ix + 236, illus. €35. 9788842095101. » Journal of Hellenic Studies 134 (2014) : 242–43. http://dx.doi.org/10.1017/s0075426914002225.

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Kierstead, James. « THE NATURE OF GREEK DEMOCRACY - M. Giangiulio Democrazie greche. Atene, Sicilia, Magna Grecia. (Studi Superiori 1006.) Pp. 182. Rome : Carocci Editore, 2015. Paper, €17. ISBN : 978-88-430-7830-1. » Classical Review 67, no 1 (14 novembre 2016) : 146–48. http://dx.doi.org/10.1017/s0009840x16002353.

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Polignac, François de. « Carmine Ampolo, Storie greche. La formazione della moderna storiografia sugli antichi Greci, Turin, Giulio Einaudi Editore, « Biblioteca Einaudi», 1997, 162 p. » Annales. Histoire, Sciences Sociales 54, no 5 (octobre 1999) : 1206–8. http://dx.doi.org/10.1017/s039526490004765x.

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Lewis, Michael. « Vitruvius and Greek aqueducts ». Papers of the British School at Rome 67 (novembre 1999) : 145–72. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200004530.

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Résumé :
VITRUVIO E GLI ACQUEDOTTI GRECILa sezione di Vitruvio (VIII 5-6.9) sugli acquedotti ha causato molte difficoltà agli studiosi della materia che non riescono a riconciliarlo né con le pratiche conosciute nell'occidente romano, né con le teorie dell'idraulica moderna. In questo articolo si sostiene che, con l'eccezione dei passaggi sulle dimensioni dei tubi e sulla distribuzione urbana, le fonti di Vitruvio siano interamente greche. La sua descrizione dei chorobates deriva da Carpo di Antiochia, i suoi dati sul gradiente da Filone di Bisanzio, mentre le sue specifiche riguardanti le condutture dell'acqua, complete con un sifone invertito, corrispondono esattamente all'acquedotto Karapinar a Smirne. Tre grandi sifoni del secondo secolo a.C. (Smirne, il Madra Dag a Pergamo e l'esempio di stile ellenistico ad Alatri) tutti includono una caratteristica ingegneristica che spiega l'enigmatico colluviaria di Vitruvio. Le ‘pietre rosse’ che Vitruvio consiglia come ancore di sifoni possono essere ritrovate solo negli acquedotti dell'Asia Minore occidentale. La sua teoria idraulica è comprensibile più in termini di disciplina stoica che di fisica moderna. Se ne conclude che Vitruvio fosse ampiamente influenzato da fonti pergameniche del secondo secolo a.C, e che forse perfmo il suo resoconto del tipico acquedotto romano con tubazioni, che sembra descrivere l'Anio Vetus, possa derivare di seconda mano dalle stesse fonti.
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Duszyński, Wojciech, et Bartosz Jan Kołoczek. « Alcuni commenti sulla ricezione della figura di ificrate di atene nella letteratura latina e occidentale ». Classica Cracoviensia 22 (29 octobre 2020) : 47–77. http://dx.doi.org/10.12797/cc.20.2019.22.02.

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Résumé :
Alcuni commenti sulla ricezione della figura di ificrate di atene nella letteratura latina e occidentale Ificrate di Atene (c. 420 – c. 350 a.C.) è un comandante militare greco che sembra essere un esempio di una figura famosa nell’antichità, ma quasi completamente dimenticata nei tempi successivi. Ha ricoperto più volte l’incarico di stratega nella sua città natale e nel 390 ha vinto gli Spartani nella battaglia di Lecheo. È stato condottiero al servizio dei sovrani traci e del re di Persia. Molto probabilmente ha apportato innovazioni negli armamenti di fanteria: conosciute come “la riforma di Ificrate”. La sua fama è andata ben oltre il mondo greco, come dimostrano i riferimenti conservati nella letteratura latina, sovente molto utili per la ricostruzione della sua biografia. Pertanto, l’Ateniese apparteneva ai personaggi piuttosto noti tra i Romani, che probabilmente attirarono l’attenzione su aspetti notevolmente diversi dal suo ritratto nelle fonti greche. I riferimenti sorprendenti su Ificrate si trovano anche nella letteratura moderna (sia neo–latina, che sviluppata in lingue nazionali). Lo scopo di que to articolo è quello di identificare quegli elementi della biografia del comandante ateniese, che erano di particolare interesse per gli autori latini e moderni basati sulla antica letteratura latina, di determinare le fonti che hanno usato e specificare le ragioni del loro fascino.
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Martinelli, Donatella. « La Chioma di Berenice e la lezione delle Iscrizioni greche triopee pubblicate e commentate da Ennio Quirino Visconti ». Giornale storico della letteratura italiana 195, no 649 (janvier 2018) : 90–104. http://dx.doi.org/10.1484/j.gsli.5.129742.

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Jones, Mark Wilson. « Designing the Roman Corinthian capital ». Papers of the British School at Rome 59 (novembre 1991) : 89–151. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200009685.

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Résumé :
IL CAPITELLO CORINZIO ROMANO: DISEGNO E PROGETTAZIONELo studio è concentrato sui capitelli corinzi dei templi a Roma, ma vengono anche considerate le testimonianze greche, ellenistiche ed italiche per quanto concerne il composito ed altre forme corinzieggianti. La spiegazione di Vitruvio non è sufficiente per capire come veniva progettato il capitello corinzio. Il capitello può essere meglio capito studiando proporzioni diverse da quelle menzionate da Vitruvio. Il disegno spesso rispetta una regola che vuole l'altezza del capitello uguale alla larghezza o minima distanza tra le facce opposte dell'abaco. Inoltre, la larghezza in diagonale dell'abaco corrisponde spesso a due volte il diametro inferiore del fusto della colonna. Inoltre ancora, molte dimensioni importanti di un'ordine corinzio normale corrispondono all'uno o all'altro di questi calcoli. Lo schema che emerge mette in contrasto la semplicità e cosistenza di certe regole a confronto di una grande numero di variazioni nei particolari. Ciò dipende dalla costrizione delle forme architettoniche ma anche dei mezzi di produzione. Dallo studio dei capitelli abbozzati è emerso che i calcoli più usati erano quelli più importanti per la lavorazione. Nel periodo imperiale, soprattutto, ci fu un sistema per il proporzionamento combinato con tendenze verso la standardizzazione al fine di incrementare la produzione su larga scala. L'intreccio tra le regole e le variazioni rivela un ingegnioso, ed allo stesso tempo pragmatico approccio alla questione del disegno e dell'ornato.
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