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Lusardi, Paola. « Cardiotossicità da ormonoterapia nel tumore della prostata ». Cardiologia Ambulatoriale, no 3 (30 novembre 2020) : 195–97. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2020-3-10.

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Résumé :
Nel sesso maschile il tumore della prostata è il più rappresentato, ma la sopravvivenza a 10 anni dalla diagnosi è estremamente elevata (fino al 90%), sia per la diagnosi molto precoce attuata con le politiche di screening, sia per le elevate percentuali di malattia a rischio basso ed intermedio. La prognosi favorevole del tumore prostatico fa sì che il numero di comorbilità, quali dislipidemia, ipertensione, obesità, insufficienza renale cronica, cardiopatia ischemica e diabete, sia determinante sull’iter dei lungo sopravviventi. La terapia di deprivazione androgenica (ADT), che viene utilizzata nel setting terapeutico e palliativo, può essere considerata un fattore di rischio cardiovascolare aggiuntivo, in grado di accelerare i processi aterosclerotici sistemici e predisporre alla malattia coronarica e cerebrovascolare. Tutti i pazienti candidati o in trattamento con ADT devono pertanto essere valutati dal punto di vista cardiovascolare e metabolico e quindi stratificati per i fattori di rischio CV, ai fini di programmare la sorveglianza cardiologica e ridurre i danni potenziali dell’ADT.
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2

Andreula, C. F., A. N. M. Recchia-Luciani, I. Kambas et A. Carella. « Ipotesi di correlazione tra istopatologia e neuroradiologia in risonanza magnetica nelle neoplasie endocraniche primitive : Gli astrocitomi ». Rivista di Neuroradiologia 5, no 2 (mai 1992) : 247–64. http://dx.doi.org/10.1177/197140099200500213.

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Résumé :
Obiettivo del lavoro è il tentativo di produrre informazioni sia sulla anatomia macroscopica che sulla intima struttura delle neoplasie, in virtù della capacità della RM di studiare la correlazione tra dimensioni molecolari, movimenti molecolari, tempo di correlazione (parametri fisici tissutali) e tempi di rilassamento attraverso lo studio della intensità di segnale in T1, T2, Densità Protonica. È stato affrontato in particolare il problema degli astrocitomi a causa della loro elevata incidenza, valutabile nel 25–30% dei gliomi cerebrali (a loro volta circa la metà dei tumori cerebrali adulti). Vengono analizzate le diverse classificazioni adottate, su basi e con obiettivi diversi, tutte portatrici di contributi conoscitivi, a causa della non omogeneità «pacchetto» di queste neoplasie, per cui diverse aree del tumore possono presentare diversa malignità; e la accertata evoluzione verso gradi di maggiore malignità (‘dedifferenziazione») in circa il 10% delle forme più benigne. A ciò va aggiunta la evenienza di forme multicentriche. Viene affrontato anche il problema della prognosi nei vari gradi, dipendente anche dalla localizzazione e dal volume raggiunti, fattori non introducibili in «pacchetto» su base istologica: localizzazione della neoplasia, unicita o molteplicità delle lesioni, peso assunto dalleffetto massa tumorale. La seconda fase dello studio prevede il controllo stereotassico in doppio cieco, con il calcolo dei coefficienti di correlazione che misurano il grado di accordo tra diagnosi neuroradiologica e diagnosi istologica. Particolare attenzione viene posta al tema dell'utilizzo di mdc paramagnetico, in particolare Gadolinio, ed alio studio della funzione della barriera ematoencefalica. Nella seconda parte si focalizza il tema della comprensione specifica dei vari tipi di astrocitomi, forzando la possibilità di attribuire un certo comportamento RM ad un tipo istologico. ‘Idea guida» è la ricerca del «perché» del segnale», per attribuirlo all'evento anatomopatologico con l'uso costante di semplici parametri per cercare di identificare il grado di benignità» o di malignità» di un astrocitoma con ricadute prognostiche ‘plausibili».
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3

Morbini, P., et M. Benazzo. « Papillomavirus umano e carcinomi del tratto aerodigestivo : il punto sulle evidenze nella babele dei dati scientifici ». Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no 4 (août 2016) : 249–58. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-853.

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Résumé :
I carcinomi squamosi dell'orofaringe associati all'infezione da papillomavirus umano (HPV) costituiscono ormai una entità ben caratterizzata, che interessa prevalentemente maschi, giovani adulti o di mezza età, non fumatori. Essi hanno generalmente una prognosi più favorevole rispetto alla controparte non associate ad infezione, e per questo è stato proposto di dedicare a questo gruppo di pazienti un approccio terapeutico meno aggressivo. L'incidenza dei carcinomi dell'orofaringe associati a HPV è in rapido aumento nella maggior parte dei paesi occidentali, ma per quanto riguarda la popolazione italiana non sono disponibili dati epidemiologici in merito. Per quanto riguarda le altre regioni del distretto testa-collo, una più modesta porzione di lesioni displastiche di alto grado e di neoplasie appare essere correlata all'infezione da HPV, mentre il ruolo del virus nei tumori della laringe è stato parzialmente ridimensionato. HPV determina la trasformazione neoplastica delle cellule infettate tramite l'espressione dei suoi due oncogeni, E6 ed E7, che interagiscono con i meccanismi di apoptosi e regolazione del ciclo cellulare della cellula ospite. L'unica metodica in grado di documentare con certezza l'espressione degli oncogeni virali è attualmente l'amplificazione dell'RNA messaggero trascritto dai due oncogeni. Il consenso riguardo la strategia per l'identificazione dei pazienti affetti da carcinoma dell'orofaringe associato a HPV dal punto di vista clinico e diagnostico è tuttora limitato. Le metodiche diagnostiche più utilizzate, singolarmente o in combinazione, comprendono l'immunocolorazione con anticorpi diretti contro p16, l'ibridazione in situ per genotipi virali ad alto rischio e l'amplificazione del DNA virale mediate PCR. La possibilità di ottenere una diagnosi precoce grazie all'identificazione dell'infezione virale nelle cellule epiteliali esfoliate dal cavo orale o dall'orofaringe non ha finora fornito risultati soddisfacenti, tuttavia la persistenza del virus nel cavo orale in pazienti trattati per carcinoma dell'orofaringe ha dimostrato una significativa associazione con il rischio di recidiva del tumore. Non sono ancora disponibili sufficienti dati che documentino in maniera dettagliata la storia naturale dell'infezione a la sua progressione verso lo sviluppo di una neoplasia, e che definiscano con chiarezza le modalità di trasmissione e i fattori di rischio, comunque è chiaro che i comportamenti sessuali hanno un peso rilevante nel determinare il rischio di sviluppo di neoplasia dell'orofaringe HPV-correlata. La progressive diffusione nelle giovani generazioni del vaccino contro HPV, e soprattutto la sua estensione agli adolescenti di entrambi i generi è sicuramente destinata a modificare in maniera rilevante anche l'epidemiologica dei tumori HPV-correlati nel distretto testa-collo nel prossimo futuro.
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Bernardi, L. « La risonanza magnetica nella patologia maxillo-facciale ». Rivista di Neuroradiologia 4, no 3_suppl (décembre 1991) : 141–46. http://dx.doi.org/10.1177/19714009910040s325.

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Résumé :
La RM ha avuto un forte impatto nella diagnosi, nel trattamento e nel follow-up (post-chirurgico, post-radioterapico) delle neoplasie del massiccio facciale. Infatti mentre l'aspetto delle strutture anatomiche alla TC, anche con mdc, dipende da un solo parametro fisico, la densità, l'intensità di segnale dei tessuti alla RM dipende da almeno quattro caratteristiche fisiche: i tempi di rilassamento T1 e T2, la densità protonica ed il flusso. La superiore risoluzione di contrasto della RM rispetto alla TC deriva dalla sua capacità di individuare ed evidenziare queste varie proprietà fisiche. La capacità multiplanare della RM è particolarmente vantaggiosa nel massiccio facciale. La RM permette inoltre la diretta visualizzazione, senza l'uso di mdc, di strutture vasali ed è quindi in grado di dimostrare l'aumentata vascolarizzazione tumorale. La maggiore deficienza diagnostica della RM nel massiccio facciale è la sua insufficienza nell'evidenziare le calcificazioni e le sottili alterazioni ossee (erosione, iperostosi). Per quanto concerne la tecnica, le sequenze T1 pesate, a causa del loro alto rapporto segnale-rumore, sono le migliori per lo studio dell'anatomia ed evidenziano in modo ottimale l'interfaccia tumore-grasso. Le sequenze T2 pesate invece sono le più adatte per evidenziare l'interfaccia tumore-muscolo. Le sequenze DP rappresentano una combinazione di informazioni T1 e T2 pesate.
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Leone, C. A., P. Capasso, D. Topazio et G. Russo. « Supracricoid laryngectomy for recurrent laryngeal cancer after chemoradiotherapy : a systematic review and meta-analysis ». Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no 6 (décembre 2016) : 439–49. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1063.

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Résumé :
La recidiva e la persistenza del cancro della laringe dopo radioterapia rappresentano eventi insidiosi, i cui tassi di incidenza variano dal 13% al 36%. L’intervento di laringectomia sopracricoidea (LSC), con cricoioidopessia (CIP) o cricoioidoepiglottopessia (CIEP), è in grado di garantire risultati oncologici e funzionali affidabili per i pazienti selezionati affetti da carcinoma glottico o sopraglottico, sia in caso di neoplasia primitiva che di recidiva. La presente metanalisi ha lo scopo di valutare i parametri oncologici e funzionali nei pazienti trattati con LSC per recidiva di carcinoma squamocellulare della laringe dopo fallimento di radioterapia. La ricerca è stata effettuata sui databases MEDLINE, PubMed ed EMBASE (da gennaio 1990 a dicembre 2015, solo in lingua inglese). Per la metanalisi è stato impiegato il metodo DerSimonian e Laird con effetto “midex random”; l’eterogeneicità è stata misurata mediante I. Sono stati inclusi nella ricerca 276 articoli, tra i quali ne sono stati selezionati 14 per la metanalisi, per un totale di 291 pazienti. L’analisi statistica ha mostrato una sopravvivenza globale (OS) a 5 anni del 80,2% (IC 0,719-0,885; I= 62%; p = 0,003) e una sopravvivenza libera da malattia (DFS) a 5 anni del 89,5% (IC 0,838-0,952; I= 52%; p = 0,022). Le indicazioni chirurgiche per una LSC dopo fallimento di radioterapia non cambiano rispetto a quelle adottate per pazienti con tumore primitivo. Pertanto, è stato ipotizzato che l’attenta valutazione dell’estensione del tumore, in caso di recidiva, potrebbe essere responsabile dell’alto tasso di OS e DFS a 5 anni. Per quanto riguarda i parametri di valutazione funzionale precoce postoperatoria, il tempo medio di decannulazione è stato di 35,6 giorni (IC 24,3-46,9; I= 95%; p < 0,001), mentre il tempo medio di rimozione del sondino naso-gastrico (SNG) o della gastrostrostomia percutanea endoscopica (PEG) è stato di 28,3 giorni (IC 22,7-33,8; I= 86%; p <= 0.001). Questi dati sono in accordo con gli Autori che preferiscono la rimozione precoce del sondino nasogastrico. In tal modo si può riprendere l’alimentazione orale quando è ancora presente il tubo endotracheale a protezione delle vie aree e permettere l’aspirazione degli eventuali residui alimentari.
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Finizio, F. S. « Il contributo della RM allo studio dei tumori disembrioplastici neuroepiteliali (TDN) ». Rivista di Neuroradiologia 9, no 3 (juin 1996) : 355–58. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900315.

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Résumé :
ITDN rappresentano la neoplasia benigna dal punto di vista anatomo patologico, localizzata prealentemente al lobo temporale, caratterizzata dal punto di vista clinico da una storia di crisi parziali complesse insorgenti prima dell'età adulta giovane. La diagnosi di TDN è particolarmente importante perchè tali crisi sono particolarmente resistenti alla terapia medica, mentre la loro prognosi è eccellente dopo resezione chirurgica. Esperienza con RM di questo tipo di tumore è piuttosto limitata. Viene presentato un caso di TDN studiato con RM confermato istologicamente, caratterizzato da una insorgenza tardiva (oltre i 40 anni) e per l'associazione con cefalea, usualmente non riscontrata. Anche se il quadro RM può mioare quello del ganglioglioma o dell'osteocitoma di basso grado, la presenza di una lesione corticale ipointensa in T1 e iperintensa in T2 in un paziente con una storia di crisi parziali complesse iniziate nell'età adulta giovane deve suggerire una possibile diagnosi di TDN. Il TDN può avere l'aspetto di una cisti benigna non tumorale ma, a differenza di questa, è iperintenso nelle immagini pesate in DP, particolarmente importanti per la diagnosi. Solo occasionalmente vengono riscontrate calcificazioni e assunzione di gadolinio.
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Egitto, M. G., C. Uggetti et F. Zappoli. « Chemioterapia intraarteriosa superselettiva con carboplatino ad alte dosi nei tumori avanzati cervico-facciali ». Rivista di Neuroradiologia 9, no 2_suppl (novembre 1996) : 153–58. http://dx.doi.org/10.1177/19714009960090s220.

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Résumé :
Il trattamento tradizionale, basato sulla chirurgia associata alla radioterapia, dei carcinomi squamocellulari (SCC) cervico-facciali di stadio III e IV dà a tutt'oggi risultati deludenti. La chemioterapia sistemica è stata usata in passato solo come trattamento palliativo. La chemioterapia intraarteriosa presenta vantaggi teorici sostanziali legati soprattutto alla maggior tollerabilità del farmaco usato e sembra essere particolarmente indicata nei SCC per la tendenza alla diffusione unicamente loco-regionale di queste neoplasie, e per la facile attuale aggredibilità angiografica attraverso i rami di suddivisione dell'arteria carotide esterna. Riportiamo la nostra esperienza riguardante il trattamento intraarterioso chemioterapico di 22 pazienti con diagnosi bioptica di SCC all'esordio della malattia. La somministrazione di Carboplatino ad alte dosi (300–350 mg/m2) è stata effettuata in maniera superselettiva con infusione rapida, e ripetuta per tre sedute a distanza di 15 giorni. Il punto di infusione del farmaco è stato ottimizzato caso per caso in base ai reperti ottenuti nella fase diagnostica dell'esame angiografico col duplice obbiettivo di giungere più vicino possibile alla neoplasia primitiva e di infondere il farmaco anche agli eventuali linfonodi metastatici satelliti. I rami della carotide esterna, per il calibro sottile e la tortuosità, tendono a spasmizzarsi con estrema facilità: è stato estremamente utile avvalersi di cateteri idrofilici 5F, con i quali si sono minimizzate le eventuali complicanze tecniche in tutte le procedure angiografiche (64) eseguite. Il trattamento è stato sempre ben tollerato, con tossicità locale modesta (grado 1–3 WHO), prevalentemente a carico delle mucose (stomatite) e della cute (dermatite ed alopecia), e minimi fenomeni di mielosoppressione (grado 1–2 WHO). Risposte positive (remissione completa o remissione parziale) si sono osservate nel 94% dei casi sul tumore primitivo, e nel 50% dei casi sulle metastasi linfonodali cervicali. La riduzione del volume della neoplasia è stato spesso così notevole da evitare al paziente il trattamento chirurgico: ai cicli di chemioterapia è stata fatta seguire soltanto la radioterapia mirata al residuo tumorale.
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Roncallo, F., I. Turtulici, A. Bartolini, G. Margarino, P. Mereu, F. Scasso, L. Scotto Di Santillo, A. Santelli, G. Garaventa et A. Tedeschi. « Tomografia computerizzata e risonanza magnetica nella patologia del distretto testa-collo ». Rivista di Neuroradiologia 9, no 3 (juin 1996) : 301–20. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900306.

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Résumé :
La patologia neoplastica maligna del distretto-testa collo presenta un notevole polimorfismo istologico, in rapporto ai diversi tessuti fisiologicamente presenti. La grande maggioranza concerne comunque i carcinomi e tra questi prevale il carcinoma a cellule squamose. Nella prognosi e nella scelta e pianificazione del trattamento assumono una importanza decisiva l'estensione del tumore primitivo e l'eventuale presenza ed entità del coinvolgimento linfonodale. In base al quesito clinico sono stati preliminarmente distinte diverse categorie di esami TC e RM. Le immagini ottenute sono state interpretate sulla base di un criterio anatomo-topografico che separa diversi spazi fasciali nell'ambito delle regioni sopra- e sottoioidea del distretto testa- collo. È stata quindi effettuata una valutazione comparativa delle informazioni ottenute dagli esami clinico-endoscopici e dalla diagnostica per immagini. TC e RM consentono una stadiazione completa dei carcinomi sia su T, perchè sono in grado di documentare lo sviluppo profondo sottomucoso e nell'ambito degli spazi fasciali limitrofi, nonchè la diffusione perineurale, perivascolare e le erosioni osteocartilaginee, parametri non analizzabili dall'endoscopia, sia su N, perchè svelano linfoadenopatie che per dimensioni e soprattutto per sede sono occulte all'esame clinico. Al contrario lesioni non rilevate mucose superficiali possono risultare del tutto mute alla diagnostica per immagini, così come è pressochè impossibile formulare una corretta caratterizzazione tissutale delle ipertrofie anche spiccate degli spazi mucosi rino- ed orofaringeo, informazioni che sono esaustivamente ottenibili dagli esami endoscopico-bioptici. Pertanto TC e RM hanno un notevole impatto nella stadiazione dei carcinomi del distretto testa-collo, ma il loro utilizzo va effettuato sempre complementariamente e successivamente ad esame clinico specialistico del paziente ed indagine endoscopica delle vie aerodigestive superiori.
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Vaghi, M. A., M. G. Bruzzone, A. Costa, M. Grisoli, E. Ciceri et A. Allegranza. « La risonanza magnetica e le malformazioni vascolari ». Rivista di Neuroradiologia 4, no 3_suppl (décembre 1991) : 37–44. http://dx.doi.org/10.1177/19714009910040s308.

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Résumé :
La diagnosi di natura delle malformazioni vascolari influisce sulla scelta del trattamento, sia esso chirurgico, intervenzionale o conservativo. Nel caso di MAV lo studio angiografico è necessario e sufficiente, tuttavia le informazioni che la RM è in grado di fornire sulle strutture anatomiche coinvolte dalla lesione sono così importanti da giustificare un esame con RM anche ‘a posteriori», quando l'angiografia è stata eseguita in una procedura d'urgenza. La RM, in quanto esame non invasivo per eccellenza, è molto utile nei controlli dopo l'atto terapeutico, sia esso chirurgico sia esso di angiografia intervenzionale. Quando la MAV è solo durale, la RM come controllo dei casi trattati ha un valore relativo, può tuttavia dimostrare un'eventuale diminuzione di flusso. La possibilità di riconoscere un angioma venoso alla RM è importante perché frequentemente queste lesioni non sono di interesse chirurgico e, in tal caso, un esame invasivo come l'angiografia può essere risparmiato. Per le ragioni sovraesposte l'angioma cavernoso non può essere diagnosticato con certezza sulla base della sola RM. Tuttavia l'immagine caratteristica anche se non patognomonica composta da segnali di sanguinamenti avvenuti in epoche diverse e accompagnata da angiografia negativa, depone per la diagnosi di angioma cavernoso con un ragionevole margine di affidabilità. Peraltro bisogna sempre tener presente la diagnosi differenziale con un tumore maligno che abbia sanguinato. Anche in questo caso il controllo di RM, meglio con contrasto paramagnetico, rappresenta nella maggior parte dei casi il mezzo più utile e meno invasivo.
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Molina Loza, Ernesto, et Carlos Altez Navarro. « Sarcoma del estroma endometrial de grado alto : presentación de un caso ». Revista Peruana de Ginecología y Obstetricia 57, no 4 (16 avril 2015) : 277–80. http://dx.doi.org/10.31403/rpgo.v57i174.

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El sarcoma del estroma endometrial (SEE) es un tumor infrecuente, que comprende menos del 1% de los tumores malignos ginecológicos. Presentamos el caso de una mujer de 24 años con hemorragia uterina anormal a la que se le realizó histerectomía con anexectomía bilateral por tumor pélvico. Microscópicamente, la neoplasia estaba constituida por una proliferación maligna de células estromales del endometrio. El estudio inmunohistoquimico mostró positividad para vimentina y desmina. Se presenta el estudio clínico patológico, la nueva clasificación de la OMS y las opciones terapéuticas
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Cabrera-Martín, M. N., P. Romero Fernández, M. K. Meneses Navas, P. Pérez-Segura, M. Yus Fuertes, J. A. Barcia Albácar, J. A. Corona Sánchez, L. Ortega Medina et J. L. Carreras Delgado. « High Grade tumor vs stroke. Utility of PET and MRI corregistration ». ANALES RANM 138, no 138(02) (31 août 2021) : 176–79. http://dx.doi.org/10.32440/ar.2021.138.02.cc01.

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Résumé :
Sometimes, the clinical presentation of a brain tumour mimics that of stroke or viceversa. In these cases it is useful to evaluate follow-up with MR. The coregistration of PET and MR images improves the diagnostic performance of both techniques. In the area of interest, FDG uptake of any degree, with reference to the adjacent brain tissue uptake, should be considered suggestive of tumor if it corresponds to brain injury in MR, even when the FDG uptake is equal to or lower than that of the normal cerebral cortex. We present a case in which coregistration of images from both techniques contributed to the differential diagnosis of stroke and high-grade glioma, whole-body PET/CT ruled out metastatic etiology, and the results led to surgery.
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Palacios Paredes, Lenin Fabián, Carlos Silva et EDITOR : Katherine García Matamoros. « Gliomas de Alto Grado del Adulto : Biología Molecular (Parte I) ». Oncología (Ecuador) 30, no 3 (31 décembre 2020) : 249–79. http://dx.doi.org/10.33821/494.

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Résumé :
Introducción: Los tumores gliales, dentro de las lesiones neuroepiteliales, son las neoplásicas intraaxiales más comunes. Representan alrededor del 45% de todos los tumores primarios del sistema nervioso central (SNC) y el 77% de todos los tumores primarios malignos del SNC. El promedio de supervivencia media de los pacientes con glioblastoma multiforme (GBM) cuando se utiliza el tratamiento multimodal es de 15-18 meses y de 2 a 5 años con gliomas anaplásicos. Los tratamientos convencionales de los tumores cerebrales incluyen cirugía, radioterapia y quimioterapia. El tratamiento quirúrgico representa la primera aproximación para la gran mayoría de tumores cerebrales, sin embargo, la resección total no siempre es alcanzable en relación con la localización del tumor, de vital importancia para preservar estructuras nerviosas o vasculares. Modalidades de tratamiento agresivas han extendido la supervivencia media, pero la supervivencia a menudo se asocia con un deterioro significativo en la calidad de vida. La eficacia de quimioterapia sistémica está limitada por la presencia de la barrera hemato encefálica (BHE), la que limita el paso de una amplia variedad de agentes anti cancerígenos, la acción de los agentes alquilantes, está limitado por la activación de metil-guanina-metil-transferasa. El advenimiento de los estudios moleculares permite una nueva evaluación de la biología de los gliomas con, un nivel de precisión que promete interesantes avances hacia el desarrollo de terapias específicas eficaces. Las terapias dirigidas bloquean la activación de vías oncogénicas, ya sea a nivel de la interacción ligando-receptor o mediante la inhibición vías de transducción de señales, corriente abajo, inhibiendo así el crecimiento y la progresión del cáncer. El objetivo del presente trabajo fue realizar una revisión bibliográfica acerca de los aspectos relacionados con la patogénesis molecular en la progresión de estos tumores en los adultos, y sus potenciales blancos terapéuticos.
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Sosa-Najera, Antonio, Saul Solorio-Pineda, Abrahan A. Tafur-Grandett, Milton I. Ruiz-Flores et Carlos A. Tevera-Ovando. « Meningioma parasagital atípico abscedado ». Archivos de Neurociencias 23, no 4 (17 mai 2020) : 35–41. http://dx.doi.org/10.31157/an.v23i4.22.

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Résumé :
Los meningiomas son los tumores cerebrales no gliales primarios más comunes, con una tasa de incidencia del 13-19% en series grandes de tumores intracraneales primarios13 Los meningiomas se consideran benignos, bien circunscritos y de crecimiento lento4. Están clasificados en grado I, grado II y III por la Organización Mundial de la Salud (OMS) para los tumores del sistema nervioso central9. La tasa de recurrencia de meningiomas atípicos (grado II de la OMS) es del 30-40%13. Resección quirúrgica del tumor y el implante dural es el tratamiento de elección1. Descripción del caso. Mujer de 42 años con antecedentes de tumor frontoparietal derecho que requiere craneotomía parietal derecha, resección subtotal de la lesión y colocación del sistema Ommaya; presenta convulsiones clónicas simples de hemicuerpo izquierdo, cefalea holocraneal y hemiparesia izquierda. Tomografía y resonancia magnética (RM) del cráneo, que realza con la administración de contraste, con edema perilesional, hernia transcalvaria y porción proximal del catéter Ommaya. Conclusiones. El presente caso de absceso meningioma parasagital atípico recurrente, es un caso raro en la literatura. La colocación de cualquier tipo de drenaje adyacente al tumor funciona como un cuerpo extraño y aumenta el riesgo de infecciones y, por lo tanto, de abscesos intratumorales, lo que infiere un pronóstico peor.
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Sosa-Najera, Antonio, Saul Solorio-Pineda, Abrahan A. Tafur-Grandett, Milton I. Ruiz-Flores et Carlos A. Tevera-Ovando. « Meningioma parasagital atípico abscedado ». Archivos de Neurociencias 23, no 4 (17 mai 2020) : 35–41. http://dx.doi.org/10.31157/archneurosciencesmex.v23i4.22.

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Résumé :
Los meningiomas son los tumores cerebrales no gliales primarios más comunes, con una tasa de incidencia del 13-19% en series grandes de tumores intracraneales primarios13 Los meningiomas se consideran benignos, bien circunscritos y de crecimiento lento4. Están clasificados en grado I, grado II y III por la Organización Mundial de la Salud (OMS) para los tumores del sistema nervioso central9. La tasa de recurrencia de meningiomas atípicos (grado II de la OMS) es del 30-40%13. Resección quirúrgica del tumor y el implante dural es el tratamiento de elección1. Descripción del caso. Mujer de 42 años con antecedentes de tumor frontoparietal derecho que requiere craneotomía parietal derecha, resección subtotal de la lesión y colocación del sistema Ommaya; presenta convulsiones clónicas simples de hemicuerpo izquierdo, cefalea holocraneal y hemiparesia izquierda. Tomografía y resonancia magnética (RM) del cráneo, que realza con la administración de contraste, con edema perilesional, hernia transcalvaria y porción proximal del catéter Ommaya. Conclusiones. El presente caso de absceso meningioma parasagital atípico recurrente, es un caso raro en la literatura. La colocación de cualquier tipo de drenaje adyacente al tumor funciona como un cuerpo extraño y aumenta el riesgo de infecciones y, por lo tanto, de abscesos intratumorales, lo que infiere un pronóstico peor.
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Doppman, J. L. « Inferior Petrosal Sinuses Sampling ». Rivista di Neuroradiologia 7, no 1 (février 1994) : 17–26. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700102.

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Résumé :
Quando il prelievo dei seni petrosi inferiori (IPS) per la diagnosi differenziale della sindrome di Cushing fu introdotto negli ultimi anni 70, la sua validità fu sottostimata a causa della non compresa necessityà di un prelievo bilaterale. Oltrettutto, il valore di una emiipofisectomia cieca quando nessun tumore sia identificato al tavolo operatorio non è stato apprezzato fino a che non e stato introdotto il prelievo simultaneo bilaterale. Il prelievo dei seni petrosi è meglio eseguito mediante puntura bilaterale delle vene femorali, sebbene in particolari circostanze, le vene giugulari interne possano essere direttamente cateterizzate. La valvola presente alla giunzione tra vena giugulare interna sinistra e vena innominata può essere difficile da superare specie in pazienti con accentuata lipomatosi mediastinica che disloca la vena innominata. I seni petrosi inferiori drenano nella parete mediale delle vene giugulari interne nel tratto immediatamente caudale alla base cranica. Il catetere deve essere posizionato alla giunzione tra segmento verticale e orizzontale del seno petroso inferiore al di sopra della confluenza del plesso venoso vertebrale (VVP). I prelievi dal seno petroso rifletteranno il drenaggio dal seno cavernoso omolaterale solo quando l'iniezione retrograda di mezzo di contrasto opacizzera il seno cavernosa. Cateteri con curve terminali prefissate, quali quelli con configurazione «viscerale» o «a Cobra», tendono a entrare nel plesso venoso vertebrale. Prelievi da queste vene porterebbero ad una diagnosi erronea di sindrome di Cushing ectopica. Gradienti unilaterali si riscontrano nel 40% dei pazienti con comprovato adenoma ipofisario corticotropo cosicchè il prelievo bilaterale è essenziale. Il posizionamento routinario di un catetere Tracker nel seno cavernoso non è necessario e aggiunge considerevoli costi. Cateteri Tracker possono essere usati per attraversare i seni intercavernosi allo scopo di ottenere campionamenti bilaterali in pazienti con una vena giugulare interna ostruita. Per quanto riguarda la nostra esperienza, il successo del prelievo bilaterale dei seni petrosi supera il 98%. Nel 30% circa dei casi, il seno petroso inferiore si connette con la vena giugulare interna attraverso un plesso di vene e in tali casi l'uso di un catetere Tracker si può rendere necessaria. In meno del 2% dei pazienti non c'è connessione tra il seno petroso inferiore e la vena giugulare interna di un lato. Dopo la raccolta di campioni basali, viene eseguita la stimolazione con CRH (corticotropin-releasing hormone) somministrato alla dose di 1 ug/Kg di peso corporeo e prelievi bilaterali dai seni petrosi vengono eseguiti a tre minuti. Abbiamo routinariamente eseguito prelievi a 5 e 10 minuti dopo la stimolazione con CRH, ma i massimi gradienti si sono sempre riscontrati nei campioni raccolti a tre minuti. Il prelievo bilaterale dei seni petrosi è un test estremamente accurato. Senza stimolazione con CRH, il test ha una affidabilita diagnostica del 95% nel distinguere un Cushing ipofisario da una sindrome da iperincrezione ectopica di ACTH utilizzando un gradiente centrale/periferico di 2/1. Dopo stimolazione con CRH, il prelievo petrosa ha una sensibilità del 100% (gradiente minimo 3/1) in presenza di malattia di Cushing. Pazienti con sindrome da iperincrezione ectopica di ACTH non mostrano gradienti di ACTH nei seni petrosi né prima né dopo stimolazione. Tuttavia, il prelievo dai seni petrosi è veritiero solo quando la normale secrezione ipofisaria di ACTH sia soppressa. Pertanto, pazienti con sindrome ciclica o di pseudo-Cushing e pazienti in terapia soppressiva non devono mai essere campionati. In una revisione dei nostri primi 265 casi di malattia di Cushing confermata chirurgicamente e in 20 casi di provata sindrome di iperincrezione ectopica di ACTH, il prelievo dei seni petrosi è risultato aver una sensibilita del 98% prima del CRH e del 100% dopo CRH. Nei nostri primi 265 pazienti non si sono avute complicazioni ad eccezione di occasionali ematomi inguinali. Abbiamo successivamente modificato la configurazione del catetere angolandolo di 90° a 2 cm dalla punta. Nelle successive 150 indagini, un paziente ha presentato una emorragia pontina e due altri pazienti hanno accusato sintomi transitori di disfunzione pontina, scomparsi immediatamente dopo il ritiro del catetere. I sintomi da disfunzione pontina, vale a dire perdita della sensibilità periorale, sensazione di «lingua grossa», fuggevoli alterazioni del sensoria, sono aspecifici e facilmente confondibili con ansia eccessiva. Con l'abbandono dei cateteri con angolazione fissa mediale non abbiamo più registrato complicanze nei successivi 250 pazienti. Noi raccomandiamo il prelievo dei seni petrosi in tutti i pazienti con syndrome di Cushing ACTH-dipendente e con Risonanza Magnetica sellare normale. In tali circostanze, il prelievi dai seni petrosi può escludere un carcinoide bronchiale secernente ACTH, simulante un'origine ipofisaria del Cushing. I carcinoidi bronchiali sono la causa più frequente di iperincrezione ectopica di ACTH e metà di essi simula esattamente un adenoma corticotropo ipofisario. In aggiunta, quando il neurochirurgo non sia in grado di identificare un microadenoma durante un'esplorazione per via trans-nasosfenoidale, l'emiipofisectomia basata sui gradienti petrosi è risolutiva nell'80% dei pazienti (in base a una casistica di più di 50 casi in cui una tale resezione cieca è stata eseguita). Raccomandiamo inoltre il prelievo dai seni petrosi in tutti i pazienti con sindrome di Cushing ACTH-dipendente, con RM sellare positiva o dubbia, e test biochimici incerti (negativi i test di soppressione col Dexamethasone o di stimolazione col CRH). Nella popolazione femminile compresa tra 20–35 anni, si ha un riscontro di «incidentaloma» ipofisario nel 10%. Il prelievo dei seni petrosi è necessaria per escludere un incidentaloma ipofisario in presenza di una sindrome da iperincrezione ectopica di ACTH. In conclusione, il prelievo dai seni petrosi è una metodica estremamente accurata e un test sicuro per la differenziazione tra ipercortisolismo ACTH-dipendente ectopico o ipofisario utile inoltre ad offrire una opportunità chirurgica quando l'esplorazione transsfenoidale risulti negativa.
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Flórez, Natalia Flórez, Juan Camilo Pérez Cadavid, Álvaro Turizo Agámez et Diana Paola Cuesta Castro. « Caracterización de pacientes con tumores neuroendocrinos en un hospital de referencia de alta complejidad ». Revista Colombiana de Cirugía 35, no 4 (16 octobre 2020) : 639–46. http://dx.doi.org/10.30944/20117582.786.

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Introducción. Los tumores neuroendocrinos comprenden una amplia familia tumoral, siendo de mayor frecuencia aquellos localizados en el tracto gastrointestinal, los pulmones, el timo y el páncreas. Ocurren con poca frecuencia y cursan con un comportamiento biológico variable. El objetivo del presente estudio fue describir las características demográficas y clínicas de los pacientes con esta entidad en un hospital de alta complejidad. Métodos. Estudio descriptivo con revisión de historias clínicas correspondientes a pacientes con tumor neuroendocrino, cuya muestra histológica fue analizada en el Departamento de Patología del Hospital Pablo Tobón Uribe, Medellín, Colombia, entre 2010 y 2015. Se describen frecuencias de localización, grado de diferenciación y perfil de inmuno-histoquímica. Resultados. Se revisaron 111 historias, de las que el 51,5 % correspondió a pacientes masculinos, con una mediana de edad al momento del diagnóstico de 48 años. Las comorbilidades más frecuentes fueron: hipertensión arterial (38,6 %), hipotiroidismo (15,8 %) y diabetes mellitus (11,9 %). El antecedente de neoplasia estuvo presente en el 13,9 % de los casos. Un 59,4 % de las muestras correspondieron a tumores primarios, el 34,8 % estaban localizados en el páncreas. El hígado fue el órgano más comprometido por metástasis (73,3 %). De los tumores neuroendocrinos, el 27 % correspondió a tumores grado 1 del tracto gastrointestinal o del páncreas, el 36 % a grado 2 y el 27,9 % a grado 3. El 3,6 % correspondió a tumores pulmonares de grado bajo o intermedio y el 5,4 % a tumores pulmonares de alto grado. Los marcadores tumorales con mayor positividad fueron sinaptofisina (97,2 %), citoqueratinas AE1/AE3 (95 %), CD56 (91,3%) y cromogranina (87,8%). Discusión. Los tumores neuroendocrinos tienen características clínicas e histopatológicas diversas. Conocer las características de los pacientes afectados permite una aproximación de la epidemiología local aplicable a futuras investigaciones.
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Ferraù, F., et G. Antonelli. « I tumori del rachide ». Rivista di Neuroradiologia 15, no 4 (août 2002) : 451–60. http://dx.doi.org/10.1177/197140090201500415.

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Résumé :
Il sistema scheletrico rappresenta nei tumori solidi la terza sede metastatica in ordine di frequenza, dopo fegato e polmoni. Di tutti i segmenti ossei, il rachide risulta essere quello maggiormente interessato. Dal punto di vista prognostico, il coinvolgimento osseo consente sopravvivenze relativamente più lunghe, ma è in grado di condizionare la qualità di vita pesantemente. L'integrazione terapeutica multispecialistica è indispensabile per una corretta valutazione diagnostica e terapeutica. Il trattamento comprende il controllo della malattia neoplastica di base e la terapia delle manifestazioni conseguenti alle metastasi ossee: compressione midollare, dolore, ipercalcemia, complicanze internistiche. Il trattamento oncologico specifico dipende fondamentalmente dallo stadio di malattia, dall'eventuale concomitante coinvolgimento viscerale, dalla ormonodipendenza e dalla chemiosensibilità della patologia neoplastica di base.
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Morena, Diego, Sara Fernández, María Martínez, Carolina Campos et Desiree Graziani. « Procalcitonina. Utilidad como biomarcador en el diagnóstico de tumores neuroendocrinos ». Revista Española de Casos Clínicos en Medicina Interna 6, no 2 (août 2021) : 21–23. http://dx.doi.org/10.32818/reccmi.a6n2a8.

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La procalcitonina se utiliza en el día a día hospitalario como biomarcador de patología infecciosa bacteriana. En los últimos años se ha descrito su utilidad para el diagnóstico de diferentes tumores neuroendocrinos. Exponemos el caso de un varón de 73 años con diagnóstico de tumor neuroendocrino de alto grado de origen desconocido con afectación única y masiva hepática siendo compatible, por la elevación del antígeno prostático (PSA), con un tumor neuroendocrino de origen prostático de alto grado con afectación visceral y que presentaba analíticamente elevación de procalcitonina.
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González León, Tania, Michel Hernández Campoalegre, Maykel Quintana Rodríguez, María Rodríguez Cabrera, Roberto Sánchez Tamaki et Mariano Castillo Rodríguez. « TRATAMIENTO ENDOSCÓPICO DE UN TUMOR URETERAL ». Revista Guatemalteca de Urología 9, no 1 (4 décembre 2021) : 19–23. http://dx.doi.org/10.54212/27068048.v9i1.17.

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OBJETIVO: Presentar el caso clínico de un paciente con diagnóstico de tumor urotelial del uréter al que se le realizó ablación con láser. ANTECEDENTES: El tumor urotelial del tracto urinario superior es una entidad infrecuente. Representa entre el 5-10% de las neoplasias uroteliales. En las últimas décadas la conservación de la unidad renal ha conferido un papel importante al tratamiento endoscópico de estos tumores en pacientes seleccionados. MATERIAL Y MÉTODOS: Se reporta un paciente de 71 años con un tumor del uréter pélvico. Se hace referencia a los estudios imagenológicos y se muestran, al igual que la cirugía. Se realiza una breve revisión del tema. RESULTADOS: Se trata mediante ureteroscopia con ablación con láser. Evolucionó satisfactoriamente. En el seguimiento a seis meses no se comprueba recurrencia local ni vesical. CONCLUSIONES: La cirugía conservadora de nefronas es una opción en los tumores del urotelio del tracto urinario superior localizados, no músculo-invasivos y de bajo grado. La ablación con láser mediante ureteroscopia es una de sus modalidades cuando se localiza en el uréter distal. Después de este tratamiento los pacientes requieren un seguimiento estricto.
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Segovia-Gómez, Angela Natalia, Edy Paul Castillo-Hidalgo et Darwin Rafael Villamarín-Barragan. « Dímero-D en perros con cáncer relacionado al grado, tipo de tumor y conteo plaquetario ». Revista Científica de la Facultad de Ciencias Veterinarias XXXII, single (21 novembre 2022) : 1–6. http://dx.doi.org/10.52973/rcfcv-e32177.

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En la actualidad se han detectado varios trastornos clínicos relacionados con alteraciones hemostáticas en pacientes con Cáncer, reportados en humanos y perros. Ante esta realidad se proponen nuevos estudios diagnósticos como el Dímero-D (DD) aplicable a pacientes oncológicos. En Medicina Veterinaria, esta prueba es relativamente nueva y sirve para descartar posibles episodios trombóticos y ayuda al diagnóstico precoz de enfermedades relacionadas con la trombosis. El presente trabajo de investigación tuvo como objetivo medir valores de DD en nanogramos·mililitros-1 (ng·mL-1) en perros con cáncer, en los cuales se hizo un análisis multicéntrico de un total de 40 pacientes (n=40) en dos Hospitales Veterinarios de Quito y Guayaquil, en Ecuador. A los pacientes diagnosticados como oncológicos se les realizó una historia clínica detallada, posteriormente se les tomó una muestra de sangre en un tubo citratado, para después ser enviada al laboratorio donde se aplicaría la técnica de inmunofluorescencia para medir la cantidad de DD a través del equipo V-Check, V200 de Bionote, China, y una muestra en tubo con EDTA para hemograma en un equipo automatizado. Se analizaron además los resultados de las histopatologías, clasificándolos según su tipo y grado de tumor y se correlacionaron con los resultados del DD y conteo plaquetario. Entre los resultados se encontró correlación de DD con el tipo y grado de tumor, como también DD y el conteo de plaquetas; en este estudio, los tumores como hemangiosarcomas de bazo, los carcinomas y adenocarcinomas fueron los más comunes en presentar elevaciones de DD, y al igual que aquellos que presentaron una calificación más alta en la escala de grados histológicos.
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García-Redondo, M., Á. Pareja-López, JM Rodríguez-Alonso et ÁJ Reina-Duarte. « Stage IV breast cancer surgery : neoadjuvant treatment with Miller-Payne grade 3 response and subsequent surgery. » Cirugía Andaluza 33, no 2 (10 mai 2022) : 145–47. http://dx.doi.org/10.37351/2022332.17.

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Resumen Introducción:El cáncer de mama metastásico se considera una enfermedad incurable. Menos del 7% de las pacientes se encuentran en estadio IV o M1 al diagnóstico. Alrededor del 30-40% desarrollarán metástasis a lo largo de la enfermedad. Aunque el tratamiento sistémico es el principal en estas pacientes, en algunos casos la cirugía puede tener intención curativa. Caso clínico:Mujer de 24 años diagnosticada de carcinoma infiltrante de mama de tipo no especial metastásico, con inmunohistoquímica compatible con subtipo Luminal B. Tras 9 meses de tratamiento sistémico se observa respuesta completa de focos metastásicos, así como una respuesta del primario grado 3 de Miller-Payne. Se propone tumorectomía del tumor primario, con resultado de ypT1c. La paciente continúa asintomática y libre de enfermedad tras 2 años de seguimiento. Discusión:Actualmente la cirugía del tumor primario en el cáncer de mama metastásico puede modificar el pronóstico, beneficiándose un grupo de pacientes seleccionadas. Debe ofrecerse como complemento a la terapia sistémica siempre y cuando garanticemos márgenes quirúrgicos libres.
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Astudillo Mancero, René David, Jhonny Edgar Narváez Álvarez, Paola Alejandra Villagrán Herrero et Alejandra Patricia Lafuente González. « Astrocitoma, diagnóstico y tratamiento ». RECIMUNDO 5, no 4 (24 octobre 2021) : 53–64. http://dx.doi.org/10.26820/recimundo/5.(4).oct.2021.53-64.

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Résumé :
Los astrocitomas son tipos de tumores cerebrales, que se producen por un crecimiento anómalo y descontrolado de tejido glial, presentes en el sistema nervioso y que alimentan y dan soporte a las neuronas. La metodología de la investigación, es una revisión bibliográfica apoyada en medios electrónicos como páginas web (SCOPUS, PubMed, Biblioteca Cochrane, Google Scholar), en donde se encontró una amplia variedad de artículos de investigación que abordan la temática estudiada, el objetivo es recopilar la información más relevante de dichos autores para realizar una síntesis bien completa, que pueda ayudar a futuras investigaciones. Los astrocitomas son una patología bastante compleja, los cuales están clasificados en diferentes grados y tipos. En la mayoría de los casos el diagnostico está basado en pruebas de imágenes, específicamente de resonancias magnéticas, que tienen un alto grado de exactitud, también se utilizan en otro casos tomografías computarizadas. Los tratamientos son de índole quirúrgicos, combinados con radioterapias, quimioterapias y el uso de fármacos. Hay casos donde la resección del tumor no puede ser completa, lo que puede conllevar a otra intervención quirúrgica, de estar la porción que quede del tumor en un sector que se pueda acceder quirúrgicamente, de no ser así, como ya se ha mencionado se utiliza radioterapia o quimioterapia, según sea el caso. Luego de realizados los procedimientos quirúrgicos, los pacientes deben continuar con sus valoraciones, cada cierto tiempo, para evitar el riesgo de la reaparición del tumor.
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Loccisano, Matías H., María F. Montesinos, Pedro A. Brégoli, Eugenia Paradeda, Alejandra Avagnina et Manuel R. Montesinos. « Resultados del tratamiento quirúrgico de sarcomas de partes blandas en adultos ». Revista Argentina de Cirugía 111, no 3 (1 septembre 2019) : 143–61. http://dx.doi.org/10.25132/raac.v111.n3.1427.es.

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Background: Soft-tissue sarcomas (STS) are rare mesenchymal tumors with several histologic subtypes and different clinical patterns. Objective: The aim of this study was to describe the clinical and pathological characteristics and surgical outcomes of a series of patients with STS. Material and methods: The clinical records of 2403 undergoing surgery between October 2014 and April 2018 were retrospectively reviewed. Twenty-two patients (0.91%) presented STS. Results: Mean age was 52 years (range: 19-92) and 13 (59%) were women. The tumors were located in the lower extremities in 12 cases, head and neck in five, trunk in three and upper extremities in two. Fourteen cases (63.6%) were high-grade tumors. Pleomorphic sarcoma was the most common histologic type (32%) followed by synovial sarcoma (18%), liposarcoma (14%), and other types (36%). All the tumors were completely resected and five patients (35.7%) required amputation, four in the lower extremity and on in the upper extremity. Different reconstructive procedures were performed accor- ding to tumor size and location, including three free flaps. Those patients with high-grade sarcomas or with positive margins received postoperative radiotherapy. After a mean follow-up of 16 months, six patients presented local recurrences and four patients had synchronous metastatic disease in the lungs; all these patients had high-grade tumors. Overall survival was 86.4%. Conclusion: STS are rare and invasive neoplasms, widely distributed, requiring aggressive and occa- sionally complex surgical procedures. It is necessary to consider adjuvant treatments in selected cases and to maintain regular follow-up due to the high rate of recurrences and distant metastases.
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Tullberg, Axel Stenmark, Martin Sjöström, Emma Niméus, Fredrika Killander, Dan Lundstedt, Anikó Kovács, Erik Holmberg et Per Karlsson. « Abstract P4-02-23 : Integrating tumor-intrinsic and immunological factors to improve locoregional treatment individualization of high-risk breast tumors ». Cancer Research 83, no 5_Supplement (1 mars 2023) : P4–02–23—P4–02–23. http://dx.doi.org/10.1158/1538-7445.sabcs22-p4-02-23.

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Résumé :
Abstract Background: The influence of the local immune infiltrate on tumor progression is dependent on tumor-intrinsic characteristics. Among highly aggressive subtypes, an immune infiltrate is associated with a favorable prognostic effect. The aim was to investigate whether the integration of histological grade and degree of tumor-infiltrating lymphocytes (TILs) permits improved treatment individualization for clinically high-risk tumors. Methods: The SweBCG91RT trial included 1178 patients with stage I-IIA breast cancer, randomized to breast-conserving surgery with or without adjuvant RT, and followed for a median time of 15.2 years. In total, 8% were treated with systemic therapy. Histological grade and TILs were evaluated on whole-tissue sections by board-certified pathologists. Grade III tumors were compared to grade I and II tumors. TILs were classified as high (&gt;=10%) or low (&lt; 10%). The primary endpoint was ipsilateral breast tumor recurrence (IBTR) within 10 years. Results: In total, 134 (57%) of the 235 grade III tumors had high TIL levels compared to grade I/II tumors where 142 (19.7%) out of 721 tumors exhibited high TIL levels. Grade III tumors with high TILs had a reduced risk of IBTR (HR 0.49, CI 95% 0.26-0.91, p=0.025) compared to grade III tumors with low TILs (HR 1.0). Among grade I/II tumors, high TILs was not prognostic (HR 1.02, CI 95% 0.62-1.68, p=0.95) compared to grade I/II tumors with low TILs (HR 1.0). Grade III tumors with low TILs had a high risk of recurrence without RT (36.2%) and derived benefit from RT (HR 0.16, CI 95% 0.047-0.53, p=0.0029). In contrast, grade III tumors with high TILs had a lower risk of IBTR without RT (14.5%) and did not benefit significantly from RT (HR 0.71, CI 95% 0.26-1.90, p=0.50). Conclusion: Measurements of the local immune infiltrate may improve treatment individualization when integrated with tumor-intrinsic features of aggressivity, such as histological grade. High-risk tumors with an immune infiltrate may be candidates for RT de-escalation. Citation Format: Axel Stenmark Tullberg, Martin Sjöström, Emma Niméus, Fredrika Killander, Dan Lundstedt, Anikó Kovács, Erik Holmberg, Per Karlsson. Integrating tumor-intrinsic and immunological factors to improve locoregional treatment individualization of high-risk breast tumors [abstract]. In: Proceedings of the 2022 San Antonio Breast Cancer Symposium; 2022 Dec 6-10; San Antonio, TX. Philadelphia (PA): AACR; Cancer Res 2023;83(5 Suppl):Abstract nr P4-02-23.
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López Arbolay, Omar, Marlon Ortiz Machín, Mayela Marrero Aliño et Livan Santana Chil. « Meningiomas del surco olfatorio. Consideraciones del abordaje endonasal endoscópico extendido transcribiforme ». Revista Chilena de Neurocirugía 42, no 1 (1 octobre 2019) : 31–37. http://dx.doi.org/10.36593/rev.chil.neurocir.v42i1.90.

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Los meningiomas del surco olfatorio representan el 10% de los meningiomas intracraneales, se originan de la lámina cribosa del etmoides, la sutura fronto-esfenoidal y el plano esfenoidal. Son tumores en su mayoría benignos y potencialmente curables, la recurrencia ocurre en grado variable siendo el grado de resección quirúrgica el predictor más importante de recurrencia. En este artículo se exponen los resultados alcanzados con el abordaje endonasal endoscópico extendido transcribiforme en pacientes con meningiomas del surco olfatorio en el servicio de neurocirugía del hospital clínico quirúrgico Hermanos Ameijeiras. La serie fue de 12 pacientes donde la cefalea, la anosmia y los trastornos neuropsicológicos fueron los síntomas predominantes. Los tumores tuvieron un tamaño ? a 6 cm en el 50% de los casos y con el abordaje endonasal endoscópico extendido transcribiforme se alcanzó una resección total con Simpson I en el 92% de los enfermos. Los límites del abordaje endonasal endoscópico en la fosa anterior se encuentran en constante extensión, siendo el abordaje endonasal endoscópico extendido transcribiforme la opción ideal y prometedora para los pacientes con Meningiomas del surco olfatorio.
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Taboada Barrios, MD., Lucía Beatriz, Rocío Del Pilar López Panqueva, MD., Luis Gerardo García-Herreros Hellal, MD. et Deyanira González Devia, MD. « Experiencia diagnóstica de diez años del tumor neuroendocrino de pulmón en la Fundación Santa Fe de Bogotá : 2001 - 2010 ». Revista Colombiana de Neumología 24, no 2 (30 avril 2012) : 84. http://dx.doi.org/10.30789/rcneumologia.v24.n2.2012.189.

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Résumé :
Introducción: los tumores neuroendocrinos de pulmón surgen a partir de las células de Kulchitsky dispersas en todo el árbol bronquial; éstos tienen un amplio espectro de diferenciación histológica y son capaces de producir aminas bioactivas.Objetivos: describir las características clinicopatológicas de la población con diagnóstico de tumores neuroendocrinos de pulmón en el Hospital Universitario Fundación Santa Fe de Bogotá (HUFSFB) de 2001 a 2010.Diseño: estudio descriptivo tipo corte transversal.Materiales y métodos: se incluyó toda la población con tumores neuroendocrinos de pulmón confirmados por patología en el HUFSFB durante el periodo 2001 a 2010. Se revisaron los reportes de patologías y los registros médicos para la obtención de datos.Resultados: se incluyeron 132 casos. El tipo de tumor más frecuente fue el carcinoma de célula pequeña. El carcinoide típico fue cinco veces más frecuente que el atípico. Los tumores bien diferenciados fueron más frecuentes en mujeres y los de alto grado en hombres, presentándose a mayor edad y asociados al antecedente de tabaquismo. La principal forma de llegar al diagnóstico fue la aparición de síntomas secundarios al tumor. De todos los sujetos, 50% tenía metástasis al momento del diagnóstico, la mayoría en las formas mal diferenciadas.Conclusiones: el pulmón presenta un espectro histológico, clínico y bioquímico muy heterogéneo de tumores neuroendocrinos. Aun no hay datos nacionales de incidencia y supervivencia de este tipo de tumor. Se busca motivar la investigación en este campo y alertar sobre el seguimiento necesario, incluso en los tumores bien diferenciados.
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Hernández, Diana, et Yezid González. « Carcinomas epiteliales del ovario de alto y bajo grado : Estado de Arte ». Revista Repertorio de Medicina y Cirugía 24, no 2 (1 juin 2015) : 105–12. http://dx.doi.org/10.31260/repertmedcir.v24.n2.2015.630.

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Résumé :
El cáncer epitelial del ovario en Colombia es la segunda causa de morbilidad y mortalidad por tumores ginecológicos después del carcinoma de cuello uterino. Por lo regular se presenta en estados avanzados y la sobrevida es pobre. Recientes estudios de tipo clínicopatológicos y moleculares han develado nuevas teorías sobre la carcinogénesis, proponiendo un modelo dual con tumores tipos I y II. Se busca con este artículo ampliar y actualizar la información sobre estas nuevas teorías y profundizar en el conocimiento histopatológico y molecular. Para la revisión de la literatura se estructuró una estrategia de búsqueda utilizando los términos carcinoma de ovario, tumores tipo I-II, KRAS, BRAF, p-53 (MeSH y no Mesh), los cuales se articularon con operadores booleanos en las siguientes bases de datos: pubmed, ebscohost, embase, filtrando los resultados por artículos de revisión.
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Rosas Marroquín, Nancy, et Ebert Torres. « Asociación entre la Proteína p53 Mutada, Grado de Infiltración y Tamaño del Tumor en Cáncer Colorrectal. Hospital Central Fap 1987-1996 ». Anales de la Facultad de Medicina 60, no 2 (7 avril 2014) : 85. http://dx.doi.org/10.15381/anales.v60i2.4469.

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Résumé :
OBJETIVO: Determinar la presencia de proteína p53 mutada en pacientes con cáncer colorrectal, y correlacionarla con el tamaño del tumor y grado de infiltración (Dukes). MATERIALES Y MÉTODOS: Se estudió retrospectivamente 40 muestras de casos diagnosticados como carcinoma colorrectal de los registros del Hospital Central FAP, entre los años 1987-1996. Se empleó el método inmunohistoquímico estreptavidina-biotina peroxidasa con el anticuerpo do-7 y con pretratamiento con microondas para la demostración de proteína p53 mutada. RESULTADOS: Todos los casos fueron adenocarcinomas, en la gran mayoría medianamente diferenciados; 18 pertenecían a la clasificación Dukes B, 16 a Dukes C, 4 a Dukes A y 2 a Dukes D. El tamaño del tumor era directamente proporcional al grado de infiltración, con un promedio de 5,5 cm3 para Dukes A, y 50,12 cm3 para Dukes D. La presencia total de proteína p53 mutada fue 55%, la positividad fue creciendo según el grado de infiltración del tumor (a = 0,353) y del tamaño del tumor (a = 0,376). CONCLUSIÓN: Entre los casos estudiados, la acumulación de proteína p53 mutada estuvo en relación directa al tamaño y grado de infiltración del tumor.
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Redondo De Oro, Katherine, Cesar Redondo Bermúdez, Luis David Mendoza Durán, Valentina Marrugo Padilla et Marian Selena Otero Urda. « Tumor neuroendocrino en recto simulando una neoplasia benigna : reporte de caso y revisión de la literatura ». Revista Colombiana de Cirugía 36, no 4 (10 juin 2021) : 696–702. http://dx.doi.org/10.30944/20117582.813.

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Résumé :
Los tumores neuroendocrinos se definen como un grupo heterogéneo de neoplasias de origen epitelial, provenientes de células enterocromafines diseminadas por todo el organismo, y representan alrededor del 1 al 4 % de todas las neoplasias. Su mayor distribución se encuentra en el tracto gastrointestinal, donde se localiza el 75 % de los tumores neuroendocrinos, siendo los ubicados en el recto, el 27 % de todos los que afectan el tracto gastrointestinal. A propósito de esta revisión de tema, presentamos el caso de un paciente de 71 años de edad, que consultó por sangrado rectal rojo rutilante, sin otra sintomatología asociada, y se le diagnosticó un tumor neuroendocrino grado 1, que se comportaba como una lesión benigna del recto.
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Silva, Andrea, et Ruth Tapia. « Paraganglioma de cuerpo carotideo ». Revista de la Facultad de Ciencias Médicas (Quito) 42, no 2 (2 août 2017) : 134–39. http://dx.doi.org/10.29166/ciencias_medicas.v42i2.1503.

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Résumé :
Contexto: los paragangliomas del cuerpo carotideo son tumores adrenales de mayor frecuencia entre los paragangliomas; en términos generales, son infrecuentes y deben ser diagnosticados por técnicas de imagen para caracterizar la anatomía y grado de invasión del tumor, a fin de su planificación quirúrgica.Objetivo: evaluar la experiencia institucional del Hospital Carlos Andrade Marín en el manejo de los tumores del cuerpo carotideo. Sujetos y métodos: el estudio retrospectivo analizó los registros médicos de 26 pacientes con paragangliomas del cuerpo carotideo tratados en el Hospital Carlos Andrade Marínde Quito, en un periodo de 21 meses; se complementa con una revisión de la bibliografía. Resultados: del total del universo estudiado el paragaglioma se presentó en 20 mujeres que corresponde al 76%, y en 6 hombres que corresponde al 23. El tamaño promedio del tumor en los pacientes fue de 3,7 ± 1,4 cm. Según la clasificación de Shamblin el paraganglioma en el 74% de los pacientes se encontraba en clasificación ll, el 22% se encontraban en clasificaciónl, mientras que el 37% se encontraban en clasificación lll. El promedio de sangrado en los pacientes fue 331 ± 284 ml .El tiempo quirúrgico fue de 112 ± 37 minutos. La resección completa del tumor se realizó en el 100 % de los pacientes, en donde en el 7,4% hubieron complicaciones de lesion del nervio craneal y otras complicaciones ocurrieron en el 7,4 % de los pacientes.Conclusión: la experiencia del equipo quirúrgico del Hospital Carlos Andrade Marín ofreció una alternativa segura, con resultados satisfactorios y baja incidencia de secuelas a largo plazo
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Rivas Gonzáles, Mauro, et Jorge Campos Rey de Castro. « Características anatomopatológicas determinantes en la evolución del cáncer de mama ». Anales de la Facultad de Medicina 50, no 1 (9 avril 2014) : 1. http://dx.doi.org/10.15381/anales.v50i1.5290.

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Résumé :
De los diferentes elementos objetivos que se han evaluado y que podrían ser usados para predecir un determinado caso que acaba de ser tratado quirúrgicamente, se ha considerado: el tamaño del nódulo tumoral primario, la presencia o no de metástasis ganglionar, el tipo de la neoplasia, grado de diferenciación celular, grado de infiltración linfoplasmocitaria y de fibrosis. De los elementos anteriormente citados hemos encontrado que, el grado de fibrosis y el grado de diferenciación celular no parecen ser útiles porque no presentan diferencias significativas entre el grupo de pacientes vivos y el grupo de muertos por la neoplasia. En otras palabras, estos factores no parecen influir en la evolución de la enfermedad. En cambio, los siguientes factores: tamaño del tumor primario, el grado de infiltración linfoplasmocitaria del tumor y la presencia de metástasis ganglionar si constituye elementos valiosos en la predicción de la evolución. Resumiendo, se podría afirmar que entre más pequeño sea el nódulo tumoral primario, haya ausencia de metástasis axilar y exista acentuada reacción linfoplasmocitaria en el tumor primario, el pronóstico del caso será favorable. Al revés, cuanto más grande sea el tumor primario, exista metástasis axilar y una escasa o ausencia de reacción linfoplasmocitaria en el tumor primario, las posibilidades de sobrevida son restringidas. Las consideraciones que se acaban de hacer en el párrafo anterior se refieren a casos tratados con el mismo procedimiento que, en la época en que éste fue realizado (1952-1953), era considerado el tratamiento de elección para el cáncer de mama (mastectomía radical); no hay motivo para pensar actualmente en que el tratamiento del cáncer de mama que se ha ampliado a la cadena mamaria interna (mastectomia ultraradical), la vigencia de lo expuesto en párrafos anteriores haya dejado de tener lugar.
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Calderón, Magda A. « Glioma pontino intrínseco difuso : paralelo entre el niño y el adulto. » Revista Colombiana de Hematología y Oncología 7, no 1 (1 février 2020) : 59–62. http://dx.doi.org/10.51643/22562915.21.

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Résumé :
Los gliomas del tallo son el 10-20% de los tumores cerebrales pediátricos, el glioma pontino intrínseco difuso es el glioma del tallo más común en la infancia, se trata de un grupo heterogéneo de tumores biológicamente distinto de los demás gliomas de alto grado pediátricos y del adulto. Los pacientes con un glioma pontino intrínseco difuso presentan un rápido déficit de pares craneales, paresia o ataxia, la apariencia de estas lesiones en resonancia magnética nuclear es característica, constituyen un desafío terapéutico en la neurooncología. La quimioterapia no ha demostrado ser un tratamiento que detenga o retrase el crecimiento del tumor. La radioterapia es el único tratamiento válido, pero su eficiencia es solo transitoria. Este artículo describe dos casos clínicos que involucran a un paciente pediátrico y a un paciente adulto, diagnosticados con un glioma pontino intrínseco difuso, el propósito es hacer un paralelo entre los casos.
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León Acosta, Pedro, Pedro Rosales Torres, Rafael Pila Pérez et Rafael Pila Peláez. « Tumor neuroendocrino de la válvula ileocecal con metástasis hepática única. Presentación de Caso. » Revista Colombiana de Gastroenterología 33, no 4 (19 décembre 2018) : 478. http://dx.doi.org/10.22516/25007440.205.

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Résumé :
Los tumores neuroendocrinos (TNE) del tracto gastrointestinal son muy infrecuentes, el intestino delgado y principalmente el íleon son los sitios donde ocurren con mayor frecuencia. Tienen la capacidad de secretar péptidos y aminas bioactivas. La Organización Mundial de la Salud (OMS) los clasifica de acuerdo con el grado de diferenciación y conducta biológica en 5 grados. Las manifestaciones clínicas pueden estar ausentes o ser inespecíficas. Se reporta el caso de un paciente de 49 años de edad quien fue ingresado por dolor abdominal en hemiabdomen derecho, acompañado de aerogastria, vómitos y síndrome constitucional; en el examen físico se encontró hepatomegalia dolorosa con nódulo único de 2,5 cm aproximadamente. La citología por aspiración con aguja fina (CAFF) y la laparoscopia con biopsia diagnosticaron una metástasis hepática única de un TNE de origen gastrointestinal, que se confirmó con la colonoscopia con ileoscopia encontrando un tumor subepitelial en la válvula ileocecal. La inmunohistoquímica realizada ayudó a la confirmación del diagnóstico. El tratamiento puede ser quirúrgico; sin embargo, este paciente rechazó esta terapia, por lo que se trató con quimioterapia y radioterapia. Lo fundamental en esta entidad es el diagnóstico precoz, que pocas veces se realiza por lo infrecuente de la enfermedad.
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Cerron-Vela, Carmen Rosa, Percy Moreno Navarro et William J. Araujo-Banchon. « Características tomográficas del tumor sólido pseudopapilar de páncreas (tumor de Frantz) ». Revista de la Facultad de Ciencias Médicas de Córdoba 77, no 1 (16 mars 2020) : 33–38. http://dx.doi.org/10.31053/1853.0605.v77.n1.26228.

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Résumé :
Introducción: El tumor sólido pseudopilar de páncreas (TSP), o tumor de Frantz, es una neoplasia rara de bajo grado que acontece principalmente en mujeres jóvenes. Fue descrita en 1959 por Virginia Frantz y constituye del 0.2-2.7% de todos los tumores pancreáticos. La tomografía computada (TC) desempeña un papel importante en el diagnóstico de esta patología de escaso reporte. El objetivo del presente estudio es describir las características epidemiológicas y tomográficas del TSP en el Instituto Nacional de Enfermedades Neoplásicas (INEN) del Perú. Métodos: Estudio transversal descriptivo realizado con historias clínicas (HC) de todos los pacientes con diagnóstico de TSP entre los años 2004 y 2014. Las variables descritas fueron tamaño del tumor, ubicación, forma, bordes, grosor de la cápsula, composición, calcificaciones y captación de contraste. Las variables categóricas fueron expresadas en frecuencias absolutas y relativas; mientras que las variables numéricas fueron descritas con mediana y desviación intercuartílica (DIC). Se utilizó como soporte estadístico STATA Versión 12.0. Resultados: De todos los tumores quísticos de páncreas (TQP), el 51.9 % correspondió a casos confirmados de TSP. La mediana de la edad fue 23.5 años. Predominó la ubicación aislada en cabeza (33.3 %); la ubicación mixta más frecuente fue la de cuerpo y cola (16.7 %); fue más frecuente el diámetro entre 5.1-10 cm y el contenido de la mayoría fue a predominio sólido. El 30.0 % de los TSP presentaron calcificaciones. Conclusión principal: La mayoría casos de TSP del INEN (2004-2014) tienen características similares a lo reportado en la literatura internacional.
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Chong, César J., Xavier Wong-Achi, Jenniffer S. Plaza et Gabriela Egas. « Meningioma gigante en paciente pediátrico : reporte de caso y revisión de la literatura ». Revista Chilena de Neurocirugía 45, no 3 (19 décembre 2019) : 246–49. http://dx.doi.org/10.36593/rev.chil.neurocir.v45i3.143.

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Résumé :
Los meningiomas surgen de la cubierta meníngea del sistema nervioso central. Los meningiomas pediátricos son tumoresinfrecuentes que representan del 0,5% al 5% de los tumores del sistema nervioso central en edad pediátrica, siendo el tumor cerebral primario no glial más común. No hay evidencia confirmada de la patogenia de los meningiomas pediátricos. Por lo general, se localizan en la convexidad supra o infratentorial, intraventriculares y en la base del cráneo. La presentación clínica de los meningiomas pediátricos es poco específica y varía según su ubicación y tamaño. Los subtipos de meningiomas en la infancia son principalmente meningoteliales grado I de la OMS (32%). El tratamiento de elección es la resección completa del tumor (Simpson I) para prevenir la recurrencia y mejorar el pronóstico. Presentamos el caso de una niña de 9 años con un gran meningioma frontal, el informe de prevalencia en nuestra institución y una revisión de la literatura actual de esta patología.
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López, Patricia, Juan Vergel-Martínez, Luis Guzmán et Carlos Lehman. « Osteosarcoma de alto grado originado en un tumor filodes maligno ». Revista Colombiana de Cancerología 23, no 4 (6 décembre 2019) : 152–57. http://dx.doi.org/10.35509/01239015.116.

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Résumé :
El tumor filodes maligno con componente estromal (sic) de osteosarcoma es un tumor de muy baja incidencia. La identificación de esta enfermedad se ha convertido en un desafío para la medicina actual debido a su difícil diagnóstico histopatológico, imagenológico y clínico. El tratamiento principal se basa en el manejo quirúrgico, y las opciones de terapia adyuvante aún no presentan un sustento científico sólido para su utilización como tratamiento estándar. Su pronóstico no es bueno. La variante osteoblástica, especialmente, presenta un comportamiento muy agresivo, con un riesgo del 38 % para compromiso metastásico y riesgo de muerte debido a la enfermedad del 33 %. Se presenta el caso de una paciente y se describe cómo se diagnosticó y se trató la enfemerdad.
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Taylor, Howard. « Reconocimiento histológico de grados de malignidad en el adenocarcinoma de ovario ». Revista Peruana de Ginecología y Obstetricia 12, no 1 (11 juillet 2015) : 112–18. http://dx.doi.org/10.31403/rpgo.v12i1305.

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Résumé :
El autor revisa brevemente los principios en que se basa la técnica histológica de clasificación de tumores según su grado de malignidad, que es útil a la clínica para establecer un pronóstico basado en la correlación que se ha establecido entre la gradación histológica de grado de malignidad y el curso clínico ulterior de los tumores malignos de ovario. Desde el punto de vista bioquímico, la determinación microespectrofotométrica del contenido tisular de DNA (ácido desoxiribonucleico) y la mediación del diámetro nucleolar como expresión del contenido tisular de RNA (ácido ribonucleico), correlacionan bien con el grado de malignidad establecida con las técnicas histológicas y citológicas tradicionales.
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Sabogal, Rubén, Martha Tuñón, Marco T. Dorado, Yoled Vizcaíno et Huber S. Padilla. « Neurocitoma extraventricular : reporte de caso y revisión de la literatura ». Revista Chilena de Neurocirugía 44, no 2 (13 septembre 2019) : 181–85. http://dx.doi.org/10.36593/rev.chil.neurocir.v44i2.33.

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Résumé :
El neurocitoma extraventricular (NEV) es una neoplasia del SNC con diferenciación neuronal, infrecuente, cuya incidencia hasta ahora ha sido reportada como 0,02-0,13% de los tumores intracraneales. Fue descrita por primera vez en el año 1992 por Nishio et al. y ha sido introducida recientemente por la Organización Mundial de la Salud (OMS) en su cuarta edición de la clasificación de los tumores del sistema nervioso central (SNC). Esta entidad presenta características y comportamiento similares al neurocitoma central (NC), pero se localiza en tejido parenquimatoso extraventricular. Se presenta el caso de un paciente varón de 28 años quien acude al servicio de urgencias del Hospital Universitario del Caribe por cefalea intensa, de predomino en la madrugada y la mañana, asociada a náusea y emesis, marcada somnolencia, lenguaje confuso, no control de esfínteres; y pérdida de fuerza en hemicuerpo izquierdo. Las imágenes diagnósticas (tomografía computarizada y resonancia magnética) identifican una lesión cortico-subcortical a nivel parietooccipital izquierdo. La evaluación de esta por hematoxilina y eosina permitió un diagnóstico preliminar de Tumor de Bajo Grado, de posible origen glioneuronal. Posteriormente la inmunomarcación reportó positividad en las células tumorales para Sinaptofisina, y negatividad para GFAP (Proteína Ácida Fibrilar Glial) e Inhibina. Teniendo en cuenta dichos resultados en la tinción para inmunohistoquímica, se reporta la lesión como un Neurocitoma Extraventricular Parietooccipital Izquierdo WHO grado II.
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Fandiño Franky, Luis Eduardo, Gabriel Gómez et Alejandro Fandiño Reyes. « Manejo multidisciplinario del carcinoma adenoide quístico de cabeza y cuello de alto grado ». ACTA DE OTORRINOLARINGOLOGÍA & ; CIRUGÍA DE CABEZA Y CUELLO 43, no 1 (31 mars 2015) : 36–42. http://dx.doi.org/10.37076/acorl.v43i1.14.

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Résumé :
Introducción: El carcinoma adenoide quístico es un tumor epitelioide de la cabeza y el cuello poco común, ocurre más frecuentemente en el las glándulas salivares menores del paladar duro; se presenta sobretodo en la sexta década de la vida, exhibe un crecimiento lento, con recurrencia local frecuente y presencia de metástasis a distancia. La probabilidad de invasión perineural de este tumor es alta. El tratamiento actual consiste en cirugía más radioterapia adyuvante ya que la terapia combinada se ha asociado a mejores desenlaces en supervivencia. Objetivo: Presentar el caso de una paciente con diagnóstico de esta enfermedad, manejo y la conducta postoperatoria. Diseño: Reporte de Caso. Materiales y métodos: Se presenta el caso de una paciente de 34 años quien consultó por masa en lengua de 3 años de evolución, refiriendo disartria, otalgia izquierda y disfagia; en quien se diagnosticó carcinoma adenoide quístico, grado histológico 2 e invasión perineural, realizándose posteriormente glosectomía total y hemimandibulectomía izquierda. Resultados: Adecuada evolución, radioterapia postoperatoria con resultado postoperatorio a los 6 meses satisfactorio, periodo en el cual logra emisión de palabras comprensibles, con adecuada comunicación. Conclusiones: Ante la sospecha de un carcinoma adenoide quístico, se debe realizar biopsia, para definir celularidad y grado histológico del tumor, así como la presencia de invasión perineural. El tratamiento debe tener un enfoque multidisciplinario para lograr el mejor desenlace posible. El seguimiento debe ser cercano por lo menos en los 10 primeros años, dado la alta tendencia de este tumor a recidivar.
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Espín De la Torre, Pablo Antonio, Doris Monserrath Proaño Narváez et Diego Armando Auqui Carangui. « Sarcoma pleomorfico indiferenciado de alto grado de auricula izquierda una entidad infrecuente : reporte de un caso ». Mediciencias UTA 4, no 4 (4 octobre 2020) : 106. http://dx.doi.org/10.31243/mdc.uta.v4i4.382.2020.

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Résumé :
Introducción: La prevalencia de tumores cardíacos primarios en la autopsia varía de 0.001% a 0.3%. Las neoplasias primarias benignas son más comunes que las masas malignas. Los tumores cardíacos malignos primarios son predominantemente de naturaleza sarcomas, pueden presentarse con una variedad de síntomas. La presentación clínica depende principalmente del tamaño del tumor. Objetivo: Describir un caso clínico de sarcoma pleomórfico indiferenciado de alto grado de aurícula izquierda una entidad infrecuente. Material y métodos: Estudio descriptivo retrospectivo, presentación de caso clínico sarcoma pleomórfico indiferenciado de alto grado de aurícula izquierda una entidad infrecuente. Resultados: Se presenta el caso de una paciente de 66 años de edad que ingresa por presentar cuadro compatible con neumonía atípica, tratándose como tal, al no evidenciarse mejoría se solicitaron complementarios concluyéndose sarcoma pleomórfico indiferenciado de alto grado, se realiza exceresis de masa, sin embargo paciente fallece aproximadamente a los 3 meses por complicaciones cardiopulmonares. Conclusiones: La escasa frecuencia de presentación de sarcomas primarios de corazón, así como el reto diagnóstico que implican hace que sea importante conocer su situación actual y manejo y cobra vital importancia el diagnostico precoz para un adecuado abordaje, siendo herramientas diagnosticas con especial valor la ecocardiografía transesofágica principalmente al realizar un diagnóstico diferencial y la resonancia magnética que demuestra con gran precisión la masa tumoral y la extensión a pericardio o vasos de gran calibre.
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Garay, Nancy, Soledad Alvarez, Marcos Melgarejo, Carlos Verón, Maria Esther Meza et José Bellasai. « Tumores cardíacos de resorte quirúrgico. Serie de Casos ». Pediatría (Asunción) 46, no 3 (15 novembre 2019) : 191–98. http://dx.doi.org/10.31698/ped.46032019007.

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Résumé :
Introducción: Los tumores cardiacos son infrecuentes en la edad pediátrica, en su mayoría son primarios y benignos (90%), siendo los más frecuentes los Rabdomiomas, Fibromas y Mixomas. Las indicaciones quirúrgicas están relacionadas al efecto hemodinámico o mecánico, arritmias y/o disfunción ventricular que ocasionan, más que a su origen anatomopatológico de benignidad o tamaño tumoral. En los tumores malignos o metastásicos la conducta a seguir la determina el origen primario del tumor, así como el estadio en que se encuentra cada paciente. Objetivos: Presentar la casuística y conducta médica de pacientes con Tumor Cardiaco sometidos a exéresis quirúrgica, así como su evolución inmediata y a mediano plazo. Material y Métodos: Análisis retrospectivo, observacional, mediante la revisión de datos de historias clínicas de niños diagnosticados con tumores cardiacos por ecocardiografía transtorácica. Resultados: En nuestra casuística, 4 de los 5 tumores fueron benignos (80%) y 1 maligno (20%); hubo 100% de coincidencia del hallazgo por Ecocardiografía bidimensional transtorácico de imagen de masa tumoral con el hallazgo quirúrgico; el diagnóstico histopatológico informó Mixoma en 3 casos (60%), 1 paciente (20%) Rabdomioma gigante y 1 paciente (20%) Carcionoma Mucoepidermoide de Timo. Encontramos correlación positiva entre el diagnóstico clínico-imageneológico y los resultados histopatológicos. Discusión: Los tumores cardiacos primarios benignos, tuvieron indicación de exéresis quirúrgica basados en su localización y repercusión hemodinámica obstructiva a las vías de entrada ventriculares. En el caso del carcinoma mucoepidermoide de timo de bajo grado de malignidad, el diagnóstico y resección quirúrgica precoz permitió la exéresis total, no requiriendo terapia adicional. La evolución posoperatoria sin complicaciones a excepción de un caso (20%) que requirió asistencia con ECMO. Todos fueron dados de alta y permanecen asintomáticos y sin regresión tumoral a 5 años del primer caso y 18 del ultimo. La ecocardiografía transtorácica bidimensional continúa siendo un método diagnóstico de elección para estos casos.
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Benítez, J. S., R. M. Insfrán, W. A. Merlo, R. A. Brunel et A. S. Rosciani. « Valoración de características nucleares en muestras citológicas de tumores mamarios caninos ». Revista Veterinaria 27, no 2 (1 décembre 2016) : 117. http://dx.doi.org/10.30972/vet.2721080.

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Résumé :
<p>El presente trabajo tuvo como objetivo comprobar la utilidad y el valor predictivo de la determinación de características morfológicas nucleares subjetivas y objetivas, en muestras citológicas de tumores mamarios caninos. Se estudiaron muestras de 34 pacientes, las cuales fueron controladas hasta 18 meses post cirugía, lo que permitió la confección de curvas de supervivencia. Se realizó la estadificación clínica al momento de la consulta, el citodiagnóstico y la determinación del grado nuclear de las muestras obtenidas por punción y coloreadas con hematoxilina y eosina. Para las mediciones se utilizó el programa Leica Application Suite 3.4.1., calculándose el diámetro nuclear promedio, área nuclear promedio, perímetro nuclear promedio e índice de redondez, todos ellos parámetros cariométricos de valor pronóstico en medicina humana. Los resultados señalaron un aumento gradual de los valores morfométricos de cada parámetro, coincidentes con el aumento de la graduación nuclear, del estadio clínico, así como de los tipos histopatológicos considerados de peor pronóstico. Las curvas de supervivencia mostraron diferencias significativas al comparar los grados nucleares. Los hallazgos efectuados respaldan la cualidad predictiva de estas herramientas diagnósticas.</p>
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Canapicchi, R., A. M. Valleriani, M. C. Bianchi, D. Montanaro, A. Abbruzzese et M. P. H. D. Tosetti. « Tumori cerebellari e del quarto ventricolo in età pediatrica ». Rivista di Neuroradiologia 9, no 6 (décembre 1996) : 707–19. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900615.

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Résumé :
Sono stati rivisti gli esami TC e RM di 42 pazienti in età pediatrica affetti da tumori del cervelletto e del quarto ventricolo. 14 erano medulloblastomi, 14 astrocitomi, 6 ependimomi, 1 subependimoma, 1 glioblastoma multicentrico, 1 emangioblastoma, 2 gangliogliomi, 2 localizzazioni secondarie, 1 gangliocitoma displastico cerebellare. Gli aspetti neuroradiologici si discostano in un significativo numero di casi da quelli descritti come classici in letteratura e pertanto si conferma la necessità di un approccio aggressivo per ottenere la diagnosi di natura e di grado di invasività lesionale.
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Andino Guillén, Juan Pablo, et Leonardo Rayo Meza. « Tumores Renales Bilaterales : Reporte de caso ». Revista Guatemalteca de Urología 9, no 2 (23 février 2022) : 1–5. http://dx.doi.org/10.54212/27068048.v9i2.2.

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Résumé :
Objetivo: Reportar un caso de tumores renales bilaterales < 10 cm, limitado a las unidades renales sin datos de metástasis, revisando antecedentes y abordaje médico-quirúrgico. Presentación de Caso Clínico: Paciente masculino de 41 años de edad, sin comorbilidades presentes, con antecedentes de cirugía de tumor cerebral en fosa posterior en 2019. Acude con dolor lumbar de predominio derecho, al examen físico no se palpan masas. UroTC evidencia presencia de tumores renales bilaterales, masa derecha de 47 x 60 x 46 mm, masa izquierda de 51 x 68 x 59 mm, con realce al medio de contraste. Se realizo nefrectomía polar bilateral, con resultado histopatológico de carcinoma de células renales claras bilateral. Discusión: El abordaje de los tumores renales bilaterales es complejo, cuando las características por imagen sugieren un alto grado de malignidad se deberá realizar un abordaje hacia la resección del tumor en sus modalidades Nefrectomía Radical (NR) o nefrectomía parcial (NP). La evidencia es débil en cuanto al adecuado abordaje cuando las masas son bilaterales, debido a que solo se disponen revisiones de casos limitados en la literatura mundial. El riesgo en el transquirúrgico es elevado por las complicaciones que se pueden presentar con una alta presentación de sangrado que no se pueda controlar. En general la NP se considera únicamente en tumores > 4cm que se encuentren limitados a la unidad renal en condiciones especiales como pacientes monorrenos, tumores renales bilaterales o ERC en estadios avanzados.1 Conclusión: La cirugía conservadora de nefronas es un recurso útil, con buenos resultados quirúrgicos en pacientes con condiciones especiales, a pesar de encontrar hallazgos histopatológicos desfavorables con márgenes tomados la evidencia nos indica que no se incrementa el riesgo de metástasis o disminución del carcinoma de células claras, solo un 16% de los casos con márgenes quirúrgicos positivos tienen recurrencia local del tumor.2,3
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Asquel Cadena, Víctor Hugo, Mayra Lorena Espín Beltrán, Paola Susana Soto Viera et Marcia Karina Ganchala Padilla. « Mucocele Apendicular como causa infrecuente de abdomen agudo ». Mediciencias UTA 3, no 3 (11 septembre 2019) : 41. http://dx.doi.org/10.31243/mdc.uta.v3i3.193.2019.

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Introducción: Los tumores apendiculares tienen una baja incidencia y constituyen un pequeño grupo dentro de la patología de este órgano, en el que predominan ampliamente los procesos inflamatorios. Se diagnostica un tumor apendicular primario en 0.9 a 0.14% de las apendicectomías. Entre los tumores benignos los más frecuentes son el cistodenoma mucinoso; el tumor mucoso, que es el más común del apéndice y se asocia con cistodenomas de ovario y tumores colónicos. Otro tumor benigno es el mucocele simple. Objetivo: Describir un caso clínico enfocado en el mucocele apendicular, como causa infrecuente de abdomen agudo. Material y métodos: Estudio descriptivo retrospectivo, presentación de caso clínico en el Hospital Básico “IESS Latacunga”, caso que fue tratado en el Servicio de Cirugía General del hospital. Resultados: Paciente de 59 años que por cuadro de dolor abdominal de 4 días de evolución, de localización difusa, 15 horas antes de su ingreso el dolor se localiza en fosa iliaca derecha, a tipo cólico, de moderada intensidad, se acompañaba de nauseas que llegan al vómito en dos ocasiones, alza térmica y anorexia. Al examen físico: signos vitales dentro de parámetros normales, abdomen tenso, depresible, doloroso a la palpación superficial y profunda en fosa iliaca derecha, con presencia de masa de aproximadamente 7 cm x 5 cm de diámetro, puntos apendiculares positivos. Los exámenes de laboratorio mostraron: leucocitosis más neutrofilia. Ecografía abdominal: apéndice cecal no visible, no se observa líquido libre en cavidad abdominal. Se realizó laparotomía exploratoria, donde se identificó masa compleja conformada por ciego, epiplón mayor íleon terminal y un apéndice quístico de aproximadamente 10 cm de diámetro mayor; para lo cual se realizó hemicolectomia derecha más íleo transverso anastomosis termino terminal. Paciente con evolución favorable, es dada de alta al quinto día. El estudio anatomopatológico dio como resultado una Neoplasia quística mucinosa de bajo grado (cistodenoma mucinoso) y adenoma tubular con displasia de bajo grado. Conclusiones: El mucocele apendicular es el tumor benigno más común del apéndice. El diagnóstico definitivo se lo realiza posterior a intervención quirúrgica, como un hallazgo y con el reporte del histopatológico como en el caso descrito. Los estudios de imagen son de gran utilidad para su identificación.; debe considerarse en el diagnóstico diferencial de una masa pélvica derecha, porque clínica y radiológicamente es fácil de confundir con una apendicitis complicada
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López Piloto, Orestes, Silvia Salva Camaño, Juan Escuela Martín, Tania Hernández Cruz et Ernesto Ardisana Santana. « Cirugía guiada por radio-fluorescencia concomitante en glioma de alto grado. Estudio Cohorte ». Revista Chilena de Neurocirugía 45, no 1 (4 octobre 2019) : 26–33. http://dx.doi.org/10.36593/rev.chil.neurocir.v45i1.6.

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Résumé :
El glioblastoma multiforme es el tumor maligno primario del SNC más frecuente en adultos. La terapia multimodal (cirugía, radioterapia, quimioterapia) logró una supervivencia media de 14 a 16 meses, A dos años el 26-33% y menos del 5% a los cinco años. La resección total bruta de glioma es directamente proporcional al aumento de la supervivencia. MIBI o sestamibi tiene una gran disposición para el rico flujo de fotones, lo que mejora la detección de captación patológica con sonda gamma; estas propiedades físicas hacen que la elección sea adecuada para este radiotrazador a la cirugía guiada por radio. La fluoresceínasódica (FS) es una sustancia colorante orgánica soluble en agua utilizada en el examen de circulación vascular del ojo. Se realiza el informe de once casos con glioma de alto grado para demostrar la utilidad de cirugía guiada por radio-fluoro (RFG). Podemos lograr resecciones totales brutas sin mayor déficit. Conclusión: La técnica de RFG demostró utilidad en la resección total del tumor, disminuyendo el tumor residual sin cirugía que aumente la complejidad y los tiempos quirúrgicos. En nuestro estudio no hay evidencia de efectos adversos para la administración de MIBI y FS.
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Ralon, Sergio, et Jorge Puente. « Mamoplastía excisional en el manejo del tumor filodes ». Revista médica (Colegio de Médicos y Cirujanos de Guatemala) 155, no 2 (30 décembre 2016) : 81–83. http://dx.doi.org/10.36109/rmg.v155i2.40.

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Résumé :
Se presenta el siguiente estudio retrospectivodescriptivo de pacientes que consultaron con diagnóstico de Tumor Filodes al departamento de Cirugía del Hospital General San Juan de Dios, en un lapso de 16 años. Todas las pacientes recibieron imagen y diagnóstico preoperatorio con Mamografía, Ultrasonido , biopsia con aguja gruesa y algunos casos con biopsia incisional o excisional. Todas fueron clasificadas según Azzopardi y Pyetruszka, determinando su grado de malignidad, borderline o benigno. A 12 de estas pacientes se les realizó Mamoplastia Excisional, teniendo recurrencia local en cuatro casos, en dos de los cuales fue necesario hacer mastectomía y a las dos restantes solamente una nueva reescisión. Los resultados demuestran que el concepto de Oncoplástica es aplicable a un segmento bien clasificado y seleccionado de este tipo de pacientes
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Puglioli, M., R. Padolecchia, P. L. Colla Voli, M. Bertuccelli, A. Romanini, P. Ghilardi, F. Piragine, B. Fattori, R. Canapicchi et P. F. Conte. « Chemioterapia intraarteriosa con carboplatino nei tumori avanzati del distretto ORL ». Rivista di Neuroradiologia 6, no 2 (mai 1993) : 207–10. http://dx.doi.org/10.1177/197140099300600213.

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Résumé :
11 pazienti portatori di neoplasia in fase avanzata del distretto otormolaringojatrico sono stati sottoposti a Chemioterapia intraarteriosa (CHIA) con Carboplatino somministrato in cicli ripetuti. Sono stati valutati gli effetti collaterali secondo criteri clinico-ematologici con l'obiettivo di testare la massima dose tollerata del farmaco (studio fase I). I risultati preliminari in nostro possesso, sebbene necessitino di ulteriori conferme, inducono a ritenere che questa procedura sia ben tollerata e che complessivamente la tossicità sia di grado lieve.
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Arias Ortega, M., M. Y. Torres Sousa, B. González García, R. Pardo García, A. González López et M. Delgado Portela. « La linfogammagrafía prequirúrgica y el grado histológico del tumor se asocian a la detección quirúrgica del ganglio centinela ». Radiología 56, no 6 (novembre 2014) : 515–23. http://dx.doi.org/10.1016/j.rx.2012.11.008.

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Baena del Valle, Javier A., Gustavo Mora García, Enrique Mazenett Granados, Doris Gómez Camargo et Martha C. Tuñón Pitalua. « Características clinicopatológicas y criterios de graduación OMS en 123 casos de meningiomas en Cartagena de indias, Colombia (2001 – 2010) ». Revista Ciencias Biomédicas 6, no 1 (27 novembre 2020) : 68–78. http://dx.doi.org/10.32997/rcb-2015-2985.

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Résumé :
Introducción: los meningiomas son tumores intracraneales frecuentes, correspondiendo aproximadamente al 34% de estas neoplasias; actualmente se recomienda realizar graduación histológica a través de los criterios de la OMS; según esta, los meningiomas grado-I tienen un curso indolente. Sin embargo, un grupo limítrofe de meningiomasgrado-I (20%) puede comportarse de forma agresiva.Objetivos: encontrar características clínico-patológicas y características morfológicas tanto citológicas como arquitecturales, diferentes a las contempladas como criterios de graduación por la OMS, que puedan asociarse a un comportamiento biológico agresivo, representado por un mayor grado según la OMS, en Cartagena (Colombia).Material y métodos: se seleccionaron 123 casos de meningiomas, entre los años 2001 y 2012 en la Fundación Centro Colombiano de Epilepsia y Enfermedades Neurológicas – FIRE. Fueron reclasificados según los criterios OMS actuales, se determinaron las variables clínico-epidemiológicas y características histopatológicas (presencia de borlasmeningoteliales, cuerpos de Psammoma células xantomizadas, inflamación crónica, fibrosis, atipia nuclear, pérdida del patrón arquitectural clásico). El grado de relación entre las características histopatológicas y clínico-epidemiológicas con el grado tumoral,se estimó a través de un modelo de regresión logística donde el grado tumoral según la OMS fue la variable dependiente.Resultados: edad promedio de los pacientes 51,63 (DS:14,57) años; las mujeres sobrepasaron a los hombres con una razón de 3,7 a 1. Los meningiomas de la región frontal y temporal fueron los más comunes, especialmente los localizados en el hemisferio derecho. No se encontró asociación entre la localización del tumor, lado y el sexo, tampoco entre localización, lado y grado. La distribución de los subtipos histológicos y características patodiagnósticas entre hombres y mujeres fue similar, sin diferencias significativas entre estos. El análisis del modelo de regresión logística mostró que las variables histológicas 1.) Ausencia del patrón arquitectural clásico (pérdida de cohesividad celular) y 2.) Atipia nuclear se asociaron con el grado tumoral, y esto tiene una validez estadísticamente significativa.Conclusiones: las variables histopatológicas mostradas por el modelo de regresión logística no están actualmente incluidas en la graduación histológica de la OMS, y es posible que puedan ser empleadas como criterios de graduación de los meningiomas más agresivos. Aunque la clasificación y los criterios de graduación actuales de la OMS son válidos y su aplicación es recomendada, es importante desarrollar estudios quepermitan descifrar el potencial papel de estas variables como factores pronósticos en la evolución clínica de este tipo de tumores. Rev.cienc.biomed. 2015;6(1):68-78
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