Littérature scientifique sur le sujet « Giudici europei »

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Articles de revues sur le sujet "Giudici europei"

1

Cosentino, Barbara. « L’equo processo e i giudici europei ». Civitas Europa 29, no 2 (2012) : 79. http://dx.doi.org/10.3917/civit.029.0079.

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Favalli, Silvia. « MISURE DI AUSTERITÀ E DISCRIMINAZIONE SULLA BASE DELLA DISABILITÀ : UNA RECENTE DECISIONE DELLA CORTE DI STRASBURGO ». Il Politico 252, no 2 (15 janvier 2021) : 168–83. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2020.514.

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Résumé :
Le misure di austerità messe in campo da molti paesi europei a seguitodella ben nota crisi economica del 2008 sono state, negli ultimianni, non solo oggetto di critica politica, ma anche sottoposte allo scrutiniodella Corte europea dei diritti dell’uomo (Corte EDU) per violazionedei diritti fondamentali dell’individuo. In particolare, in più diun’occasione, i giudici di Strasburgo sono stati chiamati a giudicare lacompatibilità di tali restrizioni con i diritti sanciti all’interno della Convenzioneeuropea dei diritti dell’uomo (CEDU)1.
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3

Sciarra, Silvana. « Il diritto di sciopero nel dialogo fra corti. Casi nazionali a confronto dopo Laval ». GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no 131 (août 2011) : 363–69. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2011-131001.

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Résumé :
Questo scritto introduce uno studio comparato sugli effetti indotti dalla sentenzadella Corte del lavoro svedese. Oltre ad alcuni riferimenti alla teoria di Lord Wedderburn sulla titolaritŕ del diritto di sciopero in diversi ordinamenti europei, si fa riferimento alle recenti proposte del rapporto Monti, per inquadrare i possibili sviluppi della controversa giurisprudenza della Corte di giustizia, seguita da una ancora piů discutibile decisione dei giudici svedesi.
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Turco, Eugenio. « Obiettivo : I progetti europei di gemellaggio (twinning) e l'esperienza albanese ». QUESTIONE GIUSTIZIA, no 3 (juillet 2009) : 123–32. http://dx.doi.org/10.3280/qg2009-003012.

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Résumé :
- I twinning projects sono strumenti di cooperazione internazionale, elaborati dalla Commissione europea, che prevedono la diretta assistenza di uno Stato membro in favore di uno Stato beneficiario per il raggiungimento di specifici obiettivi nel rispetto delle politiche di allargamento della Unione. Il twinning di supporto all'Alto Consiglio della giustizia in Albania č stato il primo progetto al quale ha partecipato il Consiglio superiore della magistratura italiano: iniziato nel febbraio del 2007, e realizzato unitamente al Consiglio superiore dei giudici di Spagna, esso si č concluso nel dicembre del 2008. I positivi risultati ottenuti rendono auspicabile un maggior impegno del CSM in tali forme di cooperazione.
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Civinini, Maria Giuliana. « Valutazioni di professionalità di giudici e pubblici ministeri nel prisma della comparazione e degli standard europei ». QUESTIONE GIUSTIZIA, no 6 (mars 2014) : 129–42. http://dx.doi.org/10.3280/qg2013-006012.

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Bortolato, Marcello. « Sovraffollamento carcerario e trattamenti disumani o degradanti. La CEDU condanna l'Italia per le condizioni dei detenuti ». QUESTIONE GIUSTIZIA, no 5 (novembre 2009) : 111–21. http://dx.doi.org/10.3280/qg2009-005008.

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Résumé :
- La Corte europea dei diritti dell'uomo č stata esplicita: le condizioni di detenzione non sono sottratte al controllo giudiziario e la mancanza degli spazi minimi di vivibilitŕ «č di per sé costitutiva di un trattamento disumano o degradante». Per queste ragioni l'Italia, tratta a giudizio da un cittadino bosniaco, giŕ detenuto nel carcere di Rebibbia, č stata condannata. La Corte ci ricorda ancora una volta che il buon funzionamento del sistema carcerario e il corretto trattamento dei detenuti č il piů importante indicatore del grado di civiltŕ e democrazia di un Paese. I giudici di Strasburgo hanno suonato la loro campana, resta a noi non rimanere sordi.
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Calzolaio, Ermanno. « Europa dei diritti e giudice europeo ». CITTADINANZA EUROPEA (LA), no 1 (mars 2011) : 85–113. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2011-001006.

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Résumé :
Il presente contributo, muovendo dal rilievo ampiamente condiviso che il sistema di tutela dei diritti umani in ambito europeo fa perno sulla giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo e della Corte di Giustizia, si concentra sull'esame di alcuni aspetti di contesto, sovente lasciati sullo sfondo, ma che appaiono invece essenziali per la stessa comprensione del fenomeno. Si tratta, precisamente, delle modalitŕ di nomina dei giudici, dello stile delle sentenze, dell'esistenza di una regola del precedente e dei modi del suo operare. L'analisi svolge poi alcune considerazioni sul tema dei rapporti tra le due Corti, soprattutto alla luce della adesione dell'Unione alla Convenzione europea a seguito dell'entrata in vigore del cd. Trattato di Lisbona, che riconosce lo stesso valore giuridico dei trattati alla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea approvata a Nizza nel 2000 (art. 6 TUE). Alla luce del contesto cosě ricostruito, vengono svolti rilievi critici sulle modalitŕ attraverso cui i giudici italiani si rapportano alla giurisprudenza convenzionale e comunitaria.
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Bilancia, Francesco. « Profili evolutivi dei più recenti sviluppi della giurisprudenza costituzionale italiana con riferimento alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo ». Revista do Direito, no 43 (19 mai 2014) : 03–24. http://dx.doi.org/10.17058/rdunisc.v0i43.5661.

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Résumé :
Questo breve scritto intende fornire un quadro d’insieme dei più recenti sviluppi della giurisprudenza costituzionale italiana con riferimento all’uso degli accordi internazionali di protezione dei diritti umani, che opera attraverso un “processo di grandiose proporzioni, il quale investe il futuro stesso dello Stato: non di questo o quello Stato, ma – se così può dirsi – della forma-Stato”. Questo processo, destinato a svolgersi in un indefinibile arco di tempo ma costantemente sostenuto dalla più attenta giurisprudenza, non avrebbe – non ha – potuto “non investire il destino della stessa (…) Costituzione ”. La lunga e complicata evoluzione del processo di “interazione” tra i diversi documenti costituzionali statali e tra questi e le Carte internazionali di protezione dei diritti fondamentali si è spesso caratterizzato per un cammino di piccoli passi, di fasi di integrazione a volte più intense, a volte più incerte, senza escludere vere e proprie battute d’arresto, ma comunque qualificato ed arricchito da importanti episodi giurisprudenziali di cui, momento per momento, la dottrina ha preteso di ricostruire la fotografia di sintesi, nell’incessante vano tentativo di ridurre la complessità a sistema. Non è, è bene dirlo subito, l’intenzione di queste brevi note che traggono, piuttosto, spunto da alcune più recenti pronunce della Corte costituzionale italiana, riferite alla Convenzione ed alla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’Uomo (CEDU), riconducibili al percorso giurisprudenziale avviato a partire dalle sentenze nn. 348 e 349 del 2007 . Come è noto ormai la Corte costituzionale italiana riconduce il contrasto tra una norma interna ed una norma della Convenzione europea dei diritti dell’uomo alla violazione mediata dell’art. 117, comma 1, Cost., di cui la stessa Corte costituzionale dovrà essere investita nel caso in cui il giudice interno non sia in condizione di risolvere l’antinomia per via di interpretazione conforme. A giudizio della Corte resta, infatti, preclusa al giudice di merito la strada dell’applicazione diretta della norma CEDU mediante la contestuale disapplicazione della norma interna incompatibile , ritenendo non assimilabile tale sistema di garanzie allo schema di adattamento del diritto interno al diritto comunitario e dell’UE . Piuttosto, a giudizio della Corte costituzionale resta, non solo possibile, ma addirittura necessario verificare, in sede di giudizio di costituzionalità, la specifica compatibilità in concreto della norma CEDU invocata quale parametro, per come interpretata ed applicata dalla Corte di Strasburgo, con le diverse disposizioni costituzionali. Sul piano formale della dottrina costituzionale del sistema delle fonti le disposizioni della CEDU , quindi, in quanto dotate di forza passiva superiore a quella delle norme di legge ordinaria, fungeranno da norme interposte nel giudizio di costituzionalità delle norme interne con esse incompatibili per violazione indiretta dell’art. 117 Cost. Laddove, all’opposto, stante la loro non equiparabilità formale alle disposizioni costituzionali, potrebbe darsi il caso di un giudizio di costituzionalità della legge di recepimento della Convenzione nell’ipotesi di contrasto con altre disposizioni costituzionali; non quindi più soltanto dei principi fondamentali come previsto, secondo la nota dottrina costituzionale dei “controlimiti”, con riferimento ai rapporti del diritto interno con le norme di diritto comunitario direttamente applicabili.
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Gianfranco, Gilardi. « La responsabilitŕ patrimoniale dei magistrati ». QUESTIONE GIUSTIZIA, no 6 (février 2011) : 76–89. http://dx.doi.org/10.3280/qg2011-006007.

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Résumé :
1. Il principio di soggezione del giudice solo alla legge2. La responsabilitŕ patrimoniale dei magistrati nel sistema dei controlli relativi all'esercizio della giurisdizione3. Le proposte di modifica della disciplina relativa alla responsabilitŕ civile dei magistrati4. La giurisprudenza della Corte di giustizia dell'Unione europea precedente alla sentenza 24 novembre 2011 (C-379/10)5. La sentenza 24 novembre 2011 (C-379/10) della Corte di giustizia dell'Unione europea6. La legislazione degli altri Stati europei e i princěpi generali di riferimento nel contesto internazionaleConclusioni
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10

Giordano, Filippo Maria. « Willem Adolph Visser't Hooft e il federalismo europeo. Dalla Resistenza alle iniziative per l'unitŕ europea nel dopoguerra ». CITTADINANZA EUROPEA (LA), no 2 (octobre 2011) : 93–110. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2011-002005.

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Résumé :
Con l'entrata in vigore il 1° dicembre 2009 del Trattato di Lisbona č stato conferito carattere vincolante alla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea. La Corte europea di giustizia, dopo quella data, ha giŕ richiamato le disposizioni della Carta in oltre trenta sentenze. Viene qui fatta una valutazione di questa prima giurisprudenza, ponendo l'accento sul fatto che la Corte ha, in linea generale, pienamente valorizzato la portata garantista del Bill of rights dell'Unione, assumendolo in alcuni casi come parametro di legittimitŕ ‘costituzionale' degli atti normativi sovranazionali. Il ruolo della Carta si profila oggi come centrale nello sviluppo della giurisprudenza ‘multilivello' ed influenzerŕ inevitabilmente anche gli orientamenti dei giudici nazionali, anche al di lŕ del suo ambito di applicazione diretta, cosě rafforzando la dimensione sostanziale della cittadinanza europea.
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Thèses sur le sujet "Giudici europei"

1

La, Motta Francesca <1982&gt. « Il giudice tributario come giudice europeo ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6665/1/lamotta_francesca_tesi.pdf.

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Résumé :
Questo lavoro, tramite un'analisi attenta ed accurata dello sviluppo delle pronunce della Corte di Giustizia in materia tributaria, ha lo scopo di mettere in evidenza i canoni interpretativi utilizzati dalla Corte, tenendo presente gli effetti che tali pronunce hanno prodotto nei singoli stati ed in particolare sul ruolo del giudice tributario come giudice europeo. Assistiamo infatti oggi ad una vera e propria europeizzazione della produzione giuridica in grado di aprire nuovi spiragli alla tutela del cittadino anche nei confronti dell'amministrazione finanziaria. L'interazione, per molti aspetti problematica, tra gli organi di giustizia tributaria dei singoli ordinamenti ed il giudice comunitario sono diventate vera e propria fucina di un diritto tributario europeo, nell'ambito del quale a svolgere un ruolo di estrema rilevanza è il giudice interno. Le sentenze del giudice tributario nazionale infatti rappresentano lo strumento più efficace di chiarificazione del diritto comunitario. Il presente lavoro si propone quindi di esaminare nel dettaglio il rapporto complementare e funzionalista che si estrinseca nella peculiare funzione attribuita al giudice tributario nazionale che gli fa assumere le vesti di "giudice europeo" nonché la funzione attribuita alla Corte di Giustizia che assume i caratteri sempre più marcati di "giudice tributario sovranazionale". Partendo dalla disamina delle figure dei giudici tributari di Germania, Francia ed Italia, si passerà poi ad evidenziare i ruoli che hanno avuto le Corti nazionali nell'applicazione del diritto comunitario, evidenziando come nei vari casi le sentenze si sono affiancate alla preminenza gerarchica della norma europea.
This work aims to highlight, through an in-depth analysis of the decisions and the decision-making process of the Court of Justice, the interpretative criteria applied by the Court, as well as to emphasize the effects that such decisions have had on the Member States and on the role of the national tax court as a European tax court. We are witnessing nowadays a real Europeanisation of the sources of law, which has been providing new forms of legal protection to citizens, also against the tax authorities. The interaction, often problematic, between the national tax courts and the European Court of Justice has become a true source of a European procedural tax law, within which the role of the national judge is of utmost importance, in view of its interpretative and clarifying function of European law. The judgments of the national tax courts in fact are the the most effective mean of clarifying the community law. This work therefore intends to analyse in detail the complementary and full of functions role of the national tax courts, in consequence of which they have become real "European courts", as well as the function entrusted to the Court of Justice which has become, on the contrary, more and more a "supranational tax court". Subsequently, after providing an overview of the tax courts in Germany, France and Italy, this work will focus on the role of the national courts vis-à-vis the application of the European Union law, and will describe the interaction between such decisions and the higher hierarchical position of the European Union law.
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La, Motta Francesca <1982&gt. « Il giudice tributario come giudice europeo ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6665/.

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Résumé :
Questo lavoro, tramite un'analisi attenta ed accurata dello sviluppo delle pronunce della Corte di Giustizia in materia tributaria, ha lo scopo di mettere in evidenza i canoni interpretativi utilizzati dalla Corte, tenendo presente gli effetti che tali pronunce hanno prodotto nei singoli stati ed in particolare sul ruolo del giudice tributario come giudice europeo. Assistiamo infatti oggi ad una vera e propria europeizzazione della produzione giuridica in grado di aprire nuovi spiragli alla tutela del cittadino anche nei confronti dell'amministrazione finanziaria. L'interazione, per molti aspetti problematica, tra gli organi di giustizia tributaria dei singoli ordinamenti ed il giudice comunitario sono diventate vera e propria fucina di un diritto tributario europeo, nell'ambito del quale a svolgere un ruolo di estrema rilevanza è il giudice interno. Le sentenze del giudice tributario nazionale infatti rappresentano lo strumento più efficace di chiarificazione del diritto comunitario. Il presente lavoro si propone quindi di esaminare nel dettaglio il rapporto complementare e funzionalista che si estrinseca nella peculiare funzione attribuita al giudice tributario nazionale che gli fa assumere le vesti di "giudice europeo" nonché la funzione attribuita alla Corte di Giustizia che assume i caratteri sempre più marcati di "giudice tributario sovranazionale". Partendo dalla disamina delle figure dei giudici tributari di Germania, Francia ed Italia, si passerà poi ad evidenziare i ruoli che hanno avuto le Corti nazionali nell'applicazione del diritto comunitario, evidenziando come nei vari casi le sentenze si sono affiancate alla preminenza gerarchica della norma europea.
This work aims to highlight, through an in-depth analysis of the decisions and the decision-making process of the Court of Justice, the interpretative criteria applied by the Court, as well as to emphasize the effects that such decisions have had on the Member States and on the role of the national tax court as a European tax court. We are witnessing nowadays a real Europeanisation of the sources of law, which has been providing new forms of legal protection to citizens, also against the tax authorities. The interaction, often problematic, between the national tax courts and the European Court of Justice has become a true source of a European procedural tax law, within which the role of the national judge is of utmost importance, in view of its interpretative and clarifying function of European law. The judgments of the national tax courts in fact are the the most effective mean of clarifying the community law. This work therefore intends to analyse in detail the complementary and full of functions role of the national tax courts, in consequence of which they have become real "European courts", as well as the function entrusted to the Court of Justice which has become, on the contrary, more and more a "supranational tax court". Subsequently, after providing an overview of the tax courts in Germany, France and Italy, this work will focus on the role of the national courts vis-à-vis the application of the European Union law, and will describe the interaction between such decisions and the higher hierarchical position of the European Union law.
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BONAVENTURA, GIOIA. « Il dialogo tra giudici nello spazio costituzionale europeo ». Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2020. http://hdl.handle.net/11567/1031601.

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Résumé :
This dissertation provides an analysis of judges’ and, more generally, jurists’ language and reasoning on a specific topic: the judicial dialogue in the European constitutional space. “European constitutional space” is an expression which concisely denotes the idea, increasingly popular with European legal culture, of different legal orders conceptualized as open towards one another, interdependent, and capable of confrontation as well as conflict. Within this European constitutional space, the idea of a “dialogue” occurring between the European Union’s Court of Justice, the European Court of Human Rights, and the domestic judicial authorities (especially in the matter of fundamental rights) is equally popular among European jurists. More precisely, this analysis aims at clarifying which phenomena the legal culture claims this dialogue describes and which problems it claims it can solve: essentially, why the legal culture has felt the impulse to resort to the idea of an on-going dialogue between European judges. The investigation into the rise of a (now) well-established topos in European constitutional legal literature will be carried out on the basis of jurists’ interpretive and constructive trends, explicitly or implicitly relating to this idea of a dialogue between judges. The research is organized and divided into three different parts. The first part, which corresponds to the first chapter, is dedicated to a general, albeit brief, review of the different legal fields where the concept of dialogue is used (or has been used). This operation allows to draw some distinction between different forms of “dialogue”, such as a judicial dialogue within the legal order, a transnational judicial dialogue, and, lastly, a judicial dialogue in the European constitutional order. The second part, which is the core of the analysis, consists of three chapters. The first one deals with the relationship between the European Union’s Court of Justice and the Italian domestic judicial authorities (mainly the Italian Constitutional Court); the second one addresses the relationship between the European Court of Human Rights and the Italian domestic judicial authorities (mainly the Italian Constitutional Court); the last one concerns itself with the relationship between the European Union’s Court of Justice and the European Court of Human Rights. The third and final part aims to provide some conclusive remarks on the judicial dialogue in the European constitutional space, on the basis of the analysis carried out in the second part of this dissertation.
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PERI, Antonina. « La selezione dei giudici della Corte di giustizia dell'Unione. Nuove prospettive di integrazione e legittimazione ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2014. http://hdl.handle.net/10447/91045.

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Résumé :
Abstract The appointment of judges to supranational and international courts has long been a neglected area of sovereign activity. However, the growing role and significance of the European Court of Justice (ECJ), by now one of the most significant players within the European political and constitutional space, demands reforms which also affect its architecture. The creation of the advisory panel under article 255 TFUE, whose task is to provide the Council with opinions on candidates suitability, it could be considered one of the most interesting novelties introduced by the Lisbon Treaty. Indeed, the panel is definitely a way to improve judicial independence and proficiency but also a means to centralize judicial selection process at the supranational level. we argue that panel activity is much more influential than the modesty of its formal powers let suppose. After a deep analysis on judicial selection procedures for the ECJ, we underline the strength and the weakness points of the new panel 255. This study let us to believe that the new panel is an important step forward a stronger European integration. In the second part, adopting a comparative approach, we propose some judicial selection models for supranational and international courts. In this way, the thesis contextualizes art.255 TFUE within a general trend present at a comparative level. Finally the thesis offers a critical reading of art.255 TFUE analyzing some important cross-cutting issues concerning independence, transparency, democracy and diversity in judicial nominations. To this extent, this doctoral thesis shows how judicial selection procedures may have important substantial implications: especially with regard to ECJ legitimacy.
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POSTIGLIONE, MIRIAM. « IL VALORE DEL 'PRECEDENTE' NELLA GIURISPRUDENZA DEL GIUDICE DELL'UNIONE EUROPEA ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2020. http://hdl.handle.net/2434/789947.

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Résumé :
The value of “precedent” in the case law of the Court of Justice of the European Union and the attempt to identify its characteristics within the European Union legal framework cannot be proceeded without the preemptive analysis of the legal reasoning and of the creative role of the judge. The role of the precedent in the legal reasoning and in the interpretation of the European Union law, as well as the unanimously accepted capacity of the judge to “create” law, are to be indented as the pivotal conditions allowing the development of a stare decisis system. The second part of the present thesis is focused on the peculiar features of the judicial precedent in the case law of the Court of Justice. In particular, we could notice, firstly, the absence of a clear definition and distinction between the concept of ratio decidendi and obiter dicta; secondly, we underline the need to overcome the classical distinction between persuasive precedent and binding precedent, in order to properly evaluate the scale of value that the precedent can take following the use and the function that is playing from time to time. Moreover, the analysis of the efficacy of the precedent will be confined, in this second part of the work, to the “self-precedent” of the Court, meaning to the obligation for the judge to follow his own precedent. The analysis will then highlight the role of precedent in case it is overruled or distinguished by the Court: practice that, ultimately, has to be conceived as a confirmation, as well as a recognition, of the precedent’s value. Furthermore, in spite of the absence of a doctrine of precedent in the European Union legal system, we recall two circumstances in which the judicial precedent assumes a de facto binding value. Firstly, we analyse the use of precedent in the decision-making activity of the judge, and then those norms of the rules of procedure that required the Court of Justice to decide by explicit reference to the previous judgment. Lastly, the analysis will be focus on the efficacy of the Court’s precedent with respect to the Tribunal is the evaluation of the impact of the vertical relationship between the two judges and the extension to which the Tribunal is bound by the Court’s as well as in the relationship between the Court and the national judge.
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Adamo, D. « L'intervento di terzi nel processo dinanzi ai giudici comunitari ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2009. http://hdl.handle.net/2434/64594.

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BARBIERI, Samuele. « La ragione del conflitto. Il rinvio pregiudiziale tra giudici ordinari e Corte costituzionale ». Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2023. https://hdl.handle.net/11392/2502850.

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Résumé :
Dopo l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona sempre più frequenti e gravi risultano i conflitti tra la Corte di giustizia e i giudici costituzionali o supremi degli Stati membri. Una tendenza che non ha lasciato intatta neppure la posizione della Corte costituzionale italiana, la quale ha attuato un cammino di “riaccentramento” rispetto al diritto dell'Unione europea, superando assiomi del modello di rapporti tra diritto interno e sovranazionale che sino ad oggi aveva guidato la propria giurisprudenza “comunitaria”. A giustificazione di tale fenomeno, la dottrina maggioritaria ha addotto l’attuale fisionomia del diritto sovranazionale a seguito del trattato di riforma. Tali motivi rappresentano, semmai, la premessa. È l’(ab)uso del rinvio pregiudiziale da parte dei giudici italiani il principale responsabile delle tensioni intercorse che tra le Corti. Un giudice ordinario che, negli “spazi” aperti dall’incontro tra le potenzialità proprie del meccanismo del rinvio pregiudiziale e l’ampia discrezionalità ad esso riconosciuta dal “modello Granital” (al quale va associata il colpevole isolamento della Consulta dal dialogo pregiudiziale), ha trovato il terreno fertile per il proprio attivismo. Nel Capitolo I viene offerta una ricostruzione del ruolo dell’art. 267 TFUE nel sistema di tutela giurisdizionale dei trattati. Da una parte oggetto di attenzione sono i fondamenti della procedura pregiudiziale, quali la ricevibilità (soggettiva e oggettiva) del rinvio nonché l’obbligo che ai sensi del co. 3 grava sui giudici di ultima istanza; dall’altra parte non si mancherà di approfondire l’interrelazione tra il dialogo fra i giudici nazionali e la Corte di giustizia e i sistemi di giustizia costituzionali presenti in alcuni degli Stati membri, fra i quali l’Italia. Nel Capitolo II viene proposta l’analisi di alcuni rinvii pregiudiziali pervenuti dagli organi giurisdizionali italiani dal Trattato di Lisbona ad oggi particolarmente esemplificativi del contributo non marginale, ma centrale, del giudice ordinario al conflitto fra Corti. Il caso Kamberaj, il quale somma le spinte verso una “comunitarizzazione” della CEDU presenti in una parte della giurisprudenza italiana, e altri rinvii che testimoniano la tendenza dei giudici ordinari di invocare la Carta fuori dal suo ambito di applicazione. Il potenziale contrasto tra il diritto derivato e il principio costituzionale dell’accesso alla pubblica amministrazione mediante concorso (art. 97, co. 4 Cost.) e la relativa giurisprudenza costituzionale nella saga dei contratti a termine della scuola pubblica (da Scattolon, passando per Mascolo e Rossato fino a YT e a.). Il caso Taricco, con il rischio più che concreto dell’attivazione del sindacato della Consulta sui controlimiti. La “guerra tra giudici supremi” alla quale è possibile assistere nei rinvii pregiudiziali Randstadt e Hoffman-La Roche. Nel Capitolo III, infine, viene preso in analisi il “cammino comunitario” del Giudice costituzionale dalla diffusione al recente “riaccentramento”, dunque, dal modello di relazioni tra ordinamenti cristallizzato dalla pronuncia Granital sino alla recente «inversione» – facoltativa per il giudice e non preclusiva del “percorso europeo” – della doppia pregiudiziale.
In the aftermath of the entry into force of the Treaty of Lisbon, conflicts between the Court of Justice and Constitutional or Supreme Courts of the Member States have become increasingly frequent and serious. This trend has involved also the Italian Constitutional Court, which has taken a stance of "re-centralisation" towards European Union Law, overcoming axioms of the model of relations between domestic and EU Law (the so-called "Granital Model") and laying the foundations for a new era of the "cammino comunitario" (the "269 temperate model"). As a root cause for this phenomenon, Legal Scholars have put forward the current momentum of EU law after the Treaty of Lisbon: the expansion of European competences in matters deeply linked to State sovereignty and the strengthening of the Union's system of protection of fundamental rights, due to the attribution by Article 6(1) TEU to the Charter of Nice of the same legal value of the Treaties. These grounds are the premise, the general context. Another is claimed to be, in the present work, the real reason for the conflict between the Constitutional Court and the Court of Justice: the preliminary reference of the Italian ordinary judge. It is the (ab)use of the preliminary references procedure by Italian judges that is mainly responsible for the tensions arisen between the two Courts, a circumstance that has led “il giudice delle leggi” to review the relations between itself, the Court of Luxembourg and the ordinary judges. An ordinary judge who, in the “spaces” opened up by the encounter between the potential of the preliminary ruling mechanism and the broad discretion recognised to it by the “Granital model” (not to mention the Consulta's isolation derived from the refraining to use the preliminary ruling procedure), has found fertile ground for its own activism. Chapter I offers a reconstruction of the role of Article 267 TFEU in the EU judicial system. On the one hand, the focus is on the fundamentals of the preliminary ruling procedure, such as the admissibility (subjective and objective) of the reference, as well as the obligation imposed on the last instance courts; on the other hand, the interrelation between Article 267 TFEU and the Constitutional justice systems present in some Member States, including Italy, will not be ignored. Chapter II proposes an analysis of some references received by Italian courts since the Treaty of Lisbon that are particularly illustrative of the ordinary courts’ not marginal, but central, contribution to the conflict between courts. The Kamberaj case, which sums up the will towards a "comunitarizzazione" of the ECHR, and other references testifying to the tendency of Italian ordinary courts to invoke the Charter outside its scope. The potential conflict between EU secondary law and the constitutional principle of access to the public administration through competition (Art. 97, para. 4 Const.) and the related constitutional case law in the saga of fixed-term contracts in public schools (from Scattolon, through Mascolo and Rossato to YT and others). The Taricco case and the alarming risk of the activation of counter-limits. The “war between Supreme Judges” that can be witnessed in the Randstadt and Hoffman-La Roche cases. Finally, in Chapter III, the "cammino comunitario" of the Constitutional Court from the decentralization to the recent "re-centralisation" is analysed, thus, from the model of relations between legal systems in Granital to the recent "inversion" – not mandatory for the judge and not preclusive of the "European path" – of the dual preliminarity in Judgment No. 269 of 2017. The re-shaping by the Italian Constitutional Court of its role and of that of the ordinary judge toward EU Law could not be analyzed if not in the light of the reason of the conflict, topic of this Ph.D Thesis.
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Liberali, B. M. C. « FRA LEGISLATORE, CORTE COSTITUZIONALE E GIUDICI COMUNI : PROBLEMATICHE INTORNO ALLA PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2012. http://hdl.handle.net/2434/168883.

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Résumé :
Abstract PhD THESIS IN CONSTITUTIONAL LAW “BETWEEN LEGISLATURE, CONSTITUTIONAL COURT AND TRIBUNALS: PROBLEMS AROUND ASSISTED PROCREATION” The matter of medically assisted procreation regulated by Act No 40 of 2004, which aims at identifying a solution to the reproductive problems deriving from a couple’s sterility or infertility, ensuring the rights of all parties involved including the unborn, has seen over the years the progressive action of a variety of institutional actors, such as the legislature first, the lower courts, the Constitutional Court and the European Court of Human Rights, who have contributed and still contribute to its definition. It should be noted how the choices that have been adopted into Law 40/2004 and the subsequent ministerial guidelines have brought Tribunals, who had been called upon to make practical application, to offer solutions to conflicts that had arisen about the most critical profiles. Precisely on these profiles lingered civil and administrative judges who, after some decisions showing complete adherence to the ratio of the law, have on the one hand come to an interpretation in conformity with the Constitution, on the other have also affected the legitimacy of the ministerial guidelines. In addition, the role of judges has been instrumental in the establishment of the judgements of constitutionality before the Judge of the Laws. The Constitutional Court, once the common judges have considered the relevance as well as the non-manifest groundlessness of the questions and have unsuccessfully made an attempt to attain a constitutionally compliant interpretation, has made a major contribution in defining the content of the legislation, redesigning many provisions. It was also necessary, considering the increasingly supranational dimension of Law, refer to the influence of the European Court of Human Rights’ case-law, with particular reference to the question concerning the type of heterologous assisted fertilization. The involvement of the stakeholders has been fundamental in a field – that even before the law was effective gave rise to heated discussion – which is likely to affect the rights of those concerned and to outline the possible configuration of “new rights”. Even the holding of referendums on the discipline – which were ultimately null, as the necessary quorum of participants was not reached – allows, in particular, to carry out some considerations about the nature of Law 40/2004 In order to outline the scope of the rights underlying the matter, in the light of regulatory and judicial actions, this work has not privileged an approach to the underlying issues which traces chronologically the changes in the matter. It has in fact tried to adopt a method that identifies above all the most critical profiles, and to check for each of them what was the solution offered by the Legislature first, and then by Tribunals, with particular attention to the different balance operated between the rights that are prominent. Through the reconstruction of these profiles, it was possible, therefore, dwell on the extent of the rights of all parties involved and consider the possibility of identifying “new” rights, taking into account the new challenges claimed by the law itself. Particular attention was directed towards the identification of the rights of couples seeking access to assisted reproductive techniques, of the would-be mother and father, and of the unborn, as configured by the Legislature and as interpreted by case-law. In this respect, related to the reconstruction of the rights which refer to different subjects, constant reference has been made to the matter of abortion, in order to delineate the difference of approach of the two statutes with regard to the protection of the underlying rights.
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Pandolfo, Sara <1996&gt. « Il giudizio di ottemperanza e l'introduzione dell'istuto della penalità di mora : esperienza italiana ed esperienza europea ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18724.

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Résumé :
In questo elaborato viene analizzato il giudizio di ottemperanza, un istituto dell’ordinamento italiano che può essere attivato per ottenere l’esecuzione di una sentenza tributaria. Tale strumento è stato introdotto per tutelare il contribuente qualora la Pubblica Amministrazione risulti inadempiente. La riforma più significativa di tale disciplina è stata inserita dal D.lgs. 156/2015, in cui viene data la possibilità di rendere esecutive e di attuare tutte le sentenze delle Commissioni Tributarie, anche non definitive. L’analisi del processo di ottemperanza viene eseguita con riferimento all’istituzione, da parte del Legislatore, del giudizio di ottemperanza anche nel Codice del Processo Amministrativo. L’approfondimento del presente lavoro prosegue, poi, nello studio della natura mista di esecuzione e di cognizione del giudizio di ottemperanza e nell’introduzione dell’istituto della penalità di mora o astreinte nel Processo Amministrativo. L’istituto della penalità di mora è una misura che il giudice dell’ottemperanza può utilizzare qualora la Pubblica Amministrazione violi il giudicato o sia in ritardo nell’esecuzione della sentenza. Il Legislatore italiano, nel recepire tale istituto, si ispira ad altre misure simili di coercizione indiretta che gli ordinamenti europei già prevedono da tempo. Infine, l’elaborato indaga sulle somiglianze e sulle differenze dell’istituto delle astreinte tra i vari sistemi europei di giustizia amministrativa e si conclude con l’analisi comparativa di alcuni dati in merito all’utilizzo di tale istituto nei diversi Paese Europei.
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Fabbretti, Silvia. « Il pubblico ministero europeo tra esigenze sovranazionali e Costituzione italiana ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2014. http://hdl.handle.net/10077/10144.

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2012/2013
La tematica del pubblico ministero europeo si inserisce nel quadro dello Spazio di libertà, sicurezza e giustizia nell'Unione europea e prende le mosse dalle difficoltà della lotta ai reati lesivi degli interessi finanziari dell’Unione europea. Il contesto nel quale si sono inseriti i vari progetti di studio è caratterizzato, infatti, dall'insufficienza delle indagini e dell’azione penale nei confronti degli autori di reati che colpiscono beni di rilevanza sovranazionale: la lotta a queste condotte fa leva sui meccanismi di cooperazione giudiziaria che si sono rivelati farraginosi e complessi e si traducono in scarsa efficacia repressiva di tali fenomeni. Il “valore aggiunto” di un organo europeo starebbe proprio nella maggiore facilità di coordinamento e nella comprensione della dimensione europea della condotta – non ancorata alla visione strettamente nazionale – che permetterebbero di superare la frammentazione investigativa e repressiva. Dopo alterne fasi di dibattito, la figura del pubblico ministero europeo torna a ricoprire un ruolo centrale nel panorama europeo: nell'estate del 2013 la Commissione europea ha presentato una proposta di regolamento per l’istituzione di una procura europea per la tutela degli interessi finanziari dell’Unione. Questo progetto nasce su fondamenta più solide rispetto alla ricerca “pilota” del Corpus Juris: la differenza, infatti, è rappresentata dalla base giuridica, novità dettata dal trattato di Lisbona, che all'art. 86 TFUE prevede espressamente la possibilità di creare un organo di accusa europeo. I lavori per l’istituzione di un accusatore europeo saranno indubbiamente lunghi e complessi: il fatto che gli Stati abbiano già sollevato alcune critiche, taluni richiamandosi alla propria sovranità, fornisce la misura dei delicati equilibri che circondano il tema. La proposta, tuttavia, rappresenta un’importante tassello nell'evoluzione dell’Unione europea, nell'ottica di uno spirito di vera integrazione: è una sfida che abbraccia il futuro del processo penale europeo e pone sul tappeto una serie di profili che meritano approfondimento, in particolare in relazione alla “tenuta” dei principi costituzionali sottesi al nostro sistema penale. Il riferimento è soprattutto a due principi cardine dell’ordinamento italiano: obbligatorietà dell'azione penale, da un lato, e giudice naturale precostituito per legge, dall'altro.
XXVI Ciclo
1983
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Livres sur le sujet "Giudici europei"

1

O, Fanelli, D'Antona Massimo, De Luca Tamajo Raffaele et Seminario internazionale di studi su "Il giudice e la crisi delle relazioni industriali" (1983 : Università di Catania), dir. Giudici el lavoro e conflitto industriale : Tendenze italiane ed europee. Napoli : Edizioni scientifiche italiane, 1986.

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2

Adamo, Daniela. L'intervento di terzi nel processo dinanzi ai giudici dell'Unione europea. Napoli : Edizioni scientifiche italiane, 2011.

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3

La Convenzione europea dei diritti dell'uomo : Il ruolo del giudice. Roma : Aracne, 2011.

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4

Conti, Roberto. I giudici e il biodiritto : Un esame concreto dei casi difficili e del ruolo dei giudici di merito, della cassazione e delle Corti europee. Roma : Aracne editrice S.r.l., 2014.

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5

Benedetelli, Massimo V. Il giudizio di eguaglianza nell'ordinamento giuridico delle comunità Europee. Padova : CEDAM, 1989.

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6

Palatina, Galleria, dir. Dolci trionfi e finissime piegature : Sculture in zucchero e tovaglioli per le nozze fiorentine di Maria de' Medici. Livorno : Sillabe, 2015.

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7

Il giudice e lo storico : Considerazioni in margine al processo Sofri. Torino : Einaudi, 1991.

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8

Il giudice italiano e le controversie europee : I principali regolamenti comunitari di diritto processuale civile. 2e éd. Milano : Giuffrè, 2010.

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Dies irae : Il giudizio universale da Giotto a Bosch. Milano : Àncora, 2009.

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Astone, Francesco. Integrazione giuridica europea e giustizia amministrativa : Contributo allo studio dell'influenza manifestata dal diritto europeo sul sistema di giustizia amministrativa italiano e sui poteri del giudice amministrativo. Napoli : Edizioni scientifiche italiane, 1999.

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Chapitres de livres sur le sujet "Giudici europei"

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« 11 Il farsi della traduzione ». Dans Galileo in Europa La scelta del volgare e la traduzione latina del Dialogo sopra i due massimi sistemi. Venice : Fondazione Università Ca’ Foscari, 2020. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-450-9/011.

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11.1 Il contributo di Wilhelm Schickard e alcuni dubbi linguistici di Bernegger. – 11.2 Dubbi linguistici sottoposti a Elia Diodati. – 11.3 Segnalazioni a margine di passi difficili. – 11.4 Aggiunte esplicative. – 11.5 Lo scambio epistolare con Georg Michael Lingelsheim e il giudizio sulla scrittura galileiana e sulla traduzione.
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Actes de conférences sur le sujet "Giudici europei"

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Ottaviani, Dorotea. « Il valore della memoria nei processi di riqualificazione dei grandi complessi di edilizia residenziale pubblica ». Dans International Conference Virtual City and Territory. Roma : Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.8017.

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Come affrontare i processi di riqualificazione quando “il rapporto tra le aree-residenza e elementi primari” non è più alla base della configurazione per tessuti della città e la casa diventa monumentale memoria e gesto rappresentativo dello Stato? Concentrando lo sguardo sul periodo tra gli anni 60' e 70' si rende evidente un intento congiunto delle amministrazioni e degli architetti, attraverso la progettazione di complessi a scala macroscopica, spesso isolati dal contesto classico della città, di creare una visione chiara ed iconica del ruolo assistenzialista dello Stato. Questa stagione, sottolineata da scelte compositive in contrapposizione con la visione “ordinaria” della città e della sua crescita per tessuti, raggiunge la sua massima espressione nel “grande segno” che fa coincidere tipologia architettonica con morfologia urbana e racconta di un’amministrazione che vuole essere il referente diretto per la risoluzione di problematiche sociali e risponde in maniera reattiva e molto rapida alle questioni e alle esigenze poste dalle sue classi più bisognose. Il primo valore da riconoscere ai progetti di questo periodo è di essere stati rappresentativi di vocazioni collettive e di averle riassunte con un gesto progettuale dall'alto valore iconografico. La seconda caratteristica di questa stagione architettonica, continuando a restringere la valutazione ad una constatazione dei fatti scevra di componenti di giudizio, è la sua ampia vocazione ad essere terreno sperimentale sia in ambiti architettonici che urbanistici. La domanda che ci poniamo è se sia possibile ripartire da queste due valori per re-interpretare i progetti dei grandi complessi residenziali pubblici e renderli “abitabili” mantenendone le loro particolari vocazioni. How can we deal with requalification process in parts of the city which are no longer based on the “relation among residential-area and primary elements” and where the house has become the rappresentative memory of programs and ideals of the State? Concentrating on the 60' and 70' period in Italy it is clear a joined intent of the administration and the architects to create a neat and iconographic image of the protective and directive role of the State towards its citizen, through the designing of large, unitary social housing, often off the normal urban scale and isolated by the rest of the city. This season, highlighted by compositive experience in sharp contrapposition with the “ordinary” vision of the city, reach its maximal expression in “great sign design” that tends to an equivalence between architectural typology and urban morphology. The first merit that have to be acknowlegde to those project is to have been a representative of collective vocations through a high valued iconographical design. A second valor to be confered to this period is its vocation on being a laboratory for both architectural and urban experimentation. Question we are facing is, then, if it is possibile to start over on those two intrinsic values, seep through the lens of the european directives for sustainable renewal of the cities, for a reinterpretation of the large housing estates in order to give them back to their peculiar potential and to make the the center of regenerations of the city itself.
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