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Lomia, Nana. « Le particolarità della comunicazione paralinguistica sull’esempio della cultura italiana ». e-Scripta Romanica 1 (31 décembre 2014) : 45–53. http://dx.doi.org/10.18778/2392-0718.01.06.

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Résumé :
L'articolo è dedicato alla ricerca di elementi non verbali nel discorso. Per dirigere correttamente il processo di comunicazione e per la sua adeguata valutazione è essenziale esaminare non solo la parte verbale, ma anche tutti i componenti del discorso scritto o orale, tra i quali i metodi paralinguistici. Lo studio si occupa di elementi extraverbali, come ad esempio: l’espressione del viso, la posizione del corpo, la distanza tra gli interlocutori, i movimenti, i gesti. Tutti i mezzi paralinguistici sono esaminati in base del materiale della lingua italiana.
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Dolazza, Anna. « Il corpo dell’auleta ». Greek and Roman Musical Studies 4, no 2 (1 septembre 2016) : 286–310. http://dx.doi.org/10.1163/22129758-12341280.

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Résumé :
The versatility of the aulos is passed on to the musician, who in turn is transformed into a physical representation of the instrument’s sound. With the precious aid of book iv of Pollux’s Onomasticon it is possible to reconstruct the special set of vocabulary linked to the sound of the aulos. If it could already in itself be considered as ἐπαγωγόν, the additional effect of the movements, gestures, and facial expressions of the aulete resulted in a strong visual, as well as emotional, impact. Nor can we forget, on the other hand, the less than favorable judgments, abundant in philosophical texts, that arose in regard to auletic performances: just as certain physiognomic traits of the aulos are to blame, so too are certain bodily movements of the aulete: almost as if the negative characteristics are passed reciprocally from instrument to musician in a sort of circular breathing. La versatilità dell’aulos si trasmette all’esecutore, che durante la performance diviene così immagine fisica e concreta del suono percepito. Con il prezioso ausilio del libro iv dell’Onomasticon di Giulio Polluce è possibile ricostruire il campo semantico legato alla produzione del suono auletico. Se esso poteva già di per sé essere avvertito come ἐπαγωγόν, inoltre, i movimenti, i gesti e le espressioni facciali dell’auleta risultavano di forte impatto visivo, oltre che emotivo. Non ci si può dimenticare, d’altro canto, dei giudizi poco benigni, affioranti soprattutto dai testi filosofici, in merito alla pratica auletica: come alcuni tratti della fisionomia dell’aulos, così anche alcuni atteggiamenti del corpo dell’auleta sono biasimevoli, quasi che le caratteristiche negative passino vicendevolmente da strumento a esecutore in una sorta di respirazione circolare. This article is in Italian.
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Foley, Amy A. « The Tension of Intention ». Chiasmi International 21 (2019) : 207–23. http://dx.doi.org/10.5840/chiasmi20192120.

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Résumé :
This article examines Maurice Merleau-Ponty’s reference to Franz Kafka’s “The Metamorphosis” and “Investigations of a Dog” in his lecture on gesture and reconciliation, “Man Seen from the Outside.” Given the centrality of gesture in Kafka’s work, this essay considers the connections between the two figures and the likely influence of Kafka on Merleau-Ponty’s concept of gesture and intentionality. It compares their respective philosophies of gesture as they relate to meaning, reliability, silence, music, and intention. Finally, Kafka’s gestural motif of the springing body is suggested as a significant example of Merleau-Ponty’s “escaping intentions,” expressing a powerful will to intend toward others.Cet article examine la référence de Maurice Merleau-Ponty à La Métamorphose et aux Recherches d’un chien de Franz Kafka dans sa « causerie » sur le geste et la réconciliation : « L’homme vu du dehors ». Étant-donnée la centralité du geste dans l’oeuvre de Kafka, cet article examine les liens entre les deux auteurs et la possible influence de Kafka sur les concepts merleau-pontiens de geste et d’intentionnalité. Nous comparerons leurs philosophies du geste dans leur manière de se rapporter au sens, à la fiabilité, au silence, à la musique et à l’intention. Enfin, le motif gestuel du corps jaillissant chez Kafka sera proposé comme un exemple significatif des « intentions fuyantes » de Merleau-Ponty, exprimant un puissant désir de se diriger vers les autres.Quest’articolo esamina i riferimenti merleau-pontiani a “La Metamorfosi” e a “Indagini di un cane” di Franz Kafka nella sua conferenza sul gesto e la riconciliazione, “L’uomo visto da fuori”. Data la centralità del gesto nell’opera di Kafka, questo saggio si propone di esaminare le connessioni tra i due autori e la possibile influenza di Kafka sulla concezione merleau-pontiana del gesto e dell’intenzionalità. L’articolo confronta le loro rispettive filosofie del gesto nella misura in cui si riferiscono al significato, alla veridicità, al silenzio, alla musica e all’intenzione. Da ultimo, il motivo gestuale del corpo elastico in Kafka è indagato come significativo esempio delle “intenzioni fuggevoli” merleau-pontiane che esprimono una volontà tesa verso gli altri.
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Scita, Franco, et Paolo Artoni. « Corpo e Autolesionismo : spunti di riflessione sui Disturbi dell'Alimentazione e sull'Autolesionismo in tempi di pandemia da SARS CoV-2 ». RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA 146, no 3 (décembre 2022) : 105–23. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2022-003006.

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Résumé :
Nel periodo pandemico da SARS-CoV-2, molti individui hanno vissuto profondi mutamenti nel loro vivere quotidiano. Questi cambiamenti hanno coinvolto non solo la nostra quotidianità ma anche il numero e le manifestazioni psicopatologiche che i clinici si trovano a dover affrontare. Un dato allarmante è l'aumento della frequenza di disturbi dell'alimentazione così come del fenomeno del Non-Suicidal Self Injury (NSSI) negli adolescenti. Sembra esserci un comune denominatore tra queste due manifestazioni psicopatologiche, un filo conduttore, tra il corpo e il gesto autolesivo, nel corso del tempo nella nostra società "consumistica": l'abbandono del tempo lento, riflessivo, introspettivo in favore della velocità e dell'alacrità dell'azione, che analizza e inganna rapidamente e immediatamente. L'offerta di una soluzione immediatamente pronta e disponibile, come il nuovo oggetto da conseguire e possedere, certamente lenisce il disagio, ma allo stesso tempo esilia il soggetto dal suo vero Sé, si allontana dalla sua ruvidezza, smussa gli spigoli senza tuttavia livellarli. In un'epoca in cui il trascorrere del tempo appare e deve essere sempre più veloce e più tumultuoso per far fronte al tempo che viene ulteriormente accelerato verso un obiettivo indefinito, secondo una pratica consumistica che non può consentire pause o rallentamenti, il corpo "fisico e materiale" sempre immediatamente disponibile si afferma come un luogo privilegiato ed esclusivo da cui versare l'unguento lenitivo, la "pozione magica" che risulta drammaticamente disfunzionale.
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Coração, Cláudio Rodrigues, et William David Vieira. « Entre Lolita e Lana Del Rey ». Novos Olhares 8, no 1 (4 juillet 2019) : 87–96. http://dx.doi.org/10.11606/issn.2238-7714.no.2019.152725.

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Résumé :
Neste artigo, trabalhamos a possibilidade de exploração mercadológica do corpo da cantora estadunidense Lana Del Rey por meio da retórica da sexualidade. Verificamos tal manifestação a partir da análise da sexualidade em Lana durante sua apresentação em São Paulo, no Festival Planeta Terra, em 2013, com vistas a perspectivas metodológicas de gesto, presença e o que denominamos como esvanecimento entre Del Rey e a personagem Lolita, de Vladimir Nabokov, aura convocada pela artista em seu show. Enxergamos a discursividade em torno da sexualidade como pragmática mercantil que organiza os afetos dos sujeitos que com esse corpo se relacionam. Objeto de consumo de uma lógica cultural do capitalismo tardio, esse corpo vendável não rompe, entretanto, com um caráter representativo, sendo indicativo de disputas na cultura pop.
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De Andrade, Milton. « Lacrime di sangue, lacrime di vetro : il dramma e l’immaginativa del corpo nell’Inferno di Dante ». Dante e l'Arte 9 (22 décembre 2022) : 29–40. http://dx.doi.org/10.5565/rev/dea.168.

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L’articolo propone una riflessione sui principi del dramma e dell’immaginativa del corpo nell’Inferno di Dante Alighieri. Sulla scia dei Nove saggi danteschi (1982) di Jorge Luis Borges e delle teorie del performativo di Paul Zumthor l’autore propone un’analisi sulla composizione dell’azione drammatica e del gesto corporeo particolarmente nei canti quinto e trentatreesimo. I movimenti conflittuali, i dispositivi d’assemblaggio e i modi d’articolazione dell’intreccio narrativo sono analizzati all’interno dei quattro livelli performativi definiti dall’autore: lo spazio vibratile-attuante, l’impianto allegorico­, le dinamiche interiori e gli annodamenti di vita presenti nella fenomenologia degli incontri tra i personaggi e il poeta-peregrino.
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Massa Ope, Simona. « "Riflessi d'anima nello spirito del fiume". Frammenti di un discorso etico tra l'Io e il Sé ; in una situazione di coercizione della libertà ; ». STUDI JUNGHIANI, no 49 (mai 2019) : 67–87. http://dx.doi.org/10.3280/jun1-2019oa7909.

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L'articolo è l'elaborazione, dal punto di vista della psicologia analitica, di un'esperienza di espressività corporea condotta dall'Autrice all'interno di una situazione di coercizione della libertà. Il gesto è la parola più antica. Parola intesa non come Logos ma come Mythos: parola simbolica. Il gruppo, tramite il linguaggio del corpo, ha manifestato il mito, la narrazione simbolica, che lo abitava nel qui e ora dell'incontro. È emersa la funzione riparativa dell'inconscio transpersonale rispetto all'assetto della coscienza del gruppo. Il fiume, come immagine archetipica dello spirito, ha rispecchiato valore e purezza originaria a una coscienza identificata con ombre di colpa, vergogna e indegnità.
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Valencia-Ortega, Jorge, Jocelyn Acosta-Bustos, Diana Ghislaine Guzmán-Medina et Renata Patricia Saucedo-García. « Relación de las alteraciones del sueño con el desarrollo de diabetes mellitus gestacional ». Revista Biomédica 33, no 3 (1 septembre 2022) : 114–24. http://dx.doi.org/10.32776/revbiomed.v33i3.969.

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Résumé :
Dormir es una actividad fundamental para la salud, por lo que cuando ocurren alteraciones del sueño aumenta el riesgo de trastornos metabólicos, cardiovasculares, endocrinos y neurológicos. Los cambios anatómicos y la fisiología respiratoria del embarazo afectan el curso normal del sueño, impactando en la salud de la mujer embarazada a tal grado que las alteraciones del sueño durante la gestación se asocian con un mayor riesgo de complicaciones obstétricas como la diabetes mellitus gestacional (DMG). La DMG afecta del 4 al 30% de los embarazos en México y se asocia con complicaciones a corto y largo plazo tanto en la madre como en el neonato. Una serie de estudios recientes proporcionan evidencia de una relación entre la alteración del sueño con el desarrollo de DMG y proponen al estrés oxidativo, la inflamación, la activación del sistema nervioso simpático y la desregulación hormonal como mecanismos subyacentes de dicha relación. Esto pone de relieve la importancia de la alteración del sueño como un factor modificable dirigido a una disminución de la frecuencia de DMG. El objetivo de este trabajo es realizar una revisión descriptiva de los diferentes estudios publicados desde el año 2013 al 2022, que han abordado la relación entre la alteración del sueño con el desarrollo de DMG con énfasis en los mecanismos propuestos. Las bases de datos utilizadas fueron PubMed Central y Scielo, utilizando las palabras clave: trastornos del sueño y diabetes gestacional.
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Planella, Jordi, Luz Elena Gallo et Lucero Alexandra Ruiz. « Fernand deligny : mapas, cuerpos y pedagogías ». Latinoamericana de Estudios Educativos 15, no 1 (26 décembre 2018) : 50–67. http://dx.doi.org/10.17151/rlee.2019.15.1.4.

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En el presente trabajo mostramos los resultados de una investigación documental sobre la obra del pedagogo francés Fernand Deligny. El trabajo aborda su particular pedagogía desde la perspectiva de los mapas (muy relevantes en el conjunto de su obra) y del cuerpo (una de las formas privilegiadas de comunicación en los sujetos en situación de vulnerabilidad). Desde la perspectiva de la corpo-cartografía ofrecemos un recorrido crítico por su biografía, por las ideas educativas de su pedagogía nómada, así como a través de la idea de la red como forma relacional privilegiada. El trabajo presenta la cuestión del gesto mínimo como una de las formas privilegiadas de ejercer la pedagogía en las acciones educativas de Deligny.
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Minelli, Andrea, et Michael Di Palma. « Asse microbiota-intestino-cervello e neuroinfi ammazione nella patogenesi della malattia di Parkinson ». PNEI REVIEW, no 2 (novembre 2022) : 31–44. http://dx.doi.org/10.3280/pnei2022-002004.

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Studi clinici ed epidemiologici indicano nella malattia infiammatoria intestinale (IBD) un fattore di rischio per la malattia di Parkinson (PD). Nell'intestino dei pazienti PD si osserva una cospicua presenza di cellule T CD4+ (Th1/Th17) che riconoscono specificamente auto-antigeni derivati dai corpi di Lewy, inducendo infiammazione locale, danno tissutale e ulteriore aggregazione di a-sinucleina. Dall'intestino, l'infiammazione T-mediata si estende al cervello, dove i corpi di Lewy arrivano migrando lungo il nervo vago e diffon- dono per via trans-neurale fino alla sostanza nera del mesencefalo, causando i fenomeni neurodegenerativi e le manifestazioni cliniche del PD. L'alterazione del microbiota intestinale, frequente nei sog- getti parkinsoniani, può anch'essa contribuire alla patogenesi del PD: mediatori prodotti dai batteri commensali, quali acidi grassi a catena corta e dopamina, possono infatti influenzare il compor- tamento dei linfociti T e innescare una risposta T-mediata verso i corpi di Lewy, inizialmente localizzata nella mucosa intestinale e poi estesa al cervello. In sintesi, evidenze molteplici compongono un quadro ipotetico innovativo che attribuisce la patogenesi del PD ad un complesso intreccio di fattori (infiammazione intestinale, alterazione del microbiota, neuroinfiammazione), in cui meccanismi di tipo autoimmunitario giocano un ruolo cruciale
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Caputo, Vincenzo. « Un transfert cinquecentesco : Scipione l'Africano ». Quaderni d'italianistica 28, no 2 (1 juin 2007) : 89–102. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v28i2.8522.

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L'intervento si pone l'obiettivo di analizzare la fortuna di Scipione l'Africano nel corso della seconda metà del XVI secolo. Sulla scia delle dispute quattrocentesche e dell'opera latina del Petrarca, il mito di Scipione si impone nel secondo Cinquecento attraverso la mediazione dei machiavelliani Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, dove si fornisce la narrazione delle gesta esemplari dell'illustre capitano antico. Grazie a queste premesse l'Africano diviene un preciso punto di riferimento per molte biografìe di uomini d'arme e di stato. E possibile, in questo senso, soffermarsi in maniera specifica su alcune comparazioni'. Nella biografia di Ferrante Gonzaga, scritta da Alfonso de' UUoa (1563), si accosta, ad esempio, la vicenda di Scipione a quella del capitano cinquecentesco, mentre nella vita di Cornelio Scipione l'Emiliano, scritta da Antonio Bendinelli (2 ed., 1568), si associano le gesta del 'maggiore' Africano con quelle dell'omonimo 'minore'. Il discorso, in realtà, finisce per coinvolgere diversi letterati (da Bernardo Segni e Antonio Benivieni il Giovane a Scipione Ammirato e Scipione de' Monti), nelle cui opere l'Africano diviene sicuramente un continuo, e nobilitante, termine di paragone.
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Barbieri, Alvaro. « Vivere per morire o morire per vivere : l’archetipo della morte precoce nelle tradizioni eroiche ». AOQU (Achilles Orlando Quixote Ulysses). Rivista di epica 2, no II (30 décembre 2021) : 75–91. http://dx.doi.org/10.54103/2724-3346/17258.

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Ponendo in triangolazione le pratiche militari del mondo premoderno, le ideologie delle “società di vergogna” (shame societies) e i plessi simbolici della poesia eroica universale, il presente articolo riattraversa il tema cruciale della morte precoce – subitanea rossa violenta –, momento di densità rivelativa mediante il quale il guerriero d’élite compie sé stesso e modella il finale della propria vita. Onnipresente e pervasiva nell’epica internazionale, l’ossessione della “bella morte” è un portato delle culture marziali fondate sul senso dell’onore e sul faccia a faccia. Morire anzitempo sul campo di battaglia è il modo con cui il combattente sconfigge la mortalità ordinaria, sottraendosi una volta per tutte all’avvizzimento della carne. Il trapasso glorioso e prematuro non soltanto costruisce la fama postuma del campione entro il quadro della memoria tribale, ma fissa perennemente il suo corpo nello splendore della bellezza giovanile, impedendone il decadimento. Vista in tale prospettiva, la morte precoce si pone come una delle prestazioni tramite le quali l’eroe milita contro le forze del preformale e del caos indifferenziato. Nelle società tradizionali il prode è sempre dalla parte dell’or-dine e della luce: le sue imprese personali, eseguite nel punto di massima visibilità, profilano la singol-arità del gesto individuale entro l’anonimo brulichio della mischia amorfa; il suo decesso – unico e grandioso – preserva il fulgore del corpo virile dall’usura dell’età e dall’ombra del disfacimento, agenti della corruzione che consumano gli uomini e li avviano, un giorno dopo l’altro, verso l’abisso del non-essere.
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Benini, Stefania. « Tra Mogadiscio e Roma : Le mappe emotive di Igiaba Scego ». Forum Italicum : A Journal of Italian Studies 48, no 3 (27 août 2014) : 477–94. http://dx.doi.org/10.1177/0014585814543246.

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Résumé :
Il gesto di tracciare una mappa è atto di ordinamento cognitivo e di organizzazione dell’immaginazione, ma è anche atto fondante dell’identità e del suo posizionamento in relazione ai luoghi. Il saggio rintraccia le dinamiche affettive del vissuto della scrittrice italo-somala Igiaba Scego nella struttura di un libro – La mia casa è dove sono (2010) – pensato come mappa di due luoghi in dialogo l’uno con l’altro, Roma e Mogadiscio, fra memoria individuale ed epos familiare, fra scrittura autobiografica e narrazione orale, fra genealogia femminile e soggettività nomade, fra ex impero ed ex colonia, in senso letterale e in senso esistenziale. Tuttavia, il progetto benjaminiano di una mappa del vissuto di Igiaba si accompagna alla sua ironia e alla sua saudade, a un’appartenenza italiana che va dalla letteratura al calcio, e a un’appartenenza somala che non cessa di ricordare al pubblico italiano i crimini coloniali dell’età fascista e l’ancor più criminale amnesia che è seguita loro. Memorie auratiche e memorie funebri di Mogadiscio traspaiono dietro le sagome di monumenti e luoghi mitici di Roma, dal teatro Sistina all’elefantino del Bernini, dalla stele di Axum alla stazione Termini, in una condizione che va dalla diaspora alla rivendicazione di un’identità ibrida e in movimento, dove la mappa è luogo ma è anche, soprattutto, corpo.
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Di Pietro, Maria Luisa, et Adelia Lucattini. « Condotte suicidarie e adolescenza nel dibattito attuale ». Medicina e Morale 43, no 4 (31 août 1994) : 667–90. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1994.1007.

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L'articolo si propone di formulare una risposta a tre domande: 1. perché un adolescente può suicidarsi; 2. le cause di tale gesto; 3. la prevenzione di tale scelta di morte. Dopo avere brevemente passato in rassegna le c.d. "condotte suicidarie", gli Autori analizzano il problema del suicidio nell'epoca adolescenziale relativamente all'epidemiologia ed ai mezzi utilizzati per il tentativo di suicidio. Riguardo all'eziologia del suicidio, l'articolo nota come tale gesto solo apparentemente caratterizzato da improvvisatezza ed incomprensibilità. In realtà, il suicidio è da considerare come atto conclusivo e manifesto di un complesso insieme di processi, fantasie, desideri e vissuti determinati sia dalla realtà psichica interna sia dalle vicende relazionali esterne dell'ambiente sociale in cui vive l'adolescente. Risulta perciò difficile parlare di cause scatenanti del suicidio preferendosi parlare di fattori di rischio. Essi sono: la personalità vulnerabile dell'adolescente; la compresenza di psicopatologie, soprattutto depressione; il rapporto conflittuale col proprio corpo; alcoolismo e tossicodipendenza; la situazione familiare (confl itti irrisolti o compresenza nella famiglia di psicopatologie o condotte suicidarie; l'influenza dei mass media, che possono rafforzare situazioni di "debolezza" dell'adolescente; gli insuccessi scolastici; il fattore socio-ambientale "difficile"; le "fantasie" dell'adolescente suicida. Gli Autori individuano tre livelli di prevenzione del suicidio negli adolescenti: primario, mediante l'attuazione di provvedimenti diretti a tutta la popolazione a rischio; secondario, per evitare l'insorgenza di recidive; terziflrio, mediante il contenimento dei danni conseguenti al comportamento suicidario. L'articolo si conclude con una proposta di educazione alla vita che tenga conto delle tre dimensioni umane: se stesso. gli altri, la trascendenza.
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Rodríguez Yupanqui, Magda Rubi. « Perspectivas de la Gestión Ambiental en la Universidad César Vallejo ». REVISTA TECNOLOGÍA & ; DESARROLLO 12, no 1 (26 février 2016) : 83–90. http://dx.doi.org/10.18050/td.v12i1.697.

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El presente trabajo de investigación tuvo como objetivo evaluar el comportamiento de la gestión ambiental de la Universidad César Vallejo de Trujillo en la aplicación de la gestión ambiental y proponer planes de acción, teniendo en cuenta las dimensiones ambientales durante su funcionamiento en las áreas de gestión, investigación, extensión y formación docente; realizando un análisis de la interacción de la Universidad y la sociedad, como punto clave para el desarrollo y la formación del futuro profesional, producción de conocimiento, ejecución de acciones de proyección social y extensión universitaria y su misma práctica institucional, en la solución de la problemática a nivel local, regional y nacional. Desde 1998 al 2014, la Universidad César Vallejo viene incorporando algunos lineamientos ambientales en las dimensiones. Se tiene en cuenta un diagnóstico base para determinar el estado actual y se propone acciones a corto y largo plazo, que evidenciaran el accionar de la UCV, en el mercado competitivo de la responsabilidad ambiental y los ejes principales de la sostenibilidad enmarcada en su Política Ambiental institucional desde 2012 (Resolución Rectoral N°261-2012/UCV).
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Lorente Bilbao, José Ignacio. « Pedagogías del cuerpo y la mirada : A propósito de Rosas danst Rosas, de Anne T. De Keersmaeker y Thierry De Mey ». AusArt 8, no 1 (30 juin 2020) : 117–27. http://dx.doi.org/10.1387/ausart.21534.

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La investigación artística o performativa es un programa de investigación emergente que, no sin dificultad, adquiere visibilidad y legitimación en el ámbito académico universitario. Esta investigación pone el foco de atención en el propio proceso creativo con el fin de observar la forma en que, a lo largo del mismo, se produce un conocimiento situado, de especial relevancia para la docencia y transmisión de la creación artística. A lo largo del pasado siglo, la danza contemporánea ha cuestionado y movilizado las convenciones artísticas y los modelos de transmisión del repertorio coreográfico, haciendo converger las prácticas artísticas y científicas, hasta hacer indiscernibles sus fronteras y coerciones disciplinares. Rosas danst Rosas (Thierry De Mey, A.T. De Keersmaeker, 1997), es un archivo coreo-cinematográfico en el que el gesto y el movimiento, el espacio arquitectónico, la imagen, la música y los algoritmos matemáticos, establecen un diálogo interdisciplinar que moviliza e interpela la mirada del espectador, poniendo en cuestión las condiciones de visibilidad y apreciación de la danza.
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Cipriani, Roberto. « Religione e sport. Tra rito e spettacolo ». El Futuro del Pasado 6 (1 octobre 2015) : 87–111. http://dx.doi.org/10.14516/fdp.2015.006.001.003.

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Sono numerosi i punti di contatto e le affinità fra religione e sport. Il che avviene sin dai tempi più antichi. Esemplare è il caso della Grecia, dove non a caso sono sorte le Olimpiadi in un contesto e con motivazioni a carattere tipicamente religioso.La stessa ripresa dei Giochi Olimpici nel 1896 rappresenta un momento di svolta per la storia dello sport ma evidenzia anche le ragioni profondamente etiche (e religiose) che animavano il loro fondatore, il barone de Coubertin.Oggi sotto diverse forme ed in situazioni favorevoli il legame fra religione e sport si va rafforzando tanto da poter verificare la presenza di riti, preghiere, formule, gesti, simboli e ruoli tipicamente religiosi anche in avvenimenti sportivi, nel corso della loro preparazione come nelle fasi successive allo svolgimento delle competizioni.Vari studi sul campo mostrano che specialmente entro modelli d’ispirazione cristiana vigono e si diffondono pratiche religiose che accompagnano da vicino le dinamiche relative all’organizzazione di gare in diversi sport, a partire dai momenti fondativi per giungere sino ai processi di legittimazione delle memorie del passato.Soprattutto nel campo del calcio esistono forme di divismo, movimenti parareligiosi e culti propiziatori ed esorcistici tesi ad ottenere risultati agonistici continuamente positivi.
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Nolasco, Carlos. « Em busca de movimentos ausentes para motricidades emergentes : a relação entre Epistemologias do Sul e Motricidade Humana ». MOTRICIDADES : Revista da Sociedade de Pesquisa Qualitativa em Motricidade Humana 3, no 3 (8 décembre 2019) : 199–212. http://dx.doi.org/10.29181/2594-6463-2019-v3-n3-p199-212.

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Résumé :
Resumo Este ensaio tem como ponto de partida o reconhecimento de que o mundo contemporâneo se encontra numa situação de ambivalência, entre perigos e possibilidades, que não só desafiam o presente como equacionam o futuro. O desporto e o gesto desportivo, como fenômenos que resultam dos contextos em que são produzidos, encontram-se necessariamente nessa ambiguidade. Partindo das Epistemologias do Sul, enquanto proposta de resgate de dimensões epistêmicas e humanas ausentes do espaço hegemônico, e apresentadas como alternativas ao esgotamento da modernidade, propõe-se uma análise crítica das dinâmicas sociais do desporto, através da operacionalizando dos conceitos de sociologia das ausências e de sociologia das emergências, sugerindo a emergência de outro desporto que vá ao encontro da perspectiva da motricidade humana na assunção da complexidade e da transcendência do gesto desportivo.Palavras-chave: Epistemologias do Sul. Motricidade Humana. Interculturalidade. Desporto. Corpo. In search of absent movements for emerging motricities: the relationship between Epistemologies of the South and Human Motricity Abstract This essay has as its starting point the recognition that the contemporary world is in a situation of ambivalence, between dangers and possibilities, which not only challenge the present but also equate the future. Sport and sporting gesture, as phenomena that result from the contexts in which they are produced, are necessarily in this ambiguity. Starting from the Epistemologies of the South, as a proposal to rescue epistemic and human dimensions absent from the hegemonic space, and presented as alternatives to the exhaustion of modernity, a critical analysis of the social dynamics of sport is proposed through the operationalization of the concepts of sociology of absences and sociology of emergencies, suggesting the emergence of another sport that meets the perspective of human motricity, assuming the complexity and transcendence of the sporting gesture.Keywords: Epistemologies of the South. Human Motricity. Interculturality. Sport. Body. En busca de movimientos ausentes de motricidades emergentes: la relación entre las epistemologías del sur y la motricidad humana Resumen Este ensayo tiene como punto de partida el reconocimiento de que el mundo contemporáneo se encuentra en una situación de ambivalencia, entre peligros y posibilidades, que no solo desafían el presente sino que también equiparan el futuro. El deporte y el gesto deportivo, como fenómenos que resultan de los contextos en los que se producen, se encuentran necesariamente en esta ambigüedad. Partiendo de las Epistemologías del Sur, como una propuesta para rescatar las dimensiones epistémicas y humanas ausentes del espacio hegemónico, y presentadas como alternativas al agotamiento de la modernidad, proponemos un análisis crítico de las dinámicas sociales del deporte, a través de la operacionalización de los conceptos de sociología de las ausencias y de sociología de las emergencias, sugiriendo la emergencia de otro deporte que cumpla con la perspectiva de la motricidad humana en el supuesto de la complejidad y trascendencia del gesto deportivo.Palabras clave: Epistemologías del Sur. Motricidad humana. Interculturalidad. Deporte. Cuerpo.
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Peujio Fozap, Francis Magloire, et Christian Said Domínguez Blancas. « La estructura financiera de las grandes Empresas manufactureras mexicanas en el contexto de la crisis financiera subprime, 2000-2015 ». Estudios económicos 36, no 72 (13 juin 2019) : 63–90. http://dx.doi.org/10.52292/j.estudecon.2019.1660.

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Résumé :
En este trabajo se analizan las repercusiones de la crisis fi nanciera subprime en la estructura fi nanciera de las grandes empresas mexicanas del sector manufacturero en el período 2000-2015. Con base en el marco del planteamiento de la Hipótesis de la Inestabilidad Financiera de Minsky, se estudia la evolución de los estados financieros y un indicador de fragilidad fi nanciera en estas empresas. Los resultados muestran que la crisis acentúo la fragilidad financiera de las grandes empresas manufactureras, la cual se gestó en los años previos como resultado de procesos de inversión en activos físicos e intangibles relativos a la expansión de sus mercados, y que se financiaron mediante deuda de corto y largo plazo. La incidencia de los niveles de endeudamiento en su fragilidad financiera se confirma en la estimación econométrica de datos panel para la muestra de 14 grandes empresas manufactureras analizadas.
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Abad Vila, Miguel. « James (2014) de Claire Oakley. Edward Jenner y la vacuna contra la viruela ». Revista de Medicina y Cine 16, e (29 janvier 2021) : 363–67. http://dx.doi.org/10.14201/rmc202016e363367.

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Résumé :
Hasta la actualidad, la viruela es la única enfermedad infecciosa humana que la vacunación sistemática ha conseguido erradicar. El 14 de mayo de 1796, el médico rural, naturalista y poeta británico Edward Jenner (Berkeley, Inglaterra, 17 de mayo de 1749 – Berkeley, Inglaterra, 27 de enero de 1823) inoculaba a James Phipps, de 8 años de edad, el material purulento procedente de las ampollas de las manos de la lechera Sarah Nemes. Esta campesina estaba infectada de viruela bovina, una enfermedad similar a la viruela humana pero mucho menos agresiva, y que protegía a estas personas de los terribles efectos de la viruela, entonces capaz de contagiar al 60% de la población y causar la mortalidad del 20%. De esta manera, el pequeño James quedó inmunizado contra esta enfermedad. Desde entonces, y hasta el fallecimiento de Edaward Jenner, James Phipps trabajaría a su servicio en sus tierras de Berkeley, en Gloucestershire (Reino Unido). James (2014) de Claire Oakley, es un corto de 15 minutos que recrea magistralmente cómo se gestó la vacunación del doctor Jenner contra la viruela.
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Richter, Sandra Regina, et Dulcimarta Lemos Lino. « estar à escuta : música e docência na educação infantil ». childhood & ; philosophy 15 (28 octobre 2019) : 1–24. http://dx.doi.org/10.12957/childphilo.2019.43941.

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This paper brings studies around the poetic dimension of language to approach the relationship between teaching in preschool education and the experience of being open and listening as an aesthesic way of coexisting in the world. The approximation of philosophy, arts and preschool education from the reunion between music and education highlights that listening refers to the sound of meaning, and not to the meaning of the sound to be interpreted. The dialog with the thinking of Jean-Luc Nancy, stating that the sensible sense/meaning arouses the intelligible sense/meaning and in a constant movement that is not completed or finalized, producing signification or information, appears as a philosophical resistance to the privilege of the theoretical record founded upon the western prevalence of the optical model. To be open and listening implies the resonance as the sound of sense, as the body's first or last depth. The music as a play between sound and noise, as a poetic production of ordering sound senses provoked by resonance – as a gesture of listening to the listening, contributes to question the education of babies and small children based on a body that can play with the worlds' sounds to experience the poetics of making noise as the musical power of playing with sounds and noises. Children's sonic appetite calls them to make noise for the esthesia of listening to the world in the plurality of coexistence. The gesture of being open and listening in the teaching of babies and small children points out to educative actions that consider the experience constituted by resonances and reverberations of meanings implied in the sound, a feeling of feeling (aisthesis), as share and sharing of voices, signs, gestures, shapes, of the felt meaning and the sensible meaning that gather ones-with-others in human coexistence.key words: music; listenin; early childhood education; jean-luc nancy.estar à escuta: música e docência na educação infantilresumoO ensaio aproxima estudos em torno da dimensão poética da linguagem para abordar a relação entre docência na educação infantil e experiência de estar à escuta como modo estésico de coexistir no mundo. A aproximação entre filosofia, artes e educação infantil, desde o encontro entre e música e educação, sublinha que a escuta é o som do sentido e não o sentido do som a ser interpretado. A interlocução com o pensamento de Jean-Luc Nancy, ao permitir afirmar que o sentido sensível suscita o sentido sensato ou inteligível e o faz num movimento constante que não se completa ou finaliza produzindo uma significação ou uma informação, emerge como resistência filosófica ao privilégio do registro teórico fundado na primazia ocidental do modelo óptico. Estar à escuta implica a ressonância como o som do sentido, como profundidade primeira ou última do corpo. A música como jogo entre som e ruído, como produção poética de ordenação de sentidos sonoros provocados pela ressonância – como gesto de escutar a escuta, contribui para interrogar a educação de bebês e crianças pequenas a partir de um corpo que pode brincar com a sonoridade do mundo para viver a poética do barulhar como potência musical de jogar com sons e ruídos. O apetite sonoro das crianças as convocam a barulhar pela estesia de escutar o mundo na pluralidade da coexistência. O gesto de estar à escuta na docência com bebês e crianças pequenas aponta para ações educativas que consideram a experiência constituinte de ressonâncias e reverberações de sentidos imbricamos no som, um sentir se sentir (aisthesis), como partição e partilha das vozes, dos signos, dos gestos, das formas, do sentido sentido e do sentido sensato que nos situam sendo-uns-com-os-outros na coexistência mundana.palavras chave: música; escuta; educação infantil; jean-luc nancy.estar a la escucha: música y docencia en la educación infantilresumenEl ensayo aproxima estudios acerca de la dimensión poética del lenguaje para abordar la relación entre docencia en la educación infantil y experiencia de estar a la escucha como modo sensible de coexistir en el mundo. La aproximación entre filosofía, artes y educación infantil, desde el encuentro entre música y educación, destaca que la escucha es el sonido del sentido y no el sentido del sonido a ser interpretado. La interlocución con el pensamiento de Jean-Luc Nancy, al permitir afirmar que el sentido sensible suscita el sentido sensato o inteligible y lo hace en un movimiento constante que no se completa o finaliza produciendo una significación o una información, emerge como resistencia filosófica al privilegio del registro teórico fundado en la primacía occidental del modelo óptico. Estar a la escucha implica la resonancia como el sonido del sentido, como profundidad primera o última del cuerpo. La música como juego entre sonido y ruido, como producción poética de ordenación de los sentidos sonoros provocados por la resonancia -como gesto de escuchar la escucha, contribuye para interrogar la educación de bebés, niños y niñas pequeñas a partir de un cuerpo que puede jugar con la sonoridad del mundo para vivir la poética del hacer ruido como potencia musical del jugar con sonidos y ruidos. El apetito sonoro de los niños y niñas las llama hacer ruidos por la sensibilidad de escuchar el mundo en la pluralidad de la coexistencia. El gesto de estar a la escucha en la docencia con bebés, niños y niñas pequeñas apunta para acciones educativas que consideran la experiencia constituyente de resonancias y reverberaciones de sentidos solapados en el sonido, un sentir sentirse (aisthesis), como participación y intercambio de voces, de signos, de gestos de las formas, del sonido sentido y del sentido sensato que nos sitúan siendo-unos-con-los-otros en la coexistencia mundana.palabras clave: música; escucha; educación infantil; jean-luc nancy.
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González Vásquez, Karin Juliana. « Modelo de Direccionamiento Estratégico para mejorar la Competitividad de las Agencias de Viajes del Sector Turismo en la Ciudad de Trujillo 2013 – 2018 ». REVISTA TECNOLOGÍA & ; DESARROLLO 12, no 1 (26 février 2016) : 27–38. http://dx.doi.org/10.18050/td.v12i1.688.

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La presente investigación tuvo como propósito determinar si la implementación de un modelo de direccionamiento estratégico impacta en la competitividad de las agencias de viaje del sector turismo en la ciudad de Trujillo, fundamentada en la aplicación de las herramientas de la administración estratégica que concluyan en un documento de gestión preparado en forma objetiva e independiente que sirva de hoja de ruta para mantener y mejorar sus ventajas competitivas, innovar con incremento del valor agregado y que permitan contar con una guía metodológica estructurada para identicar las variables de relevancia en la determinación de los objetivos de corto y largo plazo, identicados según las estrategias denidas y alineadas a la visión y misión del sector. Se utilizaron los métodos analítico – sintético y deductivo-inductivo, así como la aplicación de un modelo secuencial del proceso estratégico.Este modelo de direccionamiento estratégico propuesto es una secuencia de actividades que desarrolla el ente de estudio para alcanzar la visión establecida, ayudándola a proyectar el futuro. Además, se utilizó como insumos los análisis de las variables externas y variables internas, con el n de obtener como resultado la formulación de las estrategias deseadas, que serán los medios que encaminarán a las agencias de viajes de Trujillo en la direcciónadecuada hacia el logro de su mejora competitiva.
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Sánchez Tapia, María de los Ángeles, et Cinthya Yazmín Camacas Duarte. « Estado nutricional y ganancia de peso en gestantes atendidas en el Centro de Salud No. 3 de Loja ». ConcienciaDigital 3, no 1.1 (7 février 2020) : 296–313. http://dx.doi.org/10.33262/concienciadigital.v3i1.1.1149.

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Résumé :
El estado nutricional inicial (ENI) y el control de la ganancia de peso (GP) durante la gesta, son de vital importancia, ya que su alteración constituye un factor de riesgo para el desarrollo de complicaciones maternas y fetales a corto, mediano y largo plazo. Los objetivos fueron, valorar el estado nutricional pregestacional y gestacional hasta la doceava semana que presentan las mujeres atendidas en el Centro de Salud N°3 de Loja, estimar su GP por trimestre y establecer la relación del estado nutricional y su GP. El estudio es descriptivo. La muestra fue de 92 gestantes que cumplieron los criterios de inclusión. Los datos se recogieron de las curvas de GP y de Índice de Masa Corporal (IMC) del Ministerio de Salud Pública (MSP) contenidas en las historias clínicas de las embarazadas. Luego de analizar la información se obtuvo, un IMC inicial promedio(X ̃) de 25,28Kg/m2 (±4,25DE), la población se dividió en, 56,5% con ENI normal, 28,3% sobrepeso, 14,1% obesidad y 1,1% infrapeso; la GP al final del tercer trimestre fue normal en 44,6%, menor a lo recomendado en 30,4% y excesiva en 27,2%. Se pudo constatar que no existe diferencia significativa (p>0,05) para la relación entre el ENI y la GP al final de la gestación. En conclusión el IMC inicial no es predictor de la GP final que alcanzará la gestante a término de este proceso y la alteración de esta variable podría estar determinada por otros factores.
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D’Ambrosio, Maria, et Giovanni Laino. « Educatori come designer degli spazi perFormativi. Asili nido come ‘fabbriche' di cittadinanza e innovazione sociale ». WELFARE E ERGONOMIA, no 1 (juin 2020) : 39–57. http://dx.doi.org/10.3280/we2020-001005.

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Résumé :
Il saggio apre uno spazio di riflessione sul tema della povertà educativa attraverso una pro-posta teorica e metodologica che investe le politiche e i servizi per l'infanzia di un ruolo stra-tegico nel ridisegno di un ecosistema territoriale in grado di qualificare in chiave pedagogica gli spazi e le attività rivolte ai minori e alla genitorialità. Una qualità pedagogica che passa per i professionisti dell'educazione, quindi per la loro formazione e per la loro postura da ricercatori in situazione, e anche per una pianificazione urbanistica strategica in grado di coniugarsi con una ‘visione' di città che contenga l'idea di spazio urbano e di relativa comu-nità educante, attenta alla complessità delle dinamiche che producono diseguaglianze, mar-ginalità e le molte forme di povertà. In questo senso, e recuperando una responsabilità istitu-zionale connessa alla responsabilità di ciascun professionista, il saggio fa emergere anche quanto pensato e sperimentato nell'attuazione del progetto IRIS (Interventi per Riqualificare e Innovare la Scuola) riferito agli asili nido e ai servizi per l'infanzia del Comune di Napoli. Politiche socio-educative e politiche urbane vengono lette come strumenti per connettere e articolare in chiave pedagogica, emancipativa, trasformativa, le azioni strutturali e integrate in grado di rispondere ai bisogni dell'infanzia e al ruolo dei professionisti dell'educazione, perché proprio a partire da questi professionisti si possa nutrire e potenziare la loro capacità/necessità di partecipazione alla vita e alla costruzione-rigenerazione dei legami sociali/territoriali, in chiave di contrasto alla povertà educativa. Si tratta cioè di recuperare per le professioni socio-educative e per i decisori istituzionali e i pianificatori delle politiche e dei servizi educativi, quella ‘sensibilità' e quella operosità, e quindi quella Vita Activa, rintraccia-ta dalla Arendt (1958) come specifica della condizione umana. Una condizione, quella sensi-bile e activa, quindi altamente interattiva e partecipativa, che ciascuno è chiamato a recupe-rare e a nutrire, proprio attraverso una qualità del gesto e della pratica educante che va ben oltre gli ‘spazi' destinati all'educazione. "L'educazione non è un'isola", sosteneva Jerome Bruner (1996), e in questo senso le politiche e i servizi educativi si devono riconnettere a una più estesa e complessa cultura dell'educazione che emerge proprio dalle dinamiche urbane, sociali, culturali, e trova nello spazio extra-quotidiano dell'educativo una possibilità concreta di innovazione e di nuova traiettoria. La qualità (pedagogica) dei servizi educativi in un qua-dro istituzionale di Welfare, è dunque quella possibilità della policy di tradursi in agency e di generare innovazione sociale ovvero variazioni sul piano della povertà educativa e dei feno-meni con cui si manifesta. La qualità (pedagogica) ha necessità di prendere corpo e di farsi spazio rigenerandosi in nuove pratiche che lavorino proprio sul nesso tra corpi e spazi, e sulla loro reciproca capacità di interazione. Lo scritto è dunque attraversato da un evidente sguardo epigenetico che tiene insieme rifles-sione epistemologica e sua istanza metodologica e qualifica le pratiche educative come ‘pale-stre' di cittadinanza e di coesione sociale in chiave trasformativa e rigenerativa, sia sul piano individuale che su quello politico e delle politiche, così da far emergere la metodologia ‘em-bodied' (Bongard-Pfeifer, 2007) come approccio bio-politico al governo ‘sensibile' del ‘vivente': perché l'educazione e la politica possono insieme ridisegnare un nuovo ecosistema per il process generativo della creatura vivente/living creature (Dewey, 1934).
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De los Ángeles Cignoli, María. « Red solidaria Pehuajó cómo vínculo para una pedagogía de la solidaridad y alteridad entre educación formal e informal ». Revista Boletín Redipe 11, no 10 (1 octobre 2022) : 117–26. http://dx.doi.org/10.36260/rbr.v11i10.1900.

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Résumé :
La Red Solidaria Pehuajó (RSP), pretende (desde su origen en febrero del 2017, en el distrito de Pehuajó, ubicado al oeste de la provincia de Buenos Aires, Argentina) ser una entidad de carácter civil de segundo grado, en proceso de formación que agrupa a asociaciones civiles sin fines de lucro, de primer grado, existentes en el Partido, que tienen por finalidad gestar políticas sociales (educación informal), vinculando la participación de niños/as, jóvenes y adultos (educación formal), en acciones conjuntas para desplegar como principio organizador una Pedagogía de la Solidaridad y Alteridad. Desde esta perspectiva, se promueve una participación colectiva y democrática en y para entramar proyectos y subproyectos compartidos a corto, mediano y largo plazo. El propósito es generar un “entre” los ámbitos: público- privado, urbano-rural, político-social-cultural; con corresponsabilidad de edificar una ciudadanía sostenida en los pilares de: confianza, compromiso, participación democrática, identidad, pertenencia y actitud ética, en la complejidad de lo cotidiano que conlleve a configurar un “nosotros”, como segundo principio organizador de una comunidad de aprendizaje en red. El objetivo es ir más allá de un buen gesto hacia la comunidad, algo más que un aplauso formal e informal, algo más que celebrar la red solidaria. Es reconstruirse, acompañarse, pensar juntos en pos de mejorar la calidad de vida de los/as ciudadanos/as y sus instituciones. Es decir, experimentar un “nosotros” donde el valor de la Pedagogía Solidaria se retroalimente de intereses y necesidades, aplicando en el hacer, las capacidades fundamentales de los sujetos para actuar como un “todo”. Además, entendemos, que si a la Pedagogía de la Solidaridad le sumamos la Pedagogía de la Alteridad se produce el tercer principio (filosóficamente hablando) de “alterar” o transformar la propia “mirada” por la del “otro”. Paradigma presente y prospectivo de una concepción del propio lugar-mundo, creando nuevas preguntas que nos lleven a repensar juntos cómo innovar con justicia social, la pasión del sentido de la paz, instaurando en el vínculo humano, las grandes cuestiones humanas: “amor”, aceptando la “vulnerabilidad” que nos hace responsables del otro en cuanto Otro; “amistad” sumando la cooperación razonable, “…relación sin dependencia, sin episodio, y en donde entra sin embargo toda la simplicidad de la vida…(…)…amistad que pone en relación al uno con el otro en la diferencia y a veces en el silencio de la palabra …” (Blanchot, 1971: 328-329); y “justicia”, en donde el cuidado de sí mismo conduzca al cuidado del otro y el saber que estamos ahí cuidándonos.
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AGATI, Maria Luisa. « Κωδικολογία : νέες κατευθύνσεις και όρια ». BYZANTINA SYMMEIKTA 21, no 1 (17 mars 2012) : 195. http://dx.doi.org/10.12681/byzsym.1059.

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Résumé :
<p><span style="line-height: 150%; font-variant: small-caps; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt"><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; font-size: 11pt">LA CODICOLOGIA: RUOLO, ORIENTAMENTI E NUOVE FRONTIERE</span></span></p><p><span style="line-height: 150%; font-variant: small-caps; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt"></span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt">Esame del significato della Codicologia, nel termine e nel concetto, dall’intuizione di Montfaucon attraverso le interpretazioni più significative della storia degli studi, per arrivare alle conclusioni dell’autrice, che, ponendo in primo piano la simbiosi tra libro/contenitore e testo/contenuto, intende la Codicologia nel senso più integrale dello studio del libro manoscritto, non avulso dalla dimensione filologica che nel progredire degli studi “materiali” sembra oggi accantonata. La Codicologia come “</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt">Archeologia</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt"> del libro” apre comunque nuove prospettive con metodologie di ricerca che mirano ad un approccio dinamico, puntando soprattutto alla ricostruzione dei gesti e della psicologia dell’artigiano medievale. Ne sono testimonianza le differenti interpretazioni di <em>mise en page</em>, o il campo di indagine sulla rigatura, col chiarimento dei concetti di tecnica e di metodo, e del funzionamento dei diversi strumenti meccanici, su cui purtroppo le fonti sono reticenti. Tutto ci</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; font-size: 11pt">ò</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt"> pu</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; font-size: 11pt">ò</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt"> ricevere nuova luce solo da uno studio comparato tra le diverse civilt</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; font-size: 11pt">à</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt"> del Mediterraneo, che vede l’incontro</span><font face="Times New Roman"><span style="line-height: 150%; font-family: 'MgOldTimes UC Pol Normal'; color: black; font-size: 11pt">/</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt">scontro tra Cristianesimo e Islam, e le ricerche in corso di chi </span></font><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt">scrive</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt"> hanno gi</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; font-size: 11pt">à</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt"> dato diversi esiti positivi. Per esempio, l’utilizzo dell’orientale <em>mastara</em> viene recepito sistematicamente nelle tecniche metabizantine, ma non </span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; font-size: 11pt">è</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt"> esclusivo nella produzione greca occidentale, influenzata dal mondo latino: solo la Storia pu</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; font-size: 11pt">ò</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt"> dare spiegazione di fenomeni o tradizioni </span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt">altrimenti</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt"> incomprensibili, indispensabile supporto alla critica testuale.</span></p>
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Herrán Sifuentes, Mike A. « LAGARTO PANCHO ». Revista EDUCA UMCH 8 (26 décembre 2016) : 167–72. http://dx.doi.org/10.35756/educaumch.v8i0.48.

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Résumé :
El cielo se llenó de nubes y una sombra tenebrosa cubrió la montaña verde delBrasil. Pasaron las horas y la lluvia se hizo más intensa. La gente se resguardaba ensus cabañas hechas de palma. De repente, en la orilla del río, por encima del barro,comenzó a deslizarse, un enorme huevo color marfil, el cual fue abrazado por unaspiedras en forma de corazón.Una embarcación llamada Reina María I, se preparaba para partir del puertode Magazao llevando telas, con destino al puerto de Iquitos en el Perú. Se decía queaquellas hermosas telas que llevaban en su interior, gustaba mucho a los pobladoresde la ciudad vecina. Esta embarcación estaba dirigida por el capitán Vinicius, quien eraun hombre muy bondadoso, de noble sentimientos y sobre todo, justo. Cuando elcapitán se disponía a subir a su embarcación y próximo a partir, vislumbró cerca de élun hermoso huevo de color marfil, y pensó: “¿Desde cuándo estará este huevo enla orilla del rio? ¿Parece ser un huevo de lagarto?”Era raro para él, que entre la orilla del río hubiese un huevo rodeado de piedras.Pues los lagartos depositan sus huevos dentro de la vegetación para esconderlos delos depredadores. Continuó pensando que tal vez este haya sido arrasado por lacorriente y llevado hasta allí. De cualquier manera no puedo dejarlo ahí, pensó.Agarró el huevo para llevarlo entre sus brazos. Subió a la embarcación y lo dejódentro de una pequeña canasta.El Reina María I, estaba listo para partir. Los pobladores se despedíanemocionados de todos los pasajeros, ya que eran familiares de casi todo el pueblo.Y así fue. El barco zarpó lentamente con mucha tranquilidad, y los pasajeros muyfelices.Navegaron días y noches por las aguas del Amazonas. Aquel río que semostraba sereno y tranquilo. Cruzaron todo el Brasil, hasta llegar a Leticia que esla frontera que separa a Colombia, Brasil y Perú. En aquel puerto bajaron todos lostripulantes y pasajeros, necesitaban cambiar sus reales por soles.El capitán Vinicius hizo lo propio. Olvidando el huevo en el interior del barco.De pronto, el clima se puso feo, empezó a llover fuertemente, el cielo se llenó denubes negras y empezó a caer truenos, rayos y relámpagos, uno de esos rayosimpactó justo en medio de la embarcación. El capitán no podía creerlo. El ReinaMaría I, se estaba quemando. Pero eso no era lo único que le preocupaba, puesrecordó que el huevo que tanto había cuidado estaba vulnerable rodeado por esasllamas.Trataron de sujetar el barco, pero no se pudo, la corriente lo llevó hacia la otraorilla, y allí terminó de quemarse. Vinicius, no pudo contenerse y rompió a llorar. Sesentía culpable de todo. Cayó de rodillas al piso arcilloso y golpeaba con sus fuertesmanos morenas, su pecho.De pronto, algunos tripulantes vieron a lo lejos una canasta que salía triunfantede aquel humo negro. El capitán levantó la mirada y vio aquella escena. ¿Era elhuevo? Sí, lo era. Pidió una canoa para alcanzar a aquella canasta, pero, en el precisomomento en que se disponía subir a la embarcación artesanal, el río comenzó aincrementar su caudal y se puso turbulento. De todas maneras él quería ir a salvarlo,pero los pobladores no lo dejaron, pues era un riesgo para su vida.Vinicius vio alejarse por el horizonte a aquella canasta cubierta por una tela decolor verde y roja. Tristemente lloró, y mirando al cielo, pidió al Señor que protejaal único sobreviviente de la embarcación Reina María I.***El cielo amazónico relucía impecable, despejado y a lo lejos se distinguían losrayos del sol. Ainia parecía danzar en los aires, sus hermosas alas de color canela,jugueteaban con los rayitos de sol, que poco a poco empezaron a perderse en el azuldel cielo. Ainia, cantaba y cantaba, dando los buenos días a todos los habitantes delbosque amazónico, su melodía aguda sonaba ham, ham, ham, ham, haaaaaaaaaa.Cuando se preparaba para aterrizar entre las hojas flotantes, se encendieronrápidamente sus ojos de color miel; vislumbró una canasta solitaria y dijo:–¿Qué hace esa canasta en medio del Amazonas? ¡Tengo que investigarlo!Se apresuró a descender. Aterrizó suavemente, para no llamar la atención,encima de la canasta. Asomó su cabecita ploma dentro y de pronto vio unospequeños ojos rojos que se prendían presurosamente y se asustó. Retiró la cabezainmediatamente, pero como era muy curiosa, pensó que de repente era productode su imaginación, pues cómo podía haber unos ojos de color rojos. Nuevamentese asomó a la canasta, pero esta vez quitó con su pico ganchudo la tela que locubría, llevándolo por los aires hasta dejarlo encima de la copa de un árbol. Bajóinmediatamente y vio dentro de la canasta a un ser de color negro y pequeño, queestaba acostado encima de una camita blanca.–¿Quién eres?–preguntó ella.Pero él no respondió. Le increpó nuevamente:–¿De dónde vienes? –y tampoco respondió.Entonces le preguntó:–¿Estás de vacaciones? ¿Pero dónde están tus padres?No obtuvo ninguna respuesta. Dio varias vueltas alrededor de la canasta y viouna etiqueta que decía Pancho.–¡Ah ya sé, te llamas Pancho! ¿Cómo no se me ocurrió antes? –dijo el ave.El lagarto sonrió mostrando sus pequeños dientes, en un gesto de afirmación.Ainia, reflexionó por un momento, y susurró:–Pobre Pancho, debe de estar solo. ¿Quién podría abandonarlo? Se ve tanvulnerable y muy hambriento. Qué puedo hacer yo, si soy solo un ave de paso.Pancho miraba a aquella ave con dulzura e inocencia.Ainia, tomó vuelo. Subió a la copa de un árbol y cogió una especie de frutade apariencia morada, que por aquellos lugares le llaman caimito. Se lo entregó alpequeño Pancho e inmediatamente el caimito estaba en su estómago.Ainia, jaló la canasta hasta la orilla del río. Recogió la tela roja y verde que habíadejado encima de la copa del árbol. La amarró por el contorno del cuello de Pancho,simulando ser un pañuelo de marinero. Ainia, ayudó con mucho cuidado al pequeñoa descender de la canasta al suelo y se posó encima de él, y juntos ingresaron albosque.Respiraron una y otra vez. Sintieron el aire puro y fresco que parecía venirdesde aquellas grandes y verdes hojas frondosas. Para Pancho todo era nuevo,las hojas, las flores, los troncos, los frutos, no dejaba de sorprenderlo, Ainia muycontenta le explicaba todo lo que conocía, pues ella venía de un lugar muy lejanollamado Costa Rica. Y le dijo:–Como te habrás dado cuenta, mi pequeño, soy un ave aventurera, misabuelos eran mexicanos y mi madre nació en Venezuela, tengo muchos hermanos,primos y parientes que ni conozco, pero sé que existen; mi familia va desde el sur alnorte de toda América, lo cual hace de este Continente, mi hogar; tienes que saberque sé hablar muchos idiomas, pues mi familia siempre me enseñó que para podercomunicarme con los demás es necesario hablar su idioma. Cuando emprendí migran viaje por las islas centroamericanas tuve que hablar inglés, francés, holandésy español. Ah!… pero también sé hablar portugués y un poco de italiano. Estuveaprendiendo a hablar quechua y algunas lenguas nativas del Amazonas. Me gustamucho aprender nuevas culturas. Siento que es parte de mi historia. Pero bueno yahablé mucho de mí. Dime pancho, ¿tú sabes de dónde vienes?Y Pancho le respondió:–No. Yo no sé de dónde soy. Pero pienso que nací en el río, pues es ahí dondepor primera vez te vi.Entonces Ainia le preguntó:–¿Y por qué nunca saliste de esa canasta rota?Y él le respondió:–Pues me daba miedo. Afuera se escuchaba muy feo. Pero ya no tengo miedo,porque tú estás conmigo y sé que nada me va a pasar.Ainia le dijo:–Es correcto, precioso, entonces tú eres peruano. Porque te encontré cercade la Reserva Nacional de Marasha. Es un territorio hermoso y pertenece al Perú.Pancho se quedó callado por unos momentos y de repente exclamó dijo:–¡Soy peruano!Pancho había encontrado el lugar adonde pertenecía y se sentía muy feliz poreso.Los dos siguieron caminando y conversando por varias horas hasta que vierona unos seres trepados por los árboles que comían bananas. Y Pancho preguntó:–¿Qué son esos seres?Ainia le respondió:–Mira Pancho, los de ahí se llaman monos Titi, son más delgados que losmonos araña que están más arriba del árbol. Si alzas muchísimo más la mirada,podrás ver unos pájaros grandes de colores. ¿Lo ves?–Sí, los veo. ¿Y ellos cómo se llaman y por qué tienen la nariz tan grande? –preguntó Pancho.–Mira ellos se hacen llamar Tucanes y tienen el pico muy grande, porque esoles ayuda a controlar su temperatura corporal y también para pelar frutas –le dijoAinia.–Son muy hermosos –dijo Pancho–. Y rápidamente pensó en voz alta: –Cuando sea grande, seré un Tucán para poder volar por los cielos.Siguieron caminando y a lo lejos vieron unas nuevas aves, pero estas eran muydistintas. Pancho se sorprendió y dijo:–¿Por qué esos Tucanes no están volando y por qué tienen el pico tan corto?–Esas aves no son Tucanes. Son Gallitos de las rocas. El color naranja y negro esmuy característico en ellos. ¡Hey! Vamos, Conozco a uno de ellos, te lo presentaré–le dijo Ainia.–¿Cómo están chicos?–dijo Ainia.–¡Bien! ¿Y ustedes?–dijeron las aves–¡Pura vida! Les presento a Pancho. Él es peruano como ustedes –le explicóAinia.–Hola Pancho. Mucho gusto. Mira yo me llamo Florentino y él es Hilario.–Mucho gusto señores. Yo soy Pancho y como ven soy un lagarto.–Cuéntame amigo. ¿Hacia dónde van? –preguntó Florentino.–¡No lo sé! –le dijo Pancho con voz dudosa.Ainia interrumpió:–Estoy mostrándole al muchacho nuestro hogar. Hemos caminado tanto. ¡Quéya estamos cerca de llegar a Leticia! Pues hablé con un delfín rosado, quien me dijoque probablemente allá pueda encontrar más lagartos y de repente reconozcan aPancho.En eso Florentino interrumpió:–¡Ahhh!... Justo hoy se cumple un mes del naufragio de una embarcación ysería bueno que llevaran unas flores blancas como muestra de solidaridad. ¿Ainia, túsabes qué ocurrió aquel día?Y Ainia le respondió preocupada:–No lo sé.–Pues se dice que un barco venido del Brasil, trayendo telas, se quemó enmedio del Amazonas y que afortunadamente no hubo ningún herido, pero ahí noqueda todo, se cuenta que ese día ocurrió un milagro. El fuego empezó a incendiartodo. El capitán estaba desesperado por salvar una canasta que se encontraba dentrode la embarcación. Gritaba muy fuerte. Hasta lloró de la impotencia, pues no lograbasacar aquella canasta del fuego. Sin embargo, después de un largo rato salió flotandoaquella misma canasta que el capitán quería con tantas fuerzas salvar. Pero como nopudo alcanzarlo, rogó al Señor de los Cielos para que lo cuidara. Y por cierto, estabacubierta de una tela del mismo color del pañuelo que tiene este pequeño lagartito.¡Se cuenta que en aquella canasta había un huevo, pero nunca se supo qué clase dehuevo era! –sermoneó Florentino.Ainia, estaba muy impresionada y casi sin habla, porque intuía, que aquel huevoera Pancho. Y pensaba qué podría hacer. Por eso, presurosamente se despidió deaquellas hermosas aves y emprendió la marcha hacia Leticia.Caminaron por varias horas, hasta que llegaron a Leticia. Ainia invitó a Panchoa que jugara con algunas nutrias que estaban en aquel lugar. De repente aparecióel oficial Capibara y Ainia le pregunta sobre aquel barco que se quemó en el río.Y el confirmó todo lo que le había contado Florentino, pero añadió algo más. Queel nombre de la embarcación siniestrada era Reina María I y que venía del Brasil,exactamente de Magazao.Ainia no lo dudó y decidió partir hacia aquel lugar. Presentía que era su deber ira buscar a la familia de aquel inofensivo lagarto.Compró unos boletos de barco, con destino a Magazao. Llamó a Pancho y ledijo:–Amigo qué te parece si ahora vamos a visitar a unos parientes que tengo enel Brasil.Pancho se emocionó de poder conocer a más amigos. Subieron rápidamenteal barco que estaba por partir. Pancho miró por el cobertor y se despidió de lasnutrias. Él estaba muy feliz, era su primera vez en un barco. Se dispuso a comer uncaimito. Era una de sus frutas favoritas,De pronto sintió que alguien lo miraba y decidió saludarlo. Pero aquel pequeñopasajero se alejó de él para llamar rápidamente a su mamá, y dijo:–¡Mamá! ¡Mamá este lagarto feo y negro me quiere comer!Aquella mamá miró a Pancho y le dijo a su hijo:–¡Nicolás! No digas eso, que él es un niño igual que tú.La señora Hormiguero se acercó a Pancho y le dijo:–¿Pequeño, dónde está tu madre?Pancho alzó la mirada y triste le respondió:–Yo no conocí a mi mamá. Pero Ainia es como mi madre. Ella es muy buena yme cuida de todos los que quieren hacerme daño.–¡Ah! entiendo –dijo la señora Hormiguero. Te pido disculpas por elcomportamiento de mi hijo, Nicolás. ¡Hijo ven! Ofrécele unas disculpas a Pancho.Y el niño le expresó su disculpa por haberlo ofendido.La señora Hormiguero dijo con firmeza y sabiduría:–Nunca debemos juzgar a nadie por su apariencia, lo mejor de las personasno se ve…Y así pasaron los días. Hasta que llegaron al puerto de Magazao. Descendierondel barco y caminaron hacia donde había una señal de información turística,preguntaron si había alguna embarcación llamada Reina Isabel I. En ese momentoapareció por debajo de unos libros el señor serpiente, quien era el guía turístico y convoz ronca les dijo que esa embarcación nunca fue habilitada después del accidente.Ainia preguntó por el capitán. La serpiente pensativa les respondió:–Se dice que el capitán de aquella embarcación viajó muy lejos, hacia elhorizonte verde. No se sabe a dónde exactamente. Pero lo que se conoce es queél salvó a un huevo de lagarto que encontró cerca de su barco, antes de partir deeste puerto con dirección al puerto de Iquitos, y por esa acción es considerado elprotector de la selva amazónica sudamericana.Ainia entendió todo. Pancho era hijo de aquel honorable capitán. Y sabía queen algún lado del mundo su padre lo estaría buscando. Ella se comprometió a seguircuidándolo hasta que pudiera emprender su propia búsqueda y descubrir quién era.–¿A dónde vamos? –preguntó Pancho a Ainia.Y ella le respondió como susurrándole:–A casa, mi pequeño, a casa.
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Pujante González, Domingo. « Apertura : No hay palabras... » HYBRIDA, no 5(12/2022) (27 décembre 2022) : 3. http://dx.doi.org/10.7203/hybrida.5(12/2022).25813.

Texte intégral
Résumé :
Il me regarde. Parfois il murmure des mots que je ne comprends pas. Et puis il s’assoit sur le lit, et il rabat les couvertures. Il dit mon nom tout bas, tu dormais, mon amour ? Là il n’y a plus d’espoir, je sais que ça commence. J’ouvre les yeux sur le noir de la chambre qui peu à peu s’éclaire et dévoile le visage de papa. Il n’y a pas de mots pour ce qu’il me fait dans la chambre. Voix coupée, je ne pourrai jamais le dire. À moi seule je le dis pour ne pas me perdre de vue. Lori Saint-Martin (1999). Mon père, la nuit (p. 7). L’instant même. Nous voilà au troisième solstice d’hiver pour la revue HYBRIDA. J’ai eu la chance de passer mon anniversaire à Montréal, de recevoir l’automne aux couleurs changeantes, de savourer l’énergie du jaune, ma couleur préférée, décliné à l’infini : citron, cadmium, moutarde, ocre, auréolin, indien, de Naples, de Sienne, de Cambodge… L’Association Internationale des Études Québécoises, incarnée dans la précieuse figure de Suzie Beaulieu, a contribué à la réussite de ce séjour d’un mois à l’Université de Montréal, accueilli par une personne magnifique et généreuse, écrivaine prestigieuse à juste titre, Catherine Mavrikakis, qui venait de publier son dernier roman Niagara (2022), ainsi que par son entourage académique et familial, son frère Nicolas Mavrikakis, perspicace critique d’art ; son conjoint, l’insigne professeur de littérature Terry Cochran, et leur fille Loulou, toujours le sourire aux lèvres et aux yeux… Le mois d’octobre est spécialement animé du point de vue culturel à Montréal ce qui m’a permis de participer à une intense vie culturelle : nouvelles publications, activités théâtrales, expositions artistiques, cycles organisés par la cinémathèque québécoise (dont la superbe rétrospective sur l’œuvre du canadien Bruce LaBruce)… Je me suis plu à visiter les intéressantes librairies montréalaises toujours en ébullition. J’ai eu la chance d’entrer en contact direct avec le monde éditorial québécois qui connaît certainement un nouvel âge d’or, des maisons d’édition d’une longue tradition comme Gallimard, dont l’ancien directeur Rolf Puls m’a parlé de tant d’anecdotes littéraires en nous régalant avec des huîtres et des oursins des mers du Nord, et dont l’actuelle directrice générale, Florence Noyer, m’a ouvert également les portes. Tout comme les éditions du Boréal où je suis passé plusieurs fois, reçu magnifiquement par Jean Bernier, avec qui j’ai passé des moments d’intense complicité où j’ai pu partager la passion pour Marie-Claire Blais, qu’il connaît dans le moindre détail, et le deuil à cause de la disparition douloureuse, cet intense mois d’octobre, du jeune écrivain Simon Roy, qui était venu à Valence présenter son premier roman Ma vie rouge Kubrick (2014) ; ainsi que celle de Lori Saint-Martin quelques jours plus tard. Il me reste à mentionner la maison d’édition Héliotrope. Un vrai bijou. J’ai eu le privilège de partager quelques conversations littéraires et humaines de haut niveau et une belle promenade du côté du Mont Royal, avec une halte dans la petite pâtisserie du quartier portugais pour prendre un vrai café, avec sa directrice, écrivaine elle-aussi, Olga Duhamel-Noyer, une âme sœur, qui dirige cette maison respirant sans aucun doute un air nouveau, fortement stimulant. Ma valise était donc bien pleine au retour à Valence et j’aurai de quoi lire dans les prochains mois. Tout cela m’a permis de rencontrer, parfois intensément, dans divers contextes, plusieurs écrivain·e·s, tous les âges confondus, dont je signalerai, par ordre alphabétique, Martine Audet, Arianne Bessette (écrivaine discrète et sensible avec qui j’ai connecté immédiatement), Lula Carballo (« ma Lula », mon double), David Clerson, Pierre-­André Doucet (charmant auteur et musicien acadien spécialement remarquable), Clara Dupuis-Morency, Benjamin Gagnon Chainey, Julien Guy-Béland (personne exceptionnelle, engagée, et écrivain percutant), Monique Proulx, que j’ai reçue à Valence et que j’apprécie énormément comme écrivaine et comme personne, avec qui j’ai partagé des croissants et de la confiture faite maison sur son balcon en regardant les arbres perdre leurs feuilles lorsqu’elle me dédicaçait son dernier roman Enlève la nuit (2022) ; et, bien entendu, Lori Saint-Martin. Je ne voudrais pas oublier le professeur de l’Université de Montréal Alex Noël, qui s’intéresse à la littérature québécoise récente et à la mémoire queer, et qui m’a fait découvrir le travail de l’artiste multidisciplinaire canadienne, originaire de l’île Maurice, Kama La Mackerel et le professeur espagnol de l’Université du Québec à Montréal Antonio Domínguez Leiva, écrivain lui-aussi, dont j’avais perdu la trace et avec qui je partage bien des intérêts littéraires autour du corps, de la monstruosité et du « panique ». Une dernière mention spéciale pour deux danseurs : Francis Paradis, personne instruite et empathique qui est restée tout le temps à mon écoute et m’a fait découvrir des lieux remarquables ; et, enfin, le danseur tunisien Achraf El Abed, en asile politique à Montréal à cause des persécutions LGBT dans son pays, n’ayant pas pu venir à Valence pour ces raisons lors du Colloque Queer Maghreb que nous avons organisé en juin 2022. Il a dansé pour nous en privé chez moi dans le quartier du Red Light de Montréal, pas loin de l’emblématique Café Cléopâtre, le jour de mon anniversaire, en compagnie de ma collègue et amie Adela Cortijo, qui était venue pour l’occasion. Je n’oublierai jamais ce moment magique. Merci à tous et à toutes pour avoir contribué à rendre ce séjour montréalais si spécial et si riche dans tous les sens. Comme je l’annonçais, nous avons perdu Lori Saint-Martin, excellente professeure, traductrice et écrivaine canadienne, ayant choisi le français comme langue d’asile et de refuge, d’identité réinventée, et surtout personne proche et généreuse, disparue dans la Seine, subitement. Des ombres spectrales ont envahi mon cœur et mes pensées à cause de ce destin trop funeste, trop tragique, trop romanesque, tellement j’ai envie de ne pas y croire… et, pourtant, Lori n’est plus là. Juste un dernier message sur WhatsApp quelques jours avant l’hécatombe : « Aquí todo bien » (« tout va vient ici »). Elle adorait l’espagnol, sa nouvelle demeure, sa nouvelle passion. Lori, mon amie, tu as troublé mon âme et laissé un grand vide difficile à combler. Je n’ai que des mots de gratitude envers toi. Et, pourtant, la vie continue à couler, elle coule et coule… comme les larmes des mères qui perdent leurs enfants dans toutes les guerres de la planète. Cette planète Terre qui pleure de plus en plus fort pour que l’on prenne soin d’elle, pour que l’on développe une conscience écologique efficace et durable… Temps catastrophiques, oui… excessifs, oui… scandaleux, oui… Et, pourtant, temps de Saturnales et de Noël, de fêtes, de chants et de vœux, de décorer les maisons, d’allumer les bougies et d’offrir des cadeaux, de rêves de santé, de paix et d’amour… tellement on a besoin de diluer les tensions que l’on ressent ; temps d’apaiser nos esprits… de se ressourcer, de reprendre haleine… de se projeter dans un meilleur avenir… malgré… Revenons à nos moutons… Le Dossier central de ce cinquième numéro de la revue HYBRIDA, coordonné par Fabio Libasci, vise à s’interroger sur les multiples enjeux de la notion d’extrême, que ce soit du point de vue chronologique que du point de vue conceptuel. En effet, l’expression « extrême contemporain », étant en perpétuel déplacement, reste spécialement attirante mais problématique, depuis sa création attribuée à Michel Chaillou, à la toute fin des années 80 du siècle dernier. On assisterait, de nos jours, à une « deuxième génération » de l’extrême contemporain. On pourrait donc l’actualiser pour faire référence aux productions littéraires et culturelles récentes au sens large. Du point de vue thématique, l’extrême est vite associé à la notion de limite, de démesure, voire de violence. En ce sens, force est de constater une tendance et une présence des esthétiques de rupture et des formes de l’excès chez des auteur·e·s contemporain·e·s, plus ou moins jeunes, ce qui nous a menés à nous pencher sur les usages et, peut-être les abus, de cette notion poreuse et changeante. Ce Dossier est composé de quatre articles venus de Côte d’Ivoire, de Finlande et de France. Ils abordent l’œuvre des écrivain·e·s Azo Vauguy, Koffi Kwahulé et Hélène Cixous et des cinéastes tels qu’Anne Fontaine, Christopher Doyle ou Julien Abraham. Dans la section Mosaïque, nous publions quatre articles très intéressants également. Hassna Mabrouk, de l’Université Chouaïb Doukkali (Maroc), en s’appuyant sur le révisionnisme historique proposé par les études postcoloniales et subalternes, s’empare de la figure historique de l’explorateur et interprète du début du XVIe siècle Mostafa Al-Azemmouri ou Estevanico, connue essentiellement en Europe sous l’angle de la relation de voyage de Cabeza de Vaca, trop eurocentrée, pour y opposer d’autres représentations de l’explorateur comme celle du personnage Al-Azemmouri qui apparaît dans le roman de Kebir M. Ammi, Les Vertus immorales (2009) où les représentations artistiques qui perdurent dans la ville marocaine d’Azzemmour où il est né. Ahmed Aziz Houdzi, de l’Université Chouaïb Doukkali également, analyse les transformations identitaires du sujet diasporique par rapport aux événements historiques dans le contexte français marqué par les attentats terroristes qui ont eu lieu à Paris en 2015. Il fait une fine lecture de Ce vain combat que tu livres au Monde (2016) de Fouad Laroui où le personnage principal se débat entre le désir d’intégration dans la société laïque et la tentation intégriste incarnée par l’État islamique. Lourdes Rubiales Bonilla de l’Université de Cadix (Espagne) se penche sur « l’affaire Batouala ». Dans son article, elle analyse avec précision les clés de la réception et de la diffusion dans la presse du moment du Prix Goncourt de 1921 octroyé au roman Batouala. Véritable roman nègre de René Maran. Ainsi, elle s’efforce de démontrer les mécanismes de la censure pour essayer de neutraliser le discours politique de l’auteur. Enfin, Diana Requena Romero de l’Université de Valence (Espagne) revient sur la problématique liée à l’étude des personnages féminins dans l’œuvre de Boris Vian. Pour ce faire, elle prend un corpus peu étudié qui est celui des nouvelles de l’auteur afin d’y déceler les processus de métamorphose du corps et les images de l’hybridation de la femme-animal située dans des espaces intermédiaires. Dans la section Traces, plus créative, nous publions trois contributions. Nous avons l’honneur de publier un texte fragmentaire bilingue (en français et en espagnol) de l’écrivaine québécoise, originaire de l’Uruguay, Lula Carballo intitulé restos de barrios (« des restes de quartiers ») où les bribes du passé se mélangent à la rupture du discours à la recherche de nouvelles voies d’expression littéraire. Son premier roman Créatures du hasard (2018) a été spécialement apprécié par la critique. Elle a aussi publié l’album illustré Ensemble nous voyageons (2021), co-écrit avec Catherine-Anne Laranjo et illustré par l’artiste Kesso. Carballo explore avec délicatesse et subtilité la mémoire liée aux souvenirs d’enfance et d’adolescence dans un contexte social spécialement marqué par la pauvreté et la migration, ainsi que les hybridations culturelles et la quête identitaire guidée par l’émotion et par un clair positionnement féministe aux côtés des minorités. Alexandre Melay nous offre [Timescapes], un document photographique présenté par l’auteur où il met en valeur ses préoccupations environnementales et nous fait partager son regard engagé face à « l’impossibilité du paysage » et « l’implacable déconstruction structuraliste du sujet ». Ces photographies en noir en blanc, sorte de cartographie de villes grises, polluées, envahies par les déchets et les éléments inhospitaliers, à l’ère du « Capitalocène », constituent un bel exemple de l’« extrême urbain contemporain ». Enfin, Natalia L. Ferreri de l’Université Nationale de Cordoba et Francisco Aiello de l’Université Nationale de Mar del Plata (toutes deux en Argentine) ont eu la générosité de choisir notre revue pour publier un long entretien en espagnol avec l’écrivaine française (née en Argentine en 1968) Laura Alcoba intitulé « ¿Para qué sirven las historias ? » (« À quoi servent les histoires ? »). Après l’évocation de son sixième et dernier roman intitulé Par la forêt (2022) où la narratrice évoque des expériences traumatiques telles que l’infanticide, le suicide et l’exil, Ferreri et Aiello passent en revue, d’une manière savante et subtile en même temps, les questions essentielles qui traversent l’écriture d’Alcoba où le geste de la traduction, la langue maternelle et la matière des histoires occupent une place prépondérante. Nous inaugurons la section Éventail, où nous voudrions, par le biais des recensions ou des comptes rendus, aérer et diffuser des publications de recherche ou de création proches des intérêts et des perspectives qui animent notre revue. En ce sens, nous publions l’intéressante et complète recension de Martine Renouprez de l’Université de Cadix (Espagne) sur le livre de Laurence Hansen-Love (2022), Planète en ébullition. Écologie, féminisme et responsabilité. Notre revue commence à décoller, à être indexée, répertoriée, présente un peu partout dans le monde grâce au grand intérêt démontré particulièrement par les chercheur·e·s africain·e·s. Un grand merci à vous. Bonne lecture et rendez-vous en juin 2023 pour questionner les « frontières » dans un Dossier intitulé LIMES. Sol invictus.
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Marcelino, José Antônio, et Gina Viviana Morales-Acosta. « IMAGEM VISUAL COMO ESTRATÉGIA DE ENSINO DE CONTABILIDADE ». Internacional Multidisciplinary Journal of the Brazil 4, no 1 (31 juillet 2020) : 14–16. http://dx.doi.org/10.46343/imjbr.v4i1.27.

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Résumé :
Introdução A língua de sinais é uma língua gesto-visual sendo realizada através de movimento do corpo, das mãos, pelas expressões faciais e corporais, De Almeida e Almeida (2012). Possuindo características e qualidades de uma língua oral, apresentando versatilidade e flexibilidade, arbitrariedade, criatividade/produtividade, dupla articulação, iconicidade e arbitrariedade, Harrison (2014, p. 57). Diante da democratização do acesso e a participação do Público-alvo da Educação Especial (PAEE) em específico os alunos Surdos, eles já se fazem presentes nas Instituições de Ensino Superior (IES), onde isto também é uma realidade nos Cursos de Bacharel em Ciências Contábeis. Os alunos durante graduação em Ciências Contábeis, devem até o termino do curso ter condições de compreender as questões científicas, técnicas, sociais, econômicas e financeiras, em âmbito nacional e internacional, e nos diferentes modelos de organização, (Brasil, 2004). Diante deste contexto surge o questionamento a ser investigado: Existe um alinhamento didático entre a língua de sinais e a imagem visual como facilitador do ensino de contabilidade básica para estudantes universitários com diversidade de Surdos? Nos próximos tópicos vamos apresentar objetivo do estudo; metologia utilizada; os resultados e discussões sobre a língua de sinais e o ensino de Contabilidade Inclusiva, e a língua de sinais e o uso da imagem visual como estratégia de ensino, com o enfoque nos alunos com diversidade surda; as considerações finais, seguida dos agradecimentos e referências. Objetivo Temos como objetivo descrever como a língua de sinais e a imagem visual tem contribuído para o ensino de contabilidade básica para estudantes universitários com diversidade de Surdos. O debate a respeito do tema tem por finalidade conhecer as “práxis” adotadas pelos docentes, uma vez que o número de alunos com diversidade surda tem crescido significativamente nas Universidades tendo em vista as suas conquistas e avanços nas legislações. Métodos A pesquisa tem aspecto qualitativo, exploratória, alicerçada numa revisão bibliográfica com encadeamentos universitários inclusivos, que promova a inclusão de alunos com diversidade surda para o ensino e aprendizado da contabilidade básica. Teve como orientação para o enfoque qualitativo Denzin e Lincoln (2006), que a conceituam que a pesquisa qualitativa tem um tratamento interpretativo do cenário estudado, o que significa que os seus investigadores buscam as coisas no seu contexto natural, tentando conhecer os fenômenos em importância que as pessoas a eles reconhecem. Os dados secundários foram coletados na Biblioteca Digital Brasileira de Teses e Dissertações (BDTD), Portal de Periódicos da Capes e Google Scholar, no período de janeiro de 2015 a janeiro de 2020. O critério de pré-seleção dos artigos foi: a partir dos trabalhos que apresentavam no "Título" ou na "Palavras-chaves" um ou mais termos: “Didática Visual”; “Ensino da Contabilidade básica”. Em seguida, foi realizada a leitura dos resumos dos trabalhos selecionados. Assim, foram selecionados 7 trabalhos, distribuídos 4 sobre ensino de contabilidade e 3 sobre imagem visual. Resultados e Discussão Língua de Sinais: ensino de Contabilidade Inclusiva A pesquisa dos autores (Bolzan, 2018; Friedrich, 2019; Santos e Costa, 2019; Alves, 2019) tem abordado sobre o uso da língua de sinais no ensino de contabilidade com vertente inclusiva. O autor Bolzan (2018), aponta que são grandes os desafios encontrados pelos professores, sejam eles didáticos ou metodológicos, uma vez que as suas práticas devem ser adaptadas às necessidades e realidades dos discentes e do ambiente onde estão inseridos. Friedrich (2019) encontrou que não existem sinais-termos específicos para o ensino de contabilidade. Assim, o autor apresentou como solução para facilitar o ensino de contabilidade para alunos Surdos um glossário em Língua Brasileira de Sinais – Libras, trazendo o par linguístico: língua portuguesa e a língua brasileira de sinais, tendo como foco a produção de sinais-termo específicos do curso de Administração para o aprendizado de contabilidade básica. O glossário apresenta 102 sinais-termos de 25 palavras. Santos e Costa (2019) ao explorar a pesquisa descobriram que existe uma barreira da linguagem, falta de conhecimento e de sensibilidade em relação à surdez. Identificaram resistência com relação às adaptações possíveis de estratégias de ensino, de materiais e de utilização de recursos que facilitam a aprendizagem para alunos Surdos, um atraso do conhecimento escolar anterior; a relutância por parte de algumas instituições em ofertar o intérprete. Muitas aulas faladas sem organização didática. Falta de sinais para representar os termos técnicos e a interação entre o aluno com surdez e o professor ou aluno ouvinte. Assim concluíram que é necessário um repensar sobre as metodologias de ensino de contabilidade dentro desta perspectiva da inclusão de alunos com surdez no ensino superior. Alves (2019) demonstrou que é necessária uma comunicação antecipada, por parte da instituição de ensino e dos seus órgãos, da presença de estudantes com deficiências matriculados. A necessidade de diálogo prévio para que venha ser possível adotar práticas inclusivas que visam compreender as suas limitações e possibilidades, preferencialmente antes do início do semestre letivo. Está realidade trazem barreiais atitudinais, de comunicação e metodológicas. Foi percebido pelos resultados encontramos que o ensino da contabilidade e a utilização da língua de sinais apresentam grandes contratempos, sejam elas pela linguagem, o conhecimento e a sensibilidade dos professores e da instituição em relação à surdez, e uma resistência com relação às adaptações possíveis de estratégias de ensinamento, de materiais e de utilização de recursos que facilitam o aprendizado para alunos Surdos. Uma vez que não existem sinais-termos específicos da área, ocorrerão maiores dificuldades de compreensão. Seja o aluno Surdo ou até mesmo interprete, a sua utilização são fundamentais para o discente do curso de ciências contábeis tenha condições de compreender as questões técnicas, sociais, econômicas e financeiras, em âmbito nacional e internacional, e nos diferentes modelos de organização.(Castro Júnior, 2014). É possível assim concluir que ensino de contabilidade para alunos com diversidade surda apresentam grandes desafios, tanto para o professor como para o aluno, uma vez que há barreira de comunicação entre os mesmos, seja pela parte didática de aplicação dos conteúdos e/ou pela falta de sinais-termos em língua de sinais específicos para a área de contabilidade. Língua de Sinais: imagem visual como estratégia de ensino Os autores (Gomes, 2018; Oyorzabal et al.; 2019; Da Silva Gomes e Souza, 2019; Da Hora Correira e Neves, 2019) tem discutido a utilização da língua de sinais e o uso da imagem visual como estratégia de ensino de alunos com diversidade surda. Gomes (2018) constatou que pedagogia visual embasadas na experiência visuais para Surdos, contribuem para um melhor aprendizado. Relatou também que devido à aquisição tardia da língua de sinais os alunos apresentam dificuldades para compreender a Libras, sendo necessária a mediação pedagógica, o uso de vídeos e ilustrações fundada na pedagogia visual para contribuir com a compreensão do conteúdo pelos estudantes. Oyorzabal et.al (2019) identificaram que a falta de sinais termos em língua de sinais traz uma grande dificuldade para a construção do conhecimento para estudantes com surdez. A utilização de estratégias didáticas visuais, bilinguismo, apoio do intérprete e recursos tecnológicos aos alunos Surdos proporcionaram maior acesso à informação e liberdade de comunicação. Da Silva Gomes e Sousa (2019) ao explorar as metodologias adaptadas e o uso recursos imagéticos no ensino para Surdos, observaram melhora significativa a compreensão dos conceitos trabalhados em sala de aula, trazendo assim maior significado ao processo de ensino aprendizagem dos alunos com surdez. Diante dos resultados apresentados foi percebido que a utilização dos recursos visuais e da língua de sinais são fundamentais para o processo de formação do conhecimento dos alunos com diversidade surda. Da Hora Correira e Neves (2019) afirmam que a utilização dos recursos pedagógicos visuais apresentam uma grande vantagem dentro do processo de construção do conhecimento dos alunos com diversidade surda. Pois, uma vez que existe uma linha de comunicação clara entre o aluno e o professor, reconhecendo a sua forma de interlocução com o mundo e na sala de aula, ou seja, a língua de sinais, se faz presente o processo de ensino (Morales-Acosta, 2019). Diante desta perspectiva, concluímos que a utilização da didática visual atrelada a língua materna do aluno Surdo auxilia no processo de aprendizagem. Considerações Finais A pesquisa comprovou que deve-se fazer a transposição dos termos empregados no ensino da contabilidade básica em línguagem portuguesa para língua de sinais, gerando assim sinais-termos inerentes da área. Constatou também que, ao aplicar a imagem visual para o ensino dos alunos com diversidade surda, elas colaboram uma vez que familiarização com língua materna, pois o aluno Surdo tem facilidade de entendimento através do uso das imagens. É possível assim concluir que ensino de contabilidade para estudantes com diversidade surda indicam grandes desafios, tanto para os educadores como para os alunos, uma vez que há obstáculos de comunicação e compreensão entre eles, seja pelas práticas adotadas ou pela inexistência de sinais-termos em Língua Brasileira de Sinais (LIBRAS) exclusiva da área. Agradecimentos À professora Dra. Gina Morales-Acosta por sua paciência, obstinação, coerência e por me orientar da melhor forma possível. Referências ALVES, Elisa Bárbara de Moraes. Mãos que falam: reflexões sobre o processo ensino-aprendizagem de uma estudante surda na educação superior. Universidade Federal de Uberlândia, 2019. BRASIL. Resolução CNE/CES 10, DE 16 de dezembro de 2004. Institui as Diretrizes Curriculares Nacionais para o Curso de Graduação em Ciências Contábeis, bacharelado, e dá outras providências. Brasília-DF, 2004. BOLZAN, Giovana. Competências docentes: um estudo com professores de graduação em Ciências Contábeis no Rio Grande do Sul. 121 f . Dissertação de Mestrado – Universidade Federal do Rio Grande do Sul. Porto Alegre, Brasil, 2018. CASTRO JÚNIOR, Gláucio de. Projeto varlibras. 259 f. (Tese de Doutorado em Linguística). Programa de Pós-graduação em Linguística, Universidade de Brasília. Brasília, Brasil, 2014. DA HORA CORREIA, Patrícia; NEVES, Bárbara Coelho. A escuta visual: a Educação de Surdos e a utilização de recurso visual imagético na prática pedagógica. Revista Educação Especial, v. 32, p. 10-1-19, 2019. Disponível em: doi:http://dx.doi.org/10.5902/1984686X27435 DA SILVA GOMES, Fátima Letícia; SOUSA, Bento Bruno. Utilização de recursos da pedagogia visual no ensino de física para alunos Surdos: uma proposta metodológica para escola inclusiva. Anais do Integra, v. 2, 2019. Disponível em: http://ojs.ifpi.edu.br/revistas/index.php/anaisintegra/article/view/433 DE ALMEIDA, Magno Pinheiro; ALMEIDA, Miguel Eugênio. História de LIBRAS: característica e sua estrutura. 2012. DENZIN, Norman K.; LINCOLN, Yvonna S. Introdução: a disciplina e a prática da pesquisa qualitativa. O planejamento da pesquisa qualitativa: teorias e abordagens, v. 2, p. 15-41, 2006. FRIEDRICH, Márcio Aurélio. Glossário em Libras: uma proposta de terminologia pedagógica (Português-Libras) no curso de administração da UFPel. 2019. Dissertação de Mestrado. Universidade Federal de Pelotas. GOMES, Bianca Antonio. Pesquisa e desenvolvimento de Glossário de sinais em libras para termos técnicos das áreas de Fotografia, Animação e Design Gráfico. Editor. Nuevas Ideas en Informática Educativa, Volumen 14, p. 121 – 125, Santiago de Chile, 2018. Disponível em: http://www.tise.cl/Volumen14/TISE2018/121.pdf HARRISON, Kathryn Marie Pacheco. Língua brasileira de sinais (Libras): apresentando a língua e suas características. Coleção UAB− UFSCar, 51-62, 2014. MORALES-ACOSTA, Gina. Viviana. Sensibilidad Intercultural: Prácticas docentes con estudiantes sordos de una escuela especial de Chile. 182 f. (Tese de Doutorado), Universidad de Santiago de Chile, Chile, 2016. OYORZABAL, Sulma Bedal Nava; ESCOBAR, María Eleazar Tlapala; RAMÍREZ, Roberto Rey Meza. 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Pezzini, Rosinei Aparecido. « Il fenomeno della parola e del gesto in Merleau-Ponty. Per un “ritorno” al “soggetto parlante” nella Phénoménologie de la perception ». Revista Opinião Filosófica 11 (17 juillet 2020). http://dx.doi.org/10.36592/opiniaofilosofica.v11.949.

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Résumé :
Stiamo celebrando il 75mo anniversario della pubblicazione della Phénoménologie de la perception e in questa occasione vale la pena scavare ancor di più in profondità il fenomeno della parola e del gesto in Merleau-Ponty. Il suo movimento di pensiero è un incessante richiamo al “ritorno”. Potremo osservare, però, che tale “ritorno” indica un pensiero sempre incarnato e, pertanto, sempre situato. In questo articolo, ci proponiamo di gettare luce su due punti cruciali che riguardano il capitolo Le corps comme expression et la parole dell’opera di Merleau-Ponty. In un primo momento sottolineeremo il ruolo del soggetto parlante engagé nel linguaggio. Si cercherà inoltre di mostrare che, senza l’intreccio del fenomeno corpo/parola e parola/pensiero non può esistere una comunicazione vitale con il mondo. In secondo luogo verranno analizzati il fenomeno della parola in quanto vero gesto e il gesto come fenomeno d’“indicazione” nel mondo sensibile. Sulla scia di tali considerazioni, la nozione di chair del tardo Merleau-Ponty potrà essere un’éclatement di una futura teoria della chair del linguaggio.
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Bessa, Karla. « Luz(es) del Fuego : rebeldia e feminismos ». Cadernos Pagu, no 60 (2020). http://dx.doi.org/10.1590/18094449202000600003.

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Resumo O artigo apresenta uma leitura do filme Luz Del Fuego, de David Neves, (1982) a partir de uma abordagem feminista, que interliga análise histórica e análise fílmica. Discute a historicidade das práticas transgressoras de Luz Del Fuego (ao mesmo tempo pessoa e personagem) a partir de distintas narrativas produzidas sobre ela e por ela. Aborda os significados do gesto de desnudar-se e indaga os limites do reconhecimento de Luz como uma feminista... Por último, analisa a experiência radical que marcou sua luta pela liberdade do corpo e do prazer como um modo de subjetivação rebelde, que dinamizou tecnologias anticoloniais de gênero nos trópicos.
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FRANZINA, Emilio. « FRA STORIA, MICROSTORIA E DISCUSSIONI IN RETE. La Grande Guerra degli Immigranti "Americani" (1914-1918) ». História (São Paulo) 36 (16 janvier 2017). http://dx.doi.org/10.1590/1980-436920160000000111.

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RESUMO Nel corso della grande guerra furono abbastanza numerosi gli emigrati e i figli o nipoti di immigrati che lasciarono le loro famiglie in America per andare a combattere negli eserciti europei. Attraverso l'analisi di alcuni dati di fatto (arruolamenti volontari, adesione al gesto dei riservisti dei gruppi etnici di rispettiva appartenenza, corrispondenze epistolari di soldati dal fronte ecc.), ma soprattutto attraverso le modalità dei ricordi e delle rappresentazioni letterarie del caso italo brasiliano - dai romanzi autobiografici ai libri per l'infanzia già durante la guerra e poi durante il fascismo - l 'indagine si propone di mettere a fuoco il significato e il valore dello spartiacque bellico per ciò che riguarda la tenuta e le trasformazioni dei sensi di appartenenza nazionale tra i protagonisti e i loro familiari, amici e conoscenti rimasti in Brasile.
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Delicado Miralles, Miguel. « ¿Electrificando el Cerebro para Favorecer el Aprendizaje del Movimiento ? » NeuroRehabNews, Octubre (11 février 2019). http://dx.doi.org/10.37382/nrn.octubre.2019.565.

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¿Electrificando el Cerebro para Favorecer el Aprendizaje del Movimiento? La estimulación eléctrica del cerebro es una técnica desarrollada en animales sobre la década de los 50-60. Fue, la investigadora del Departamento de Neurociencia, Fisiología y Farmacología de Londres, Lynn Janice Bindman en los 60, cuando descubrió que tras la estimulación eléctrica, se produjeron cambios eléctricos en las neuronas del cerebro de las ratas que podían durar horas. Esto despertó mucho interés, ya que parecía posible producir cambios duraderos en las neuronas, haciendo que fueran más sensibles a activarse, es decir, se volvían más excitables. La aplicación de técnicas de estimulación eléctrica con fines terapéuticos, en concreto de la tDCS (transcranial Direct Current Stimulation) se comenzó a investigar en el año 2000, gracias a los trabajos de los profesores de la Universidad de Göttingen, Alemania, los Drs. Michael Nitsche y Walter Paulus. La tDCS consiste en un método de estimulación no invasiva del cerebro, mediante la aplicación de una corriente eléctrica continua a través de dos electrodos que se colocan en la cabeza, resulta la técnica de este tipo más investigada hasta la fecha. Una de las aplicaciones de interés del tDCS es la facilitación del aprendizaje motor. Nuestro sistema nervioso tiene la capacidad de aprender nuevos movimientos, e incluso a controlar mejor los movimientos que ya había aprendido, lo que supone aumentar la precisión de un gesto. Cuando se aumenta la precisión, se disminuye la variabilidad de un movimiento. Por ejemplo, un triplista experto siempre realiza un gesto preciso, lanzando siempre de la misma manera, sin embargo, un jugador inexperto cada vez lanzará de una forma diferente. Luego, para que se produzca el aprendizaje, debe haber una práctica repetida de una tarea, cuya ejecución de movimientos será cada vez más eficiente. Dependiendo de la tarea, el aprendizaje de habilidades puede requerir días o meses de entrenamiento. “ El Aprendizaje motor es la capacidad de adaptarse a un cambio en el entorno y la capacidad de volverse más hábil en una tarea" Respecto a la aplicación del tDCS para el aprendizaje motor, la colocación de los electrodos es algo importante. El cerebro se divide en diferentes lóbulos y áreas, según su función. En los lóbulos laterales (parietales) se encuentra el área motora, que es el área que se encarga de procesar y enviar las órdenes a los músculos para que se produzca el movimiento. Ésta es el área de interés para colocar los electrodos y aplicar la corriente. Hay que tener en cuenta el ánodo (+) y el cátodo (-), puesto que como toda corriente continua, las cargas eléctricas van en una única dirección, establecido por convenio, del ánodo) al cátodo. Hay investigación que señala que durante la corriente continua, bajo el ánodo (+), se puede facilitar la activación de las neuronas, mejorando el aprendizaje y, por el contrario, bajo el cátodo (-), se disminuye la activación de las neuronas y no favorece el aprendizaje, sino que incluso lo puede llegar a dificultar. Teniendo estos principios en cuenta, un ejemplo de aplicación para favorecer el aprendizaje motor de la mano derecha sería colocar el ánodo (favorece la activación de las neuronas) en la área motora del lado contrario (ya que el lado izquierdo del cerebro controla la parte derecha del cuerpo) y el cátodo en el mismo lado de la mano. “Estudios han encontrado que la estimulación eléctrica del área motora favorece el aprendizaje del movimiento” Es importante tener claro que la tDCS no produce actividad neuronal per sé, sino que puede facilitar la actividad de las neuronas. Por lo que, para que facilite el aprendizaje de un movimiento, debe haber movimiento. Teniendo en cuenta que debe haber un entrenamiento del movimiento que se quiere aprender, hay dos maneras de aplicación del tDCS: durante el entrenamiento del movimiento (aplicación online) o antes de entrenar el movimiento (aplicación off-line). Hay evidencia sobre ambas aplicaciones, pero parece que la aplicación online favorece más el aprendizaje. También hay evidencia sobre los efectos del tDCS en las diferentes fases del aprendizaje, como en la fase temprana (memoria a corto plazo) y en la fase tardía (memoria a largo plazo) (Saucedo et al. 2013). Pero hay que reconocer las limitaciones de la tDCS; como que los mecanismos subyacentes a la mejora del aprendizaje no se han explorado completamente a día de hoy. Se necesita más experimentación con pruebas neurofisiológicas y de imagen para comprender mejor los mecanismos neuronales de la tDCS. A pesar de que la evidencia sobre los efectos del tDCS está actualmente en constante crecimiento, los mecanismos que subyacen a la mejora del aprendizaje del movimiento siguen siendo desconocidos. Sin embargo, el principal efecto del aprendizaje se explica a partir de la polarización que se produce en las regiones cerebrales sobre las que se colocan los electrodos, ya que el ánodo y el cátodo producen cambios en la excitabilidad de las neuronas, haciendo que se activen de forma más fácil o difícil, respectivamente. Se necesita más investigación para comprender mejor los mecanismos neuronales de la tDCS.
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Sáez-Llorens, Xavier. « Médicos en pandemia ». Revista Pediátrica de Panamá, 28 décembre 2020, 31–32. http://dx.doi.org/10.37980/im.journal.rspp.20201697.

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Résumé :
La vocación hipocrática es una actitud de vida dedicada a la atención altruista de los demás, presente en los médicos antes de iniciar la carrera, pero profundizada a lo largo de la actividad profesional, haciéndose más relevante en circunstancias riesgosas como la que vivimos actualmente. Durante la formación académica, el estudiante de medicina adquiere nociones teóricas, destrezas prácticas y capacidades éticas. Se le enseña que no se trata de manejar “casos”, “camas” o “patologías”, sino a seres humanos autónomos con vivencias y circunstancias particulares, con problemas, miedos o dudas que trascienden sus síntomas, que requieren empatía, compasión y responsabilidad dentro de una relación de mutua confianza, integridad y respeto. Aprende a evitar los dogmas, que no hay enfermedades sino enfermos, que hay que desarrollar un juicio clínico acucioso, que debe actualizar frecuentemente el conocimiento y asimilar muy bien la historia natural de una infección para no caer en iatrogenia por el desespero ante la visible gravedad del padecimiento. La investigación científica es el camino al pensamiento crítico, una asignatura vital que no debe faltar en el aula universitario. La narrativa del ejercicio médico es la de disposición, profesionalismo y compromiso con la humanidad que sufre. Las fantasías heroicas, épicas, angelicales o apostolares sobran, contaminan y hasta perjudican la óptima atención del enfermo, como también son perniciosas la improvisación, la vanidad y la prepotencia. A los médicos no se les puede imponer que se conviertan en personajes trágicos, con destinos predeterminados, para lo cual deben ejecutar hazañas o arriesgar la vida en busca de gloria y aplauso. Varios gobernantes y dirigentes han utilizado arengas de guerra para referirse al coronavirus, pero el Covid-19 no es una gesta militar. Es una distorsión que afecta el ideario colectivo, donde los trabajadores sanitarios terminan viéndose como piezas o soldados, comandados por generales que ganarán méritos en batallas por el ahorro de vidas, mientras paralelamante hablan de bajas y enemigos que necesitan ser aniquilados o exterminados. Los médicos no actúan con retórica bélica, no van pertrechados para batallas, no obedecen el cumplimiento de órdenes contra un agresor ni van armados con un morral de fármacos que administran según protocolos populistas para satisfacer a la galería. El ejercicio médico implica un contrato fiduciario con el paciente, en un ámbito íntimo, privado y respetuoso, pero apegado a las sapiencias contrastadas, a las evidencias publicadas en revistas revisadas por pares y a los datos científicos validados. En una pandemia, para colmo, a los médicos se les suma la ansiedad por obtener información expedita de los resultados de los ensayos y la incertidumbre por la falta de comprobación contundente sobre la eficacia de fármacos empíricos hasta ahora utilizados, con sus potenciales efectos nocivos. El conocimiento no se genera de la noche a la mañana y es a través de un proceso metodológicamente robusto que se protege al paciente. A las dudas también se añade el estar expuesto a ver cómo, después de continuados esfuerzos, mueren en aislamiento pacientes que poco tiempo antes disfrutaban de una aceptable condición de salud, solos, sin capacidad de comunicarse, despedirse, ni acompañarse de sus seres queridos. Las experiencias tristes y traumáticas que enfrenta el personal sanitario y que naturalmente tiende a borrar para proteger su salud mental y recuperar una vida normal, quedan siempre en el inconsciente, como sombra que modula su conducta individual y social. Un 10 a 20% desarrolla síntomas asociados a estrés agudo, como ansiedad, depresión, insomnio, hostilidad y somatización, unos trastornos postraumáticos que se prolongan por años, a pesar del soporte psiquiátrico. La ciencia médica ha evolucionado muchísimo a través de la historia. A Galeno, por ejemplo, se le atribuye la siguiente conjetura: “Todos los que beben este remedio se curan en corto plazo, excepto a aquellos que no les ayuda y mueren. Es obvio, por tanto, que esta medicina solo falla en los casos incurables”. Esta sentencia refleja a la perfección la conducta de facultativos inseguros de floja preparación que, desconociendo la progresión natural de una enfermedad, usan múltiples compuestos carentes de evidencia científica sólida para aparentar pericia, con la ventaja de saber que mucha gente prefiere escuchar mentiras reconfortantes que verdades perturbadoras. El médico moderno, por el contrario, debe asimilar el concepto de que el mejor tratamiento es un buen diagnóstico, que muchas veces no se requiere prescribir una receta para tener éxito, que hay que tener prudencia escolástica para decidir cuando resulta necesario intervenir y que no debe ceder a las presiones de los eruditos sin diploma que abundan en las redes sociales. La ciencia se construye por evidencias, no por complacencias. Para un sinnúmero de infecciones, el arte de la medicina consiste en escuchar y educar al paciente, mientras su andamiaje inmune se encarga de la espontánea curación. Estas sabias actuaciones son, al fin y al cabo, de las pocas que nos alejan de la chamanería… Dr. Xavier Sáez Llorens Miembro del Consejo Editorial
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