Articles de revues sur le sujet « Fornitura di beni e servizi »

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Rossi, Delfina. « Stato sociale e democrazia ». RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, no 3 (septembre 2011) : 79–90. http://dx.doi.org/10.3280/sa2011-003006.

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Résumé :
L'accesso ai beni non č garanzia del loro pieno utilizzo; occorre mettere le persone in grado di raggiungere determinati funzionamenti e capacitŕ che quei beni possono loro garantire. Lo stato sociale a San Marino quali funzionamenti e beni riesce a garantire? Il saggio parte dall'analisi del contesto economico della Repubblica di San Marino e ne descrive il modello di stato sociale, sviluppato e fondato sul ruolo dello Stato come fornitore diretto della maggior parte dei servizi. La lettura incrociata che ne risulta č che solo attraverso un processo di capacitazione delle persone, quindi dei cittadini, delle istituzioni e di integrazione delle politiche sarŕ possibile, in questo momento storico, raggiungere il bene sociale.
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2

Belvedere, Valeria, Simone Laratro et Stefano Villa. « Integrazione della catena logistica nel settore sanitario : quali strategie sono implementate ? » MECOSAN, no 122 (décembre 2022) : 45–57. http://dx.doi.org/10.3280/mesa2022-122oa14617.

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Résumé :
Lo studio fa luce sulle strategie di integrazione della logistica dei beni nel settore sanitario. La presente ricerca focalizza l'attenzione sulla partnership tra fornitori e aziende sanitarie e si pone l'obiettivo di rispondere a tre diverse domande: i) quali sono le strategie di integrazione che le organizzazioni sanitarie cercano di attuare con i propri fornitori?; ii) quali sono i vantaggi e le barriere delle diverse strategie di integrazione?; iii) quali sono le condizioni organizzative per una strategia di integrazione di successo?I dati sono stati raccolti mediante la somministrazione di un questionario rivolto ai Responsabili Acquisti/Logistici delle aziende sanitarie del centro-nord Italia. La popolazione target finale per questa analisi era costituita da 135 unità. Il tasso di risposta è stato del 46%.Le evidenze mostrano un notevole grado di maturità delle organizzazioni sanitarie. I progetti di integrazione tendono a focalizzarsi maggiormente sui beni più costosi e complessi: (i) dispositivi medici e (ii) materiali per sale operatorie. Le organizzazioni sanitarie cercano partner industriali in grado di offrire elevati standard di qualità dei servizi logistici. La standardizzazione, il commitment del top management e la rilevanza strategica della funzione logistica sono ampiamente considerati come aspetti chiave per l'implementazione di successo di questi progetti.
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3

Farinella, Domenica, et Fabio Mostaccio. « La governance dell'acqua a Messina, tra precarietà idrica e inefficienza dell'azione pubblica ». ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no 133 (mars 2022) : 82–103. http://dx.doi.org/10.3280/asur2022-133004.

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Résumé :
La qualità della fornitura dei servizi essenziali è fondamentale per promuovere i diritti di cittadinanza. La mancanza di efficienza nella distribuzione dell'acqua rende Messina un interessante caso di studio. La crisi idrica del 2015, quando la città è rimasta senza acqua per 24 giorni, ha evidenziato tutti i paradossi e le contraddizioni che caratterizzano l'erogazione di servizi idrici cittadini. In questo saggio si presentano i risultati di una ricerca empirica sulle politiche idriche a Messina.
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de Jasay, Anthony. « Public Goods : Contribution and Benefit ». Journal of Public Finance and Public Choice 9, no 3 (1 octobre 1991) : 187–202. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907345388.

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Résumé :
Abstract In questo scritto viene messa in discussione la definizione tradizionale di bene pubblico, in base alia quale la natura pubblica di un bene è conseguenza della non-escludibilità ed indivisibilità, e ne viene proposto un concetto alternativo per cui la natura pubblica è piuttosto causa di tali caratteristiche.Contrariamente all’approccio tradizionale che considera il problema dei beni pubblici come un dilemma del prigioniero in cui contribuire è irrazionale da un punto di vista individuale, l’autore argomenta che la fornitura volontaria di beni pubblici rappresenta la soluzione di un gioco in cui l’utilità attesa derivante da strategie da «sucker» o da «free rider» varia al variare della probabilità soggettiva che un qualsiasi altro beneficiario adotti una data strategia.La coercizione a contribuire rappresenta dunque la condizione necessaria non per la fornitura di beni pubblici, ma per la realizzazione di una «giustizia» anti-free rider nella organizzazione della stessa. In sostanza, la coercizione assegna ad una scelta sociale la selezione di «suckers» e «free riders», selezione che, in sua assenza, avrebbe luogo sulla base di scelte individuali volontarie di tali ruoli.
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Marucci, Angelo, Davide Marino, Margherita Palmieri et Silvia Pili. « ruolo delle aree agroforestali nella fornitura potenziale di servizi ecosistemici : il caso della Regione Molise ». L’Italia Forestale e Montana 77, no 4 (14 octobre 2022) : 153–63. http://dx.doi.org/10.36253/ifm-1723.

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Résumé :
I cambiamenti nell’uso e copertura del suolo rappresentano la principale causa della perdita del capitale naturale e dell’offerta dei servizi ecosistemici. Analizzare le dinamiche e gli impatti di tali cambiamenti è importante anche rispetto all’attuazione del Nuovo Testo Unico Forestale, che riconosce i servizi ecosistemici generati dalle foreste ed individua, nei Pagamenti per i Servizi Ecosistemici, gli strumenti innovativi per la gestione forestale sostenibile. L’implementazione di tali strumenti richiedono informazioni inerenti alla mappatura, alla quantificazione ed alla valutazione economica dei servizi ecosistemici. Nel nostro studio abbiamo analizzato la variazione dell’offerta dei servizi ecosistemici in relazione alle dinamiche di uso e copertura del suolo avvenuti tra il 1960 ed il 2018 nella Regione Molise. Per fare questo tipo di analisi abbiamo impiegato una metodologia basata sull’analisi in ambiente GIS dei processi di trasformazione del paesaggio agro forestale e sulle matrici qualitative di fornitura potenziale dei servizi ecosistemici legati alla copertura del suolo. I risultati ottenuti potrebbero essere funzionali a prevedere scenari futuri ed identificare strategie di adattamento per la mitigazione degli impatti dovuti ai cambiamenti della copertura del suolo a scala regionale e nazionale.
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Gozzi, Antonio, Roberta Scarsi et Riccardo Spinelli. « Un'analisi dei raggruppamenti strategici nella fornitura di servizi logistici ». ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, no 2 (décembre 2015) : 231–57. http://dx.doi.org/10.3280/ed2015-002001.

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Ubaldi, Barbara. « Open data e la nuova frontiera della fornitura di servizi innovativi ». PRISMA Economia - Società - Lavoro, no 1 (septembre 2015) : 39–54. http://dx.doi.org/10.3280/pri2015-001004.

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Ciaffi, Daniela, et Emanuela Saporito. « Il diritto alla cura dei beni comuni come palestra di democrazia ». SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no 127 (mars 2022) : 39–51. http://dx.doi.org/10.3280/sur2022-127004.

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Résumé :
L'incrocio tra il diritto e la sociologia urbana apre a scenari di sperimentazione di modelli democratici nuovi, permettendoci di ridefinire servizi pubblici, spazi urbani, territori come beni comuni. Secondo la prospettiva proposta, le pratiche sempre più diffuse di cittadinanza attiva, che si prende cura dei beni comuni, trasformano i cittadini/abitanti da utilizzatori/consumatori di servizi e spazi a prosumers, suggerendoci che siamo in una fase di cambio di paradigma nella rappresentazione e definizione delle istituzioni pubbliche. La scuola è proposta come campo concreto di riflessione, nel suo passaggio da servizio pubblico a bene comune, quando cioè si territorializza, diventando oggetto di cura di tutta la "comunità educante", per disegnarsi sui caratteri socio-spaziali del bisogno educativo.
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Bruno, Francesco. « Inquinamento del territorio rurale e Pac ». AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, no 2 (octobre 2011) : 29–52. http://dx.doi.org/10.3280/aim2011-002004.

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Résumé :
All'obiettivo di creare un sistema agricolo competitivo nei mercati mondiali, garante allo stesso tempo della salute dei consumatori, si accompagna l'esigenza di sviluppare le aree rurali, tutelare il territorio e proteggere l'ambiente. Protagonista è l'impresa agricola nella sua accezione multifunzionale, producendo essa non più (o non solo) beni (i prodotti agricoli), ma anche servizi ambientali e territoriali, nell'ambito di un modello di sviluppo endogeno e flessibile delle aree rurali. E proprio nel mercato dei servizi collegati alla tutela e alla conservazione dell'ambiente, caratterizzato dalla crescente domanda di qualità ambientale, l'impresa agricola non dotata di strumenti tali da poter competere nel mercato globalizzato dei beni, trova un naturale "sbocco" per la produzione di servizi legati alle sue specifiche caratteristiche territoriali. Tuttavia, se gli obiettivi che la nuova Politica di sviluppo delle aree rurali intende perseguire sono chiaramente desumibili dal contesto normativo, non altrettanto si può dire degli strumenti che si intende utilizzare, delle pronunce contrastanti dei giudici e della normativa ambientale e urbanistica.
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Cossu, Antonella, Monica Berzacola, Luisella Consumi, Domenico Donato De Falco, Francesca Mocchi, Antonella Orviati, Ornella Salvioni, Serena Sangiorgi et Maria Lucia Violo. « Transizione digitale : i servizi interbibliotecari e il ruolo di ILL SBN ». DigItalia 16, no 2 (décembre 2021) : 53–64. http://dx.doi.org/10.36181/digitalia-00036.

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Résumé :
In Italia i servizi interbibliotecari sono organizzati soprattutto a livello locale e le biblioteche segnalano spesso difficoltà a cooperare per rispondere alle richieste dei propri utenti in una dimensione nazionale e internazionale. L’obiettivo di un servizio nazionale di prestito interbibliotecario e fornitura documenti facilmente fruibile dagli utenti trova nella transizione digitale l’ambiente favorevole alla sua realizzazione, anche attraverso l’utilizzo di standard di interoperabilità e di formati aperti che superano le differenze tra applicativi e consentono la condivisione dei dati. In un’ottica di servizio agli utenti, l’ICCU, attraverso la piattaforma ILL SBN, lavora affinché si creino le condizioni per l’integrazione dei servizi interbibliotecari a livello nazionale attraverso la più ampia cooperazione tra istituzioni. Il gruppo di lavoro per l’interoperabilità e lo sviluppo del servizio ILL SBN, che ha concluso la sua attività di recente, ha contribuito al raggiungimento di questo obiettivo grazie alla collaborazione tra colleghi che utilizzano software diversi e lavorano insieme per un servizio integrato.
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Lupo, Eleonora. « Design e beni culturali : creare sistemi di valore per connettere cultura, luoghi, conoscenza, comunità, impresa ». i+Diseño. Revista Científico-Académica Internacional de Innovación, Investigación y Desarrollo en Diseño 8 (7 avril 2013) : 30–39. http://dx.doi.org/10.24310/idiseno.2013.v8i.12594.

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Résumé :
La valorizzazione dei beni culturali oggi è un asset privilegiato per lo sviluppo sostenibile e l’innovazione del sistema paese. La fruizione collettiva di cultura si è evoluta, parallelamente alla società dei servizi e delle esperienze, verso la democratizzazione moltiplicazione di momenti e occasioni di appropriazione e accesso a beni, prodotti, servizi ed attività culturali e creative, in termini di circuito di senso identitario di una comunità, di rigenerazione e ridistribuzione del valore di un territorio, di strumento di partecipazione, integrazione e coesione sociale.In questa logica, in coerenza con le indicazioni promosse dalla comunità Europea e dall’Unesco, i modelli di sviluppo culture oriented, hanno l’obiettivo di generare, attivare e incrementare il valore del bene culturale nella sua funzione patrimoniale, storica, civile, simbolica, sociale e di sviluppo, e sono finalizzati allo sviluppo di piattaforme e sistemi di connessione in grado di connettere le comunità attraverso cultura e conoscenza.
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Barone, Guglielmo, et Sauro Mocetti. « LealtÀ fiscale e fornitura di beni pubblici nelle regioni del Nord Est ». ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no 2 (décembre 2012) : 128–51. http://dx.doi.org/10.3280/es2012-002011.

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Ibba, Carlo, et Francesco Morandi. « La fondazione di partecipazione per la gestione di prodotti e servizi turistici ». RIVISTA ITALIANA DI DIRITTO DEL TURISMO, no 2 (août 2011) : 171–84. http://dx.doi.org/10.3280/dt2011-002016.

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Résumé :
Il rapporto di collaborazione pubblico-privato incontra nuove possibilitŕ di realizzazione attraverso forme innovative di accordo. La sperimentazione avviata in alcune realtŕ locali con la creazione di fondazioni di partecipazione sembra dare i primi risultati positivi. Le fondazioni sono state in grado di coniugare efficacemente la gestione dei beni culturali, l'organizzazione dei servizi turistici e la realizzazione degli eventi. Hanno offerto un valido apporto all'integrazione dei centri minori, alla salvaguardia dei valori identitari e allo sviluppo dell'offerta turistica, favorendo in concreto il progresso sociale, economico e occupazionale.
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Busto, Paola, et Giuseppe Viola. « Società Benefit : le prime esperienze lombarde nel settore delle public utility ». ECONOMIA PUBBLICA, no 1 (février 2022) : 167–74. http://dx.doi.org/10.3280/ep2022-001009.

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Résumé :
Partendo da un breve excursus sulle Società Benefit, frutto di un percorso di evoluzione della responsabilità sociale nell'attività d'impresa (CSR), questo articolo intende porre l'attenzione sulla pionieristica esperienza italiana - prima in Europa - di un modello giuridico di impresa che punta a integrare massimizzazione del profitto con il raggiungimento di finalità sociali e ambientali. Tra queste rientrano le public utility, aziende del servizio pubblico locale che erogano beni e servizi essenziali per la collettività, già in realtà benefit oriented. Dal protocollo tra Confservizi CISPEL Lombardia e Assobenefit sottoscritto a dicembre 2020, in un solo anno si documenta la scelta, non scontata, delle prime due aziende di servizi pubblici in Lombardia di adottare lo status di Società Benefit. L'esperienza di Neutalia S.r.l. e Tea S.p.A
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Gombi, Diego, Massimo Improta et Rinaldo Sacchetti. « Le tecnologie che consentono ad una persona diversamente abile la gestione di un personal computer e l'ambiente domestico : l'esperienza del Centro Protesi Inail ». SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no 92 (février 2011) : 12–29. http://dx.doi.org/10.3280/sur2010-092002.

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Résumé :
Da oltre dieci anni il Centro Protesi INAIL (di seguito CPI), uno dei maggiori poli italiani per la progettazione, la realizzazione e l'applicazione di protesi, ortesi e ausili, ha inserito tra i suoi servizi quello della consulenza e della fornitura di ausili informatici e domotici. Questo servizio, nato da una sperimentazione in Emilia Romagna poi espanso a tutto il territorio Italiano attraverso l'area Ausili Informatici e domotici (AID), č rivolto principalmente a quegli utenti cui un infortunio sul lavoro ha causato gravi menomazioni fisiche, ed ha lo scopo di consentire all'utenza diversamente abile un completo controllo di un ambiente informatico e dell'ambiente domestico, sopperendo alle limitazioni imposte dall'infortunio con apparecchiature ad elevato contenuto tecnologico, o con l'utilizzo "speciale" di apparecchiature standard. La maggioranza dei casi trattati dall'AID riguarda utenti con limitata o assente mobilitŕ degli arti superiori (lesioni midollari alte parziali o complete, traumi da schiacciamento, lesioni neurologiche, esiti di amputazioni, ecc.); piů di recente la casistica si č arricchita di lesioni sensoriali (principalmente problemi a carico della vista), disturbi post traumatici del linguaggio (afasia, ecc.) e problematiche cognitive (solitamente unite a problematiche motorie in esiti di trauma cranico). Dopo una panoramica dei principali sistemi in commercio e delle procedure utilizzate dall'Inail per la fornitura degli ausili informatici e domotici saranno presentati alcuni casi studio ad esempio delle diverse tipologie di soluzioni per accrescere le potenzialitŕ di comunicazione e di autonomia dei diversi utenti disabili.
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Di Giorgio, Sara, et Claudio Prandoni. « Il progetto inDICEs : misurare l’impatto della cultura digitale ». DigItalia 15, no 2 (décembre 2020) : 59–73. http://dx.doi.org/10.36181/digitalia-00014.

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Résumé :
inDICEs è un progetto di ricerca e innovazione finanziato dalla Commissione Europea nell'ambito del programma Horizon 2020, e coordinato dall'ICCU. La ricerca condotta da inDICEs permetterà di sviluppare una metodologia scientifica per misurare e valutare l’impatto economico della digitalizzazione del patrimonio culturale, analizzando le modalità di accesso ai beni e ai servizi culturali in Europa. A partire da questo, il progetto elaborerà delle raccomandazioni rivolte ai responsabili del settore dei beni culturali e delle industrie culturali e creative, per fornire loro strumenti utili ad affrontare le sfide poste dall'avvento del mercato unico digitale al fine di far prosperare e diffondere la cultura europea. Infine, il progetto svilupperà una piattaforma partecipativa e un sistema di autovalutazione, utile agli istituti culturali per migliorare il proprio posizionamento strategico nel mercato unico digitale, favorendone perciò la trasformazione digitale.
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Creaco, Salvo. « Some Notes on Coproduction* ». Journal of Public Finance and Public Choice 6, no 1 (1 avril 1988) : 33–45. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907344479.

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Résumé :
Abstract L’analisi delle funzioni pubbliche dal punto di vista dell’appropriata allocazione giurisdizionale è stata svolta sinora soprattutto dal punto di vista economico e politico.Questo scritto considera la partecipazione politica da un particolare punto di vista economico, poichè include nella categoria della partecipazione le diverse strategic usate dall’individuo nell’esecuzione di programmi pubblici. La principale ipotesi è che I’individuo influi sui contenuti di molti beni e servizi pubblici attraverso la sua diretta partecipazione.L’applicazione del modello di comportamento della Public Choice dimostra che la co-produzione raggiunge risultati positivi con riferimento alle attività pubbliche locali.
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Pronti, Andrea. « Agroecologia e sviluppo rurale nella regione orientale del Minas Gerais ». Revista Movimentos Sociais e Dinâmicas Espaciais 6, no 2 (27 novembre 2017) : 92. http://dx.doi.org/10.51359/2238-8052.2017.231110.

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Résumé :
Nell'area orientale dello stato del Minas Gerais è stato realizzato il progetto di cooperazione internazionale tra Italia e Brasile "Agroecologia e formazione socio ambientale per lo sviluppo sostenibile" con lo scopo di sostenere l'agroecologia per lo sviluppo rurale locale. L'area è caratterizzata dalla produzione estensiva di caffè principalmente a livello di agricoltura familiare. Il caffè, oltre a sostenere quasi totalmente l'economia locale, rappresenta uno dei maggiori driver di distruzione della Foresta Atlantica, bioma locale molto importante per la fornitura di servizi ambientali. Grazie alla collaborazione tra Università di Torino e RE.TE. Ong, nell'ambito del progetto Uni.Coo, è stato realizzato uno studio economico per confrontare l'utilizzo di pratiche agroecologiche e convenzionali con lo scopo di verificare se le prime potessero effettivamente contribuire allo sviluppo sostenibile dell'economia regionale. Sono state confrontate diverse variabili economiche e ambientali in 6 unità produttive. I risultati dello studio indicano che le pratiche agroecologiche siano in grado di fornire mediamente maggiori redditi, remunerare maggiormente il lavoro, diversificare i redditi e le diete, oltre a contribuire sia alla riduzione dell'uso prodotti chimici che alla conservazione forestale. Lo studio suggerisce che l'agroecologia possa rappresentare un possibile modello di sviluppo agricolo sostenibile per la regione.
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Salvini, Andrea. « Dentro le reti. Forme e processi della Network Governance ». RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, no 4 (novembre 2011) : 39–57. http://dx.doi.org/10.3280/sa2011-004004.

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Résumé :
La complessitŕ dei fenomeni sociali e dei meccanismi di governo delleha prodotto l'allargamento della partecipazione alla sfera pubblica fino a comprendere un vasto orizzonte di soggetti interessati ad intervenire, a vario titolo, nella produzione di servizi e di beni comuni (istituzioni pubbliche, terzo settore, imprese). Le forme e i modi di questa partecipazione hanno previsto la costituzione di nuove entitŕ organizzative normalmente descritte mediante il concetto di rete; di conseguenza, stante la centralitŕ della dimensione reticolare che assumono i processi di governo all'interno della sfera pubblica "allargata", i concetti die ditendono a coincidere. In questo saggio si discutono le forme e i processi che caratterizzano il "governo mediante le reti", attingendo ad una duplice fonte teorica, lae l'interazionismo simbolico.
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Colleoni, Matteo. « Mobilitŕ e societŕ urbane contemporanee ». SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no 94 (avril 2011) : 16–29. http://dx.doi.org/10.3280/sur2011-094003.

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Résumé :
Abbiamo vissuto per molti secoli in cittŕ dalla morfologia compatta e densamente costruita attorno ai centri storici urbani, in particolare nei Paesi europei ad elevato livello di sviluppo, nelle quali le residenze, i luoghi del lavoro e dei servizi erano prossimi e l'identitŕ delle popolazioni si fondava sull'appartenenza alle comunitŕ locali delle relazioni di parentela e di vicinato. La situazione cambia con la nascita della cosiddetta cittŕ diffusa (o sconfinata), nella quale il peri-urbano diventa l'area di localizzazione privilegiata degli insediamenti e muta in modo radicale la morfologia spaziotemporale della mobilitŕ e dell'accessibilitŕ ai beni e ai servizi urbani. La dispersione degli insediamenti ha portato con sé quella della domanda di mobilitŕ e causato la crisi del sistema tradizionale di offerta dei trasporti pubblici che, organizzato sul presupposto della cittŕ compatta, presenta una struttura prevalentemente radiale, carente di reti di trasporto extra-urbane e di centri di interscambio modale. Il saggio analizza il tema della dispersione urbana, dell'aumento della superficie costruita e delle relative conseguenze sulla mobilitŕ quotidiana, dedicando particolare attenzione agli esiti dei piů validi studi empirici condotti nelle aree urbane e metropolitane italiane.
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Mattia, Giovanni. « I segmenti generazionali e le percezioni nei confronti degli accessible luxury goods : una ricerca empirica su quattro differenti fasce di etÀ ». MERCATI & ; COMPETITIVITÀ, no 3 (septembre 2010) : 51–73. http://dx.doi.org/10.3280/mc2010-003006.

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L'attenzione degli studiosi nei confronti del settore del lusso risulta soprattutto focalizzata sul cosiddetto "lusso inaccessibile", ossia l'insieme di marche e prodotti con prezzo elevato dal particolare prestigio. Riscuotono minore attenzione gli effetti della democratizzazione del lusso Il presente paper investiga come si modifica la percezione del concetto di lusso in ottica inter-generazionale, utilizzando prodotti e servizi in larga misura di lusso accessibile. Č stato appositamente selezionato un paniere di 22 beni, sottoposto alla valutazione comparativa di un campione di 456 individui omogeneamente distribuiti fra quattro fasce d'etÀ (18-25; 26-35; 36-45; 46-55). Il lavoro č suddiviso in tre parti: analisi ragionata della teoria esistente; metodologia e risultati; conclusioni, implicazioni e limiti della ricerca.
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Pasetto, Attilio. « Imprese sociali e sistemi produttivi locali ». QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, no 3 (septembre 2011) : 149–66. http://dx.doi.org/10.3280/qu2011-003007.

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Résumé :
La Nota approfondisce il rapporto tra imprese sociali e sistemi produttivi locali, partendo dalla constatazione che oggi i distretti non riescono piů ad assicurare la coesione sociale territoriale che, in passato, era stato un fattore determinante del loro successo. Č, infatti, cresciuta l'esigenza di fruire di beni sociali in modo personalizzato, che, a livello locale, sono spesso assicurati dal settore nonprofit. Serve quindi una governance del territorio, in cui il sistema manifatturiero e quello dei servizi alle persone dialoghino fra loro, puntando alla valorizzazione delle risorse in una logica inclusiva per tutti i soggetti che ne fanno parte.
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Troiano, Stefania, et Francesco Marangon. « I Payments for Ecosystem Services : opportunitŕ di sviluppo nella tutela delle risorse paesaggistico-ambientali ». ECONOMICS AND POLICY OF ENERGY AND THE ENVIRONMENT, no 3 (novembre 2011) : 87–113. http://dx.doi.org/10.3280/efe2010-003006.

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Résumé :
La protezione del paesaggio č stata per lungo tempo affidata alla Pubblica Amministrazione, che per lo svolgimento di questo compito si č avvalsa degli strumenti vincolistici. Questi ultimi, perň, si sono dimostrati incapaci di far fronte alle conseguenze negative derivanti dall'abbandono dei terreni. Questa constatazione ed il declino delle risorse finanziarie stanziate a favore della protezione delle risorse paesaggistico-ambientali hanno favorito l'affermarsi di strumenti alternativi, quali gli strumenti economici per la tutela delle risorse paesaggistico-ambientali, che prevedono un ruolo preponderante degli attori privati. In base agli studi sulla valutazione monetaria e non monetaria dei beni paesaggistico- ambientali condotti negli ultimi anni, che hanno consentito, da un lato, di individuare le caratteristiche che rendono attraente un paesaggio, e, dall'altro lato, di identificare la disponibilitŕ a pagare per fruire di un servizio paesaggistico-ambientale, l'articolo descrive le possibilitŕ di creazione di un mercato per i servizi derivanti dalla protezione del paesaggio. Viene approfondito, in particolare, il caso dei Payments for Ecosystem Services (PES), strumenti economici utilizzati a favore della conservazione/ valorizzazione dei servizi forniti dalle risorse paesaggistico-ambientali. Dopo una sintetica analisi di questa strumentazione, l'articolo si sofferma sulle prospettive di sviluppo in Italia di specifiche categorie di PES, che hanno per oggetto alcune risorse paesaggistico- ambientali preferite dagli utenti.
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Mercurio, Franco. « Per una politica bibliotecaria che sostenga la crescita culturale e agevoli la ricerca storica ». SOCIETÀ E STORIA, no 172 (juin 2021) : 352–57. http://dx.doi.org/10.3280/ss2021-172006.

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Résumé :
L'autore illustra il processo di progressiva marginalizzazione delle biblioteche pubbliche, in primis di quelle statali, rispetto alle altre componenti del patrimonio culturale nazionale. Tale processo, avviato tra gli anni sessanta e settanta del secolo scorso, si è accentuato nei decenni successivi con crescenti differenziazioni tra i diversi settori dell'amministrazione dei beni culturali, alimentando conflitti per la distribuzione e l'allocazione delle risorse finanziarie ed umane. Ne è derivata, soprattutto nell'ultimo decennio, segnato da una forte contrazione della spesa pubblica, una decisa marginalizzazione dei settori bibliotecario e archivistico. Le gravi conseguenze si avvertono oggi nella perduta qualità dell'erogazione dei servizi bibliotecari necessari all'alta formazione e alla ricerca. Sintetiche ed efficaci tabelle documentano la situazione critica in cui versano attualmente le biblioteche statali. L'autore propone soluzioni differenti per le diverse tipologie di biblioteche prese in esame. Per quanto riguarda le biblioteche non statali propone una maggior coordinamento nazionale che superi l'artificiosa suddivisone regionale delle politiche bibliotecarie. Per le biblioteche statali auspica il passaggio delle competenze, assieme agli archivi, dal Ministero per i beni culturali al neonato Ministero dell'università e della ricerca, ritenendo la loro funzione più aderente alla missione di quest'ultimo.
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Pavolini, Emmanuele. « I servizi di welfare come beni collettivi per lo sviluppo : le anomalie del caso italiano ». QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, no 4 (février 2015) : 65–87. http://dx.doi.org/10.3280/qu2014-004004.

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Cavaliere, Stefania. « Prospettive giuseconomiche dell'orange economy ». ECONOMIA PUBBLICA, no 2 (juin 2022) : 273–93. http://dx.doi.org/10.3280/ep2022-002004.

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Résumé :
Il lavoro intende approfondire le peculiarità della Orange economy, un nuovo tipo di economia collegata alle imprese operanti nel campo della cultura, dell'arte e della creatività, che sta avendo un importante sviluppo soprattutto negli ultimi anni. Essa postula un radicale cambio di paradigma, non solo e non tanto nel modo di approcciare l'economia stessa, bensì nel modo di considerare i sistemi di produzione e consumo di beni e servizi. Il settore in oggetto, pur dimostrando una crescita sia in termini di valore aggiunto, sia in termini di occupazione, almeno in Italia, non è ancora approdato a una disciplina organica, a causa della difficoltà di inquadrare in maniera esaustiva le attività che ne fanno parte e a causa della sua multidisciplinarietà. I policy makers, tuttavia, consapevoli delle concrete possibilità di sviluppo per il Paese e del contributo alla modernizzazione del sistema produttivo, della società e dell'industria offerte dall'Orange economy hanno sentito il bisogno di mettere a disposizione di questo comparto congrui finanziamenti, soprattutto attraverso le misure del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Ciò evidenzia come questa nuova economia potrebbe trovarsi davanti a una vera e propria svolta e contribuire a realizzare quella "crescita intelligente, sostenibile e inclusiva" voluta dall'Unione europea.
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Pagan, Veronica, et Claudia Peiti. « Il welfare aziendale come comunità d'impresa ». ECONOMIA PUBBLICA, no 3 (janvier 2021) : 103–23. http://dx.doi.org/10.3280/ep2020-003005.

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Résumé :
L'articolo si propone di analizzare gli attuali strumenti di welfare aziendale e le azioni introdotte dai diversi livelli di regolazione. Grazie al contributo di indagini e studi di settore, vengono pertanto presentate le diverse accezioni di welfare aziendale: il cosiddetto secondo welfare, gli elementi di conciliazione vita-lavoro, i beni e i servizi che attengono più alla cultura aziendale (fringe o flexible benefit) e infine gli strumenti più innovativi e che si identi-ficano con un concetto di welfare più recente (welfare allargato alla comunità esterna). Rispetto al ruolo della contrattazione, gli autori osservano come l'attenzione del-le parti sociali verso il tema sia cresciuta negli ultimi anni e come le iniziative aziendali abbiano assunto un carattere integrativo di rilievo rispetto al ruolo degli istituti negoziali collettivi. Il lavoro esplora, infine, le prospettive future del welfare aziendale, con uno sguardo al settore delle public utility, anche alla luce della recente emergenza sanitaria. La diffusione del COVID-19 ha infatti permesso di "accelerare forzatamente" l'adozione di strumenti già presenti nel ventaglio delle politiche di welfare azien-dale ma precedentemente relegati a quote minoritarie di imprese (come il welfare allargato e lo smart working). Sarà necessario mantenere viva la raccolta delle informazioni e i primi dati rive-lano come il welfare aziendale stia assumendo un ruolo di propulsore al cambiamento e possa, in futuro, costituire uno strumento capace di disegnare un nuovo modo di lavorare e di essere parte di una comunità d'impresa.
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de Gioia-Carabellese, Pierre, et Mark Shuttleworth. « Unfair Dismissal of Agency Workers or Unfair Legislation in the UK for Businesses using Agency Workers ? » European Business Law Review 24, Issue 5 (1 octobre 2013) : 635–60. http://dx.doi.org/10.54648/eulr2013031.

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The contribution encapsulates a legal discussion on the controversial figure of the agency workers, from the judicial debate blossomed during the last decade in the British courts, as regards their legal characterization, until the most recent developments, particularly the legislative framework passed in Britain, the Agency Workers Regulations. On such footings, the investigation focuses on the main law provisions of the recent British legislation, including the most crucial limbs of the domestic statute. Additionally and against the backdrop of a comparative analysis, where the Italian jurisdiction is adopted as the "comparator", criticism is expressed by the authors as regards the way the "harmonisation" of EU inspiration (the Temporary Agency Work Directive) has been brought about in this strategic and increasingly important sector of the job market. Particularly, it is adumbrated the view that Britain, with its rigorous and rigid implementation of the Directive, may be currently damaging its own businesses with its irrationality of harsh rules, whereas a country like Italy, where the pertinent EU piece of legislation is applied with an indirect technique - i.e. the tolerance towards the already existing legislation of the fornitura di servizi (provision of services) - may de facto be dodging the constraints of the legislator in Brussels. These findings, of comparative law flavour, with the prominent example of Italy highlighted as a tenuous background, may confirm the sceptical view that, since the beginning, some scholars had expressed towards the Directive and its nebulous teleology.
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Bignamini, Angelo A. « La persona centro e misura di ogni sistema sanitario ». Medicina e Morale 51, no 1 (28 février 2002) : 81–99. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2002.713.

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L’organizzazione sanitaria è l’insieme delle strutture, funzioni e responsabilità che dovrebbe garantire l’adeguata gestione della sanità in un ambito definito. I soggetti coinvolti nel sistema sanitario sono le persone afferenti (sane e malate); gli operatori (medici e operatori sanitari non medici); l’ambito in cui esso viene attuato (società). Essa è quindi il punto di incontro di tre realtà eminentemente umane: la medicina, l’etica, la società. I requisiti per un’adeguata organizzazione sanitaria implicano perciò la coesistenza dei principi fondamentali della medicina, dell’etica, della convivenza sociale. La medicina pone al suo centro il bisogno dell’essere umano che incontra il limite ai propri diritti nativi alla vita (cioè la morte) e alla salvaguardia di salute e integrità (cioè la malattia). La convivenza sociale impone la ricerca di un equilibrio tra i bisogni di ciascuno e la capacità di risposta della collettività nel suo complesso, incluse anche le capacità spontanee di aggregazione e di servizio, secondo priorità dettate dalla natura del soggetto del bisogno (la persona umana malata) e non pregiudizialmente definiti dall’osservatore. L’etica tutela i diritti nativi del soggetto (quoad justum), quindi determina procedure coerenti con la natura di quanti implicati nella progettazione e gestione dell’organizzazione sanitaria. In un approccio bioetico ontologicamente fondato, i criteri primi sono quelli che si riferiscono ai soggetti autonomamente esistenti, quindi alle persone. Subordinati e dialoganti con questi sono i criteri secondi, cioè quelli relativi alle entità per sé non esistenti se non in dipendenza dell’essere dei soggetti autonomi: la società e, in ulteriore subordine, il “governo”, sia esso regionale, sia nazionale. Esistono visioni alternative, nelle quali i criteri principali sono invece quelli, di stampo illuminista, relativi alla “collettività”, allo “stato”, cui si debbono subordinare i singoli “individui”. Già l’utilizzo di “individuo” contrapposto a “persona” mette in luce come questo approccio sia ideologico (basato su ipotesi astratte definite a priori) anziché scientifico (basato sull’osservazione della realtà). I due approcci originano sistemi organizzativi della sanità contrapposti tra loro, con ruoli diversi anche per gli operatori e soprattutto per il medico. Nel modello illuminista di stato etico gli strumenti matematico-statistici e matematico- economicisti (DRG, EBM, linee guida) diventano gabbie interpretative (ideologiche) della realtà. Nel modello sociale tutti gli strumenti disponibili vengono impiegati come uno dei mezzi possibili, insieme a scienza, coscienza e compassione, per descrivere la complessa realtà della singola persona che si pone in relazione con il medico portando i propri bisogni di salute, espressi ed inespressi. Secondo la bioetica personalista il criterio giustificante di qualunque “sistema” e qualunque “organizzazione”, inclusa l’organizzazione della sanità, è il “bene” di tutti i soggetti (malati e operatori con pari dignità), che si manifesta nel rispetto dei loro diritti, primo fra tutti il diritto alla difesa di vita e integrità, alla salvaguardia della salute, al rispetto dei criteri morali e religiosi di ciascuno. In questo contesto la persona rimane l’elemento centrale di riferimento della “organizzazione”, il rispetto della natura della persona rimane la misura della sua validità, la possibilità del “bene” della persona resta il criterio di valore. Esperienze in atto con questa visione non sembra siano, peraltro, meno efficienti di quelle basate sulla visione opposta. In questo contesto il medico, essendo l’operatore più prossimo al soggetto, ha però anche la responsabilità di agire come difensore dei diritti del malato (funzione etica) nei confronti del sistema organizzativo, anziché essere semplicemente un “fornitore di servizi”, dato che la salute non può essere ricondotta a “prodotto” o “servizio”, né può comprimersi nella definizione di “cliente” o “utente” la persona malata.
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Semplici, Stefano. « Accesso equo, qualità appropriata. Venti anni dopo la Convenzione di Oviedo / Equitable access, appropriate quality. Twenty years after the Oviedo Convention ». Medicina e Morale 66, no 6 (25 janvier 2018) : 763–78. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2017.519.

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Il diritto alla tutela della salute, che include l’accesso ai servizi sanitari, è sancito in molte Dichiarazioni e altri documenti normativi a livello internazionale. Il riferimento all’equità è solitamente introdotto per affrontare i vincoli delle risorse disponibili e non eludere la realtà di persistenti diseguaglianze. Il riferimento all’adeguatezza è volto a sottolineare il ruolo delle competenze professionali e della conoscenza e dei progressi scientifici al fine di soddisfare esigenze reali, ma anche di ottimizzare l’utilizzo delle risorse. L’articolo 3 della Convenzione di Oviedo mira a proteggere i diritti umani e la dignità della persona umana e offre ancora un proficuo punto di partenza per continuare a sviluppare alcuni dei più preziosi strumenti concettuali e giuridici fra quelli perfezionati in questi ultimi decenni per affrontare questa sfida: il principio della realizzazione progressiva, che può innescare e rafforzare una dinamica emancipatrice; l’esercizio del bilanciamento di principi, interessi e beni sia nella giurisprudenza delle Corti costituzionali sia nelle politiche di settore; il concetto del contenuto essenziale del diritto ai servizi sanitari. Queste soluzioni si confrontano ora con le applicazioni dei progressi nuovi e senza precedenti della scienza biomedica, come la medicina di precisione. Allo stesso tempo, il riferimento della Convenzione alla giurisdizione delle Parti (gli Stati) come quadro istituzionale entro il quale gli obblighi sono assunti deve essere ulteriormente articolato misurandosi con l’orizzonte globale dell’impegno a “proteggere” la dignità umana e i diritti umani. ---------- The right to protection of health, which includes access to health care services, is enshrined in many Declarations and other normative documents at the international level. The reference to equity is usually meant to deal with the constraint of available resources and not elude the reality of persisting inequalities. The reference to appropriateness is to underline the role of professional competence and scientific knowledge and progress in order to fit real needs, but also to optimize the use of resources. Article 3 of the Oviedo Convention aims at protecting both human rights and the dignity of the human being and still offers a fruitful starting point to elaborate on some of the most valuable conceptual and juridical tools that have been refined over these last decades to address this challenge: the principle of progressive realization, which can trigger and strengthen an emancipatory dynamic; the exercise of balancing principles, interests and goods both in the case law of Constitutional Courts and in policies; the concept of the core content of the right (entitlement) to health care services. These solutions are now confronted with the applications of new, unprecedented advancements of biomedical science, such as precision medicine. At the same time, the reference by the Convention to the jurisdiction of the Parties (the States) as the institutional framework within which obligations are undertaken needs to be further articulated against the global scope of the commitment to ‘protect’ human dignity and human rights.
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Monaci, Massimiliano. « L'innovazione sostenibile d'impresa come integrazione di responsabilitŕ e opportunitŕ sociali ». STUDI ORGANIZZATIVI, no 2 (avril 2013) : 26–61. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-002002.

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Le concezioni e le prassi di responsabilitŕ sociale d'impresa (CSR, corporate social responsibility) che si sono affermate sino a tempi molto recenti riflettono prevalentemente una logica reattiva, incentrata sulla necessitŕ delle aziende di rilegittimarsi nei confronti dei loro stakeholder corrispondendo alla richiesta di riduzione e prevenzione dei costi sociali legati all'attivitŕ d'impresa (degrado ecologico, disoccupazione conseguente a ristrutturazioni, ecc.). Tuttavia l'attuale periodo, anche per le incertezze e questioni poste dalla crisi economica, rappresenta una fase singolarmente feconda per andare oltre questo approccio adattivo e raccogliere la sfida di una visione piů avanzata della dimensione sociale dell'agire d'impresa come innovazione sostenibile. Tale modello si basa sulla valorizzazione di beni, risorse ed esigenze di significato sociale ed č indirizzato alla creazione di valore integrato - economico, umano-sociale e ambientale - nel lungo termine. La caratteristica centrale di questo profilo d'impresa č la tendenza a operare in maniera socialmente proattiva, sviluppando un'attitudine a cogliere o persino anticipare le direzioni del cambiamento sociale con i suoi bisogni e problemi emergenti e facendo sě che l'integrazione di obiettivi economici e socio-ambientali nei processi strategico-produttivi si traduca in fattore di differenziazione dell'offerta di mercato e in una reale fonte di vantaggio competitivo. Nel presente lavoro si indica la praticabilitŕ di un simile modello riferendosi ai risultati di una recente indagine condotta su un campione di dieci imprese italiane, eterogenee per dimensioni, collocazione geografica, fase del ciclo di vita e settori di attivitŕ, che si estendono da comparti tradizionali (come quelli alimentare, edilizio, sanitario, dell'arredamento e della finanza) a campi di piů recente definizione e a piů elevato tasso di cambiamento tecnologico (quali l'ingegneria informatica, la comunicazione multimediale, il controllo dei processi industriali e il risanamento ambientale). La logica di azione di queste organizzazioni sembra ruotare intorno a una duplice dinamica di "valorizzazione del contesto": da un lato, l'internalizzazione nella strategia d'impresa di richieste e al contempo di risorse sociali orientate a una maggiore attenzione per l'ambiente naturale, per la qualitŕ della vita collettiva nei territori, per i diritti e lo sviluppo delle persone dentro e fuori gli ambienti di lavoro; dall'altro lato, la capacitŕ, a valle dell'attivitŕ di mercato, di produrre valore economico e profitti generando anche valore per la societŕ. Nei casi analizzati č presente la valorizzazione delle risorse ambientali, che si esprime mediante la riprogettazione di prodotti e processi e politiche di efficienza energetica di rifornimento da fonti di energia rinnovabile, raccordandosi con nuove aspettative sociali rispetto alla questione ecologica. Č coltivato il valore umano nel rapporto spesso personalizzato con i clienti e i partner di business ma anche nella vita interna d'impresa, attraverso dinamiche di ascolto e coinvolgimento che creano spazi per la soddisfazione di svariati bisogni e aspirazioni che gli individui riversano nella sfera lavorativa, aldilŕ di quelli retributivi. C'č empowerment del "capitale sociale" dentro e intorno all'organizzazione, ravvisabile specialmente quando le condotte d'impresa fanno leva su risorse relazionali e culturali del territorio e si legano a meccanismi di valorizzazione dello sviluppo locale. Troviamo inoltre il riconoscimento e la produzione di "valore etico" per il modo in cui una serie di principi morali (quali la trasparenza, il mantenimento degli impegni, il rispetto di diritti delle persone) costituiscono criteri ispiratori dell'attivitŕ di business e ne escono rafforzati come ingredienti primari del fare impresa. E c'č, naturalmente, produzione di valore competitivo, una capacitŕ di stare e avere successo nel mercato che si sostiene sull'intreccio di vari elementi. Uno di essi coincide con l'uso della leva economico-finanziaria come risorsa irrinunciabile per l'investimento in innovazione, piuttosto che in un'ottica di contenimento dei costi relativi a fattori di gestione - come la formazione - che possono anche rivelarsi non immediatamente produttivi. Altrettanto cruciali risultano una serie di componenti intangibili che, oltre alla gestione delle risorse umane, sono essenzialmente riconducibili a due aspetti. Il primo č lo sviluppo di know-how, in cui la conoscenza che confluisce nelle soluzioni di business č insieme tecnica e socio-culturale perché derivante dalla combinazione di cognizioni specializzate di settore, acquisite in virtů di una costante apertura alla sperimentazione, e insieme di mappe di riferimento e criteri di valutazione collegati alla cultura aziendale. L'altro fattore immateriale alla base del valore competitivo consiste nell'accentuato posizionamento di marchio, con la capacitŕ di fornire un'offerta di mercato caratterizzata da: a) forte specificitŕ rispetto ai concorrenti (distintivi contenuti tecnici di qualitŕ e professionalitŕ e soprattutto la corrispondenza alle esigenze dei clienti/consumatori e al loro cambiamento); b) bassa replicabilitŕ da parte di altri operatori, dovuta al fatto che le peculiaritŕ dell'offerta sono strettamente legate alla particolare "miscela" degli altri valori appena considerati (valore umano, risorse relazionali, know-how, ecc.). Ed č significativo notare come nelle imprese osservate questi tratti di marcata differenziazione siano stati prevalentemente costruiti attraverso pratiche di attenzione sociale non modellate su forme di CSR convenzionali o facilmente accessibili ad altri (p.es. quelle che si esauriscono nell'adozione di strumenti pur importanti quali il bilancio sociale e il codice etico); ciň che si tratti - per fare qualche esempio tratto dal campione - di offrire servizi sanitari di qualitŕ a tariffe accessibili, di supportare gli ex-dipendenti che avviano un'attivitŕ autonoma inserendoli nel proprio circuito di business o di promuovere politiche di sostenibilitŕ nel territorio offrendo alle aziende affiliate servizi tecnologici ad alta prestazione ambientale per l'edilizia. Le esperienze indagate confermano il ruolo di alcune condizioni dell'innovazione sostenibile d'impresa in vario modo giŕ indicate dalla ricerca piů recente: la precocitŕ e l'orientamento di lungo periodo degli investimenti in strategie di sostenibilitŕ, entrambi favoriti dal ruolo centrale ricoperto da istanze socio-ambientali nelle fasi iniziali dell'attivitŕ d'impresa; l'anticipazione, ovvero la possibilitŕ di collocarsi in una posizione di avanguardia e spesso di "conformitŕ preventiva" nei confronti di successive regolamentazioni pubbliche in grado di incidere seriamente sulle pratiche di settore; la disseminazione di consapevolezza interna, a partire dai livelli decisionali dell'organizzazione, intorno al significato per le strategie d'impresa di obiettivi e condotte operative riconducibili alla sostenibilitŕ; l'incorporamento strutturale degli strumenti e delle soluzioni di azione sostenibile nei core-processes organizzativi, dalla ricerca e sviluppo di prodotti/ servizi all'approvvigionamento, dall'infrastruttura produttiva al marketing. Inoltre, l'articolo individua e discute tre meccanismi che sembrano determinanti nei percorsi di innovazione sostenibile osservati e che presentano, per certi versi, alcuni aspetti di paradosso. Il primo č dato dalla coesistenza di una forte tradizione d'impresa, spesso orientata sin dall'inizio verso opzioni di significato sociale dai valori e dall'esperienza dell'imprenditore-fondatore, e di apertura alla novitŕ. Tale equilibrio č favorito da processi culturali di condivisione e di sviluppo interni della visione di business, da meccanismi di leadership dispersa, nonché da uno stile di apprendimento "incrementale" mediante cui le nuove esigenze e opportunitŕ proposte dalla concreta gestione d'impresa conducono all'adozione di valori e competenze integrabili con quelli tradizionali o addirittura in grado di potenziarli. In secondo luogo, si riscontra la tendenza a espandersi nel contesto, tipicamente tramite strategie di attraversamento di confini tra settori (p.es., alimentando sinergie pubblico-private) e forme di collaborazione "laterale" con gli interlocutori dell'ambiente di business e sociale; e al contempo la tendenza a includere il contesto, ricavandone stimoli e sollecitazioni, ma anche risorse e contributi, per la propria attivitŕ (p.es., nella co-progettazione dei servizi/prodotti). La terza dinamica, infine, tocca piů direttamente la gestione delle risorse umane. Le "persone dell'organizzazione" rappresentano non soltanto uno dei target destinatari delle azioni di sostenibilitŕ (nelle pratiche di selezione, formazione e sviluppo, welfare aziendale, ecc.) ma anche, piů profondamente, il veicolo fondamentale della realizzazione e del successo di tali azioni. Si tratta, cioč, di realtŕ organizzative in cui la valorizzazione delle persone muove dagli impatti sulle risorse umane, in sé cruciali in una prospettiva di sostenibilitŕ, agli impatti delle risorse umane attraverso il loro ruolo diretto e attivo nella gestione dei processi di business, nella costruzione di partnership con gli stakeholder e nei meccanismi di disseminazione interna di una cultura socialmente orientata. In tal senso, si distingue un rapporto circolare di rinforzo reciproco tra la "cittadinanza nell'impresa" e la "cittadinanza dell'impresa"; vale a dire, tra i processi interni di partecipazione/identificazione del personale nei riguardi delle prioritŕ dell'organizzazione e la capacitŕ di quest'ultima di generare valore molteplice e "condiviso" nel contesto (con i clienti, il tessuto imprenditoriale, le comunitŕ, gli interlocutori pubblici, ecc.). In conclusione, le imprese osservate appaiono innovative primariamente perché in grado di praticare la sostenibilitŕ in termini non solo di responsabilitŕ ma anche di opportunitŕ per la competitivitŕ organizzativa. Questa analisi suggerisce quindi uno sguardo piů ampio sulle implicazioni strategiche della CSR e invita a riflettere su come le questioni e i bisogni di rilievo sociale, a partire da quelli emergenti o acuiti dalla crisi economica (nel campo della salute, dei servizi alle famiglie, della salvaguardia ambientale, ecc.), possano e forse debbano oggi sempre piů situarsi al centro - e non alla periferia - del business e della prestazione di mercato delle imprese.
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Mozzato, D., et P. Gatto. « Determinants, attitudes and willingness of private forest owners to produce goods and services : a review of the international literature ». Forest@ - Rivista di Selvicoltura ed Ecologia Forestale 13, no 1 (30 décembre 2016) : 18–30. http://dx.doi.org/10.3832/efor1751-013.

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Musio, Alessio. « Il capitale in-umano. La bioetica di fronte al “lavoro clinico” / The in-human capital. Bioethics in front of "clinical work" ». Medicina e Morale 65, no 3 (21 septembre 2016) : 293–314. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2016.437.

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Dalla nascita della bioetica si è consolidata una situazione inedita, che emerge talvolta confusamente nel lemma “bioeconomia”, in cui i corpi umani sono iscritti tanto nella ricerca tecno-scientifica quanto nei processi del lavoro. Nella sperimentazione farmacologica su soggetti sani e nell’ambito delle tecnologie riproduttive, infatti, è sorta una nuova forma di manodopera definita ormai “lavoro clinico”. Emblematico è il caso della Fivet, il cui sviluppo ha reso possibile separare la figura della donna fornitrice di gameti da quella in cui avverrà la gestazione e il parto, dando così luogo a due differenti mercati – degli ovociti e della maternità surrogata – segnati da forme di discriminazione sociali e razziali. Eppure, in gioco non è solo la contrapposizione tra solidarietà (dono) e profitto (sfruttamento). Il “lavoro clinico”, infatti, deriva sul piano teorico dall’elaborazione di quegli economisti che hanno valorizzato la nozione di capitale umano cercando simultaneamente di «trasformare le più intime funzioni corporee in beni e servizi commerciali». Così, mentre da più parti si guarda alla nozione di capitale umano come alla soluzione dei problemi, non ci si accorge di come essa istituisca un’etica che riscrive interamente il modo di intendere il rapporto tra salute, malattia e disabilità nell’ottica dell’imprenditoria di sé. Il tentativo di questo contributo, allora, è di indagare in chiave bioetica la letteratura neoliberale sul capitale umano, per evitare che sia questa a tracciare i criteri bioetici dell’epoca biotecnica a venire. ---------- Since the birth of bioethics a new situation has been consolidated, it emerges sometimes confusedly in the lemma of “bioeconomy”, in which human bodies are registered as much in techno-scientific research as in labor processes. In fact, in pharmacological trials in healthy subjects and in the field of reproductive technology, a new kind of manpower has arisen, now defined as “clinical labor”. An emblematic case is IVF, its development has made it possible to separate the figure of the woman supplier of the gametes from that of the woman carrying out gestation and birth, thereby giving rise to two different markets – one for oocytes and the other for surrogacy – tainted by forms of social and racial discrimination. However, the contrast between solidarity (gift) and profit (exploitation) is not the only thing at stake. Clinical labor, in fact, derives in theoretical terms from the analyses of those economists who have enhanced the notion of human capital trying simultaneously to transform the most intimate bodily functions into “commercial goods and services”. So while from many quarters the notion of human capital is looked on as the solution to problems, there is inadvertence as to how it institutes an ethics that completely rewrites the way of conceiving the relationship between health, illness and disability within the perspective of the enterprising self. This paper, therefore, endeavours to investigate from a bioethical standpoint the neoliberal literature on human capital, in order to avert its tracing the bioethical criteria of the biotechnical age to come.
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Lacey, Eric F. « The Italian Competition Law Compared with Other OECD Countries’ Competition Laws ». Journal of Public Finance and Public Choice 8, no 2 (1 octobre 1990) : 147–51. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907345090.

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Abstract L’ltalia è il penultimo Paese membro dell’OCSE che abbia adottato una legge sulla protezione della concorrenza (adesso solo la Turchia non ha alcuna legge al riguardo).Peraltro, la legislazione vigente nei Paesi OCSE non è del tutto identica. Vi è, per esempio, una notevole differenza tra la legislazione anti-trust degli Stati Uniti, con proibizione (rafforzata da sanzioni penali) della fissazione di prezzi e di ripartizione dei mercati, ed il progetto di legge belga contro l’abuso di potere economico, che da luogo ad un tipo di controllo molto tenue.Per quanto riguarda, in particolare, le norme attinenti alle concentrazioni, l’ltalia è il quindicesimo Paese OCSE ad avere una normativa. Questo significa non soltanto che nove Paesi OCSE devono ancora convincersi dell’utilità del controllo delle concentrazioni, ma che, date le divergenze tra le diverse normative in vigore, sono anche diversi i criteri e le procedure mediante cui possono essere valutate fusioni ed acquisizioni.Si può affermare che l’impostazione della legge italiana, di carattere dichiaratamente proibitivo, quanto ad accordi restrittivi ed abuso di posizione dominante segue l’attuale tendenza dei Paesi OCSE a favore di questo metodo di controllo piuttosto che del metodo del caso per caso, che e ancora vigente nei Paesi nordici, in Irlanda e nel Regno Unito.Per quanto attiene, invece, alle concentrazioni, l’impostazione di carattere proibitivo non si estende normalmente al loro controllo. Molti ordinamenti preferiscono il sistema del «caso per caso» e così fa anche la legge italiana, anche se questa procedura richiede un giusto equilibrio tra l’esigenza di completare in tempi stretti l’indagine, per non danneggiare le imprese interessate, e l’altrettanto legittima esigenza di avere tempo sufficiente per un esame accurato. Su questo ultimo aspetto, i tempi previsti dalla legge italiana sembrano più brevi della media dei Paesi OCSE. In particolare, il periodo di tempo previsto dalla legge italiana perché l’Autorità effettui l’indagine è di quarantacinque giorni, mentre il tempo mediamente previsto nei Paesi OCSE è di tre mesi.Un elemento molto positivo della legge italiana è quello di sottoporre le concentrazioni ad una valutazione di natura strettamente concorrenziale, senza introdurre dementi di natura politica o sociale. Inoltre, in molti Paesi il Governo ha il potere di dire l’ultima parola sull’autorizzazione o meno delle concentrazioni.Bisogna anche notare che, mentre molti Paesi hanno costruito poco per volta la loro legislazione concorrenziale, partendo dagli accordi orizzontali per poi estendere il controllo all’abuso del potere di mercato e giungendo quindi al controllo delle concentrazioni, la legge italiana include tutti e tre questi tipi di restrizioni della concorrenza. Essa riguarda, inoltre, sia il mercato dei beni che quello dei servizi.La legge italiana si applicherà sia alle imprese private che a quelle pubbliche, con l’eccezione dei monopoli pubblici. Per quanto riguarda le banche e le assicurazioni, la legge italiana riserva ad essi un trattamento analogo a quello di altre leggi della concorrenza, anche se adesso sembra emergere la tendenza a restringere le esenzioni dalle leggi sulla concorrenza di cui godono questi settori.L’Autorità italiana per l’applicazione della legislazione concorrenziale ha ampi poteri di investigazione, di decisione e anche di sanzione, attraverso la comminazione di multe, nonche importanti funzioni consultive. In altri ordinamenti vi è una distinzione tra gli organi che nelle diverse fasi applicano la legislazione della concorrenza. La legge italiana, dato che l’Autorità è responsabile delle varie fasi, potrà essere applicata più facilmente, anche se si potrebbe rilevare che la distinzione tra funzioni istruttorie e funzioni decisionali dà maggiori garanzie (in ogni caso, le parti hanno comunque diritto di ricorrere contro le decisioni dell’Autorità).L’applicazione di sanzioni, che è un aspetto essenziale del sistema di controllo, è modellata nella legge italiana sulla base della normativa CEE e sembra adeguata.Per quanto riguarda il particolare trattamento riservato alle istituzioni finanziarie, sebbene in diversi Paesi vi siano norme speciali nei riguardi delle concentrazioni bancarie (con approvazione da parte delle autorità bancarie, in sostituzione delle autorità che si occupano della concorrenza o in aggiunta all’approvazione di queste ultime), non si riscontra in altri ordinamenti una norma come quella secondo cui anche l’acquisizione di una quota del cinque per cento del capitale debba essere sottoposta ad autorizzazione. Soltanto l’Olanda, forse, ha una regola analoga, mentre l’Australia ha una regola che stabilisce un limite generale del quindici per cento per un solo investitore.Nel complesso, la legge italiana per la concorrenza sembra fornire una buona base per una efficiente politica della concorrenza. Evidentemente, tutto dipenderà dal modo in cui l’Autorità assicurerà che le norme siano effettivamente applicate, soprattutto per quanto riguarda l’art. 4 (che prevede deroghe per le intese) e l’art. 8, paragrafo 2, sulle deroghe per le imprese che forniscono servizi d’interesse economico generale. Sarebbe molto spiacevole se questa norma fosse utilizzata per non applicare la legge allo stesso modo, sia alle imprese private che a quelle pubbliche.
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Gregori, Gian Luca, Andrea Perna et Andrea Sabatini. « L'efficacia del Customer Relationship Management nei mercati dei servizi tecnologici : il caso di una media impresa italiana ». ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, no 2 (décembre 2017). http://dx.doi.org/10.3280/edt2-2017oa5459.

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L'analisi dell'efficacia dei sistemi CRM è un tema ancora fortemente dibattuto ed oggetto di numerosi studi nelle discipline di management (Elmuti et al., 2009; Perna-Baraldi, 2014). In tal senso, risulta interessante verificare le ragioni per cui numerosi progetti CRM intrapresi da imprese - soprattutto quelle operanti in mercati business-to-business e focalizzate sulla fornitura di servizi tecnologici più o meno complessi - non generino benefici attesi e, quindi, falliscano successivamente o addirittura durante la fase implementativa.Il principale obiettivo del presente lavoro è quello di comprendere i fattori e le dimensioni che impattano sul livello di efficacia del CRM. Gli autori sono interessati, in modo particolare, ad investigare il complesso rapporto tra efficacia del CRM ed aspettative che le imprese manifestano circa il raggiungimento di benefici tangibili durante le fasi di gestione del cliente. Metodologicamente gli autori fanno riferimento all'uso del caso di studio qualitativo come strategia di ricerca.Nello specifico viene proposto il caso del gruppo Loccioni, impresa operante nel settore della produzione e fornitura di macchine di collaudo e servizi integrati ad alto contenuto tecnologico. L'azienda si caratterizza per aver avviato un processo di implementazione di un software CRM che ha comportato sensibili effetti a livello organizzativo e strategico. Inoltre, interessante notare come l'uso del sistema abbia a sua volta generato effetti inaspettati, non sempre prevedibili e variabili rispetto le diverse tipologie di relazioni aziendali.Lo studio propone diversi tipi di contributi. Dal lato empirico, il caso evidenzia ed illustra le problematiche relative al miglioramento di processi gestionali legati alla implementazione ed uso del CRM in un settore abbastanza particolare come quello della fornitura di servizi altamente tecnologici. Dal punto di vista teorico, si vuole contribuire nel marketing b2b e dei servizi riguardo al tema della efficacia di azioni di marketing in contesti di mercato altamente complessi.
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Junior, Jorge Luiz Machado, et Alejandra Luisa Magalhães Esteves. « Il Teatro nelle Istituzioni Pubbliche Contemporanee ». Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, 15 janvier 2020, 58–86. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/economia-aziendale/teatro-nelle-istituzioni.

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Résumé :
La destra e le arti dello spettacolo sono state insieme per secoli. Le tragedie greche hanno descritto i casi presentati nei tribunali che dimostrano uno stretto legame tra i due. Nel corso degli anni, i giochi spesso riflettono le incongruenze delle decisioni giudiziarie o delle leggi applicate ingiustamente o inefficaci. Le arti dello spettacolo sono utilizzate per aiutare il diritto universitario a sperimentare le esperienze della professione attraverso la simulazione di tribunali, monitor i quali c’è bisogno di messa in scena. Tuttavia, si sottolinea che l’intenzione è quella di preparare lo studente per le varie situazioni che lo studente può passare attraverso l’esercizio delle sue attività. In questo contesto, si osservano le istituzioni pubbliche e le loro peculiarità. Questi presentano un’immagine usurata di fronte ai problemi attualmente affrontati, come la corruzione e l’inefficienza manageriale che si affrontano più a fondo nella ricerca di possibili soluzioni alla lentezza nella fornitura dei servizi. Infine, si osserva che vi è la possibilità di correlare il teatro e le istituzioni pubbliche per chiarire il ruolo dei suoi attori nella gestione dei servizi forniti. Parole chiave: teatro, istituzione pubblica, lentezza.
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Vischi, Alessandra. « Pedagogia dell’impresa ed economia civile, un dialogo epistemico per educare al lavoro ». MeTis. Mondi educativi. Temi, indagini, suggestioni 10, no 2 (décembre 2020). http://dx.doi.org/10.30557/mt00140.

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Résumé :
Lo scenario attuale, tra degrado dell’ambiente e dilagante ingiustizia sociale, tra innovazione tecnologica e fragilità lavorative, rappresenta una sfida per la pedagogia per ripensare e riprogettare un modello di sviluppo volto al pieno compimento umano e alla cura del creato. L’articolo, alla luce di una visione antropologica pedagogicamente connotata, accredita l’ipotesi che sia necessaria un’economia nella quale la produzione di beni e servizi sia funzionale alla fioritura umana e al bene comune. La pedagogia dell’impresa può contribuire, in dialogo con l’economia civile, a promuovere organizzazioni sostenibili e responsabili per un nuovo umanesimo, per risolvere i fallimenti professionali e far emergere la vocazione, tra processi formativi e politiche dell’educazione e del lavoro. Sollecita ad un patto educativo globale nel segno dell’ecologia integrale tra imprese, istituzioni e società civile per educarci nel lavoro (Vischi, 2020), tra relazioni e dono di sé.
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Florio, Massimo. « Beni Di Cittadinanza E Beni Privati : Una Riflessione Sui Servizi Pubblici Ed Il Progetto Europeo (Citizenship and Private Goods : A Reflection on Public Services and the European Project) ». SSRN Electronic Journal, 2007. http://dx.doi.org/10.2139/ssrn.3202109.

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Ripa, Pietro. « Art Banking : la crescita del mercato dell'arte e i suoi effetti sull'industria finanziaria ». ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, no 1 (août 2017). http://dx.doi.org/10.3280/edt1-2017oa5144.

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Résumé :
L'art banking è stata definita in letteratura come quella branca che include una tipologia di contratti e attività diverse, a disposizione del cliente finale ed erogate da intermediari finanziari, che mira a valutare i beni artistici come parte stabile e duratura del patrimonio del cliente, suggerendo di volta in volta una gestione che ottimizzi la sostenibilità del suo investimento, la sua messa in sicurezza, l'orizzonte temporale più consono e la metodologia più idonea per una eventuale liquidabilità futura della collezione. Ma perché l'art advisory bancario non si riduca ad un mero esercizio di applicazione di contratti è fondamentale che questo insieme di "prestazioni accessorie", siano svolte da un soggetto che sappia interpretare i reali bisogni della clientela, prevederne la evoluzione e valutare con lui l'insieme di servizi e di consulenze adatti alla peculiarità del suo patrimonio.Questo ruolo è svolto dal Relationship Manager che deve pertanto essere un problem solver in grado di strutturare e fornire soluzioni appropriate alla clientela, capace di adeguarsi da un'ottica incentrata sul prodotto finanziario ad una che si fonda sulla centralità del cliente e sulle consulenze volte a coniugare le sue necessità di gestione del portafoglio con gli investimenti di passione, siano essi riferibili al contesto artistico al top real estate. Il presente articolo mira proprio a delineare le dinamiche in atto in tal senso da parte delle istituzioni finanziarie più all'avanguardia, avendo sempre presente i limiti e le opportunità dell'attuale contesto di mercato e individuando possibili futuri sviluppi che coinvolgeranno sia la presenza di operatori finanziari sempre più qualificati nel mondo dell'arte e sia una componente artistica sempre più determinante nei prodotti finanziari.
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