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Articles de revues sur le sujet « Forme verbali »

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D’Angelo, Vincenzo. « Ital. eravassimo e altre forme verbali in -vassimo ». Zeitschrift für romanische Philologie 135, no 2 (5 juin 2019) : 583–96. http://dx.doi.org/10.1515/zrp-2019-0030.

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Résumé :
Abstract This article aims to reconstruct the history of eravassimo (first-person plural of the imperfect indicative of essere) and other Italian verbal forms ending in -vassimo. These rare verbal forms began to appear in grammars and dictionaries in the 17th century and in some literary and non-literary texts in the 18th century. Some examples of the verbal forms in -vassimo can still be found in texts produced in recent years on the Internet.
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Słapek, Daniel. « Forme verbali alternative (regolari e irregolari) del passato remoto ». Studia universitatis hereditati, znanstvena revija za raziskave in teorijo kulturne dediščine 4, no 1 (15 mai 2016) : 85–96. http://dx.doi.org/10.26493/2350-5443.4(1)85-96.

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Coletti, Vittorio. « Annichilare o annichilire ? » XI, 2019/4 (ottobre-dicembre) 11, no 4 (13 décembre 2019) : 53–54. http://dx.doi.org/10.35948/2532-9006/2020.3245.

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Résumé :
Alcuni lettori ci pongono domande su quale, tra annichilire e annichilare, debba considerarsi forma “corretta”; un lettore in particolare formula la richiesta in riferimento all’ambito della fisica teorica; un altro chiede se ci sia una differenza semantica tra le due forme verbali. Un lettore ha invece dubbi sulla flessione del verbo annichilire: annichila o annichilisce? Un altro infine chiede quale sia, specie in ambito filosofico, il significato di annichilazione.
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Gualdo, Riccardo. « Connessioni interdiamesiche : fiction e documentari nella didattica delle scienze ». Lingue e culture dei media 6, no 1 (8 août 2022) : 1–23. http://dx.doi.org/10.54103/2532-1803/18568.

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Résumé :
Il passaggio al digitale ha cambiato radicalmente il modo di “guardare” la televisione: questa rivoluzione culturale, percettiva e cognitiva ha trasformato gli spettatori da consumatori passivi in manipolatori e produttori dei messaggi. Un fattore di novità è l’interconnessione tra i diversi codici semiotici, verbali e non verbali, che cooperano alla costruzione del messaggio. L’articolo tratta il tema della divulgazione e della didattica in televisione, commentandone alcune forme e suggerendo, con esempi concreti, come usare nella didattica dell’italiano a stranieri prodotti televisivi nati con altri scopi. The digital shift has radically changed the way of 'watching' television: this cultural, perceptual and cognitive revolution has transformed viewers from passive consumers to manipulators and producers of messages. A new factor is the interconnection between the different semiotic codes, verbal and non-verbal, that cooperate in the construction of the message. The article deals with the theme of popularisation and teaching in television, commenting on some of its forms and suggesting, with concrete examples, how to use television products born with other purposes in teaching Italian to foreigners.
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Lo Baido, Maria Cristina. « L' allocuzione come veicolo di soggettività : tra enfasi e miratività ». Cuadernos de Filología Italiana 28 (15 juillet 2021) : 89–117. http://dx.doi.org/10.5209/cfit.72997.

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Résumé :
Il fine di questo lavoro è analizzare un insieme di frasi commento, ossia alcuni parentetici de-verbali che vengono utilizzati per esprimere la postura valutativa del parlante tramite specifiche strategie allocutive. Si tratta di forme intrinsecamente interattive e fàtiche che vengono pronunciate per esprimere l’atteggiamento del parlante più che per richiamare l’attenzione percettiva dell’interlocutore. Ci riferiamo a parentetici come guarda e sai che esprimono essenzialmente enfasi tramite un’operazione di richiesta di validazione all’interlocutore in occorrenza con asserzioni ed enunciati variamente valutativi; inoltre analizziamo strategie come pensa (te), ossia marcatori che codificano la meraviglia del parlante rispetto a un contenuto nuovo e/o inaspettato. Come vedremo, nello svolgimento di tali funzioni giocano un ruolo cruciale alcuni processi di grammaticalizzazione e routinizzazione essenzialmente tramite convenzionalizzazione di inferenze con il risultato ultimo dell’esplicitazione della postura valutativa del parlante mediante forme inerentemente interattive.
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Premrl, Mirjam. « Commento delle scelte delle forme verbali nei cloze degli studenti di Italianistica e di Traduzione : (identificazione dei punti critici e confronto tra i gruppi) ». Linguistica 49, no 1 (29 décembre 2009) : 161–203. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.49.1.161-203.

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Résumé :
Nel presente contributo l'autrice si concentra sull'osservazione e sul commento delle scelte delle forme verbali nei cloze degli studenti del 2., del 3. e del 4. anno del corso di laurea in Lingua e letteratura italiana, del 2. e del 3. anno del corso di Laurea in Mediazione interlinguistica e del 4. anno del corso di laurea in Traduzione. Il punto in comune di tutti e tre i corsi è l'insegnamento esplicito delle caratteristiche e del funzionamento del sistema verbale italiano, anche se nell'ambito di Italianistica la quantità di ore dedicate a questo tipo di insegnamento è superiore rispetto a quella prevista nell'ambito di Traduzione, mentre nell'ambito di Traduzione una quantità maggiore di lezioni concerne esercitazioni di traduzione e composizione di testi. Per gli scopi della ricerca è stato elaborato un test composto da cinque testi autentici brevi ma completi e da un brano tratto dal romanzo Il giardino dei Finzi-Contini di Giorgio Bassani, trasformati in seguito nei cloze. Ma visto che la scelta della forma verbale nei cloze dipende non soltanto dalla conoscenza degli usi, bensì anche dall'interpretazione felice del mondo testuale, i cloze sono stati completati da attività quali sottolineare espressioni sconosciute, tradurre il testo in sloveno, completare i cloze preceduti dalla versione slovena del testo. Dai risultati traspare che gli studenti non hanno problemi particolari nella comprensione del mondo testuale, mentre incontrano difficoltà nell'interpretazione attiva delle sue caratteristiche e nell'applicazione degli usi alla realtà extralinguistica. Per la quantità di usi inappropriati si rivelano come i più critici fenomeni quali l'anteriorità nell'ambito delle frasi indipendenti e relative, l'espressione della temporalità relativa nell'ambito dei costrutti sintattici complessi e nel discorso indiretto libero, il preludio, la scelta tra il perfetto e l'imperfetto e l'espressione di notizie riferite su azioni passate con il condizionale composto. Si è scoperto, però, che la criticità di uno stesso fenomeno varia in dipendenza dalla sua riconoscibilità nel co- e contesto. I risultati hanno inoltre confermato - eccetto che per un gruppo - il miglioramento della prestazione con il progredire degli studi. Al tempo stesso si è potuta notare l'importanza dell'insegnamento esplicito e dell'osservazione attiva degli usi delle forme verbali, dato che né le preconoscenze, acquisite spesso in modo informale e utili soprattutto nella ricostruzione del mondo testuale, né l'esperienza relativa alla composizione di testi possono eliminare l'influsso dell'interferenza. Data la presenza implicita della madrelingua nella produzione linguistica del discente in un'altra lingua straniera, l'autrice propone delle attività in classe che prendano come spunto i testi in madrelingua. Per superare le difficoltà di applicazione delle nozioni teoriche ai casi pratici gli studenti dovrebbero essere esposti ancora di più alla lettura e all'analisi dei vari tipi testo in lingua straniera. Gli studenti dovrebbero essere inoltre incitati a un processo consapevole di ricostruzione del mondo testuale.
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Skubic, Mitja. « Enzo Croatto, Vocabolario ampezzano, Cortina d'Ampezzo, 1986 ; XXX + 426 pagine.Enzo Croatto, Vocabolario ampezzano, Cortina d'Ampezzo, 1986 ; XXX + 426 pagine ». Linguistica 37, no 1 (1 décembre 1997) : 140–41. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.37.1.140-141.

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Il prof. Enzo Croatto si dichiara solo coordinatore di questo vocabolario, ma i suoi meriti non sono pochi. E' vero che ha raccolto oltre alle inchieste dirette anche fonti già pubblicate, soprattutto il vocabolario di Angelo Majoni, pubblicato nel lontano 1929, che ottenne delle lodi da parte del grande conoscitore del lessico e della vita nelle Dolomiti che fu Carlo Battisti; però ha arricchito il vocabolario aggiungendo le inchieste dirette e anche i materiali dell'AIS e del (mai pubblicato) ALI, nonché il materiale che contiene il Vocabolario provvisorio della parlata ampezzana, pubblicato nei fascicoli tra il 1974 e il 1977. Il vocabolario fornisce anche informazioni grammaticali, ad es. sulla formazione del plurale dei nomi o sulle forme verbali le quali, per i così detti verbi irregolari, appaiono per intero
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Martini, Luisa, et Danilo Solfaroli Camillocci. « Di che genere ? » RIVISTA DI PSICOTERAPIA RELAZIONALE, no 30 (juin 2010) : 5–16. http://dx.doi.org/10.3280/pr2009-030001.

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Résumé :
Il termine "gener"' indica una vasta gamma di cose o persone con caratteristiche comuni, ma differenziali rispetto ad altri gruppi. Per quanto riguarda il genere maschile e quello femminile, la letteratura mette in luce varie differenze oltre a quelle anatomiche e fisiologiche: nella percezione, nelle abilitŕ spaziali, nelle capacitŕ verbali, nell'aggressivitŕ e nel ciclo vitale. In parte, gli ormoni sono responsabili di queste differenze, ma la loro azione non č sufficiente a spiegarne la vastitŕ e la variabilitŕ. Le varie forme di gioco sociale negli animali (play fighting, chase play, play mothering) ci aiutano a renderci conto della complessa interazione di fattori ormonali e sociali nello sviluppo e nel consolidamento di queste differenze. Si rende cosě necessario pensare alle differenze di genere in termini di un sistema concettuale sesso-genere-sessualitŕ che ci consenta di sfuggire alle rigide dicotomie maschile/femminile e omosessuale (proibito)/eterosessuale (permesso) per focalizzarci invece sull'interazione tra biologia e cultura, e non sul primato dell'una sull'altra. Č possibile cosě riflettere e ridimensionare la forza degli stereotipi di genere, che tendono a mortificare l'individualitŕ.
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Stanič, Daša. « Analisi degli errori nella produzione scritta degli studenti di italiano come ls a livello universitario ». Journal for Foreign Languages 9, no 1 (28 décembre 2017) : 255–85. http://dx.doi.org/10.4312/vestnik.9.255-285.

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All’inizio del contributo vengono esposte le premesse teoriche: la storia della concezione dell’errore nei diversi metodi dell’insegnamento della lingua straniera, i tipi di errori, i criteri i base ai quali è possibile identificare un errore e le cause degli errori. Di seguito sono presentati il corpus dei compiti scritti degli studenti e l’analisi degli errori più tipici e frequenti degli studenti slovenofoni con esempi. L’autrice è del parere che per raggiungere alti livelli di competenza in una lingua straniera sono indispensabili la consapevolezza dei propri errori e la riflessione linguistica su di essi da parte dell’apprendente, guidata da un insegnante che conosca gli errori tipici dei propri studenti (nel nostro caso si tratta di studenti slovenofoni del corso di Laurea Triennale in Lingua e letteratura italiana della Facoltà di lettere e Filosofia di Lubiana). Proprio per questa ragione il contributo si propone di descrivere gli errori più frequenti e di stabilire e descrivere le loro cause. Benché non sia stato possibile risalire a tutte le cause degli errori, l’analisi individua e conferma le tre principali fonti degli errori: la L1, altre lingue straniere che gli studenti studiano o conoscono e la lingua da apprendere. Nonostante il corpus fosse composto da un numero relativamente alto di compiti scritti, si è dimostrato troppo limitato per l’analisi di alcuni errori, specialmente per l’analisi degli errori nell’uso delle forme verbali.
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Arêas, Alcebíades Martins, Maria Aparecida Cardoso Santos et Edvaldo Sampaio Belizário. « O verbo em Giovanni Verga : considerações sobre o uso dos tempos e dos modos e os desafios para a tradução ». Revista Italiano UERJ 13, no 1 (17 octobre 2022) : 10. http://dx.doi.org/10.12957/italianouerj.2022.70749.

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RESUMO: O presente trabalho tem por objetivo apresentar a tradução de fragmentos retirados de alguns contos escritos por Giovanni Verga com foco na tradução para o português de alguns tempos e modos verbais do italiano. Nossa estratégia de tradução obedece ao escopo de buscar a melhor forma e o melhor conteúdo privilegiando a clareza e o sentido dos textos escolhidos para a língua portuguesa e partindo, sempre que possível e necessário, de uma perspectiva comparatista em que a tradução para outras línguas pode corroborar nossas escolhas.Palavras-chave: Giovanni Verga. Tempo Verbal. Modo Verbal. Tradução. ABSTRACT: Il presente lavoro si propone di presentare la traduzione di frammenti tratti da alcuni racconti scritti da Giovanni Verga, concentrandosi sulla traduzione in portoghese di alcuni tempi e modi verbali italiani. La nostra strategia di traduzione segue lo scopo di ricercare la migliore forma ed il miglior contenuto, dando priorità alla chiarezza e al significato dei testi scelti per la lingua portoghese e partendo, ove possibile e necessario, da una prospettiva comparativa in cui la traduzione in altre lingue può confermare le nostre scelte.Parole chiave: Giovanni Verga. Tempo Verbale. Modo Verbale. Traduzione. ABSTRACT: The present work aims to present the translation of fragments taken from some short stories written by Giovanni Verga, focusing on the translation into Portuguese of some Italian verbal tenses and modes. Our translation strategy follows the scope of seeking the best form and the best content, prioritizing the clarity and meaning of the texts chosen for the Portuguese language and departing, whenever possible and necessary, from a comparative perspective in which the translation into other languages can corroborate our choices.Keywords: Giovanni Verga. Verbal Tense. Verbal Mode. Translation.
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Malagnini, Francesca, et Irene Fioravanti. « Tra testo, lessico e morfosintassi : analisi descrittiva di testi di italiano L2 ». Cuadernos de Filología Italiana 29 (24 juin 2022) : 181–204. http://dx.doi.org/10.5209/cfit.79546.

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La competenza testuale, lessicale e morfosintattica rappresentano tre competenze importanti per lo sviluppo e l’apprendimento di una seconda lingua (L2). Se da un lato, la competenza testuale si sviluppa linearmente fin dalle prime fasi dell’apprendimento della L2, altrettanto non si può affermare per la competenza lessicale e morfosintattica. Gli apprendenti L2, infatti, sembrano non individuare gli errori lessicali e a violare le regole di restrizione lessicale. Inoltre, alcuni aspetti morfosintattici, come la selezione delle forme verbali e l’uso di ordini sintattici complessi, sembrano essere problematici per gli apprendenti. Tenendo a mente ciò, il presente contributo indaga il livello testuale, lessicale e morfo-sintattico in testi di apprendenti di italiano di due livelli di competenza linguistica diversi: intermedio e avanzato. Lo scopo dell’analisi è stato quello di delineare i tratti più salienti in ciascuno dei tre piani di analisi sia nel livello intermedio che avanzato, e quanto i due livelli differiscano fra di loro. I risultati hanno mostrato che sia i testi intermedi che avanzati mostrano una buona architettura testuale. Dal punto di vista grammaticale, i due livelli sono caratterizzati dagli stessi errori (p.e., la selezione non corretta delle preposizioni e l’uso dei clitici). Tuttavia, i testi del livello intermedio mostrano una maggior correttezza grammaticale dei testi di livello avanzato. Al contrario, la competenza lessicale risulta superiore nei testi di livello avanzato rispetto ai testi di livello intermedio, suggerendo che gli apprendenti di livello avanzato tendono a dirigersi verso una struttura del testo più comunicativa che corretta grammaticalmente.
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Miller, Philip H., et Ivan A. Sag. « Une analyse lexicaliste des affixes pronominaux en français ». Revue québécoise de linguistique 24, no 1 (1 mai 2009) : 135–71. http://dx.doi.org/10.7202/603106ar.

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RÉSUMÉCet article considère comme acquis que les pronoms faibles du français sont des affixes flexionnels morphologiquement attachés à une base verbale et introduit le termeaffixe pronominalpour les désigner. Nous proposons une analyse syntaxique strictement lexicaliste, dans le cadre HPSG, des formes verbales fléchies pour des affixes pronominaux objets. Cette analyse explique les propriétés spécifiques de ces formes verbales au niveau de la syntaxe de la phrase, notamment (i) l’impossibilité d’un complément plein si la forme verbale est fléchie pour l’affixe correspondant; (ii) le phénomène des affixes pronominaux « non locaux », c’est-à-dire les cas où les affixes pronominaux n’apparaissent pas sur la base verbale dont ils sont des arguments sémantiques; (iii) les corrélations entre la syntaxe des dépendancesqu- et des affixes pronominaux, notamment au niveau du flottement des quantificateurs. Nous faisons crucialement appel à une forme de composition de fonctions, qui permet à une tête exigeant normalement un complément saturé de se combiner avec un complément non saturé et avec les compléments exigés par celui-ci.
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Saturno, Jacopo. « INTERFERENZA INTERLINGUISTICA NELL’ACQUISIZIONE DELL’ACCORDO DI GENERE IN ITALIANO L2 ». Italiano LinguaDue 13, no 2 (26 janvier 2022) : 13–34. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/17127.

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Questo lavoro è dedicato agli errori di accordo di genere nell’italiano L2 parlato da studenti la cui L1 è il polacco. L’articolo si concentra sui sostantivi il cui genere differisce tra la L1 e la L2 (es. It. casa[F] vs. Pol. dom[M] ‘casa’). L’ipotesi della ricerca è che in tali condizioni, l’accordo può verificarsi nella forma di genere richiesta non dalla lingua di destinazione, ma dalla L1. La configurazione linguistica scelta è particolarmente appropriata per rispondere alla domanda di ricerca perché le due lingue presentano sistemi di genere parzialmente sovrapposti (It. M/F, Pol. M/F/N) e modelli di accordo simili (aggettivi, pronomi, alcune forme verbali). Diciassette studenti universitari polacchi appendenti l’italiano L2 hanno tradotto oralmente nella lingua di arrivo una serie di frasi in lingua polacca contenenti modelli di accordo di genere. Metà dei sostantivi target differivano per genere tra la L1 e la L2, mentre l’altra metà presentava un genere identico. Le frasi target sono state progettate per indagare ulteriormente il potenziale effetto del POS (aggettivo vs. articolo definito vs. verbo) e del genere del nome nella L2. I dati confermano l’ipotesi iniziale ed evidenziano un ruolo significativo per tutte le variabili considerate, anche se di diversa entità. Interlingual interference in the acquisition of gender agreement in Italian L2 This work is devoted to gender agreement errors in L2 Italian as spoken by L1 Polish learners. The paper focusses on nouns whose gender differs between the L1 and the L2 (e.g. It. casa[f] vs. Pol. dom[m] ‘house’). The research hypothesis is that in such conditions, agreeing elements may occur in the gender form required not by the target language, but by the L1. The chosen language configuration is particularly appropriate for investigating the research question because the two languages exhibit partially overlapping gender systems (It. m/f, Pol. m/f/n) and similar agreement patterns (adjectives, pronouns, some verb forms). Seventeen L1 Polish university students of L2 Italian orally translated into the target language a set of Polish sentences containing gender agreement patterns. Half of the target nouns differed in gender between the L1 and the L2, while the other half exhibited identical gender. Target sentences were designed to further investigate the potential effect of POS (adjective vs. definite article vs. verb) and noun gender in the L2. The data confirm the initial hypothesis and highlight a significant role for all the variables considered, although of varying magnitude.
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Buana, Adinda Sari, et Subur Ismail. « La Violence Verbale Dans la Bande Dessinée Aya de Yopougon de Marguerite Abouet et Clément Oubrerie ». HEXAGONE Jurnal Pendidikan, Linguistik, Budaya dan Sastra Perancis 10, no 2 (29 décembre 2021) : 1. http://dx.doi.org/10.24114/hxg.v10i2.30123.

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Cette étude vise à décrire les formes de violence verbale contenues dans les citations dialoguées de la bande dessinée Aya de Yopougon. Cette recherche est une recherche qualitative descriptive avec des techniques de collecte de données faisant référence à des notes et des techniques d'analyse de données. Les sources de données utilisées dans cette étude sont des citations de dialogues dans la bande dessinée Aya de Yopougon tomes 1 et 2. Cette bande dessinée en six séries a été publiée par Gallimard Jeunesse en 2005 et 2010. Le chercheur a choisi d'utiliser 2 bandes dessinées car le chercheur voulait en trouver plus formes de violence verbale. Les résultats de l'analyse de cette étude indiquent que dans la bande dessinée Aya de Yopougon il existe 2 formes de violence verbale selon Fracchiolla. Sur la base des résultats de l'analyse, obtenu 48 formes de violence verbale dans les citations de dialogue de la bande dessinée Aya de Yopougon volume 1 avec des détails jusqu'à 29 formes de violence verbale intentionnelle, types de violence verbale, 1 forme de violence verbale intentionnelle, types de violence verbale polémique, 1 forme de violence verbale intentionnelle, types de violence verbale indirecte et 1 violence verbale non intentionnelle. Alors que les résultats d'analyse obtenus dans les citations dialoguées du tome 2 de la bande dessinée d'Aya de Yopougon se répartissent en 13 formes de violence verbale intentionnelle, types de violence verbale, 0 formes de violence verbale intentionnelle, types de violence verbale polémique, 2 formes de violence verbale intentionnelle, violence verbale indirecte et 1 violence verbale.Mots-clés : Violence Verbale, Bande Dessinée, Aya De Yopougon.
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Abi Aad, Albert. « LAM YAF’AL : négation descriptive ou impose “par défaut” ? » Hawliyat 10 (4 janvier 2019) : 41–48. http://dx.doi.org/10.31377/haw.v10i0.315.

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L'alternance dans les séquences mû fa 'ala / Iam yaf'al de deux formes ver- bales différentes (l'une, FI, habituellement à valeur aspectuelle d'accompli et temporelle de passé; l'autre, F2-0, traditionellement définie comme ayant une valeur aspectuelle d'inaccompli et temporelle de présent-futur) pour nier la même forme verbale fa 'ala suscite des interrogations sur les valeurs des formes verbales de l'arabe dans la négation. Ces interrogations faites, légitimement et dè manière originale, par P. Larcher (1994: 388-389 et 391-395), distinguent entre les manifestations des négations dans les catégories de Benveniste (1996): discours vs histoire, ainsi qu'entre la négation descriptive et la négation polé- mique. De même, Larcher étudie ces formes du point de vue sémantique, telles que décrites par les grammairiens arabes classiques.
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Salibra, Luciana. « “ALTRE RICETTE DI PETRONILLA” (1937) : OSSERVAZIONI LINGUISTICHE ». Italiano LinguaDue 14, no 1 (28 juillet 2022) : 950–71. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/18334.

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L’indagine si concentra sull’aderenza del ricettario al canone della prescrittività, evidenziandone i supporti lessicali, che fanno riferimento al ruolo dell’enunciatore e alla pressione sul destinatario, le forme verbali ricorrenti e gli allocutivi. Lo schema comune alle ricette è articolato in promessa – difficoltà e avvertimenti – risultato, con una promozione dei piatti che ricorda molto da vicino il messaggio pubblicitario: elativi, alterati, anafore, nell’ambito di una concezione della buona cucina i cui parametri sono l’economicità, la velocità e la facilità di realizzazione, la sostanziosità, la bontà al gusto, la novità, il “far figura”. Si è dato spazio in particolare alla dialogicità della parola di Petronilla: verticale, con la costante interpellazione delle lettrici riguardo al numero delle persone, alle difficoltà nel realizzare una pietanza, alle piccole preferenze nell’approntarla; orizzontale, all’interno del testo, fra i personaggi che compaiono e che interagiscono fra loro. Della fitta trama di domande fittizie alle lettrici si è ricercato il valore pragmatico e testuale, a partire da quelle con cui inizia la presa di contatto con le «amichette» fino allo stereotipato «Non v’ho detto?» che sottolinea, nel finale, il raggiungimento dei risultati promessi. Sulla base dell’impalcatura pragmatica e retorica e delle annotazioni di carattere metalinguistico (chiarimenti sul nome dei piatti e sulla loro origine, spiegazioni riguardanti la terminologia medica) la ricerca rintraccia alcune analogie, pur con le difformità lessicali che la diversità delle materie trattate impone, con la lingua dell’altro personaggio inventato dall’autrice, il dottor Amal. Other recipes by Petronilla (1937): linguistic observations The investigation focuses on the cookbook’s adherence to the canon of prescriptiveness, highlighting its lexical supports, which refer to the role of the enunciator and the pressure on the addressee, recurrent verbal forms and allocutives. The common pattern of the recipes is divided into promise-difficulty and warnings-result, with a promotion of the dishes that closely resembles the advertising message: elatives, alteratives, anaphora, in the context of a conception of good cooking whose parameters are affordability, speed and ease of preparation, substantiality, tastiness, novelty, and “making an impression”. Particular space was given to the dialogical nature of Petronilla’s words: vertical, with the constant questioning of the readers about the number of people, the difficulties in making a dish, the small preferences in preparing it; horizontal, within the text, among the characters who appear and interact with each other. Within the dense web of fictitious questions to the readers, the pragmatic and textual value has been sought, starting with those with which the contact with the “little friends” begins and ending with the stereotypical “Didn't I tell you?” that emphasizes, in the finale, the achievement of the promised results. On the basis of the pragmatic and rhetorical scaffolding and metalinguistic annotations (clarifications on the name of the dishes and their origin, explanations concerning medical terminology), the paper traces some similarities, albeit with the lexical dissimilarities that the diversity of the subjects dealt with imposes, with the language of the other character invented by the author, Dr. Amal.
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Knittel, Marie Laurence. « La flexion verbale en turc : formes verbales complexes et accord participial ». Syntaxe et sémantique 11, no 1 (2010) : 153. http://dx.doi.org/10.3917/ss.011.0153.

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Badal, Manuel. « L’evolució del morfema de cinquena persona en català antic : de cantats a cantau ». SCRIPTA. Revista Internacional de Literatura i Cultura Medieval i Moderna 19, no 19 (27 mai 2022) : 77. http://dx.doi.org/10.7203/scripta.19.23686.

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L’evolució del morfema verbal de cinquena persona de ?tis > ?ts a ?u [w] (cant?tis > cantats > cantau) és un fenomen identificador de la llengua catalana, ja que es dona sistemàticament en totes les formes de cinquena persona de tots els verbs. La substitució de la forma ?ts per ?u s’inicia en català medieval i tarda bastant a consolidar-se gràficament. En aquest treball, analitzem, a partir d’un volum dels Sermons de sant Vicent Ferrer, quin és l’estadi evolutiu que presenta aquesta persona al començament del segle xv en els diversos temps verbals de l’indicatiu, del subjuntiu i de l’imperatiu. A més, analitzem si existeixen diferències significatives en l’adopció de les formes innovadores en -u entre els tres modes. Finalment, comparem els nostres resultats amb els recomptes de Wheeler (2012) per a establir si el gènere i l’estil de les obres afecta la distribució de les diferents variants.
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Vitez, Primož. « Effets grammaticaux de l’oxytonisation en français ». Linguistica 61, no 2 (30 décembre 2021) : 123–37. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.61.2.123-137.

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Résumé :
L’accentuation joue un rôle dominant dans la structuration prosodique du français. Le développement du gallo-romain vers ce que l’on qualifie aujourd’hui de langue française a été conditionné par un trait prosodique particulier, inconnu dans les autres langues romanes. L’oxytonisation est un processus évolutif qu’a subi le système linguistique français à partir du VIe siècle. Elle consiste à réduire la ou les syllabes post-accentuelles en fixant l’accent sur la dernière syllabe de l’unité accentuelle. La conséquence principale de ce processus est la formation de l’unité accentuelle, identifiable comme le syntagme. L’oxytonisation a engendré quelques spécificités essentielles du système linguistique français. Certaines formes substantivales et verbales ne pouvaient plus développer leur flexion sur les syllabes post-accentuelles. La détermination du nombre nominal et de la personne du verbe s’est déplacée à l’avant de la forme lexicale. En français oral, le nombre du nom est déterminé par la qualité de la voyelle, formant le noyau syllabique de l’article et d’autres déterminants, et non par la forme lexicale elle-même. Une situation analogue s’observe dans la flexion du paradigme verbal à l’indicatif présent du singulier : l’oxytonisme annule la possibilité du marquage personnel sur les terminaisons et provoque un isomorphisme dans la prononciation des trois formes verbales de base. Le marquage de la personne est revenu aux indices personnels ou pronominaux je/tu/il en fonction de constituant sujet qui en fait n’ont pas de propriétés pronominales et fonctionnent comme des morphèmes proclitiques.
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Mesquita, Rosa Maria. « Non-verbal communication : relevance in the practitioner’s action ». Revista Paulista de Educação Física 11, no 2 (20 décembre 1997) : 155. http://dx.doi.org/10.11606/issn.2594-5904.rpef.1997.138567.

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Résumé :
A comunicação humana é uma área de investigação e de estudos muito complexa, é tanto um fenômeno quanto uma função social e profissional. Ela é processada através de dois níveis: o verbal e o não verbal. A comunicação não-verbal é a forma não discursiva que pode ser transmitida através de três suportes: o corpo, os objetos associados ao corpo e os produtos da habilidade humana. Investigações científicas têm evidenciado que a importância das palavras, em uma interação entre pessoas é apenas indireta. Resultados de diversos estudos demonstram que as relações interpessoais são mais influenciadas por canais de comunicação não-verbais do que verbais. Isto é indicativo que o discurso não-verbal assume relevância nos processos de comunicação humana. Fica, então, evidente que em determinadas profissões os sinais nãoverbais são de capital importância, principalmente, para aqueles profissionais cuja ação está mais diretamente relacionada ao corpo e ao movimento, na medida em que contribuem de forma relevante para melhor percepção de outras pessoas os clientes
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Oprea, Alina. « Emotions et agressivité verbale : l’impolitesse volcanique et l’impolitesse affective stratégique ». Voix Plurielles 12, no 1 (6 mai 2015) : 22–36. http://dx.doi.org/10.26522/vp.v12i1.1172.

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Résumé :
Prenant comme cadre théorique l’analyse du discours, le présent article interroge le rapport entre émotion(s) et agressivité verbale à travers l’analyse de l’impolitesse volcanique et l’impolitesse affective stratégique. Partant du postulat que ces manifestations de l’impolitesse supposent une gestion et une manipulation différentes des émotions, ma démarche est ici double : il s’agit de dégager le fonctionnement des émotions dans un corpus médiatique (séquences extraites de talk-shows télévisés) et de mettre en parallèle les deux formes de violence verbale. En effet, l’analyse du corpus montre que l’impolitesse volcanique et l’impolitesse affective stratégique se ressemblent de par leur forme mais se distinguent de par leur temporalité, leur spontanéité et sincérité, et surtout de par la mise en scène complexe qui accompagne cette dernière et qui met en place trois portraits (héros, antihéros, victime) et trois discours (dénonciation d’une injustice, accusation, victimisation). Emotions and verbal violence: volcanic impoliteness and strategic affective impoliteness Taking the Discourse Analysis as the theoretical framework, the present article explores the relations between emotion(s) and verbal violence through the analysis of volcanic impoliteness and strategic affective impoliteness. Starting from the premise that each of these manifestations of impoliteness implies a different type of management and manipulation of emotions, my approach will be twofold: I will try to bring out the functioning of emotions in my corpus (composed of several extracts of TV talk-shows) and to compare the two forms of verbal violence. Indeed, the analysis of my corpus shows that, although volcanic and affective strategic impoliteness may have the same form, they differ with regard to their temporality, to they spontaneity and sincerity, and especially to their mise en scène: the complex mise en scène of the latter provides three portraits (the hero, the antihero and the victim) and three speeches (denunciation of some sort of injustice, accusation, victimization).
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Sijabat, Ermi Susanti, Pengadilen Sembiring et Evi Eviyanti. « ANALYSE DE CONSTRUCTION VERBALE DANS LES FAITS DIVERS DANS LE JOURNAL LE PARISIEN ». HEXAGONE Jurnal Pendidikan, Linguistik, Budaya dan Sastra Perancis 7, no 2 (9 octobre 2018) : 576. http://dx.doi.org/10.24114/hxg.v7i2.10941.

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Résumé :
Le but de cette recherche est de savoir les types de construction verbal et les formes de construction verbale dans les faits diverse dans le journal Le Parisien. La méthode de la construction verbale dans cette recherche est la méthode qualitative descriptive. L’auteur utilise la théorie de Jean-Michel kalmbach (2012) et Isabelle Chollet, Jean-Michel Robert (2007)dans les faits divers du journal LeParisienédition août jusqu’à septembre 2017 comme la source de données.Les résultat de cette recherche indiquent que: 1. Les types de construction verbale dans les faits diverse du journal Le Parisien française se composent : intransitif, transitif direct, transitif indirect, verbe transitif à double complément et verbe transitif à triple complément.2. Les formes de construction verbale trouvées le dans les faits diverse du journal Le Parisien, ces sont :le verbe + quelque chose / quelqu’un, le verbe + infinitif, le verbe + de quelque chose / quelqu’un, le verbe + de infinitif, le verbe + à infinitif, le verbe + à quelque chose / quelqu’un, le verbe + préposition, le verbe + que indicatif, le verbe + adjectif, le verbe + quelque chose / quelqu’un de quelque chose / quelqu’un, et le verbe + quelque chose / quelqu’un à quelque chose / quelqu’un.Mots-clés: types de construction verbale, formes de construction verbale, le journal Le Parisien
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BARONCINI, GABRIELE. « FORME DI LETTURA, FORME DI CULTURA ». Nuncius 14, no 1 (1999) : 3–18. http://dx.doi.org/10.1163/182539199x00733.

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Abstracttitle SUMMARY /title This essay tries an examination of the verbal and non-verbal lections of incunabula, conducted in function of the reader's culture. Are put under analysis all those subjective interventions that allow to gather in the text the cultural forms interacting and modelling a text reading as well as the determination of its meaning. However the printed text itself already contains objective and concrete elements predeterming the form of lection. Various authors are involved in the essay, such as among others Leibniz, Descartes and Nicholas de Lyra. From a general standpoint this is an attempt having the aim of singling out both facts and concepts useful to reconstruct, at least partially, the complex and elusive act of reading.
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Jordán Cólera, Carlos. « La forma verbal cabint del bronce celtibérico de Novallas (Zaragoza) ». Emerita 82, no 2 (30 décembre 2014) : 327–43. http://dx.doi.org/10.3989/emerita.2014.07.1329.

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Beaudet, Marie-Andrée. « Entre mutinerie et désertion. Lecture des épigraphes de L’hiver de force et du Nez qui voque comme prises de position exemplaires de l’écrivain périphérique ». Études 27, no 1 (3 octobre 2006) : 103–12. http://dx.doi.org/10.7202/201586ar.

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Résumé Par-delà le ludisme des déconstructions et des inventions verbales, l'art du-charmien semble mettre en branle une puissante machine d'éradication de toute doxa littéraire et, en première instance, de la doxa métropolitaine. Écrire chez Ducharme est un acte d'espérance désespérée qui ne sert peut-être qu'à dire, à travers la recherche d'une forme qui échappe au désir des belles formes, qu'on n'ignore pas que le discours de l'autre nous tient, que ce contre quoi on en a nous possède, nous traverse de part en part. En s'appuyant sur Le nez qui voque et L'hiver de force, cette étude considère une problématique du centre et de la périphérie.
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Fursa, Valentyna. « Типові керовані форми дієслів руху / переміщення в українській літературній мові ». Studia Ucrainica Varsoviensia, no 9 (17 décembre 2021) : 67–77. http://dx.doi.org/10.31338/2299-7237suv.9.5.

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In the article, on the basis of valence, a typical set of valence-driven governed components dependent on verbs of movement / moving is analyzed, a hierarchy of governed case and prepositional-case forms of these verbs is proposed, the main morphological means of their expression and their morphological variants are determined. According to such sets of governed components, a typology of verbal government is suggested. The differences between the traditional interpretation of grammatical government and the interpretation offered by the researchers of the latest Ukrainian linguistics are emphasized. The valence-determined government makes it possible to consider governed only notional verbally dependent components with semantic functions of the object, the addressee, the instrument (tool or means of action) and the locality (location, initial and end points of the motion, path of motion). The maximum quantity of typical governed components is shown by the verbs of movement / moving, they belong to multivalent ones. In typical expressions these verbs can have up to six governed components.
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Castro, Rosiani B. R. de, et Maria Júlia Paes da Silva. « A comunicação não-verbal nas interações enfermeiro-usuário em atendimentos de saúde mental ». Revista Latino-Americana de Enfermagem 9, no 1 (janvier 2001) : 80–87. http://dx.doi.org/10.1590/s0104-11692001000100012.

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Résumé :
Neste estudo exploratório-descritivo, analisamos a comunicação não-verbal do enfermeiro em 11 interações em atendimentos de saúde mental. Dentre os sinais não verbais observados, maior número foi utilizado para a demonstração de sentimentos, decodificados principalmente, como interesse, atenção, tranqüilidade/descontração, tensão/medo, indiferença, ansiedade e irritação. Identificamos também o não-verbal contradizendo o verbal, alertando-nos que a maneira contraditória de emitir mensagens pode dar interpretação dupla ou distorcida da mensagem enviada. Em nossa percepção, a maioria dos enfermeiros pesquisados não está atenta o suficiente para perceber conscientemente o quanto a forma não-verbal de comunicar-se pode influir na assistência e na humanização dos atendimentos.
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Giard, Anne. « Les interactions verbales dans une scène de Giraudoux ». Études françaises 35, no 1 (15 mars 2006) : 137–46. http://dx.doi.org/10.7202/036130ar.

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Résumé Le fonctionnement du dialogue dans un extrait de Intermezzo de Jean Giraudoux est observé à la lumière des travaux sur l'interaction verbale, tels qu'ils sont récapitulés et prolongés par la «linguistique interactionniste». On montre comment la dynamique de l'échange verbal perturbe les relations interpersonnelles et les rapports de force, dans une situation de communication qui semblait être la moins propice à l'évasion hors des rôles prescrits.
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Katoozian, Katayoon. « Difficultés des apprenants iraniens du FLE dans la gestion des finales verbales en /E/ ». ALTERNATIVE FRANCOPHONE 1, no 9 (22 février 2016) : 171–88. http://dx.doi.org/10.29173/af27042.

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Résumé :
Étant donné la difficulté de l’homophonie des formes verbales en /E/ qui peuvent s’écrire par au moins dix formes différentes dont l’infinitif (-ER), le participe passé (-É) et l’imparfait (-AI), le choix entre ces formes reste une question délicate dans l’orthographe grammaticale du français. Cette recherche vise à étudier les problèmes des apprenants iraniens du FLE (Français Langue Étrangère) dans la gestion de ce secteur. Basée sur les recherches antérieures menées auprès d’élèves français et québécois, la présente étude cherche précisément à répondre aux questions suivantes : 1- Comment se fait l’évolution de la compétence de gestion des finales verbales en /E/? 2- Parmi les formes en -ER, -É, et -AI laquelle est mieux réussie ? 3- a) Dans les formes en -É, est-ce que les apprenants font l’accord avec le genre et le nombre sujet ? b) Est-ce qu’ils ont des problèmes d’accord en personne dans les formes en -AI ? Afin de répondre à ces questions, nous avons fait passer un test aux 113 apprenants iraniens du français des niveaux A1, A2 et B1 acquis inscrits à quelques instituts de langue de Téhéran. Les résultats de notre étude à l’aide de l’analyse statistique de variance (ANOVA) montrent que : 1- La gestion des finales verbales en /E/ n’est pas maitrisée à travers ces niveaux. Il n’existe pas de différence significative entre les notes globales de ces trois niveaux successifs. 2- La forme en -ER est mieux maitrisée suivie de la forme en -É et celle en -AI ce qui montre la tendance des apprenants pour l’invariabilité. En plus de ces trois formes, nous avons trouvé d’autres types d’erreurs (ex. erreurs phonétiques et erreurs de segmentation) fréquents dans notre corpus qui n’ont pas été rapportés par les recherches antérieures en FLM (Français Langue Maternelle). 3- a) En ce qui concerne les formes en -É, il n’existe pas d’accord avec le sujet et la tendance réside dans l’invariabilité. b) Quant aux formes en -AI, le problème d’accord en personne ne se pose pas. Ces résultats diffèrent de ceux obtenus dans le contexte d’autres recherches en FLM. Comme perspective didactique, nous avons proposé la redéfinition de la place de l’orthographe dans les méthodes actuelles du français tout en soulignant l’efficacité de la démarche réflexive dans l’enseignement-apprentissage de l’orthographe. Abstract Given the difficulty of homophony in verbal endings in /E/ which can be written by at least ten different forms including the infinitive (-ER), the past participle (-É) and the imperfect (-AI), the choice between these forms remains a delicate question in learning French grammatical orthography. The purpose of this research is to study the problems of Iranian learners of French dealing with this issue. Based on previous investigations focusing on French and Quebecois students, the present study aims specifically to answer the following questions: 1- How does the ability to deal verbal endings in /E/ evolve? 2- Among the -ER, -É and -AI forms which is the most successful? 3- a) Among the -É forms, do the learners make agreement between the gender and the number of the subject? b) Do they have any problems with agreement in person among the -AI forms? In order to answer these questions, we have distributed a test to 113 Iranian learners of A1, A2 and B1 levels in French registered in some language institutes in Tehran. Our results based on statistical analysis of variance (ANOVA) show that: 1- The management of verbal endings in /E/ is not mastered at these levels. There is not a significant difference between global scores of these three successive levels. 2- The -ER form is the most successful before the -É and -AI forms respectively, which shows the tendency of learners for invariance. In addition to these three forms, other types of errors (e.g. orthographical errors phonetically-based and errors of segmentation) were frequent in our data yet not reported by previous investigations in French as a First Language (FFL). 3- a) Concerning -É forms, the agreement does not exist and the tendency lies in invariance. b) As for -AI forms, the issue with agreement does not arise. These findings differ from those obtained by other studies in FFL. As a didactic solution, it is suggested to redefine the place of orthography in the actual methods of French language teaching and to emphasize the effectiveness of reflexive way in teaching-learning of French orthography.
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Kogel, Judith. « Sur les traces de la racine trilitère dans la grammaire hébraïque ». Histoire Epistémologie Langage 42, no 1 (2020) : 33–47. http://dx.doi.org/10.1051/hel/2020008.

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Résumé :
La notion de trilitéralité des racines, fortement inspirée par la tradition arabe, a demandé une grande créativité pour être mise en œuvre dans la grammaire hébraïque. Judah Ḥayyuj (Fez, 950 – Cordoue, ca 1000) fit œuvre de pionnier en analysant le comportement des consonnes faibles qui peuvent ne pas être visibles dans certaines formes verbales tout en restant présentes dans la forme théorique de base. Ses travaux ont été poursuivis par Jonah ibn Janaḥ (Cordoue, ca 985/990 – ca 1050) dont les ouvrages, adaptés ou traduits en hébreu, ont permis la diffusion des doctrines grammaticales de l’hébreu en Europe chrétienne et l’adoption définitive de la théorie des racines trilitères. Les dictionnaires des racines sur le modèle du Kitāb al-uṣūl d’Ibn Janaḥ, outil commode pour classer le lexique biblique, devinrent populaires en Provence médiévale. Il restait cependant une difficulté majeure, à savoir les manières d’identifier la racine d’une forme nominale ou verbale complexe. Profiat Duran (Perpignan, < 1360 – ca 1414) fut le premier auteur à insérer dans sa grammaire, le Maˁaseh efod, un chapitre décrivant les différentes méthodes permettant l’identification des racines. Ce passage, adapté ou résumé, fut fréquemment repris par les humanistes chrétiens dans leurs ouvrages linguistiques, et ce jusqu’au XIXe siècle.
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Justino, Julia Sabrina, et Mailce Borges Mota. « Processamento da Morfologia Flexional Verbal do Português Brasileiro : Um estudo com rastreamento ocular ». Diacrítica 33, no 2 (16 décembre 2019) : 69–88. http://dx.doi.org/10.21814/diacritica.381.

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Résumé :
O processamento da morfologia flexional verbal tem sido alvo de um amplo debate em psicolinguística. Teorias de mecanismo dual sugerem modelos de processamento nos quais formas regulares são processadas via regra computacional, enquanto formas irregulares são recuperadas na memória. Em contrapartida, teorias de mecanismo unitário afirmam que tanto formas regulares quanto irregulares podem ser processadas via mecanismo conexionista ou decomposicional. Grande parte das evidências acumuladas até o momento provém do passado simples em inglês. Ao contrário do inglês, o português possui um complexo sistema morfológico verbal. Em vista disso, um experimento psicolinguístico utilizando o método de leitura auto monitorada associada com registro de movimento ocular foi conduzido a fim de investigar se verbos regulares que pertencem a diferentes classes e tempos verbais são processados da mesma forma ou de formas diferentes. Participaram desse experimento 108 falantes nativos do português brasileiro. Os resultados sugerem que, no processamento das formas verbais flexionadas, propriedades como classe e tempo verbal, bem como elementos sintáticos que fazem parte da sentença na qual o verbo está inserido, desempenham um papel no processamento verbal.
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Surcouf, Christian. « « tu me di que je ne connai pas lecri ture ébien çi chaque foi que tu écri je le connai » – Analyse des graphies des formes verbales dans la correspondance des Poilus du Corpus14 ». SHS Web of Conferences 46 (2018) : 06001. http://dx.doi.org/10.1051/shsconf/20184606001.

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Dans cet article, nous analysons d’un point de vue quantitatif les graphies des 886 formes verbales apparaissant dans les dix premières lettres de quatre Poilus, provenant du Corpus 141. Après avoir répertorié les différents types d’écarts par rapport à la norme, observés dans cette correspondance produite par des scripteurs peu accoutumés à l’écrit, nous montrerons que, en dépit d’un nombre important de graphies non-normées, les formes verbales permettent une lecture conforme à la forme normée ciblée dans la majorité des cas.
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Creissels, Denis. « Formes verbales dépendantes ». Mandenkan, no 49 (1 juin 2013) : 60–62. http://dx.doi.org/10.4000/mandenkan.603.

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Marshall, Matthew M., Thomas J. Armstrong et Marissa L. Ebersole. « Verbal Estimation of Peak Force ». Proceedings of the Human Factors and Ergonomics Society Annual Meeting 45, no 14 (octobre 2001) : 1026–30. http://dx.doi.org/10.1177/154193120104501406.

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González Campos, Guillermo. « Nuevas consideraciones sobre la morfología verbal del cabécar ». LETRAS, no 51 (6 janvier 2012) : 33–58. http://dx.doi.org/10.15359/rl.1-51.2.

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En cabécar, el verbo es la categoría léxica que, desde la morfología flexiva, presenta más complejidad. El artículo hace resumen histórico de las propuestas de análisis hechas al respecto. Propone una forma de entender la estructura morfológica del verbo cabécar, con base en tres categorías fundamentales: la raíz verbal, los sufijos desinenciales y los clíticos verbales. A partir de ello, se hace una propuesta de paradigma verbal para esta lengua. From the point of view of inflectional morphology, the verb is the most complex lexical category in Cabécar. This article reviews the history of research on this topic. It proposes a way to understand the morphological structure of the Cabécar verb, based on three essential categories: the verbal root, the inflectional suffixes and the verbal clitics. Then, using these elements, a proposal of verbal paradigm is developed for this language.
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Murillo Rojas, Marielos. « El verbo y la producción discursiva de los niños costarricenses de 2 a 4 años de edad ». Káñina 42, no 3 (1 avril 2019) : 381–415. http://dx.doi.org/10.15517/rk.v42i3.36810.

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Résumé :
El verbo es una forma sintáctica, nuclear para la conversación, que posee una densa morfología (tiempo, aspecto, modo, voz, persona y número), por lo que es un referente básico al analizar el desarrollo del lenguaje de los niños. El presente artículo, de naturaleza descriptivo-transversal, tiene como objetivo identificar la acción verbal y las formas verbales temporales empleadas por 38 de niños costarricenses de 2 a 4 años en la producción de textos orales, elicitados a partir de narraciones de eventos ligados al contexto escolar y familiar, así como a la narración de cuentos infantiles. Palabras clave: Desarrollo del lenguaje, marcadores morfológicos, tiempo verbal, aspecto verbal.
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Oliveira e Paiva, Vera Lúcia Menezes de. « The use of clichés in advertising discourse ». Estudos Germânicos 10, no 1 (31 décembre 1989) : 77. http://dx.doi.org/10.17851/0101-837x.10.1.77-84.

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Résumé :
This paper aims at studying the cliché in advertising discourse, having as starting point the idea that language is made up of a set of clichés which work as vehicles of ideology, thus affecting human behavior. The signs found in clichés, either verbal or non-verbal, will be analysed as an intertextual phenomenon and their renew as an attempt to counterattack a dominant ideology and prevent the predictability of the paradigmatic/syntagmatic axis. Este trabalho se propõe, a partir da idéia inicial de que a língua é um grande conjunto de clichês, veículos de ideologia e portanto norteadores de comportamento, a analisar os clichês no discurso publicitário, presentes em forma de signos verbais e não-verbais, como um fenômeno intertextual, e sua renovação como uma tentativa de contra-atacar uma ideologia dominante e impedir a previsibilidade do eixo paradigmático/sintagmático.
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Lowenstamm, Jean. « À propos d’une hypothèse sur la forme primitive du type B en amharique ». Revue québécoise de linguistique 16, no 1 (14 mai 2009) : 157–79. http://dx.doi.org/10.7202/602583ar.

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Résumé En sémitique, une même racine verbale peut être conjuguée sans gémination, et avec gémination. La première conjugaison correspond à l’action simple, tandis que la seconde exprime l’« intensif ». Dans les langue sémitiques d’Éthiopie, une racine se conjugue soit avec, soit sans gémination. Cette dernière situation relève donc du lexique, et non pas, comme dans le reste de la famille sémitique, de la morphologie. S’agit-il d’un reliquat du système verbal du sémitique commun? Une idée de Wolf Leslau interprétée en termes de la théorie du charme et du gouvernement permet de proposer une réponse à cette question, et de montrer que la gémination qui caractérise une certaine classe de verbes, le type B de l’amharique, est en réalité un phénomène compensatoire conditionné phonologiquement par la centralisation de la voyelle précédente. L’analyse proposée se veut donc à la fois une contribution à la phonologie diachronique et synchronique de l’amharique, et un argument en faveur de la version de la structure interne des segments proposée dans le cadre de la théorie du charme et du gouvernement.
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Svartdal, Frode, et Tord Mortensen. « Effects of Reinforcer Value on Sensitivity to Non-Verbal Operant Contingencies in Humans ». Quarterly Journal of Experimental Psychology Section A 46, no 2 (mai 1993) : 347–64. http://dx.doi.org/10.1080/14640749308401050.

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The present experiment investigated effects of reinforcer value on sensitivity to operant force contingencies in humans. Subjects were exposed to non-salient, non-verbal operant contingencies with feedback stimuli of either low or high motivational value. Subjects who received feedback stimuli with back-up reinforcers of high motivational value demonstrated reliable adjustment to the arranged force contingencies, whereas force changes in subjects receiving low motivational feedback stimuli were unreliable. In accordance with standard animal findings, these results indicate that reinforcer value may affect operant conditioning in humans, but its effects are hypothesized to be confined to conditioning that is not mediated verbally.
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Garcia, Amanda Veloso. « Uma proposta de filosofia além da esfera verbal para um pensamento descolonizado ». Griot : Revista de Filosofia 19, no 3 (15 octobre 2019) : 211–29. http://dx.doi.org/10.31977/grirfi.v19i3.1237.

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Neste artigo investigamos a relação entre a Filosofia e a prática de escrita de textos de maneira a tratar do seguinte problema: Existem formas alternativas de expressão e desenvolvimento da Filosofia além daquelas relacionadas a recursos da linguagem verbal? Como parece haver, na tradição filosófica Ocidental, uma vinculação necessária entre a Filosofia e a linguagem verbal, temos como objetivo repensar as práticas filosóficas dentro da universidade e analisar a potencialidade de pensamentos existente em diversos formatos de pensar. Inicialmente apresentamos as contribuições de uma abordagem inter/multidisciplinar para a Filosofia, de modo a apontar o paradigma da complexidade como um recurso apropriado para investigar problemas filosóficos da contemporaneidade. Entendemos que o paradigma da complexidade tem se delineado de forma a proporcionar uma virada na Filosofia que extrapola o domínio da linguagem verbal. Como um estudo de caso, discutimos características centrais da Filosofia brasileira no contexto da universidade pública. A partir da caracterização da Filosofia na universidade brasileira, analisamos os limites da linguagem verbal como forma de expressão de pensamentos. Por fim, discutimos o potencial de formas não verbais na reflexão filosófica, analisando suas contribuições e limites para o desenvolvimento de um filosofar genuíno.
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Bizjak, David. « Quale sintagma usare per indicare la necessita`dell` azione in friulano ». Linguistica 45, no 1 (31 décembre 2005) : 277–82. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.45.1.277-282.

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Per un non-friulanofono che studia la lingua friulana contemporanea non è facile scegliere il sintagma più opportuno per rendere l' idea della necessità di un' azione. II friulano dispone a questo scopo di parecchi sintagmi diversi. Essi consistono tutti in due elementi verbali: il primo elemento è una forma verbale perso­nale, mentre il secondo può essere l' infinito oppure il participio passato. Nel parla­ to bisugne+infinito è indubbiamente quello più diffuso, ma esso appare frequente­ mente anche nella lingua scritta, nei testi di vario genere: fiabe, romanzi, articoli di giornale, testi scientifici. Gli enunciati seguenti in cui troviamo il sintagma in diver­ si tempi e modi riflettono bene questa diversità
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Guéguen, Nicolas. « Embauche : la force du non-verbal ». Cerveau & ; Psycho N° 88, no 5 (5 janvier 2017) : 86–90. http://dx.doi.org/10.3917/cerpsy.088.0086.

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Tamanaha, Ana Carina, Marcia Regina Fumagalli Marteleto et Jacy Perissinoto. « A interferência do status de linguagem expressiva na pontuação do Autism Behavior Checklist em autistas verbais e não verbais ». Audiology - Communication Research 19, no 2 (avril 2014) : 167–70. http://dx.doi.org/10.1590/s2317-64312014000200011.

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Objetivo Verificar a interferência do status da linguagem expressiva na pontuação do Autism Behavior Checklist (ABC), comparando crianças autistas não verbais e verbais. Métodos A amostra foi constituída por 68 crianças autistas, de ambos os gêneros, entre 3 e 12 anos, divididas em dois grupos: 28 crianças não verbais (Grupo GNV) e 40 verbais (Grupo GV). Utilizamos o ABC, composto por 57 comportamentos não adaptativos, que foi respondido pelas mães, em forma de entrevista. Resultados Os GNV e GV não diferiram entre si na pontuação média Total do ABC. Na área verbal, a pontuação média do GV foi maior que a do GNV. Quando se excluiu os comportamentos dessa área, a pontuação média total foi reduzida. No entanto, não houve diferença nas médias das outras áreas. Conclusão As crianças verbais apresentaram maior prejuízo na área Linguagem do que as crianças não verbais. Ao excluirmos todos os comportamentos não adaptativos dessa área, não houve diferença significativa entre os grupos.
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Freitas, Marília Fernanda Pereira de, et Sidney Da Silva Facundes. « Das relações entre posse, localização e existência em Apurinã (Aruák) ». MOARA – Revista Eletrônica do Programa de Pós-Graduação em Letras ISSN : 0104-0944 1, no 50 (1 avril 2019) : 20. http://dx.doi.org/10.18542/moara.v1i50.6803.

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Em Apurinã, língua Aruák falada ao longo de vários afluentes do rio Purus,sudoeste do Amazonas, as noções de posse, localização e existência podem ser expressas por uma mesma forma verbal. Em certas variedades da língua, o sufixo locativo pode expressar também posse em construções nominais. Essa característica de Apurinã, contudo, não é um caso isolado, uma vez que, em diferentes línguas, é recorrente a codificação linguística da posse estar relacionada à de localização e existência (cf.: HEINE, 1997, 2001; BARON; HERSLUND, 2001; STASSEN, 2009, entre outros). Neste artigo, buscaremos mostrar as relações conceituais e gramaticais entre esses três conceitos em Apurinã, focalizando a forma verbal awa, por meio da qual é possível verificar sincronicamente que a posse teve como domínio fonte a existência em construções verbais, dada a ocorrência de esquemas de eventos (HEINE, 1997, 2001) que revelam processos de gramaticalização operando na língua.
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Mijangos, Victor, et Ramón Zacarías Ponce de León. « Tratamiento de la flexión verbal en español a partir del modelo de Palabra y Paradigma ». Borealis – An International Journal of Hispanic Linguistics 6, no 2 (1 décembre 2017) : 207–31. http://dx.doi.org/10.7557/1.6.2.4116.

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Este artículo aborda la flexión verbal con base en los conceptos introducidos en el modelo morfológico basado en palabras; en específico, el modelo de Word and Paradigm. Se propone una metodología para el análisis de la flexión verbal del español. Para esto, tomamos únicamente la primera conjugación del español. El análisis aquí establecido se basa en determinar partes principales que permitan predecir los paradigmas verbales de primera conjugación. Mostramos que a partir de unas cuantas partes principales es posible predecir el paradigma completo de una forma verbal. Asimismo discutimos los fenómenos de la competencia entre esquemas donde se presenta cambio de acento (como en las formas “hablemos” y “háblemos”) así como las diptongaciones /o/ → /ue/ y /e/ → /ie/ que responden a un cambio en la parte principal. Finalmente, se muestran las ventajas que el modelo basado en palabras muestra en el análisis de la flexión.
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Hasbún Hasbún, Leyla. « La hipótesis de la distribución sesgada como explicación a comportamientos lingüísticos de los aprendices del español como lengua extrajera ». Revista de Filología y Lingüística de la Universidad de Costa Rica 26, no 2 (30 juillet 2000) : 235. http://dx.doi.org/10.15517/rfl.v26i2.4529.

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El presente estudio investiga la distribución de la morfología verbal en las narraciones escritas por un grupo de aprendices y de hablantes nativos del español. Los resultados muestran una asociación entre la categoría léxico-semántica del verbo y la morfología que marca tiempo y aspecto. La asociación es más débil en los hablantes nativos debido a su capacidad de usar la morfología en forma no prototípica y de su uso de una mayor variedad de formas verbales, especialmente el presente histórico.
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Creissels, Denis. « La tonalité des finales verbales et la distinction entre formes verbales conjointes et formes verbales disjointes en tswana ». Africana Linguistica 11, no 1 (1994) : 27–47. http://dx.doi.org/10.3406/aflin.1994.941.

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Steno, Anne Mia, et Gitte Lyng Rasmussen. « At lytte på baggrunde i pædagogiske situationer ». Forskning i Pædagogers Profession og Uddannelse 6, no 1 (11 avril 2022) : 12. http://dx.doi.org/10.7146/fppu.v6i1.132312.

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DK resume Medindragelse, deltagelse og involvering af brugerperspektiver i forskning, pædagogisk arbejde og socialt arbejde i bred forstand, er de seneste år blevet mere og mere udbredt. Men der er nogle brugere og brugerperspektiver, der sjældent bliver involveret og lyttet til. Det drejer sig om mennesker med vidtgående handicap, der ikke benytter verbalt sprog, og som ofte betragtes som vanskelige at inddrage både i forskning og pædagogisk praksis. I denne artikel argumenterer vi for, at man igennem fænomenologiske antropologiske indsigter, kan få øje på eller snarere øre for, hvordan disse mennesker ytrer sig for dermed at inkludere deres perspektiver og bidrage til øgede deltagelsesmuligheder i hverdagslivet. Artiklen søger igennem empiriske nedslag at vise, hvordan man igennem en opmærksomhed på lyd, kan få blik for de nonverbale ytringer. Slutteligt diskuterer vi, hvilke implikationer de indsigter har for pædagogisk praksis, og vi foreslår i forlængelse heraf ”at lytte på baggrunde i den pædagogiske situation” som en konkret metode, der kan anvendes til at skabe opmærksomhed omkring andre former for deltagelse end de sprogligt verbale. Abstract – UKParticipation and involvement of service user perspectives in research, pedagogical work and social work in a broad sense, has become more and more widespread in recent years. But some of the service users’ perspectives are rarely included. People with profound intellectual and/or multiple disabilities who do not use verbal language are often considered “difficult to involve” in both research and pedagogical practice. In this article, we argue that through phenomenological and anthropological insights, we may learn to listen in different ways and thereby understand how these people express themselves, thus including their perspectives and increasing the opportunities for participation. Through empirical reflections the article seeks to show how one can gain “an ear” for the nonverbal utterances through an attention to sound. Finally, we discuss the implications of these insights for pedagogical practice, and we subsequently propose ”listening to backgrounds in pedagogical situations” as a concrete method to create awareness about other forms of participation than the linguistic verbal ones.
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Haishi, Koichi, Ayumi Komatsu, Hideyuki Okuzumi, Mitsuru Kokubun, Yoshio Kitajima et Tomio Hosobuchi. « Verbal Regulation of Grip Force in Preschoolers ». Perceptual and Motor Skills 108, no 2 (avril 2009) : 540–48. http://dx.doi.org/10.2466/pms.108.2.540-548.

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The purpose of this study was to clarify the developmental processes in verbal regulation by preschool children. Participants were 152 typically developing children (74 boys, 78 girls) between 4 and 6 years of age ( M = 5.3, SD =.8), and 30 healthy adults (15 men, 15 women) between 19 and 26 years of age ( M = 20.8, SD = 1.4). In Exp. 1, the task was to regulate grip force based on quantitative instruction which implies using a scale for regulation. Participants were required to produce a half-grip force of the maximum (Task 1). In Exp. 2, the task was grip-force regulation based on nonquantitative instruction. The participants were asked to respond with a slightly weaker grip force than the maximum (Task 2) and then a further weaker grip force (Task 3) than that used on Task 2. The regulation rates produced the extent of regulation and suggest regulation by quantitative instruction may develop earlier than by nonquantitative instruction. Also, precise grip-force regulation based on the semantic aspect of instruction may be difficult for young children. The developmental changes in the rate of performance especially observed in children of 4 to 6 years indicate that the tendency to use too much grip force disappears during this preschool period. In addition, too little grip force in regulation may reflect the developmental process toward fine grasping movements.
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Li, Yilun. « Une erreur peut en cacher une autre : les apprenants chinois du français L2 face aux problèmes de morphologie verbale ». SHS Web of Conferences 46 (2018) : 07014. http://dx.doi.org/10.1051/shsconf/20184607014.

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Au sein de la zone de la morphologie écrite, l’acquisition des formes verbales homophones en /E/ représente un lieu de difficulté majeure. Confronté avec cette complexité au plan orthographique, tout scripteur aura un long trajet à parcourir avant d’arriver à la maÎtrise complète des traitements morphologiques impliqués, et ceci est sans doute d’autant plus vrai lorsqu’il s’agit de s’approprier ce système français dans une langue étrangère qui est typologiquement distincte de la langue française. L’objectif de notre contribution est de décrire la réalisation des formes verbales en /E/ chez les apprenants chinois du français L2. Pour ce faire, nous examinons les données issues d’une tâche écrite semi-spontanée des apprenants chinois, en nous attachant plus particulièrement au profil développemental des apprenants, et leur tendances inter-langagières face aux problèmes de morphologie verbale écrite. En outre, une analyse des erreurs commises par les apprenants, ainsi que les explications possibles pour interpréter ces erreurs sont également présentées, en faisant référence aux caractéristiques spécifiques du traitement morphologique mené par les apprenants de L2.
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