Littérature scientifique sur le sujet « Forme di coordinamento economico »

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Articles de revues sur le sujet "Forme di coordinamento economico"

1

Conti, Giuseppe, et Maria Carmela Schisani. « I banchieri italiani e la haute banque nel Risorgimento e dopo l'UnitÀ ». SOCIETÀ E STORIA, no 131 (mai 2011) : 133–70. http://dx.doi.org/10.3280/ss2011-001005.

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Résumé :
Nell'Europa di metÀ ottocento i mercanti banchieri furono gli artefici principali della rivoluzione finanziaria, ossia della formazione della banca ‘moderna' e dei mercati finanziari collegati allo sviluppo di societÀ anonime. In Italia ebbero difficoltÀ ad affermare forme di specializzazione, coordinamento, conquista di spazi e di ruoli. La loro azione risentě di un ambiente politico e economico parcellizzato e chiuso in ambiti locali. La concorrenza dei banchieri dellacontribuě al cambiamento ma anche a indebolire potenzialitÀ e dinamiche autonome. Il frazionamento politico, in particolare, ebbe conseguenze rilevanti sulla formazione di un mercato nazionale di titoli pubblici e ritardň la crescita dell'emissione stessa di titoli privati (di ferrovie e banche). Negli stati preunitari molte furono le iniziative, poche quelle che andarono a buon fine. Il debito pubblico e lo sviluppo di alcune istituzioni bancarie seguě percorsi differenziati tra prima e dopo il 1848 per Regno delle Due Sicilie e Stato pontificio, da una parte, e gli altri stati, dall'altra. Per primi l'esposizione debitoria fu particolarmente rilevante dopo la Restaurazione per ragioni diverse dal crescente indebitamento che dopo il 1848 interessň i secondi, Regno di Sardegna, in particolare, dove servě a finanziare guerre e ferrovie. Con l'UnitÀ il peso delle divisioni continuň a disgregare gli interessi e le istanze sociali e territoriali, contribuendo all'insuccesso del programma di centralizzazione del credito (banca d'emissione unica, un grande istituto di credito fondiario e agricolo) secondo un disegno coerente e ambizioso. Prevalsero invece soluzioni di ripiego che finirono per limitare le possibilitÀ di crescita della banca privata in Italia, senza ridurre ancora l'influenza della finanza estera.
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Benazzi, Adriano, et Pier Luigi Marchini. « Profili critici di tassazione dei redditi di capitale e dei fondi di investimento ». ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, no 3 (septembre 2011) : 445–90. http://dx.doi.org/10.3280/ed2010-003004.

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Résumé :
La tassazione del risparmio gestito e, piů in generale, dei redditi di capitale, rappresenta da sempre una delle questioni piů rilevanti, critiche e complesse. Ciň sia per le implicazioni economico-scientifiche connesse al sistema di tassazione dei cosiddetti "redditi finanziari", sia per l'eterogeneitŕ e mutevolezza delle forme di impiego del capitale e di "generazione" dei suoi frutti economici, sia in conseguenza delle possibili problematiche di asimmetria di trattamento e di potenziale instabilitŕ che potrebbero essere generati a seguito di una non coerente architettura del sistema impositivo riguardante la tassazione di tali redditi di natura finanziaria. Il presente contributo si pone l'obiettivo di fornire una rappresentazione dell'attuale regime tributario nazionale applicabile ai redditi di capitale ed, in particolare, ai redditi generati dai fondi di investimento, al fine di comprenderne profili storici, presupposti teorici, caratteristiche e, alla luce di tali considerazioni, le connesse criticitŕ e tendenze evolutive presenti nell'attuale contesto economico nazionale ed internazionale.
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Moccia, Luigi. « La cittadinanza nella prospettiva della federazione europea ». CITTADINANZA EUROPEA (LA), no 2 (octobre 2011) : 39–68. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2011-002003.

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Résumé :
I modelli economico-sociale europeo e statunitense sono stati interpretati tradizionalmente come alternativi, il primo fondato sul solidarismo ed il secondo sull'individualismo. Il confronto fra l'economia sociale di mercato delineata per primo da Rathenau e il New Deal di Roosevelt consente di cogliere una profonda convergenza fra i due sistemi. La crisi della globalizzazione liberista ha posto in luce la necessitŕ di ristabilire un equilibrio fra pubblico e privato e ha rilanciato il dibattito su nuove forme di neoliberalismo. Negli Stati Uniti il New Deal č oggi rivisitato come l'ultima grande riforma da proseguire e rinnovare. In Europa il trattato di Lisbona ha riconosciuto l'economia sociale di mercato come il modello economico-sociale europeo.
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Velo, Dario. « I modelli economico-sociali europeo e statunitense : dalla diversitŕ alla convergenza ». CITTADINANZA EUROPEA (LA), no 2 (octobre 2011) : 17–38. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2011-002002.

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Résumé :
I modelli economico-sociale europeo e statunitense sono stati interpretati tradizionalmente come alternativi, il primo fondato sul solidarismo ed il secondo sull'individualismo. Il confronto fra l'economia sociale di mercato delineata per primo da Rathenau e il New Deal di Roosevelt consente di cogliere una profonda convergenza fra i due sistemi. La crisi della globalizzazione liberista ha posto in luce la necessitŕ di ristabilire un equilibrio fra pubblico e privato e ha rilanciato il dibattito su nuove forme di neoliberalismo. Negli Stati Uniti il New Deal č oggi rivisitato come l'ultima grande riforma da proseguire e rinnovare. In Europa il trattato di Lisbona ha riconosciuto l'economia sociale di mercato come il modello economico-sociale europeo.
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Ingrosso, Marco. « Alle sorgenti della cura. Ricerca di idee guida per le societÀ della salute ». SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no 38 (septembre 2010) : 73–92. http://dx.doi.org/10.3280/las2010-038007.

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Résumé :
Il testo ripercorre il passaggio dalle forme di cura antiche a quelle moderne e contemporanee, interrogandosi sulle idee motivanti e generatrici che hanno sostenuto, nei diversi contesti e ambienti storico-sociali, le specifiche pratiche di cura compresenti. Tale analisi costituisce la premessa della domanda su quali siano o possano essere le sorgenti della cura in un'epoca planetaria e secondo-moderna, nella quale si sono prodotte crescenti aspettative di vita e di salute e una maggiore articolazione delle offerte di cura, tanto da far parlare della formazione di societÀ della salute. In esse sembrano entrare in crisi le motivazione profonde, diffuse e condivise, del ‘prendersi cura' tanto nell'ambito familiare e interpersonale quanto in quello professionale, con esiti critici sul piano della qualitÀ e delle relazioni, ma anche del faticoso coordinamento fra i diversi saperi e forme di cura.
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Napolitano, Giulio. « La cultura delle regole e le torri dei giuristi ». QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, no 3 (septembre 2010) : 159–63. http://dx.doi.org/10.3280/qu2010-003011.

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Résumé :
Il volume di Salvatore Rossi illustra in modo chiaro ed efficace i problemi dello sviluppo economico italiano, le cause della crisi e i vantaggi che potrebbero derivare da un ripresa delle politiche in favore della concorrenza. Fondamentale, perň, č anche una piů appropriata definizione dei modelli di regolazione e lo sviluppo di nuove forme di dialogo tra scienze economiche e scienze giuridiche.
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Ibba, Carlo, et Francesco Morandi. « La fondazione di partecipazione per la gestione di prodotti e servizi turistici ». RIVISTA ITALIANA DI DIRITTO DEL TURISMO, no 2 (août 2011) : 171–84. http://dx.doi.org/10.3280/dt2011-002016.

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Résumé :
Il rapporto di collaborazione pubblico-privato incontra nuove possibilitŕ di realizzazione attraverso forme innovative di accordo. La sperimentazione avviata in alcune realtŕ locali con la creazione di fondazioni di partecipazione sembra dare i primi risultati positivi. Le fondazioni sono state in grado di coniugare efficacemente la gestione dei beni culturali, l'organizzazione dei servizi turistici e la realizzazione degli eventi. Hanno offerto un valido apporto all'integrazione dei centri minori, alla salvaguardia dei valori identitari e allo sviluppo dell'offerta turistica, favorendo in concreto il progresso sociale, economico e occupazionale.
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Granata, Mattia. « Roberto Tremelloni. La politica dei ‘tecnici' per la ricostruzione dell'Italia liberata ». ITALIA CONTEMPORANEA, no 259 (novembre 2010) : 191–215. http://dx.doi.org/10.3280/ic2010-259001.

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Résumé :
Le vicende che segnarono l'avvio della fase di ricostruzione nel Settentrione del paese, all'indomani della liberazione, ebbero in Roberto Tremelloni un protagonista al vertice della piů importante istituzione pubblica operante in ambito economico, il Consiglio industriale dell'Alta Italia (Ciai). L'ex ministero fascista della Produzione industriale, con i dipendenti comitati industriali, infatti, oltreché strumento di gestione della difficile fase di trapasso tra il periodo di guerra e il dopoguerra, divenne il fulcro di un nuovo progetto di lungo periodo. Nella visione dei loro sostenitori, i comitati industriali, articolandosi nei diversi settori produttivi, dovevano fungere da luogo di coordinamento nella distribuzione delle scarsissime materie prime in funzione di una ricostruzione coerente con indirizzi politici condivisi e, soprattutto, potevano assumere un ruolo di regolazione dell'economia produttiva in funzione di un progetto di pianificazione coerente con gli indirizzi moderni di politica economica seguiti nei paesi piů avanzati. L'epifania di una collaborazione fra l'opera dei ‘tecnici' e la politica, tuttavia, era destinata a svanire, stretta nella soffocante morsa degli interessi contrastanti.
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Briata, Paola. « Oltre la mescolanza. Le politiche contro la segregazione spaziale in un contesto di crisi di welfare ». ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no 100 (août 2011) : 9–29. http://dx.doi.org/10.3280/asur2011-100002.

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Résumé :
L'articolo propone una restituzione sintetica dello "stato dell'arte" della letteratura che si č occupata di approfondire criticamente le politiche urbane finalizzate a promuovere mescolanza economico-sociale nelle aree svantaggiate delle cittŕ, evidenzia i vantaggi e le fragilitŕ di queste forme di intervento in un contesto generale dominato dalla contrazione della capacitŕ di intervento del, propone una serie di interrogativi con riferimento ad alcuni casi italiani e ipotizza alcune prospettive di lavoro per affrontare i nodi critici di queste iniziative evidenziati dal dibattito internazionale.
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Velluti, Samantha. « Nuove Forme di Regolazione : Il Metodo Aperto di Coordinamento delle Politiche Sociali ? Edited by Marzia Barbera ». European Law Journal 13, no 3 (mai 2007) : 437–39. http://dx.doi.org/10.1111/j.1468-0386.2007.00372_3.x.

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Thèses sur le sujet "Forme di coordinamento economico"

1

Vecchiato, Silvia. « Value coffee chain anlysis e convention theory, applicazioni nel minas gerais : il terroir nello sviluppo strategico caffeicolo ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2008. http://hdl.handle.net/10077/2703.

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Résumé :
2006/2007
Questa tesi indaga, sotto il riferimento teorico della Value Chain Analysis e della Teoria delle Convenzioni, i dispositivi di qualificazione di prodotto e le corrispondenti forme di coordinamento che gli attori del contesto produttivo caffeicolo brasiliano e del Minas Gerais hanno, nel corso della storia, adottato come strategia di sopravvivenza prima e, in seguito, di crescita. In questa analisi, particolare rilevanza viene data allo spazio e al ruolo della referenza territoriale, quale dispositivo di qualificazione del prodotto caffè e strategia di sviluppo nella storia caffeicola brasiliana. Il fine ultimo è di analizzarne una sua specifica dimensione, quella del terroir, presentandone concetti, definizioni, e mettendo in luce, in via descrittiva, possibili approcci per la sua caratterizzazione pedologico - spaziale. Chiude un’indagine conoscitiva di caratterizzazione climatico – produttiva del terroir di una zona rinomata per la produzione caffeicola del Minas Gerais.
XIX Ciclo
1979
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2

Miccoli, Laura <1989&gt. « Il principio di separazione e la neutralità delle forme giuridiche : studio italo-francese sui servizi di interesse economico generale in porto ». Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/17793.

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Résumé :
La tesi “Il principio di separazione e la neutralità delle forme giuridiche: studio italo francese sui servizi di interesse economico generale in porto” nasce dalla necessità di definire i contorni giuridici della nozione di “servizio di interesse economico generale” (SIEG). La scelta di esaminare la dimensione portuale, in quest’ottica, risulta particolarmente proficua in quanto, grazie alla dimensione del mercato coinvolto, consente riflessioni di particolare interesse. Le principali sfide affrontate nella redazione della tesi attengono, in primis, all’osmotica connessione tra ordinamenti nazionali e ordinamento europeo. In altri termini, la tematica trattata – ineluttabilmente trasversale – costringe ad affrontare i cd legal transplant, ossia la circolazione (e contaminazione) dei modelli giuridici tra ordinamenti. Il confronto tra le nozioni elaborate a livello europeo e a livello nazionale, in ambito portuale, farà emergere la sostanziale ed ineliminabile dose di politicità presente nel processo definitorio dei servizi di interesse economico generale. Tale situazione, invero fisiologica, è stata mitigata attraverso la formulazione, a livello europeo, di definizioni “orientate allo scopo” (impresa, impresa pubblica, organismo di diritto pubblico etc) e tramite la cd "regolamentazione per principi". Si osserverà come il tramonto delle tradizionali categorie giuridiche soggettive influenzi le norme applicabili alle Amministrazioni Pubbliche: in altri termini, la disciplina che regolamenta il caso concreto non opera più sulla base della semplice identificazione del soggetto agente, ma mediante complesse ricostruzioni, orientate agli interessi, di volta in volta, protetti. Particolare attenzione è stata dedicata anche alle forme di affidamento dei SIEG. Il principio di libera amministrazione è uno dei cardini dell’ordinamento francese, mentre in Italia il ricorso al modello in house risulta essere subordinato all'esternalizzazione (e totalmente vietato, salvo alcune deroghe, in materia portuale). Si è, dunque, scelto di analizzare nel dettaglio la normativa italiana in materia di società pubbliche al fine di comprendere se la giustificazione di tale discrasia sia rinvenibile nelle peculiarità di una disciplina priva degli elementi indispensabili di concorrenzialità.
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FERRARIO, SUSANNA. « LAVORO AUTONOMO E INTERESSI COLLETTIVI : RAPPRESENTANZA, ORGANIZZAZIONE E AZIONE SINDACALE DI TUTELA ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/257.

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Résumé :
La ricerca prende avvio dalla ricostruzione dei processi socio-economici che hanno portato alla crisi del modo di produzione taylorista-fordista. Muovendo da tali riflessioni, si constata come le imprese “post-fordiste” si avvalgano in misura crescente di lavoratori autonomi, un tempo coordinati e continuativi e, oggi, a progetto (artt. 61 e ss., d.lgs. 276/2003). Tali collaboratori sono, dunque, soggetti ad un potere (contrattuale) di coordinamento del committente che, alle volte, si somma ad una condizione di dipendenza economica dal committente medesimo. Si crea, quindi, una differenziazione interna all'area dell'autonomia coordinata che non pare adeguatamente valorizzata dal legislatore ordinario, ma che sembra interessare i sindacati. Il dato reale vede, infatti, agire rappresentanze varie, sicché occorre circoscrivere l'ambito di applicabilità degli artt. 39 e 40 Cost. L'assenza di un genuino interesse collettivo e di un'effettiva attività di autotutela inducono a ritenere che i collaboratori “forti” e il relativo associazionismo possano beneficiare delle sole tutele poste dagli artt. 2, 18 e 41 Cost. A conclusione si affrontano le problematiche che la ricostruzione così svolta solleva, ovverosia come garantire l'effettività delle tutele riconosciute al sindacalismo dei collaboratori “deboli” e come contemperare l'associazionismo dei collaboratori “forti” con il diritto antitrust comunitario.
The search starts with the reconstruction of socio-economic processes. Moving from these reflections, it's possible to see that today's companies take advantage of increasingly self-employed coordinated and continuous and, after d.lgs. 276/2003 “lavoratori a progetto”. These employees are, therefore, subject to a power (contractual) coordination of the customer that, at times, it adds up to a state of economic dependence by the same. It then creates an internal differentiation into autonomy area that does not seem properly valued by the ordinary legislator, but that seems to involve trade unions. Given that in reality there are different representations, we move to circumscribe the scope of applicability of the Arts. 39 and 40 Const. The absence of a genuine interest and genuine self activities suggest that employees "strong" and its associations can only benefit from the protections posed by Arts. 2, 18 and 41 Const. At the end tackling the problems so that the reconstruction turn raises, namely how to ensure the effectiveness of the safeguards recognized unionism collaborators "weak" and reconcile the associations of employees "strong" with the antitrust law.
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FERRARIO, SUSANNA. « LAVORO AUTONOMO E INTERESSI COLLETTIVI : RAPPRESENTANZA, ORGANIZZAZIONE E AZIONE SINDACALE DI TUTELA ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/257.

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Résumé :
La ricerca prende avvio dalla ricostruzione dei processi socio-economici che hanno portato alla crisi del modo di produzione taylorista-fordista. Muovendo da tali riflessioni, si constata come le imprese “post-fordiste” si avvalgano in misura crescente di lavoratori autonomi, un tempo coordinati e continuativi e, oggi, a progetto (artt. 61 e ss., d.lgs. 276/2003). Tali collaboratori sono, dunque, soggetti ad un potere (contrattuale) di coordinamento del committente che, alle volte, si somma ad una condizione di dipendenza economica dal committente medesimo. Si crea, quindi, una differenziazione interna all'area dell'autonomia coordinata che non pare adeguatamente valorizzata dal legislatore ordinario, ma che sembra interessare i sindacati. Il dato reale vede, infatti, agire rappresentanze varie, sicché occorre circoscrivere l'ambito di applicabilità degli artt. 39 e 40 Cost. L'assenza di un genuino interesse collettivo e di un'effettiva attività di autotutela inducono a ritenere che i collaboratori “forti” e il relativo associazionismo possano beneficiare delle sole tutele poste dagli artt. 2, 18 e 41 Cost. A conclusione si affrontano le problematiche che la ricostruzione così svolta solleva, ovverosia come garantire l'effettività delle tutele riconosciute al sindacalismo dei collaboratori “deboli” e come contemperare l'associazionismo dei collaboratori “forti” con il diritto antitrust comunitario.
The search starts with the reconstruction of socio-economic processes. Moving from these reflections, it's possible to see that today's companies take advantage of increasingly self-employed coordinated and continuous and, after d.lgs. 276/2003 “lavoratori a progetto”. These employees are, therefore, subject to a power (contractual) coordination of the customer that, at times, it adds up to a state of economic dependence by the same. It then creates an internal differentiation into autonomy area that does not seem properly valued by the ordinary legislator, but that seems to involve trade unions. Given that in reality there are different representations, we move to circumscribe the scope of applicability of the Arts. 39 and 40 Const. The absence of a genuine interest and genuine self activities suggest that employees "strong" and its associations can only benefit from the protections posed by Arts. 2, 18 and 41 Const. At the end tackling the problems so that the reconstruction turn raises, namely how to ensure the effectiveness of the safeguards recognized unionism collaborators "weak" and reconcile the associations of employees "strong" with the antitrust law.
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Pullano, Lucia. « Nuove forme di corporate governance e dell'informativa di bilancio : il ruolo del controllo nella responsabilità d'impresa ». Thesis, 2007. http://hdl.handle.net/10955/299.

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6

PETRINI, Maria Celeste. « IL MARKETING INTERNAZIONALE DI UN ACCESSORIO-MODA IN MATERIALE PLASTICO ECO-COMPATIBILE : ASPETTI ECONOMICI E PROFILI GIURIDICI. UN PROGETTO PER LUCIANI LAB ». Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251084.

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Résumé :
Con l’espressione “marketing internazionale” ci si riferisce a quell’insieme di attività adottate dall’impresa al fine di sviluppare o perfezionare la propria presenza sul mercato estero. Oggetto della presente ricerca è l’analisi degli aspetti problematici che tali attività sollevano sul piano giuridico: attraverso un approccio basato sull’integrazione della cultura economica del marketing d’impresa con quella più propriamente giuridica, l’indagine mira ad individuare le fattispecie di marketing rilevanti sotto il profilo giuridico e giuspubblicistico, ad analizzarne i profili che risultano più critici per l’impresa e proporre soluzioni concrete. La ricerca è stata condotta in collaborazione all’azienda Gruppo Meccaniche Luciani, che oltre ad essere un affermato fornitore di stampi per calzature, progetta design innovativi attraverso una sua articolazione organizzativa creativa, denominata Luciani LAB. L’impresa investe molto nell’innovazione, ed in questo senso, particolarmente significativo è stato l’acquisto di una potente stampante 3D, tecnologicamente all’avanguardia, che ha consentito all’azienda di progettare diversi prodotti, tra cui una borsa, realizzarli in prototipazione rapida, e successivamente renderli oggetto di specifiche campagne promozionali, illustrate nel presente lavoro. Viene evidenziato come queste rispecchino la peculiarità dell’approccio al marketing da parte della piccola/media impresa, descritto dalla dottrina maggioritaria come intuitivo ed empirico, distante da quello teorico e strategico del marketing management. La collaborazione con l’impresa partner del progetto ha costituito il riferimento principale per l’elaborazione del metodo con cui condurre la ricerca: l’azienda ha promosso i propri prodotti mediante diverse strumenti di marketing, come inserti pubblicitari su riviste, campagne di e-mail marketing e fiere di settore. Queste attività si distinguono tra esse non solo rispetto alle funzioni, alle differenti modalità con cui vengono impiegate e al pubblico cui si rivolgono, ma anche e soprattutto rispetto alla disciplina giuridica di riferimento: ognuna di esse infatti è regolata da un determinato complesso di regole e solleva questioni che si inseriscono in una specifica cornice giuridica. Al fine di giungere ad una sistematica trattazione dei profili giuridici connessi, si è scelto di classificare le diverse azioni di marketing in tre gruppi: quelle riferite alla comunicazione, quelle inerenti l’aspetto del prodotto e quelle che si riferiscono al cliente Per ognuna di queste aree si individua una precisa questione critica per l’impresa, e se ne trattano i profili problematici dal punto di vista giuridico. In relazione al primo gruppo, ovvero la comunicazione pubblicitaria d’impresa, si evidenziano le criticità connesse alla possibilità di tutelare giuridicamente l’idea creativa alla base del messaggio pubblicitario: si mette in discussione l’efficacia degli strumenti giuridici invocabili a sua tutela, in particolare della disciplina del diritto d’autore, della concorrenza sleale e dell’autodisciplina. Si prende come riferimento principale il contesto italiano, considerando la pluralità degli interessi pubblici, collettivi ed individuali coinvolti. Il secondo profilo d’indagine riguarda la disciplina giuridica riconducibile all’e-mail marketing, uno degli strumenti più diffusi di comunicazione digitale. L’invasività di questo sistema nella sfera personale dei destinatari impone l’adozione di adeguati rimedi da parte delle imprese per evitare di incorrere nella violazione delle disposizioni a tutela della privacy. Si trattano le diverse implicazioni derivanti dall’uso di tale strumento, in particolare quelle riferite al trattamento dei dati personali alla luce della normativa vigente in Italia e nell’Unione Europea, e connesse alle modalità di raccolta degli indirizzi e-mail dei destinatari potenzialmente interessati. Infine, la costante partecipazione alle fiere di settore da parte dell’azienda dimostra quanto l’esteriorità del prodotto costituisca uno strumento di marketing decisivo per la competitività aziendale, dunque grande è l’interesse dell’impresa a che il suo aspetto esteriore venga protetto dall’imitazione dei concorrenti. Il tema giuridico più significativo che lega il processo di marketing al prodotto dell’azienda è proprio la protezione legale del suo aspetto, ovvero la tutela del diritto esclusivo di utilizzarlo, e vietarne l’uso a terzi. L’aspetto di un prodotto può essere oggetto di protezione sulla base di diverse discipline che concorrono tra loro, sia a livello nazionale che sovranazionale, dei disegni e modelli, del marchio di forma, del diritto d’autore e della concorrenza sleale. Si è scelto di concentrare il lavoro, in particolare, sulla prima: si ricostruisce il quadro normativo e l’assetto degli interessi implicati dalla fattispecie, per arrivare ad evidenziare le principali criticità nell’interpretazione delle norme, sia a livello nazionale, che nell’Unione Europea. Si approfondiscono gli orientamenti di dottrina e giurisprudenza di alcune disposizioni chiave per l’applicazione della disciplina, quali gli artt. 6 e 7 del Regolamento CE, n. 6/2002, concernenti rispettivamente il «carattere individuale» e la «divulgazione», i due requisiti fondamentali per ottenere la registrazione e conseguente protezione giuridica del disegno. Tali nozioni sono soggette ad interpretazioni parzialmente difformi da parte dei giudici dei diversi Stati membri, e ciò contribuisce a minare l’applicazione omogenea della disciplina in tutto il territorio UE. In questo senso, viene messo in evidenza il ruolo chiave dell’orientamento della Corte di Giustizia dell’Unione Europea nell’interpretazione di tali concetti, avente l’effetto di uniformare l’approccio degli Stati. La Direttiva 98/71/CE ha introdotto la possibilità di cumulare la protezione conferita all’aspetto del prodotto dalla disciplina dei disegni e modelli con quella riconosciuta dalle altre normative. Tale previsione solleva questioni di rilievo sistematico e concorrenziale: ci si interroga su quali problemi di tipo sistematico e di concorrenza vengano sollevati dal riconoscimento su uno stesso prodotto della protezione sia come disegno che come marchio di forma, e sia come disegno che come opera dell’ingegno. In particolare nell’ambito del diritto dei marchi d’impresa e del diritto d’autore, le tutele hanno durata potenzialmente perpetua, diversamente dalla registrazione come disegno o modello, che garantisce la titolarità del diritto di utilizzare il proprio disegno in via esclusiva per un periodo limitato di massimo 25 anni. Questa differenza temporale rende il cumulo problematico sia a livello di coordinamento, che di concorrenza, poiché incentiva il sorgere di “monopoli creativi” sulle forme del prodotto. Il presente lavoro ha come obiettivo l’ampliamento della conoscenza sul tema del marketing con particolare riferimento ai profili giuridici che si pongono, con riguardo alla promozione del prodotto nell’ambito dell’Unione Europea. Si ritiene che il valore aggiunto e l’aspetto più originale della ricerca consista nella sua forte aderenza alla realtà della piccola/media impresa: tramite l’integrazione della ricerca giuridica e dello studio dei fenomeni di marketing si delineano i problemi pratici che questa si trova a dover affrontare nell’implementazione delle attività quotidiane di marketing. Tale indagine vuole essere utile a tutte le piccole/medie imprese che si trovano impreparate nell’affrontare le sfide poste dal marketing e nel conoscere le implicazioni giuridiche che da questo derivano.
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7

NARDI, FRANCESCO. « L'incidenza del Patto di stabilità e crescita sull'equilibrio costituzionale dei poteri ». Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/11573/925126.

Texte intégral
Résumé :
Il presente lavoro trova come spunto i temi trattati nel convegno “Euro e Fiscal Compact: quali prospettive per l’Euro” ed in particolare le riflessioni suscitate dalle relazioni del Prof. Guarino e del Prof. Tosato. Il successivo approfondimento, svolto in coerenza con le attività di studio e di ricerca legate al dottorato , ha avuto ad oggetto le riforme apportate al Patto di stabilità e crescita durante il periodo 2011 e 2013. Tali riforme hanno inciso nella poltica economica europea, di coordinamento, di sorveglianza economica multiaterale e di controllo sui bilanci pubblici nazionali. Per tale via le decisioni europee si insinuano anche nella fase di preparazione, approvazione e controllo dei bilanci nazionali e inferiscono nella determinazione delle spese pubbliche parlamentarmente assentibili, manifestando un potere che non appare più contenibile nel quadro previgente di governance economica europea. In quanto la riserva di legge che affida l’approvazione del bilancio al Parlamento non è solo un elemento che caratterizza storicamente la forma dello Stato liberale e che trova indirizzo di sviluppo nello Stato sociale, ma misura anche concretamente l’indice di democraticità di uno Stato. Infatti, “i bilanci generali non sono solo materie di calcoli aritmetici, ma in mille modi vanno alla radice della prosperità delle persone, ai rapporti fra le classi sociali, e alla potenza” degli Stati . Il nuovo quadro europeo più che attuare il rafforzamento della disciplina prevista nei Trattati, manifeta l’emersione di un vero e proprio Potere (sia dal punto di vista soggettivo che procedurale) di governo dell’economia. Sebbene ciò la cooperazione economica verso obiettivi comuni quali crescita e sviluppo è e deve essere ancora il tratto fondante del progetto europeo, il suo valore economico ha ancora oggi bisogno di essere letto attraverso la lente di principi, quali ad esempio l’uguaglianza e la solidarietà, per permettere al processo di integrazione europeo di approfondirsi politicamente. Partendo da queste considerazioni, il presente lavoro approfondisce lo studio della poltica economica europea ancorando tale indagine “ai principi ed ai valori fondanti della costruzione europea” ritrovandoli nelle Costituzioni nazionali, che costituiscono l’architettura su cui si poggia l’equilibrio costituzionale dei poteri in un ordinamento composito. In quanto, sebbene la separazione dei poteri sia un principio originariamente “sconosciuto all’organizzazione istituzionale europea” , tale principio e il suo equilibrio istituzionale in ambito di politica di bilancio appartiene “alla struttura fondamentale, politica e costituzionale” degli Stati membri che le Istituzioni eurpee nel loro agire e nei loro atti devono rispettare ai sensi dell’art. 4, par. 2, TUE . L’inferenza della normativa europea su quella nazionale di bilanicio quindi investe il rapporto tra i poteri in un quadro istituzionale multi livello, che coinvolge oltre all’equilibrio istituzionale anche quello costituzionale nazionale. Rispetto a tale assunto, nel presente lavoro dopo un indagine storico ricostruttiva sulla normativa afferente la politica economica europea (Capitolo I), si approfondisce: il nuovo assetto di coordinamento economico rafforzato dalle riforme al Patto di stabilità e crescita (Capitolo II), l’inferenza di questo nel ruolo democratico di approvazione delle scelte di spesa e di bilancio affidate ai Parlamenti nazionali (Capitolo III), i nuovi equilibri emersi tra le prerogative governative europee e nazionali di governo dell’economia (Capitolo IV), la loro incidenza nell’equilibrio dei poteri e rispetto a questo equilibrio il ruolo assunto dalla Corte costituzionale tedesca nell’affermare la tutela delle prerogative democratiche nazionali sulle decisioni afferenti la spesa pubblica (Capitolo V). Concludendo il discorso con un ragionamento che riporta i difetti dell’attuale costrutto di politica economica europea all’imperfezione del modello originario di fusione a freddo delle competenze nazionali in ambito di politca economica europea, rispetto invece a quello di fusione a caldo adopertato in ambito di politica monetaria unica (Capitolo VI). Si premette che lo scrivente ritiene che tale compromesso raggiunto per fondare l’Unione economica e monetaria è stato inevitabile date le esigenze contrapposte di tutela della sovranità nazionale in ambito economico e di bilancio, rispetto a quella di devoluzione all’ordinamento europeo della politica monetaria. Mentre le successive implementazioni normative hanno dimenticato l’approfondimento dell’integrazione politica dal punto di vista democratico. Il presente lavoro ha quindi un tono critico rispetto alla politica economica europea, ma lo stesso non è un giudizio sul valore dell’Unione economica e monetaria. Tale critica è, invece, lo strumento attraverso il quale si è approfondito lo studio della normativa europea e si conclude sulla necessità di una novella al diritto primario europeo per continuare nel cammino di integrazione politica attraverso un modello Istituzionale e procedurale che legittimi democraticamente le decisioni economiche prese, che contempli un bilanciamento tra interessi economici parziali e tutela di diritti generali (ovvero, per tutti i cittadini europei), e che contemperi la politica di stabilità con gli indirizzi alla crescita.
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BULGINI, Giulia. « Il progetto pedagogico della Rai : la televisione di Stato nei primi vent’anni. Il caso de ‹‹L’Approdo›› ». Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251123.

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Résumé :
Non c’è dubbio sul fatto che la RAI, dal 1954 a oggi, abbia contribuito in misura considerevole a determinare la fisionomia dell’immaginario collettivo e dell’identità culturale dell’Italia. Si tratta di un assunto che, a distanza di più di sessant’anni, resta sempre di grande attualità, per chi si occupa della questione televisiva (e non solo). Ma a differenza di quanto avveniva nel passato, quando la tv appariva più preoccupata dei reali interessi dei cittadini, oggi essa sembra rispondere prevalentemente a dinamiche di mercato, in grado di alterarne la funzione etica e sociale. E nonostante il livello di istruzione e di benessere economico si siano evidentemente alzati, in questi ultimi anni si è assistito a programmi di sempre più bassa qualità e in controtendenza a un incremento del potere modellante e suggestivo sull’immaginario dei telespettatori. C’è di più: l’interesse verso la tv ha coinvolto anche gli storici dell’epoca contemporanea, i quali hanno iniziato a prendere coscienza che le produzioni audiovisive sono strumenti imprescindibili per la ricerca. Se si pensa ad esempio al ‹‹boom economico›› del Paese, negli anni Cinquanta e Sessanta, non si può non considerare che la tv, insieme agli altri media, abbia contributo a raccontare e allo stesso tempo ad accelerare i progressi economici e sociali di quell’epoca. Partendo, dunque, dal presupposto che la televisione da sempre esercita un potere decisivo sulla collettività, si è scelto di concentrarsi sulla fase meno indagata della sua storia, quella della televisione delle origini: ‹‹migliore›› perché senza competitor, ‹‹autentica›› perché incontestabile e soprattutto ‹‹pedagogica›› perché è di istruzione e di formazione che, quell’Italia appena uscita dalla guerra, aveva più urgenza. La storia della televisione italiana inizia il 3 gennaio 1954, con la nascita del servizio pubblico televisivo e insieme di un mezzo che, di lì a poco, avrebbe completamente rivoluzionato la società italiana, trasformandola in una civiltà di massa. Si accorciano le distanze territoriali e insieme culturali e la società inizia a omologarsi nei gusti, poi nei consumi e infine nel pensiero. Il punto d’arrivo si colloca negli anni Settanta, quando ha termine il monopolio della RAI, che fino a quel momento era stato visto come il garante del pluralismo culturale. La RAI passa dal controllo governativo a quello parlamentare, mentre si assiste al boom delle televisioni private e alla necessità della tv di Stato di stare al passo con la concorrenza, attraverso una produzione diversa da quella degli esordi. Dunque cambia la tv, come pure cambia la sua funzione e la forma mentis di chi ne detiene le redini. Ne risulta un’indagine trasversale, che passa nel mezzo di molteplici discipline che afferiscono alla materia televisiva e che non evita di porsi quelle domande scomode, necessarie tuttavia a comprendere la verità sugli artefici della prima RAI e sui loro obiettivi. E allora: qual era il valore attribuito alla televisione degli esordi? Era davvero uno strumento pedagogico? Sulla base di quali presupposti? Chi scriveva i palinsesti di quegli anni? Chi e perché sceglieva temi e format televisivi? Chi decideva, in ultima analisi, la forma da dare all’identità culturale nazionale attraverso questo nuovo apparecchio? Il metodo di ricerca si è articolato su tre distinte fasi di lavoro. In primis si è puntato a individuare e raccogliere bibliografia, sitografia, studi e materiale bibliografico reperibile a livello nazionale e internazionale sulla storia della televisione italiana e sulla sua programmazione nel primo ventennio. In particolare sono stati presi in esame i programmi scolastici ed educativi (Telescuola, Non è mai troppo tardi), la Tv dei Ragazzi e i programmi divulgativi culturali. Successivamente si è resa necessaria una definizione degli elementi per l’analisi dei programmi presi in esame, operazione resa possibile grazie alla consultazione del Catalogo multimediale della Rai. In questa seconda parte della ricerca si è voluto puntare i riflettori su ‹‹L’Approdo››, la storia, le peculiarità e gli obiettivi di quella che a ragione potrebbe essere definita una vera e propria impresa culturale, declinata in tutte le sue forme: radiofonica, di rivista cartacea e televisiva. In ultimo, sulla base dell’analisi dei materiali d’archivio, sono state realizzate interviste e ricerche all’interno dei palazzi della Rai per constatare la fondatezza e l’attendibilità dell’ipotesi relativa agli obiettivi educativi sottesi ai format televisivi presi in esame. Le conclusioni di questa ricerca hanno portato a sostenere che la tv delle origini, con tutti i suoi limiti, era uno strumento pedagogico e di coesione sociale. E se ciò appare come un aspetto ampiamente verificabile, oltreché evidente, qualora si voglia prendere in esame la televisione scolastica ed educativa di quegli anni, meno scontato risulta invece dimostrarlo se si decide – come si è fatto – di prendere in esame un programma divulgativo culturale come ‹‹L’Approdo››, che rientra nell’esperienza televisiva definita di ‹‹educazione permanente››. Ripercorrere la storia della trasmissione culturale più longeva della tv italiana degli esordi, per avvalorarne la funzione educativa, si è rivelata una strada interessante da battere, per quanto innegabilmente controversa, proprio per il principale intento insito nella trasmissione: diffondere la cultura ‹‹alta›› a milioni di telespettatori che erano praticamente digiuni della materia. Un obiettivo che alla fine della disamina si è rivelato centrato, grazie alla qualità della trasmissione, al suo autorevole e prestigioso groupe d'intellectuels, agli ascolti registrati dal ‹‹Servizio Opinioni›› e alla potenzialità divulgativa e penetrante della tv, nel suo saper trasmettere qualunque tematica, anche quelle artistiche e letterarie. Dunque se la prima conclusione di questo studio induce a considerare che la tv del primo ventennio era pedagogica, la seconda è che ‹‹L’Approdo›› tv di questa televisione fu un’espressione felice. ‹‹L’Approdo›› conserva ancora oggi un fascino innegabile, non foss’altro per la tenacia con la quale i letterati difesero l’idea stessa della cultura classica dal trionfo lento e inesorabile della società mediatica. Come pure appare ammirevole e lungimirante il tentativo, mai azzardato prima, di far incontrare la cultura con i nuovi media. Si potrebbe dire che ‹‹L’Approdo›› oggi rappresenti una rubrica del passato di inimmaginata modernità e, nel contempo, una memoria storica, lunga più di trent’anni, che proietta nel futuro la ricerca storica grazie al suo repertorio eccezionale di immagini e fatti che parlano di arte, di letteratura, di cultura, di editoria e di società e che raccontano il nostro Paese e la sua identità culturale, la stessa che la televisione da sempre contribuisce a riflettere e a delineare. Lo studio è partito da un’accurata analisi delle fonti, focalizzando l’attenzione, in primo luogo, sugli ‹‹Annuari della Rai›› (che contengono le Relazioni del Cda Rai, le Relazioni del Collegio Sindacale, i Bilanci dell’Esercizio e gli Estratti del Verbale dell’Assemblea Ordinaria). Altre fonti prese in esame sono gli stati gli opuscoli di ‹‹Servizio Opinioni››, le pubblicazioni relative a studi e ricerche in materia di televisione e pedagogia e le riviste edite dalla Rai Eri: ‹‹Radiocorriere tv››, ‹‹L’Approdo Letterario››, ‹‹Notizie Rai››, ‹‹La nostra RAI››, ‹‹Video››. Negli ultimi anni la Rai ha messo a disposizione del pubblico una cospicua varietà di video trasmessi dalle origini a oggi (www.techeaperte.it): si tratta del Catalogo Multimediale della Rai, che si è rivelato fondamentale al fine della realizzazione della presente ricerca. Altre sedi indispensabili per la realizzazione di questa ricerca si sono rivelate le due Biblioteche romane della Rai di Viale Mazzini e di via Teulada.
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Livres sur le sujet "Forme di coordinamento economico"

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Paolo, Giaccaria, dir. Geografia del sistema manifatturiero piemontese : Nuove forme di organizzazione e coordinamento. Roma : Carocci, 2010.

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L'amministrazione attraverso strumenti economici : Nuove forme di coordinamento degli interessi pubblici e privati. Bologna : Bononia University Press, 2008.

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Incontro nazionale di studio per i dirigenti dell'amministrazione scolastica (1988 Nov. 7-10 Foggio, Italy). Aggiornamento, sperimentazione, ricerca educativa : Coordinamento degli interventi e forme innovative di organizzazione : Incontro nazionale di studio per i dirigenti dell'amministrazione scolastica, Centro di Pugnochiuso (Foggia) 7-8-9 e 10 novembre 1988. [Caltanisetta] : S. Sciascia, 1989.

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4

Lucio, Strumendo, Coordinamento nazionale delle associazioni degli ex-consiglieri regionali. et Associazione degli ex-consiglieri del Consiglio regionale del Veneto., dir. Costituzione, diritti umani, garanzie : Forme non giurisdizionali di tutela e di promozione : atti del convegno organizzato dal Coordinamento nazionale delle associazioni degli ex-consiglieri regionali e dall'Associazione del Veneto, Padova, 11 e 12 aprile 1997. Padova : Cedam, 1998.

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Cavaciocchi, Simonetta, dir. Schiavitù e servaggio nell’economia europea SECC. XI-XVIII / Serfdom and Slavery in the European Economy 11th-18 th Centuries. Florence : Firenze University Press, 2014. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6655-562-9.

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Il volume esamina i rapporti di lavoro non contrattuali (schiavitù e servaggio) che a lungo contraddistinsero l’economia europea, sia pure con andamenti assai diversi nelle differenti aree. I saggi in esso contenuti esaminano la evoluzione del servaggio (visto come il lato economico del regime signorile) e delle diverse forme di sottomissione personale, fino alla vera e propria tratta degli schiavi, di cui i mercanti europei furono protagonisti, mettendo in luce una situazione assai più complessa e articolata di quanto gli schemi interpretativi tradizionali lasciassero intuire.
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Martelloni, Federico. Lavoro coordinato e subordinazione. Bononia University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.30682/sg264.

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Résumé :
A dieci anni dall’introduzione di un istituto molto controverso come il lavoro a progetto, e all’indomani della sua recente rivisitazione, questo studio monografico prova a fornire risposta agli interrogativi che hanno percorso e diviso la dottrina e la giurisprudenza lavoristica alle prese con un nuovo assetto delle forme di lavoro. Dopo aver tracciato una «genealogia» del lavoro autonomo coordinato, l’Autore ne indaga natura e funzione, approfondendo come sua variante oggi dominante le collaborazioni a progetto. All’esito della ricerca, ricca di riscontri comparatistici e applicativi, il coordinamento attivo del collaboratore si presenta non solo come la cifra identificativa di una specifica tipologia di lavoro, ma assume anche un più generale valore paradigmatico. Il lavoro coordinato viene, così, ad interferire con le nozioni archetipiche di autonomia e subordinazione, fino a ridisegnare i contorni della «grande dicotomia» del diritto del lavoro, innovandone nel profondo l’assetto sistemico, in termini più adeguati alle trasformazione intervenute nel quadro economico-produttivo.
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Lunadei, Simona. L’assistenza sociale negli anni del Governatorato di Roma. L’Inventario dell’Ufficio Assistenza Sociale (1926-1935). Sous la direction de Patrizia Gori. Viella editrice, 2016. http://dx.doi.org/10.52056/9788867288229.

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Résumé :
All’Ufficio Assistenza Sociale, di cui si presenta l’inventario, fu attribuito il compito di sovraintendere alle attività riguardanti la lotta antitubercolare, la propaganda igienica e le varie forme di assistenza all’infanzia, il contrasto all’accattonaggio e al proliferare delle baracche. Sua competenza era inoltre quella di programmare le provvidenze per le famiglie sfrattate da ricollocare nei ricoveri, nelle nuove borgate o nelle case convenzionate, a seconda del loro livello economico. La concessione di sussidi agli indigenti e di premi per le famiglie numerose conclude infine la molteplicità delle attribuzioni dell’Ufficio Assistenza Sociale. Tra tutti questi settori di intervento quello su cui si è concentrata l’analisi delle fonti, con il saggio di Simona Lunadei che accompagna l’inventario, è quello che riguarda l’assistenza ai minori attraverso le istituzioni di cui il regime si è avvalso, potenziandole e trasformandole rispetto al regime liberale.
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Parisini, Laura. Notus in arte sua. Bononia University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.30682/disciant7.

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Il saggio approfondisce alcuni aspetti peculiari della documentazione epigrafica urbana relativa ai mestieri del lusso, che, soprattutto nell’ultimo ventennio, si è rivelata una fonte preziosa per ricostruire la fisionomia del mercato esclusivo di Roma tra la fine della Repubblica e l’Alto Impero. Tuttavia, a prescindere dal suo significato economico e prosopografico, l’epigrafia dei professionisti del lusso è innanzitutto un segno rivelatore della psicologia sociale di questa vastissima categoria di lavoratori urbani. Dalle iscrizioni, che ricordano principalmente artifices e negotiatores di estrazione libertina, ma anche alcuni individui liberi di nascita, accanto all’irrinunciabile orgoglio di classe emergono infatti evidenti tracce di un condizionamento mentale derivato dai contatti con l’ideologia aristocratica, ostile e diffidente, se non addirittura sprezzante, nei confronti delle occupazioni e di chi le praticava. L’epigrafia dei mestieri del lusso si conferma dunque un efficace strumento per indagare la forma mentis dei ceti subalterni benestanti dell’antica Roma e il loro modo di rapportarsi alla società. Laura Parisini ha conseguito il titolo di dottore di ricerca in Storia Culture Civiltà presso l’Università di Bologna. I suoi interessi di studio riguardano principalmente la storia sociale e la storia delle professioni nel mondo romano, con particolare attenzione alle tematiche del lavoro femminile e del lavoro infantile. Ha inoltre collaborato con il Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa e con il Museo Civico di Modena per attività di ricerca in ambito epigrafico.
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Chapitres de livres sur le sujet "Forme di coordinamento economico"

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« ISTRUZIONE ALLE CURIE ECCLESIASTICHE sulle forme di procedimento economico nelle cause disciplinari e criminali dei Chierici ». Dans Synodus Sciarfensis Syrorum, sous la direction de Ioannes Simeoni et S. Cretoni, 368–77. Piscataway, NJ, USA : Gorgias Press, 2012. http://dx.doi.org/10.31826/9781463227043-049.

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Actes de conférences sur le sujet "Forme di coordinamento economico"

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Mininni, Mariavaleria, Luigi Guastamacchia et Teresa Pagnelli. « Rinaturalizzare/reinventare/riparare : azioni paesaggistiche per il riuso del paesaggio estrattivo : il caso studio della nuova provincia BAT ». Dans International Conference Virtual City and Territory. Roma : Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.8021.

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Résumé :
L’attività estrattiva ha costituito per la Puglia un importante motore di sviluppo economico e produttivo, uso del territorio legato alla sua tradizione storico-costruttiva. In particolare il bacino estrattivo della nuova provincia Barletta – Andria – Trani (BAT), a nord di Bari, in crisi ed in parte dismesso, è stato per la Regione uno dei riferimenti per l’ economia, non sempre sensibile verso le indotte trasformazioni sul paesaggio e territorio. Il presente contributo si propone di indagare quale possa essere il punto d’incontro tra il processo di pianificazione e quello produttivo, al fine di individuare strategie con cui operare il ripristino e la restituzione di usi, significati e valori a siti estrattivi ormai dismessi; attivando proattivamente e propositivamente processi virtuosi capaci di innescare da un lato una migliore gestione del paesaggio e dall’altro la necessaria innovazione nel sistema di gestione del comparto estrattivo risorse per il territorio. Partendo dall’atto di avvio del PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale), attento al recupero di cave esaurite ed abbandonate, si è cercato di definire un percorso metodologico e progettuale, nel quale il presupposto di riacquisire le cave esaurite in un processo di sviluppo sostenibile del territorio trova, attraverso azioni di paesaggio ripensate come le “3R”: Rinaturalizzare, Reinventare, Riparare, proposte strategiche di trasformazione territoriale in grado di delineare scenari futuri per il territorio e per i nuovi contesti di vita. Operativamente attraverso lo strumento delle linee guida sono state messe a sistema le tre azioni di paesaggio in risposta alle criticità che derivano dai processi e conflitti in atto individuati dai progetti territoriali di paesaggio regionale, con l’obiettivo di pensare al riuso delle cave esaurite per consolidare e valorizzare i caratteri di ciascun contesto di vita, e creare nuovi valori e risignificazione dei luoghi. The mining activity has been an important driver of economic and productive development for the Apulia region, representing a land use inextricably linked to its historical and constituting tradition. In particular, the mining basin of the comprehensive province Barletta - Andria - Trani (BAT), north of Bari, is now undergoing a crisis and has been partly dismissed. However, it has always been an important driving force for the local economy of the region. The consequent problems associated with landscape modification and alteration, land use,waste and sludge proper disposal have never been sufficiently taken into account This paper aims to investigate a possible meeting point between the planning and the production processes, in order to identify recovery and recycling strategies, as well as identifying how to return the dismissed extraction sites their former uses, meanings and values by proactively activating virtuous processes capable of triggering a better landscape management on the one hand and, on the other hand, the necessary innovation of the mining management system, allowing it to be a territorial resource again. Starting from the act of initiating the PTCP (Provincial Territorial Coordination Plan), attentive to the recovery of exhausted quarries and abandoned, we have tried to define a methodological and design, in which the assumption of regaining the exhausted quarries in the process of development sustainable land is, through actions of landscape rethought as the "3R" renaturalise, Reinvent, Repairing, policy proposals of territorial transformation can outline future scenarios for the region and for new life contexts. Operationally, through the instrument of the guidelines have been put in the system landscape of three actions in response to the issues that arise from the processes and ongoing conflicts as identified by the local projects of regional landscape, with the aim of thinking about the reuse of exhausted quarries for consolidate and enhance the characteristics of each context of life, and create new values and re-signification of places.
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Andreassi, Fabio, et Ottavia Aristone. « Geografia e storia nei territori sensibili : rischio, emergenza e memoria : prove di dialogo ». Dans International Conference Virtual City and Territory. Roma : Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7934.

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Résumé :
Si vuole esplorare il significato nella pratica di alcune parole chiave quali cambiamento, collasso, emergenza, memoria, rischio e la loro eventuale capacità di esplicitare i nessi tra geografia e storia nei territori sensibili. Per i sapere non esperti, la nozione di rischio diventa cangiante: declinata al passato in forma di mitografia o respinta e scomoda declinazione del futuro, al presente tende a perdere un significato proprio per scivolare nel campo semantico dell'emergenza. Questa coniugazione produce azioni, nell'unità di spazio-temporale del disastro, che appartengono all'emergenza: depotenziata di un passato irripetibile e di un futuro incerto, si configura quale potente veicolo del potere, avendo liberato le decisioni dalle procedure necessarie per la verifica della opportunità tecnica e del consenso consapevole. Nei "casi di emergenza" si riduce la relazione decisionale con gli abitanti coinvolti; il coordinamento e la gestione assumono forme autoritative e astratte, inconsapevoli della soglia di sopportabilità del rischio da parte delle popolazioni. L'efficienza dell'intervento di prima istanza non corrisponde alla efficacia nella media durata laddove l'azione pubblica non orienta le possibili scelte e non ne supporta i processi attuativi e adattivi. Our intention is to explore the practical meaning of certain key-words such as change, collapse, emergency, memory and risk, and how they may explain the links between the geography and history of sensitive areas. For non-experts, the notion of risk is many-faceted: when declined in a past sense as a myth, or a rejected, inconvenient declination of the future, in the present, it loses its intrinsic meaning and comes to refer to an emergency. This conjugation produces actions, within the space and time of the disaster, which are proper to the emergency: its unrepeatable past weakened and with an uncertain future, it emerges as a forceful vehicle of power, which takes all the decisions and enforces the procedures necessary for assessing technical necessities and conscious consensus. In "cases of emergency", the inhabitants involved are deprived of their part in decision-making, while the management of the emergency takes on an abstract and authoritarian form and seems unable to sense the threshold of tolerance of risk of the population. The immediate intervention is seen to be effective, but not in the mid-term, where public action does not take into account the possible alternatives or sustain the local people in their attempt to adapt.
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