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Articles de revues sur le sujet « Formazione di secondo livello »

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Emanuel, Federica. « Train academics to design and assess using learning outcomes : new challenges in Higher Education ». Form@re - Open Journal per la formazione in rete 22, no 2 (30 juin 2022) : 78–90. http://dx.doi.org/10.36253/form-13103.

Texte intégral
Résumé :
The paper reflects on the topic of learning outcomes in Higher Education. The emphasis on the education process and learning benefits students, faculty, and institution. The theme of learning outcomes in relation to instructional design and assessment becomes the subject of faculty development programs; a three-level training is hypothesized and discussed, starting with the IRIDI training program for faculties at the University of Turin. The first level is the exploration of learning outcomes’ topic, which can start from the syllabus development. The second level refers to the reinforcement of the use of learning outcomes in the didactic and assessment practices. The last level emphasizes the importance of providing faculty with specific training, with a collegial and institutional focus. This training model will be able to support and promote student-centered, inclusive, and quality teaching in Higher Education. Formare i docenti universitari a progettare e valutare secondo i learning outcomes: nuove sfide in Higher Education. Il contributo presenta una riflessione sul tema dei learning outcomes nella didattica universitaria. L’attenzione per il processo didattico e l’apprendimento portano benefici per studenti, docenti e istituzione. Il tema dei learning outcomes in relazione alla progettazione didattica e alla valutazione diventa oggetto della formazione dei docenti universitari; viene ipotizzata e discussa una formazione a tre livelli, partendo dalla analisi del programma di formazione IRIDI per i docenti universitari dell’Università di Torino. Il primo livello è quello della esplorazione del tema dei learning outcomes, che può partire dalla redazione della scheda di insegnamento. Il secondo livello si riferisce al consolidamento dell’uso dei learning outcomes nella pratica didattica a valutativa dei docenti universitari. L’ultimo livello sottolinea l’importanza di offrire ai docenti una formazione specifica sul tema, con una attenzione collegiale e istituzionale. Questo modello di formazione potrà sostenere e promuovere una didattica centrata sullo studente, inclusiva e di qualità.
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Bocchi, Gianluca. « Apprendere dall'esperienza : l'inesauribilitŕ della formazione ». EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no 15 (décembre 2010) : 9–18. http://dx.doi.org/10.3280/eds2011-015002.

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Résumé :
L'articolo cerca di portare alla luce una "voluta" e pericolosa confusione, che ha nel linguaggio corrente il suo principale assertore, tra le parole "apprendimento" e "conoscenza". Il pericolo, secondo l'autore, consiste nell'attribuire all'apprendimento le stesse finalitŕ della conoscenza con il risultato, appunto "voluto", di far scadere quest'ultima al livello di una elementare procedura informativa.
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Balber Pérez, Miguel Antonio, et Maritza de la Caridad McCormack Bequer. « Attuali sfide della qualità nel diritto agrario di fronte alla globalizzazione – il caso dell’isola di Cuba ». Przegląd Prawa Rolnego, no 2(23) (15 décembre 2018) : 115–25. http://dx.doi.org/10.14746/ppr.2018.23.2.8.

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Résumé :
La protezione del settore alimentare nazionale attraverso un sistema di prodotti agroalimentari di qualità è una delle forme di contrasto adottata dai cubani di fronte alla globalizzazione. A tal fine Cuba sta perseguendo una politica agricola volta ad aumentare il livello di professionalità nel settore alimentare: tra l’altro organizzando corsi di formazione periodici per i dipendenti che riguardano le tecnologie di produzione utilizzate in agricoltura e insistendo sulla formazione professionale continua; nonché portando ad un graduale miglioramento del sistema statale di certificazione dei prodotti agroalimentari e della qualità dei laboratori accreditati che controllano la qualità alimentare, come anche di certificazione dei sistemi di lavoro, in particolare per quanto riguarda il ricorso alle tecniche di analisi del rischio e di controllo dei punti critici nel processo di produzione alimentare. Per chi non osserva la politica agricola e la legislazione che la sottende, il sistema cubano prevede numerose sanzioni, contenute nel decreto n. 182 del 23 febbraio 1998: “La standardizzazione e la qualità” e nel decreto n. 267 del 3 settembre 1999: “La violazione delle regole stabilite sulla normalizzazione e la qualità”. Secondo l’autore, la regolazione sulla qualità dei prodotti agroalimentari adottata ha contribuito ad aumentare l’attrattività del settore agricolo cubano e ha contribuito a garantire un livello adeguato di qualità e sicurezza alimentare.
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Murray, Harrison Alexandra. « Il modello a sandwich dell'azione terapeutica : "musica e danza" nella terapia con il bambino traumatizzato ». RICERCA PSICOANALITICA, no 3 (septembre 2012) : 9–24. http://dx.doi.org/10.3280/rpr2012-003002.

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Résumé :
Quest'articolo rappresenta un tentativo di integrare l'attuale teoria dello sviluppo e la teoria psicoanalitica, nello studio dell'azione terapeutica. Io spiego l'azione terapeutica come qualcosa che si svolge simultaneamente in domini multipli. Perciň, il "modello a sandwich" aggiunge due domini a quello di cui si occupa la teoria psicoanalitica. Questi domini aggiunti non descrivono il cambiamento in termini lineari, perché ubbidiscono ai principi generali dei sistemi non lineari. Essi tematizzano differenti livelli temporali. Invece di spiegare i cambiamenti che avvengono nel corso di minuti, ore e anni, descrivono quelli che avvengono in tempi molto lunghi e molto brevi: secoli, secondi e frazioni di secondo. I tempi molto lunghi descrivono, per esempio, la formazione dei fiumi. Quelli molto brevi, invece, descrivono i micro-processi di interazione della coppia analitica; una scala temporale molto piů breve rispetto ai tempi necessari per l'articolazione delle parole, pertanto un livello non verbale. Si tratta di quella che si potrebbe chiamare "la musica e la danza" dell'azione terapeutica. La mia tesi č che includere questi domini addizionali possa migliorare la comprensione dell'azione terapeutica.
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Forni, Marcella. « ImprenditorialitÀ e gestione : la formazione del Gruppo Rizzoli dalle origini alla seconda guerra mondiale ». SOCIETÀ E STORIA, no 133 (octobre 2011) : 449–84. http://dx.doi.org/10.3280/ss2011-133004.

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Résumé :
L'articolo ripercorre il percorso di formazione e strutturazione del gruppo editoriale Rizzoli, tra le protagoniste dell'industrializzazione del settore, nel periodo compreso tra i primi anni del novecento, che vede la formazione di un primo nucleo tipografico, e la fine del secondo conflitto mondiale. Lo studio prende avvio da un esame della formazione tecnica e imprenditoriale del tipografo nella Milano dei primi del secolo, e prosegue in una valutazione dell'ambito specifico di inserimento delle prime societÀ a marchio Rizzoli. Fondamentale per comprendere l'evoluzione societaria e gestionale dell'impresa, sia sul breve che sul medio periodo, č ritenuta la ricostruzione delle partnerships instaurate dall'azienda fin dai primi anni di attivitÀ, alla base dell'attestazione della ditta a livello nazionale. Parallelamente, vengono seguite le operazioni di diversificazione produttiva che porteranno l'azienda ad un'espansione nel settore editoriale, principalmente orientata verso produzioni a grande tiratura, per le quali verranno studiate dopo la metÀ degli anni venti apposite politiche pubblicitarie/di marketing: l'autore si sofferma a questo proposito sulla forte compenetrazione tra le attivitÀ del gruppo, estese nel corso degli anni trenta alla produzione cinematografica. Un'analisi delle vicende societarie di questo periodo evidenzia come il successo economico dell'attivitÀ porti ad un'emancipazione del gruppo dai suoi primi finanziatori, con un rientro della gestione nell'ottica tipicamente italiana della conduzione familiare delle imprese.
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Di Tullio, Matteo. « L'estimo di Carlo V (1543-1599) e il perticato del 1558. Per un riesame delle riforme fiscali nello Stato di Milano del secondo cinquecento ». SOCIETÀ E STORIA, no 131 (mai 2011) : 1–35. http://dx.doi.org/10.3280/ss2011-001001.

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Résumé :
L'estimo di Carlo V č stato a lungo considerato emblema del malgoverno spagnolo sullo Stato di Milano: un giudizio, formatosi in seno alla nuova amministrazione asburgica nel settecento, ripreso acriticamente da quasi tutta la storiografia. L'articolo si propone, utilizzando anche fonti inedite, di riconsiderare i motivi alla base della formazione dell'estimo, con un'attenta ricostruzione del sistema fiscale lombardo del cinquecento. Analizza il processo di riforma considerando le sue ricadute a livello centrale e locale, in particolare nel rapporto tra cittÀ e contadi e tra Milano e le altre cittÀ dello stato. L'autore dimostra che la riforma carolina, di pari passo con le altre innovazioni fiscali promosse dai governi spagnoli nel secondo cinquecento, favorě un sostanziale cambiamento dei rapporti di forza fiscali (e politici) tra i vari corpi dello stato.
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Antonazzo, Luca, Rocco Lancellotti et Gabriella Pappadŕ. « La qualificazione professionale ed il sistema ECVET in Italia. un caso studio nella formazione professionale del settore agroalimentare ». QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO, no 98 (décembre 2012) : 87–122. http://dx.doi.org/10.3280/qua2012-098008.

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Résumé :
L'Italia sta lavorando da anni per superare la frammentazione e la mancanza di integrazione che caratterizza lo scenario formativo-educativoprofessionale nazionale e per allinearsi alle politiche comunitarie volte a garantire la trasparenza dei percorsi formativi e il riconoscimento delle competenze comunque acquisite dagli individui al fine del conseguimento dei relativi titoli e qualifiche. L'obiettivo generale, in tale contesto, č quello di consentire l'inserimento o il reingresso nel sistema di istruzione e formazione professionale e di agevolare l'incontro tra domanda e offerta di lavoro. In tale scenario sono stati analizzati strumenti, procedure e prassi in via di consolidamento che costituiscono il riferimento per l'identificazione, il riconoscimento e la certificazione delle competenze. Pertanto, il presente lavoro introduce una disamina del lavoro svolto negli ultimi mesi a livello istituzionale per la identificazione degli standard professionali, di certificazione e formativi, finalizzati alla definizione e all'attuazione di un National Qualification Framework secondo le indicazioni dell'UE. In particolare, č stata analizzata la metodologia di sintesi adottata per la descrizione delle qualificazioni professionali e l'armonizzazione di tutte le fonti informative disponibili volte alla definizione di una procedura di certificazione delle competenze, sistematizzata e coordinata a livello nazionale. Inoltre, insieme a un'analisi dell'organizzazione dei sistemi di istruzione e formazione professionale (ridisegnata alla luce delle recenti riforme introdotte nel sistema nazionale), lo studio in oggetto ha analizzato la situazione della sperimentazione in Italia dello strumento ECVET attraverso i vari campi di applicazione e - in particolare - nel settore agroalimentare, attraverso uno dei tanti contributi di tipo bottom up che stanno predispo- nendo possibili soluzioni e pratiche che possono costituire un valido spunto di riflessione da sottoporre all'attenzione delle istituzioni e degli stakeholder.
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Massari, Oreste. « DECLINO E INNOVAZIONE POLITICA NEL PARTITO LABURISTA INGLESE ». Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 23, no 1 (avril 1993) : 3–38. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200022036.

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Résumé :
IntroduzioneLa vicenda del Labour Party degli anni ottanta costituisce un caso altamente paradigmatico, al di là della peculiarità della sua forma organizzativa (partito confederato e indiretto) e del contesto politico-istituzionale in cui opera (Allum 1988), di molteplici problemi che la scienza politica ha sollevato negli ultimi decenni circa la prospettiva del partito di massa e di quello specificamente ad origine di classe. Le tesi del declino del partito di classe e dell'esaurirsi dell'opposizione politico-parlamentare (Massari 1990a) sembravano calzare perfettamente alla parabola sempre più declinante del Labour Party a partire dalla metà degli anni settanta fino a culminare nel quasi collasso dei primi anni ottanta. Nel 1981 il partito subisce una pesante scissione alla sua destra, con la formazione dell'SDP, che con i liberali formerà l'Alliance elettorale. Nelle elezioni del 1983 il partito rischiò seriamente di essere scavalcato dall'Alliance finendo al terzo posto e di perdere il ruolo di opposizione ufficiale. Il suo voto si restrinse, infatti, a solo 8 milioni e mezzo (27,6%, il più basso risultato della sua storia elettorale dal 1918) a fronte di 7 milioni e ottocentomila voti dati all'Alliance (25,4%) e a fronte di una sostanziale stabilità del voto conservatore (42,4%). Il 1983 sembrò, difatti, un punto di svolta sia riguardo al futuro del Labour sia riguardo alla natura del sistema partitico. Occorre guardare alla geografia elettorale per comprendere appieno la portata della trasformazione. Se a livello parlamentare il sistema bipartitico ancora reggeva - avendo ottenuto conservatori e laburisti assieme 606 dei 650 seggi, grazie agli effetti disproporzionali del sistema elettorale - ciò non era più vero al livello dei collegi. A questo livello, il sistema bipartitico sembrava definitivamente rotto. Occorre avere presente che nella competizione maggioritaria ad un turno l'interesse va rivolto non solo, ovviamente, al partito che è arrivato primo alla conquista del seggio, ma anche a chi è arrivato secondo, perché è questo che presumibilmente avrà le chances dell'alternanza al secondo round elettorale. L'Alliance, pur avendo ottenuto solo 23 seggi - e da questo punto di vista il Parlamento formatosi nel 1983 è risultato il meno «proporzionale» del mondo democratico (McLean 1988) - è arrivata seconda in 312 collegi, ossia in più della metà del totale. Il Labour arrivò primo in 209, secondo in 132, ma terzo (o anche peggio) in 292 collegi, corrispondenti a quasi metà dei seggi della Gran Bretagna.
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Colasanto, Michele. « Forza e debolezza del nuovo welfare ». SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no 117 (mai 2010) : 29–39. http://dx.doi.org/10.3280/sl2010-117003.

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Il paradigma del welfare state attivo, se non opportunamente contestualizzato, conduce ad alcune aporie. La prima č legata al lavoro inteso come carattere determinante del nuovo welfare: l'accesso all'occupazione puň anche essere considerata un'opportunitŕ e non un diritto, ma solo se tale opportunitŕ si caratterizza come effettiva. Inoltre, l'obiettivo dell'occupabilitŕ non č proponibile in termini puramente funzionali: non occorre solo l'occupazione, ma una occupazione valutabile positivamente per il soggetto. Una seconda aporia deriva dal peso dato all'apprendimento continuo e alla formazione come fattori di protezione e risorsa per l'occupabilitŕ. La formazione č condizionata da fattori di carattere normativo, organizzativo, finanziario e anche contrattuale per il lavoro dipendente, dalla motivazione individuale, che č fortemente correlata al livello di istruzione. Occorrono politiche di attivazione che mettano insieme lavoro, formazione, assistenza, partecipazione civile e politica: per dare spazio a una maggiore responsabilizzazione degli individui e delle famiglie, tenendo conto di come cambiano i corsi di vita.
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Frangi, Lorenzo. « Best practices and human resource management in the subsidiaries of multinational corporations : a comparison between Italy and Brazil ». STUDI ORGANIZZATIVI, no 2 (avril 2013) : 91–117. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-002004.

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Lo studio analizza la relazione tra le caratteristiche di alcune fondamentali pratiche di gestione delle risorse umane e il contesto istituzionale italiano e brasiliano in cui si inseriscono le filiali di tre grandi multinazionali. La ricerca affronta in primo luogo il dibattito in merito alla convergenza versus divergenza delle pratiche di gestione delle risorse umane a livello globale e, parallelamente, la relazione tra le linee guide gestionali stabilite dalle "case madri" delle multinazionali e la loro effettiva applicazione a livello delle filiali. Viene sottolineato come la possibilitŕ di ampia convergenza verso un unico modello gestionale abbia trovato sempre meno riscontro, e come anche nelle filiali delle multinazionali l'applicazione delle linee guida fornite dalle case madri trovino dei rilevanti limiti nel contesto istituzionale locale, in primo luogo nazionale. In seguito, lo studio compara le evidenze empiriche rilevate nelle pratiche di reclutamento, formazione e politiche salariali tra le filiali italiane e brasiliane di tre grandi multinazionali. I principali risultati ottenuti mostrano che queste pratiche di gestione di gestione delle risorse umane, anche a fronte di indicazioni comuni diffuse dalle "case madri", si strutturano secondo logiche opposte: una marcata dualitŕ nelle filiali brasiliane, con una netta differenza tra i pochi profili strategici e i molti lavoratori poco qualificati, mentre, comparativamente, tale dicotomia č meno evidente una all'interno delle filiali italiane. La spiegazione di tali differenti logiche viene ricercata guardando all'esterno delle imprese, con un focus specifico sul sistema educativo e sulle relazioni industriali. Il sistema educativo brasiliano č infatti strutturato secondo percorsi molto distinti, fin dai primi anni scolastici, tra classi popolari ed elite, che introducono marcate differenze di risorse di capitale umano nel mercato del lavoro. A ciň si sommano dinamiche di relazioni industriali di origine corporativa, in cui il sindacato č inefficace attore sociale nell'incidere sul crescente dualismo che ha luogo all'interno delle filiali. In Italia, invece, un sistema educativo ampiamente pubblico diviene accessibile opportunitŕ di crescita sociale. L'ambito delle relazioni industriali, inoltre, č caratterizzato dalla prevalenza di ampie dinamiche contrattate, e il sindacato, sia a livello nazionale che nelle singole filiali, agisce come rilevante forza equitativa. Lo studio proposto č un importante contributo alla comprensione delle pratiche di gestione delle risorse umane nelle multinazionali, soprattutto attraverso un approfondimento del caso brasiliano, paese poco studiato in questo ambito e di grande interesse attuale per il suo divenire economico. .
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Tajani, Cristina. « Reti, attori, politiche e beni collettivi nei processi di riaggiustamento industriale in Lombardia ». SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no 122 (juin 2011) : 221–34. http://dx.doi.org/10.3280/sl2011-122016.

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Le reti formalizzate tra imprese e quelle tra imprese e istituzioni sono un fenomeno su cui la letteratura si è interrogata a lungo utilizzando sia una prospettiva economica, sia sociologica e organizzativa. Scopo del presente articolo è quello di indagare, in primo luogo, i meccanismi che presidiano la formazione di queste reti, al fine di meglio comprendere chi siano gli attori che gestiscono questi processi e il ruolo delle politiche (in particolare le modalitŕ di finanziamento all'innovazione) nella nascita della rete. In seconda battuta si guarderŕ ai beni collettivi per la competitivitŕ ricercati e generati da queste aggregazioni e al ruolo giocato, nella loro produzione, dai soggetti pubblici o misti a livello territoriale. L'obiettivo è quello di capire quali siano i beni collettivi funzionali alla riorganizzazione su base territoriale dell'economia e se - e in che modo - le istituzioni del territorio riescano a contribuire alla loro produzione. L'analisi si appoggerŕ sulla comparazione tra due casi di reti tra medie imprese di recente formazione, entrambe situate in Lombardia, ed entrambe sorte come esito intenzionale della gestione di importanti crisi aziendali.
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Cignetti, Luca, Silvia Demartini, Simone Fornara et Vincenzo Todisco. « Editoriale ». DIDIT. Didattica dell’italiano. Studi applicati di lingua e letteratura, no 1 (9 novembre 2021) : VII—VIII. http://dx.doi.org/10.33683/didit.21.01.00.

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Résumé :
Prende l’avvio, con questo fascicolo, DIDIT. Didattica dell’italiano. Studi applicati di lingua e letteratura, una nuova rivista scientifica nata dalla collaborazione tra il Centro competenze didattica dell’italiano lingua di scolarizzazione del Dipartimento formazione e apprendimento della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana e l’Alta scuola pedagogica dei Grigioni. Alla rivista partecipano quindi due istituzioni universitarie che si occupano della formazione degli insegnanti del Ticino e dei Grigioni, i due cantoni svizzeri in cui l’italiano è lingua ufficiale (nei Grigioni accanto al tedesco e al romancio): un contesto del tutto particolare, che vede l’italiano insieme lingua di scolarizzazione e lingua prima (in Ticino e nel Grigioni italiano), lingua seconda (in Ticino) e lingua straniera nella scuola dell’obbligo (nella parte tedesca del Canton Grigioni). In una realtà così peculiare dal punto di vista linguistico e culturale, DIDIT intende offrire uno strumento di ricerca e aggiornamento rivolto a chi opera, per ragioni di studio o di lavoro, nell’ambito della didattica dell’italiano come lingua prima, come lingua seconda o come lingua straniera. Vista la particolare situazione linguistica del Canton Grigioni, del limitrofo Alto Adige e tenuto conto delle diverse altre lingue presenti sul territorio grigionese e ticinese accanto alle lingue ufficiali, la nuova rivista prende in considerazione anche la ricerca sulla didattica del plurilinguismo. In questo senso la rivista si presenta come luogo di scambio scientifico privilegiato e unico nel panorama delle pubblicazioni scientifiche presenti sul territorio nazionale svizzero e come uno dei pochi strumenti a livello internazionale che prendono in esame l’italiano nei diversi contesti di insegnamento; l’obiettivo sul medio-lungo termine è di configurarsi come un punto di riferimento nel campo degli studi sulla didattica dell’italiano e del plurilinguismo, caratterizzati dal costante connubio tra dimensione teorica e dimensione applicativa. DIDIT è divisa in tre sezioni: Studi e ricerche, Esperienze didattiche e Recensioni e segnalazioni. La prima, affidata alla penna di studiose e studiosi di chiara fama nel settore della didattica della lingua e della letteratura italiana (in questo primo numero Maria G. Lo Duca e Giuliana Fiorentino e, per la tematica del plurilinguismo, Ruth Videsott), accoglie approfondimenti teorici su temi afferenti agli ambiti didattici sopra ricordati. La seconda è dedicata a esempi di applicazioni e percorsi didattici, affidati a studiose e studiosi, ricercatrici e ricercatori, docenti attive e attivi nella scuola di ogni ordine e grado (in questo numero Livia Radici Tavernese, Daniele Dell’Agnola, Stefania Crameri e Daniela Kappler). La terza presenta, infine, recensioni di libri e studi che possono contribuire all’innovazione didattica nelle discipline di riferimento e a segnalazioni di opere – come albi illustrati, poesie, raccolte di racconti e romanzi – rivolte a lettori di diverse fasce di età. Tenuto conto dei contesti minoritari con cui si vede confrontato l’italiano in Svizzera, la rivista ambisce a diventare anche uno strumento per il sostegno e la promozione della lingua italiana in questo contesto nazionale, e non solo. In tal senso, si propone di estendere il proprio orizzonte agli studi sulla didattica dell’italiano in un’accezione ampia, che accolga prospettive plurali e sguardi capaci di spaziare dalla teoria all’applicazione pratica, avendo sempre come obiettivo di fondo un aggiornamento costante sulle strategie, sui metodi, sulle ricerche volte a migliorare e a innovare l’insegnamento dell’italiano. In tal modo la rivista garantisce lo scambio e la comunicazione tra il mondo della ricerca e quello della scuola, a livello nazionale e internazionale: attraverso la scelta dei temi, degli ambiti di ricerca e di riflessione, DIDIT vuole così rispondere alle sfide didattiche e teoriche poste alla disciplina e stimolare il dibattito scientifico e pubblico.
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Ravaldi, Claudia, Giorgio Mello, Valentina Pontello, Leonardo Rimediotti, Valdo Ricca et Alfredo Vannacci. « Aspetti psicologici della morte intrauterina. Ricerca, esperienze e protocolli di intervento ». PSICOBIETTIVO, no 3 (mai 2010) : 121–39. http://dx.doi.org/10.3280/psob2009-003006.

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La morte intrauterina č un evento tragico che ogni anno in Italia colpisce circa 2000 famiglie nella seconda metŕ della gravidanza. La perdita di un bambino in utero č un lutto paragonabile per intensitŕ, manifestazioni psicologiche e decorso, al lutto per la perdita di una persona adulta. Il vissuto dei genitori, nonostante questo, č purtroppo scarsamente riconosciuto a livello sociale. Si tende a minimizzare l'effetto di questa perdita, le cui caratteristiche rimangono ignorate dai piů. Il lutto perinatale č spesso ignorato anche dagli operatori, che nel loro corso di studi non vengono solitamente formati sul lutto, e dunque l'assistenza psicologica offerta č spesso insufficiente, o lasciata alla volontŕ del singolo operatore: studi condotti in proposito evidenziano come una cattiva o inadeguata assistenza sia responsabile di traumatizzazione secondaria nei genitori e possa ostacolare una buona elaborazione del lutto. Per questi motivi, l'associazione CiaoLapo ONLUS ha avviato nel 2007 una collaborazione con l'Azienda Ospedaliera Careggi, per lavorare sulla formazione degli operatori e sul sostegno ai genitori. Da questa esperienza sono nate alcune linee guida che descrivono i momenti salienti dell'assistenza alla coppia colpita da morte in utero e gli accorgimenti da adottare per migliorare la pratica clinica. Scopo di questo lavoro č presentare questa esperienza e descrivere le linee guida alla luce della piů recente letteratura sugli aspetti psicologici del lutto perinatale.
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Petrocelli, Emilia. « Pre-service teacher education : Observing senior teachers through the theoretical lens of Ellis’s principles of instructed language learning ». EuroAmerican Journal of Applied Linguistics and Languages 8, no 1 (31 mars 2021) : 20–52. http://dx.doi.org/10.21283/2376905x.13.227.

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Résumé :
EN The study is based on a training project completed in Italy as part of a qualifying course for high school teachers of L2 English. The project moves around the framework that Rod Ellis proposed in 2010 on the relationship between Second Language Acquisition and Language Pedagogy and it argues the need for student teachers (STs) to take the role of classroom researchers during their learning process and carry out critical observations through a solid theoretical lens, such as the 10 principles for instructed language learning by Ellis (2005a, 2005b). Three case studies are analyzed to explore how STs observed classroom activities armed with the knowledge of the principles. Data is based on feedback they gave during seminar discussions and remarks made in written reports. Moreover, a follow-up survey of informants after five years’ in-service practice questions whether and how this experience influenced the quality and degree of their understanding of teaching and learning. Considering these results, suggestions are made for future implementations of this kind of project. Key words: INSTRUCTED LANGUAGE LEARNING, SECOND LANGUAGE TEACHER EDUCATION, LANGUAGE PEDAGOGY, COMMUNICATIVE APPROACH, ITALIAN SECONDARY SCHOOL, ENGLISH AS A FOREIGN LANGUAGE (EFL) ES El estudio se basa en un proyecto de capacitación realizado en Italia como parte de un curso de cualificación para profesores de inglés como L2 de nivel secundario. El proyecto se basó en el marco que Rod Ellis propuso en 2010 sobre la relación entre la adquisición de segundas lenguas y la pedagogía lingüística. Este estudio sostiene que los estudiantes necesitan recibir una lente teórica sólida para la observación crítica, como los 10 principios para el aprendizaje de idiomas instruido de Ellis (2005a, b), y asumir el papel de investigadores dentro del aula durante su proceso de aprendizaje. La análisis de tres estudios de caso explora cómo los estudiantes observaron las actividades del aula armados con el conocimiento de los principios. Los datos se basan en los comentarios que dieron durante los debates del seminario y en las observaciones realizadas en los informes escritos. Además, una encuesta de seguimiento de los informantes después de cinco años de docencia en servicio cuestiona si esta experiencia influyó, y de qué manera, en la calidad y el grado de su comprensión de la enseñanza y el aprendizaje. Teniendo en cuenta estos resultados, se hacen sugerencias para futuras implementaciones de este tipo de proyectos. Palabras clave: APRENDIZAJE DE IDIOMAS INSTRUIDO, CAPACITACIÓN DE PROFESORES DE SEGUNDA LENGUA, PEDAGOGÍA DEL LENGUAJE, ENFOQUE COMUNICATIVO, ESCUELA SECUNDARIA ITALIANA, INGLÉS COMO LENGUA EXTRANJERA IT Lo studio si basa su un progetto di tirocinio inserito in un corso di abilitazione per docenti d’inglese nella scuola superiore (TFA). Il progetto si ispira al quadro teorico proposto da Rod Ellis nel 2010 sul legame tra acquisizione della seconda lingua e didattica delle lingue e si basa sull’idea che i tirocinanti debbano effettuare le osservazioni in classe vestendo i panni di ricercatori, con una lente teorica solida come i 10 principi per l’insegnamento delle lingue di Ellis (2005a, b). L’analisi esplora il processo di formazione dei tirocinanti in tre casi studio e le modalità in cui essi si sono mossi nell’osservazione delle lezioni di lingua, armati della conoscenza dei principi di Ellis. I dati includono le riflessioni dei tirocinanti durante le discussioni seminariali e nelle loro relazioni di fine percorso. Inoltre, dopo cinque anni d’insegnamento di ruolo, quegli stessi tirocinanti sono stati intervistati per ricevere informazioni su se e come questa esperienza abbia influenzato la qualità e il livello della loro consapevolezza dei processi di insegnamento e apprendimento. Sulla base dei risultati, vengono avanzate alcune proposte per lo sviluppo di questo tipo di progetti. Parole chiave: APPRENDIMENTO DELLA LINGUA, FORMAZIONE PER DOCENTI DI LINGUA, DIDATTICA, APPROCCIO COMUNICATIVO, SCUOLA SECONDARIA ITALIANA, INGLESE COME LINGUA STRANIERA
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Mastorakis, Konstantinos, Massimo Continisio, Maria Francesca Siotto, Luca Navarini, Franco Carnevale, Mary Ellen Mac Donald et Claudia Navarini. « La percezione degli operatori sanitari sulle cure palliative come mezzo per promuovere la qualità di vita dei pazienti e prevenire le richieste eutanasich / Healthcare workers’ perception of palliative care as a means to foster patients' quality of life and to prevent euthanasia requests* ». Medicina e Morale 68, no 1 (10 avril 2019) : 25–39. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2019.565.

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Résumé :
Nel 2010 è stata emanata in Italia la Legge 38, che punta a migliorare formazione e tirocini nel campo delle cure palliative, sebbene al momento non esista un sistema nazionale di monitoraggio di tali pratiche su scala nazionale. A livello internazionale l’eutanasia si è andata sempre più configurando come trattamento possibile fra le cure di fine vita, mentre in Italia resta formalmente illegale. Esistono alcuni studi italiani sulle prospettive dei pazienti rispetto alle cure palliative e all’eutanasia, ma la letteratura relativa alla percezione degli operatori sanitari palliativisti è esigua. Scopo del presente studio è l’indagine di tali percezioni, sia rispetto alla qualità delle cure palliative sia al potenziale ruolo dell’eutanasia nelle cure di fine vita in Italia. La ricerca è stata condotta in tre hospice romani. È stato sviluppato e somministrato un questionario con 75 item graduati secondo la scala Likert a 5 punti, utilizzando come metodi di analisi l’analisi fattoriale e, per la parte statistica, SPSS. Il questionario è stato completato da 56 soggetti. Nella percezione dei partecipanti, i fattori rilevanti per la qualità delle cure palliative sono risultati sette: sofferenza fisica e sociale, benessere psicologico e spirituale, benessere emozionale, partecipazione alle decisioni, compassione, speranza ed empatia. Inoltre, le cure palliative ridurrebbero il desiderio di morte e di eutanasia. I fattori più importanti che emergono dal lavoro sono la sofferenza o il benessere sociali, fisici e psicologici. Gli operatori sanitari coinvolti nello studio non sostengono l’ipotesi dell’eutanasia e anzi ritengono che le cure palliative riducano il desiderio di ottenerla. ---------- In 2010, the State Law no 38 was enacted in Italy, seeking to improve palliative care education and training. There is currently no national monitoring system for palliative care practices in Italy. Euthanasia has become increasingly available internationally as an alternative amidst end-of-life care options, although in Italy this is not the case, and it is formally illegal. Although there are a few studies regarding patients’ perspectives regarding the issue of palliative care and euthanasia in Italy, there is limited literature focused on the perspectives of palliative care health care professionals. The purpose of this study is to explore the perspectives of hospice workers regarding both the quality of palliative care and the potential role of euthanasia in end-of-life care in Italy. This research was conducted with hospice clinicians in three hospices in Rome. A 75 item 5-point Likert scale questionnaire was developed and administered. Factor analysis was used, and descriptive statistics were performed using SPSS. Fifty-six respondents completed the questionnaire. From participants’ perspectives, there are seven significant factors explaining the quality of palliative care in Italy: social and physical suffering, psychological and spiritual well-being, emotional well-being, participation in decision making, compassion, hope, and empathy in care, while reducing patients’ desire for death and euthanasia. The most important of these factors regard social, physical and psychological suffering and well-being. Hospice workers in this study did not support euthanasia and felt that palliative care decreases the patient’s desire for euthanasia. * The manuscript was presented as an abstract in an International Congress on Palliative Care.
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Alesi, Marianna, Gaetano Rappo et Annamaria Pepi. « Strategie di autosabotaggio e autostima in bambini con differenti profili di apprendimento ». RICERCHE DI PSICOLOGIA, no 4 (mars 2012) : 505–19. http://dx.doi.org/10.3280/rip2010-004002.

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Résumé :
Recenti ricerche si sono focalizzate sul ruolo dell'autostima e delle strategie di autosabotaggio nel contesto scolastico. In particolare l'autosabotaggio indica strategie disadattive impiegate da un individuo di fronte ad un compito minaccioso per proteggersi e mantenere un'autostima positiva. Abbiamo condotto due studi per confrontare il livello di autostima e le strategie di autosabotaggio in bambini di eta media 8 anni, frequentanti la terza classe della scuola primaria, con differenti profili di apprendimento. Nello specifico nel primo abbiamo confrontato due gruppi: uno con difficolta generalizzate sia di lettura che di matematica ed uno con normale livello di apprendimento. Nel secondo studio, invece, abbiamo confrontato tre gruppi: uno con dislessia, uno con difficolta generalizzate sia di lettura che di matematica ed uno con normale livello di apprendimento. In generale, i risultati dimostrano che i bambini con dislessia e quelli con difficolta generalizzata di apprendimento hanno livelli di autostima piu bassi dei coetanei con normale livello di appredimento. Relativamente all'impiego di strategie di autosabotaggio solo nel secondo studio abbiamo trovato differenze significative tra i gruppi. In particolare, i bambini con dislessia manifestano un maggiore bisogno di autoprotezione rispetto ai bambini con difficolta generalizzata di apprendimento e rispetto ai bambini con normale livello di apprendimento. Questo risultato enfatizza il ruolo della specificita della difficolta allo scopo di stimolare l'impiego di strategie difensive anche durante la frequenza della scuola primaria.
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Redazione, A. cura della. « Passioni e tormenti della formazione ». RUOLO TERAPEUTICO (IL), no 122 (février 2013) : 79–87. http://dx.doi.org/10.3280/rt2013-122007.

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Résumé :
Gli allievi della Scuola di Formazione Psicoanalitica de Il Ruolo Terapeutico, alla fine del secondo e del quarto anno, presentano uno scritto sulla propria esperienza formativa. In questa rubrica ne ospiteremo qualcuno.
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Gambino, Silvio. « Metodo comparativo e tradizioni costituzionali comuni ». CITTADINANZA EUROPEA (LA), no 1 (août 2021) : 63–97. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2021-001003.

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Résumé :
Muovendo da una recente ricerca sistemologica e dal dibattito sul metodo comparativo, il contributo propone previamente una riflessione sulla validità euristica delle categorie tipolo-giche del diritto comparato privato e pubblico, e sulla loro utilizzabilità nell'indagine dei fenomeni di trans-nazionalizzazione e di globalizzazione. Nella stessa prospettiva, l'analisi si sofferma sui tentativi di "deformalizzazione' della scienza giuridica classica (soprattutto costituzionale), nella prospettiva di un approccio realista maggiormente attento alle tematiche del diritto vivente e dei soggetti concreti dell'ordinamento giuridico. L'analisi affronta quindi le tematiche che hanno caratterizzato la formazione del diritto primario dell'Unione e al suo interno l'apporto della Corte di giustizia al riconoscimento per via giurisprudenziale di diritti fondamentali al livello europeo, avvalendosi a tal fine delle "tradizioni costituzionali comuni agli stati membri dell'Unione". Nelle conclusioni si propone, infine, un interrogativo relativo al diritto di formazione giurisprudenziale della Unione in materia di tutela dei diritti fondamentali. Tale formazione porta infatti a chiedersi, in chiave sistemologica, se si tratti di una peculiarità dell'ordinamento europeo, ovvero di un caso esemplare (case study) destinato a influenzare, se non anche l'origine, gli sviluppi degli ordinamenti giuridici a livello globale in questa materia.
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Festa, Andrea. « Sgravi fiscali nel mezzogiorno e fiscalizzazione degli oneri sociali. Analisi dell'impatto del cuneo fiscale sull'occupazione regionale in italia ». QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO, no 97 (juin 2012) : 147–207. http://dx.doi.org/10.3280/qua2012-097009.

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Résumé :
Le politiche di sgravi fiscali e di fiscalizzazione degli oneri sociali sono designate per stimolare la crescita e l'occupazione, specialmente nel sud. Esse sono state una costante fonte di dibattito anche in sede UE. In questo lavoro si rivisita il quadro legislativo, quindi si studia l'impatto del cuneo fiscale sull'occupazione regionale per comprendere se esistono effetti differenziati a livello regionale. L'evidenza empirica mostra che il cuneo fiscale sui redditi da lavoro dipendente ha un effetto negativo soprattutto nelle regioni settentrionali, dovuto alla presenza di un sistema di contrattazione di secondo livello piů sviluppato rispetto al mezzogiorno, che induce a meccanismi di resistenza reale salariale che proteggono i redditi dei lavoratori a detrimento dell'occupazione, non soltanto nel breve periodo. Poiché un taglio nella tassazione del lavoro induce effetti occupazionali positivi anche nelle regioni meridionali, sebbene meno accentuati, essa dovrebbe essere valutata positivamente. L'evidenza empirica suggerisce la presenza di effetti differenziati non solo a livello regionale, ma anche settoriale. Questo potrebbe suggerire di focalizzare tali politiche laddove sono maggiormente efficaci, oltre che di promuovere lo sviluppo di una contrattazione di secondo livello anche nel Mezzogiorno per incrementare la sensibilitŕ dei salari lordi rispetto a cambiamenti del cuneo fiscale e della tassazione sul lavoro.
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Butera, Federico. « Verso una formazione terziaria non universitaria di livello europeo ». STUDI ORGANIZZATIVI, no 1 (juin 2021) : 191–210. http://dx.doi.org/10.3280/so2021-001010.

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Carcione, Antonino, et Antonio Semerari. « I cicli interpersonali problematici nei disturbi di personalità ». QUADERNI DI PSICOTERAPIA COGNITIVA, no 45 (janvier 2020) : 67–82. http://dx.doi.org/10.3280/qpc45-2019oa8988.

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Résumé :
In quest'articolo si discutono i cicli interpersonali problematici che insorgono tra terapeuta e paziente nel trattamento dei disturbi di personalità. I cicli interpersonali vengono affrontati da tre livelli teorici. In primo luogo presentiamo i costrutti che ci permettono di cogliere e descrivere il fenomeno e chiamiamo questo livello teorico: teoria dei fatti. Nel secondo livello teorico, che definiamo teoria della cura, discutiamo delle implicazioni che ha sul processo terapeutico il fenomeno dei cicli interpersonali. Verranno infine discusse le modalità con cui è possibile rendere effettive le potenzialità terapeutiche che l'accadere dei cicli interpersonali comporta. Questo terzo livello riguarda la teoria della tecnica.
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Donati, P. Tortori, M. P. Fondelli, A. Rossi, A. Iester et G. L. Piatelli. « Cerebellite : Evoluzione di un caso ». Rivista di Neuroradiologia 6, no 3 (août 1993) : 341–45. http://dx.doi.org/10.1177/197140099300600316.

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Résumé :
Una bambina di 5 anni, reduce da una banale infezione delle vie aeree superiori, si ricovera in seguito alla comparsa di atassia cerebellare ed emiparesi. Una TC dà esito negativo; la RM dimostra invece una diffusa alterazione di segnale a carico di un emisfero cerebellare, elettivamente localizzata alla corteccia, in assenza di lesioni del comparto sopratentoriale. Un primo controllo eseguito a distanza di un mese, dopo regressione della sintomatologia neurologica, evidenzia la comparsa di una atrofia cerebellare monolaterale, associata a riduzione del segnale patologico a livello della corteccia interessata. Un secondo controllo a distanza di 9 mesi, a completa regressione della sintomatologia, mostra una marcata atrofia deU'emisfero cerebellare, ed una nuova alterazione di segnale a livello della corteccia, questa volta riferita alla comparsa di fenomeni gliosico-riparativi. La elettiva localizzazione delle lesioni alla corteccia cerebellare potrebbe essere imputata, secondo gli autori, ad una necrosi cellulare selettiva nell'ambito di una sorta di polio- tropismo virale, diversamente dalla vasculo-mielinopatia disseminata che caratterizza l'Encefalomielite Acuta Disseminata.
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Bordogna, Lorenzo. « Auspicata ma poco praticata. L'insufficiente sviluppo della contrattazione di secondo livello in Italia ». GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no 172 (février 2022) : 665–83. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2021-172011.

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Résumé :
Oggetto dell'articolo è la contrattazione di secondo livello in Italia. Due sono gli aspetti considerati: il rapporto tra contrattazione nazionale di categoria e contrattazione decentrata; la copertura della contrattazione di secondo livello. Circa il primo aspetto, viene sottolineato come, sin dal Protocollo Intersind-Asap del luglio 1962, ad eccezione del periodo tra fine anni '60 e primi '70, abbia sempre prevalso in Italia un modello di "decentramento organizzato", con un ruolo di coordinamento del contratto nazionale di categoria e degli attori nazionali. Questo mo-dello è però minacciato, dopo la riforma del 2009, dalla riduzione delle competenze del contrat-to nazionale in materia retributiva, massimamente depotenziate nel ccnl dei metalmeccanici del 2016, dove ogni possibilità di incremento delle retribuzioni reali è affidata solo ed esclusivamente alla contrattazione decentrata. La seconda parte dell'articolo analizza quindi la persisten-te, limitata diffusione della contrattazione di secondo livello, nonostante generose politiche di incentivazione fiscale dal 2015-2016 e, nel settore metalmeccanico, specifiche clausole del ccnl del 2016, confermate nel 2021. Anche in questo settore la contrattazione aziendale resta l'eccezione e non la norma, in forte contrasto con l'obiettivo dichiarato in un recente documento di Federmeccanica. L'articolo si domanda infine quanto sia realistico un significativo supe-ramento di tali limiti, e se, nel caso, ciò non richieda ulteriori misure rispetto a quelle sperimentate, inclusa una rinnovata riflessione in tema di contrattazione territoriale per le imprese di pic-cole e piccolissime dimensioni, che sono la larghissima maggioranza delle imprese italiane.
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Stasiński, Piotr. « Formacja do życia według rad ewangelicznych ». Prawo Kanoniczne 35, no 1-2 (5 juin 1992) : 89–100. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1992.35.1-2.05.

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Résumé :
L’Istruzione Indicazioni riguardanti la formazione negli istituti religiosi considera come scopo principale della formazione il ragiungimento dell’identità religiosa. Elemento essenziale della identificazione con la vocazione religiosa é intraprendere la vita secondo i consigli evangelici. L’Istruzione, sottolineando il valore di questo argomento, chiama i consigli evangelici „come l’asse principale della vita religiosa”. La necessità di mettere in pratica i consigli evangelici proviene dal fatto che accolti con la professione come nuova legge, generano anche una nuova responsabilità. É necessaria dunque la capacità di fare delle scelte contrasegnate dalla evangelica radicalità. L’Istruzione, da tutti i punti di vista, commenta gli elementi e gli aspetti della formazione alla vita nella castità, povertà e obbedienza.
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Luciano, Adriana, et Roberto Di Monaco. « Prevedere la domanda di lavoro e di formazione. Il caso delle professioni sociali ». SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no 120 (février 2011) : 105–38. http://dx.doi.org/10.3280/sl2010-120006.

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Résumé :
L'analisi dei fabbisogni di competenze degli occupati ha attratto grandi investimenti per realizzare ad hoc ricerche professionali a livello e professionale, cosě come sono carenti modelli condivisi a livello nazionale. Al fine di contribuire a definire modelli standardizzati, gli autori suggeriscono l'uso di dati amministrativi, per quanto possibile in modo da rendere le analisi piů affidabili e meno costose. Inoltre, essi forniscono un modello di analisi per misurare il divario di competenze professionali sulla base del quadro europeo delle qualifiche. Il modello č stato sperimentato sui lavoratori sociali della regione Piemonte, sottoponendo un questionario ad un campione di circa 500 professionisti e manager impiegati nel settore dei servizi sociali locali. Č emersa una rappresentazione delle professioni e delle esigenze di formazione che mette in evidenza la divergenza tra l'attuale orientamento delle politiche sociali verso una maggiore integrazione e cooperazione locale e le competenze professionali principalmente focalizzate sul rapporto con gli utenti. I predetti risultati sottolineano la necessitŕ di realizzare processi di training on the job di concerto con le modifiche organizzative che risultano piů coerenti con le attuali politiche.
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Manzoli, Francesco Antonio. « La formazione del medico specialista nella prospettiva europea ». Medicina e Morale 39, no 2 (30 avril 1990) : 253–63. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1990.1181.

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Résumé :
L'autore affronta il problema della formazione del medico specialista in Italia. In relazione all'apertura delle frontiere europee del 1993 che comporterà una libera circolazione sia dei pazienti che dei medici, e un libero mercato delle compagnie di assicurazione, dei farmaci e delle biotecnologie. ln particolare, riferendosi al DPR 162/82, si sofferma sul riordino delle Scuole di specializzazione, avanzando utili proposte per un adeguamento alle tipologie europee, soprattutto del livello di aggiornamento tecnico-culturale.
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Cortiana, Paola. « Il Video nella Formazione Iniziale, Continua e Permanente dei Docenti : cinque Esperienze Significative per Immaginare un Nuovo Modello Formativo ». EXCELLENCE AND INNOVATION IN LEARNING AND TEACHING, no 1 (juin 2022) : 55–70. http://dx.doi.org/10.3280/exioa1-2022oa13936.

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Résumé :
Numerosi percorsi di formazione a livello internazionale e nazionale annoverano l'utilizzo del video, che si pone come strumento privilegiato per rilevare i processi che avvengono in classe: negli ultimi quindici anni si è assistito a un intensificarsi di tali esperienze in ambiti e aree geografiche differenti. Alla luce della cornice teorica della visione professionale, l'articolo propone una rassegna ragionata di cinque esperienze internazionali e nazionali di formazione dei docenti che, nella diversità di impostazione e postura epistemologica, concorrono a delineare un percorso di formazione iniziale, permanente e continua che si avvalga dello strumento video in modalità on line. La ricognizione, che non ha pretese di esaustività, vuole avviare un'analisi su un possibile modello formativo che ponga attenzione al referente della formazione e ai criteri osservativi adottati. Lo studio si colloca all'interno del progetto di eccellenza 2019-2020 Insegnamento di qualità e pratiche didattiche. Studio di fattibilità per lo sviluppo di un dispositivo per lo studio di pratiche di formazione dei docenti del Dipartimento di Filosofia e Scienze dell'Educazione dell'Università di Torino.
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Betti, Marco. « Nuove tendenze delle politche di sviluppo nei sistemi locali di piccola impresa : il caso di Thiene ». ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no 1 (juin 2011) : 115–42. http://dx.doi.org/10.3280/es2011-001010.

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Résumé :
L'articolo analizza le trasformazioni avvenute nel modo di regolazione dello sviluppo locale nel distretto industriale di Thiene, in seguito all'affermazione nel governo locale della Lega Nord. Il primo paragrafo illustra l'influenza delle subculture politiche territoriali sullo sviluppo economico di piccola e media impresa, mentre il secondo si concentra sul processo di erosione della subcultura e sulla crescita della Lega Nord. Vengono poi ricostruite le caratteristiche del modo di regolazione, sia a livello regionale che a livello locale, e le sue trasformazioni recenti. Il quarto paragrafo, infine, concentra l'attenzione sullo studio di caso. A questo proposito, le interviste a testimoni privilegiati - della politica e dell'economia -, hanno messo in evidenza come nel distretto industriale di Thiene l'affermazione elettorale della Lega Nord si accompagni ad una sostanziale continuitÀ con le politiche economiche e sociali precedenti.
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Giannola, Adriano. « Energia, crescita e sviluppo ». RIVISTA DI STUDI SULLA SOSTENIBILITA', no 1 (avril 2011) : 39–63. http://dx.doi.org/10.3280/riss2011-001008.

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Résumé :
Il presente lavoro esamina il complesso rapporto tra energia e sviluppo, proponendo tre diversi livelli dai quali analizzare il problema. Il primo livello focalizza l'attenzione su cosa sia l'energia che chiediamo alle fonti energetiche. Il secondo livello, superando il vizio della segmentazione del problema dei "limiti alla crescita" distingue tra una crescita possibile del sistema e l'inevitabile necessitŕ di sviluppo di sottoinsiemi del sistema. Infine, il terzo livello di analisi, si concentra sullo specifico caso Italia, ove il tentativo di conciliare sviluppo e crescita č da sempre imposto dal persistente dualismo economico e sociale. L'autore conclude l'analisi sottolineando l'urgenza di una svolta per uscire dal circolo vizioso per cui una bassa offerta di capitale umano, modello di specializzazione e bassa domanda di capitale umano si alimentano a vicenda.
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Rothschild, Berthold. « L'affaire Interlaken. Atto secondo ». PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no 3 (septembre 2020) : 383–88. http://dx.doi.org/10.3280/pu2020-003003.

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Résumé :
Vengono pubblicati tre scritti. Nel primo Pier Francesco Galli, in una breve nota introduttiva, sot-tolinea l'importante ruolo storico avuto dalla psicoanalisi svizzera nella formazione di molti colle-ghi italiani. Nel secondo scritto Berthold Rothschild racconta, riproducendo anche un carteggio, le vicissitudini che hanno portato alla cancellazione del suo invito a un convegno su "Psicoanalisi, cultura e politica", che doveva tenersi a Ginevra il 6 giugno 2020, organizzato dal Centre Psycha-nalytique Raymond de Saussure (CPRS) della Società Svizzera di Psicoanalisi (Schweizerische Gesellschaft für Psychoanalyse [SGPsa]); questo invito è stato cancellato per le proteste di alcuni psicoanalisti di lingua tedesca della Società Svizzera di Psicoanalisi che ancora ricordano la scis-sione, avvenuta nel 1977, tra il "Seminario Psicoanalitico di Zurigo" (Psychoanalytisches Semi-nar Zürich [PSZ]), cui appartiene Rothschild, e la Società Svizzera di Psicoanalisi, a sèguito delle vicende che portarono alla cancellazione di un convegno che doveva essere tenuto nel 1974 a In-terlaken (è questa la ragione per cui nel titolo si parla di "atto secondo"). Nel terzo scritto viene riportata la documentazione dell'"affaire Interlaken", originariamente pubblicata nei numeri 4/1975 e 3/2015 di Psicoterapia e Scienze Umane e mai pubblicata in altre lingue.
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McWilliams, Nancy. « La patologia borderline come livello di organizzazione di personalitŕ ». RICERCA PSICOANALITICA, no 2 (mai 2012) : 9–28. http://dx.doi.org/10.3280/rpr2012-002002.

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Résumé :
L'autrice passa in rassegna la storia del concetto di organizzazione borderline di personalitŕ, come si č sviluppata attraverso varie esperienze cliniche con i pazienti e nella valutazione diagnostica della personalitŕ. L'articolo mette bene in evidenza l'importanza di tenere a mente che i pazienti borderline lottano con interminabili problemi evolutivi. Critica la definizione ristretta di disturbo borderline di personalitŕ secondo la descrizione del DSM e sostiene che, sebbene questa etichetta fondata su un criteri dicotomici sia stata utile per i ricercatori, un costrutto piů dimensionale e meno categorico riveste un valore maggiore per chi pratica la psicoterapia. Inoltre, l'autrice delinea numerose funzioni mentali ed emotive mature che mancano o sono gravemente compromesse nelle personalitŕ borderline. Sono citati parecchi approcci recenti e degni di apprezzamento al trattamento dei pazienti borderline e vengono anche messe in evidenza diverse implicazioni terapeutiche che tutti hanno in comune.
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Proietti, Domenico. « Obermeister : un possibile traducente italiano ». XVII, 2021/2 (aprile-giugno), no 2 (4 mai 2021) : 30–31. http://dx.doi.org/10.35948/2532-9006/2021.7539.

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Résumé :
Da Bolzano E. B., dell’Unione Maestri professionali dell’Alto Adige, ci chiede quale sia la traduzione in italiano del sostantivo tedesco Obermeister, utilizzato come denominazione o qualifica del livello professionale superiore a quella indicata dal termine Meister, equivalente all’italiano “Maestro professionale” o “Maestro artigiano”. Osservando opportunamente che il termine italiano capomastro è usato “principalmente” nel “settore edilizio”, domanda se “esiste un termine più generico per definire un maestro professionale di livello, formazione ed esperienza superiore al Maestro professionale”.
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Gianecchini, Martina, Nicoletta Masiero et Enrico Miatto. « Formazione professionale ed esiti occupazionali : un modello di valutazione e un'applicazione al Veneto ». ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no 2 (novembre 2011) : 111–33. http://dx.doi.org/10.3280/es2011-002011.

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Résumé :
L'articolo affronta il tema dell'inserimento occupazionale dei giovani in possesso di una qualifica professionale. Viene proposto un modello di valutazione della formazione professionale che considera tre prospettive: quella del mercato del lavoro (focalizzata sulla "qualitÀ" dell'inserimento occupazionale post-qualifica), quella del sistema formativo (centrata sull'efficacia e l'efficienza dell'ingresso) e quella dell'individuo (relativa alla percezione di utilitÀ delle competenze apprese e al livello di soddisfazione rispetto all'esperienza formativa nel suo complesso). Il modello č stato elaborato all'interno del progetto di ricerca nazionale biennale "Valutazione degli esiti e dell'impatto delle Politiche formative nell'ambito della formazione professionale" finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e coordinato da Ires, del quale vengono presentati una sintesi dei risultati con riferimento al Veneto.
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Andreini, Daniela. « I fattori esogeni ed endogeni influenti sulle strategie di integrazione multicanale : un'analisi nel retailing in europa ». MERCATI & ; COMPETITIVITÀ, no 3 (octobre 2012) : 13–31. http://dx.doi.org/10.3280/mc2012-003002.

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L'integrazione tra diversi canali di vendita č una delle decisioni strategiche piů attuali nel settore del commercio al dettaglio. Questo lavoro si propone di analizzare alcuni dei fattori esogeni ed endogeni influenti sulle decisioni d'integrazione multicanale del retailing europeo. Apparentemente sembrerebbe che ogni nazione manifesti un livello d'integrazione multicanale differente secondo il livello di maturitÀ tecnologica dei consumatori locali. Attraverso una content analysis, invece, questo studio rivela che sono soprattutto i fattori endogeni alle imprese commerciali (potere di canale e gruppo di proprietÀ) a influenzare la scelta di integrazione multicanale. Si evincono quindi importanti implicazioni per i manager del retailing e stimoli per possibili future ricerche sul tema.
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Consoli, Tessa. « Secondo voi chi ha ucciso la signora Altieri ? » Babylonia Journal of Language Education 3 (20 décembre 2021) : 36–40. http://dx.doi.org/10.55393/babylonia.v3i.130.

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L’articolo si apre con una panoramica su dati e fatti relativi ai femminicidi e alla violenza di genere in Svizzera che mostra come questi fenomeni siano purtroppo di estrema attualità. In seguito viene proposta una riflessione su come la scuola dovrebbe svolgere un ruolo fondamentale nella lotta alla violenza contro le donne, sul ruolo particolare degli insegnanti di lingua straniera del livello secondario II e su come il tema della violenza di genere non venga purtroppo trattato adeguatamente né a scuola né nei manuali di italiano. Il contributo si conclude con un invito a trattare la tematica in classe e con alcune proposte didattiche per farlo.
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Iannone, Fedele. « Analisi multicriteria per la classificazione di interventi di potenziamento logistico dell'Area vasta pometina ». RIVISTA DI ECONOMIA E STATISTICA DEL TERRITORIO, no 1 (mars 2011) : 5–42. http://dx.doi.org/10.3280/rest2011-001001.

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L'articolo affronta temi riguardanti il ruolo della logistica e del trasporto merci nei processi di pianificazione strategica territoriale, con riferimento all'Area vasta pometina, un'aggregazione di 18 comuni localizzati nel Lazio meridionale. In particolare, si č provveduto alla formulazione di alcuni schemi di analisi multicriteria per il confronto e la classificazione di interventi infrastrutturali rilevanti per il potenziamento logistico del territorio indagato, secondo le dimensioni d'indagine riguardanti l', la Compensazione, l'e la, identificate a livello teorico dalla recente letteratura di logistica economica.
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Cirillo, Stefano, Matteo Selvini et Anna Maria Sorrentino. « Il genogramma. Percorso di autoconoscenza, integrato nella formazione di base dello psicoterapeuta ». TERAPIA FAMILIARE, no 97 (janvier 2012) : 5–28. http://dx.doi.org/10.3280/tf2011-097001.

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Con questo articolo vogliamo illustrare il nostro modello di formazione personale del terapeuta sistemico: un anno di lavoro di autoconoscenza di gruppo che sviluppa al suo interno una importante intensitŕ affettiva e cognitiva sia nel gruppo che con i due conduttori. Un primo giro di commento al disegno del proprio genogramma č preparato da tre giorni di esperienze di comunicazione non verbale. Subito dopo si tiene un secondo giro di racconti autobiografici che preparano due giornate residenziali di lavoro sulle dinamiche di gruppo, fino al momento chiave della giornata multifamiliare, che precede la conclusione dei cinque anni di percorso.
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Kałowski, Julian. « Troska Kościoła o formację osób zakonnych - rys historyczny, geneza i charakter dokumentu "Wskazania dotyczące formacji w instytutach zakonnych" ». Prawo Kanoniczne 35, no 1-2 (5 juin 1992) : 71–88. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1992.35.1-2.04.

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Résumé :
L’autore di questo articolo sottolinea l’incessante cura della Chiesa cattolica e dei singoli fondatori degli istituti religiosi, per una adeguata preparazione delle persone alla vita secondo i cosigli evangelici. Il discorso sulla sollecitudine della Chiesa per la formazione dei religiosi trova la sua base principale nei documenti della Santa Sede, ed anche negli scritti di alcuni famosi fondatori degli istituti e dei promotori di vita religiosa. L’autore osserva che la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica prima di pubblicare il documento le Direttive sulla formazione negli Istituti religiosi, fece numerose consultazioni e prese in considerazione gli attuali bisogni riguardanti la formazione religiosa. E’ ovvio che l’autore ha preso in considerazione solamente alcuni motivi ispiratori che spinsero la Santa Sede a promulgare il documento Potissimum institutioni. L’ultima parte dell’articolo tratta del carattere giuridico del documento in parola e cerca di delineare il quadro limite della sua obbligatorietà.
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Anderson, G. M., D. T. Martin et R. D. Tollison. « Do Loopholes Decrease or Increase Tax Revenue?* ». Journal of Public Finance and Public Choice 5, no 2 (1 octobre 1987) : 83–95. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907344280.

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Résumé :
Abstract Malgrado sia molto diffusa tra gli economisti l’opinione favorevole alla sostituzione dell’imposta progressiva sul reddito con un’imposta proporzionale senza esenzioni, sono poche le analisi sinora svolte circa gli effetti, in termini di gettito, del passaggio dall’una all’altra forma d’imposizione.A livello teorico, trova consensi la tesi secondo cui le deduzioni ed esenzioni (loopholes) tendono a far diminuire il gettito. Questo articolo esamina il problema dal punto di vista empirico, per accertare se esse influiscono in modo statisticamente significativo sul livello delle entrate. La variabile indipendente che viene presa in considerazione a questo fine è costituita dal livello delle esenzioni e deduzioni (di cui costituisce un’attendibile approssimazione l’ampiezza del codice tributario di ciascuno Stato). La variabile dipendente è costituita dal gettito dell’imposta sulle società e dell’imposta sul reddito nel corso del 1983.I risultati empirici così ottenuti fanno ritenere che il flusso di entrate tributarie aumenti con l’aumentare delle loopholes.
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Biroli, F., F. De Gonda, L. Torcello, D. Prosetti, O. Manara et V. Cassinari. « Fratture del dente dell'epistrofeo ». Rivista di Neuroradiologia 2, no 3 (octobre 1989) : 273–78. http://dx.doi.org/10.1177/197140098900200309.

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Résumé :
Le fratture del dente dell'epistrofeo rappresentano circa il 15% delle fratture del rachide cervicale. Vengono esaminati venti casi consecutivi osservati presso la Divisione di Neurochirurgia di Bergamo nel triennio 1984–1987: undici casi erano del secondo tipo di Anderson-D'Alonzo, e nove casi del terzo tipo. In diciassette casi la diagnosi fu tempestiva, mentre in tre la frattura fu misconosciuta e trattata tardivamente. Nel primo gruppo, dopo aver costantemente ottenuto una buona riduzione della frattura, il trattamento iniziale è stato sempre l'applicazione di un presidio di Halo, sotto controllo scopico. II periodo medio di applicazione è stato di 115 giorni. L'unica complicazione osservata è stata il frequente allentamento delle viti del cerchio, talora con flogosi localizzate in relazione al prolungato mantenimento dell'anello. Nel secondo gruppo di pazienti, in cui è sempre stata constatata l'assenza di un callo riparativo, il nostro atteggiamento è stato interventistico, praticando un'artrodesi per via posteriore seguita da applicazione di Halo. Il protocollo di monitoraggio prevede l'esecuzione mensile di radiogrammi standard nelle due proiezioni associati ad uno studio tomografico al fine di valutare la formazione del callo osseo e l'allineamento tra i monconi di frattura. Solo dopo l'osservazione di una soddisfacente riparazione ossea si procede alla rimozione dell'Halo ed all'esecuzione di radiogrammi nelle prove funzionali di estensione e flessione per confermare la stabilità dei monconi. I risultati sono stati complessivamente buoni. Nel primo gruppo tutte le fratture di terzo tipo sono guarite con formazione di callo osseo. Una sola frattura del secondo tipo non ha mostrato alcun fenomeno riparativo a tre mesi, per cui è stata sottoposta ad intervento chirurgico come già indicato, con successiva guarigione. Nel secondo gruppo abbiamo avuto un solo parziale insuccesso dovuto ad un'infezione della ferita chirurgica, guarita comunque per seconda intenzione. In conclusione, le fratture non significativamente dislocate o angolate, siano di secondo o di terzo tipo, meritano a parer nostro un primo approccio conservativo, avendo un'alta probabilità di guarigione. Se dislocate od angolate significativamente, può essere corretto proporre elettivamente la stabilizzazione chirurgica, the rimane comunque la scelta obbligata nei casi di mancata saldatura, di pseudoartrosi o di fratture inveterate. Nel primo caso il trattamento più efficace appare quello con Halo. L'intervento chirurgico è preferibilmente eseguito, secondo varie tecniche fra cui quella da not descritta, per via posteriore.
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Savelli, Simona. « L'Italia in Europa : appunti su una formazione continua di secondo millennio ». FOR Rivista per la formazione, no 96 (janvier 2015) : 113–15. http://dx.doi.org/10.3280/for2013-096033.

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Baiardi, Donatella, et Carluccio Bianchi. « Come misurare l'evoluzione congiunturale a livello locale : Una proposta metodologica ». SCIENZE REGIONALI, no 2 (juillet 2012) : 73–100. http://dx.doi.org/10.3280/scre2012-002005.

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Questo lavoro propone un indicatore coincidente di attivitŕ economica ad alta frequenza, mediante l'utilizzo di un dynamic factor model costruito secondo l'approccio di Stock e Watson (1998a,b). Tale metodologia prevede l'applicazione dell'analisi delle componenti principali per sintetizzare le informazioni contenute in un ampio dataset di base in un numero limitato di fattori capaci di descrivere le alterne fasi cicliche. Attraverso l'algoritmo EM (Expectation Maximization) si č in grado di ricavare dai fattori costruiti una stima della variazione tendenziale del PIL regionale o del valore aggiunto provinciale. Lo studio č applicato alla regione Lombardia e alle province di Milano e Pavia.
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De Nicola, M. « La TC della regione orbitaria ». Rivista di Neuroradiologia 4, no 3_suppl (décembre 1991) : 115–20. http://dx.doi.org/10.1177/19714009910040s321.

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Résumé :
Il progresso tecnologico è impietoso: inizialmente nobilita certe metodiche e successivamente con l'avvento di nuove le mette da parte. Così accade anche per la tomografia computerizzata: diversi settori della patologia, una volta suo dominio incontrastato, sono oggi di pertinenza della RM come ad esempio la fossa cranica posteriore o la regione spinale. La regione orbitaria rimane a tutt'oggi di competenza pressoché esclusiva della TC, infatti la RM a tale livello non ottiene risultati migliori. La tecnica di esame TC prevede l'esecuzione di un «pacchetto» di scansioni sottili (1,5 – 2 mm) e contigue, eventualmente ingranate, di numero sufficiente a comprendere tutto il volume in esame, vale a dire l'intera regione orbitaria. Le scansioni vengono orientate di preferenza secondo il piano neuro-oculare che passa per il nervo ottico quando è in posizione di sguardo all'infinito, tuttavia la possibilità di rielaborare i dati relativi alle scansioni di base e quindi di ottenere ricostruzioni bidimensionali secondo altri piani (ad esempio secondo i piani di maggior sviluppo delle strutture intraorbitarie, come il nervo ottico ed i muscoli del cono) ci consente di scegliere, quale piano originale di scansione, anche un piano diverso da quello neuroculare. Sembra opportuno ribadire la priorità della TC a livello orbitario sia per motivi di ordine tecnico che diagnostico. Tuttavia è evidente la complementarietà di altre metodiche quali la RM in alcune situazioni patologiche ed è facile prevedere come nel tempo l'inesorabile progresso tecnologico consentirà alla RM di guadagnare terreno sulla TC soprattutto in relazione ad una maggiore specificità. Naturalmente entrambe non rappresentano l'unico strumento per risolvere tutte le problematiche cliniche: esse vanno correttamente utilizzate nell'ambito di un processo clinico diagnostico globale.
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Fiorentini, Giuseppe, et Giovanni Foresti. « "No retreat, no surrender". La dimensione temporale dei conflitti psichici e sociali ». GRUPPI, no 2 (octobre 2010) : 69–82. http://dx.doi.org/10.3280/gru2009-002008.

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Gli autori ipotizzano che esista una correlazione fra l'esperienza prevalente del tempo e alcuni disturbi del funzionamento psichico osservabili a livello individuale e sociale. La disorganizzazione dell'orizzonte cronologico dell'esistenza č intesa come una conseguenza delle grandi trasformazioni culturali avvenute nel corso degli anni '70 e '80. A loro volta, questi cambiamenti sono conseguenza di piů discrete modificazioni avvenute nelle relazioni familiari e nella struttura sociale. A livello individuale ciň ha prodotto un'epidemia di disturbi narcisistici che si esprimono in manifestazioni psicopatologiche in passato inesistenti o infrequenti (disturbi alimentari, condotte antisociali, diffuse appetenze patologiche e tossicofilie vecchie e nuove). Mentre nel campo delle dinamiche istituzionali č in aumento la conflittualitŕ esplicita e/o implicita (secondo il modello bioniano dell'attacco-e-fuga o della dipendenza passiva) che coesiste con il venir meno dei conflitti strutturali che strutturanti fra le classi e fra le generazioni. Questa tesi č argomentata attraverso due esempi clinici. Il primo tratto da un trattamento psicoanalitico individuale e il secondo da una supervisione all'équipe di una Comunitŕ Terapeutica, tenuta in scacco da una paziente gravemente borderline.
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Grattagliano, Ignazio, Nunzia Daniela Liantonio, Maria Giovanna Tomasino et Isabella Berlingerio. « La violenza morale e psicologica sul minore nelle coppie separate : la Sindrome di Alienazione Genitoriale (PAS), due casi emblematici ». MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, no 1 (mars 2010) : 111–19. http://dx.doi.org/10.3280/mal2010-001007.

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La Sindrome di Alienazione Genitoriale viene descritta da Gardner, a partire dagli anni ottanta, come un disturbo psicopatologico che colpisce soggetti in etŕ evolutiva al momento della separazione dei genitori. Una patologia relazionale osservata nelle situazioni di separazione e divorzio conflittuali e che insorge principalmente nel contesto delle controversie per l'affidamento e la custodia dei figli. La sua manifestazione principale č una forte ed ingiustificata campagna di denigrazione rivolta contro un genitore. Gardner (1985) ha individuato 12 aspetti che caratterizzano la PAS, proponendo tre livelli della sindrome: lieve, medio, grave. Verranno presentati due casi di PAS, uno di livello grave in cui il genitore alienante č il padre e il secondo di livello medio-lieve in cui il genitore programmatore č la madre.
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Levrero, F., M. A. Ferrari, A. Pilot, F. Sardanelli, R. C. Parodi, P. Renzetti, E. Simonotto et al. « Risonanza stocastica nel sistema visivo umano ». Rivista di Neuroradiologia 13, no 1 (février 2000) : 119–23. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300122.

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La cosiddetta risonanza stocastica (RS) è un fenomeno statistico recentemente studiato in un'ampia gamma di sistemi fisici non lineari. Secondo la RS esisterebbe un livello ottimale di rumore per il quale il contenuto informativo di segnali deboli sotto soglia può essere rilevato. Questo studio analizza le possibilità della RS nel sistema visivo umano in termini di capacità soggettiva di riconoscere parametri in condizioni ottimali di rumore per stabilire le possibilita della fRM nell'obbiettivizzazione dei risultati.
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Alfano, Giancarlo. « Johnny (non) deve morire. Su filologia e critica del "Partigiano Johnny" ». AOQU (Achilles Orlando Quixote Ulysses). Rivista di epica 2, no II (30 décembre 2021) : 247–63. http://dx.doi.org/10.54103/2724-3346/17270.

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L’intervento ripercorre le vicende redazionali ed editoriali del Partigiano Johnny di Beppe Fenoglio per mostrare il rapporto tra costruzione narrativa ed esito destinale del protagonista e le ragioni che spiegano il contrasto tra chi ha interpretato questo capolavoro della letteratura del Novecento in chiave epico-tragica e chi ne ha invece proposta una interpretazione secondo i moduli formali del romanzo di formazione.
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De Paola, Maria, et Vincenzo Scoppa. « Corsi pre-universitari e rendimenti degli studenti ». QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, no 2 (juin 2011) : 57–83. http://dx.doi.org/10.3280/qu2011-002003.

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In questo lavoro si cerca di comprendere se corsi di formazione a livello universitario, diretti a colmare lacune nelle competenze di base, possano determinare un miglioramento nei risultati accademici ottenuti dagli studenti. La nostra analisi riguarda gli effetti prodotti da un progetto, finanziato dalla Regione Calabria, che all'inizio dell'anno accademico 2008-09 ha offerto agli studenti immatricolati alle Universitŕ calabresi un insieme di attivitŕ formative. I tipici problemi di "distorsione da selezione" che si pongono nella valutazione degli effetti di interventi di questo tipo sono stati affrontati sia grazie alla disponibilitŕ di dettagliate informazioni su caratteristiche, abilitŕ e motivazioni degli studenti, sia cercando di identificare un gruppo di controllo costituito da studenti che non hanno partecipato all'intervento per fattori puramente casuali. Dalle nostre stime emerge un impatto positivo dei corsi di formazione sulle performance degli studenti nel primo anno di studi. Questi risultati sono robusti all'uso della tecnica del.
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Cormaci, Mario, Giovanni Furnari et Giuseppina Alongi. « Flora marina bentonica del Mediterraneo : Rhodophyta - Rhodymeniophycidae I. Acrosymphytales, Bonnemaisoniales, Gelidiales, Gigartinales, Gracilariales ». Bullettin of the Gioenia Academy of Natural Sciences of Catania 53, no 383 (6 mars 2020) : FP11—FP346. http://dx.doi.org/10.35352/gioenia.v53i383.87.

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Dopo una breve introduzione sulla consistenza numerica delle Rhodymeniophycidae (Rhodophyta) presenti in Mediterraneo (Mar Nero escluso), sugli "steps" programmati per la loro completa trattazione con la precisazione che questa prima parte riguarda i taxa dei 5 Ordini già elencati nel titolo e la presentazione di una tabella delle Rhodophyta nella quale i taxa superiori alle famiglie sono ordinati secondo un criterio filogenetico, si passa alla trattazione dei taxa seguendo l'ordine strettamente alfabetico. A seguito degli aggiornamenti tassonomico-nomenclaturali, i taxa a livello specifico ed infraspecifico ricadenti negli ordini sopra citati e presenti in Mediterraneo, sono risultati 132 (di cui 28 inquirenda). Questi a loro volta si raggruppano in 50 generi e 25 famiglie. Inoltre 46 taxa, di cui 1 a livello di famiglia e 45 a livello specifico ed infraspecifico sono stati considerati taxa excludenda; 31 taxa, a livello specifico e infraspecifico, sono stati considerati taxa inquirenda, di questi 3 sono anche excludenda e uno dei tre ha nome illegittimo. Inoltre viene evidenziata l'illegittimità dei nomi di 47 taxa (di cui 3 a livello di famiglia, 3 a livello di genere e 41 a livello specifico e infraspecifico), l'invalidità dei nomi di 29 taxa (di cui 1 a livello di genere e 28 a livello specifico ed infraspecifico) e l'invalidità di 9 combinazioni; infine, viene proposta 1 nuova combinazione. Di ciascun taxon trattato viene fornita una breve descrizione preceduta da alcuni riferimenti bibliografici riportanti notizie, illustrazioni e/o distribuzione in Mediterraneo; per la maggior parte dei taxa specifici sono state realizzate delle illustrazioni. Quasi tutti i taxa trattati sono arricchiti di note bilingue (Italiano e Inglese) a supporto delle sinonimie indicate, o delle scelte tassonomiche seguite o delle motivazioni per cui il taxon è stato considerato inquirendum e/o excludendum o delle conclusioni nomenclaturali. Il lavoro è completato da un glossario di 158 voci, da un indice di tutti i nomi dei taxa citati nel testo e da una errata corrige al lavoro di Cormaci et al. (2017).
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Vinci, Viviana. « Le competenze imprenditoriali degli insegnanti : sfide per la formazione ». EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, no 1 (juin 2020) : 398–425. http://dx.doi.org/10.3280/ess1-2020oa9496.

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L'imprenditorialità è una competenza chiave nell'ambito del quadro europeo considerata un potente volano della crescita economica, dell'innovazione e dell'emancipazione sociale. Il contributo presenta le risultanze di un'indagine esplorativa, condotta all'interno del Corso di sviluppo professionale DidaSco La progettazione europea nella scuola dell'autonomia (2019/2020). L'indagine, condotta attraverso la somministrazione di un questionario elaborato secondo l'European Entrepreneurship Competence Framework EntreComp (Bacigalupo et al., 2016), mira a comprendere le rappresentazioni degli insegnanti sulle competenze imprenditoriali del docente e sulle variabili che agevolano lo sviluppo dell'imprenditorialità a scuola, oltre che a individuare i bisogni di formazione percepiti dai docenti. I risultati mostrano l'importanza di costruire ecosistemi multidimensionali di apprendimento. Si avverte inoltre la necessità di valorizzare il ruolo del Dirigente scolastico nel supportare l'educazione imprenditoriale come processo di sviluppo dell'intero contesto scolastico.
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