Thèses sur le sujet « Formazione adulti »
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BRUMANA, Emanuela. « Ricerca valutativa e formazione. Indicatori per la valutazione dei percorsi di alfabetizzazione per immigrati adulti ». Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2010. http://hdl.handle.net/10446/494.
Texte intégralSPAGNUOLO, GIOVANNA. « Scenari per l’educazione degli adulti in una prospettiva europea : il ruolo dell’Università per un progetto di formazione integrale ». Doctoral thesis, Università di Foggia, 2016. http://hdl.handle.net/11369/351639.
Texte intégralGiovanna Spagnuolo, Scenarios for adult education in a European perspective: the role of the University for a project of integral formation, Doctoral thesis in Pedagogy and Educational Sciences ( XXVIII Cycle ), University of Foggia - Department of Humanities, Literature, Culture Heritage, Education Sciences, A. Y. 2014-2015 The complexity , uncertainty and transformations of contemporary society affect the lives of each of us for the entire lifetime (throughout the life-span). The adult in particular is obliged to deal with transitions and if possible to anticipate them, process them and redesign them. So it is important that the adult is able to understand the interconnections and interdependencies, in the reading of become transnational problems by the time, able to acquire the categories of transformation , risk, participation and “responsibility” (Hans Jonas) for the construction of a "nomadic and migrant thinking" (Franca Pinto Minerva) and of a " plural thinking " (Isabella Loiodice). The University, as a place of learning and critical processing of knowledge, is appointed to help achieve these aims and is an ideal setting to continue learning directing its activities to a project of integral formation of the person. Through the thesis Scenarios for adult education in a European perspective : the role of the University for a project of integral formation I have investigated as the University, in the formal system of lifelong learning, has responded to the needs and the demand expressed by adults; what policies and organizational and curricular devices were activated and can take steps to increase the participation and equal access to the activities of education and training. The activities of exploration, statistical overview and qualitative description and interpretation of the results and reading of practices have served to bring key factors into focus, positive points and existing problems, to draw some proposals and identify additional project lines of research.
STEFANINI, AMBRA. « Le emozioni : patrimonio della persona e risorsa per la formazione ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2010. http://hdl.handle.net/11577/3427003.
Texte intégralRiassunto - Le emozioni: patrimonio della persona e risorsa per la formazione Il lavoro si inserisce all'interno della riflessione in atto sulle emozioni, per comprendere se e in quale misura possano trasformarsi in risorsa per la formazione dell’adulto. Nell’analisi introduttiva abbiamo tentato di inquadrare le emozioni da diversi punti di vista: analizzando gli studi D. Goleman sullo sviluppo dell’intelligenza emotiva e le recenti scoperte scientifiche che provengono dall’ambito delle neuroscienze; studiando le emozioni nella psicologia; esplorando il loro ruolo nell’educazione e nella didattica, per poi dedicarci al settore della formazione, per il quale ci siamo chiesti se le emozioni potessero in qualche modo trasformarsi in una risorsa per l’adulto che apprende, rifacendoci agli studi e agli approfondimenti relativi all’andragogia, come teoria dell’apprendimento in età adulta e alla dimensione dell’adultità, definite da M. Knowles; agli studi di D.A. Kolb sul valore dell’esperienza soggettiva della persona che apprende; agli studi di D.A. Schön sulla figura del professionista riflessivo e sull’importanza dell’apprendere ad apprendere; alle concezioni di J. Mezirow sull’apprendimento della persona adulta inteso come trasformazione, che avvicina, combinandoli, i concetti di adultità e di maturità; e allo sviluppo di una nuova teoria della formazione che, come evidenziato da G.P. Quaglino, intercetta nella complessità e nella risposta ad essa il carattere preponderante della formazione nella situazione attuale. I risultati del lavoro permettono di considerare corroborate le ipotesi alla base della ricerca: se nella formazione si fa uso di emozioni, allora la formazione diventa più efficace, più coinvolgente, più vicina alla persona, più profonda e più significativa. Le emozioni entrano in gioco nella formazione. Stimolano l’intenzionalità, la partecipazione, la voglia di imparare e sono la molla che determina la volontà di nuovi saperi. Diventano risorsa per la formazione se nominate, riconosciute e declinate: si trasformano allora in terreno di innesto del processo di cambiamento, di apprendimento, di crescita e di trasformazione che accompagna la formazione dell’adulto. Entrano in gioco quando il formatore coinvolge, valorizza, dimostra la sua carica, la sua dedizione, la sua voglia di trasmettere e di mettersi in gioco. Le stimolano i metodi, le tecniche, le metodologie, le attività, gli oggetti, gli strumenti utilizzati e il modo di proporli e gestirli, anche nei tempi. E ancora, le stimolano i bisogni (di confronto, condivisione, trasmissione di idee, ascolto, considerazione, piacevolezza), il modo di essere, l’impegno, la voglia di nuovo e diverso da sé, i valori e le credenze delle persone. Le emozioni come strumento sono in grado di focalizzare l’attenzione, di fissare contenuti ed esperienze, di facilitare interiorizzazione e memorizzazione. Agiscono nel profondo dell'intelligenza generando vero apprendimento, naturale, duraturo, e aumentano la voglia e la disponibilità ad apprendere. Facilitano il fare squadra e la creazione di un clima più confidenziale e collaborativo, generano coinvolgimento e desiderio di partecipazione attiva e trasparente. Il ruolo e la preparazione del formatore diventano quindi il punto cardine attorno al quale ruota la riflessione sulle possibilità di realizzazione di una didattica “emozionale”. Una parte importante della sua formazione riguarda l’approfondimento delle tematiche relative alle metodologie attive basate sull’esperienza, ai metodi e alle tecniche da utilizzare per realizzare una formazione che sia ricca di stimoli e di sollecitazioni. Con l’obiettivo della valorizzazione delle emozioni a supporto della formazione, il formatore deve perlomeno conoscere gran parte degli ingredienti analogici che possono conferire valore aggiunto ai suoi interventi formativi: la formazione esperienziale, la formazione outdoor, il teatro, il cinema, la musica, le immagini, l’uso del web nella formazione, lo sport… La sottolineature resta forte: il loro uso impone di saperli padroneggiare. Le attività o gli strumenti scelti devono essere adatti, valorizzativi, contestualizzati e usati con finalità ed obiettivi chiari. Conclusioni Le emozioni nella formazione giocano un ruolo importante e concorrono a rendere l’apprendimento più profondo, più consapevole e più significativo per le persone. Entrano in gioco volenti o nolenti, in maniera automatica e spontanea, e questo impone ai professionisti della formazione di acquisirne consapevolezza, per poter avviare un percorso adeguato di preparazione che permetta di conoscere e gestire le emozioni e con esse le attività e gli strumenti che permettono di fare uso delle emozioni nella formazione.
Friso, Valeria. « La Formazione per le Persone che Lavorano : Effetti nelle organizzazioni ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3427406.
Texte intégralIl presente lavoro di dottorato affronta tematiche relative la formazione continua, in particolare nella sua esplicazione per le persone che lavorano, in un’ottica di superamento della concezione delle "Risorse Umane", a favore del concetto di persona così com’è inteso nella corrente di pensiero del personalismo. La Parte Prima ha come obiettivo quello di prendere in esame, attraverso la letteratura scientifica, l’evoluzione storica di alcuni concetti chiave quali la persona, il significato e l’organizzazione del lavoro, la concezione del lavoratore, il capitale, la formazione. L’intento è stato quello di esaminare le componenti essenziali del mondo del lavoro e della formazione continua, al fine di individuarne le interconnessioni e quindi i luoghi e gli spazi nei quali si incontrano o si dovrebbero incontrare. A partire dalla ricostruzione del significato e dell’uso di questi termini ne vengono identificate linee guida che ci conducono fino alle ricerche odierne e ad interrogativi ancora aperti. La Seconda Parte considera tutti questi elementi e li fa dialogare con quanto sta avvenendo oggi in Italia, dando voce ai lavoratori stessi che hanno partecipato ad interventi di formazione e a testimoni privilegiati che ci hanno condotto nella lettura del reale. I dati empirici raccolti, quantitativi e qualitativi, e la loro analisi hanno permesso di dare risposte alle principali domande di ricerca, raggiungendo gli obiettivi posti fin dalla sua prima fase. In particolare abbiamo potuto esplorare in modo dettagliato se e come la formazione – intesa e pensata come un’opportunità di crescita piuttosto che come un costo; un investimento lungimirante piuttosto che un motivo di dispersione – quando viene pianificata e si rivolge a persone nella loro interezza, abbia una ricaduta percepita anche dai lavoratori stessi. Il quadro emerso indica le possibili difficoltà e le resistenze verso l’intervento formativo, ma anche e soprattutto gli effetti positivi della formazione sia per la persona sia per l’organizzazione stessa. La formazione risulta essere più coinvolgente e significativa quando i lavoratori vengono ascoltati nei loro bisogni formativi e nei loro desideri e la formazione stessa può in questo modo divenire lo strumento principe di sviluppo dell’organizzazione stessa. La formazione così è in grado di stimolare l’intenzionalità, la responsabilizzazione, l’appartenenza, la voglia di migliorare e può diventare una reale molla che determina la volontà di acquisire nuovi saperi da mettere a disposizione dell’organizzazione. Le persone che si sentono riconosciute dalla propria organizzazione nella loro singolarità e nelle loro potenzialità chiedono di prendere parte alla formazione fin dall’inizio in un processo che, consapevolmente, le trasformi attraverso momenti di apprendimento, crescita e cambiamento non sporadico, ma al contrario attraverso un cammino graduale e processuale. Le persone entrano in gioco quando l’organizzazione, i responsabili delle persone che lavorano e i formatori sono in grado di coinvolgerle e valorizzarle stimolandole con metodi, tecniche e strumenti sensibili all’importanza del saper lavorare in gruppo, quindi attente a tutte quelle competenze trasversali spesso decantate e non sempre ascoltate. Al contrario, se non si coinvolgono le persone e non si fa leva sulla loro esperienza non si ha la possibilità di agire sulla capacità di interiorizzare comportamenti e atteggiamenti, aspetti imprescindibili per la generazione di nuovi apprendimenti duraturi e per una più ampia disponibilità ad apprendere. In questo modo il clima organizzativo che viene a crearsi non garantirebbe un benessere e un benestare. Quindi è necessario un dialogo stretto tra responsabili delle persone che lavorano e formatori nell’ottica di considerare la formazione quale vero strumento capace di generare cambiamenti e supportare i cambiamenti stessi se progettata in un continuum e se viene contemporaneamente considerata l’evoluzione sempre più veloce del mondo del lavoro. I risultati emersi inoltre ci pongono nuovi interrogativi, nuove domande di ricerca che partono sicuramente da un paradosso: come mai, nonostante ci sia una buona consapevolezza sugli effetti positivi che la formazione ottiene non solo per la professionalità delle persone che vi partecipano, ma anche per i processi organizzativi nel loro insieme, raramente le imprese sono disposte ad investire nella stessa formazione nei momenti di crisi, cioè proprio nei momenti topici?
D'ORIA, MARIKA. « L’uso di metafore linguistiche nella Medicina Generale. Aspetti educativi per la formazione dei professionisti della cura ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2018. http://hdl.handle.net/10281/199145.
Texte intégralRationale. The metaphor is defined as «an expression which describes a person or an object, by referring to something that is supposed to have similar characteristics» (Cambridge Academic Content Dictionary, s.v. “Metaphor,” 2017). Since the 90s, metaphors were studied in General Practice (GP), as strategies that impact on the quality of healthcare (Mabeck & Olesen, 1997). In Palliative and Primary Care, metaphors are used to educate students and patients, and to ameliorate clinical and organizational issues (Rodriguez & Bélanger, 2014). Research explored more metaphors expressed by patients, than those of clinicians. There is no research on the reflection and meta-reflection of clinicians about their deliberate use of metaphors in clinical encounters. The state of the art provides a dualism on metaphors, as useful or dangerous tools. Methodology. The research question “what is the representation of metaphor provided by professionals who work in a GP group, on the use of metaphors?” arose from a gap in the literature. The Interpretative Phenomenological Analysis (IPA)(Smith et al., 2009) was selected as methodology, because it suggests a preliminary bibliographic search, differently from the pure phenomenological approach (Giorgi,1985). The design is qualitative, with an idiographic focus (Mantovani, 1998). The research aims to understand the representations of physicians, nurses, and administrative assistants in a GP group, which is a situation where it is possible to share contexts and therapeutic goals. Sample. We hypothesized that a group was more opened to talk about these issues than a context in which a physician works alone. We recruited a group of 15 participants (10 physicians, 3 administrative assistants, 2 nurses) (10 females, 5 males) with a purposeful sampling. Tools. We conducted 15 semistructured interviews on the use of metaphors by participants and patients, and on the use of metaphors in their professional education. After a month, we conducted 15 indepth interviews (Sità, 2012), to saturate data. Analysis. The IPA requires a careful read of the interviews, the selection and the organization of the contents into categories. A set of generalizations is created to saturate data, by respecting the differences among participants. A theoretical construct is formulated according to the literature. The results report follows the case study strategy (Mortari & Zannini, 2017). Results. The representation of metaphors changes, if these expressions are used by clinicians or by patients, in clinical and educative contexts, and differs for each participant. Strengths and limitations are provided on the clinical use of metaphors. Sometimes, metaphors are used unconsciously by participants, to express some concepts, to talk about patient education, the effects of clinical language, or their professional identity. Conclusion. The hypothesis on the sample is verified. To overcome the dualism in the literature, this study suggests that a metaphor is an epistemological, a relational, and an ontological phenomenon. Therefore, specific curricula could be designed to enhance awareness on this issue, to help students/professionals to reflect on metaphoric language as a communicative strategy in clinical encounters, that also impact on patient education.
Fedeli, Monica. « Nuove prospettive per la fromazione degli adulti : generare valore in una società complessa. I risultati di un'indagine fra testimoni privilegiati ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2008. http://hdl.handle.net/11577/3425218.
Texte intégralPOZZO, MATILDE MAIA. « Nella zona grigia delle nuove povertà. Una ricerca pedagogica sulle storie di formazione nei processi di impoverimento ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2020. http://hdl.handle.net/10281/262889.
Texte intégralEconomic, social and cultural transformations of these times have produced ambivalent results while giving rise to a newfound and widespread form of distress where economic, social and relational fragility and urban suffering intertwine (Saraceno, 2010): this grey area of distress (Iori and Rampazi, 2008; Tramma, 2015) does not exceed standard thresholds of overt malaise that would place it within the traditional boundaries regarding severe marginality and exclusion – areas often touched upon by educational services and policies. The elements that contributed to the spread of social vulnerability (Ranci, 2002) – including the precariousness of living and working conditions, the weakening of the systems in place offering social protection and the erosion of the social fabric – have played a role in altering some traits of contemporary poverty: the concept of new poverty aims to account for new elements of a population dealing with uncertain borders, grey poverty (Dovis and Saraceno, 2011), meaning that those who were not previously considered at risk of poverty are now implicated: a risk related to events increasingly frequent and increasingly linked to those paths of life seen as “normal”. The pedagogical research on the educational implications of impoverishment processes focuses, through biographical methods (Merril & West, 2012), on the life stories and educational biographies of fifteen men and women who have recently become impoverished. The theoretical framework concerning social pedagogy (Tramma, 2010) has directed the exploration of these biographical trajectories in and around both formal and informal educational dimensions: these contribute to falling into fragile situations, but also preventing and/or reducing their eventual impact. The pedagogical analysis focuses on the vulnerability areas around which life’s critical aspects are concentrated, and on the representations and meanings through which impoverished people live and rework their own story and condition, highlighting the key role of a contemporary educational climate. Such an educational climate promotes increasingly individualised and notably hyper-responsible representations of one’s own life and impoverishment, while at the same time hindering the critical understanding of one’s life path, losing focus on the dynamics of the present – something indispensable to promote with the subjects changes for the improvement of individual and collective living conditions. The transformative tension (Baldacci, 2001) as part of this pedagogical research aims to contribute to the pedagogical reflection on new poverty in order to identify theoretical and methodological orientations for educational actions able to promote fresh paths for subjects, both in terms of preventive interventions with people at risk of poverty, and in terms of paths out of poverty.
Bavieri, Luisa <1961>. « Educazione alla cittadinanza per cittadini immigrati adulti. Il contributo della formazione linguistico-giuridica all'acquisizione di competenze di cittadinanza in lingua seconda ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/4178/1/Bavieri_Luisa_tesi.pdf.
Texte intégralBavieri, Luisa <1961>. « Educazione alla cittadinanza per cittadini immigrati adulti. Il contributo della formazione linguistico-giuridica all'acquisizione di competenze di cittadinanza in lingua seconda ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/4178/.
Texte intégralFerranti, Cinzia. « Studio etnografico di una comunità professionale blended : il ruolo delle tecnologie formative nella prospettiva della Activity Theory ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3423132.
Texte intégralNegli ultimi anni sono stati teorizzati molti modelli educativi legati ad una concezione di comunità intesa come ambiente capace di favorire processi di apprendimento. In letteratura si trovano diversi costrutti definiti come: comunità d’apprendimento o di discenti, comunità di pratica e comunità professionale. La maggior parte degli studi basati su di essi concentra l’attenzione sui processi di peer-education, sulle dinamiche di partecipazione, sul concetto di reificazione e sulle le pratiche discorsive che consentono di negoziare significati o azioni all’interno della comunità stessa. Una comprensione migliore delle caratteristiche di una comunità è però raggiungibile se la comunità viene indagata attraverso un approccio sistemico. Per tale motivo abbiamo adottato la prospettiva della Activity Theory di Engeström, ampliando l’unità d’analisi dalla comunità, al più ampio “sistema d’attività”. In questo senso ricoprono un ruolo particolare le tecnologie: l’evoluzione delle tecnologie della comunicazione ha permesso infatti di spostare in parte o totalmente l’attività di tali comunità in spazi online, a, nei quali i membri possono condividere documenti o singole descrizioni di pratiche professionali, confrontarsi sui problemi reali legati alle loro attività, cercare forme di consenso e di allineamento, confrontarsi collettivamente per meglio valutare e decidere sul campo. Da tale angolazione abbiamo perciò condotto uno studio etnografico di una comunità professionale blended, la quale si avvale di ambienti e strumenti sia face to face che virtuali, tecnologie della comunicazione ormai consolidate, ma del tutto nuove per i soggetti esaminati. L’obiettivo principale dell’ indagine è stato quindi quello di comprendere la cultura professionale e organizzativa della comunità, con il fine di analizzare il ruolo delle tecnologie della formazione nei processi di sviluppo della comunità stessa e nel loro reale contesto di lavoro. La comunità è nata e si è sviluppata a partire da un intervento formativo blended, coinvolgendo un gruppo di 74 professionisti della Regione del Veneto, che si occupano di sanità animale e igiene alimentare. Si tratta di medici, medici veterinari, tecnici della prevenzione, biologi, chimici e nutrizionisti per i quali l’intervento formativo ha avuto l’iniziale obiettivo di migliorare l'efficacia il sistema regionale di gestione delle emergenze legate al rischio alimentare. Allo stesso tempo l’intervento mirava a favorire una maggiore collaborazione tra i professionisti e tra i servizi che si occupano di sanità animale e igiene degli alimenti, per garantire una migliore tutela della salute del cittadino. L’intervento formativo ha rappresentato un’opportunità di cambiamento (Engeström, 2008), che ha fornito l’occasione per acquisire elementi utili per rappresentare il “sistema d’attività” della comunità in esame. In sintesi le finalità dello studio si sono perseguite investigando la comunità da due punti di vista: quello interno, che ha consentito di delinearne gli elementi strutturali e quello esterno, attraverso una prospettiva più estesa, data dalla rappresentazione della complessa rete di attori e di contraddizioni emerse nella descrizione del “sistema d’attività” in cui la comunità stessa agisce. A complemento dell’analisi della comunità abbiamo delineato le modalità con cui le tecnologie della formazione possano modificare le pratiche dei professionisti e consentano di progettare nuovi sistemi di comunicazione per risolvere le principali contraddizioni di sistema emerse. Infine, abbiamo proposto un innovativo modello di intervento formativo storicamente e culturalmente fondato sugli esiti dello studio etnografico
TREVISANELLO, FEDERICA. « Una seconda "chance" in età adulta. Prospettive formative ed esistenziali tra lifelong learning e cura di sé ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2010. http://hdl.handle.net/10281/14339.
Texte intégralCULOTTA, VINCENZO. « Composizione di un sapere pedagogico nell’ascolto musicale attuativo ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2020. http://hdl.handle.net/10281/262899.
Texte intégralThis research explores the possibilities opened by offering a specific and original kind of artistic-musical experience to adults (namely, professionals in education) in order to develop awareness, listening, and transformative learning. I designed an “enactive musical workshop”, proposed it to two groups of participants, and analysed its effects and process in order to identify some structural dimensions of musical listening that might become an educational experience and a training practice. The building blocks of the workshops, based on the gnoseological and epistemological framework of embodied and enactive pedagogy/knowledge, are the acting bodies of the trainer and trainees, and the formative gestures which leads to the conditions of a transformative/educational setting, as an inter-active field of experience and knowledge-building. The theoretical hypothesis – discussed in the first part of the thesis – of a deep analogy between musical and formative gestures highlights the material qualities of the latter in terms of temporality, spatiality, intensity, and form. The expressive sense of gesture is intransitive: this suggests that a formative experience (here, radically understood as the formation of the person) might not be based on the communication of content (affective or intellectual), but on the performative effects of the trainer and trainees’ gestures and actions, organically orchestrated, as in musical composition. In my project, the experience of listening becomes the centre of this analogy between musical and educational gestures/knowledge and the heart of the designed workshop, which is specifically structured as the implementation of enactive listening to a piece of music (I chose the Prelude “La cathédrale engloutie” by Debussy and the Impromptu No 1 by Schubert) through cycles where bodily action and co-reflexivity phases alternate recursively. Through this process, the enactive exposition of the participants to the sound-relational structures of the piece facilitates the acknowledgment of their own actions, patterns, and bodily postures, therefore of their symbolic positions as educators. Besides, the training process triggered by enactive musical listening entails the possibility of modifying/refining those patterns and postures, thanks to the fundamental mediation of the group. The second part of the thesis focuses on the design, realization, and analysis of two workshops with two groups of professionals in education from the University of Milan Bicocca, carried out in the 2018/19 academic year. As a researcher, I took an active part in the workshops; my own self-training and reflexive process is among the objectives of my study and one of its relevant outcomes. The chosen methodology is enactive, interpretative, critical, and aimed at building a good enough theory of this experience. Auto-biographical and auto-ethnographic writing, the use of video-registrations and field notes, the dialogical involvement of my participants in all the phases of the project are the ingredients of an enactive process of knowledge construction. Similarly, the choice in favour of an ongoing, narrative and reflexive analysis of the contexts and processes carried out in each workshop (after a more inductive initial phase) was meant to highlight the cross-effects of multiple and entangled actions and meanings, performed by the participants and the conductor. The analysis has highlighted: 1) a knowing process that places at the center the body with its perceptions and feelings, the actions and postures; 2) the enactive co-construction of a listening method, such that the movement feelings of each could loop, contaminate and be refined through the mediation of a group action; 3) the generative process carried out by the participants, through the enactive listening, of some embodied educational metaphors thanks to which they could contact some structural elements of a competence to educate.
SCHIAVONE, GIULIA. « Educazione e funambolismo. Un’indagine qualitativa sulla postura dell’educatore mediante studio di caso sul training psicofisico del funambolo ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2019. http://hdl.handle.net/10281/241209.
Texte intégralThe study inquires the possible contributions of the tightrope walker’s psychophysical training to the formation path of the educator. The tightrope walker’s psychophysical training is a practice that allows the experimentation of balance in precarious conditions (Petit, 2014) and the educator needs postural balance in order to exercise his practice (Gamelli, 2015). The literature shows two main issues: on one hand we find the need to rehabilitate the body in educational contexts as a mean to balance the body and the mind of the educator (Cunti, 2015) in a field where the intellectual sphere still has a predominance over sensorial and Embodied experiences. On the other hand, despite the increasing number of studies that recognise the inherent educational component of the circus arts (Beauthier, Dubois & Lemenu, 2016) we find that there is a missing analysis on the pedagogic contributions that tightrope walking discipline can bring to the educational training of educators. Because of these preconditions, this qualitative research is interested in observing the process to the educators' path as a psychophysical training (Massa, 2001) that can discipline one’s body and mental posture. This research decided to explore this process through tightrope walking because it is a performing art that can bring the artist to a new quality of presence through the mastery of the body-mind setting (Antonacci, 2012c). The study considers the connection between Embodied education, performing arts and the phenomenological philosophy of the research. This gives to the posture of the researcher (Mortari, 2007) a fundamental role in the process of understanding the inquiry. Moreover, this study sees in the phenomenological and hermeneutic method (van Manen, 1990) a possible way to give meaning and interpret the inquired subject and the data gathered. Such methodology has allowed the researcher to both observe the experience, a psychophysical training, and to acknowledge the words, the experiences and symbolic representations of the participants, among whom the researcher herself was included. The use of the multiple case study strategy (Yin, 2005) has proven to be useful as it allowed to analyze two peculiar contexts. The first at the National Circus School in Montréal, a world excellence institute for training circus performers, by documenting a tightrope walking training for two students. The second one with the tightrope walker Loreni, the only Italian performer to walk at high heights on steel rope, by documenting three different workshops for future educators where he conducted a tightrope training at Milano-Bicocca University. The researcher also practiced and trained with Loreni in Dojo Hokuzioko, Torino. Additionally to ethnographic observation and interviews, this inquiry uses iconic and poetic language as a mean to gather data in order to explore the participants' symbolic representations linked to the images of balance and of the tightrope (Cahnmann-Taylor & Siegesmund, 2008), and it considered all of the gathered material as text to interpret. Coherently with the chosen methodology, the researcher found the phenomenological-hermeneutic method to be a perspective to use to analyse the emerging themes, called Parole Maestre (Petit, 2014), that are the essences of the phenomenological tradition and that can be identified as central semantic directions regarding the educator’s posture and that can be also found in the scientific literature. Lastly, during the interpretation and understanding of the gathered data, the researcher decided to extract theoretical considerations and operative tools with the intent of bringing her contribution to the research of the educators' training path through the exercise of an educative concentrated posture, rooted to the ground and expanding concurrently high and towards the other.
DE, VITA ANASTASIA. « Frammenti di complessità dell'esistenza. Questioni di significato nell'infanzia ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2011. http://hdl.handle.net/10281/23679.
Texte intégralCiresola, Elena <1959>. « Arte contemporanea come spazio generativo di forme per un percorso di apprendimento adulto ». Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2010. http://hdl.handle.net/10579/1019.
Texte intégralThe training method, which is presented in this study, based on an object, thought, knowledge and experience, which is the contemporary art and the process builds on a metaphor that is the behavior generated by the representation of the idea through the art. The first chapter discusses the meanings of art are in relation to its potential semantic, historical anthropology, education and training and look for links between the structure of visual thinking and development of intelligence, connections that reinforce the goal of knowing when not is art, but art is the tool used to achieve different objectives, such as innovation and creativity. The second chapter takes a case study as evidence of the potential, of these links. The third chapter describes and demonstrates the other two cases tested with the target identified by the research. In the fourth chapter shows how contemporary art can become a means of generative forms of adult learning, from the target management reference. The training course through contemporary art wants to grow the creative potential in all minds, in the search for innovation.