Thèses sur le sujet « Fondi comuni »

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1

Papusoi, Ana <1991&gt. « FINANZA ETICA E FONDI COMUNI D’INVESTIMENTO SOCIALMENTE RESPONSABILI ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/11745.

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Résumé :
Prima che i fondi socialmente responsabili cavalcassero il successo che stanno vivendo attualmente c’era una totale ignoranza in materia, addirittura, non si conosceva il significato di etica. L’avversità rispetto ad effettuare approfondimenti su queste tematiche erano tra le più svariate, in particolare c’erano i pregiudizi nei riguardi di questa materia radicati dalla cattiva informazione. C’erano anche associazioni sbagliate tra il significato di etica e tutto ciò che portava con sé e in sé, infatti, c’era la convinzione che l’investimento etico equivalesse ad un investimento meramente di beneficenza. Grazie alle ricerche, la divulgazione delle informazioni, si inizia a diffondere il vero concetto di fondo etico e il reale significato che questo ha e assume nell’economia moderna.
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2

Casagrande, Maria Sefora <1989&gt. « Le categorie di screening nei fondi comuni socialmente responsabili ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6308.

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Résumé :
Questa tesi approfondisce le differenze che incorrono nelle varie tipologie di screening che possono interessare un investimento socialmente responsabile (SRI). Nella prima parte vengono introdotte le caratteristiche generali del mercato SRI, approfondendo il suo livello di sviluppo in diversi contesti geografici e gli indici di mercato. In seguito, si ricercano le motivazioni teoriche per l’esistenza di questo mercato, analizzando le caratteristiche e il comportamento dell’ investitore SRI, per capire cosa lo spinge ad intraprendere un investimento di questo tipo, nonostante un possibile sacrificio in termini di performance; e come imprese e istituzioni finanziarie si organizzino per cogliere le opportunità di questo mercato con effetti positivi per la società. Inoltre, si riporta la letteratura sulle performance del mercato SRI, per mostrare che non necessariamente si presenta un sacrificio etico. Si prosegue parlando delle caratteristiche dei fondi comuni di investimento socialmente responsabili, approfondendo i fondi religiosi e in particolare le diverse tipologie di screening: ambientale, sociale, governance e prodotti. Si passa ad un’analisi dei rating etici, volta a capire se viene dato più peso ad una tipologia di screening oppure no. Poi si presenta la metodologia DEA e i test che si utilizzeranno al fine di confrontare le performance dei differenti screening. Si conclude con l’applicazione di tale metodologia ai fondi SRI del mercato statunitense, suddivisi in gruppi in base al loro tipo di screening mediante l’assegnazione di un punteggio.
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3

Renzulli, Valeria <1980&gt. « I fondi comuni di investimento : Aspetti inerenti alla separazione patrimoniale ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/7223/1/Renzulli_Valeria_tesi.pdf.

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Résumé :
Il presente lavoro mira a una ricostruzione della condizione giuridica del fondo comune di investimento, definito come “patrimonio autonomo e distinto”, su cui il legislatore non ha preso alcuna posizione espressa sul piano della titolarità, lasciando all’interprete il relativo (e tormentato) compito. A tal fine, l’esame critico della disciplina, alla luce di ulteriori forme di separazione patrimoniale rinvenibili nell’ordinamento giuridico, richiede un approccio metodologico teso sì a una ricostruzione in retrospettiva della questione ma anche a una sua analisi sistematica. La prima parte prende avvio dall’analisi della disciplina dei fondi comuni di investimento e della gestione collettiva del risparmio, ripercorrendo i tratti salienti della normativa al fine di acclararne la ratio. Rifuggendo da una redazione meramente compilativa, tale analisi risulta necessaria ai fini dell’esame degli aspetti problematici concernenti la natura giuridica dei fondi comuni di investimento, che non può essere avulso dal relativo contesto normativo. La seconda parte è dedicata al tema della qualificazione giuridica del fondo e della relativa titolarità alla luce della risalente dottrina, dell’evoluzione normativa e della giurisprudenza pronunciatasi sul punto. Sotto questo profilo, la prospettiva di indagine mira ad approfondire alcuni degli spunti emergenti dalle riflessioni teoriche concernenti la natura e la titolarità del fondo, avendo riguardo non solo alla classiche categorie civilistiche ma anche alla reale essenza della struttura e della disciplina dei fondi comuni di investimento e alle specifiche finalità di tutela degli interessi degli investitori perseguite dalla disciplina. Seguendo questo percorso, l’ultima parte volge uno sguardo doveroso alle tematiche concernenti le funzioni della separazione dei patrimoni nell'ambito dei mercati finanziari e del diritto positivo, senza pretermettere le categorie civilistiche, di diritto interno e di diritto straniero, sottese alle fattispecie considerate.
The work aims to reconstruct the legal status of investment fund, on which law has not taken any position expressed in terms of ownership. The first part focuses on an analysis of the regulation of investment funds and collective investment management. The second part focuses on the problematic aspects concerning the legal nature of funds and its ownership. In this light, the prospective aims to explore the leading cases regarding the investment fund and some of the theories emerging in the doctrine, with particular attention with the traditional categories of civil law and the real essence of the regulation of investment funds. The last part examines the functions of the separation and segregated liability in financial markets and in the positive law.
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4

Renzulli, Valeria <1980&gt. « I fondi comuni di investimento : Aspetti inerenti alla separazione patrimoniale ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/7223/.

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Résumé :
Il presente lavoro mira a una ricostruzione della condizione giuridica del fondo comune di investimento, definito come “patrimonio autonomo e distinto”, su cui il legislatore non ha preso alcuna posizione espressa sul piano della titolarità, lasciando all’interprete il relativo (e tormentato) compito. A tal fine, l’esame critico della disciplina, alla luce di ulteriori forme di separazione patrimoniale rinvenibili nell’ordinamento giuridico, richiede un approccio metodologico teso sì a una ricostruzione in retrospettiva della questione ma anche a una sua analisi sistematica. La prima parte prende avvio dall’analisi della disciplina dei fondi comuni di investimento e della gestione collettiva del risparmio, ripercorrendo i tratti salienti della normativa al fine di acclararne la ratio. Rifuggendo da una redazione meramente compilativa, tale analisi risulta necessaria ai fini dell’esame degli aspetti problematici concernenti la natura giuridica dei fondi comuni di investimento, che non può essere avulso dal relativo contesto normativo. La seconda parte è dedicata al tema della qualificazione giuridica del fondo e della relativa titolarità alla luce della risalente dottrina, dell’evoluzione normativa e della giurisprudenza pronunciatasi sul punto. Sotto questo profilo, la prospettiva di indagine mira ad approfondire alcuni degli spunti emergenti dalle riflessioni teoriche concernenti la natura e la titolarità del fondo, avendo riguardo non solo alla classiche categorie civilistiche ma anche alla reale essenza della struttura e della disciplina dei fondi comuni di investimento e alle specifiche finalità di tutela degli interessi degli investitori perseguite dalla disciplina. Seguendo questo percorso, l’ultima parte volge uno sguardo doveroso alle tematiche concernenti le funzioni della separazione dei patrimoni nell'ambito dei mercati finanziari e del diritto positivo, senza pretermettere le categorie civilistiche, di diritto interno e di diritto straniero, sottese alle fattispecie considerate.
The work aims to reconstruct the legal status of investment fund, on which law has not taken any position expressed in terms of ownership. The first part focuses on an analysis of the regulation of investment funds and collective investment management. The second part focuses on the problematic aspects concerning the legal nature of funds and its ownership. In this light, the prospective aims to explore the leading cases regarding the investment fund and some of the theories emerging in the doctrine, with particular attention with the traditional categories of civil law and the real essence of the regulation of investment funds. The last part examines the functions of the separation and segregated liability in financial markets and in the positive law.
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5

Burel, Sara <1989&gt. « Analisi e confronto delle performance dei fondi comuni d'investimento socialmente responsabili ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4028.

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Résumé :
Data una definizione generale di che cosa si intende per finanza etica, ci si concentra sui fondi comuni d'investimento socialmente responsabili e sul calcolo delle loro performance. Per raggiungere tale obiettivo si considerano le seguenti misure di performance aggiustate per il rischio: Sharpe ratio, Treynor Ratio e alfa di Jensen (CAPM unifattoriale/CAPM multifattoriale); si analizzano i risultati ottenuti fino ad ora in letteratura ed infine, tramite l'applicazione dell DEA (Data Envelopment Analysis) si calcola l'efficienza delle misure considerate.
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6

Salandin, Leopoldo <1992&gt. « I fondi comuni d’investimento socialmente responsabili : profili teorici, strategie e performance ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12552.

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Résumé :
Se in passato il Socially Responsible Investing (SRI) poteva essere considerato un approccio emergente, oggigiorno esso rappresenta un vero e proprio mainstream. La tesi si focalizza sui fondi d’investimento SRI, proponendosi l’obiettivo di dimostrare come investitori istituzionali, che includono criteri di responsabilità sociale nel proprio processo decisionale, possano, o ottenere un vantaggio in termini di performance finanziaria rispetto ai fondi tradizionali, o per lo meno, non sopportare un sacrificio. Infatti a livello teorico lo screening etico riduce l’universo di titoli nel quale è possibile impiegare il denaro, ostacolando il principio della diversificazione di portafoglio. Per raggiungere l'obiettivo prefissato, in primis si è cercato di contestualizzare questa particolare tipologia di fondi, collocandoli all’interno di un quadro di riferimento più ampio, la cosiddetta finanza etica, ossia un nuovo modello di finanza che promuove la coesistenza dei tradizionali criteri del rischio e del rendimento con valutazioni di natura sociale. Successivamente si cercherà di capire cosa distingue i fondi SRI dai fondi tradizionali, approfondendo le strategie attraverso cui essi selezionano i propri investimenti, e tutte le caratteristiche che contribuiscono a renderli peculiari. Inoltre verranno trattate sia le tematiche del rating etico che degli indici di sostenibilità, strumenti che fungono da supporto alle strategie, poiché attribuiscono un ranking ai fondi e alle imprese sulla base di giudizi etici. Lo scopo è avere delle misure per una corretta valutazione delle performance in chiave ESG. (Environmental, Social and Governance). Gli investitori possono così scegliere l’alternativa migliore nella quale allocare il proprio denaro e allo stesso tempo essere socialmente utili. A tal fine verranno utilizzati i documenti scientifici presenti nella letteratura empirica, informazioni e dati mutuati da istituzioni finanziarie, ricorrendo ove possibile allo sviluppo di un'analisi quantitativa del fenomeno studiato, allo scopo di dimostrare l’obiettivo sopra citato.
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7

Barzi, Stefano <1987&gt. « Fondi comuni di investimento e investimento in derivati : un'analisi mediante l'approccio DEA ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1586.

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8

Trevisan, Daniele <1995&gt. « La gestione dei non performing loans attraverso i "fondi comuni di ristrutturazione" ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16931.

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Résumé :
La recente crisi finanziaria ha gravemente impattato sulla stabilità del sistema bancario europeo. In questo scenario, l’incidenza dei non performing loans (npl), sui bilanci degli intermediari, ha influenzato negativamente le possibilità di una ripresa economica stabile. È di primaria importanza, quindi, adottare le misure necessarie a ridurre l’impatto di tali crediti sull’attività delle banche. Successivamente l’aver analizzato i npl dal punto di vista definitorio e quantitativo, l’elaborato esamina una delle soluzioni sviluppatasi negli anni: la cessione degli stessi ai "fondi comuni di ristrutturazione" e la loro gestione attraverso questi. L’obiettivo di questo lavoro è, quindi, quello di evidenziare le peculiarità e i punti critici di questa strategia per il recupero dei crediti deteriorati, analizzando l’operato dei fondi fino a questo momento.
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9

Salvadori, Benedetta <1992&gt. « Evidenze empiriche dell'underperformance dei Fondi Comuni di Investimento rispetto agli Exchange Traded Funds ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/8229.

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Résumé :
La tesi verte sulla dimostrazione dell'underperformance dei fondi comuni di investimento, rispetto agli ETF. Verrà eseguito un raffronto sulle performance, sui costi, sulla tassazione, per entrambi i tipi di investimento, dimostrando la scarsa efficienza, prevalentemente dal punto di vista performance-costi, dei Fondi di investimento rispetto ai benchmark; verrà, inoltre, analizzato il comportamento dei risparmiatori di fronte a queste evidenze empiriche.
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10

Papa, Agostino. « Project financing e Fondi Infrastrutturali : governance e struttura degli sponsors complessi ». Doctoral thesis, Luiss Guido Carli, 2010. http://hdl.handle.net/11385/200735.

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11

Pasqualetti, Cristina <1989&gt. « Data Envelopment Analysis con dati negativi e valutazione della performance dei fondi comuni nei periodi di crisi ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4267.

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Résumé :
Il lavoro di questa tesi riguarda la valutazione dei fondi comuni di investimento nei periodi di crisi. Alcune delle principali misure di perfomance presentano dei problemi di interpretazione quando utilizzate nei periodi in cui il mercato si trova in un a fase negativa, o ne ha appena passata una. In questa tesi vengono presentati alcuni aggiustamenti da applicare a tali misure al fine di poterne usufruire anche nei periodi di crisi. Viene inoltre presentata la metodologia Data Envelopment Analysis (DEA) e sono descritte alcune soluzioni che consentono l’uso di tale metodologia, anche in presenza di dati negativi. In fine la DEA viene applicata nella valutazione della performance dei fondi comuni di investimento.
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12

Gallio, Valentina <1987&gt. « Fondi comuni di investimento socialmente responsabili negli USA : costruzione di una misura di eticità e valutazione della performance con un approccio DEA ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2400.

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Résumé :
La prima parte della tesi introduce al mondo della finanza etica e presenta la realtà degli investimenti socialmente responsabili, trattando in modo specifico l'area degli Stati Uniti d'America. La seconda parte della tesi affronta il problema della performance dei fondi di investimento socialmente responsabili americani, considerando caratteristiche sia finanziarie che etiche. Per il calcolo della performance é stata utilizzata la tecnica Data Envelopment Analysis, che permette di ottenere una misura di efficienza relativa in presenza di multipli input ed output. Al fine di considerare l'aspetto etico dei fondi nel calcolo della performance, particolare attenzione è stata posta sulla costruzione dell'indicatore etico utilizzato come output nell'applicazione della metodologia DEA. La performance così ottenuta dei fondi di investimento etici americani è stata confrontata con la performance dei fondi convenzionali americani.
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13

Gallo, Lidia <1986&gt. « Archivio storico del comune di Due Carrare (PD) : inventario analitico dei fondi “Congregazione di Carità ed Ente comunale di assistenza – ECA” dei comuni soppressi di Carrara Santo Stefano (1867-1979) e Carrara San Giorgio (1891-1979) ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5488.

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Résumé :
Laureanda: Gallo Lidia 839661 Titolo tesi: Archivio storico del comune di Due Carrare (PD): inventario analitico dei fondi “Congregazione di Carità ed Ente comunale di assistenza – ECA” dei comuni soppressi di Carrara Santo Stefano (1867-1979) e Carrara San Giorgio (1891-1979) L’elaborato qui presentato è la realizzazione di un inventario dei fondi archivistici “Congregazione di Carità poi Ente comunale di assistenza - ECA” dei due comuni soppressi di Carrara Santo Stefano e Carrara San Giorgio, che si sono unificati nel 1995 dando vita all’odierno comune di Due Carrare (PD). Nell’archivio storico del comune di Due Carrare sono perciò confluiti gli archivi dei precedenti due comuni. L’archivio è attualmente in fase di riordino e inventariazione. I due fondi “Congregazione di Carità poi Ente comunale di assistenza - ECA” dei comuni di Santo Stefano e San Giorgio fanno parte dell’archivio comunale come archivi aggregati, non erano mai stati schedati né riordinati; da qui è partita l’idea di realizzarne l’inventario. L’inventario è uno strumento descrittivo che si realizza alla fine di un processo di riordino, permette di orientarsi all’interno delle singole unità che compongono il fondo e consente la ricostruzione della struttura dell’archivio nella sua organizzazione originaria. Esso è composto da tre parti:  introduzione, in cui si ricostruisce la storia istituzionale dell’ente produttore, si da conto delle vicende accorse all’archivio nel corso del tempo e si presenta la metodologia di lavoro seguita;  sezione descrittiva (schedatura archivistica);  indice dei nomi di persone e famiglie, località, istituzioni e cariche e cose notevoli, strumento assolutamente indispensabile per facilitare la ricerca di informazioni all’interno della schedatura. Rispettando questa tripartizione, il lavoro che è stato fatto si compone di:  introduzione generale, in cui si ricostruisce la storia dei due comuni di Carrara Santo Stefano e San Giorgio, delle due Congregazioni di Carità, dei due Enti comunali di assistenza e dei loro relativi archivi; infine si spiega il metodo utilizzato per la realizzazione del riordino e dell’inventariazione;  schede archivistiche: ogni fondo “Congregazione di Carità poi Ente comunale di assistenza” è stato a sua volta diviso in due sub-fondi, rispettivamente “Congregazione di Carità” ed “Ente comunale di assistenza”, ognuno dei quali composto da tre serie: Gestione amministrativa, Gestione assistenziale e Gestione contabile;  indice dei nomi di persone e famiglie, località, istituzioni e cariche e cose notevoli. Grazie alla redazione dell’inventario si è potuta ricostruire una panoramica dell’assistenza effettuata nel territorio dei due comuni dal 1867 al 1978 circa, sottolineando diversità ed affinità. Il punto d’arrivo della realizzazione di questo mezzo di corredo è comunque quello di dare la possibilità di consultazione e di ulteriore studio dei documenti contenuti nell’archivio.
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14

Carniello, Mattia. « Nuovi itinerari della soggettività ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2017. http://hdl.handle.net/11577/3422420.

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Résumé :
This work aims to explain - in a modern way - the specific problems of interpretation by the diffuse in our legal system of asset specialization techniques, because they have raised the question about the legal nature of these particular assets. In particular, the interpreter has the problem to identify - within the normative of those specific institutions - the subjectivity requirements such as to transmigrate the assets from the world of law objects to that of subjects. The work devotes a large first part in the explanation of the Guidelines of the personality and legal subjectivity, which have their roots in the nineteenth century and continues with the detailed examination of four types of institutions which, although in the abstract they could be considered legal entities, do not seem to have the requirements to be considered legal subjects: condominium, joint investment fund, trusts and network-entity. With reference to the latter it is necessary to point out that the decisive intervention of the legislature has shifted the terms of debate to the appropriateness of this choice. The principal subject of this work is concerned, therefore, the study of the rules governing each institution and explanation critically doctrinal and jurisprudential thesis most significant in this regard. The work as a whole embraces the dominant thesis in each area, which lead to the denial of legal entity qualifies for the condominium, the trust and the joint investment fund (obviously not for the network-entity qualified as such by the legislator) and this is because the arguments in this direction certainly appear more persuasive.
Il presente lavoro si propone di porre in luce – in chiave moderna – i problemi interpretativi determinati dal fiorire nel nostro ordinamento giuridico di tecniche di specializzazione patrimoniale, che sovente hanno posto gli operatori del diritto innanzi all’interrogativo sulla natura giuridica di questi particolari patrimoni. In particolare, il dilemma che si presenta innanzi all’interprete attiene alla possibile individuazione – all’interno del tessuto normativo che informa quei determinati istituti – dei germi della soggettività giuridica tali da far trasmigrare il patrimonio dal mondo degli oggetti di diritto a quello dei soggetti. A tal fine, l’opera dedica un’ampia prima parte alla ricognizione critica degli orientamenti sulla personalità e soggettività giuridica, che affondano le loro radici nel XIX secolo e prosegue con la disamina approfondita di quattro tipologie di istituti che, pur essendo in astratto potenzialmente “capaci” di essere considerati soggetti di diritto, non sembrano possedere quegli indicatori normativi minimi idonei a far loro compiere tale salto di qualità: condominio, fondi comuni d’investimento, trusts e reti-soggetto. Con riferimento a quest’ultime è necessario rilevare che l’intervento risolutivo del legislatore ha spostato i termini del dibattito dalla ormai conclamata natura giuridica alle ragioni e all’opportunità di tale scelta. L’oggetto preponderante della trattazione concerne, pertanto, lo studio delle norme che disciplinano ciascun istituto e la presentazione in modo critico delle tesi dottrinali e giurisprudenziali più significative al riguardo. L’opera nel complesso abbraccia le tesi dominanti in ciascun ambito, che conducono alla negazione della qualifica di soggetto di diritto per il condominio, il trust e il fondo comune d’investimento (non ovviamente per la rete-soggetto qualificata come tale dal legislatore) e ciò in quanto le argomentazioni in questa direzione appaiono senz’altro più persuasive.
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SANTONI, ARMANDO. « IL FONDO COMUNE AZIONISTA ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2020. http://hdl.handle.net/2434/705631.

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Résumé :
ABSTRACT The mutual fund as a shareholder The main concept behind my dissertation is that the equity participation hold in account of mutual funds raises special issues, that should require the development of equally special solutions, possibly different from the legal rules laid down by the ordinary law of limited corporations. In fact, the Italian civil code of 1942, that includes company law, is focused on a regard of limited corporations as basically industrial enterprises, while UCITS (Undertakings for Collective Investments in Transferable Securities) are shareholders inspired by a strictly financial approach, and specifically by the portfolio theory. That means that UCITS are interested in the valuation of their entire portfolio, not of the single equity participation. From the point of view of the individual portfolio company, this could imply that in a specific corporate resolution the manager of the UCITS could have an interest in conflict with the one of itself. The solution of the peculiar problems posed by the equity participation hold in account of a third party are furthermore complicated by the difficult conceptual classification of mutual funds, risen in common law systems, in a civil law system, such as the Italian. This circumstance has required the review of the several theories developed by the Italian legal doctrine, and the acceptance of one of them in order to justify the further solution of each legal issue. Moreover, the examination of the current Italian and European legislation around mutual funds suggests a basic twofold approach of their consideration as shareholders. In fact, beside UCITS, the recent Alternative Investment Fund Managers Directive (AIFMD) allows them even to hold a controlling stake in a portfolio company. On these premises, in the third chapter I analyze concrete issues, where the solution may diverge depending on whether the mutual fund operates following the portfolio theory or holding a controlling stake. One of the main issues regards the exercise of voting rights in account of mutual UCITS funds, where the manager is obliged on a legal and contractual basis to pursue the best interest of his clients. This should imply that in possible situations of conflict of interests with the portfolio company the manager may sacrifice the best interest of this last. In the conclusive chapter I consider the possible issues laid down by the consideration of the mutual fund as a controlling shareholder, and in particular the implications of the asset stripping prohibition, introduced by the AIFMD in 2011. This rule forbids AIFs to put in place disproportionate distributions of dividends in order to protect the integrity of the portfolio company, which implies that the duty to act in the best interests of the AIF in this context is overruled by considerations of Integrated CSR.
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Le, Hir Christian. « Le fonds commun de créances ». Paris 1, 1992. http://www.theses.fr/1992PA010267.

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Résumé :
Le fonds commun de créances permet la titrisation de créances bancaires. C'est une copropriété sans personnalité morale qui émet des valeurs mobilières pour réaliser son objet d'acquérir des créances représentatives d’Operations de crédit. La copropriété est administrée par une société de gestion et un dépositaire de ses actifs. Les créances sont acquises par un procédé simplifié de cession (bordereau) dont les effets sont proches de la cession de créances de droit commun, bien que le cédant conserve, en principe, la charge du recouvrement des créances cédées. Les droits des porteurs des parts émises par le fonds commun de créances sont essentiellement des droits financiers. Les porteurs de parts ne peuvent s'immiscer dans la gestion du fonds et sont tenus de ses dettes à concurrence de leurs apports. De nombreuses règles sont destinées à la protection des porteurs de parts, notamment une large information, un système de garantie et l'intervention d'organes de contrôle.
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Gaume, Bernard. « La Gestion des fonds communs de placement ». Lille 3 : ANRT, 1987. http://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb376053201.

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Hajjar, Mohyedine. « Les fonds communs de placement islamiques en droit libanais ». Thesis, Paris 1, 2016. http://www.theses.fr/2016PA01D081.

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Résumé :
La tentative d'introduction de la finance islamique en droit civil nécessite une démarche analytique comparative entre droit musulman et droit civil. La gestion islamique introduit des contrats inconnus en droit civil : la mudâraba et la wakala. Ces contrats de représentation s'opposent au régime général des FCP en marquant une divergence remarquable avec le régime du mandat en droit civil. L'admission de ces contrats nécessite un aménagement du régime des FCP reposant sur la création d'un comité de représentation des souscripteurs. La qualification du fonds en copropriété par le législateur libanais et français plaît bien à la doctrine islamique. L'analyse du régime de propriété et de copropriété prouve l'absence de divergences fondamentales entre le droit civil et le droit musulman. Cependant, le régime des fonds s'approche de la nature du patrimoine d’affectation d'après la doctrine civiliste. Cette qualification est inadmissible en droit musulman adoptant une théorie personnelle du patrimoine. Notre conceptualisation du régime d'une notion juridique de droit musulman dite de Jiha assure l'admission du patrimoine d'affectation et de la personnalité morale en droit musulman. La gestion islamique renforce la gouvernance du fonds et impose des obligations supplémentaires au gestionnaire. Elle nécessite la présence des organes spécialisés dans le contrôle de la conformité de la gestion au droit musulman, ce qui dégage une structure propre au FCPls inexistante dans la pratique. La gestion islamique aboutit à un « filtrage » des titres financiers. Une première analyse juridique du filtrage islamique élabore ainsi les fondements juridiques de ce filtrage
Any attempt to introduce lslamic finance in civil law requires an analytical approach comparing Islamic law and civil law. Islamic management services rely on types of contracts, which do not exist in civil law: namely the mudâraba and the wakâla. These agency agreements differ from the general scheme of mutual funds as the exhibit a marked difference with the civil Iaw mandate contract. In order to allow these contracts, the current regime of mutual fonds must be amended by creating a representation committee of subscribers. Classification of the mutual funds by the Lebanese and French legislators as joint ownership sound well to Islamic doctrine. Even a detailed analysis of the ownership and joint ownership regimes proves there is no fundamental difference between civil Jaw and Islamic law in this matter. However, the fund’s ownership regime is close to what is called "special-purpose assets" in the civil law doctrine. This classification is unacceptable in Islamic law, which has a persona! theory of patrimony. Our conceptualization of the regime of a legal concept of Islamic law called Jiha make it possible to acknowledge the notions of special purpose assets and legal personality in Islamic law. Islamic management services put strong requirements on the governance of the funds and additional duties for the agent. Islamic management services require the presence of specialized entities monitoring compliance of management to Islamic law: such specific entity does not exist in practice. Islamic management services then leads to a "screening" of securities. Le1rnl analysis of Islamic screening el a borates the legal basis of this screening
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Hoareau, Muriel Cédelle-Joubert Laure. « Coopération, projets communs, réseaux les bibliothèques italiennes des fonds patrimoniaux / ». [S.l.] : [s.n.], 2004. http://www.enssib.fr/bibliotheque/documents/dcb/hoareau.pdf.

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Padovese, Caterina <1985&gt. « Le Opere pie del Comune di Padova : analisi del fondo "ECA - Ente Comunale d'Assistenza" ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2660.

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Inventariazione del fondo "ECA - Ente Comunale d'Assistenza", conservato presso l'Archivio generale del Comune di Padova, riguardante le Opere pie del medesimo Comune con precedente introduzione di tali istituzioni sotto il profilo storico-istituzionale ed archivistico.
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Malanda, Maurice. « Le régime juridique des grands fonds marins ». Paris 10, 1986. http://www.theses.fr/1986PA100207.

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Résumé :
La présente étude est une analyse du régime juridique défini par la convention des Nations-Unies sur le droit de la mer du 10 décembre 1982 pour l'exploitation des ressources minérales des grands fonds marins. La convention du 10 décembre 1982 consacre définitivement les principes de la RE commun de l'humanité. Elle opte par conséquent pour un régime d'internationalisation, c'est à dire une mise en valeur collective des ressources par la communauté internationale. Ainsi, pour l'exploitation des nodules polymétalliques des grands fonds marins, la convention institue un système d'exploitation parallèle aux conséquences très lourdes pour les opérateurs des pays industrialisés. En effet, pour permettre à l'entreprise internationale de l'autorité de devenir opérationnelle au même titre que les autres contractants, la convention oblige ces derniers à mettre à la disposition de l'entreprise les ressources financières et technologiques nécessaires a son fonctionnement effectif. Hormis la lourdeur des mécanismes prévus, le système conventionnel se trouve sérieusement compromis du fait aussi des législations adoptées par quelques États industrialises qui organisent les activités de leurs entreprises dans un cadre purement national. Consciente de ces difficultés, la troisième conférence a prévu un régime transitoire applicable avant l'entrée en vigueur de la convention. La commission préparatoire créée par la résolution no 1 a été chargée a cet effet de prendre toutes les mesures susceptibles de favoriser l'installation effective de l'autorité dès l'entrée en vigueur de la convention. En vertu de la résolution no 2, elle a pour mission aussi de procéder à l'enregistrement des investisseurs pionniers remplissant les conditions requises. La commission préparatoire qui a commencé ses travaux depuis mars 1983 pourra, malgré des résultats encore maigres, enregistrer dès la session de mars 1987, les investisseurs pionniers de la première catégorie (Inde, France, URSS et Japon)
This study is an analysis of the judicial regime which was defined by the united nations convention about the sea rights, on the 10th of December 1982, concerning the deep sea bed hard mineral resources exploitation. The convention of the 10th of December 1982 definitely sanctions the principles of the resolution 2749 (xxv) voted on the 17th of December 1970, which declares that the deep sea bed zone is a common heritage of humanity. Consequently, it decides in favor of an internationalization regime, that is to say, of a collective pointing out of the resources by the international community. Thus, in order to exploit the deep sea bed polymetallic nodules, the convention sets up a parallel exploiting method which brings about very heavy consequences for the industrialized countries operators. As a matter of fact, to permit to the authority international enterprise to become operational on the same level as the other contracting parties, the convention compels the latter to place the necessary technological and financial resources for its effective working at the enterprise's disposal. Save the heaviness of the rated mechanisms, the conventional system finds itself seriously endangered too by the adoption, by some industrialized countries, of legislations which organize their enterprises activities inside a strictly national framework, fully aware of these difficulties, the third conference provided for a temporary regime that can be applied before the convention comes into operation. To this end, the preparatory commission, created by the resolution no 1, was charged with adopting all the measures likely to favor the authority effective setting up, as soon as the convention comes into operation. By virtue of the resolution no 2, its mission also is to register the pioneer investors who are in the required position. In spite of still poor results, the preparatory Commission, which has started working since March 1983, will be able to register the first category of pioneer investors (India, France, U. S. S. R and Japan) as early as the session of March 1987 begins
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Gobbo, Giulia <1989&gt. « Archivio storico del comune di Padova : inventario analitico del fondo "Atti amministrativi per categorie" (anno 1930) ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4845.

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Résumé :
Scopo della tesi è redigere uno strumento analitico per la consultazione del fondo "Atti amministrativi per categorie" (anno 1930), che fa parte dell'Archivio storico del Comune di Padova. Tale strumento si compone di tre parti: introduzione storico- istituzionale, storico-archivistica e metodologica; schedatura analitica del fondo; indice dei nomi di persona e di famiglia, di località e delle istituzioni. Nella parte introduttiva è stato analizzato in particolare il contesto storico-istituzionale in cui ha operato il comune di Padova durante il primo trentennio del XX secolo e le vicende dell'archivio civico in quegli anni.
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Cogo, Desy <1987&gt. « Inventario archivistico del fondo 'Sistemazione Fluviale' dell'Ufficio civico dei Lavori Pubblici del Comune di Padova (1929 - 1943) ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4796.

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Muller, Françoise Pernoo-Bécache Marianne. « L'intégration et la valorisation de fonds littéraires dans les services communs de la documentation l'exemple du fonds Raymond Queneau su SCDU de Bourgogne / ». [S.l.] : [s.n.], 2004. http://www.enssib.fr/bibliotheque/documents/dcb/muller.pdf.

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Berthet, Elsa. « Contribution à une théorie de la conception des agro-écosystèmes : Fonds écologique et inconnu commun ». Phd thesis, Ecole Nationale Supérieure des Mines de Paris, 2013. http://pastel.archives-ouvertes.fr/pastel-00874630.

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Résumé :
L'agriculture fait face à une crise environnementale qui rend nécessaire la prise en compte du fonctionnement des " écosystèmes ". Mais ce concept de l'écologie donne peu de prise à l'action dans le secteur agricole. Les champs de littérature sur les " biens communs " et sur les " services écosystémiques ", qui traitent de la gestion des écosystèmes, ont été abondamment développés et relayés par les politiques publiques. La thèse montre qu'ils cristallisent souvent les conflits entre les objectifs agricoles et les préoccupations écologiques sans pour autant permettre l'exploration de nouveaux systèmes agricoles.Notre thèse en sciences de gestion met en évidence qu'un nouvel enjeu pour la recherche scientifique est d'apprendre à piloter les régulations écologiques au sein des agro-écosystèmes de manière à rendre l'agriculture durable. Elle cherche à définir les modalités d'une démarche de conception des agro-écosystèmes : peuvent-ils faire l'objet de démarches de conception innovantes ? Quelles sont les méthodes pour les concevoir ? Et quels sont les modes de gouvernance appropriés ?L'analyse historique des raisonnements scientifiques en agronomie et en écologie met en évidence les raisons qui rendent difficiles aujourd'hui la conception des agro-écosystèmes, malgré les connaissances de plus en plus fines sur les régulations écologiques. La thèse modélise une classe d'objets particuliers, les " fonds écologiques ", que les scientifiques introduisent pour aborder les agro-écosystèmes en s'affranchissant des seuls schémas connus. Elle montre l'intérêt de ne pas considérer les fonds écologiques comme des biens communs mais comme des " inconnus communs ". Le modèle proposé, testé sur un archétype de la production intensive en région céréalière, permet d'élaborer une méthode de conception collective et innovante des agro-écosystèmes.
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Aubert, Nicolas. « Les déterminants des investissements des salariés dans les fonds communs de placement d'entreprise d'actionnariat salarié ». Aix-Marseille 3, 2007. http://www.theses.fr/2007AIX32030.

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Résumé :
Notre recherche est motivée par un constat. L’actionnariat salarié est une forme d’épargne de plus en plus plébiscitée. La concentration de l’épargne salariale en actionnariat salarié est de plus en plus forte. Ces évolutions traduisent un fait : les salariés confrontés à une offre d’épargne salariale ont tendance à sélectionner l’actionnariat salarié. La forte exposition au risque des salariés actionnaires peut avoir des conséquences pour leur patrimoine et leur emploi. Pour l’entreprise, les coûts de cette exposition au risque peuvent aussi être conséquents. Ces constats nous ont conduit à nous interroger sur les causes des investissements des salariés en actionnaires de leur entreprise. Se faisant, cette recherche tente de répondre à la question : Quels sont les déterminants des investissements des salariés en actions de leur entreprise ? Nous nous intéressons pour cela plus particulièrement au cas de l’actionnariat salarié dans le cadre des Plans d’Epargne Entreprise (PEE). Les études empiriques apportent plusieurs résultats. La phase exploratoire de la recherche indique l’influence du cadre juridique français sur les choix d’investissement des salariés. Elle permet de mettre en lumière quatre groupes de déterminants de l’investissement des salariés en actions de leur entreprise : les augmentations de capital réservées aux salariés, le cadre de l’épargne salariale, les caractéristiques des entreprises et les caractéristiques des salariés. En ce qui concerne les résultats des analyses quantitatives, ils portent sur l’effet de plusieurs variables dépendantes sur trois dimensions de la décision d’investissement des salariés d’une entreprise française cotée. Nous analysons tout d’abord la décision de participer à une augmentation de capital réservée aux salariés. La variable dépendante est la probabilité de participer à l’augmentation de capital réservée aux salariés. Pour les salariés ayant souscrit à l’augmentation de capital, nous étudions ensuite les déterminants du montant investi. La variable dépendante est le montant total de la souscription en actions de l’entreprise. Nous analysons enfin la relation des variables dépendantes avec la concentration en actionnariat salarié de l’épargne salariale totale (Plan d’Epargne Entreprise ou PEE, Plan d’Epargne Retraite Collectif ou PERCO et Compte Courant Bloqué ou CCB). La variable dépendante est alors le pourcentage de l’épargne salariale totale investi en actionnariat salarié après l’augmentation de capital réservée aux salariés. La plupart des résultats obtenus sont significatifs et similaires pour les trois décisions étudiées (participation, intensité de la participation et concentration de l’épargne en actionnariat salarié). Certains résultats divergent cependant et indiquent la nature différente des trois décisions analysées
Our research is motivated by an observation. Employee Ownership is a form of savings that is becoming more and more sought after these days. The concentration of the employee savings into employee ownership is becoming stronger. These evolutions translate into a fact: employees facing a savings menu tend to choose Employee Ownership. The high exposure to risk of the employee-shareholders might have some consequence for their assets and their job. For companies, the cost of this exposure to risk can also be high. These observations have led us to wonder about the causes of employees’ investments in their company stock. Thus, this research tries to answer the question: Which are determinants of employees’ investments in their employer’s stock? We will specifically focus on the case of Employee Ownership in the French company savings plan (PEE). We can find several results through the empirical study. The exploratory phase shows the influence of the French legal system on the investment choice of employees. It makes it possible to identify four groups of determinants of employees’ investment in their company stock: the employee stock purchase plans, the context of employee savings, the company’s and the employees’ characteristics. Concerning the results of the quantitative analysis, they deal with the effect of several dependent variables on three dimensions of the employee investment decision of a company that is quoted on the stock exchange. We first of all analyze the decision of participating in the employee stock purchase plan. For those employees who have subscribed to the employee stock purchase plan, we will then study the determinants of the amount invested. The dependent variable is the total amount of the subscription to the company’s stocks. Finally, we analyse the relationship between the dependent variables and the exposure to employee ownership. The dependent variable is thus the percentage of the total employee savings invested in employer’s stocks after the employee stock purchase plan. Most of the obtained results are significant and similar for the three decisions that have been considered (the participation, the intensity of the participation and the concentration of savings into employee ownership). However, some results diverge indicating the different nature of three decisions that have been analyzed
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MASALA, LUCIA MARIA AGNESE. « Documenti inediti sui rapporti tra Pisa e la Sardegna nel Fondo Comune, Divisione A, dell'Archivio di Stato di Pisa ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2014. http://hdl.handle.net/11584/266517.

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Résumé :
This work focuses on the relations between Sardinia and Pisa between 1297 and 1345 as a result of the systematic examination of the collection “Comune, Divisione A” housed in the Pisa State Archive, which led to the identification of 345 significant documents for the purpose of this research. It was thus possible to retrace the history of Sardinia using new data starting exactly from 1297, when Boniface VIII, in compliance with the Treaty of Anagni signed on June 24th 1295, established the Regnum Sardiniae et Corsicae, in order to solve the political and diplomatic crisis between the Crown of Aragon and the Duchy of Anjou after the War of the Vespers to gain control over Sicily. As the threat of the Aragonese conquest became greater, the Pisans strengthened the defensive system of the city of Cagliari by building towers and walls around it. During the 26 years between the Pope's investiture and the beginning of the military campaign to conquer Sardinia, James II engaged in intense diplomatic activities aimed at isolating Pisa in the international scene, finding a crucial ally in Hugh II Giudice (Judge) of Arborea to carry out the conquest of the island, which started in 1323 with the siege of Villa di Chiesa followed by the one of Castel di Castro. In 1326 the final peace treaty was signed between James II, King of Aragon, and Pisa at the end of the military operations carried out in Sardinia, unfavourable to the Pisan side. The Sardinian dominions, which Pisa had conquered with difficulty and strenuously defended, were lost forever.
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Dépôt, Maxime. « L'incidence de la performance sur la prise de risque des gestionnaires de fonds communs de placement ». Mémoire, Université de Sherbrooke, 2012. http://hdl.handle.net/11143/6089.

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Résumé :
Au cours des 15 dernières années, une attention particulière fut accordée à l'intégrité des gestionnaires de fonds communs de placement et au respect des intérêts des porteurs de parts de ces fonds. La présente recherche tente de caractériser l'incidence de la performance sur la prise de risque des gestionnaires. Plus précisément, de répondre à l'interrogation suivante : Est-ce que les gestionnaires moins performants augmentent de façon plus importante le risque de leur portefeuille que les plus performants avec comme objectif d'améliorer leur classement? Les conclusions des études empiriques précédentes semblent mitigées selon les mesures de risques employées. Au moyen d'un échantillon de 13 901 fonds sur une période de 1996 à 2008, nos résultats indiquent que selon la mesure de risque utilisée pour répondre à cette question, qu'elle soit réalisée ou anticipée, les conclusions diffèrent. La proportion des gestionnaires moins performants qui diminuent le risque réalisé, soit l'écart-type ou le bêta, en deuxième période semble plus élevée que celle qui l'augmente. Cependant, la conclusion inverse est observable avec les mesures de risque anticipé, étant la variance conditionnelle de type GARCH et le bêta conditionnel à la Ferson et Schadt (1996). Enfin, un aspect dynamique du comportement des gestionnaires est observable au cours de la deuxième partie de l'année. C'est-à-dire que le comportement de ceux-ci se modifie pendant le reste de l'année.
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Lamoureux-Bélair, Guillaume. « L’incidence du rendement sur la gestion du risque au sein de l’industrie des fonds communs de placement ». Mémoire, Université de Sherbrooke, 2014. http://hdl.handle.net/11143/5452.

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Résumé :
D’un point de vue théorique, la délégation de la gestion au sein de l’industrie des fonds communs de placement présente un conflit d’intérêt important. Les investisseurs désirent maximiser leur rendement ajusté pour leur risque, tandis que les gestionnaires sont davantage motivés par leurs propres intérêts personnels. Le présent mémoire s’intéresse à l’incidence du rendement d’un gestionnaire sur son comportement de prise de risque. Brown al. (1996) font partie des premiers auteurs à étudier ce phénomène, qu’ils appellent l’effet tournoi. L’hypothèse de tournoi amené par ceux-ci stipule que les gestionnaires ayant connu de mauvaises performances relativement aux pairs pendant les six premiers mois d’une année sont tentés d’altérer le risque de leur portefeuille avant la fin de l’année. Leur motivation est de ne pas finir en bas du classement relatif. Notre échantillon est composé de 16 965 fonds communs de placement américains orientés croissance et petites capitalisations croissance, sur la période du 2 janvier 1996 au 31 décembre 2012. Nous testons d’abord l’hypothèse de tournoi dans notre échantillon avec des mesures de risque total et systématique ex post et ex ante, via des tables de contingence et de tests de Friedman (1920). Nous visons ainsi à confronter la littérature qui emploie majoritairement des mesures de risque réalisées, ainsi que des tables de contingence. Nos résultats montrent que le choix de la mesure de risque a une incidence importante sur les conclusions relatives à l’hypothèse de tournoi. Nous exposons par ailleurs que les gestionnaires aux rendements relatifs les plus faibles au cours des six premiers mois de l’année (les perdants) ont l’intention de hausser davantage leur risque total et systématique conditionnel au cours du dernier semestre de l’année, comparativement aux autres gestionnaires (les gagnants). Nous analysons ensuite spécifiquement le comportement des gestionnaires gagnants de fonds communs de placement. Plus précisément, nous vérifions si le risque systématique (résiduel) des fonds communs de placement se rapproche de un (zéro) suite à l’évaluation relative des gestionnaires. À cet effet, nous employons des tests de Friedman (1920) avec deux blocs temporels de deuxième période, à savoir un mois et six mois. Nos résultats exposent bien la dynamique de la prise de risque de ces gestionnaires. En outre, nos conclusions relatives au bloc temporel d’un mois sont davantage significatives et concluantes, en regard à nos hypothèses.
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Mokrane, Mahdi. « Contributions a la theorie de l'intermediation financiere : etude de la titrisation et des fonds communs de placement ». Paris, EHESS, 1995. http://www.theses.fr/1995EHES0047.

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Résumé :
Cette these se compose de trois chapitres. Le premier chapitre presente d'abord, en rappelant les jalons essentiels, la theorie contemporaine de l'intermediation financiere et de la banque en information asymetrique, pour approfondir ensuite les fondements theorique des comportements de titrisation (securitization). Dans une premiere partie, nous presentons les apports recents de la theorie de l'intermediation financiere dont le but est d'expliquer et de justifier l'existence meme des intermediaires financiers. Nous expliquons ensuite que la principale question posee par les travaux theoriques sur la titrisation est de savoir si les actifs titrises sont risques ou non. Le second chapitre elargit la question du financement bancaire en tentant de repondre a la question suivante: "quels sont les facteurs determinant le choix strategique d'une banque entre titrisation et financement par des depots?" on montre que le monde de financement choisi par une banque depend du pouvoir diversificateur du nouveau projet par rapport a l'ancien. La titrisation est une strategie de financement qui est toujours disponible pour une banque, mais elle a un cout: le surinvestissement. Le chapitre iii s'interesse a une question plus fondamentale qui est celle de l'offre de produits financiers emanant des intermediaires. Nous nous placons dans un cadre concurrentiel dans lequel le contrat de depot classique n'est qu'un produit financier parmi d'autres. On elabore une theorie de la concurrence entre deux intermediaires financiers de type fonds de placement sous l'angle de la theorie de la differenciation des produits (financiers). On montre l'existence d'un equilibre diagonal dans lequel les deux fons tentent de se differencier au maximum selon les deux dimensions
This thesis has three chapters. The first chapter presents a survey of the essential findings of the contemporary theory of financial intermediation and banking. In most cases, the setting is that of an asymmetrical information context. We then move on to expose the founding elements and theoretical formulation of securitization. The second chapter enlarges the question of deposit bank funding by answering the following question "what are the determinant factors that help to explain the funding decision for a bank between deposit funding and securitization?" we show that the funding decision depends on a notion we label the diversification power of the assets to be sold relative to the banks existing assets. The third chapter focuses on the fundamental notion of the nature offer of financial products by competing duopolist mutual funds. In a competitive setting, by adopting the angle of a double product differentiation of financial securites, we demonstrate the existence of a diagonal equilibrium, in which the first mutual fund offers securities that are very close to deposit contracts, whereas the second offers very risky and illiquid securities but that offer high expected returns. This fund ressembles a closed-end fund whose invested assets have some kind of irreversibily feature
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Bernard, Mathieu. « Le comportement grégaire des gestionnaires de fonds communs de placement décomposé à l’aide de la théorie des réseaux ». Mémoire, Université de Sherbrooke, 2016. http://hdl.handle.net/11143/9784.

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Résumé :
Dans ce mémoire, nous étudions le comportement grégaire en le décomposant en cinq sources principales suggérées par Sias (2004). En utilisant la définition de Bikhchandani et Sharma (2001), nous nous intéressons particulièrement aux sources dites volontaires de la part des gestionnaires. La présence de problèmes d’agence et les cascades d’information semblent être les deux sources les plus présentes au sein des FCP. C’est l’analyse des structures des réseaux et des caractéristiques des six différents types de gestionnaires qui ont permis d’en arriver à cette conclusion.
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Morel, Nandrasana Pascal. « Amélioration des mesures de performance conditionnelles des fonds mutuels américains ». Master's thesis, Université Laval, 2020. http://hdl.handle.net/20.500.11794/67588.

Texte intégral
Résumé :
Cette étude s’intéresse à une amélioration des mesures de performance conditionnelles de Ferson et Schadt (1996) et Christopherson, Ferson et Glassman (1998), et poursuit deux objectifs principaux. Le premier objectif est de tester comparativement la significativité des alphas et des coefficients de timing obtenus en conditionnant avec des variables économiques traditionnelles, d’une part, et des variables prévisionnelles améliorées, d’une autre part. Nous utilisons pour ces dernières des prévisions combinées qui agrègent quinze prévisions individuelles hors échantillon de variables économiques. Le deuxième objectif est d’effectuer une analyse des spécifications proposées pour voir si les estimations de l'alpha sont plus élevées en périodes de récession qu’en périodes d'expansion. À cet effet, nous utilisons un échantillon composé de 1104 fonds mutuels américains d’actions sur la période allant de janvier 1987 à décembre 2016. En utilisant plusieurs variables de conditionnement, les résultats montrent qu’il n’y a pas beaucoup de fonds pour lesquels les écarts d’alphas et de coefficients de timing sont significatifs. La performance et le timing sont donc similaires indépendamment de l’utilisation de variables de conditionnement traditionnelles ou améliorées. Ces résultats suggèrent que le potentiel des prévisions combinées comme variables de conditionnement dans les mesures conditionnelles de performance est faible. Nos résultats mettent également en évidence une performance des fonds qui n’est pas statistiquement différente en expansion qu’en récession. Toutefois, le coefficient de timing diminue d’une manière économiquement importante en récession, suggérant que le timing est mieux en expansion. Même si nos résultats sont impactés par un biais de survivance et un nombre faible d’observations en récession, il faut conclure qu’ils ne valident pas nos deux hypothèses de recherche : celle sur la pertinence de l’approche combinatoire de Rapach, Strauss et Zhou (2010) pour l’obtention de variables de conditionnement améliorées, et celle sur la performance positive en récession et négative en expansion de Kacperczyk, Van Nieuwerburgh et Veldkamp (2014).
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Adam, Valérie. « La réforme de la politique agricole commune de l'Union européenne ou l'évolutionnisme permanent du droit communautaire ». Tours, 2000. http://www.theses.fr/2000TOUR1003.

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Résumé :
Le processus de reforme agricole lance en 1992 par les institutions europeennes et approfondi en 1999 reoriente profondement la politique agricole commune (pac) de l'union europeenne. Le systeme de soutien a l'agriculture construit en 1962 pour atteindre les objectifs agricoles du traite de rome est partiellement abandonne. Les prix communautaires eleves, soutenus par des mecanismes d'intervention, cedent la place dans certaines organisations communes de marche (cereales, oleoproteagineux, viande bovine) a un nouveau dispositif de garantie fonde sur une baisse drastique des prix institutionnels, compensee par des aides directes au revenu assorties de mecanismes de controle de l'offre (gel des terres, extensification). Cette nouvelle politique de soutien, completee par de nouvelles aides structurelles, tente de realiser l'objectif de relevement du revenu agricole [article 33, §1, b) ce, ex-article 39, §1, b)) du traite ce] mais elle est aussi guidee par les objectifs environnementaux et socio-structurels du traite. Mais, la nouvelle pac repond aussi a de multiples contraintes internes relatives au controle de la production agricole, a la stabilisation des depenses agricoles dans lebudget communautaire et a des elements d'ordre externe. En effet, face a l'evolution du contexte international et aux contraintes issues de l'organisation mondiale du commerce, la reforme de la pac ambitionne de preserver le modele agricole europeen. Mais, le renforcement des defis agricoles et la contrainte budgetaire interne pesant sur la pac posent la question de la redefinition de la politique. La voie de la << conciliation >> choisie en 1992 et confirmee en mai 1999 doit faire face a une nouvelle remise en cause de la pac. Or, le processus de reforme agricole, porteur d'une nouvelle harmonie entre la pac et les exigences des citoyens europeens, offre des perspectives interessantes pour preparer la pac d'une union bientot elargie.
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Larné, Aurélien. « Pache, maire de Paris (1793 - 1794) : la mise en place d’un projet de société fondé sur les droits naturels ». Thesis, Paris 10, 2017. http://www.theses.fr/2017PA100031.

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Résumé :
Pache, maire de la Commune de Paris du 14 février 1793 au 21 floréal an II – 10 mai 1794, a mené une politique visant à garantir les droits naturels de l'homme et du citoyen. Ces droits furent formulés par le peuple parisien, principalement réuni en assemblées générales de sections et théorisés par des Montagnards. Suite à la Révolution des 31 mai - 2 juin 1793, qui aboutit au rappel des députés girondins considérés comme « infidèles » au peuple, la Convention nationale déclara et adopta une législation pour réaliser ces droits. L'application de cette législation fut confiée aux communes. Pache et la Commune de Paris agirent assidûment pour la mettre en place
The policy conducted by Pache, the mayor of the Paris Commune from 14 February 1793 to 10 May 1794 (21 Floreal Year II), aimed to guarantee the natural rights of man and of the citizen. These rights were formulated by the people at the general assemblies of the Parisian sections, and then theorised by members of the Mountain (Montagnard) faction. Following the insurrection of 31 May -2 June 1793, which resulted in the expulsion of the « unfaithful » Girondin deputies who were considered to have betrayed the people, the National Convention announced and implemented legislation to enact these rights. The communes were entrusted with enforcing this legislation, with Pache and the Paris Commune working hard to ensure its success
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Candau, Valérie. « La compétence de la loi appliquée au fond dans le droit commun des conditions françaises de régularité internationale des jugements étrangers ». Université Robert Schuman (Strasbourg) (1971-2008), 2005. http://www.theses.fr/2005STR30007.

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Résumé :
Le droit commun des conditions françaises de régularité internationale des jugements étrangers impose que le juge étranger ait respecté les règles de solution des conflits de lois du for requis. Cette condition est quasi unanimement décriée par la doctrine et demeure isolée en droit comparé. L'objet de cette étude est de proposer un nouveau système de contrôle de la compétence de la loi appliquée, plus souple que celui instauré par l'arrêt Munzer. Ainsi, après une présentation critique du système actuel de contrôle nous permettant de démontrer qu'une évolution de ce dernier est nécessaire, nous proposons un contrôle fondé sur l'effectivité des règles de solution des conflits de lois du for requis. Ce critère, lié à la force obligatoire à l'égard du juge des règles de solution des conflits de lois dans l'action directe au fond, redonne sa cohérence au contrôle. Il implique également la modification de certaines autres conditions de régularité internationale
The common law of French conditions of international regularity of foreign judgements imposes that the foreign judge has regarded the rules of solution of the conflicts of the laws by the required judge. This condition is quasi-unanimously decried by the doctrine and remains isolated in compared law. The subject of this study is to propose a new system for controlling the competence of the applied law, less strict that the one which was established by “Munzer” Decree. So, after a critical presentation of the existing system of control, allowing us to prove that an evolution of that one is necessary, we propose a control founded on the effectiveness of the rules of solution of the conflicts of the laws by the required judge. This criterion, bound up with the compulsory force towards the judge of the rules of solution of the conflicts of the laws in direct action, gives its coherence again to the control. It also involves the alteration of some other conditions of international regularity
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Ghali, Ali. « Transactions intérimaires : impact sur l'évaluation de la performance des fonds mutuels d'actions américaines ». Master's thesis, Université Laval, 2015. http://hdl.handle.net/20.500.11794/26352.

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Résumé :
Cette étude propose d'évaluer la performance des fonds mutuels d'actions américaines gérés activement en tenant compte du bais de transactions intérimaires. Nous appliquons l'approche du facteur d'escompte stochastique à l'aide de modèles linéaires à facteurs en utilisant tant des données mensuelles que quotidiennes. Nous utilisons les trois modèles les plus populaires dans la littérature, soit le CAPM, le modèle de Fama-French et le modèle de Carhart, et les estimons avec deux ensembles d'actifs de base, soit les propres facteurs de ces modèles ou des portefeuilles passifs constitués de dix portefeuilles industriels et six portefeuilles de style. Le principal objectif est donc de comparer formellement la performance obtenue avec les mesures mensuelles traditionnelles à celles obtenues avec les mesures mensuelles capitalisées à partir de mesures quotidiennes, afin de mettre en évidence la présence du biais de transactions intérimaires dans l'évaluation de la performance. Nos résultats montrent que les mesures mensuelles tendent à attribuer plus de performance que leur équivalentes capitalisées. De plus, ils révèlent que la proportion de performances significativement négatives augmente lorsque les mesures capitalisées sont appliquées. Les transactions intérimaires ne semblent toutefois pas avoir un effet significatif sur la performance moyenne des fonds et son impact apparaît économiquement faible. Cependant, les résultats de l'analyse individuelle des fonds montrent qu'un nombre important de fonds voient leur performance révisée à la hausse ou à la baisse avec les mesures ajustées pour le biais. La proportion de fonds dont la performance est ajustée à la baisse est plus élevée que celle ajustée à la hausse. Mots clés : approche SDF, données quotidiennes, évaluation de la performance, fonds mutuels d'actions, modèles linéaires à facteurs, transactions intérimaires.
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Delestre, Béatrice Westeel Isabelle. « L'intérêts des DTDs pour le livre ancien signalement d'un fonds d'ouvrages de botanique au Service Commun de la Documentation de l'Université Claude Bernard Lyon 1 / ». [S.l.] : [s.n.], 2004. http://www.enssib.fr/bibliotheque/documents/dcb/delestre.pdf.

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Frozel, Barros Natália. « Un océan d'incertitudes : problématisations et mise en forme légale des fonds marins par le travail diplomatique ». Thesis, Paris 1, 2019. http://www.theses.fr/2019PA01D069.

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Résumé :
Cette thèse étudie la création, la réécriture et les successives mobilisations du régime juridique de patrimoine commun de l’humanité au prisme de l’activité diplomatique multilatérale aux Nations Unies (1960-2016). Il est étonnant que ce principe idéaliste et lié à des demandes des pays dominés revienne sans cesse au centre de la politique multilatérale, alors que sa trajectoire dévoile la transformation d’un droit international des mers idéaliste en un droit gestionnaire. Le propos central est de prendre l’activité diplomatique à la lumière de la sociologie de l’action publique. Cette démarche permet de saisir l’évolution du droit comme une transformation dans la manière dont les diplomates problématisent les enjeux liés aux fonds marins et dans la façon dont ils gèrent les incertitudes (techniques, économiques, politiques) dans la négociation. Durant quatre reproblématisations successives des fonds marins (sécuritaire, économique-morale, économique marchande et environnementale), les calculs des diplomates sont moins captés par les clivages du jeu politico-diplomatique que par la place occupée par leurs pays au sein du marché international. Cela s’explique en raison de trois facteurs : la consolidation d’instruments managériaux et techniques dans les arènes nationales et internationales ; l’impératif de « désétatisation » dans le sens d’une dépersonnalisation des solutions défendues en négociation ; et le déclin des camps politiques clairs de la Guerre froide. Il s’opère ainsi une transformation dans le travail d’écriture du droit international, les diplomates ne réduisent plus les incertitudes grâce à un jeu politique clair, capable d’apporter ses propres certitudes. Désormais, en écrivant des règles flexibles, ils composent avec l’incertain
This thesis analyzes the creation, amendment and continuous mobilization of the Common Heritage of Mankind (CHM) regime through the lens of diplomatic multilateral negotiations in the United Nations (1960-2016). It’s striking that this idealistic principle keeps on emerging in international politics, while its evolution unveils the transformation from an idealistic public international law to a managerial one. This thesis studies diplomatic activity through the sociology of public action. It analyzes the law-transformation phenomenon as a transformation in the manner in which diplomats problematize seabed-related problems and manage uncertainties (technical, economic, political). Through four re-problematizations (security, moral-economic, marketoriented, environmental), diplomats are less oriented by political-diplomatic divisions and more by the role their countries play in the world market. At least three reasons account for this: strengthening of managerial tools in national and international public arenas; the need to “de-state” in the sense of depersonalizing the solutions diplomats bring to the table; and the decline of clear political alignments from the time of the Cold War. A transformation on how the law is written takes place : diplomats no longer decrease uncertainties by the means of a clear political game, capable of producing its own certainties. Henceforth, by producing flexible law, they contend with the uncertain
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Miniati, Emanuela. « La migrazione antifascista dalla Liguria alla Francia tra le due guerre : Famiglie e soggettività attraverso le fonti private ». Thesis, Paris 10, 2015. http://www.theses.fr/2015PA100079/document.

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Résumé :
Cette recherche porte sur la migration antifasciste de la Ligurie à la France dans l’entre-deux-guerres et montre comment elle s’adressa en particulier vers le Sud-Est et Paris. Il ne s’agit pas d’une étude générale mais centrée sur l’expérience des gens ordinaires et des familles migrantes. Il faut contextualiser l’expression «gens ordinaires» soit du point de vue historique, soit sociale et culturelle: en examinant les caractéristiques des sujets ligures impliqués dans l’exil antifasciste, dans leur territoire d’origine, cette catégorie devient un instrument précieux au fin de sonder de l’intérieur les dynamiques de network de la société. L’étude régionale adoptée permette de suivre des réseaux transnationaux liés à une très remarquable identité de village et/ou de parti politique, ce qui représente une typique modalité migratoire transalpine qui ne s’organisait pas selon des «Little Italies», mais plutôt selon des «petits villages italiens»
This research focus on antifascist migration from Liguria to France, explaining how it has been mostly toward the South-East and Paris. It doesn't target general studies: its focal point, indeed, is on common people and migrant families’ experience. The “Common people” expression must be historically, socially and culturally contextualized. By examining the topics of Ligurian subjects involved in the Interwar period exile, identified in their own original territory, the common people category becomes a precious instrument to evaluate society network dynamics from inside.The regional study allows to follow transnational networks with a strong native town or party identity, a typical Italian migration modality in France, which organized itself in “petits villages italiens” rather than the American model of “Little Italies”
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Pignard, Isabelle. « La liberte de création ». Phd thesis, Université Nice Sophia Antipolis, 2013. http://tel.archives-ouvertes.fr/tel-00868027.

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Résumé :
La notion de liberté de création est difficile à appréhender. L'étendue même de cette liberté ne fait pas l'objet d'un consensus. Elle est le plus souvent considérée comme un sous-ensemble de la liberté d'expression - restreinte alors à la liberté de création artistique, voire comme un aspect de la liberté d'entreprendre. La liberté de création présente néanmoins des spécificités et est autonome. Elle peut dès lors être protégée en tant que telle par les juges, en amont de la création, comme c'est le cas pour les contrats de commande entre peintres et marchands de tableaux. Dans ce cas, elle est envisagée préalablement à l'octroi de droits. La liberté de création ne peut cependant être considérée sous ce seul angle. En effet, la liberté de création doit être protégée aux différents stades de la création et ses contours sont alors dessinés par la protection accordée à la création elle-même et aux acteurs de la création. Dès lors, la liberté de création est liée aux droits de propriété intellectuelle si l'on considère que ces droits protègent la création. La liberté de création est garantie par l'équilibre entre protection et liberté au sein de ces droits. Au-delà de cet équilibre, la liberté de création peut être confrontée à d'autres libertés et droits fondamentaux. L'ordre public et les bonnes mœurs, la liberté de religion, la vie privée peuvent ainsi limiter la liberté de création. Recourir à la notion de liberté de création peut alors permettre de faire prévaloir l'intérêt du créateur.
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Létourneau, René. « LE STATUT DE LA GRAMMAIRE ET LA PLACE DE DONAT DANS LES COMMUNIA GRAMATICE (Anonyme, XIIIe siècle, ms. Paris, Bibliothèque nationale de France, fonds latin 16617, fol. 183rb-205vb) ». Thesis, Université Laval, 2010. http://www.theses.ulaval.ca/2010/26835/26835.pdf.

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Kammoun, Manel. « Essays on mutual fund performance evaluation with clientele effects ». Doctoral thesis, Université Laval, 2015. http://hdl.handle.net/20.500.11794/26405.

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Résumé :
Tableau d’honneur de la Faculté des études supérieures et postdoctorales, 2015-2016
Cette thèse étudie la performance des fonds mutuels du point de vue de leurs clientèles les plus favorables. Elle comporte trois essais dans lesquels nous développons et adaptons une approche de mesure de performance qui considère le désaccord entre investisseurs et les effets de clientèle pour répondre à trois questions de recherche. Dans le premier essai, nous étudions le désaccord entre investisseurs et les effets de clientèle dans l’évaluation de performance en développant une mesure pour les plus favorables clientèles des fonds. La mesure est une borne supérieure de performance dans un marché incomplet sous conditions de la loi d’un seul prix et d’absence de bonnes affaires que sont les investissements aux ratios de Sharpe déraisonnablement élevés. Nous montrons que considérer le point de vue des clientèles les plus favorables résulte en une performance généralement positive. Le désaccord total mesuré par la différence entre les bornes supérieure et inférieure de performance est économiquement et statistiquement significatif. Dans le deuxième essai, nous diagnostiquons les mesures de performance standards en comparant leurs alphas avec celui des plus favorables clientèles. Les résultats montrent que les modèles linéaires inconditionnels, leurs versions conditionnelles et la mesure basée sur la loi d’un seul prix donnent des performances sévères mais admissibles. Les modèles de consommation ont un problème d’inadmissibilité. La mesure de performance à l’abri de manipulation génère des alphas sensibles au choix du paramètre d’aversion au risque. Dans le troisième essai, nous proposons une mesure de performance spécifique aux clientèles basée sur les préférences de style des investisseurs dans les fonds mutuels. Considérant le désaccord de performance et exploitant mieux les données de classifications, nous investiguons huit mesures représentant des clientèles ayant des préférences favorables aux styles d’actions basés sur la taille et la valeur. Nous trouvons que les fonds classés selon la taille et la valeur ont des performances moyennes neutres ou positives lorsqu’évalués avec leur mesure spécifique aux clientèles appropriée. La performance des autres fonds est sensible aux clientèles. Les résultats supportent un rôle significatif des clientèles de style en évaluation de performance.
This thesis studies the performance evaluation of mutual funds from the point of view of their most favorable clienteles. It contains three essays in which we develop and adapt a performance measurement approach that accounts for investor disagreement and clientele effects to answer three research questions. In the first essay, we investigate investor disagreement and clientele effects in performance evaluation by developing a measure that considers the best potential clienteles of mutual funds. The measure is an upper performance bound in an incomplete market under the law-of-one-price condition and a no-good-deal condition that rules out investment opportunities with unreasonably high Sharpe ratios. We find that considering investor disagreement and focusing on the best potential clienteles lead to a generally positive performance for mutual funds. The total disagreement measured by the difference between upper and lower performance bounds is economically and statistically significant. In the second essay, we diagnose the validity of standard performance measures by comparing their alphas with the alpha from a performance measure that evaluates mutual funds from the point of view of their most favorable investors. The results show that unconditional linear factor models, their conditional versions and the law-of-one price measure give severe but admissible evaluations of fund performance. Consumption-based models suffer from an inadmissibility problem. The manipulation proof performance measure generates alphas that are sensitive to the choice of risk aversion parameter. In the third essay, we propose a clientele-specific performance evaluation based on the style preferences of mutual fund investors. Considering performance disagreement and better exploiting style classification data, we investigate eight measures to represent clienteles with favorable preferences for size and value equity styles. We find that funds assigned to size and value styles have neutral to positive average alphas when evaluated with their appropriate clientele-specific measure. The performance of the other funds is sensitive to the clienteles. Our findings support a significant role for style clienteles in performance evaluation.
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Adawonu, Komlan Pchikytely Mawuse. « La coopération non-gouvernementale au défi de la réduction de la pauvreté au Togo : une analyse sociologique, anthropologique et politique des relations Bailleurs de fonds - ONG religieuses ». Thesis, Strasbourg, 2014. http://www.theses.fr/2014STRAK003/document.

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Résumé :
Cette thèse est le résultat de l'observation des politiques de développement des pays africains depuis les indépendances dans les années 1960. Il ressort que le continent reste encore dépendant de l'extérieur. De là, les bailleurs de fonds et les institutions de développement internationales ont changé de stratégies en s'orientant vers « la coopération non-Gouvernementale », dont les associations et les O.N.G constituent les canaux d'acheminement de l'aide et des projets pour les institutions et les populations. Malgré ce changement de stratégies, la pauvreté persiste. Ce qui nous conduit à reprendre l'analyse du phénomène du développement en cherchant à expliquer le contraste entre la prolifération des O.N.G dans la lutte pour la réduction de la pauvreté et sa persistance
The results of this study are based on observations made of the development policies of African countries, since the independence of these African countries in 1960. lt appears that the continent is still structurally dependent from outside entities. So, donors and international development institutions have decided to change their strategies and moved towards a new form of cooperation called « Non-Governmental cooperation » by using associations and NGOs as delivery channels to birth projects and aid for institutions as well as populations. With these changes in strategy, the poverty still persists. The subject matter of our research is what explains the contrast betvveen the proliferation of NGOs and non-Poverty reduction solutions and the Iack of actual results
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Matri, Dorsaf. « Le capital risque islamique en droit français : analyse juridique ». Thesis, Paris 1, 2014. http://www.theses.fr/2014PA010298.

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Devenue en l'espace d'une trentaine d'années un segment à part entière de la finance internationale, la finance islamique trouve désormais tout son sens dans l'économie contemporaine. La crise de 2008 et ses conséquences dramatiques sur le tissu économique et entrepreneurial ont donné un attrait aux financements islamiques et notamment aux opérations de capital risque. Apparu au début des années 2000, le capital risque islamique consiste à prendre des participations au capital de sociétés non cotées considérées comme conformes à l'éthique musulmane afin de financer leur création et leur démarrage. Dans cette opération, il existe un lien incontestable entre l'éthique religieuse et la notion d’investissement. Si les prescriptions du droit musulman garantissent un équilibre entre les partenaires financiers, elles soumettent néanmoins l’investisseur à certaines contraintes. La structuration d'une opération financière islamique commande en effet le respect de certains principes d'essence religieuse tels que la prohibition de la spéculation, l'aléa et toute forme de rémunération par l'intérêt. Se pose alors la question de l'acculturation de ce modèle dans la finance française. En ce sens, l'hypothèse principale de cette recherche vise à analyser l'adaptabilité du capital risque islamique en vue de sa structuration dans le cadre juridique français. A travers une analyse approfondie des exigences de la loi islamique et du cadre de la gestion collective en France, la présente étude met en perspective les structures juridiques permettant d'atteindre la flexibilité requise pour mettre en œuvre une opération de capital risque islamique en droit français. Outre les enjeux économiques qui sont attachés à la réception d'une activité à haute valeur ajoutée, la modélisation d'un « capital risque islamique à la française » pourrait renforcer l'attractivité de la place de Paris en permettant l'inclusion d'une catégorie d'entrepreneurs et d'investisseurs à la recherche d'une alternative plus éthique et solidaire pour le financement d'entreprise
In the space of 30 years, Islamic finance has become a full segment of international finance and has proved its value in the contemporary economy. The 2008 crisis and its dramatic consequences on the economic and business fabric raised attractiveness of Islamic finance transactions, in particular venture capital. The latter was created in the early 2000’s and consists in taking equity participations in unlisted companies that are considered compliant with Islamic ethics to finance their creation and startup. Thus, religious ethics and investment are indisputably linked. If the Islamic law requires ensuring a balance between financial partners, the investor is nevertheless subject to certain constraints. Indeed, the legal structuring of Islamic financial transactions obliges compliance with certain religious principles such as prohibition of speculation, hazard and any form of remuneration by interest. This raises the question of the acculturation of this model within the French finance. To this end, the main hypothesis of this research aims to analyze the adaptability of Islamic venture capital in view of its implementation in the French legal framework. Through in-depth analysis of the requirements of Islamic law and the framework of collective management in France, this study puts into perspective the legal structures that could provide the flexibility required to implement an Islamic venture capital transaction into French law. In addition to the economic benefits attached to the receipt of an activity with high added value, modeling a "French Islamic venture capital" could increase the attractiveness of the financial place of Paris by allowing the inclusion of a class of entrepreneurs and investors looking for ethical and cooperative alternatives for corporate finance
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Chambre, Damien. « Contribuer volontairement au bien public en groupe élargi : évolution via le triptyque observation, explication, représentation sur fond d'un classique ». Thesis, Paris 1, 2016. http://www.theses.fr/2016PA01E018/document.

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Résumé :
Nous capturons la décision de contribuer volontairement au bien public en groupe restreint et important, en nous basant sur un classique de l’économie expérimentale. Contrairement aux prévisions, la décision dépend négativement du rendement du bien public en groupe important. Les joueurs percevraient l’enjeu comme faible. La décision dépend positivement, mais trop fragilement, du nombre de bénéficiaires du bien public en groupe restreint et n’en dépend pas en groupe important. La décision dépend toujours négativement de l’avancement du jeu, mais sans convergence vers la stratégie dominante. Le mode de calcul de la rémunération aurait une incidence. La réciprocité et l’aversion à l’iniquité sont toujours absentes. Cela serait lié au fait que les joueurs ne sont pas représentatifs de la population. Dans le sens des prévisions, deux propriétés de l’investissement public se dégagent et concordent avec les décisions observées dans la vie courante. La décision dépend positivement du rendement public en groupe restreint, dans la logique de cet incitatif à contribuer. L’altruisme est présent sous forme de traces en groupe restreint et disparaît en groupe important, désavantagé par la dilution du don. L’éclat chaleureux du don voit sa présence s’accroître en groupe important, favorisé par le changement de nature du don. Nous modélisons ces résultats en nous basant sur l’équilibre Logit. Il s’agit de fonctions de réponse perturbées comprenant différents composants. Les propriétés de ces fonctions rencontrent adéquatement la prise de décision et ont l’avantage de ne pas représenter certains errements empiriques
We capture decision-making to voluntarily contribute to public good in small and large group, based on a Classic in experimental economics. Contrary to forecasts, decision-making is negatively correlated with Marginal Per Capita Return to investing in the public group in large group. Subjects appear to view the issue as weak. Decision-making is positively correlated, but too weakly, with number of subjects in small group and is not correlated in large group. Decision-making is always negatively correlated with game process, but without convergence to the dominant strategy. The method used in calculating compensation can have an impact. Reciprocity and aversion to inequity are always missing. This can be linked to the fact that subjects are not representative of the true population. In line with forecasts, two properties of public investment emerge and are consistent with decision-making of everyday life. Decision-making is negatively correlated with Marginal per Capita Return in small group, following logic of this incentive to contribute. There are signs of altruism in small group disappearing in larger group, disadvantaged by dilution of Giving. Presence of Warm-Glow Giving increases in large group, supported by changing nature of Giving. We model these results using the Logit equilibrium. It is noisy response functions including different components. Function’s properties properly meet decision-making and have advantage of not modeling some empirical contradictions
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Alessandrini, Michela. « Les archives curatoriales : formes et usages contemporains entre le personnel et l'institutionnel ». Thesis, Bordeaux 3, 2020. http://www.theses.fr/2020BOR30009.

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Résumé :
Cette thèse esquisse l’état actuel de considération des archives curatoriales en présentant l’archive du curateur comme outil qui participerait à révéler sa vision, quand il s’agit d’une archive personnelle ; et comme lieu où des récits sociétaux, politiques et culturels se construisent et peuvent s’exposer, dans le cas d’archives institutionnelles. En effet, les archives curatoriales, qui sont à la fois les lieux où les traces de la pratique professionnelle du curateur sont conservées et où sa vision, ou sa stratégie, se manifeste, deviennent des points de départ très précieux pour questionner l’histoire de l’art et des expositions, ainsi que pour comprendre les logiques du système de l’art
This work outlines the current state of consideration of curatorial archives by presenting them as a tool that would help reveal a curator’s vision, in the case of personal curatorial archives; and as a place where societal, political and cultural narratives are constructed and can be exposed, in the case of institutional curatorial archives. Indeed curatorial archives, which are both the places where the leftovers of curators’ professional practice are preserved, and where their vision – or strategy – manifests, become very precious starting points for questioning the History of art and exhibitions, as well as to understand the logic of the art system
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Konstantinidis, Ioannis. « Le cadre institutionnel de la convention des Nations Unies sur le droit de la mer en quête de son avenir ». Thesis, Paris 1, 2016. http://www.theses.fr/2016PA01D001.

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Résumé :
Fruit de négociations longues et ardues, la Convention des Nations Unies sur le droit de la mer signée en 1982 est sans doute l’un des traités multilatéraux les plus réussis sur le plan international. Pierre angulaire de la Convention, l’attribution du statut de « patrimoine commun de l’humanité » aux fonds marins et leur sous-sol situés au-delà des limites de la juridiction nationale ainsi qu’à leurs ressources a constitué une innovation majeure dans le domaine du droit international. Le succès de la Convention tient notamment au fait qu’elle a établi un cadre institutionnel sans précédent chargé de la mise en œuvre de la Convention et incarné par trois institutions : l’Autorité internationale des fonds marins, la Commission des limites du plateau continental et le Tribunal international du droit de la mer. Dotées de statuts juridiques divers et de compétences différentes, ces institutions fonctionnent depuis l’entrée en vigueur de la Convention en 1994. Vingt-et-un ans après sa fondation, il convient d’examiner ce cadre institutionnel dans son ensemble et d’évaluer sa mise en œuvre pour mieux comprendre le rôle complémentaire des institutions. Cette étude porte un regard critique sur la genèse, la nature, le fonctionnement et la pratique des institutions, et s’attache à les considérer dans leur interaction et leur interdépendance. Identifier les insuffisances institutionnelles et interinstitutionnelles, ainsi que les défis auxquels les institutions sont confrontées est un préalable indispensable à la recherche de solutions efficaces et viables pour surmonter les difficultés rencontrées, à la mise en œuvre harmonieuse de la Convention et à la concrétisation du concept fondamental de patrimoine commun de l’humanité. Dans cette perspective, l’importance du Tribunal dans son rôle de garant de l’intégrité de la Convention et le pouvoir créateur du juge international face aux lacunes conventionnelles méritent une attention toute particulière
The result of protracted and arduous negotiations, the United Nations Convention on the Law of the Seasigned in 1982 is undoubtedly one of the most successful multilateral treaties at the international level. The principle of the common heritage of mankind, represented by the seabed, ocean floor and subsoil and their resources beyond the limits of national jurisdiction, is the cornerstone of the Convention and constituted a major innovation in international law. The success of the Convention lies, in particular, in the establishment of an unprecedented institutional framework, which is incarnated by three institutions: the International Seabed Authority, the Commission on the Limits of the Continental Shelf and the International Tribunal for the Law of the Sea. These institutions of diverse legal status are vested with different functions and have been in operation since the entry into force of the Convention in 1994. Twentyone years following its establishment, it is necessary to review this institutional framework as a whole and to assess its implementation in order to better understand the complementary role of the institutions. This study critically examines the genesis, the nature, the functioning and the practice of the institutions throughtheir interaction and their interdependence. Identifying institutional and inter-institutional weaknesses, and the challenges that the institutions face is an indispensable prerequisite for ensuring effective and viablesolutions, the harmonious implementation of the Convention and for giving substance to the principle ofthe common heritage of mankind. In this context, the role of the Tribunal as the guarantor of the integrityof the Convention and the creative power of the international judge merit special attention
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AVERARDI, GIUSEPPE. « Profili di responsabilità civile nella gestione di Oicr contrattuali ». Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11573/1213365.

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Résumé :
Negli ultimi anni, l’intera disciplina della gestione collettiva del risparmio è mutata radicalmente sotto la spinta dell’incessante evoluzione della normativa europea, tesa a perseguire, anche nella materia in esame, il più ampio grado possibile di armonizzazione tra gli ordinamenti dei singoli Stati membri (si fa riferimento, in particolare, ai regimi recentemente introdotti a seguito dell’emanazione delle Direttive UCITS IV, UCITS V e AIFM). Nell’ambito della normativa europea in materia di risparmio gestito, il tema della responsabilità civile nei confronti degli investitori sembra assumere rilevanza centrale; l’attuale normativa sovranazionale, infatti – per lo meno a livello di enunciazione – enfatizza a più riprese la necessità di una responsabilità forte del gestore e del depositario, in un’ottica di efficace tutela dei partecipanti. Tuttavia, tanto in Italia quanto nel resto d’Europa, il contenzioso per cattiva gestione di organismi di investimento collettivo di tipo contrattuale risulta, ad oggi, rarissimo o scarsamente significativo. Più precisamente, il nostro ordinamento ha conosciuto, e solo di recente, appena due casi di azioni risarcitorie condotte dagli investitori nei confronti della SGR, a seguito di illegittima gestione di un fondo gestito. In entrambi i casi, peraltro si trattava di fondi chiusi di tipo immobiliare (oggi, FIA immobiliari); il contenzioso è, invece, del tutto assente con riferimento ai fondi armonizzati (OICVM) e ai FIA aperti. In tale ottica, appare estremamente significativo un confronto con quanto accaduto, al contrario, nell’ambito dei servizi di investimento, dove il numero di cause degli investitori nei confronti degli intermediari ha avuto, negli ultimi anni, una crescita esponenziale. Anche allo scopo di indagare le cause di una tale macroscopica differenza, nel presente contributo – dopo un’analisi della fattispecie “OICR contrattuale”, della struttura e delle principali dinamiche che caratterizzano l’operazione di investimento in OICR contrattuali – vengono esaminate le discipline sulla responsabilità del depositario e del gestore, e approfonditi alcuni specifici aspetti problematici inerenti il tema della responsabilità civile nei confronti dei partecipanti. In tale ottica, i problemi più delicati affrontati nel presente lavoro, attengono proprio al regime di responsabilità della SGR, la quale, nello svolgimento dell’attività di gestione del fondo, può compiere atti direttamente lesivi della posizione contrattuale del partecipante, ovvero atti lesivi del patrimonio collettivo, idonei ad incidere negativamente, di riflesso, sugli investitori. Alla luce dell’analisi condotta, sembra che il motivo di una tale ridotta presenza di casi di azioni private in Italia, lungi dal rappresentare una conseguenza positiva dell’efficiente operare di meccanismi di public enforcement in tale ambito, debba essere ricondotto ad una serie di criticità, ed in particolare: (i) all’assenza di una disciplina organica che delinei con sufficiente precisione e chiarezza il regime di responsabilità della SGR nei confronti dei partecipanti; (ii) all’assenza di norme che attribuiscano con chiarezza diritti dei partecipanti efficaci, necessari e strumentali alla proposizione di azioni risarcitorie nei confronti del gestore; (iii) alla presenza di forti disincentivi economici per il singolo investitore ad agire nei confronti del gestore in caso di danno da svalutazione della quota.
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Glode, Vincent. « Mesures conditionnelles de performance pour fonds d'obligation / ». 2004. http://proquest.umi.com/pqdweb?did=845769441&sid=12&Fmt=2&clientId=9268&RQT=309&VName=PQD.

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Vanier, Jacques. « Les groupes de réputation dans l'industrie canadienne des fonds communs de placement ». Thèse, 2013. http://www.archipel.uqam.ca/5790/1/D2440.pdf.

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Résumé :
La réputation d'une firme découle de ses actions passées, et est également affectée par les actions d'autres firmes selon que celles-ci sont considérées similaires ou différentes. Ces interdépendances de réputation découlent des processus cognitifs utilisés par les individus qui, étant donné leurs limites cognitives, catégorisent les firmes et, de ce fait, leur attribuent une réputation collective. Cette recherche a pour objectif de mieux comprendre quels sont les attributs des firmes qui sont utilisés par un auditoire pour catégoriser les firmes. A l'aide de la théorie de la réputation, de la théorie de l'identité des firmes et des principes de catégorisation, j'ai tenté dans cette recherche d'identifier les attributs utilisés par les consommateurs pour catégoriser les firmes dans le contexte du scandale Norbourg qui a touché l'industrie canadienne des fonds communs de placement en 2005. Une enquête auprès des consommateurs de fonds communs de placement a permis de valider que les sept attributs identifiés a priori dans la littérature sur la réputation, soit l'âge, la taille, la visibilité, le type d'organisation, le caractère public, le lieu de résidence et le degré de spécialisation, jouent un rôle clé dans la réputation des firmes. L'analyse typologique fondée sur ces sept attributs a permis d'identifier trois groupes au sein de cette industrie, soit les grands distributeurs, les grands spécialistes et les petits distributeurs et spécialistes. Dans le contexte du scandale Norbourg, les principales hypothèses quant à l'impact du scandale sur la performance de chacun des groupes sont supportées. Ainsi, l'hypothèse à l'effet que le groupe de firmes le plus semblable à Norbourg, les petits distributeurs et spécialistes, ait été affecté négativement par le scandale est supportée. De même, les hypothèses à l'effet que les grands distributeurs aient connu une meilleure performance que les petits distributeurs et spécialistes suite au scandale, et celle voulant que les grands spécialistes aient également connu une meilleure performance que les petits distributeurs et spécialistes suite au scandale, sont toutes les deux supportées. ______________________________________________________________________________ MOTS-CLÉS DE L’AUTEUR : groupes de réputation, catégorisation, scandale Norbourg, attributs.
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