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Thèses sur le sujet « Fattura »

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1

Grion, Elisabetta <1993&gt. « La rilevanza della fattura nella disciplina IVA e la fatturazione elettronica ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14757.

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Résumé :
Nella prima parte dell’elaborato, dopo aver preso in esame gli elementi essenziali della disciplina IVA, viene affrontato il tema del fatto generatore e dell’esigibilità dell’IVA; importante è l’individuazione del momento dell’effettuazione dell’operazione, perché solo da allora, se l’operazione è rilevante ai fini IVA, sorgono in capo ai soggetti passivi, coinvolti in tale operazione, obblighi sia formali che sostanziali. Quindi si affronta il tema della fattura, inquadrandola prima nell’ordinamento giuridico e analizzando poi il suo ruolo nell’IVA. Dopo aver esaminato alcune sentenze della Corte di Giustizia e della Corte di Cassazione, si delinea il ruolo della fattura nell’istituto della detrazione dell’IVA, affrontando anche la fatturazione delle operazioni inesistenti e gli obblighi che sorgono in capo al cedente e al cessionario in tema di IVA. Dopo aver tratteggiato gli elementi essenziali della fattura elettronica sia verso la Pubblica Amministrazione sia negli scambi B2B e B2C, si esaminano i canali di trasmissione ed i soggetti coinvolti, individuando criticità e benefici di tale strumento. Infine, si dimostra come la fatturazione elettronica sia uno strumento che porta alla semplificazione degli adempimenti periodici ma che soprattutto può essere utilizzata come strumento per contrastare le frodi IVA e, pertanto, per eliminare, o almeno diminuire, in Italia il gap tra l’IVA teorica e IVA effettivamente versata dai contribuenti.
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2

Boldrin, Giada <1994&gt. « Cessione del credito e sconto in fattura per le detrazioni fiscali : analisi ed evoluzione normativa ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18749.

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Résumé :
Il tema delle detrazioni fiscali, nello specifico le detrazioni riguardanti interventi sugli immobili, è sempre stato un tema oggetto di continue modifiche ed integrazioni da parte del legislatore. Nell’elaborato si andrà a fare una breve analisi iniziale su tali detrazioni fiscali: verranno approfondite le detrazioni per interventi di riqualificazione energetica, le detrazioni per interventi antisismici e la nuova detrazione introdotta con il Decreto Legge 34/2020, il cd. Superbonus 110 per cento. A seguito di queste introduzioni si entrerà nello specifico ad analizzare due misure rilevanti proprio nell’ambito delle detrazioni fiscali: la cessione del credito e lo sconto in fattura. Si tratta di due misure che, come verrà esaminato, consentono al contribuente che usufruisce di una detrazione fiscale di non utilizzare la detrazione, ma di cedere il credito derivante da essa ad un terzo soggetto. Dapprima, verrà descritta brevemente l’evoluzione storica della cessione del credito, in quanto si tratta della misura di meno recente introduzione e ne verranno analizzati i vari limiti. Come si andrà ad analizzare successivamente, entrambe le agevolazioni sono state oggetto di recenti dibattiti e modifiche, infatti, verso la fine dell’anno 2019 il legislatore aveva deciso di introdurre lo sconto diretto in fattura, introduzione che ha portato a numerosi dibattiti e pareri contrari. Infine verrà analizzato come, nel Decreto Legge 34/2020 (Decreto Rilancio), proprio con l’introduzione del Superbonus, il legislatore ha reintrodotto la possibilità di usufruire dello sconto in fattura e ampliato notevolmente le possibilità di cessione del credito.
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3

DI, COLA CHIARA. « La rivalsa nell'imposta sul valore aggiunto ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2011. http://hdl.handle.net/10281/25572.

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Résumé :
L'analisi condotta si è orientata in una duplice direttrice. Da una prospettiva, si è cercato di delineare i profili teorici – giuridici dell'istituto della rivalsa nel macro sistema dell'Iva, attraverso la ricostruzione giuridico formale dell'imposta. Da altra prospettiva, ed alla luce delle ricostruzioni dogmatiche dell'istituto, sono state osservate le dinamiche applicative della rivalsa. La trattazione ha in parte confutato l'apparente semplicità applicativa dell'istituto, data dal non essere soggetta, né subordinata, alla ricorrenza di particolari condizioni e dall'essere caratterizzata da ipotesi derogatorie direttamente fissate dalla norma, non suscettibili di autonoma valutazione da parte dell'operatore economico. In quest'ottica è stato evidenziato come la dinamica della rivalsa possa attraversare fasi patologiche capaci di incrinare e compromettere la coerenza del sistema impositivo Iva: è il caso, da un lato, delle fattispecie di omesso versamento dell'imposta nei confronti dell'Erario – e dunque nelle ipotesi di pratiche di evasione fiscale – e, da altra prospettiva, delle ipotesi di erronea e/o indebita applicazione dell'Iva a titolo di rivalsa. In riferimento alla prima fattispecie, vi è l'annoso problema della individuazione sia del responsabile d'imposta nel compimento delle operazioni imponibili e sia, per quanto attiene la successiva fase di recupero coattivo dell'imposta evasa, della eventuale ed ipotetica soggezione passiva in capo a colui che subisce la rivalsa. Aspetti, questi, che sono stati esaminati e rispetti ai quali sono state avanzate ipotesi risolutive alla luce dell'inquadramento formale dell'istituto in esame.
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4

Guzzardo, Daniela. « La traduzione a servizio dell'internazionalizzazione d'impresa : il caso di Brighi Tecnologie Italia ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Résumé :
This dissertation is the result of the participation of the present author in the Language Toolkit programme: a collaboration project between the Chamber of Commerce of Romagna and the Department of Interpretation and Translation of Forlì. The aim of this collaboration is to foster the internationalization of SMEs as well as introduce graduating students into a professional context. For this project, the present author was paired up with Brighi Tecnologie Italia, a Forlì-based company manufacturing textile automation machinery. The aim of this dissertation is to provide the translation from Italian into Chinese of part of the company catalogue, and from English into Chinese of a proforma invoice. The dissertation is composed of five chapters, each of them describing a different stage of the translation process. The first chapter briefly introduces the Language Toolkit programme and the company the present author collaborated with, and describes the main objectives of the translation project. The second chapter offers some insights on translation directionality and analyses the different viewpoints existing on inverse translation, as well as the advantages and disadvantages of this practice. The third chapter contains a detailed analysis of the source texts according to Christiane Nord’s Looping model (1991). The fourth chapter describes the methods implemented for the creation of linguistic resources such as corpora and termbases. Lastly, the fifth chapter outlines the translation strategies that were adopted, providing some practical examples taken from the source texts, as well as illustrate the revision process following the translation stage.
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5

Capuano, Angelo. « Eurocomunismo e fattore k ». Doctoral thesis, Università di Catania, 2013. http://hdl.handle.net/10761/1371.

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Résumé :
Questo lavoro ha come oggetto la ricostruzione delle dinamiche del processo che portò i maggiori partiti comunisti dell'Europa occidentale, durante gli anni Settanta, ad assumere un ruolo di rilievo nel dibattito politico internazionale. Attraverso un'ampia ricerca documentale e archivistica, ho tentato di ricostruire il processo che mutò la prospettiva della compatibilità delle istituzioni democratiche con l'apparato ideologico marxista-leninista. Gli aspetti problematici che l'avanzata delle forze politiche comuniste in Europa occidentale aveva fatto emergere, portarono all'elaborazione di due neologismi, che pur non essendo stati coniati da parte marxista, entrarono a far parte del lessico politico. Il termine eurocomunismo, in particolare, si riferisce alla revisione politico-ideologica che i maggiori partiti comunisti intrapresero per risolvere il dilemma della loro presenza all'interno del blocco politico-militare atlantico. Il termine fattore K, invece, riflette questo dilemma nella sua dimensione interna: l'impossibilità di una democrazia dell'alternanza. Infatti,dovunque nell'Europa occidentale un potente partito comunista prevaleva su ogni altra opposizione, il ricambio di governo risultava impossibile. Le ricerche sono state svolte in parte presso il National Archives and Records Administration di College Park (MD, USA) e in parte attingendo on line a documenti desecretati di recente per mezzo del Freedom of Information Act, contenuti nei database del National Security Archive della George Washington University. Sono stati consultati più di cinquecento cablogrammi riferiti alla corrispondenza diplomatica sull'argomento, appartenenti alla serie archivistica Central Foreign Policy Files, che documentano il periodo che va dal 1973 al 1976. La selezione accurata dei documenti utilizzati ha permesso di analizzare la tematica oggetto di studio dalla prospettiva della maggiore potenza mondiale: il Governo degli Stati Uniti. Integrata da una bibliografia critica sull'argomento, la documentazione consultata restituisce un quadro coerente del socialismo in transizione.
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6

Poliziani, Cristian. « Analisi dei percorsi ciclabili registrati tramite smartphone sulla rete stradale di Bologna nell'ultimo triennio ». Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/11247/.

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Résumé :
La diffusione di smartphone con GPS si è rilevata utile per lo studio di modelli di scelta del percorso da parte di utenti che si muovono in bicicletta. Nel 2012 è stata ideata la ‘European Cyclinq Challenge’ (ECC), che consiste in una “gara” europea tra città: vince quella nella quale i rispettivi abitanti registrano il maggior numero di chilometri effettuati in bicicletta. In questo modo è possibile conoscere in forma anonima i percorsi realmente seguiti dai partecipanti alla gara: nel caso in esame, sono state fornite le tracce GPS registrate a Bologna sotto forma di punti catalogati ogni 10-15 secondi, a cui sono associate informazioni di coordinate, codice identificativo e istante di registrazione. Una fase di map-matching associa tali punti alla rete stradale di Bologna, descritta nel caso in esame dalla rete di Open Street Maps (OSM). Un elemento che garantisce al meglio la comprensione relativa alle scelte dei ciclisti, è quello di confrontarle con l’alternativa più breve, per capire quanto un utente sia disposto a discostarsi da essa per privilegiare ad esempio la sicurezza personale, il fatto di evitare pendenze elevate o incroci pericolosi. A partire dai punti GPS, che rappresentano l’origine e la destinazione di ogni viaggio, è possibile individuare sulla rete il percorso più corto che li congiunge, eseguendo sulla stessa rete tramite l’algoritmo di Dijkstra, considerando come unico attributo di costo la lunghezza. È stato possibile, mediante questi dati, effettuare un confronto nei tre anni di studio, relativamente alla distribuzione statistica delle lunghezze dei viaggi percorsi dagli utenti, a quanto questi si discostino dal percorso più breve ed infine come varia la percentuale dei viaggi effettuati nelle diverse tipologie stradali. Un’ultima analisi evidenzia la possibile tendenza degli utenti che si spostano in bicicletta nella città di Bologna, a utilizzare percorsi caratterizzati dalla presenza di numerosi incroci semaforizzati.
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MAINO, ELEONORA. « Problemi emotivo-comportamentali nei bambini tra 3 e 5 anni:assessment, fattori di rischio e fattori protettivi ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1740.

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Résumé :
La presente ricerca nasce da una domanda di un territorio specifico che si è interrogato relativamente ai problemi emotivo-comportamentali dei bambini in età prescolare Tale richiesta ci ha sollecitato da un punto di vista teorico a porre l’attenzione da un lato, sul significato “clinico” dei problemi emotivo-comportamentali dei bambini, dall’altro sul processo di assessment e in particolar modo sulla prospettiva multi-informant . Tale prospettiva è stata nello specifico oggetto di riflessione e indagine empirica soprattutto nel primo studio dove si sono considerate con particolare attenzione le discrepanze tra gli informant e il loro possibile significato. La domanda di ricerca iniziale si è quindi ampliata fino ad affrontare l’individuazione dei fattori protettivi e di rischio nello sviluppo psicologico dei bambini in età prescolare. A questo proposito il secondo studio propone un modello multifattoriale per la comprensione delle problematiche emotivo-comportamentali dei bambini che tiene conto di aspetti individuali e di aspetti relazionali, familiari in primo luogo. Infine, il terzo studio vede l’utilizzo del modello teorico proposto nei i primi due studi su di un campione di genitori che si sono rivolti a un servizio territoriale arrivando a identificare gli elementi del modello che discriminano famiglie considerate normali da quelle definibili come cliniche.
This research developed from a need to answer specific questions about emotional-behavioral problems in preschool children. From a theoretical point of view, this need forced one to focus on the “clinical” meaning of emotional-behavioral problems in pre-school children and their assessment processes, especially from a multi-informant perspective. Particularly, this perspective was a topic of interest in an empirical investigation in the first study, where discrepancies between informants and their possible perceptions were considered with particular attention. The initial research question was expanded to deal with the identification of risk and protective factors in the psychological development of preschool children. On this regard, the second study proposed a multi-factorial model to understand the emotional and behavioral problems of children which took into account individual and relational aspects, including especially the family. Finally, the third study considered the use of a theoretical model proposed in the first two studies with a sample of parents who turned for help to social services to identify from the model critical elements that discriminated families which could be considered functional from those defined as clinical.
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Girardi, Valentina <1995&gt. « L'incidenza di fattori interni e fattori esterni sul processo di acquisizione linguistica : uno studio di caso ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21140.

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Résumé :
Ogni individuo è diverso ed ognuno raccoglie, elabora ed assimila le informazioni e gli input esterni in modo differente: fattori sia interni (stili di apprendimento, intelligenze multiple, motivazione e strategie di apprendimento) che esterni (metodo di insegnamento e clima in classe) possono incidere molto sul processo di acquisizione linguistica rendendo ogni soggetto unico e più o meno efficiente. All’interno di questo elaborato viene presentato uno studio di caso che ha come obiettivo quello di esplorare l’influenza dei fattori interni ed esterni sul processo di acquisizione del tedesco come lingua straniera in una studentessa frequentante una scuola secondaria di secondo grado attraverso la somministrazione di alcuni questionari e di un’intervista. Dalle percezioni della studentessa è emerso che i fattori che sembrano incidere maggiormente sono il metodo di insegnamento del docente e il clima in classe per i fattori esterni e la motivazione e le strategie di apprendimento per quelli interni. Inoltre, dopo aver definito il profilo personale dell’allieva si è cercato di capire come l’insegnante può intervenire dal punto di vista didattico e quali sono le attività che sono maggiormente indicate in base allo stile e alle preferenze della studentessa. Keywords: acquisizione linguistica, fattori interni, fattori esterni, stili di apprendimento, intelligenze multiple, motivazione, strategie di apprendimento, metodo di insegnamento.
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Vece, Michele. « Rete neurale per la predizione del ritardo nel pagamento delle fatture ». Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/19578/.

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Résumé :
Per un'impresa, la puntualità nella riscossione dei propri crediti ricopre un ruolo importante per la gestione della liquidità all'interno dell'azienda. Inoltre, proprio per far fronte ad esigenze di liquidità, spesso l'impresa stipula contratti di cessione del credito, in base ai quali può rimanere responsabile dell'eventuale inadempienza del proprio cliente. L'obiettivo di questo lavoro è la realizzazione di uno strumento che possa fornire supporto decisionale all'impresa in merito all'individuazione dei clienti potenzialmente insolventi, attraverso la creazione di un modello in grado di predire il ritardo o meno nel pagamento di un set di fatture. Questo compito viene affrontato attraverso il machine learning, identificando il task come un problema di classificazione binaria e utilizzando un approccio che prevede un apprendimento supervisionato, offline e model-based. Il risultato finale di questo lavoro è la realizzazione di una rete neurale feed-forward idonea alla risoluzione di tale task. La scelta di questo strumento è dovuta alla scarsa presenza, in letteratura, di esempi di una sua applicazione in questo ambito.
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De, Giorgis Jacopo <1989&gt. « La città come fattore di sviluppo ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5202.

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Résumé :
L’obiettivo di questo elaborato è analizzare come il modello urbano-metropolitano possa essere considerato uno strumento ottimo per lo sviluppo e la crescita. La tesi è composta da quatto capitoli. Il primo, dopo la definizione di Functional Urban Area, offre un modello evolutivo dell’ambiente urbano spiegato in quattro principali stadi evidenziando nel finale le basi su cui la crescita metropolitana si basa. Il secondo capitolo è incentrato sulla nuova figura della città metropolitana intesa soprattutto come rete di individui e istituzioni. Si sottolinea come l’innovazione, prodotta da cluster e università, sia un fattore fondamentale per alimentare il processo di sviluppo. Nel terzo capitolo si analizza l’importanza del capitale umano, della sua accumulazione e della creazione di esternalità derivanti da questo. Nello specifico si fa riferimento al modello di Enrico Moretti del moltiplicatore urbano dei lavori ad alto contenuto di capitale sociale. Infine nel quarto ed ultimo capitolo si propone la costruzione di un modello econometrico il cui scopo principale è evidenziare come innovazione e capitale umano siano elementi essenziali per la crescita urbana e fattori di sviluppo.
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Dedndreaj, Ardi <1996&gt. « Analisi fattori di successo delle startup ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19629.

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Caroppi, Giuseppe. « L’equity crowdfunding : i fattori critici di successo ». Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/10924/.

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Résumé :
Questa tesi si basa su una raccolta e una successiva elaborazione di dati effettuata su Crowdcube, la piattaforma di crowdfunding di investimento leader a livello mondiale, con lo scopo di analizzare il fenomeno dell’equity-crowdfunding in tutte le sue diverse caratteristiche. Attraverso gli strumenti grafici e computazionali, si studierà un campione di circa 100 progetti, con l’obiettivo finale di individuare e studiare “i fattori critici di successo”, derivanti dalle correlazioni tra caratteristiche dei progetti presentati e successo ottenuto da questi ultimi nell’ottica di finanziamenti ricevuti. L’importanza di questo studio è data dalla necessità dei progettisti che presentano le campagne di crowdfunding di capire come poter rassicurare e convincere gli investitori, in modo da avere una raccolta fondi di successo. L’analisi sarà arricchita da tabelle, istogrammi e grafici, con lo scopo di supportare l’esplicazione dei vari concetti e delineare eventuali trend.
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Luthström, Maria, et Johan Hell. « Sjukförsäkringar för fattiga : En fallstudie av Indien ». Thesis, Uppsala University, Department of Economics, 2007. http://urn.kb.se/resolve?urn=urn:nbn:se:uu:diva-7620.

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Résumé :

I de flesta I-länder är sjukvårdssystemen uppbyggda så att de på ett eller annat sätt ska kunna hjälpa alla medborgare, oavsett inkomst. Sjukförsäkringar finns för att kostsamma sjukvårdsbehandlingar ska kunna bli tillgängliga för fler människor och till rimliga kostnader. Inkomsttransfereringar mellan försäkringstagarna gör detta möjligt. U-landssituationen är i de flesta fall den omvända, eftersom individernas inkomst avgör om de kan finansiera sjukvård eller en sjukförsäkring.

Denna uppsats är en litteraturstudie av sjukförsäkringssituationen i Indien. Framför allt studeras låginkomsttagarnas och de fattigas situation och olika valmöjligheter beträffande finansiering av sjukvård.

Studien visar att det i U-länder, som Indien, är svårt att öka incitamenten för att köpa en sjukförsäkring för de allra fattigaste på grund av att eventuellt tillgängligt kapital i första hand måste gå till väsentliga ting som mat. Däremot så kan incitamenten för att köpa sjukförsäkring öka för låginkomsttagare om informationen är bra och försäkringspremien är tillräckligt låg.

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MURTAS, DANIELA. « Fattori prognostici molecolari nel melanoma cutaneo umano ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2008. http://hdl.handle.net/11584/266024.

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Résumé :
The aim of our study was to identify early prognostic molecular factors useful in the selection of melanoma patients at higher risk of recurrence/metastasis and to choose adjuvant therapies proper to the molecular alterations. Samples of malignant cutaneous melanoma, from Sardinian and Ecuadorian patients, were immunohistochemically examined for the demonstration of immune system associated antigens (CD8, CD4, HLA-DR, CD68), oncosuppressor (p53, p16), proapoptotic (p53), and antiapoptotic (survivin) proteins, oxidative stress markers (8-hydroxydeoxyguanosine, 8-OHdG), and antioxidant enzymes (DNA-glycosylase 1, OGG1; glucose-6-phosphate dehydrogenase, G6PD). Regarding the immune response, our results indicated that CD8 lymphocytes and HLA-DR cells are both involved in antitumoral activity and can be considered as early prognostic factors. Among proteins involved in the regulation of apoptosis, cell proliferation, and cell cycle, nuclear survivin, p53, and nuclear p16 can be useful as valid individual prognostic markers, although their predictive significance is higher if their expression is considered in combination. Our data also showed that p53 overexpression is coexisting with an intense expression of 8-OHdG and nuclear survivin, suggesting that DNA-oxidative damage, p53 functional loss, and nuclear survivin overexpression may be involved at the same time in the process of melanoma pathogenesis.
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Cristofori, R. V. « IL FATTORE RELIGIOSO NELLA GIUSTIZIA DI TRANSIZIONE ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2011. http://hdl.handle.net/2434/153104.

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Résumé :
The dynamics of transitional justice have been shifting, in the past decade, from democratization towards a more reconciliation/truth approach. Many scholars have underlined a connection between the concept of reconciliation and that of Christian forgiveness. Some case studies do indicate that there may be a strong link between these two concepts (South Africa’s Truth and Reconciliation Commission is probably the most well known example). Nonetheless a number of more recent analysis, such as those dealing with Timor East and the Moroccan IER (Instance Equité et Réconciliation) seem to indicate that reconciliation is neither solely linked with Christian forgiveness nor is a solely religious concept. On the one hand the Timor East experience demonstrates that reconciliation is well known as a process even within other religious experiences and is, often, the outcome of a restitution/compensation process, properly ritualized to guarantee a local acknowledgment .On the other hand the Moroccan experience shows that reconciliation can have a more universal value, without any religious aspects. Furthermore reconciliation is a goal that can be achieved through a well structured legal and social reform and through acknowledgment of the past and compensation for victims. These different experiences may indicate that reconciliation, within transitional justice, may be very different from forgiveness, given the intensity and the high number of individuals involved; therefore defining the reconciliation process as a long term goal of a transitional society which can be obtained through a well defined political and juridical, or quasi juridical, plan and which aim is to guarantee a peaceful coexistence within society more than a personal and interior process like forgiveness. Certainly what we are witnessing today is a broad de-secularization of the transitional justice phenomena due to the increasing number of societies which choose local and traditional rituals/values to achieve reconciliation. Part I of this work concentrates on giving a definition of transitional justice, and its evolution, particularly engaging the issues arisen with the application of new instruments such as truth commissions. Part II concentrates on the religious elements of the Community Reconciliation Process (CRP), and how the traditional values influenced the out come: the importance given to the lisan, a traditional religion, which was the basis for the creation of the CRP and the meta-legal basis for the rituals implemented during the hearings. Furthermore it studies the South African experience, from the perspective of religious faith and religious actors, taking into consideration the role played in the creation and works of the Truth and Reconciliation Commission: from the concept of Ubuntu, which played a role in the provisional constitution and therefore in the creation of the Commission; to the importance of forgiveness, constantly indicated as the principal instrument by the president of the commission Archbishop Desmond Tutu. Part III deals with the Moroccan commission (IER) is taken in exam, as a third secular process towards reconciliation: the focus of the commission on human rights and reparation as only mean to obtain reconciliation and social stability. The final part, the conclusions, tries to identify if forgiveness is a universal concept or has a different meaning for different religions. If so, can there be a general instrument for transitional justice which focuses on forgiveness or, maybe, can religions, through their own definition of such concept, influence a transition towards those mechanism of reconciliation best suited for the local traditions.
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Filomeno, M. « FATTORI PREDITTIVI DELLA DURATA NEI PROCEDIMENTI CIVILI ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2015. http://hdl.handle.net/2434/344042.

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Résumé :
"Fattori predittivi della durata nei procedimenti civili" Introduzione In Italia la durata dei procedimenti civili è considerata già da lunghissimo tempo eccessivamente elevata, nonostante nel corso degli anni si siano susseguiti numerosi interventi legislativi, seppure non sempre organici, coerenti ed efficaci, diretti a ridurne l’entità. Nonostante vi sia una tendenza generale a una significativa riduzione dei tempi, frutto del combinato effetto della diminuzione delle iscrizioni e dell’incremento del numero dei processi conclusi, la durata resta comunque elevata rispetto a quanto prevede la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, che riconosce ad ogni persona il diritto a vedere la sua causa esaminata e decisa entro un lasso di tempo ragionevole. Nonostante l’estrema e annosa gravità in cui versa il sistema Giustizia, rari sono gli studi volti allo scopo di individuare i fattori determinanti della durata del processo. Scopo di questo studio è quello di determinare i fattori predittivi della eccessiva durata di un processo civile in secondo grado. Si utilizzeranno a tal fine le procedure statistiche e le modalità di analisi impiegate, in modo efficace e da più lungo tempo, nella ricerca sanitaria in un tentativo di fertilizzazione, auspicabilmente reciproca, di settori di indagine ritenuti comunemente distanti tra loro. I dati analizzati nello studio Oggetto dello studio sono i procedimenti civili iscritti dall’1/01/2005 al 31/12/2013 presso la Corte d’Appello di Milano, in totale 72.482 cause osservate alla data del 31/12/2014. Al 31/12/2014 era stato definito l’86,6% del totale dei procedimenti esaminati; il 49,6% riguarda procedimenti conclusi in più di 2 anni o ‘pendenti al 31/12/2014’ da più di 2 anni. Le variabili prese in considerazione nello studio sono: • l’anno di iscrizione del processo, dal 2005 al 2013; • il grado del procedimento, primo o secondo; • il ruolo, corrispondente ai registri ufficiali utilizzati negli uffici giudiziari, che distingue le cause in procedimenti speciali sommari, contenzioso ordinario, lavoro e previdenza, agraria e volontaria giurisdizione; il ruolo è collegato alla materia e all’oggetto specifico della causa che classifica nel dettaglio il contenuto dell’azione giudiziale; • la data della prima udienza e il numero di udienze fissate, comprensive delle effettive udienze tenute, dei rinvii e delle anticipazioni; • il numero di parti e di legali del processo; • l’evento e la modalità di definizione; • l’età del giudice al momento della definizione del processo. La raccolta di tali dati ha richiesto una attività complessa; è stato necessario costruire ed eseguire diverse query di estrazioni sulle tabelle del sistema informativo utilizzato per la registrazione dei processi, al fine di individuare i diversi fattori di interesse e ricostruire la storia processuale di ciascuna causa, dalla sua iscrizione alla sua conclusione. Fattori determinanti della durata: l’analisi della sopravvivenza È stato utilizzato il metodo di Kaplan-Meier – che stima la curva di sopravvivenza utilizzando le probabilità condizionate di sopravvivenza – al fine di analizzare l’associazione esistente tra le caratteristiche principali dei processi considerati. Per confrontare tra loro le curve di sopravvivenza e verificare se la differenza di “mortalità” (definizione) o di “sopravvivenza” (pendenza) è statisticamente significativa sono stati utilizzati il Log-Rang test e il Wilcoxon test. Data l’ampia numerosità del campione analizzato, i confronti sono risultati statisticamente significativi. Le analisi condotte hanno posto in evidenza come la durata di un procedimento differisca in particolare per grado del giudizio, ruolo del procedimento, numero di udienze, carico di lavoro del magistrato, modalità di definizione, numero di parti e di legali. Si riportano i risultati ottenuti per numero di udienze e carico di lavoro del magistrato. Analizzando le 46.051 cause concluse con al più 2 udienze contro le 26.430 cause che hanno richiesto più di 2 udienze, le curve di sopravvivenza sono rappresentate nel seguente grafico. Distinguendo per carico medio del ruolo del magistrato (somma dei procedimenti pendenti all’inizio dell’anno e i sopravvenuti nell’anno), emergono differenze soprattutto per i procedimenti definiti nei primi 2 anni di trattazione del processo; in particolare, si è osservato che la diversità di carico differenzia da subito la diversa probabilità di sopravvivenza e si riallinea attorno ai 780 gg di durata in cui la sopravvivenza si attesta a 0,5 per le tre curve che rappresentano i terzili di carichi di lavoro. Per procedimenti di maggiore durata il diverso carico di lavoro del giudice non determina rilevanti differenze nelle curve di sopravvivenza e ciò potrebbe essere spiegato dal fatto che la maggiore durata probabilmente dipende da ragioni diverse. Stratificando per ruolo, si nota l’influenza del maggiore carico sulla durata, in particolare per il contenzioso in cui la curva dell’ultimo terzile di carico è costantemente più elevata. Il rischio di maggiore durata dei procedimenti: la regressione logistica multivariata Individuati i possibili fattori di influenza della durata dei procedimenti, è stata applicata la regressione logistica multivariata al fine di valutare il peso di ciascuna covariata sulla durata. Sono stati analizzati separatamente i procedimenti contenziosi e i procedimenti in materia di lavoro e previdenza nei quali la durata è tendenzialmente più elevata. Conformemente a quanto previsto dalla legge Pinto sulla irragionevole durata del processo, sono stati distinti i procedimenti con durata superiore a 2 anni dagli altri (variabile categorica), considerando i primi come ‘casi’ e i procedimenti con durata sino a 2 anni i ‘controlli’. Sono stati esclusi dall’analisi i procedimenti non ancora conclusi al 31/12/2014, non potendone determinare la durata e non conoscendo i valori definitivi di alcune delle covariate analizzate (come ad esempio il numero di udienze fissate o l’età del magistrato alla definizione). Sono stati, inoltre, esclusi i procedimenti iscritti dopo il 2011 per i quali la percentuale di processi ancora pendenti e che quindi potrebbero durare più di 2 anni è rilevante (ad esempio nel contenzioso tale dato è pari al 45% nel 2012 e al 53% nel 2013); l’inclusione di tali processi avrebbe potuto inficiare la bontà delle analisi, in quanto per quegli anni sarebbe stato riscontrato un maggior numero di procedimenti conclusi entro i 2 anni, per il solo tempo ridotto di osservazione. Sono stati calcolati gli Odds Ratio (OR) con il corrispondente Intervallo di Confidenza (IC) al 95%, includendo i diversi “fattori di rischio” in parte diversi tra il ruolo contenzioso e il ruolo lavoro e previdenza. In particolare, per il ruolo contenzioso sono stati considerati i seguenti fattori: sesso, grado del procedimento (primo o secondo), età del magistrato all’emissione del provvedimento definitorio del processo (≤50, 51-≤55, 56-≤60, 61-≤65, >65), carico di lavoro del magistrato, inteso come numero medio dei processi gestiti annualmente dal magistrato (<258, 258-<369, ≥369), numero di udienze (sino a 2, >2), numero di legali (sino a 3, >3), anno di iscrizione del procedimento (dal 2005 al 2011), modalità di definizione (con o senza sentenza), mesi intercorrenti tra la data di iscrizione e la data della prima udienza (<3.5, 3.5-<4; 4; 5; ≥6). Si è osservato come nel contenzioso hanno maggiore probabilità di durare più di 2 anni i processi di secondo grado, (OR=2.46; 95% IC 2.15-2.83), quelli con più di 2 udienze fissate nel corso della causa (OR=4.24; 95% IC 3.98-4.51), con più di 3 legali nominati dalle parti (OR=1.36; 95% IC 1.28-1.44) e quelli definiti con sentenza (OR=3.94; 95% IC 3.68-4.23). In conclusione, l’analisi condotta consente di osservare come la durata di un processo sia influenzata sia da fattori non controllabili e spesso attinenti alla complessità della causa (come il grado del procedimento, il numero di legali e quindi di parti, la modalità di definizione) che da fattori sui quali si potrebbe intervenire, come il numero di udienze fissate o i tempi di fissazione della prima udienza nella materia del lavoro e della previdenza. L’approccio logistico è risultato molto promettente: attingendo agli strumenti metodologici della epidemiologia, apparentemente molto distanti dal campo di indagine prescelto, esso fornisce informazioni inerenti l’aumento del rischio di maggior durata per i fattori determinanti considerati. Considerando la natura “patologica” e non fisiologica della durata dei processi in materia civile, probabilmente tale approccio risulta più appropriato rispetto alla materia di indagine e potrà essere utilizzato per ampliare lo studio sia al territorio che agli uffici di primo grado.
Predictive factors of civil proceedings’ length In Italy the duration of civil proceedings is considered unduly excessive. Although a general tendency to a significant reduction, the duration is still longer than what is stated by the European Convention on Human rights, which recognises that everyone has the right to see his cause examined and decided within a reasonable time. Despite, rare are the studies aimed to identify the determinants of the proceedings’ duration. The aim of this study is to determine the predictive factors of excessive length of civil proceedings. The data analysed in the study are civil proceedings registered from 01/01/2005 to 31/12/2013 at the Court of Milan, a total of 72,482 cases observed at 31/12/2014. The variables considered in the study are: year of proceedings registration, from 2005 to 2013; jurisdiction (first instance or appeal); action; date of the first hearing and number of judicial hearings; number of parties and lawyers; resolution; age of the judge at the time of proceedings resolution. We used Kaplan-Meier analyses to estimate the probability of survival distribution in order to analyse the association between the main variables of the proceedings considered. Analysis have highlighted how different the proceedings’ duration is according to jurisdiction, action, number of judicial hearings, workload of the judge, resolution, number of parties and lawyers. Odds Ratios (OR) for proceedings duration and the corresponding 95% Confidence Interval (CI) were derived using multiple logistic regression with the aim of estimating the risk of each covariate. The models included terms for year of proceedings registration, jurisdiction, action, date of the first hearing and number of judicial hearings, number of parties and lawyers, resolution, age of the judge at the time of proceedings resolution. In accordance with the law ‘Pinto’ on unreasonable duration of the proceedings, we distinguished proceedings lasting more than 2 years from the others (categorical variable), considering the former as 'cases' and proceedings with a duration up to 2 years as 'controls'. In particular, we considered the following factors: sex, jurisdiction, age of judge at the time of resolution (≤50, 51-≤55, 56-≤60, 61-≤65,> 65), workload of the judge defined as the average number of proceedings managed annually by the judge (<258, 258- <369 ≥369), number of judicial hearings (up to 2> 2), number of lawyers (up to 3,> 3), year of enrolment procedure (2005-2011), resolution, months between the date of registration and the first hearing (<3.5 , 3.5- <4; 4; 5; ≥6). It was noticed that contentious likely to last over two years for the appeal proceedings (OR = 2.46; 95% CI 2.15-2.83) are those with over two hearings fixed during the proceedings (OR = 4.24; 95% CI 3.98-4.51), with over three lawyers appointed by the parties (OR = 1:36; 95% CI 1:28 to 1:44) and those defined by judgement (OR = 3.94; 95% CI 3.68-4.23). In conclusion, the analysis conducted allows to observe that the duration of a proceeding is influenced both by uncontrollable factors often related to the complexity of the case (such as the jurisdiction, the number of lawyers and therefore of parties, the judgement) and by factors that could be influenced to reduce the duration, such as the number of judicial hearings or the time fixed for the hearing.
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Zucchet, Valentina <1993&gt. « La dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16488.

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La presente tesi, che ha un taglio penale tributario, si sviluppa in 3 capitoli e ha l’obiettivo di analizzare la normativa che disciplina le violazioni dei precetti penali tributari, con particolare riferimento al reato di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti di cui all'art. 2 del D.Lgs. n. 74 del 10 marzo 2000 successivamente riformato, almeno in parte, dall’art 2 del D.Lgs. n. 158 del 2015. Reato questo che rappresenta una delle fattispecie maggiormente lesive nell'ambito del D.Lgs. n. 74 del 2000, in quanto qualificato da un comportamento fraudolento. Infatti, nel corso degli anni, numerosi sono stati i chiarimenti apportati non solo della Suprema Corte ma anche dalla Corte di Giustizia Europea (CGE). Per questi motivi, l’elaborato della tesi, dopo aver analizzato l’evoluzione che ha subito il diritto penale tributario, entrerà nel cuore della materia attraverso l’analisi delle più recenti sentenze pronunciate dai giudici.
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Larsson, Andreas. « Entreprenör : Hur fattar entreprenören beslut, egentligen ? » Thesis, Mälardalen University, School of Innovation, Design and Engineering, 2010. http://urn.kb.se/resolve?urn=urn:nbn:se:mdh:diva-9544.

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Inom området entreprenörskap finns massor av böcker skrivna. De behandlar allt från innovationsprocessen och kreativitet till affärsplaner och marknadsföring.

Så gott som alla av dessa böcker utgår dock ifrån att entreprenören har ett klart mål för sin förmåga till företagsamhet. I managementlitteraturen beskrivs tillvägagångssätt om hur entreprenören ska lägga upp sina strategier, knyta kontaktnät, skaffa kapital och andra metoder för att nå sitt mål för sin idé. Det verkar helt enkelt vara en idealbild där allt bara stegvis händer med ett lyckat mål.

 

Ponera att entreprenören istället redan har givna resurser såsom partners och kapital, men ingen klar idé över vad man kan skapa med hjälp av dessa resurser.

 

Syftet med undersökningen är att ta reda på hur entreprenörer i verkligheten arbetar vid planering och beslutsfattande. Använder de sig av de metoder som beskrivs i managementböcker, eller låter det saker hända mer oplanerat och spontant?

 

Med hjälp av kvalitativa intervjuer med tre entreprenörer ska jag försöka ta reda på hur entreprenörer i verkligheten förhåller sig till beslutsfattande och planering.

 

Resultatet visar att förhållningssätten är lika olika som entreprenörernas personligheter. Vissa tar snabba beslut och ger sig in i nya branscher, medan andra arbetar mer metodiskt och eftertänksamt. Dock visar det sig att den entreprenör som inte arbetat efter den modell som managementlitteratur beskriver, är den som tagit sin verksamhet längst.

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Fiori, Chiara. « Design e tecnologia del prodotto come fattori competitivi ». Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016.

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La tesi approfondisce il contributo del design e della tecnologia al processo di innovazione, tale tema verrà approfondito nel corso del secondo capitolo in relazione al settore degli elettrodomestici bianchi. Nel terzo capitolo viene descritta la partecipazione al business game, un software che permette di simulare delle operazioni di gestione aziendale, all'interno di un particolare contesto, ogni giocatore (o squadra) rappresenta il management di un’impresa e deve dunque prendere decisioni in ambito strategico ed operativo. In tale capitolo viene discussa l'importanza che il design e la tecnologia hanno avuto in questo gioco.
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Zagarella, Roberta. « Il fattore personale dell'argomentazione : una prospettiva retorico-antropologica ». Doctoral thesis, Universite Libre de Bruxelles, 2014. http://hdl.handle.net/2013/ULB-DIPOT:oai:dipot.ulb.ac.be:2013/209332.

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Dans le cadre d’une approche philosophique et épistémologique, qui privilège le point de vue rhétorique sur l’argumentation et la ligne de pensée Aristote-Vico-Perelman, la thèse essaye d’analyser la construction de la subjectivité dans le discours argumentatif. Je cherche à montrer qu’il est possible de tracer une théorie de l’argumentation dans laquelle subjective n’est pas synonyme de fallacieuse.

En général, la thèse analyse le rôle de celui qui parle et de celui qui écoute dans l’argumentation et dans tous les discours. Je vais soutenir est que la dimension personnelle n’est pas un élément qu’il faut supprimer mais, au contraire, un élément essentiel du discours argumentatif.

Une approche rhétorique au problème du sujet se base sur une intuition fondamentale de la rhétorique d’Aristote .Comme nous le savons, dans le premier livre de la Rhétorique, Aristote affirme que le discours (logos) est composé (synkeimai) de trois éléments :l’orateur, le sujet traité et l’auditoire .Au même temps la rhétorique est composée des trois éléments :Logos, Pathos et Ethos. La pratique linguistique inclut la dimension émotive, l’orateur et l’auditoire, qui sont des éléments discursifs. De même, l’ethos et le pathos ne sont pas des moyens de preuves irrationnelles ou des fallacies. On verra que cette idée implique un système philosophique et épistémologique assez différent du système normativiste des théories contemporaines :cela implique de revenir sur le concept de rationalité et sur le rapport entre la rationalité, la praxis et son incertitude essentielle.

Pour question de temps, la thèse ne parle pas de pathos. Elle s’occupe de l’ethos soit du point de vue de celui qui parle (Partie I) soit du point de vue de l’auditoire (Partie II).

Dans la première partie, on analyse la question de la rationalité rhétorique et des paralogismes et les définitions historiques de la dimension personnelle de l’argumentation (ethos, personne, ad hominem).

Dans la deuxième, on analyse le rapport entre la dimension personnelle, le sens commun, la vérité, la certitude et la fides.

En conclusion, on soutiendra que l’ethos est soit une pistis technique de la rhétorique, soit une des conditions préalables du discours même.


Doctorat en Langues et lettres
info:eu-repo/semantics/nonPublished

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Curcetti, Simona Pia. « Principali fattori che influenzano il colore delle carni ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Le decisioni di acquisto della carne sono influenzate dal colore più di qualsiasi altro fattore di qualità poichè rappresenta, per i consumatori, un indicatore di freschezza e salubrità. I consumatori desiderano un rosso attraente e mostrano una minore preferenza per la carne estremamente scura (DFD) o estremamente chiara (PSE). Il colore è determinato cromaticamente dai pigmenti presenti nelle carni e dal loro stato ossidoriduttivo oltre che dalla microstruttura della carne. Gli attributi cromatici sono principalmente determinati dalla quantità di light scattering nel muscolo, processo in cui la luce viene diffusa o deviata da collisioni con le particelle del mezzo che attraversa. Nel corso delle 48 ore post mortem (PM) i cambiamenti biochimici, ossidativi e fisici nel muscolo contribuiscono alle variazioni nel colore della carne e, quindi, nella qualità e nel valore. Si ipotizza che il light scattering provenga principalmente da: i) Contrazione trasversale del reticolo strutturale dei miofilamenti, miofibrille e fibre muscolari; ii) Mancanza di restringimento longitudinale del sarcomero; iii) Composizione proteica del mezzo circostante (sarcoplasma e spazio extracellulare). Le fibre muscolari ad alto pHu subiscono un minor restringimento trasversale, hanno diametri maggiori ed un volume minore di spazio extracellulare, che riduce la dispersione della luce e si traduce in un colore della carne più scuro. Le fibre muscolari più chiare ed a basso pHu subiscono maggiore restringimento trasversale ed hanno un volume maggiore di spazio extracellulare che consente una maggiore diffusione della luce. Per limitare gli sprechi e le perdite, l'industria deve individuare soluzioni innovative per migliorare la durata del colore e della shelf-life dei prodotti a base di carne.
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Ghielmini, Michele. « Fattori prognostici nel carcinoma polmonare non microcitoma avanzato / ». [S.l : s.n.], 1988. http://www.ub.unibe.ch/content/bibliotheken_sammlungen/sondersammlungen/dissen_bestellformular/index_ger.html.

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Agosta, Marcello. « Fattori di sviluppo del settore agroalimentare in Lettonia ». Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2001. http://hdl.handle.net/10579/663.

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ZAGARELLA, Roberta. « Il fattore personale dell'argomentazione. Una prospettiva retorico-antropologica ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2014. http://hdl.handle.net/10447/91004.

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DE, ANGELIS LAURA COSTANZA. « Valutazione dei fattori di rischio precoci di patologia cerebrale nel neonato prematuro : fattori perinatali e nuovi biomarkers su liquido amniotico e amnion ». Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2021. http://hdl.handle.net/11567/1046993.

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Résumé :
Background. La nascita pretermine si accompagna ad un aumentato rischio di sviluppare un danno neurologico, che può presentarsi con diversi quadri patologici, in relazione all’entità del danno e all’età gestazionale del neonato. L’identificazione precoce dei fattori di rischio di danno neurologico nella popolazione dei nati prematuri è di fondamentale importanza per migliorare l’assistenza al neonato sia durante il ricovero in Terapia Intensiva Neonatale, sia per guidare e personalizzare il follow-up post-dimissione. Mentre diversi studi hanno evidenziato un significativo ruolo dei fattori postnatali precoci sullo sviluppo di tali lesioni, il ruolo dell’ambiente intrauterino e della patologia placentare sullo sviluppo di tali lesioni non è ancora stato del tutto chiarito. L’analisi istologica placentare può fornire indicazioni preziose circa la possibile eziopatogenesi delle lesioni cerebrali neonatali e, nella sua componente fetale, rappresenta un ottimo tessuto di partenza per l’identificazione di nuovi biomarker. Metodi. Lo studio, che ha interessato 289 neonati pretermine < 32 settimane gestazionali ricoverati alla nascita presso la U.O. Terapia Intensiva Neonatale tra gennaio 2012 e ottobre 2017, ha valutato il ruolo di numerosi fattori di rischio perinatali sullo sviluppo di lesioni cerebrali della prematurità (emorragia intraventricolare, emorragia cerebellare, lesioni della sostanza bianca), diagnosticate mediante RM al termine di età corretta. È stata inoltre effettuata la ricerca di un’associazione tra tali lesioni e le caratteristiche istopatologiche placentari, rivalutate secondo la recente classificazione di Amsterdam. Inoltre, su un sottogruppo di tali soggetti è stata eseguita l’analisi proteomica con spettrometria di massa del liquido amniotico e dell’amnion prelevati alla nascita, analizzata tramite Weight Gene Co-expression Network Analysis (WGCNA). Per l’analisi statistica dei fattori di rischio è stata effettuata una analisi descrittiva dei dati mediante l’utilizzo del t test di Student per le variabili continue e il test χ2 o il Fisher's exact test per le variabili categoriche. È stata inoltre effettuata una analisi univariata dei fattori considerati e successivamente multivariata considerando unicamente le variabili statisticamente significative o borderline all’analisi univariata. Risultati. Lo studio ha evidenziato una significativa correlazione tra lesioni cerebrali e alcune caratteristiche perinatali, confermando le osservazioni di studi precedenti (presenza di emorragia cerebellare [OR: 8.14], ventilazione meccanica nelle prime 72 ore [OR: 2.67] e pervietà del dotto di Botallo trattata farmacologicamente [OR: 2.6]. Dopo correzione per l’età gestazionale, uno dei fattori di rischio indipendenti più importanti nel determinare il rischio neurologico, e nello specifico, di emorragia intraventricolare è risultata essere la corioamnionite coinvolgente il versante materno di stadio 1 [OR: 2.92] e stadio 3 [OR: 4], mentre non emersa alcuna correlazione tra reperti placentari e altre lesioni cerebrali. Dallo studio di proteomica è emerso un pattern di co-espressione proteica caratteristico in caso di corioamnionite interessante il versante fetale della placenta [ME brown: indice di Pearson 0.9; p < 0.05]. L’identificazione delle componenti proteiche presenti in tale pool potrebbe portare all’identificazione di uno o più nuovi marker di corioamnionite che dosato nel sangue neonatale, o possibilmente, in quello materno potrebbe essere utilizzato per guidare una precoce valutazione del rischio di lesione cerebrale nel neonato pretermine. Conclusioni. Dalla combinazione di entrambi gli studi emerge la evidente complessità del quadro di infiammazione della diade madre/feto che consta della corioamnionite istologica (solo di recente definita) e della meno oggettivabile, addirittura se non solo sospetta, corioamnionite clinica (febbre materna). Il fattore più importante per capire il coinvolgimento del futuro neonato, del suo essere più o meno “pre-condizionato” dallo stato materno, più o meno prono a sviluppare patologie neonatali, è la presenza di FIRS (Fetal Inflammatory Response Syndrome) che è verosimile debba prevedere l’infiammazione della membrana amniotica e presentare valori di proteomica significativamente alterati sul versante fetale a dimostrazione del coinvolgimento di questa componente. Rimane indiscutibile la multifattorialità delle lesioni cerebrali ed il preponderante ruolo dell’età gestazionale nella loro insorgenza. Tali osservazioni, insieme alla doverosa continua ricerca di biomarker plausibili come il nostro studio ha cercato di dimostrare, sottolineano l’importanza della ottimizzazione del timing del parto prematuro, nel quale il bilancio tra rischi di una nascita troppo pretermine ed i benefici dall’escludere il feto/neonato da un ambiente ostile, quale quello gravidico in corso di infiammazione, vanno ponderati con estrema accortezza.
Background. Preterm birth is associated with an increased risk of brain injuries, which may present with a broad spectrum of clinical features, depending on the severity and the gestational age. The early identification of risk factors for neurological damage in the preterm population is important to improve the perinatal care and to guide the subsequent follow-up. While several studies have highlighted a significant role of early postnatal factors on the development of these lesions, the possible role of the intrauterine environment and the placental pathology has not yet been fully clarified. Placental histological analysis can provide valuable information on the etiopathogenesis of neonatal brain lesions and, in its fetal component, it represents an valuable tissue for the identification of new biomarkers. Methods. The study, which involved 289 preterm infants <32 gestational weeks admitted at birth at our Neonatal Intensive Care Unit between January 2012 and October 2017, evaluated the role of numerous perinatal risk factors on the development of brain lesions of prematurity (intraventricular haemorrhage, cerebellar haemorrhage, white matter lesions), diagnosed by MRI at corrected age. A research project was also carried out to find an association between these lesions and placental histopathological characteristics, re-evaluated according to the recent Amsterdam classification. Furthermore, proteomic analysis with mass spectrometry of the amniotic fluid and amnion was performed on a subgroup of these subjects, analyzed by Weight Gene Co-expression Network Analysis (WGCNA). For the statistical analysis of risk factors, a descriptive analysis of the data was carried out using the Student's t test for continuous variables and the χ2 test or Fisher's exact test for categorical variables. A univariate analysis of the factors considered and subsequently multivariate was also carried out considering only the statistically significant or borderline variables in the univariate analysis. Results. The study highlighted a significant correlation between brain lesions and some perinatal characteristics, confirming the observations of previous studies (presence of cerebellar hemorrhage [OR: 8.14], mechanical ventilation in the first 72 hours [OR: 2.67] and patency of the Botallo duct treated pharmacologically [OR: 2.6]. After correction for gestational age, one of the most important independent risk factors in determining the neurological risk, and specifically, of intraventricular hemorrhage, was stage 1 chorioamnionitis involving the maternal side [OR : 2.92] and stage 3 [OR: 4], while no correlation emerged between placental findings and other brain lesions. The proteomics study revealed a pattern of protein co-expression characteristic in case of chorioamnionitis involving the fetal side of the placenta [ ME brown: Pearson index 0.9; p <0.05] The identification of the protein components present in this pool could b lead to the identification of one or more new markers of chorioamnionitis which, when measured in neonatal blood, or possibly, in maternal blood, could be used to guide an early assessment of the risk of brain injury in the preterm infant. Conclusions. The hystopatogenesis of the inflammation of the mother / fetus dyad consisting of histological chorioamnionitis (only recently defined) and the less objectified, often only suspected, clinical chorioamnionitis (maternal fever) is complex. The most important factor to understand the involvement of the future newborn, of his being more or less "pre-conditioned" by the maternal state, more or less prone to developing neonatal brain complications, is the presence of FIRS (Fetal Inflammatory Response Syndrome) which shows significantly altered proteomic values on the fetal side. The multifactoriality of brain lesions and the preponderant role of gestational age in their onset remains indisputable. These observations, together with the necessary continuous search for plausible biomarkers as our study tried to demonstrate, underline the importance of optimizing the timing of premature birth, in which the balance between the risks of a preterm birth and the benefits of excluding the fetus / newborn from a hostile environment, such as that of pregnancy in the course of inflammation, must be weighed with extreme caution.
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Lombardo, Nicola. « L'innovazione come fattore competitivo : il caso degli elettrodomestici bianchi ». Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/11034/.

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La maggior parte dei mercati sono ormai caratterizzati da una elevata incertezza e da una bassa stabilità per quanto riguarda sia il progresso tecnologico che i bisogni e le richieste dei clienti; l’unica arma che le aziende possiedono per fare fronte alla mutabilità intrinseca dei contesti in cui operano è il continuo rinnovo dei prodotti e dei processi. Possiamo vedere l’innovazione, all’interno di un contesto aziendale, come il risultato di diversi fattori: l’evoluzione delle opportunità tecnologiche di prodotto e di processo, i nuovi modelli di impresa, i nuovi valori che si affermano nella società, i nuovi bisogni dei mercati. La prima parte di questa tesi è incentrata sulla descrizione della natura dell’innovazione, delle sue diverse applicazioni all’interno di un contesto aziendale e delle logiche di funzionamento delle aree aziendali preposte alla gestione dei progetti innovativi. Nella seconda parte si entra più nel dettaglio trattando alcuni aspetti distintivi dell’attività innovativa all’interno del mercato degli elettrodomestici ed analizzando uno specifico caso reale. La scelta della focalizzazione sul mercato degli elettrodomestici non è casuale, infatti la terza e ultima parte di questa trattazione è costituita dalla descrizione dell’attività svolta all’interno del Laboratorio di Gestione Aziendale (Business Game) seguito durante il primo semestre di quest’anno e che ha riguardato la simulazione della gestione di un’azienda produttrice di lavatrici e asciugabiancheria.
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ASSENZA, TIZIANA. « Saggi su fattori monetari e finanziari in economie creditizie ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/114.

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La tesi si colloca nel filone di letteratura dell' Acceleratore Finanziario, che si è sviluppato a partire dagli anni 90. Il lavoro prende le mosse dai modelli di Kiyotaki e Moore (KM,1997, 2002) e di Greenwald e Stiglitz (GS 1993, 2003). L'obiettivo è quello di tentare di rispondere ad alcuni quesiti che sorgono spontaneamente dallo studio di questa tipologia di modelli, inquadrando le idee proposte in una modellistica teorica adeguata. La tesi si compone di 7 capitoli. Nei primi due capitoli viene presentato e discusso, sia in chiave microeconomica che in chiave macroeconomica, il framework proposto da KM. Nel capitolo 3 si introduce il problema della bancarotta e si esplorano gli effetti di eventuali bancarotte sui mercati dei beni e sui mercati finanziari. Nel capitolo 4 viene presentato e discusso un articolo di Cordoba e Ripoll (2004a) nel quale gli autori sviluppano un modello à la KM introducendo il ruolo della moneta tramite l'approccio del Cash In Advance (CIA) constraint . Nel quinto capitolo viene presentato e discusso un contributo originale che introduce il ruolo della moneta nel modello di KM tramite l'approccio della Moneta nella Funzione di Utilità. Il modello è relativamente semplice possono emergere equilibri multipli e permette di esplorare gli effetti della politica monetaria sulle variabili macroeconomiche. Nel capitolo 6 si presenta un modello a generazioni sovrapposte à la Diamond-Samuelson utilizzando il framework di KM. In tale contesto la moneta ha essenzialmente il ruolo di riserva di valore (permette di incrementare il consumo e il bequest da vecchi), mentre il bequest rappresenta una risorsa a disposizione del giovane. In fine il modello presentato nel capitolo 7 è un esempio di un modello macroeconomico microfondato con vincoli finanziari e agenti eterogenei à la Greenwald-Stiglitz. Viene presentata una procedura di aggregazione che permette di ottenere le variabili macroeconomiche tenendo in considerazione il comportamento individuale degli agenti. Il modello può essere studiato tramite delle simulazioni in una struttura Agent-Based.
The dissertation could be traced back to the so called Financial Accelerator literature, that has been developed during the 90's. In particular it is essentially an attempt to adapt, modify or even subvert the basic framework proposed by Kiyotaki and Moore (KM,1997, 2002) and by Greenwald and Stiglitz (GS 1993, 2003) in order to provide answers to some questions that naturally arise from the study of these types of models. The thesis is divided into 7 chapters. Chapters 1 and 2 present and discuss the benchmark model, i.e. the framework put forward by KM, at the micro level (optimization problems of the different types of agents, market equilibrium) and at the macro level (laws of motion of macro state variables) respectively. In chapter 3 we study the conditions under which bankruptcy can occur and we explore the consequences of actual bankruptcies in terms of disruption of financial and goods markets. In chapter 4 we present and discuss a paper by Cordoba and Ripoll in which the role of money in a framework à la KM is introduced by means of the Cash In Advance (CIA) constraint approach. In chapter 5 we follow the Money In the Utility function (MIU) approach to introduce money in the original KM framework. The model seems very promising because is relatively simple, there can be multiple equilibria and the effect of a monetary injection can be explored in a straightforward way. In chapter 6 we model a KM economy in an OLG setting à la Diamond-Samuelson in which money plays basically the role of a store of value, which allows to increase consumption and bequest when old and bequest plays the role of internal resources for the young. The model presented in chapter 7 is an example of a microfounded macroeconomic model with financing constraints and heterogeneous agents of the Greenwald-Stiglitz type. An aggregation procedure is proposed in order to go from the individual to the aggregate variable. The model can be explored by means of simulations in an Agent-Based setting.
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BATTAGLIA, MARCO. « Dai mangimi al latte : fattori di rischio e qualità ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2010. http://hdl.handle.net/10280/784.

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Résumé :
La tesi è divisa in quattro manoscritti. Lo scopo è lo studio di tre aspetti, come casi-studio indipendenti, all’interno della gestione della catena alimentare dai mangimi al latte. Il primo manoscritto riguarda la fortificazione del latte bovino con iodio e selenio allo scopo di migliorare la qualità del latte e dei suoi derivati; il secondo riguarda la contaminzione dei mangimi con melamina come fattore di rischio per l’industria lattiero-casearia e la salute pubblica. Gli ultimi due lavori sono corollari alla qualità del latte derivante dallo iodio: ovvero un confronto analitico tra procedure di determinazione dello iodio in latte crudo, e uno studio di speciazione dello iodio inorganico nel latte crudo fortificato. Il primo lavoro offre informazioni per meglio comprendere i fattori coinvolti nel miglioramento della concentrazione dello iodio e del selenio nel latte a seguito di una fortificazione della dieta animale. Riguardo la melamina, lo studio conferma il passaggio di essa dai mangimi al latte e la sua rapida escrezione anche a livelli bassi di ingestione da parte dell’animale; uno scarso passaggio dal latte al formaggio. Il terzo lavoro mostra che, per analisi dello iodio con ICP-MS, l’estrazione dell’elemento con soluzione d’ammoniaca è una valida alternativa al metodo ufficiale con TMAH. La speciazione dello iodio inorganico nel latte scremato è un’operazione possibile utilizzando delle diluizioni con soluzione d’ammoniaca (quarto manoscritto).
The thesis is divided into 4 manuscripts. The aim is to study three aspects, as independent case studies, within the quality management of feed-for-food system. The first manuscript is about the fortification of feeds with iodine and selenium to improve the quality of cow’s milk and derivatives; the second one investigates the contamination of feeds with melamine as risk factor for dairy industries and human health. The last two works are corollaries to the iodine-linked quality of milk: i.e. a comparison between analytical procedures for the determination of iodine in raw milk, and a speciation study of iodine in fortified milk. The first work helps to better understand factors involved in improvement of milk iodine and selenium concentration and CO following supplementation with inorganic sources. Regarding melamine, the study confirmed the pathway for its transmission from feed to milk and its rapid excretion, also at a very low level of melamine ingestion by cows; and a low transfer from milk to cheese. The third study shows that the ammonia extraction of iodine is a valid alternative to the official method with TMAH for iodine determination in milk, by using ICP-MS. The speciation of inorganic iodine in skimmed milk is feasible by using ammonia dilution (fourth manuscript).
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De, Quarto Nicola <1979&gt. « Fattori di rischio in corso di tromboflebite nel cavallo ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/3021/1/da_stampare_con_frontespizio_15-3-10.pdf.

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De, Quarto Nicola <1979&gt. « Fattori di rischio in corso di tromboflebite nel cavallo ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/3021/.

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La, Morella Carla Maria Alessia. « La fibrinogenemia nel K colorettale (prospettive come fattore prognostico) ». Doctoral thesis, Università di Catania, 2012. http://hdl.handle.net/10761/949.

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Résumé :
Scopo della presente tesi è quello di valutare, in base ai dati della letteratura, se l iperfibrinogenemia costituisca un elemento clinicamente rilevante ai fini predittivi della recidiva del carcinoma colorettale. Viene inoltre presentata la casistica relativa ai casi di CRC operati presso la Clinica Chirurgica II (Direttore Prof. Salvatore Berretta) del P.O. Policlinico dal 2001 al 2010.
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Bisson, Anna-Lisa <1964&gt. « L’Italia nei mercati internazionali : fattori di successo e criticità ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6426.

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Résumé :
La tesi mira ad analizzare la posizione dell’Italia nello scenario internazionale, partendo dall’esamina delle principali teorie degli scambi internazionali. Vengono poi descritti i fattori di sviluppo della crescita, quali il capitale umano, la ricerca e l’innovazione tecnologica, l’apertura dei mercati come driver per competere nello scenario globale. Viene svolto un approfondimento dell’Italia esaminando l’andamento del flusso degli investimenti diretti esteri e delle quote di mercato nel commercio internazionale negli ultimi vent’anni e delle politiche in atto per il rilancio del Made in Italy nel mondo.
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Pasquon, Francesco <1992&gt. « IFRS 9 : Fattori e cause alla base del cambiamento ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/8600.

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Résumé :
L'elaborato si occupa dell'analisi della disciplina dello IAS 39 soffermandosi sui principali punti di debolezza e quindi sulle motivazione che hanno portato al cambiamento della disciplina. In seguito viene svolta un'analisi delle principali novità introdotte dallo IFRS 9, porgendo attenzione ai nuovi fattori positivi, in particolar modo la disciplina a riguardo l'impairment test delle attività finanziarie. Infine viene presentata un'analisi empirica in cui vengono rappresentati gli effetti del nuovo principio.
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Puppo, Simone <1996&gt. « La motivazione del personale come fattore critico di successo ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17497.

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Résumé :
La crescente attenzione verso le problematiche psicologiche e le esigenze sociali delle risorse umane non va letto come un semplice adempimento morale o legale, ma può essere considerato uno dei punti di forza dell'impresa. Perseguire gli obiettivi economici istituzionali tramite un team affiatato e coeso è meno tortuoso, ma come innescare il processo motivazionale? Gli incentivi monetari producono un loro impatto e sono un buon punto di partenza, ma alla luce delle teorie sui bisogni e degli studi nel campo della psicologia non costituiscono l'unica determinante. L'obiettivo dell'elaborato è dimostrare come un sistema di benefit aggregato e coordinato con le iniziative di welfare è la chiave per creare una base solida dalla quale partire per costruire il successo della propria azienda.
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Zecchin, Francesca <1997&gt. « Influenza dei fattori ESG sulla valutazione del merito creditizio ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19741.

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Résumé :
Negli ultimi anni è cresciuta notevolmente l’attenzione riguardo agli impatti sociali dell’agire d’impresa, tanto da diventare un tema oggetto di numerosi studi. I cambiamenti climatici, i disastri naturali e altri considerevoli eventi su scala globale hanno portato investitori e imprese a rivedere il loro modus operandi e l’intero processo decisionale al fine di compiere delle scelte che limitino l’impatto, soprattutto a livello ambientale, e possano in alcuni casi andare a supporto delle problematiche attuali. Il seguente lavoro ha come obiettivo quello di analizzare l’influenza della dimensione ambientale, sociale e di governance di un’impresa sulla valutazione del merito creditizio della stessa in modo tale da incentivare l’intero mondo imprenditoriale ad avvicinarsi a tali tematiche, comprendendo l’importanza di questo cambiamento per ottenere benefici sia nella sfera economico-finanziaria sia in quella sociale ed ambientale. Inizialmente viene approfondito il rischio di credito, dando una panoramica relativa al processo di assegnazione del rating creditizio. Successivamente, si affronta il tema della responsabilità sociale d’impresa e del concetto di creazione di valore condiviso, spostandosi poi alla nascita e all’attuale considerazione dei criteri ESG sul fronte degli investimenti. Collegandosi a quest’ultimo argomento viene presa in disamina la tematica relativa ai rating ESG e alla loro considerazione all’interno dei credit rating. Infine, attraverso un’analisi empirica, si va a studiare il grado di correlazione tra i due rating per verificare se una migliore valutazione relativa al merito creditizio deriva anche da migliori performance connesse ai fattori ESG.
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Boscaro, Elisa. « Fattori prognostici nella leucemia linfatica cronica di tipo B ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2010. http://hdl.handle.net/11577/3427364.

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Résumé :
B-cell chronic lymphocytic leukemia (B-CLL) is the most common leukemia in adults and it is characterized by the accumulation of monoclonal small CD5+ B lymphocytes, in peripheral blood, bone marrow and lymphoid organs. The clinical course encompasses indolent to aggressive disorders, the latter requiring intensive therapeutic intervention. In the past, several clinical and biological prognostic factors have been proposed, including clinical stage, lymphocyte doubling time, bone marrow infiltration, percentage of prolymphocytes, serum β2 microglobulin, tymidine kinase and soluble CD23 levels. Even if these factors correlate with the clinical outcome of the CLL, they were not able to predict the evolution of the disease in patients at the earliest stages of disease. For this reason novel prognostic factors able to predict at diagnosis the clinical evolution of the disease and stratifying patients into groups with a different risk degree have been recently identified. During the three years of this project we collected pheripheral blood samples from 247 patients affected by B-CLL referring to our Hematology and Clinical Immunology Unit and we evaluated the prognostic role of some new factors, including: somatic hypermutations of the Ig variable region genes (SHM), BCR VH repertoire, expression of CD38, CD305 and ZAP-70 in leukemic cells. By flow cytometry, we compared two techniques for ZAP-70 analysis: the isotype control and the ratiometric method. Between the two methods we selected the second one because it was indipendent of the operator and more reproducible. Then we standardized this method for our laboratory instruments. We optimized threshold value for ZAP-70 expression and we selected the cut-off that had greatest sensitivity and specificity. Finally we compared the results obtained from 4 different monoclonal antibodies (MoAb) anti-ZAP-70, identifying two MoAb for the detection of ZAP-70: the anti-ZAP70 Alexa Fluor 488, Caltag Laboratories and anti-ZAP70 FITC, Upstate Cell Signaling Solution. The analysis of LAIR-1 showed that it was reduced in CLL patients (41% ± 32) with respect to in healthy subjects (84% ± 1) and, in particular high-risk patients (stage 3 and 4) had less protein expression than lower-risk group (stage 0-2). Our data confirmed the prognostic role of SHM in CLL: the median survival times for mutated and unmutated patients were 260 and 99 months, respectively (p<0,001). The evaluation of the VH repertoire highlighted a prevalent expression of the gene families VH3 (58% of the patients), VH1 (18% of the sample) and VH4 (18%). The expression of VH1 genes was associated with an unmutated IgVH status (58% of CLL patients); the expression of VH4 family was associated to a mutated status (SHM≥2%) and to a median global survival of 220 months, significantly higher when compared to the average of the whole sample (p<0,001). We also demostrated a prognostic role for CD38 and ZAP-70 expression: the median overall survival for CD38 negative and positive patients was 123 and 250 months, respectively (p<0,01); the median survival for the ZAP-70 positive and negative patients was 135 and 220 months (p<0,01). We analyzed the correlations between these prognostic factors. Statistical analysis showed a significant correlation between CD38 expression and the unmutated IgVH status (p<0,01) and between ZAP-70 expression and the absence of hypersomatic mutation (p<0,05). LAIR-1 was less expressed in both SHM negative patients and in CD38 positive patients. Our data confirm the utility of new prognostic factors as far as they may predict the clinical evolution of the disease. However, the mutational status of variable heavy chain Ig genes at present represents the most reliable and mandatory prognostic factor. ZAP-70 evaluation by flow cytometry tecnology is promising but every laboratory should standardize appropriate methods according to the instruments and reagents available in their setting.
La leucemia linfatica cronica di tipo B (LLC-B) è la forma più comune di leucemia dell'adulto ed è caratterizzata dall’accumulo nel sangue periferico, nel midollo osseo e negli organi linfatici di piccoli linfociti B monoclonali esprimenti il marcatore CD5. È una patologia eterogenea, la cui evoluzione varia da un decorso clinico indolente, che non necessita di alcuna terapia, ad una rapida progressione che richiede un trattamento. L’identificazione di fattori che permettano di stratificare pazienti a prognosi differente fin dalle fasi iniziali della malattia è uno dei principali obiettivi degli studi riguardanti la LLC-B. Negli anni sono stati definiti fattori di prognosi classici (il tempo di raddoppiamento linfocitario, l’infiltrazione del midollo osseo, la percentuale di prolinfociti, i livelli di β2 microglobulina, di timidina chinasi e di CD23 solubile), e, più recentemente, fattori prognostici correlati a caratteristiche molecolari del clone leucemico, tra i quali la presenza di alterazioni citogenetiche, lo stato mutazionale dei geni della catena pesante delle immunoglobuline (SHM), l’espressione dell’enzima telomerasi e di molecole quali CD38 e ZAP-70. Un possibile fattore prognostico, ancora in fase di valutazione, è infine il leucocyte-associated Ig-like receptor-1 (LAIR-1 o CD305), un recettore inibitorio, espresso sulla superficie delle cellule B, che può indurre la defosforilazione di diverse chinasi. Il progetto di ricerca sviluppato nei tre anni di dottorato mirava a definire il valore di alcuni fattori prognostici di recente definizione (CD38, CD305, ZAP-70 e SHM) e le possibili correlazioni esistenti tra essi. In particolare, poiché le modalità di determinazione dell’espressione della chinasi ZAP-70 sono oggetto di discussione a livello internazionale, una parte rilevante del triennio di questo dottorato di ricerca è stata dedicata alla valutazione ed alla comparazione di diversi metodi sperimentali, al fine di identificare un procedimento affidabile e ripetibile per la quantificazione di questa proteina. L’individuazione di un metodo affidabile e riproducibile per l’analisi di ZAP-70 mediante analisi citofluorimetrica ha portato alla scelta del metodo raziometrico, che valuta l’intensità media di fluorescenza di ZAP-70 nei linfociti B patologici in rapporto all’intensità media di fluorescenza della proteina nei linfociti T. Il metodo si è rivelato infatti più indipendente dall’operatore rispetto alle altre metodiche analizzate. Una volta stabilito il metodo più appropriato, abbiamo adeguato la metodica alla strumentazione del nostro laboratorio di Ematologia e Immunologia Clinica. Abbiamo quindi stabilito il valore soglia che meglio distingueva tra pazienti positivi e negativi e che ci permetteva di ottenere le maggiori specificità e sensibilità e abbiamo infine confrontato i dati ottenuti dall’utilizzo di diversi anticorpi monoclonali in grado di riconoscere la proteina ZAP-70 dimostrando che i due anticorpi che davano risultati maggiormente riproducibili e più simili tra loro erano l’anticorpo anti-ZAP70 Alexa Fluor 488, Caltag Laboratories e l’anticorpo anti-ZAP70 FITC, Upstate cell signaling solution. Per quanto riguarda gli altri fattori prognostici esaminati, abbiamo innanzitutto confermano il ruolo prognostico delle SHM nei 247 pazienti da noi analizzati e afferenti all’Unità operativa di Ematologia e Immunologia Clinica. Infatti il valore medio di sopravvivenza globale per i pazienti con SHM≥2% rispetto alle sequenze germline è risultato pari a 260 mesi e 99 mesi rispettivamente (p<0,001). La valutazione del repertorio VH ha evidenziato una prevalente espressione della famiglia VH3 (58% del campione). Le altre famiglie VH più rappresentate erano la famiglia VH1 (18% del campione) e VH4 (18%). L’espressione della famiglia VH1, era associata ad un’elevata probabilità di avere uno stato mutazionale <2% delle IgVH (58%). L’espressione della famiglia VH4, invece, si associa ad uno stato mutato (≥2%) delle IgVH (67%) e ad una sopravvivenza globale media di 220 mesi, significativamente superiore rispetto alla media dell’intero campione (p<0,001). Anche CD38 e ZAP-70 hanno dimostrato un ruolo prognostico importante: la sopravvivenza globale media per i pazienti CD38 positivi e negativi era pari rispettivamente a 123 mesi e 250 mesi (p=0,002); la sopravvivenza globale media per i pazienti ZAP-70 positivi e negativi era pari a 135 e 220 mesi (p=0,009). Lo studio dell’espressione di LAIR-1 ha dimostrato che questo recettore è espresso mediamente in quantità minore (41%±32) rispetto ai soggetti sani (84%±1), ed in particolare i pazienti ad alto rischio (stadio 3 e 4) avevano un’espressione minore della proteina rispetto al gruppo a minor rischio (stadio 0-2). Abbiamo valutato l’esistenza di correlazioni tra i diversi fattori prognostici. Abbiamo così rilevato una correlazione statisticamente significativa tra l’espressione di CD38 e l’assenza di ipermutazioni somatiche (p<0,01). Analogamente, abbiamo osservato una correlazione tra la positività di espressione di ZAP-70 e la mancanza di SHM (p<0,05). Per quanto riguarda LAIR-1, il recettore risulta espresso in quantità minore sia nei pazienti con SHM<2% sia in quelli CD38 positivi, mentre non è emersa alcuna differenza quando si sono considerati i pazienti per l’espressione di ZAP-70. I risultati ottenuti confermano l’efficacia dei fattori prognostici innovativi nel predire fin dal momento della diagnosi il possibile decorso clinico della malattia. Lo stato mutazionale rimane il fattore prognostico di riferimento e attualmente non sostituibile. Per quanto riguarda la proteina ZAP-70, promettente per la praticità e la rapidità della metodica impiegata per la sua valutazione, va sottolineato che ogni laboratorio deve standardizzare la metodica adeguandola agli strumenti ed ai reagenti in dotazione.
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Ricci, C. « Il riconoscimento dei fattori latenti nell'analisi delle componenti principali ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2009. http://hdl.handle.net/2434/50275.

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Larsson, Daniel. « Exposure to crime as a consequence of poverty : five investigations about relative deprivation, poverty and exposure to crime ». Doctoral thesis, Umeå : Department of Sociology, Umeå University, 2006. http://urn.kb.se/resolve?urn=urn:nbn:se:umu:diva-832.

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DOLDO, ELENA. « Placenta growth factor is a survival factor for human malignant mesothelioma cells ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/1154.

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Résumé :
Il fattore di crescita placentare (PlGF) è un regolatore chiave dell’angiogenesi patologica e la sua espressione è legata alla progressione neoplastica. Per valutare se il PlGF possa avere un ruolo nella crescita e progressione del mesotelioma maligno umano (MM), noi abbiamo analizzato l’espressione del PlGF, del VEGF, dei loro recettori (VEGF-R1 e VEGF-R2) e dei co-recettori (neuropilina-1 e neuropilina-2) in linee cellulari di MM, in prelievi bioptici di mesotelio normale, di mesotelio reattivo/iperplastico e di MM. Le colture cellulari di MM esprimevano, anche se con intensità variabile, sia i fattori che i recettori e i co-recettori ad essi associati. Le analisi mediante immunoistochimica hanno messo in luce che il PlGF veniva up-regolato nel mesotelio reattivo/iperplastico rispetto al mesotelio normale, mentre i MM over-esprimevano sia il PlGF (74%) che il VEGF-R1 (94%). La somministrazione di PlGF esogeno non portava a un guadagno di crescita sulle linee cellulari di MM, però era associato a una transiente attivazione di AKT, suggerendo che il PlGF, segnalando tramite VEGF-R1, è capace di attivare degli effettori a valle che regolano segnali antiapoptotici e di citoprotezione. Al contrario la somministrazione di un anticorpo anti-PlGF portava a una significativa riduzione della sopravvivenza cellulare. In conclusione i nostri dati dimostrano che il PlGF agisce come fattore di sopravvivenza nel MM e potrebbe rappresentare un bersaglio molecolare per nuovi approcci antitumorali.
Placenta growth factor (PlGF) is a key regulator of pathological angiogenesis and its overexpression has been linked to neoplastic progression. To assess whether PlGF could have a role in malignant mesothelioma (MM), we analyzed the expression of PlGF, VEGF, and their cognate receptors (VEGF-R1 and VEGF-R2) and coreceptors (neuropilin-1 and neuropilin-2) in MM cell lines as well as in resected MM tissues, hyperplastic/reactive mesothelium and normal mesothelium. MM cell cultures expressed both ligands and the associated receptors to a variable extent and released different amounts of PlGF. As assessed by immunohistochemistry, PlGF expression was switched on in hyperplastic/reactive compared to normal mesothelium. Moreover, 74 and 94% of MM tissues overexpressed PlGF and VEGF-R1, respectively (p<0.05). Administration of recombinant PlGF-2 did not elicit a significant stimulation of MM cell growth, while it was associated with a transient phosphorylation of Akt, suggesting that PlGF-2 could activate downstream effectors of cytoprotective and anti-apototic signals via VEGF-R1 in MM cells. Indeed, the administration of an anti-PlGF antibody was found to cause a significant reduction of MM cell survival. In conclusion, our data demonstrate that, by acting as a survival factor, PlGF can play a role which goes beyond the stimulation of angiogenesis in MM. This evidence could help the rational design of new therapeutic interventions for this aggressive tumor.
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BIANCHI, ILARIA. « Il ragionamento mentale e la condivisione dei significati : fattori di sviluppo e fattori interpersonali che influiscono sulla comprensione degli altri in età prescolastica ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/313.

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La capacità di capire la mente e di predire il comportamento in età prescolastica si basa su concetti mentali o i bambini capiscono gli altri costruendo significanti nell'interazione senza elaborare una formale teoria della mente – TOM? Studio 1: l'analisi coi modelli di Rasch delle performance di 141 bambini alla versione italiana della TOM Scale (Wellman, Liu, 2004) rileva la sequenza: desideri – credenze – emozioni. I risultati vengono letti nei termini della crescente capacità dei bambini a considerare prospettive diverse, e non solo in termini di sviluppo concettuale. Sudio 2: la codifica delle interazioni di 72 bambini nel gioco di finzione (con una griglia appositamente costruita) mostra un progresso nella costruzione collaborativa dei significati solo parzialmente associato alle abilità TOM e individua nella calma un correlato del successo TOM. studio 3: dall'intervista di 36 madri emerge un legame tra mindfulness materna e calma dei bambini, e tra mind-mindedness e mentalità psicologica materne e capacità di ragionamento mentale dei bambini. La letteratura e i risultati del presente lavoro portano a riconoscere che l'esperienza interpersonale sostiene lo sviluppo del ragionamento mentale e suggeriscono che future valutazioni della capacità di capire la mente coinvolgano più direttamente i bambini di quanto facciano gli attuali strumenti formali.
Do preschoolers need mental concepts in order to reason and predict behavior, or do they construe meaning within interactions and do not need to build formal theories of mind - ToM? In study 1, the Rasch analysis of 141 children's performances on the Italian version of the ToM Scale (Wellman, Liu, 2004) shows a progression of understanding from desire, to belief to emotion. Results are discussed in terms of children's increasing experience at dealing with different perspectives that interacts with conceptual development. In study 2, the observation of 72 preschoolers' dyadic play interactions (coded with an exhaustive scheme developed ad-hoc) shows progress in children's collaborative construction of meaning, partially independent from abilities measured by the ToM Scale, and finds calmness as a correlate of ToM success. In study 3, the interview of 36 mothers reveals that maternal mindfulness is related to children's calmness and that maternal mind- and psychological mindedness are associated with children's facility at reasoning about the mental world. The theoretical review and empirical evidence collected lead to recognizing the role played by interpersonal and interactive experiences in framing mental reasoning, and suggest that future research measure social understanding in more participative, subjective situations than current formal assessment.
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Cini, Benedetta. « Il Pricing come fattore competitivo nel mercato dei beni durevoli ». Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016.

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Résumé :
L'elaborato tratta delle dinamiche del pricing, analizzando nello specifico al contrapposizione fra Prezzo e Valore per il Cliente, entrando nello specifico delle metodologie per la determinazione degli stessi per poi introdurre alcune delle più comuni politiche di prezzo attuate dalle aziende. Si descrive dunque il mercato degli elettrodomestici bianchi, evidenziando come il Prezzo sia una variabile determinante in questo mercato ormai in fase di saturazione. Infine si fa un analisi di "The Business Game" analizzando la condotta del team irajoya e come il Prezzo sia stato essenziale per il successo della squadra nel mercato simulato.
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Pagini, Mattia. « Sviluppo mobile multi-piattaforma : fattori da considerare nella scelta tecnologica ». Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/16965/.

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Résumé :
La tesi si prefigge di aiutare le aziende e i team di sviluppo nella selezione delle giuste scelte tecnologiche in ambito mobile. Capire quando conviene sviluppare un'app in maniera nativa e quando invece possiamo sfruttare la potenza dei framework multi-piattaforma
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Paldanius, Martina, et Elizabeth Erlandsson. « Fattiga barn i Sverige : Hur kan vi underlätta för dem ? » Thesis, Högskolan Väst, Institutionen för individ och samhälle, 2011. http://urn.kb.se/resolve?urn=urn:nbn:se:hv:diva-3395.

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Résumé :
Barnfattigdomen är ett samhällsproblem som är högaktuellt i media och i samhällsdebatten. Syftet med studien var att få en ökad kunskap om de fattiga barnens situation i Sverige, detta för att kunna ta fram empowermentstrategier som skulle kunna underlätta för dem, utifrån ett socialpedagogiskt förhållningssätt. Uppsatsen är upplagd som en litteraturstudie och genom textanalys har vi sökt svar på frågorna: Vilken problematik möter de fattiga barnen i hemmet, i skolan och på fritiden? Hur hanterar barnen sin situation? Hur ser barnens behov ut? Kan vi underlätta för barnen och i så fall på vilket sätt? I vår resultatdel tittade vi på vilken problematik fattiga barn möter och hur de hanterar det.  Resultatet visar att de möter begränsningar och upplever känslor av skam, i jämförelse med andra barn. Skolan visade sig vara en central arena där problematiken var tydlig. Barnen bär mycket inom sig och har en ekonomisk medvetenhet. För att hantera problematiken använder de sig av olika strategier som att minska sina behov, dölja sin situation osv. I analysen lyfts barnens behov fram utifrån empowerment och tidigare forskning.  Det framkom att barnen behöver stärkas och få möjligheter till deltagande. Vi avslutar med en diskussion om hur vi kan underlätta för de fattiga barnen. De professionella, t.ex. inom skolan, behöver bli medvetna om strukturer som finns och som skapar ett utanförskap.
Child poverty is a social problem that is highly topical in the media and in public debate.The purpose of this study was to gain a better understanding of the situation of the poor children in Sweden, this in order to develop empowerment strategies that could help them, from a social pedagogic approach. Our essay is written as a literature review and through text analysis we have sought answers to the questions: What problems do the children living in poverty face in their homes, at school and in their spare time? How do they handle their situation? What are the needs of these children? Can we make it easier for them and if so, in what way? In our result we looked at the problems poor children face and how they handle them. The result shows that they encounter limitations and experience feelings of shame, in comparison with other children. The school was found to be a central arena where the problems were obvious. Children bear much inwardly, and have an economic consciousness. To deal with problems they use different strategies to reduce their needs, to hide their situation and so on. In the analysis the children's needs, based on empowerment and previous research, are highlighted. It was found that the children need to be strengthened and given opportunities to participate. We conclude with a discussion on how we can facilitate for the children living in poverty. The professionals, for example at schools, need to be aware of structures that exist and which create a sense of exclusion.
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SILVESTRINI, LUCIA. « I fattori regolativi Nit2p, Yna1p e Yna2p in Hansenula polymorpha ». Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2010. http://hdl.handle.net/11566/242186.

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Marchesi, Barbara <1976&gt. « Endoparassiti del suino : zoonosi e studio dei fattori di rischio ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1857/1/MARCHESI_BARBARA_ENDOPARASSITI_DEL_SUINO_ZOONOSI_E_STUDIO_DEI_FATTORI_DI_RISCHIO.pdf.

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Marchesi, Barbara <1976&gt. « Endoparassiti del suino : zoonosi e studio dei fattori di rischio ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1857/.

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Tacconi, Stefano <1961&gt. « Rapporti fra fattori ambientali e proteine di parete in Bifidobacterium ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2041/1/tacconi_stefano_tesi.pdf.

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Résumé :
The normal gut microbiota has several important functions in host physiology and metabolism, and plays a key role in health and disease. Bifidobacteria, which are indigenous components of gastrointestinal microbiota, may play an important role in maintaining the well-being of the host although its precise function is very difficult to study. Its physiological and biochemical activities are controlled by many factors, particularly diet and environment. Adherence and colonization capacity are considered as contributing factors for immune modulation, pathogen exclusion, and enhanced contact with the mucosa. In this way, bifidobacteria would fortify the microbiota that forms an integral part of the mucosal barrier and colonization resistance against pathogens. Bifidobacteria are not only subjected to stressful conditions in industrial processes, but also in nature, where the ability to respond quickly to stress is essential for survival. Bifidobacteria, like other microorganisms, have evolved sensing systems for/and defences against stress that allow them to withstand harsh conditions and sudden environmental changes. Bacterial stress responses rely on the coordinated expression of genes that alter various cellular processes and structures (e.g. DNA metabolism, housekeeping genes, cell-wall proteins, membrane composition) and act in concert to improve bacterial stress tolerance. The integration of these stress responses is accomplished by regulatory networks that allow the cell to react rapidly to various and sometimes complex environmental changes. This work examined the effect of important stressful conditions, such as changing pH and osmolarity, on the biosynthesis of cell wall proteins in B. pseudolongum subsp. globosum. These environmental factors all influence heavily the expression of BIFOP (BIFidobacterial Outer Proteins) in the cell-wall and can have an impact in the interaction with host. Also evidence has been collected linking the low concentration of sugar in the culture medium with the presence or absence of extracromosomal DNA.
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Tacconi, Stefano <1961&gt. « Rapporti fra fattori ambientali e proteine di parete in Bifidobacterium ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2041/.

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Résumé :
The normal gut microbiota has several important functions in host physiology and metabolism, and plays a key role in health and disease. Bifidobacteria, which are indigenous components of gastrointestinal microbiota, may play an important role in maintaining the well-being of the host although its precise function is very difficult to study. Its physiological and biochemical activities are controlled by many factors, particularly diet and environment. Adherence and colonization capacity are considered as contributing factors for immune modulation, pathogen exclusion, and enhanced contact with the mucosa. In this way, bifidobacteria would fortify the microbiota that forms an integral part of the mucosal barrier and colonization resistance against pathogens. Bifidobacteria are not only subjected to stressful conditions in industrial processes, but also in nature, where the ability to respond quickly to stress is essential for survival. Bifidobacteria, like other microorganisms, have evolved sensing systems for/and defences against stress that allow them to withstand harsh conditions and sudden environmental changes. Bacterial stress responses rely on the coordinated expression of genes that alter various cellular processes and structures (e.g. DNA metabolism, housekeeping genes, cell-wall proteins, membrane composition) and act in concert to improve bacterial stress tolerance. The integration of these stress responses is accomplished by regulatory networks that allow the cell to react rapidly to various and sometimes complex environmental changes. This work examined the effect of important stressful conditions, such as changing pH and osmolarity, on the biosynthesis of cell wall proteins in B. pseudolongum subsp. globosum. These environmental factors all influence heavily the expression of BIFOP (BIFidobacterial Outer Proteins) in the cell-wall and can have an impact in the interaction with host. Also evidence has been collected linking the low concentration of sugar in the culture medium with the presence or absence of extracromosomal DNA.
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Capelli, Marilù <1974&gt. « Sindrome di Down e fattori di rischio nel declino neurocognitivo ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2917/1/Capelli_Maril%C3%B9_tesi.pdf.

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Résumé :
Down syndrome (DS) or Trisomy 21, occurring in 1/700 and 1/1000 livebirths, is the most common genetic disorder, characterized by a third copy of the human chromosome 21 (Hsa21). DS is associated with various defects, including congenital heart diseases, craniofacial abnormalities, immune system dysfunction, mental retardation (MR), learning and memory deficiency. The phenotypic features in DS are a direct consequence of overexpression of genes located within the triplicated region on Hsa21. In addition to developmental brain abnormalities and disabilities, people with DS by the age of 30-40 have a greatly increased risk of early-onset of Alzheimer’s disease (AD) and an apparent tendency toward premature aging. Many of the immunological anomalies in DS can be enclosed in the spectrum of multiple signs of early senescence. People with DS have an increased vulnerability to oxidative damage and many factors, including amyloid beta protein (Abeta), genotype ApoE4, oxidative stress, mutations in mitochondrial DNA (mtDNA), impairment of antioxidant enzymes, accelerated neuronal cell apoptosis, are related to neuronal degeneration and early aging in DS. SUBJECTS and METHODS: Since 2007 a population of 50 adolescents and adults with DS, 26 males and 24 females (sex-ratio: M/F = 1.08), has been evaluated for the presence of neurological features, biomarkers and genetic factors correlated with neuronal degeneration and premature aging. The control group was determined by the mother and the siblings of the patients. A neuropsychiatric evaluation was obtained from all patients. The levels of thyroid antibodies (antiTg and antiTPO) and of some biochemical markers of oxidative stress, including homocysteine (tHcy), uric acid, cobalamin, folate were measured. All patients, the mother and the siblings were genotyped for ApoE gene. RESULTS: 40% of patients, with a mild prevalence of females aged between 19 and 30 years, showed increased levels of antiTg and antiTPO. The levels of tHcy were normal in 52% patients and mildly increased in 40%; hyperomocysteinemia was associated with normal levels of thyroid antibodies in 75% of patients (p<0.005). The levels of uric acid were elevated in 26%. Our study showed a prevalence of severe MR in patients aged between 1-18 years and over 30 years. Only 3 patients, 2 females and one male, over 30 years of age, showed dementia. According to the literature, the rate of Down left-handers was high (25%) compared to the rest of population and the laterality was associated with increased levels of thyroid antibodies (70%). 21.5% of patients were ApoE4 positive (ApoE4+) with a mean/severe MR. CONCLUSIONS: Until now no biochemical evidence of oxidative damage and no deficiency or alteration of antioxidant function in our patients with DS were found. mtDNA sequencing could show some mutations age-related and associated with oxidative damage and neurocognitive decline in the early aging of DS. The final aim is found predictive markers of early-onset dementia and a target strategy for the prevention and the treatment of diseases caused by oxidative stress. REFERENCES: 1) Rachidi M, Lopes C: “Mental retardation and associated neurological dysfunctions in Down syndrome: a consequence of dysregulation in critical chromosome 21 genes and associated molecular pathways.” - Eur J Paediatr Neurol. May;12(3):168-82 (2008). 2) Lott IT, Head E: “Down syndrome and Alzheimer's disease: a link between development and aging.” - Ment Retard Dev Disabil Res Rev, 7(3):172-8 (2001). 3) Lee HC, Wei YH: “Oxidative Stress, Mitochondrial DNA Mutation, and Apoptosis in Aging.” - Exp Biol Med (Maywood), May;232(5):592-606 (2007).
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Capelli, Marilù <1974&gt. « Sindrome di Down e fattori di rischio nel declino neurocognitivo ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2917/.

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Résumé :
Down syndrome (DS) or Trisomy 21, occurring in 1/700 and 1/1000 livebirths, is the most common genetic disorder, characterized by a third copy of the human chromosome 21 (Hsa21). DS is associated with various defects, including congenital heart diseases, craniofacial abnormalities, immune system dysfunction, mental retardation (MR), learning and memory deficiency. The phenotypic features in DS are a direct consequence of overexpression of genes located within the triplicated region on Hsa21. In addition to developmental brain abnormalities and disabilities, people with DS by the age of 30-40 have a greatly increased risk of early-onset of Alzheimer’s disease (AD) and an apparent tendency toward premature aging. Many of the immunological anomalies in DS can be enclosed in the spectrum of multiple signs of early senescence. People with DS have an increased vulnerability to oxidative damage and many factors, including amyloid beta protein (Abeta), genotype ApoE4, oxidative stress, mutations in mitochondrial DNA (mtDNA), impairment of antioxidant enzymes, accelerated neuronal cell apoptosis, are related to neuronal degeneration and early aging in DS. SUBJECTS and METHODS: Since 2007 a population of 50 adolescents and adults with DS, 26 males and 24 females (sex-ratio: M/F = 1.08), has been evaluated for the presence of neurological features, biomarkers and genetic factors correlated with neuronal degeneration and premature aging. The control group was determined by the mother and the siblings of the patients. A neuropsychiatric evaluation was obtained from all patients. The levels of thyroid antibodies (antiTg and antiTPO) and of some biochemical markers of oxidative stress, including homocysteine (tHcy), uric acid, cobalamin, folate were measured. All patients, the mother and the siblings were genotyped for ApoE gene. RESULTS: 40% of patients, with a mild prevalence of females aged between 19 and 30 years, showed increased levels of antiTg and antiTPO. The levels of tHcy were normal in 52% patients and mildly increased in 40%; hyperomocysteinemia was associated with normal levels of thyroid antibodies in 75% of patients (p<0.005). The levels of uric acid were elevated in 26%. Our study showed a prevalence of severe MR in patients aged between 1-18 years and over 30 years. Only 3 patients, 2 females and one male, over 30 years of age, showed dementia. According to the literature, the rate of Down left-handers was high (25%) compared to the rest of population and the laterality was associated with increased levels of thyroid antibodies (70%). 21.5% of patients were ApoE4 positive (ApoE4+) with a mean/severe MR. CONCLUSIONS: Until now no biochemical evidence of oxidative damage and no deficiency or alteration of antioxidant function in our patients with DS were found. mtDNA sequencing could show some mutations age-related and associated with oxidative damage and neurocognitive decline in the early aging of DS. The final aim is found predictive markers of early-onset dementia and a target strategy for the prevention and the treatment of diseases caused by oxidative stress. REFERENCES: 1) Rachidi M, Lopes C: “Mental retardation and associated neurological dysfunctions in Down syndrome: a consequence of dysregulation in critical chromosome 21 genes and associated molecular pathways.” - Eur J Paediatr Neurol. May;12(3):168-82 (2008). 2) Lott IT, Head E: “Down syndrome and Alzheimer's disease: a link between development and aging.” - Ment Retard Dev Disabil Res Rev, 7(3):172-8 (2001). 3) Lee HC, Wei YH: “Oxidative Stress, Mitochondrial DNA Mutation, and Apoptosis in Aging.” - Exp Biol Med (Maywood), May;232(5):592-606 (2007).
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