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Thèses sur le sujet « Età prescolare »

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1

MARCHIONE, DANIELA. « Analisi e valutazione della complessità sintattica in età prescolare ». Doctoral thesis, La Sapienza, 2006. http://hdl.handle.net/11573/917243.

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2

PISTORIO, BIANCA ANTONIA DONATELLA. « Regolazione delle Emozioni e Strategie di Reazione in Età Prescolare ». Doctoral thesis, La Sapienza, 2006. http://hdl.handle.net/11573/917239.

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3

Crociani, Martina. « Bilinguismo precoce : scelta o necessità di imparare una L2 in età prescolare ». Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/9119/.

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Résumé :
Il presente elaborato si pone l’obiettivo di far luce su un fenomeno ancora oggetto di pregiudizi e stereotipi: il bilinguismo. Nel primo capitolo si delineano i contorni del bilinguismo e le varie classificazioni per definire il soggetto bilingue, partendo dai vari gradi di competenza, passando poi all'acquisizione del linguaggio nel bilingue precoce e giungendo ad elencare i vantaggi e presentare i luoghi comuni che ancora demonizzano tale fenomeno. Nel secondo capitolo dell’elaborato ci si concentra invece sulla scelta consapevole dei genitori nell’iniziare i figli a un’educazione bilingue sin dalla nascita, indicando i fattori che influenzano il percorso bilingue e portando esempi concreti grazie alla collaborazione di una famiglia italo-francese che ha accettato di sottoporsi a intervista. Nel terzo capitolo viene preso in esame il bilinguismo precoce all'interno di famiglie immigrate, analizzando i fattori che spesso ostacolano lo sviluppo della L2 nel bambino a contatto con due culture. In particolare, attraverso il film Le Gone du Chaâba, si riflette sulla figura del bambino come ponte tra due culture e strumento d’integrazione per la famiglia. Infine, nel quarto ed ultimo capitolo, si mette in luce la percezione sociale del bilinguismo in una società apparentemente governata dal monolinguismo. Si osservano dunque alcune politiche volte ad educare al plurilinguismo e viene presentato un metodo didattico di apprendimento linguistico precoce in un nido d’infanzia locale.
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4

PIAZZALUNGA, SILVIA. « La Partecipazione Comunicativa in età prescolare nello sviluppo linguistico tipico e atipico ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2021. http://hdl.handle.net/10281/325881.

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Résumé :
Il presente lavoro considera la salute, in accordo con quanto proposto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, nei termini di un complesso funzionamento bio-psico-sociale dell’individuo, che può essere descritto sia in riferimento alle possibilità di eseguire attività, sia in relazione al grado di partecipazione conseguito nelle situazioni di vita. Nella comunità scientifica è stato, inoltre, introdotto il costrutto multi-componenziale di Partecipazione Comunicativa (PC), riferito alla possibilità di un individuo di prendere parte alle situazioni quotidiane attraverso le competenze comunicativo-linguistiche. Tale costrutto è stato, prevalentemente, indagato in popolazioni pediatriche con disturbi eterogenei dello sviluppo e, pertanto, tenendo conto della scarsità dei dati disponibili, appare rilevante esaminarlo, da un lato, nei bambini con sviluppo linguistico atipico, per verificare se la presenza di difficoltà linguistiche sia associ ad una Partecipazione Comunicativa compromessa e, dall’altro, anche nei bambini con sviluppo linguistico tipico, per facilitare l’interpretazione di eventuali dissimilarità tra le due popolazioni. Nel presente elaborato viene presentata una rassegna della letteratura scientifica e, successivamente, sono riportati alcuni studi empirici realizzati per rispondere alle suddette necessità. Il primo studio indaga la PC e le componenti ad essa sottese nello sviluppo linguistico tipico, investigandone la traiettoria evolutiva e verificando l’influenza di specifici fattori individuali, quali il genere e la qualità dell’eloquio. A partire dal ruolo che quest’ultimo fattore ricopre nel grado di PC in età prescolare, il secondo studio intende verificare se i bambini caratterizzati da un eloquio compromesso presentino, rispetto ai pari, delle differenze significative in tale capacità, approfondendo il peso assunto dalla competenza articolatoria. A seguito delle evidenze riscontrate circa le differenze tra le due popolazioni osservate, nel terzo studio si approfondisce la qualità delle associazioni intercorrenti tra la PC, le competenze linguistiche formali, quelle di natura socio-emotivo-comportamentale e il temperamento, nello sviluppo linguistico tipico e in quello atipico. Nel complesso, emerge che, nel periodo prescolare, la PC presenta una traiettoria incrementale, lievemente influenzata dal genere, che risulta, in ogni caso, associata alla qualità dell’eloquio. La rilevanza dell’eloquio è confermata anche considerando i bambini con sviluppo linguistico atipico, nei quali si osservano importanti limitazioni nella PC e nelle componenti ad essa sottese. Viene altresì rilevato che la PC non è direttamente relata a competenze di natura socio-emotivo-comportamentale nonostante, nei bambini con sviluppo linguistico atipico, le difficoltà nell’utilizzo funzionale del linguaggio siano associate alla manifestazione di comportamenti disadattativi di tipo internalizzante. Alcune delle componenti funzionali della PC risultano, invece, chiaramente associate, in maniera positiva, a specifiche dimensioni temperamentali, ovvero all’estroversione, alla socievolezza e alla manifestazione di emozioni positive, contrariamente a quanto osservato nel caso in cui il bambino stesso manifesti alti livelli di inibizione comportamentale. Nelle conclusioni dell’elaborato si evidenziano le possibili ricadute applicative dei risultati ottenuti, sottolineando come l’introduzione, nella pratica clinica, di questo costrutto, nonché di validi strumenti attraverso cui misurarlo, risponda ad attuali esigenze sanitarie riferite alla fase diagnostico-valutativa, alla scelta di strategie e procedure di intervento e alle modalità di verifica dell’efficacia degli interventi stessi, indirizzati ai bambini con sviluppo linguistico atipico.
This research is in line with the World Health Organization's recommendation to consider health as a complex bio-psycho-social functioning of the individual, which can be described both through an individual's specific activities and the degree of his/her participation in daily experiences. From these premises, the scientific community has recently elaborated the multi-componential construct of Communicative Participation, which refers to an individual's ability to take part in everyday life situations, specifically with communicative-linguistic skills. Previous research mainly investigated this construct in children with heterogeneous communicative-linguistic disorders. Because of the lack of existing evidence, it is still relevant to further investigate it, on the one hand, in children with atypical language development, to examine whether linguistic difficulties are associated with impaired Communicative Participation and, on the other hand, also in children with typical language development, to interpret any differences between the two populations. This manuscript includes a review of the scientific literature and three empirical studies. The first study investigates Communicative Participation and its underlying components in typical language development; it investigates this competence's developmental trajectory and verifies the influence of specific individual factors, such as gender and quality of speech, on it. Since the quality of speech plays a role in the degree of Communicative Participation in preschool age, the second study examines whether children with speech/language disorders differ from peers in this capacity, and it explores the role of articulatory skill. Results show that children with speech/language disorder are significantly different from peers in Communicative Participation. Thus, the third study investigates associations between Communicative Participation, linguistic skills, social-emotional-behavioural skills, and temperament in typical and atypical language development. Overall, the research work shows that Communicative Participation improves with age in the preschool, it seems to be slightly influenced by gender, and it is, in any case, associated with the quality of the child's speech. Speech is also relevant because children with atypical language development have significant limitations in Communicative Participation and its underlying components. Moreover, Communicative Participation is not directly related to social-emotional-behavioural skills. However, uniquely in children with atypical language development, there is an association between language use difficulties and internalizing behavioural problems. Instead, some functional components of Communicative Participation are positively associated with some temperamental dimensions, such as extraversion, sociability, and positive emotions. These traits are positively associated with the child's functional use of expressive language; on the contrary, there is a negative association between behavioural inhibition and Communicative Participation. In conclusion, the paper highlights the possible clinical implications of the results and emphasizes that it is relevant to apply the new construct of Communicative Participation in clinical practice and use valid tools to measure it. This innovation can support many needs connected to the clinical practice with children with speech/language disorders, such as deepening the first functional assessment, choosing an intervention, and selecting outcome measures.
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5

De, Pascalis Francesca. « Parametri temporali del passo nei bambini in età prescolare : analisi mediante sensori inerziali indossabili ». Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/15789/.

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Résumé :
La tesi di seguito realizzata ha lo scopo di fornire il risultato derivante dall’analisi di dati relativi a bambini aventi dai 2 ai 24 mesi di esperienza di cammino indipendente. Lo studio ha coinvolto 18 bambini di età compresa tra i 14 e i 34 mesi. Sono stati analizzati i parametri temporali relativi al ciclo del cammino per ogni bambino coinvolto nello studio. In particolare, sono state prese in considerazione le seguenti variabili temporali: doppio supporto (percentuale), tempo di stance (percentuale) e tempo di stride. Per ottenere i dati sono state effettuate delle rilevazioni tramite sensori indossabili Opals (APDM). I dati ottenuti dalle rilevazioni sono stati poi analizzati in Matlab. L’ obiettivo di tale tesi è quello di fornire una base di dati quantitativi descriventi il cammino di un gruppo di bambini di età prescolare che, se ampliata, potrà essere usata in altri studi futuri ad esempio come base di paragone per l’analisi del cammino in bambini con o a rischio di disturbi motori (aventi le stesse caratteristiche di quelli coinvolti in questo studio). Un ulteriore scopo è stato quello di analizzare qualitativamente se l’effetto dell’età anagrafica (in mesi) e dei mesi di esperienza di cammino influisse sui risultati.
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6

Scarda, Valentina <1994&gt. « I pronomi clitici : ripetizione e produzione in un gruppo di bambini di età prescolare ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/16032.

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Résumé :
La presente ricerca di tesi ha come scopo l’analisi delle abilità linguistiche di 42 bambini monolingui italiani testati mediante la somministrazione di una prova di ripetizione di frasi a ristrutturazione e di un test di produzione elicitata di pronomi clitici. I partecipanti di questo studio, di età compresa tra i 3;6 e i 6;2 anni, frequentano tutti la scuola dell’infanzia e non hanno mai ricevuto alcun tipo di diagnosi. All’inizio di ogni seduta, ciascun soggetto è stato sottoposto ad un test che misura lo span di memoria, i cui risultati sono stati utilizzati per verificare la correlazione tra le abilità mnemoniche e i punteggi ottenuti nel test di ripetizione. Il test di ripetizione è composto da 55 item (di cui 6 filler), ciascuno dei quali contiene pronomi clitici di prima, seconda e terza persona singolare, presentati nei casi accusativo e dativo. In ogni enunciato sono presenti verbi a ristrutturazione, i quali permettono il movimento del pronome clitico senza che esso ne modifichi il contenuto o ne pregiudichi la grammaticalità. Come modalità, la ripetizione di frasi a ristrutturazione non è mai stata utilizzata per la raccolta di informazioni sull’uso dei pronomi clitici in età prescolare, pertanto i dati della presente ricerca rappresentano una novità in questo campo. L’ultimo test somministrato ha come scopo l’elicitazione dei pronomi clitici dativi, maschili e femminili, di terza persona singolare. In seguito alle analisi condotte, è emersa una maggior accuratezza nella ripetizione di tali strutture quando esse si trovano in posizione proclitica e sono presentate alla forma accusativa; al contrario, si evidenziano prestazioni deficitarie nelle frasi contenenti tre verbi e clitico di terza persona singolare. Nella prova di elicitazione, invece, si osserva la preferenza per il pronome maschile gli rispetto alla forma le, anche in contesti in cui il referente è femminile. Alla luce dei risultati ottenuti, le difficoltà maggiori si riscontrano nei bambini più piccoli, nei quali l’uso dei pronomi clitici si attesta in percentuali minori. Il set di dati offerto dal presente studio ha il merito di completare quanto emerso in Cerutti (2018), mostrando come evolve l’acquisizione linguistica di tali strutture in bambini di età prescolare.
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7

Caiolo, Sofia <1990&gt. « La lingua straniera in età prescolare : analisi del metodo Hocus and Lotus attraverso un'esperienza sul campo ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/8775.

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Résumé :
La tesi proposta ha come obbiettivo il descrivere limiti e vantaggi del metodo didattico Hocus and Lotus (H&L). H&L è un metodo glottodidattico che crea un contatto tra bambini e lingua straniera attraverso le storie di personaggi fantastici. Mantenendo lo stesso testo e le stesse parole, queste storie vengono raccontate in quattro modi diversi: il racconto mimato (forma teatrale), la canzone, la lettura di un libro e il video. Queste quattro modalità vengono ripetute in tutte le lezioni e la stessa storia viene proposta per quattro lezione consecutive in modo che il bambino possa memorizzarla. Oltre a trattare il metodo spiegando nel dettaglio tutte le sue caratteristiche, la ricerca prenderà in considerazione degli aspetti neuro-linguistici in età infantile come per esempio la memoria, l’imitazione, l’attenzione e i periodi critici per l’apprendimento di una lingua. In seguito, degli aspetti propriamente linguistici tipici dei bambini di quest’età verranno evidenziati. In fine, si vedranno alcuni approcci della glottodidattica quali: l’approccio comunicativo, l’approccio umanistico-affettivo e l’approccio multi-sensoriale. La tesi è stata svolta seguendo un approccio sperimentale presso l’Asilo Nido Bim Bum Bam di Noventa Padovana. La classe in cui si è svolto il corso H&L è una classe sperimentale all’interno dell’asilo nido: la sezione è formata infatti da bambini di 3-4 anni. La tesista ha svolto la ricerca usando diversi metodi di raccolta dati: osservazione con registrazione video delle lezioni, questionario per i genitori e una piccola intervista ai bambini. La scelta di usare questi strumenti di ricerca è data dalla volontà di esprimere non solo un parere scientifico da parte della ricercatrice a proposito del metodo, ma anche far sentire la voce dei bambini e della loro percezione verso l’inglese.
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8

SCIFO, Lidia. « Abilità di apprendimento di lettura e scrittura in bambini in età prescolare e predittori di rischio ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2014. http://hdl.handle.net/10447/91247.

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Résumé :
The years from birth through age 5 are a critical time for children’s development and learning. Early childhood educators understand that at home and in early childhood education settings, young children learn important skills that can provide them with the cornerstones needed for the development of later academic skills. These patterns of learning in preschool are closely linked to later achievement: children who develop more skills in the preschool years perform better in the primary grades. The development of early skills appears to be particularly important in the area of literacy. It is estimated that more than a third of all graders (and an even higher percentage of our at-risk students) read so poorly that they cannot complete their schoolwork successfully. Providing young children with the critical precursor skills to reading and writing can offer a path to improving overall achievement (Teale & Sulzby, 1986; Badian, 1988; Tressoldi & Vio, 1996; Whitehurst & Loningan, 1998; Ehri et al., 2005; Pepi, 2004; Cornoldi & Tressoldi, 2007; Pinto et al., 2009; Puranik & Lonigan, 2011). The purpose of this research is to identify and discuss areas of emerging evidence on the relationship between early childhood literacy experiences and subsequent reading acquisition. We do not wish to minimize the role of oral language in early literacy development, for it serves as a companion to the development of reading and writing. First, dimensions of literacy knowledge and literacy experiences are discussed, based on data from recent primary studies and reviews of emergent literacy research. Then areas of emerging evidence are examined for instructional implications for children entering school with diverse literacy experiences (Lonigan et al., 2009 ). In general, purpose of this study was to examine the correlations between indirect and direct measures of emergent literacy skills. Another the purpose of the present study was to examine the research that correlate emergent literacy skills and risk factors of learning disabilities in children in reading and writing . Although many advances have been made in early identification and intervention for students with reading disabilities, there has been less progress in identifying the elaboration of an effective assessment tool (in the Italian language and the languages transparent and semi-transparent like Italian) or “universal screening” for the early identification of learning disabilities that includes all the variables directly and indirectly involved in the learning of reading and writing (Jiménez, 2010; Lonigan et al., 2011). Standardized tools that assess learning to read and writing and can be accurate in identifying variables "at risk" of learning disabilities. Because some of these students may have experienced difficulty with reading from the beginning of their school careers, but other students confront reading and writing problems for the first time in primary school. Appropriate tools have been used for an assessment of all the skills involved in learning to read and write, according to the theoretical model of The National Early Literacy Panel (NELP; see Lonigan, Schatschneider, & Westberg, 2008a). Furthermore, we have involved the teachers in the early identification , we have showed confirming the literature that have a crucial role in learning processes. Instead, the present study is a longitudinal study in two phases (two years from 2012 to 2013), in which they were observed variables involved in learning to read and write in children from last year of kindergarten until first year of primary school. An important role in this research has been given to the influence of socio-cultural context and home literacy experiences or environment which have an important role (Puranik et al., 2010; Jiménez et al., 2009). Some children who have been assessed as "at risk" during the screening of the first phase were included in a specific training. In general, this research is divided into three main parts and three chapters: From emergent literacy to the risk profiles of learning of reading and writing in children (chapters I) Risk factors of learning disabilities in children : a systematic review and international meta-analysis (chapters II) The construction of a risk profile in reading and writing in pre-school-age children (chapters III) These three chapters are organized as three separate searches but that are related to each other by the study of the foundations of learning to read and write in typical and atypical development. The study of learning prerequisites of reading and writing as evidenced by the extensive literature throughout the world is crucial because are involved the life span. In particular, this research is characterized by the following specific and general objectives (Table 1) .
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QUADRELLI, ERMANNO. « La comprensione delle azioni e delle emozioni altrui : correlati elettrofisiologici nella prima infanzia e in età prescolare ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2016. http://hdl.handle.net/10281/100092.

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Résumé :
The research presented in the current dissertation investigates two of the most intriguing topics pertaining to the field of developmental cognitive neuroscience, namely, the development of the ability to understand others’ actions and the ability to comprehend others' emotions. Recent research suggests that the human brain is equipped with structures that are active both during first- and third-person experience of actions and emotions. These structures, known as the mirror neuron system (MNS), were originally discovered in monkeys. They have been proposed as a neural mechanism through which others’ actions, intentions, and emotions can be directly understood by bridging the gap between self and others. In fact, when we perceive someone else’s action or emotion expression we activate a network that is also active during action execution or expression of emotions. Despite recent advances in the study of the development of action and emotion processing, the neuro-cognitive correlates of these abilities in infants and children are far from being fully understood. Studies described in this dissertation attempt to fill this gap by investigating the neural correlates of the ability to perceive and understand others’ actions and emotions in preverbal infants and older children. Chapter 1 provides a review of existing models developed to tackle the developmental origins of mirroring mechanisms, and a discussion of the existing debate about the role of the motor system in action and emotion understanding. The studies reported in Chapter 2 and 3, respectively, focus on the neural correlates of 7-month-olds’ processing of human action sounds, as measured through event-related potentials (ERPs), and the neural mechanisms driving toddlers’ ability to understand others' actions, as assessed by frequency oscillation through time-frequency analysis. Furthermore, the development of the ability to understand others' emotions and the role played by the motor system in such an understanding across development will also be explored. The study described in Chapter 4 explores the neural correlates of 7-month-old infants' capability to process static and dynamic facial expressions of emotions, whereas Chapter 5 is dedicated to the investigation of the mechanisms underlying covert facial muscle reactions, as measured through surface electromyography (sEMG), elicited by the observation of emotional expressions in 3-years-old children. Results of the presented research will be discussed in Chapter 6 to provide an integrated picture of the early stages of the development of action and emotion understanding. The existing theoretical debate about the role of the motor system in action and emotion understanding processes will be addressed by proposing a developmental viewpoint.
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10

Vegliante, Rosa. « La sperimentazione di percorsi didattici nella scuola dell’infanzia per lo sviluppo delle abilità inferenziali di lettura ». Thesis, Universita degli studi di Salerno, 2016. http://hdl.handle.net/10556/2298.

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Résumé :
2014-2015
The research is part of a set of international and national studies, that intended to analyze, in a segmented or integral way, the components of the text’s comprehension from the age of preschool. The work is structured in two parts: theoretical-epistemological and empirical. The first tends to delineate the theoretical framework that has for object the reading comprehension, outlining the complexity of a process, which makes use of a multiplicity of components, to canalize the theme in the age group of interest. The second part analyses the project that originates from the need to describe the interactive and communicative processes in groups of children attending the preschool, involved in a reading comprehension task through the functional use of a IWB. The goal is to experiment, by using specific methodologies and teaching strategies, whether and how it is possible to stimulate and facilitate the development of inferential skills through the active involvement of the student. In this comprehension process the teacher’s role is of primary importance; in fact he rules the interaction among peers in the reading task, the participation methods and the involved children’s actions. The results strengthen our project to foster verbal text comprehension by using pictures and audiovisual texts through the functional use of a IWB. [edited by Author]
XIV n.s.
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MESSETTI, MARINA. « Le relazioni tra pari in età prescolare e scolare : un’indagine sui fattori associati al grado di accettazione e di rifiuto sociale ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2020. http://hdl.handle.net/10281/273357.

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Résumé :
Il presente lavoro si inserisce all’interno di quel filone di ricerca che considera le relazioni sociali, in particolare quelle che il bambino instaura con i propri pari, fondamentali per lo sviluppo delle abilità cognitive, emotive e sociali. In tale prospettiva, l’accettazione e il rifiuto da parte dei membri del proprio gruppo di riferimento assumono una rilevanza specifica in quanto questa seconda condizione può facilitare l’insorgenza di difficoltà in campo scolastico e portare, nel tempo, allo sviluppo di problematiche emotivo – comportamentali. A partire da queste premesse risulta, dunque, importante comprendere quali sono i fattori che possono concorrere a determinare il grado di accettazione e di rifiuto sociale tra pari. In quest’ottica sono stati condotti quattro studi che, nel complesso, hanno inteso verificare la natura delle associazioni, dirette ed indirette, tra alcune caratteristiche e competenze individuali e gli outcomes sociali, in bambini di età prescolare e scolare, considerando altresì il possibile ruolo del fattore genere. Nel primo capitolo vengono esaminate le relazioni che intercorrono tra il grado di accettazione e di rifiuto sociale, la capacità di regolazione emotiva e alcuni tratti temperamentali, quali l’inibizione alla novità, l’attività motoria e l’attenzione, in un gruppo di bambini di età scolare (Studio 1) ed in uno di età prescolare (Studio 2). Dai risultati emerge il ruolo chiave della regolazione emotiva nel mediare l’influenza che alcuni tratti temperamentali, differenti in funzione del genere di appartenenza dei bambini nonché della fase evolutiva in cui si trovano, esercitano sugli outcomes sociali. Il terzo studio approfondisce il ruolo della competenza emotiva, considerandone non solo la componente regolatoria ma anche quella relativa alla comprensione delle emozioni. A partire dall’analisi delle inter – relazioni tra queste componenti e le abilità lessicali, viene esaminato il modo in cui esse, separatamente e congiuntamente, concorrono alla costruzione di relazioni tra pari più o meno positive in età prescolare. Il quarto studio, infine, esamina le relazioni che intercorrono tra le capacità regolatorie infantili, il rifiuto sociale e le problematiche emotivo - comportamentali in età scolare, con l’obiettivo di identificare in che modo la capacità di regolazione ed il grado di rifiuto sociale contribuiscano a determinare il funzionamento comportamentale dei bambini. Nel complesso, dal lavoro di ricerca emerge il ruolo fondamentale della competenza emotiva per lo sviluppo di relazioni sociali tra pari positive ed efficaci e, conseguentemente, l’importanza di promuovere lo sviluppo di tali capacità attraverso programmi mirati.
The present work focuses on social relationships, in particular the ones the child establishes with his peers, known to be fundamental for the development of cognitive, emotional and social abilities. From this perspective, social acceptance and rejection among peers assume particular importance as they are related to children’s later well-being. In fact, studies have shown that children who are liked by their peers have positive adjustment, while numerous negative outcomes have been associated with peer rejection, including emotional and behavioral problems, school avoidance and academic failure. Therefore, it is important to better understand the factors that can contribute to influence peer acceptance and rejection. In this perspective, we conducted four studies in order to verify the nature of the associations between some children’s individual characteristics and competences and their social outcomes, both in preschool and school aged children, also considering the possible role of gender. The first chapter examines the relationships between peer acceptance and rejection, emotion regulation abilities and some temperamental traits, such as inhibition to novelty, motor activity and attention, in a group of school (Study 1) and preschool aged children (Study 2). From the results, it emerges the key role of emotion regulation which mediates the impact of temperament on social outcomes. The third study explores the role of emotional competence, not only in its regulatory aspects but also in terms of emotion comprehension. Moreover, it investigates the inter-relationships of these components with lexical abilities and the way they, separately or jointly, facilitate or hinder social relations. Conclusively, the fourth study examines the relationships between emotion regulation abilities, peer acceptance and rejection and behavioral problems in order to identify the way emotion regulation and peer rejection determine children behavioral functioning. Overall the present research work points out the role of emotional competence for the development of positive social relations among peers and appoints the importance of promoting the development of such skills through targeted programs.
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SELLARI, GIUSEPPE. « La musica come strumento educativo : relazione e comunicazione in età prescolare : programma sperimentale per lo sviluppo dell’empatia e della prevenzione dei disturbi della voce nella scuola dell’infanzia ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2010. https://hdl.handle.net/2108/202613.

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Résumé :
L’empatia è definita come la capacità degli individui di riconoscere e condividere in modo vicario l’emozione provata da un altro individuo, che si traduce in un vissuto emotivo più consono allo stato d’animo dell’altro che al proprio e di comprenderne la situazione mettendosi nei suoi panni in modo sempre più raffinato nel corso dello sviluppo [Hoffmann 2001]. Fin dall’età prescolare, empatizzare con i vissuti dell’altro favorisce la messa in atto dei comportamenti prosociali adeguati [Eisenberg et al., 2006]. L’empatia, inoltre, aiuta a regolare il flusso delle emozioni negative e ridurre le manifestazioni aggressive verso i compagni [Eisenberg, Fabes 1998], favorisce la comunicazione e incoraggia l’accoglienza della diversità [Hoffman 2000]. Essa quindi è una capacità fondamentale per la costruzione di relazioni interpersonali positive e per il benessere dei bambini [Albiero, Matricardi 2006], che è importante promuovere con percorsi di formazione efficaci [WHO 1993]. Esaminando le principali esperienze nell’ambito dell’educazione vocale ed emotiva, e della prevenzione del disagio psicologico, è possibile notare come la maggior parte degli interventi in età prescolare siano solitamente affidati a una programmazione occasionale e carente. Spesso questi percorsi educativi sono basati su tecniche più cognitive in cui la dimensione verbale viene privilegiata a scapito di quella non verbale, ossia non viene preso in considerazione il “lavoro sul corpo” che rappresenta invece un’essenza fondamentale per lo sviluppo del proprio “io” emotivo. Una delle esperienze più coinvolgenti che la musica è in grado di offrire è quella di suscitare profonde emozioni e sentimenti significativi [Budd 1985; Davies 1994; Juslin-Sloboda 2001; Scherer, Zentner 2001; Juslin, Laukka 2004] seguendo una propria logica che è diversa da quella del linguaggio verbale [Nattiez 1989]. Questa capacità di elevare il livello della nostra vita emotiva [Sloboda 1985] non è l’unica peculiarità di quest’arte. La musica infatti, per i vari livelli di abilità sensorie e corporali a cui fa riferimento, può assumere una valenza formativa, educativa, curativa ed estetica di straordinaria importanza e favorire nei bambini, soprattutto in età prescolare, esperienze reali significative perché intimamente vissute [Shuter-Dyson 1999; Imberty 2002; Sacks 2008; Anceschi 2009; Baroni 2009]. OBIETTIVO Alla luce di queste riflessioni, nella presente ricerca si è voluto indagare se il percorso educativo Musica e BenEssere (che utilizza attività musicali d’insieme basate sull’ascolto e sulla produzione vocale e strumentale) fosse efficace nel migliorare l’empatia e la capacità vocale in un gruppo di bambini di quattro anni. METODO Partecipanti: 40 bambini di circa 4 anni frequentanti due classi di scuola dell’infanzia (20 gruppo sperimentale; 20 gruppo di controllo). Procedura: La ricerca è stata condotta in tre momenti: 1- pre-test (Ottobre 2009); 2- training; 3- post-test (Giugno 2010). Nella fasi di pre-test e post-test è stata svolta una visita foniatrica ed è stata proposta a ciascun bambino un’intervista autovalutativa per la misura dell’empatia sperimentata in risposta a picture stories in cui il protagonista provava gioia, tristezza, paura, rabbia (Albiero, Lo Coco 2001, ECSS- Strayer, 1987). Durante la fase di training (solo per il gruppo sperimentale) è stato svolto un percorso educativo (Musica e benEssere) di 24 incontri a cadenza settimanale di circa un’ora ciascuno. Seguendo il principio del “metodo attivo”, si è cercato di favorire momenti d’intensa interazione personale al fine di sollecitare e ampliare le possibilità di rapporti socio-affettivi e relazionali il più significativi e formativi possibili. Le attività di canto corale, di movimento e di musica d’insieme (con lo strumentario didattico) sono state proposte come momenti di scambio e di ascolto per permettere ai bambini, attraverso il confronto con gli altri, di avvalersi di un valido strumento di comunicazione alternativo al linguaggio verbale, di imparare a distinguere e sperimentare con il proprio corpo un orizzonte di relazioni emotive sempre più ampio e, allo stesso tempo, di arricchire le loro esperienze intra e interpersonali. RISULTATI PRINCIPALI E CONCLUSIONI I risultati indicano che il percorso educativo Musica e BenEssere è stato efficace nel migliorare la capacità vocale ed empatica dei bambini verso tutte le emozioni considerate (gioia, tristezza, paura, rabbia) e soprattutto verso emozioni di tono edonico negativo. Ciò è rilevante perché empatizzare con emozioni negative come tristezza e paura favorisce i comportamenti prosociali nei bambini, e empatizzare con la rabbia altrui riduce le loro condotte aggressive [Eisenberg et al. 2006; Hoffmann 2000]. La musica, che «è un gioco da bambini» [Delalande 1984], può pertanto rappresentare un’importante strumento utile a promuovere un positivo sviluppo interpersonale e sociale dei bambini e a migliorare il clima del gruppo classe
The definition of empathy is the ability of individuals to recognize and share in a vicarious way the emotion felt from another person, that is translated in an experienced emotion that is much more appropriate to the emotional mood of the other than to its own, and to understand the situation trying to put him/herself in the other’s shoe in a refined way in the course of development [Hoffmann 2001]. Since preschool age, empathizing with the experience of others help to apply the adaptation to prosocial behavior [Eisenberg et al., 2006]. Moreover, empathy helps to regulate the flow of negative emotions and reduces the aggressive effects towards friends [Eisenberg, Fabes 1991], it helps the communication and it encourages to welcome differences [Hoffman 2000]. So, this is the fundamental ability to build positive interpersonal relations and the well-being of children [Albiero, Matricardi 2006], and it is important to promote it with efficient training courses [WHO 1993]. Examining the principal experiences in vocal and emotional education, and to avoid psycological discomfort, it is possible to notice how often pedagogical approaches in the preschool years are lacking in precise programs. Often these educational courses are based on cognitive techniques where the verbal dimension is a privilege at the expense of the non verbal, and of the “body work” that, on the contrary, represents a fundamental essence for the development of children’s emotional “ego”. One of the most involving experiences that music can offer is to provoke profound and meaningful excitement and emotions [Budd 1985; Davies 1994; Juslin-Sloboda 2001; Juslin, Laukka 2004] following its own logic that is different from the verbal language [Nattiez 1989]. This ability to raise the level of our emotional life [Sloboda 1985] isn’t the only characteristic of this art. In fact music, for the different sensor and body ability level to which it refers, can adopt a formative worthiness (educational, curative and aesthetical) of extraordinary importance and can help children, especially in preschool age, to feel meaningful experiences [Shuter-Dyson 1999; Imberty 2002; Sacks 2008; Anceschi 2009; Baroni 2009]. AIM In the present research the authors examined the contents and the methods of the educational course Music and well-Being (that uses global musical activities based on listening, and on vocal and instrumental production) in order to check its efficiency in improving empathy and vocal ability in a group of four year old children. METHOD Partecipants: 40 children of about 4 years old that attend two primary school classes (20 experimental groups; 20 control groups). Procedure: The research has been done in three moments: 1- pre-test (October 2009); 2- training; 3- post-test (June 2010). In the pre-test and post-test stage they have realized a phoniatric visit and they have proposed to each child a self-value interview to measure the experimental empathy in answer to picture stories in which the protagonist would feel joy, sadness, fear, anger [Albiero, Lo Coco 2001; ECSS- Strayer, 1987]. During the training state (only for the experimental group) they did an educational course (Music and well-Being) made of 24 meetings week terms of about an hour each. Following the value of the “active method”, they have tried to favor personal harmony moments to arrive at the point, rush and extend the possibility of social-emotional relationships and relate the more meaningful and formative possible. The activities of choral singing, of movement and of making music together with Orff instruments have been proposed as moments to give the children a valid instrument of alternative communication to the verbal language, and to experiment with their own body a wide field of emotional relations and, at the same time, to enrich their intra and interpersonal experience. MAIN RESULTS AND CONCLUSIONS The results show the educative path Music and well-Being has been efficient in improving the empathic and vocal ability of children towards all emotions considered (joy, sadness, fear, anger) and above all towards emotions of negative hedonic tone. This is important because to empathize with negative emotions like sadness and fear helps prosocial behavior in children, and empathize with anger others reduce their aggressive behavior [Eisenberg et al. 2006; Hoffmann 2000]. Music, that «is a game for kids» [Delalande 1984], can represent an important instrument useful to promote a positive interpersonal and social development in children and to improve a positive atmosphere in the class group
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Matricardi, Giada. « Se soffri, resto e ti aiuto, o scappo e penso a me ? L'influenza di fattori individuali e contestuali sulla responsività empatica, sui comportamenti prosociali e autocentrati in bambini di età prescolare ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3421763.

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Résumé :
In the last thirty years, a research field has been growing strongly, which systematically investigated the development and expression of empathic responsivity and consequent prosocial or self-focused behaviors in preschool children. In this field of studies, a still neglected issue is that of individual and situational antecedents that precede empathic responses and influence their expression. The present dissertation investigates how individual (effortful control) and situational (presence of expressive and/or situational indices in the context; intensity of expressed emotions and the possibility to escape from the other’s suffering) factors, taken individually or in interaction, can influence empathic responsiveness and prosocial or self-focused (self-soothing, avoidance/avoidant) behaviors in preschool children. The aim of the first study is to investigate the role played by expressive (i.e., facial expressions and behavior indicating the other’s emotion) and situational (i.e., events that might elicit a specific emotion in someone else) indices, taken together or separately/independently, in eliciting empathic responses, prosocial or self-focused behaviors in 3-and 5-year-old children (N = 120) witnessing to the sadness of a non-familiar adult. An observational technique was employed. From a developmental perspective, the results of the study provide a preliminary empirical contribution to Bischof-Kohler’s theoretical model (Bischof-Kohler, 1991). This model assumes that during preschool years children manage more and more complex cognitive mechanisms, and make use of more mature types of empathy that enable them to take the others’ point of view and understand his/her situation on the basis of situational indices in the context more clearly with respect to younger children. In 3-year-old children, results showed a differential influence of separate or combined expressive and situational stimuli on the elicitation of prosocial or self-focused empathic responses. In, 5-year-old children, self-focused behaviors tend to be more frequent and stable when only expressive stimuli are present. This result might be explained by the children’s difficulty in managing shared emotions when an obvious cause is lacking, or to inter-individual differences in the ability to regulate one’s emotions. In order to better understand this issue, we decided to explore whether individual factors related to self-regulation can influence empathic responsivity. More specifically, the study was aimed at investigating the influence of effortful control and impulsivity on trait/dispositional empathy. Effortful control and impulsivity are temperamental variables that are thought to be crucial for the understanding of individual differences in emotion regulation and the resulting behavioral responses of preschool children to social stimuli. Effortful control can be defined as a self-regulating dimension of temperament (Rothbart et al., 1994) that manifests itself in the ability to intentionally and actively inhibit a dominant response and to activate a subdominant one based on context demands (Eisenberg & Spinrad, 2004; Rothbart & Bates, 2006). Impulsivity is conversely defined as a reactive dimension of recognizable undercontrol in individuals who tend to rush headlong into situations without adequate reflection (Arsenio, 1994; Eisenberg, 2002; Spinrad et al., 2006). Empirical evidence has shown how effortful control is associated with positive social development and how impulsivity is associated with detriments children’s social skill development (Eisenberg & Morris, 2002). Moreover, a large number of studies report that children high in effortful control show high levels of empathy and sympathy (Rothbart et al.1994; Eisenberg, Fabes, Murphy, Karbon, et al., 1996; Eisenberg, Fabes, Shepard, et al., 1998; Murphy, Shepard, Eisenberg, Fabes, & Guthrie, 1999; Eisenberg et al, 2006; Rothbart, et al., 2004). There are controverse evidence about the relation between impulsivity and empathy/sympathy (Eisenberget al., 2007). Accordingly with these considerations, as a first step (study 2), three parents’ report scales have been validated on 432 Italian children, 3-8 years of age: 1) the short version (CBQ-SF) of the Children’s Behavior Questionnaire (CBQ-Putnam & Rothbart, 2006), providing a measure of temperament; 2) the complete version of the Effortful Control scale (Rothbart et al., 2001), and 3) a scale measuring trait/dispositional empathy (Ahadi & Rothbart, 1994). The results supported a good fit of the models to the data. Therefore (study 3), a model of structural equations was tested to verify the differential influence of effortful control and impulsivity on trait empathy, as rated by parents of 5-year-old children (N=120). In line with the literature, a positive influence of effortful control on empathy emerged. No relation between impusivity and empathy is found. A fourth study was aimed at investigating the combined influence of effortful control (evaluated through a multimethod measure) and contextual factors (the possibility to retreat/escape and the intensity of emotional stimulation, that call self-regulation into play) on empathic expression/responsiveness, and prosocial and self-focused behaviors in 5-year-old children, using an observational technique. In the first stage, a CFA was used on a group of 5-year-old children (N=228) to verify the validity of a multimethod measure of effortful control, including the parents’ ratings in the Italian version of the CBQ (Rothbart, 2001), and ratings obtained in an observational task of sustained attention (Puzzle task, Eisenberg et al. 2004). A model of structural equation again confirmed the influence of effortful control (as reported by parents an observed in children) on trait empathy rated by parents. The differences between children with high and low effortful control (165 out of the 228 in initial sample) were tested using a 2x2 factorial design, with two between-subject factors: one including two levels of difficulty in escaping from the experimental situation (easy vs difficult), and one including two levels of intensity of sadness showed/expressed by the experimenter (high vs moderate). The results indicate that situational factors (possibility to escape and intensity) interact in influencing empathic responses, leading to greater responsivity in children when retreating form the other’s suffering is difficult and stimulus intensity is high. No significant effect of effortful control on the expression of empathic behaviors was found. On the other hand, effortful control together with situational factors influence the expression of self–focused behaviors. Taken together, these results suggest the importance of taking in account the complexity of empathic responses and related behaviors in preschool years, and the interactions between individual self-regulation and the characteristics of the emotional situation. In this way it will be possible a better understanding and a clearer interpretation of observable expressions of empathy in children, and thus provide useful indications for courses of primary prevention. Such courses might effectively influence the development of empathic competence by promoting prosocial behaviors.
In letteratura esiste un florido filone di ricerca che, nell’ultimo trentennio, ha sistematicamente studiato come si sviluppano e si manifestano nei bambini di età prescolare, la responsività empatica e i comportamenti prosociali o autocentrati che possono farvi seguito. In questo ambito di studi un settore ancora poco esplorato è quello dello studio degli antecedenti (individuali e situazionali) che preludono alle risposte empatiche e ne influenzano l’espressione. Il presente lavoro di tesi esplora in che modo fattori individuali (effortful control) e situazionali (presenza nel contesto di indici espressivi e/o situazionali; intensità dello stimolo manifestato, e possibilità di allontanarsi dalla sofferenza dell’altro) considerati separatamente o in interazione tra loro influenzano la responsività empatica, i comportamenti prosociali o autocentrati (autoconforto, evitamento) nei bambini di età prescolare. Obiettivo di un primo studio è indagare il ruolo che gli indici espressivi (espressioni facciali e comportamento che esplicitano l’emozione provata dall’altro) e situazionali (cioè eventi che potrebbero suscitare un particolare vissuto nell’altro) presenti separatamente e congiuntamente rivestono nell’elicitare manifestazioni empatiche, comportamenti prosociali o autocentrati in bambini (N=120) di 3 e 5 anni in risposta alla tristezza osservata in un adulto. E’ stata utilizzata una tecnica osservativa. In termini evolutivi i risultati dello studio portano un primo contributo empirico al modello teorico di Bischof-Köhler(1991) che ipotizza che nel corso dell’età prescolare, i bambini, riuscendo a padroneggiare meccanismi cognitivi progressivamente più sofisticati, hanno accesso a forme di empatia più mature, che consentono loro di cogliere il punto di vista dell’altro e di comprendere, con maggior chiarezza rispetto ai bambini più piccoli, la sua situazione sulla base degli indici situazionali presenti nel contesto. A 3 anni i risultati evidenziano un’influenza differenziale della presenza congiunta o separata degli stimoli espressivi e situazionali nell’elicitare risposte empatiche, prosociali o autocentrate. A 5 anni quando è presente esclusivamente lo stimolo espressivo i bambini tendono a mostrare comportamenti autocentrati più frequenti e duraturi. Questo risultato potrebbe essere riconducibile ad una difficoltà dei bambini nel gestire il vissuto condiviso in assenza di una causa evidente; ovvero a differenze inter-individuali nella capacità di regolare le proprie emozioni. Per approfondire questa questione si è ci si è chiesti se fattori individuali legati alla regolazione di sé, potessero influire sulla responsività empatica. In particolare, si è inteso studiare l’influenza sull’empatia di tratto di variabili temperamentali che fin dai primi anni di vita sembrerebbe essere centrale per comprendere le differenze individuali nella regolazione affettiva e nelle conseguenti risposte comportamentali dei bambini di età prescolare in risposta agli stimoli sociali: l’effortful control e l’impulsività L’effortful control è definibile come la dimensione auto-regolativa del temperamento (Rothbart et al., 1994) che si esplicita nella capacità di sopprimere intenzionalmente e attivamente una risposta dominante per attivarne una subdominante sulla base delle richieste del contesto (Eisenberg & Spinrad, 2004; Rothbart & Bates, 2006). L’impulsività è invece definita come una dimensione reattiva di undercontrol riconoscibile in individui che si gettano a capofitto nelle situazioni senza un’adeguata riflessione (Arsenio, 1994; Eisenberg, 2002; Spinrad et al., 2006). Evidenze empiriche sottolineano come l’effortful control sia associato ad un positivo sviluppo sociale, e come l’impulsività sia associata ad un detrimento dello sviluppo delle competenze sociali nei bambini (Eisenberg & Morris, 2002). Numerosi studi hanno rilevato che bambini con alti livelli di effortful control, mostrano alti livelli di empatia e sympathy (Rothbart et al.1994; Eisenberg, Fabes, Murphy, Karbon, et al., 1996; Eisenberg, Fabes, Shepard, et al., 1998; Murphy, Shepard, Eisenberg, Fabes, & Guthrie, 1999; Eisenberg et al, 2006; Rothbart, et al., 2004). Controverse le relazioni tra impulsività ed empatia/sympathy (Eisenberg et al. 2007). In accordo con queste considerazioni, come primo passo (studio 2) sono state validate su un gruppo di 432 bambini italiani di 3-8 anni delle scale parents’- report: la versioni breve (CBQ-SF) del Children’s Behavior Questionnaire (CBQ-Putnam & Rothbart, 2006) per la misura del temperamento, la versione lunga della scala di Effortful Control (Rothbart et al., 2001) e una scala per la misura dell’empatia di tratto (Ahadi & Rothbart, 1994). I risultati hanno confermato un buon adattamento dei modelli ai dati. Quindi (studio 3), è stato testato un modello di equazioni strutturali che verificasse l’influenza differenziale dell’effortful control e dell’impulsività sull’empatia di tratto riferita dai genitori in bambini di 5 anni (N=120). In linea con la letteratura si è rilevata un’ influenza positiva dell’effortful control sull’empatia dei bambini. Nessuna relazione è stata rilevata tra impulsività ed empatia(Eisenberget al., 2007). In un quarto studio, si è indagata l’influenza congiunta dell’effortful control (utilizzando una misura multimetodo) e di fattori contestuali (possibilità di fuga e intensità dello stimolo emotigeno, che mettono in gioco la capacità di autoregolazione) sulle manifestazioni empatiche e i comportamenti prosociali e autocentrati messi in atto da bambini di 5 anni, avvalendosi di una tecnica osservativa. In una prima fase, utilizzando una CFA, si è verificata su un gruppo di bambini di 5 anni (N=228) la tenuta di una misura multi metodo di effortful control composta dai punteggi parents’- report che i bambini hanno ottenuto alla versione italiana della scala del CBQ (Rothbart, 2001) e dai punteggi ottenuti ad una prova osservativa di persistenza dell’attenzione (Puzzle task, Eisenberg et al. 2004). Quindi, utilizzando un modello di equazioni strutturali si è riconfermata l’influenza dell’effortful control (riferito dai genitori e osservato nei bambini) sull’empatia di tratto riferita dai genitori. A questo punto ci si è focalizzati sull’obiettivo centrale dello studio. Le differenze tra i bambini (165 dei 228 partecipanti iniziali) con alto e basso effortful control sono state testate utilizzando un disegno fattoriale 2 x 2 con due fattori tra soggetti: uno rappresentato dai due livelli di difficoltà che incontrano i bambini per allontanarsi dalla situazione sperimentale (fuga facile vs fuga difficile) e uno rappresentato da due livelli di intensità con cui lo sperimentatore manifesta tristezza (alta intensità verso moderata intensità). I risultati indicano che i fattori situazionali (possibilità di fuga e intensità) interagiscono nell’influenzare le risposte empatiche, determinando una maggiore responsività dei bambini quando è difficile allontanarsi dalla sofferenza dell’altro e lo stimolo emotigeno è più intenso. Non si è rilevata un’incidenza dell’effortful control sul manifestarsi di espressioni empatiche. D’altro canto l’effortful control congiuntamente ai fattori situazionali influenza la messa in atto di comportamenti autocentrati. Presi complessivamente questi risultati suggeriscono l’importanza di restituire complessità allo studio dell’empatia nell’età prescolare, considerando le interazioni tra la dimensione individuale autoregolativa e le caratteristiche della situazione emotigena, per comprendere e interpretare con maggiore chiarezza le manifestazioni osservabili di empatia dei bambini e pensare corsi di prevenzione primaria che possano più efficacemente incidere sullo sviluppo della competenza empatica promuovendo condotte prosociali.
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MAINO, ELEONORA. « Problemi emotivo-comportamentali nei bambini tra 3 e 5 anni:assessment, fattori di rischio e fattori protettivi ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1740.

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Résumé :
La presente ricerca nasce da una domanda di un territorio specifico che si è interrogato relativamente ai problemi emotivo-comportamentali dei bambini in età prescolare Tale richiesta ci ha sollecitato da un punto di vista teorico a porre l’attenzione da un lato, sul significato “clinico” dei problemi emotivo-comportamentali dei bambini, dall’altro sul processo di assessment e in particolar modo sulla prospettiva multi-informant . Tale prospettiva è stata nello specifico oggetto di riflessione e indagine empirica soprattutto nel primo studio dove si sono considerate con particolare attenzione le discrepanze tra gli informant e il loro possibile significato. La domanda di ricerca iniziale si è quindi ampliata fino ad affrontare l’individuazione dei fattori protettivi e di rischio nello sviluppo psicologico dei bambini in età prescolare. A questo proposito il secondo studio propone un modello multifattoriale per la comprensione delle problematiche emotivo-comportamentali dei bambini che tiene conto di aspetti individuali e di aspetti relazionali, familiari in primo luogo. Infine, il terzo studio vede l’utilizzo del modello teorico proposto nei i primi due studi su di un campione di genitori che si sono rivolti a un servizio territoriale arrivando a identificare gli elementi del modello che discriminano famiglie considerate normali da quelle definibili come cliniche.
This research developed from a need to answer specific questions about emotional-behavioral problems in preschool children. From a theoretical point of view, this need forced one to focus on the “clinical” meaning of emotional-behavioral problems in pre-school children and their assessment processes, especially from a multi-informant perspective. Particularly, this perspective was a topic of interest in an empirical investigation in the first study, where discrepancies between informants and their possible perceptions were considered with particular attention. The initial research question was expanded to deal with the identification of risk and protective factors in the psychological development of preschool children. On this regard, the second study proposed a multi-factorial model to understand the emotional and behavioral problems of children which took into account individual and relational aspects, including especially the family. Finally, the third study considered the use of a theoretical model proposed in the first two studies with a sample of parents who turned for help to social services to identify from the model critical elements that discriminated families which could be considered functional from those defined as clinical.
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MAINO, ELEONORA. « Problemi emotivo-comportamentali nei bambini tra 3 e 5 anni:assessment, fattori di rischio e fattori protettivi ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1740.

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Résumé :
La presente ricerca nasce da una domanda di un territorio specifico che si è interrogato relativamente ai problemi emotivo-comportamentali dei bambini in età prescolare Tale richiesta ci ha sollecitato da un punto di vista teorico a porre l’attenzione da un lato, sul significato “clinico” dei problemi emotivo-comportamentali dei bambini, dall’altro sul processo di assessment e in particolar modo sulla prospettiva multi-informant . Tale prospettiva è stata nello specifico oggetto di riflessione e indagine empirica soprattutto nel primo studio dove si sono considerate con particolare attenzione le discrepanze tra gli informant e il loro possibile significato. La domanda di ricerca iniziale si è quindi ampliata fino ad affrontare l’individuazione dei fattori protettivi e di rischio nello sviluppo psicologico dei bambini in età prescolare. A questo proposito il secondo studio propone un modello multifattoriale per la comprensione delle problematiche emotivo-comportamentali dei bambini che tiene conto di aspetti individuali e di aspetti relazionali, familiari in primo luogo. Infine, il terzo studio vede l’utilizzo del modello teorico proposto nei i primi due studi su di un campione di genitori che si sono rivolti a un servizio territoriale arrivando a identificare gli elementi del modello che discriminano famiglie considerate normali da quelle definibili come cliniche.
This research developed from a need to answer specific questions about emotional-behavioral problems in preschool children. From a theoretical point of view, this need forced one to focus on the “clinical” meaning of emotional-behavioral problems in pre-school children and their assessment processes, especially from a multi-informant perspective. Particularly, this perspective was a topic of interest in an empirical investigation in the first study, where discrepancies between informants and their possible perceptions were considered with particular attention. The initial research question was expanded to deal with the identification of risk and protective factors in the psychological development of preschool children. On this regard, the second study proposed a multi-factorial model to understand the emotional and behavioral problems of children which took into account individual and relational aspects, including especially the family. Finally, the third study considered the use of a theoretical model proposed in the first two studies with a sample of parents who turned for help to social services to identify from the model critical elements that discriminated families which could be considered functional from those defined as clinical.
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Belleau, Louisette. « Attitudes parentales et comportements agressifs des enfants d'âge prescolaire ». Thèse, Université du Québec à Trois-Rivières, 1991. http://depot-e.uqtr.ca/5491/1/000597935.pdf.

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Schwarté, Catherine. « Du prescolaire au scolaire : etude comparative entre la france, la suisse et l'allemagne ». Université Marc Bloch (Strasbourg) (1971-2008), 2000. http://www.theses.fr/2000STR20031.

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Résumé :
En france l'ecole maternelle fait recette et l'opinion generale la considere comme un passage oblige et la preparation indispensable a la reussite de la scolarite ulterieure. Mais qu'en est-il ailleurs ? cette recherche se propose d'effectuer une comparaison a travers trois pays, la france, la suisse et l'allemagne, afin de mieux cerner ce qu'est la prescolarisation, comment elle s'organise et secaracterise et qu'elles peuvent etre, par dela ses objectifs et ses pratiques, ses retentissements sur la scolarite ulterieure. La premiere partie tente de cerner le cadre dans lequel ont ete mises en place et fonctionnent les structures prescolaires de chaque pays. Dans certains etats le devoir de l'education prescolaire est principalement vu a travers la socialisation et la promotion du developpement de l'enfant par le jeu, alors que dans d'autres etats l'accent est mis sur la signification des experiences d'apprentissages precoces qui preparent les apprentissages scolaires. La deuxieme partie presente une approche pratique. Les investigations ont ete menees dans les diverses structures d'education prescolaires et scolaires des trois pays etudies en vue d'observer directement ce qui s'yderoule et d'analyser les pratiques pedagogiques et didactiques qui y sont employees. Cette premiere phase est suivie de la mise en place d'outils d'evaluation qui ont ete soumis aux eleves des differentes institutions prescolaires et scolaires dans le but de voir si la forme de la structure prescolaire dans laquelle evolue l'enfant, et par consequent, le concept pedagogique et les activites qui s'y rattachent, jouent un role determinent sur le demarrage et la reussite de la scolarite ulterieure. Plus de mille feuilles d'evaluation ont ete recueillies. De l'analyse de ces donnees il ressort une tres nette superiorite des eleves francais dans les deux domaines testes au niveau prescolaire, mais cette situation ne se maintient pas au niveau scolaire, la preeminence francaise ne vaut plus. Les eleves francais ont ete rattrapes, voire distances par les eleves des deux autres pays.
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Morasse, Claude. « Adaptation et validation de deux instruments d'évaluation de fonctionnement de la famille de l'enfant d'âge prescolaire ». Sherbrooke : Université de Sherbrooke, 1997.

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MORAN, QUIROZ HILDA. « Culture, education et pouvoir. Les chansons dans l'education prescolaire au mexique de 1934 a 1963 ». Montpellier 3, 1996. http://www.theses.fr/1996MON30021.

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Résumé :
Trois types de chansons sont mis en rapport avec les conditions de leur insertion dans l'education prescolaire publique au mexique et les methodes utilisees pour les enseigner : les chansons enfantines de la tradition orale, les chansons creees ad hoc avec l'aval de l'etat, et les chansons de " cri-cri " (francisco gabilondo soler). Les contes de ce dernier servent de materiel supplementaire a l'analyse comparative, realisee dans le cadre de la sociocritique d'edmond cros. L'epoque comprise entre la creation des premieres chansons de " cri-cri " et la publication du seul enregistrement qui ait inclus des contes (1934-1963) est aussi l'epoque de creation des chansons ad hoc les plus repandues jusqu'a nos jours, et de la lutte pour les substituer aux chansons traditionnelles ainsi que pour empecher l'emploi de celles de " cri-cri ". Mais les circonstances et les pratiques dont parle ce travail portent sur les jardins d'enfants des annees 80 et 90, ou la coexistence des trois types de chansons est plus nette. L'interrogation centrale se rapporte au sens de l'utilisation des chansons qui, en general, ne repond pas a des buts musicaux; il s'agit de decouvrir l'image de la societe et les structures sociales reproduites a travers l'apprentissage des chansons dans la pratique educative quotidienne du jardin d'enfants
Three kinds of songs are discussed here in relation to their insertion within the public preschool education in mexico and to the methods used to teach them: children's traditional songs, composed songs endorsed by the state for educational purposes, and songs created by " cri-cri " (francisco gabilondo soler). The latter's short stories provide supplementary material for the comparative analysis, within the framework of edmond cros's theory of sociocriticism. The period delimited by gabilondo's earliest compositions and the publication of the only recording which includes his short stories (1934-1963) is also the time when the best known educational songs were composed, and marks as well the struggle to substitute these for the traditional songs and to prevent the use of those created by " cri-cri ". But the circumstances and the practices exposed here are carried out unto the nursery schools of the 80's and 90's, where the coexistence of the three kinds of songs is most evident. The core question concerns the utilization of songs, which in general does not respond to the achievement of musical goals; the aim is to reveal the image of society and the social structures reproduced through the learning of songs in the everyday educational practice of the nursery schools
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Morasse, Claude. « Adaptation et validation de deux instruments d'évaluation de fonctionnement de la famille de l'enfant d'âge prescolaire ». Mémoire, Université de Sherbrooke, 1997. http://savoirs.usherbrooke.ca/handle/11143/423.

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Résumé :
La présente recherche porte sur l'adaptation et la validation de deux instruments d'évaluation du fonctionnement de familles d'enfants d'âge préscolaire. Les besoins d'intervention auprès de la clientèle des enfants d'âge préscolaire sont reconnus par de nombreux auteurs. Ces interventions ne doivent pas uniquement inclure l'enfant mais également sa famille en raison de sa forte influence dans le processus de socialisation de l'enfant. De plus, elles doivent se faire de manière rigoureuse, et l'utilisation d'instruments valides permettant de préciser des pistes d'intervention et d'évaluer l'évolution ou l'impact de nos interventions est indispensable à l'atteinte de cet objectif de rigueur dans l'intervention. Or, il n'existe pas actuellement au Québec d'instruments spécifiquement adaptés qui permettent d'évaluer le fonctionnement des familles d'enfants d'âge préscolaire. Un tel instrument permettrait d'intervenir avec rigueur auprès de cette clientèle. La présente recherche vise à répondre à ce besoin en adaptant et en validant deux instruments d'évaluation du fonctionnement de familles d'enfants d'âge préscolaire. --Résumé abrégé par UMI.
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TOOMARI, KHOSH SIMA. « L'enfant d'age prescolaire (3-5) et le langage dans la societe iranienne contemporaine (approche sociolinguistique en milieu urbain) ». Université Louis Pasteur (Strasbourg) (1971-2008), 1986. http://www.theses.fr/1986STR10006.

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Résumé :
Il s'agit d'une etude sociolinguistique chez les enfants d'age prescolaire a teheran. Une etude comparative qui comprend deux groupes d'enfants venant de deux milieux socio-economiques et culturels opposes "favorise" et "defavorisee". Pour mener cette etude nous avons passe quatre epreuves aux enfants de chaque groupe. Epreuves 1 et 2 comprennent chacune une serie de sept images dont l'enfant raconte l'histoire. Epreuve 3 est composee d'une serie de 10 phrases, chacune a repeter apres l'examinateur. Epreuve 4, comprend une serie de 8 mots a definir. Nous avons procede aux resultats des deux premieres epreuves d'apres la methode d'analyse du contenu. Ceci consiste a a un comptage des noms communs, des verbes etc. . . Ces resultats sont presentes dans plusieurs tableaux. Les epreuves 3 et 4 sont traitees d'apres la methode expliquee et appliquee par d. Wechsler concernant les echelles d'intelligence. A la lumiere des recherches contemporaines (labov et bernstein) nous avons essaye d'interpreter les resultats obtenus.
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MARTINAUD, KAREN. « Developpement social et cognitif et debuts de la scolarisation. Apports compares de differents lieux d'accueil prescolaire. (creches, haltes d'enfants et assistantes maternelles) ». Nantes, 2000. http://www.theses.fr/2000NANT3023.

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Résumé :
Cette recherche s'articule autour de deux axes. Les comportements et les performances de jeunes enfants ont ete etudies au cours de differentes situations au sein de leur lieu d'accueil prescolaire d'une part et a leur entree a l'ecole maternelle d'autre part. On a souhaite rendre compte de l'impact de l'experience de collectivite, de la regularite de frequentation, du type et du lieu d'accueil prescolaire sur les comportements sociaux, les habiletes sociocognitives et cognitives et la nature du jeu avant et peu de temps apres la scolarisation, et sur la participation aux activites a l'ecole maternelle. Il apparait que la presence reguliere de pairs, davantage que le nombre de pairs, favorise le developpement des competences sociales. Neanmoins, l'entree a l'ecole maternelle constitue un changement pour tous les enfants ; un temps d'adaptation au fonctionnement et a l'organisation de la classe parait necessaire. De plus, ni les competences sociocognitives et cogni+ives des enfants ni la participation aux activites ne sont liees au lieu d'accueil prescolaire. Par ailleurs, dans un but exploratoire, on a teste l'existence de buts de communication differents chez des professionnels de la petite enfance. On a trouve que les educatrices de jeunes enfants fournissent de l'information et assurent une fonction didactique aupres d'eux tandis que les assistantes maternelles sont plus directives. Ces differents buts de communication ont un impact sur le developpement langagier de l'enfant.
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STEFANELLI, SILVIA. « Le competenze numeriche prescolari e il ruolo dei processi dominio-generali in bambini a sviluppo tipico e in soggetti in età evolutiva con Sindrome di Down ». Doctoral thesis, Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, 2020. http://hdl.handle.net/11380/1200418.

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Résumé :
Il presente progetto di ricerca ha l’obiettivo di approfondire la conoscenza dei processi di acquisizione delle competenze numeriche in bambini a sviluppo tipico e atipico. In età prescolare avviene il passaggio dalle competenze numeriche innate e preverbali a quelle più complesse legate ad aspetti culturali e sociali. La co-esistenza di processi dominio-specifici e dominio-generali permette di sviluppare le competenze numeriche: mentre i primi sono legati alla cognizione numerica, gli altri si concentrano su abilità cognitive non numeriche, tra cui il ragionamento, il linguaggio e le funzioni esecutive. Dai 2 ai 6 anni si sviluppa il pensiero simbolico, cioè la capacità del bambino di usare le rappresentazioni mentali per elaborare la realtà in modo progressivamente meno rigido e più reversibile. Altri modelli ipotizzano lo sviluppo, in questa fase evolutiva, di differenti abilità cognitive, tra cui il fattore Gf e le funzioni esecutive, sulle quali si strutturano le abilità di ragionamento, pianificazione e problem solving. Il primo studio ha indagato lo sviluppo di queste competenze durante il quarto anno di vita attraverso un’analisi delle prestazioni di bambini a sviluppo tipico (N=71) appartenenti a differenti fasce d’età (4-4.5 e 4.6-4.11). Ai partecipanti è stata somministrata una batteria che valuta le competenze numeriche, il ragionamento fluido, la qualità del pensiero, il linguaggio e le funzioni esecutive. I risultati mostrano che i bambini di 4.6-4.11 presentano maggiori competenze numeriche a livello lessicale e di conteggio, mentre le capacità di calcolo e quelle relative all’area semantica risultano simili tra le due fasce d’età. Inoltre, emergono differenze nella qualità delle operazioni mentali, nell’inibizione e nell’attenzione sostenuta. Si osservano significative relazioni tra i fattori dominio-generali indagati e le concomitanti competenze numeriche, seppur con differente intensità nelle due fasce d’età. Il medesimo disegno sperimentale è stato utilizzato per indagare le competenze numeriche e le funzioni cognitive in minori con Sindrome di Down. La disabilità intellettiva è stata identificata come una tra le caratteristiche più importanti di questa popolazione clinica, alla quale si associano compromissioni a carico del linguaggio, degli apprendimenti scolastici, tra cui la cognizione numerica, e delle funzioni esecutive. Il secondo studio ha rilevato che soggetti in età evolutiva (N=22) appartenenti a popolazioni differenti ma con medesima età mentale, valutata con il test Operazioni Logiche, mostrano simili competenze numeriche e cognitive. Ad eccezione della capacità di discriminazione di quantità e di lettura dei numeri, gli individui con Sindrome di Down e a sviluppo tipico di quattro anni d’età mentale mostrano analoghe competenze numeriche. Confrontando i dati, nei minori con Sindrome di Down si rilevano deficit nella comprensione morfosintattica e nella memoria a breve termine verbale. A parità di prestazioni, si osservano differenze tra i due gruppi nella quantità e qualità delle correlazioni tra i fattori dominio-generali e le competenze numeriche. Nonostante tali evidenze necessitino di maggiori approfondimenti, si sottolinea l’importanza di promuovere prassi cliniche che includano, già dall’età prescolare, la valutazione delle competenze numeriche e cognitive e, soprattutto nella Sindrome di Down, del funzionamento intellettivo e della qualità del pensiero, al fine di far emergere punti forza e di debolezza.
The present work aims to explore early mathematical competences in typically developing children and in individuals with Down syndrome. The period between 2 and 6 years is crucial for numerical abilities because there is a connection between innate numerical representation and cultural and social acquisition. The co-existence of number-specific and domain-general processes allows the development of numerical skills: the formers are linked to the numerical cognition, the domain-general processes include reasoning, language, and executive functions. In this period children show the ability to use mental representations and develop different cognitive abilities, like Gf factor and executive functions. The first study investigated early mathematical competences and domain-general processes in children between 4 and 5 years old. A battery of tasks assessing numerical competences, fluid reasoning, logical thinking, receptive language, and executive functions have been administered to a group of 71 typically developing children divided into groups based on their age (4-4.5 vs 4.6-4.11). The results revealed that the younger group performed at a significantly lower level on tasks assessing symbolic mathematical skills and counting. The mental additions and quantity discrimination performances were similar between the two groups. Furthermore, there were significant differences between the two groups on logical thinking, inhibition and sustained attention tasks. The results showed significant correlations between domain-general processes and concomitant mathematical competences, but the effects of these associations were different for the two groups. The second research analysed the same cognitive tasks in individuals with Down syndrome. Intellectual disability has been identified as one of the most important features in this population. The behavioral phenotype of individuals with Down syndrome is characterized by language impairments, limited memory span, and deficits in executive functions and learning abilities. The battery has been administered to a group of 11 individuals with Down syndrome and 11 typically developing children matched for mental age, assessed with the Operazioni Logiche test. The findings revealed that the group of participants with Down syndrome performed at a significantly lower level of quantity discrimination, grammatical comprehension, and short-term verbal memory tasks. Moreover, individuals with Down syndrome read better Arabic numbers than the control group. The results showed differences between the two groups on the quantity and quality of the relationships between domain-general processes and mathematical competences. Certainly, more researches on typically developing and Down syndrome children are needed, but these findings have shown significant similitudes and differences between typical and atypical population and the importance of a neuropsychological assessment. It should include mathematical competences, EF, language, fluid reasoning, and logical thinking. This approach could be useful for identifying strengths and weaknesses in the profiles.
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Elcheroth, Sylvie. « MODALITES DU DEVELOPPEMENT PROFESSIONNEL D'ENSEIGNANTS DU PRESCOLAIRE ET DU PRIMAIRE, DANS LE DOMAINE DE LA PEDAGOGIE DU PLURILINGUISME : CONCEPTION ET EVALUATION D'UNE FORMATION CONTINUE DANS UN PAYS PLURILINGUE (LUXEMBOURG) ». Phd thesis, Université d'Angers, 2010. http://tel.archives-ouvertes.fr/tel-00740035.

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Résumé :
Cette recherche‐action consiste à concevoir, mettre en oeuvre et évaluer une formation continue pour enseignants du préscolaire et du primaire, portant sur la pédagogie du plurilinguisme. Au cours de la formation, des extraits vidéo de pratiques langagières en classe ont été étudiés, des projets plurilingues ont été conçus et mis en oeuvre dans les classes des participants, et des échanges et discussions ont eu lieu durant dix séances de formation mensuelles. Les questions de recherche ont été les suivantes : Quel est le développement professionnel des enseignants, réalisé au cours de la formation ? Quelles sont les caractéristiques de la formation qui ont favorisé ce développement ? La recherche s'inscrit dans un cadre socioconstructiviste et socioculturel. La méthodologie prend appui sur l'analyse thématique, la théorisation ancrée, l'analyse des interactions et l'analyse des pratiques. Elle implique le recueil de données de différents types : questionnaires, enregistrements vidéo et transcriptions des séances de formation, journal de la formatrice‐chercheure, enregistrements et descriptions des pratiques innovantes. Au cours du processus de recherche, des grilles descriptives et d'analyse sont utilisées et développées, et des résultats sont croisés. Une réflexion est menée sur le double rôle de formatrice et de chercheure. L'analyse donne à voir les représentations concernant l'apprentissage de langues, les pratiques plurilingues et le contexte institutionnel, ainsi que les démarches d'analyse portant sur les processus d'apprentissage des élèves, que les participants ont co‐construites, et elle montre la manière dont ces co‐constructions ont eu lieu. Elle caractérise les pratiques innovantes plurilingues que les participants ont développées dans leurs classes, et elle donne à voir le processus d'accompagnement‐sollicitation par la formatrice. Elle montre la manière dont les différents éléments de la formation ont contribué au développement professionnel mentionné. Elle ouvre finalement des voies pour une formation ultérieure, enrichie par la présente recherche.
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Caffieaux, Christine. « L'entrée dans l'écrit : influence des pratiques d'enseignement à l'école maternelle ». Doctoral thesis, Universite Libre de Bruxelles, 2007. http://hdl.handle.net/2013/ULB-DIPOT:oai:dipot.ulb.ac.be:2013/210586.

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REA, MONICA. « La relazione di attaccamento con l’educatore e/o insegnante nei bambini con sindrome di Down in età prescolare ». Doctoral thesis, 2006. http://hdl.handle.net/11573/717870.

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Résumé :
Questo studio ha esaminato l'associazione tra la relazione di attaccamento all'insegnante e l'espressione emotiva nei bambini con sindrome di Down (DS). L'ipotesi di questo studio è che i bambini DS mostrino un livello di attaccamento sicuro inferiore a quello del gruppo di controllo e che la loro espressione emotiva sia associata ai comportamento di attaccamento. Sedici i bambini DS (7 M e F 9; età media cronologica: 53,1 mesi) e ventiquattro bambini con sviluppo tipico (12 M e 12 F; età media cronologica: 43 mesi) con i loro insegnanti hanno partecipato a questo studio. I due gruppi sono stati appaiati per età mentale. L'attaccamento insegnante-bambino è stato valutato utilizzando l'Attachment Q-Sort. L'intensità dell'espressioni emotive è stata valutata utilizzando la Lewis Socio-Emotional Scale Development. I dati hanno mostrato che i bambini DS hanno presentato una più intensa espressione di emozioni negative, e una minore intensità di emozioni positive rispetto al gruppo di controllo. Nei bambini con sviluppo tipico la relazione di attaccamento sicuro al'insegnante era presente in 21 dei 24 (87,5%), mentre nei bambini DS in 10 su 16 (62,5%). I bambini sindrome di Down sembrano essere in grado di stabilire un attaccamento sicuro con l'insegnante e questa capacità sembra essere associata all'intensità dell'espressione emotiva nel contesto educativo.
This study investigated the association between attachment relationship to teacher and the emotional expression in Down Syndrome (DS) children enrolled in regular kindergarten. The hypothesis of this study was that DS children showed a lower secure attachment level to teacher than control group and that their emotional expression is associated to attachment behavior. Sixteen children with Down Syndrome (7 M and 9 F; mean chronological age: 53,1 months) and twenty-four typically developing children (12 M and 12 F; mean chronological age: 43 months) with their teachers participated at this study. The two groups were matched for mental age. Teacher–child attachment was assessed using the Attachment Q-Sort. Intensity of emotional expressions was assessed using Lewis Socio-Emotional Development Scale. Data showed that DS children presented a more intense expression of negative emotions, and a lower intensity of positive emotions (p<0,01) when compared with control group. In typically developing children a secure attachment relationship to the teacher was present in 21 of 24 (87.5%), while in DS children in 10 of 16 (62.5%). In regular kindergarten, Down Syndrome children seem to be able to establish a secure attachment with the teacher and this capacity seem to be associated to the intensity of the emotional expression in the educational context.
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Allard, Édith. « L'interdisciplinarité en sciences et en arts à l'éducation préscolaire : effets sur le développement cognitif des enfants ». Thèse, 2018. http://depot-e.uqtr.ca/id/eprint/8422/1/032073184.pdf.

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