Articles de revues sur le sujet « Esercizio fisico come medicina »

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Sansone, Andrea, Anna Schiavo, Francesco Romanelli et Emmanuele A. Jannini. « Esercizio fisico e doping : ricadute in medicina della sessualità ». L'Endocrinologo 22, no 4 (août 2021) : 311–17. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-021-00930-4.

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Résumé :
SommarioL’attività fisica rappresenta uno strumento essenziale per la prevenzione e la tutela della salute individuale. Ciononostante, solo una minoranza degli adulti raggiunge i livelli raccomandati di esercizio fisico. Nell’ambito della sessuologia medica, intervenire sulla sedentarietà può migliorare la salute sessuale e riproduttiva; tuttavia, è necessario che l’attività fisica sia adeguata, onde evitare lo sviluppo di quadri patologici come la triade dell’atleta o l’ipogonadismo indotto da esercizio fisico. Inoltre, l’eventuale uso di “sostanze atte a migliorare l’apparenza e la performance” ha trasceso i confini dello sport agonistico, trovando largo utilizzo fra gli atleti amatoriali al fine di massimizzare la resa dell’esercizio, sebbene siano noti gli effetti avversi sulla salute sessuale e riproduttiva in entrambi i sessi.
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Vattimo, A., L. Burroni, P. Bertelli, D. Volterrani et A. Vella. « Metastasi spinali : Ruolo della medicina nucleare ». Rivista di Neuroradiologia 8, no 2 (avril 1995) : 157–60. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800204.

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Résumé :
Per lo studio delle metastasi scheletriche ed in particolare del rachide la medicina nucleare riesce a dare il suo apporto mediante la scintigrafia scheletrica con MDP-Tc99m e gamma-camera tradizionale e con F-18 e PET. Il midollo osseo può a sua volta essere indagato con microcolloidi marcati con Tc99m. Siccome numerosi tumori (mammella, prostata, polmone, rene e tiroide) metastatizzano frequentemente nello scheletro e prevalentemente nel midollo rosso, con il rachide come segmento più spesso coinvolto, la scintigrafia scheletrica rappresenta una indagine fondamentale per la stadiazione della malattia. Tale metodica presenta infatti una sensibilità molto elevata (maggiore del 95%) nel rilevare le lesioni ossee ed una specificità egualmente alta quando si tratta di lesioni multiple. Per le metastasi del rachide, la tecnica SPET è più sensibile e più accurata nel rilevare la lesione. Scarsa sensibilità e specificità si hanno invece nel mieloma multiplo. Dal punto di vista scintigrafico la lesione ossea si manifesta come un aumento focale di fissazione dell'indicatore radioattivo, dovuto alla reazione osteoblastica, alla neoformazione di osso ed all'aumento del flusso ematico. Meno frequentemente la lesione si manifesta come riduzione di fissazione dell'indicatore per la sostituzione di minerale in assenza di rimaneggiamento osseo circostante. Nel caso di una lesione unica, in cui la specificità della metodica è meno elevata, si procede alla esecuzione di una scintigrafia del midollo osseo per valutare il grado di invasione midollare. Alcune metastasi (carcinomi tiroidei, surrenalici, intestinali) possono infine essere studiate con indicatori positivi, in grado di legarsi alle cellule tumorali per le loro caratteristiche fisico-chimiche e/o fisiopatologiche.
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Catananti, Cesare. « L’antropologia alla base della medicina : un dibattito antico ed attuale ». Medicina e Morale 45, no 6 (31 décembre 1996) : 1135–50. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1996.894.

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Résumé :
La storia della medicina è stata costantemente punteggiata da un vivace dibattito su quelli che sono i contenuti del sapere medico, su quello che è il corretto esercizio applicato di quel sapere e sul se e sul come quel sapere e quell’agire si integrino in un’ottica antropologica. Questo costante richiamo ad una umanizzazione dell’assistenza medica tradisce il profondo bisogno di una medicina centrata sull’uomo e non sulla malattia. Un bisogno molto antico dato che già nel V sec. a.C. le divergenze tra la scuola medica di Cos e quella di Cnido vertevano proprio su tale questione. L’autore dopo aver ripercorso brevemente in questa prospettiva la storia della medicina, mette in luce come con l’individuazione e la diffusione del metodo scientifico, quantitativo, nel XVII sec. gli aspetti tecnici, economici, sociologici hanno prevalso su quelli relazionali. Mentre, a suo giudizio, è nella ricerca delle integrazioni psico-biologiche che il medico doctus ed expertus potrà far valere la sua sapientia, scientia e sapienza cordis tra loro amalgamate; falitando così il suo rapporto con il paziente il quale sarà caratterizzato non da un atteggiamento paternalistico o autoritario ma di paritaria empatia. Si tratta allora di costruire una tecnè che poggi in maniera armonica ed equilibrata su due pilatri: quello della conoscenza scientifica e quello dell’ethos umanitario. una medicina, quindi, che faccia coincidere antropologia e tecnologia.
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Nuzzolese, Emilio, Lucia Tattoli et Francesco Lupariello. « L'odontoiatra sentinella nel maltrattamento e trascuratezza dei minorenni ». MINORIGIUSTIZIA, no 1 (juillet 2021) : 94–103. http://dx.doi.org/10.3280/mg2021-001010.

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Résumé :
Gli odontoiatri e gli igienisti dentali durante la loro attività professionale e rapporto di cura con pazienti minorenni possono intercettare condizioni suggestive di maltrattamento. Il viso e il collo rappresentano, infatti, in più del 50% dei casi quelle aree anatomiche dove è possibile riconoscere segni di possibile maltrattamento fisico. Inoltre, le cure odontoiatriche come la seduta di igiene orale professionale possono evidenziare chiari indici di trascuratezza dentale, anch'essa forma di nocumento per l'armonico sviluppo psico-fisico del bambino e della bambina. Il contrasto del maltrattamento e della trascuratezza dei minori non può quindi rinunciare al ruolo sentinella che anche gli operatori sanitari di una struttura odontoiatrica possono offrire nella protezione di bambini e adolescenti, al di là delle responsabilità medicolegali e deontologiche sottese. Tale obiettivo potrà essere raggiunto più efficacemente attraverso idonei percorsi di sensibilizzazione al fenomeno del maltrattamento promossi da odontoiatri forensi, attraverso il coinvolgimento degli ordini professionali, delle Università e delle associazioni di categoria, ponendo così anche la medicina odontoiatrica e l'odontoiatria forense come risorse complementari nei gruppi di lavoro, di studio e di intervento finalizzati alla prevenzione e contrasto del maltrattamento sui minori.
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D’Ambrosio, Cristiana. « Dieta, Cuore e Cancro : tra mito e realtà ». CARDIOLOGIA AMBULATORIALE 30, no 2 (31 juillet 2022) : 45–51. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2022-2-6.

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Résumé :
Sebbene comunemente considerate come due entità patologiche separate, le malattie cardiovascolari e il cancro, le principali cause di morte, possiedono varie possibili interazioni, tra cui una serie di fattori di rischio simili (ad es. obesità, diabete, infiammazione cronica). Ogni cardiologo dovrebbe fornire consulenza per un corretto stile di vita (alimentazione, esercizio fisico, evitare il fumo e l’abuso di alcol); così facendo si potrebbero prevenire non solo le malattie cardiovascolari, ma anche il cancro. Inoltre, l’intervento su dieta, attività fisica e fumo si è dimostrato efficace anche in pazienti con tumori noti. Il ruolo di una dieta sana nella prevenzione del cancro è ben riconosciuto. Dati recenti indicano che seguire gli stessi consigli può anche migliorare la qualità della vita dei sopravvissuti al cancro. I pazienti con cancro al seno (BC) sono comunemente preoccupati per la dieta e l’alimentazione e spesso esprimono la necessità di ottenere informazioni relative alla salute e la volontà di cambiare dieta e stile di vita. Pertanto, essere consapevoli dei cambiamenti nella dieta dei sopravvissuti e delle esigenze di informazioni è fondamentale per gli operatori sanitari per guidarli verso scelte di vita ottimali.
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Baldacci, Maria Cristina. « Bioetica dell’esercizio della sessualità nel portatore di handicap fisico geneticamente trasmissibile ». Medicina e Morale 46, no 3 (30 juin 1997) : 503–32. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1997.879.

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Résumé :
Nella maggioranza dei casi la corporeità dell'handicappato viene relegata ad una semplice rieducazione e indirizzata principalmente verso una migliore socializzazione, i sentimenti di tipo erotico sono ridotti alla sfera spirituale e sostituiti da un'affettività e da un amore platonico dettati da ideologie sociali. Per un handicappato avere un'immagine del proprio corpo è sicuramente più difficile che per altri: il corpo è concepito come luogo di sentimenti ambivalenti. Perchè sede della propria diversità, rappresentazione di una parte di sè che non risponde ai desideri personali, sia di ordine funzionale sia relazionale. Le persone portatrici di handicap hanno bisogno di un aiuto approppriato nella valorizzazione estetica della propria immagine data la disabilità fisica. E' necessario, quindi, aiutarli a scoprire di sè aspetti "diversamente belli" e gratificanti, non solo patinati. Nell'ambito di questa problematica, l'autrice si sofferma particolarmente, per i problemi morali che sollevano, sulle situazioni patologiche geneticamente trasmissibili. In questi casi è necessario far comprendere la giusta possibilità di evitare un danno altamente probabile, forse anche certo, ad una terza persona. In altre parole secondo l'autrice si deve collaborare con Dio a non generare dolore, e l'unico modo per farlo è attraverso l'educazione. E' auspicabile, infatti, che una persona affetta da patologia fonte di handicap fisico geneticamente trasmissibile non eserciti la propria genitalità, ma viva ed "inventi" l'esercizio della propria sessualità in modo sublimato e trascendente, mantenendo intatta e, se è possibile migliorando, la propria "salute sessuale" e mentale.
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Pasquarella, Maria L.T. « Telemedicine between definitions and communicative implications ». Journal of AMD 25, no 1 (mai 2022) : 23. http://dx.doi.org/10.36171/jamd22.25.1.4.

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Résumé :
La telemedicina nasce dall’incontro tra la medicina e le telecomunicazioni ed è parte della eHealth. Consiste nella “pratica della medicina senza l’usuale confronto fisico tra medico e paziente”. Nel 1997, l’OMS la definisce come “L’erogazione di servizi sanitari quando la distanza è un fattore critico, per cui è necessario usare, da parte degli operatori, le tecnologie dell’informazione e delle telecomunicazioni”. Il Covid-19 ha velocizzato l’uso del virtuale sia in contesti privati che professionali. Ciò si è rivelato molto utile nella pratica medica, in particolare nel supporto psichico, dietologico, cronico, nonostante sia ancora discriminante per le categorie poco digitalizzate. Ne è derivato un fermento legislativo a partire dall’Unione Europea che ha emanato una Comunicazione n. 689/2008, per promuovere la telemedicina e in Italia l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha istituito un Tavolo tecnico per redigere Linee di indirizzo nazionali. (Ministero della Salute 2010). Anche in telemedicina la qualità della relazione gioca un ruolo fondamentale. La relazione con il paziente online, pur mantenendo aspetti in comune con la relazione in presenza, mostra tratti peculiari che richiedono una formazione ad hoc. Presso l’Azienda Sanitaria Melegnano-Martesana abbiamo realizzato un corso di formazione nel 2020 articolato in 8 incontri di 2 ore ciascuno con successive supervisioni. Le proposte utilizzano il corpo come dimensione di apprendimento. Verbale, non verbale, paraverbale e cura del setting vengono rivisitati al servizio del paziente e del professionista nella presa in carico del paziente e nel rispetto di se stessi. PAROLE CHIAVE telemedicina; telesalute; relazione; formazione; virtuale.
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Romero, Maria Vita. « Medicina e morale in Descartes / Medicine and ethics in Descartes ». Medicina e Morale 66, no 5 (20 décembre 2017) : 603–15. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2017.509.

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Résumé :
Descartes considera la medicina e la morale come due discipline accomunate dal conseguimento – ciascuna con mezzi e metodi propri – di un fine comune: la salute psicofisica sia come valore in sé, sia come indispensabile premessa per cogliere la felicità in questo mondo. Infatti, se l’uomo non è una “macchina animale”, ma un “composto umano” di anima e di corpo, allora bisogna riconoscere che la medicina e la morale mirano entrambe all’integrità di questo composé humain: l’una guardando al corpo unito alla mente, l’altra alla mente unita al corpo. Sulla scia degli studi condotti sulla machine animale, Descartes aveva tentato di elaborare una medicina anti-animista fondata sui princìpi della meccanica animale; ma, se è vero che tutto si spiega meccanicisticamente nell’organismo, è anche vero però che i princìpi meccanicistici non sono in grado di spiegare la totalità del composé humain, ossia dell’individuo composto di anima e corpo. Da qui la necessità di passare da una medicina basata sulla fisica pura ad una medicina basata sul composto sostanziale, e quindi dall’assoluto meccanicismo fisico al teleologismo psicofisico. Su queste premesse Descartes elabora un particolare concetto di natura su una duplice direttrice di pensiero: da un canto, egli si riallaccia a Ippocrate in merito alla natura intesa come medico delle malattie; dall’altro, apre la strada a certe suggestioni sulla medicina naturale, che invita l’uomo ad ascoltare la natura, quale fonte di rimedi ai suoi mali. ---------- Descartes considers medicine and ethics as two disciplines connected by the achievement – each with different means and methods – of a common goal: psychophysical health, both as a value in itself and as an essential condition to experience happiness in this world. Indeed, if man is not an “animal machine”, but a “human mixture” of soul and body, then it has to be recognised the medicine and ethics both target the integrity of this composé humain: one seeing the body linked to the mind, the other looking at the mind linker to the body. In line with the contribution on the machine animale, Descartes had attempted to develop an anti-animist medicine based on the principles of animal mechanics; however, if it is true that everything can be explained mechanistically in the body, it is also true that mechanistic principles cannot explain the entirety of the composé humain, i.e. the individual made of soul and body. Thus the necessity to move from a medicine purely based on physics to a medicine based on a substantial mixture; therefore, from the absolute physical mechanism to psychophysical teleology. On these conditions Descartes develops a specific concept of nature based on two ideas: on one hand, he looks at Hippocrates regarding the concept of nature seen as a healer of illness; on the other, opens the door to various intuitions of natural medicine that suggests that man should look at nature for remedies to his problems.
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Rodrigues, Filipe Fernandes, Rita Macedo, Diogo Teixeira, Luís Cid et Diogo Monteiro. « Análise comportamental da prática de exercício físico em adultos em contexto de ginásio ao longo de dois anos ». Cuadernos de Psicología del Deporte 21, no 1 (1 janvier 2021) : 282–92. http://dx.doi.org/10.6018/cpd.433261.

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Résumé :
El objetivo de este estudio fue analizar el comportamiento de los practicantes de ejercicio físico durante dos años, considerando su frecuencia como un predictor de la frecuencia futura. Participaron en este estudio 4788 nuevos practicantes de ejercicio físico (mujeres = 2556) con edades comprendidas entre 18 y 75 años. El acceso a gimnasios y health clubs se recopiló utilizando los sistemas electrónicos. Los datos se analizaron utilizando un modelo de ecuación estructural y un modelo de mediación. En cuanto a la tasa de abandono y posterior exclusión del análisis: 39% abandonó la práctica de ejercicio físico entre los primeros seis meses (T1) y los siguientes seis meses (T2); 25% abandonó la práctica entre T2 y seis meses después de un año de práctica regular (T3); y 10% abandonó entre T3 y seis meses después de un año y medio de práctica regular (T4). Según los resultados del modelo de ecuaciones estructurales, se encontraron varios efectos directos e indirectos significativos, lo que sugiere que T2 y T3 pueden ser mediadores entre T1 y T4. Según los resultados del modelo de mediación, es posible observar que el efecto directo no es significativo. Los resultados muestran la existencia de una mediación total entre el período T1 → T4, ya que el efecto indirecto total es significativo y superior al efecto directo. Las personas que practican ejercicio físico al menos dos veces por semana sin interrupción fueron las que tenían más probabilidades de permanecer en la práctica después de dos años de monitorear su comportamiento. This study aimed to examine the behavior of exercisers across two years, considering their exercise frequency as a predictor of future frequency. In total, 4788 new gym exercisers (female = 2556) aged between 18 and 75 years were enrolled for analysis. Adherence. Computerized records at the gyms and health clubs were used to measure exercise adherence. The collected data was analyzed using structural equation modelling and mediation model specifications. Regarding the dropout rate and later exclusion from the analysis: 39% dropped out within the first six months (T1) and the following six months (T2); 25% withdraw the practice between T2 and six months after one year of regular practice (T3); and 10% dropped out between T3 and six months after a year and a half of regular practice (T4). According to the results of the structural equation model, several significant direct and indirect effects were found, thus suggesting that T2 and T3 may play a mediation role between T1 and T4. Looking at the results from the mediation model, it is possible to observe that the direct effect was not significant. The results show the existence of total mediation between the period T1 → T4, since the total indirect effect is significant and greater than the direct effect. Individuals who practice physical exercise at least twice a week without interruption were those who were more likely to remain in practice after two years of monitoring their behavior. Lo scopo di questo studio era di analizzare il comportamento dei professionisti dell'esercizio fisico per due anni, considerando la loro frequenza come un fattore predittivo della frequenza futura. In questo studio hanno partecipato 4788 nuove praticanti di esercizio fisico (femmina = 2556) di età compresa tra 18 e 75 anni. L'accesso alle palestre e ai centri benessere è stato raccolto utilizzando i sistemi elettronici delle palestre. I dati sono stati analizzati utilizzando un modello di equazione strutturale e un modello di mediazione. Per quanto riguarda il tasso di abbandono e la successiva esclusione dall'analisi: 39% ha abbandonato la pratica dell'esercizio fisico tra i primi sei mesi (T1) e i successivi sei mesi (T2); 25% ha rinunciato alla pratica tra T2 e sei mesi dopo un anno di pratica regolare (T3); e 10% ha abbandonato tra T3 e sei mesi dopo un anno e mezzo di pratica regolare (T4). Secondo i risultati del modello di equazione strutturale, sono stati trovati diversi effetti diretti e indiretti significativi, suggerendo così che T2 e T3 possono essere mediatori tra T1 e T4. Secondo i risultati del modello di mediazione, è possibile osservare che l'effetto diretto non è significativo. I risultati mostrano l'esistenza della mediazione totale tra il periodo T1 → T4, poiché l'effetto indiretto totale è significativo e superiore all'effetto diretto. Le persone che praticano esercizio fisico almeno due volte alla settimana senza interruzione erano quelle che avevano maggiori probabilità di rimanere in pratica dopo due anni di monitoraggio del loro comportamento. O objetivo deste estudo consistiu em analisar o comportamento dos praticantes de exercício físico ao longo de dois anos, considerando a sua frequência como preditor da frequência futura. Participaram neste estudo 4788 novos praticantes de exercício físico (feminino = 2556) com idades compreendidas entre os 18 e 75 anos. Foi recolhida os acessos aos ginásios e health clubs com recurso aos sistemas eletrónicos dos ginásios. Os dados foram analisados com o recurso a um modelo de equações estruturais e um modelo de mediação. Relativamente à taxa de abandono e posteriormente exclusão da análise: 39% abandonaram a prática de exercício físico entre os primeiros seis meses (T1) e os seis meses seguintes (T2); 25% desistiu da prática entre T2 e os seis meses após um ano de prática regular (T3); e 10% abandonaram entre T3 e os seis meses após um ano e meio de prática regular (T4). De acordo com os resultados do modelo de equações estruturais, foram encontrados diversos efeitos diretos e indiretos significativos, sugerindo assim que T2 e T3 poderão ser mediadores entre o T1 e T4. De acordo com os resultados do modelo de mediação é possível observar que o efeito direto não é significativo. Os resultados mostram a existência de mediação total entre o período T1 → T4, dado o efeito indireto total ser significativo e superior ao efeito direto. Os indivíduos que praticam exercício físico pelo menos duas vezes por semana sem interrupção foram aqueles que demonstraram maior probabilidades em se manterem na prática após os dois anos de acompanhamento do comportamento.
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Romeo, Maria Vita. « Il concetto di malattia in Pascal / Pascal’s concept of disease ». Medicina e Morale 66, no 2 (5 mai 2017) : 195–207. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2017.487.

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Résumé :
La Preghiera per chiedere il buon uso delle malattie è certamente influenzata dall’esperienza che Pascal ebbe con la malattia, ma è semplicistico ridurre questo importante opuscolo a un mero riflesso della biografia di Pascal. Il tema centrale di quest’opera, che s’inserisce pienamente all’interno della tradizione medico-filosofica del XVII secolo, è la malattia come occasione non solo per parlare con Dio, ma anche per presentare agli uomini una via di conversione attraverso l’uso corretto del male fisico. Per Pascal, che guarda più alla malattia dell’anima che non a quella del corpo, il rimedio al male non può derivare né dalla natura né dalla medicina. In altri termini, la salus che può dare il medico è solo guarigione e salute del corpo; ma la salus che viene dalla grazia è guarigione dal peccato e salvezza dell’anima. Emerge qui il vero senso della Preghiera, ove Pascal, sulla scia della dialettica figura-verità, rivela il senso ultimo della malattia e ci descrive i mali del corpo come una figura dei mali dell’anima. Secondo questa forma di dialettica, la salute è una “malattia” che ci illude di stare nel benessere e ci rende insensibili alla nostra vera condizione di miseria. La malattia è presentata, dunque, come uno strumento di salvezza, un aiuto divino che accorre verso coloro i quali, senza questo soccorso, resterebbero con il cuore indurito “nell’uso edonistico e criminale del mondo”. Dio, pertanto, invia la malattia per esercitare la sua misericordia, come un giorno invierà la morte per esercitare la sua giustizia. La malattia diventa così una espiazione e al contempo una preparazione al giorno del giudizio. ---------- The Prayer to ask God about the proper use of sickness is certainly influenced by Pascal’s experience with sickness, but it would be too simplistic to limit this important pamphlet as a mere reflection of Pascal’s biography. The central theme of this work, which fully relates to the medical-philosophical tradition of the 17th century, is sickness as an opportunity, not just to talk to God, but also to show men a path of conversion though the proper use of physical pain. To Pascal, who is more interested in the ailment of the soul than the one of the body, the remedy cannot be provided by nature nor medicine. In other words, the salus provided by a doctor relates only to recovery and body health; but the salus provided by Grace is recovery from sin and salvation of the soul. The real meaning of Prayer is revealed. Pascal reveals the ultimate meaning of sickness and describes the ailments of the body and a metaphor of the ailments of the soul. According to this dialectic, health is a “disease” that misleads us to think to be well and makes us insensitive to our real condition of misery. Illness is, therefore, an instrument of salvation, a divine help supporting those who, without such support, would have a hard heart and remain “in the hedonistic and criminal use of the world”. God, therefore, sends sickness to exercise his mercy same as one day he will send death to exercise his justice. Sickness, thus, becomes atonement and, at the same time, preparation to judgement day.
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Del Sindaco, Donatella, Maria Denitza Tinti, Giovanni Pulignano, Stefano Tolone, Giovanni Minardi, Massimo Uguccioni et Antonio Lax. « Cardiac rehabilitation is safe and effective also in the elderly, but don't forget about drugs ! » Monaldi Archives for Chest Disease 84, no 1-2 (22 juin 2016). http://dx.doi.org/10.4081/monaldi.2015.737.

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Résumé :
<p>In the setting of heart failure (HF) pharmacotherapy demonstrates a quantifiable improvement in exercise tolerance also in HF with preserved ejection fraction (HFpEF). For patients with HFpEF, often older, with higher prevalence of hypertension, diabetes mellitus, atrial fibrillation and other comorbidities, endpoints such as quality of life and functional capacity may be more clinically relevant. However several study show as the use of ACE-I and B-blocker were lesser than expected. Beta-blocker therapy is the keystone of pharmacotherapy of HF patients and exercise training is the essential core of rehabilitation programs, it is important to elucidate the relationship between these therapies. Exercise training improves the clinical status of HF, improving left ventricular ejection fraction and improving quality of life, but it is possible that b-blocker may attenuate exercise training adaptations. Despite this, possible adverse b-blocker effects are just presumed and not confirmed by published randomized clinical trials. Metanalysis suggests that b-blocker compared with placebo enhances improvements in cardiorespiratory performance in exercise training intervention. Despite these evidences, prescription of gold standard therapy and adherence are still suboptimal and should be a priority goal for all CR program. </p><p><strong>Riassunto</strong></p><p>Nell’ambito dei pazienti con scompenso cardiaco (SC) la terapia farmacologica permette di ottenere un miglioramento della tolleranza all’esercizio fisico anche nei pazienti con frazione di eiezione conservata. Questi pazienti spesso più anziani, con una più elevata incidenza di ipertensione, diabete mellito, fibrillazione atriale e comorbidità, endpoints quali qualità della vita e capacità funzionale dovrebbero risultare più clinicamente rilevanti. Tuttavia molti studi mostrano come l’utilizzo di ACE-I e Beta-bloccanti sia minore di quanto ci si aspetterebbe. Va evidenziato comunque come la terapia beta-bloccante costituisca il cardine della terapia farmacologica dello SC e come l’esercizio fisico sia il cuore dei programmi di riabilitazione, pertanto è importante valutarne le possibili interazioni. L’esercizio fisico migliora lo stato clinico dei pazienti con SC, ma è possibile che la terapia con Beta-bloccanti possa attenuare questi vantaggi. Tale assunto tuttavia rimane solo presunto e non confermato dai risultati dei trial pubblicati. Infatti una metanalisi suggerisce che la terapia Beta-bloccante, confrontata con il placebo, migliori la performance cardiorespiratoria nel gruppo sottoposto ad esercizio fisico. Malgrado tali evidenze, la prescrizione di una terapia medica ottimale e l’aderenza alla stessa rimangono ancora non ottimali e dovrebbe rappresentare un obiettivo primario per tutti i programmi di riabilitazione. </p>
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Cozzolino, Armando, Giuseppina Moccia, Antonio Nigro, Alfonso Della Corte, Giuseppe Ferrucci, Rosetta Frammartino, Concetta Pironti et al. « La gestione del rischio chimico in ambito sanitario : la sala operatoria ». La Sanita pubblica. Ricerca sul campo., 2020, 135–54. http://dx.doi.org/10.48268/sanita/2020/0001.13.

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Résumé :
La medicina tradizionale è incentrata sull’obiettivo di migliorare la salute attraverso l’identificazione e il trattamento dei disturbi di salute che hanno già prodotto sintomi o complicanze. La medicina preventiva, al contrario, mira a prevenire l’insorgenza di condizioni patologiche, nonché alla diagnosi dei disturbi prima dell’insorgenza di sintomi o complicanze, quando le probabilità di recupero sono massime. Se prestata nei tempi e nelle modalità dovuti, la prevenzione migliora le condizioni di salute generale e riduce i costi della sanità. L’obiettivo generale della prevenzione è ridurre la probabilità di un soggetto di ammalarsi, sviluppare condizioni invalidanti o morire prematuramente. La medicina preventiva può, quindi, essere considerata come la forma più ampia di interdisciplinarietà esistente in campo medico e sanitario; infatti, coinvolge ogni settore di cui la moderna scienza medica dispone, nel tentativo di impedire l’insorgere di patologie, individuandone preventivamente i fattori di rischio in determinate fasce di popolazione. In questo lavoro affrontiamo, in particolare, il tema della gestione del rischio chimico al quale viene esposto il personale delle sale operatorie. Tale indagine è finalizzata al rispetto delle leggi in merito alla protezione della salute e della sicurezza dei lavoratori contro i rischi derivanti dall’esposizione ad agenti chimici e, in particolar modo, agli anestetici volatili. Il luogo fisico maggiormente coinvolto in una struttura ospedaliera è dato dal blocco operatorio. Il primo obiettivo, quindi, è di minimizzare il rischio biologico grazie ad impianti di climatizzazione in grado di immettere aria trattata e purificata, necessari inoltre per ridurre al minimo anche il rischio chimico, diluendo ed allontanando eventuali gas e vapori, per mezzo di continui ricambi d’aria.
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Pulignano, Giovanni, Maria Denitza Tinti, Donatella Del Sindaco, Stefano Tolone, Giovanni Minardi, Antonio Lax et Massimo Uguccioni. « Barriers to cardiac rehabilitation access of older heart failure patients and strategies for better implementation ». Monaldi Archives for Chest Disease 84, no 1-2 (22 juin 2016). http://dx.doi.org/10.4081/monaldi.2015.732.

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Résumé :
<p>In heart failure (HF), cardiac rehabilitation (CR) may reduce decompensations, hospitalization, and ultimately mortality in long term. Many studies over the past decade have demonstrated that aerobic exercise training is effective and safe in stable patients with HF. Exercise CR resulted in a clinically important improvement in the QOL. Several clinical and psychosocial factors are associated with decreased participation in CR programs of elderly HF patients, such as perception of exercise as tiring or painful, comorbidities, lack of physician encouragement, and opinion that CR will not improve their health status. Besides low functional capacity, and chronic deconditioning may also deter patients from participating in CR programs. Recent data suggest that current smoking, a BMI ≥30 kg/m<sup>2</sup>, diabetes mellitus, and cognitive dysfunction are associated with failure to enroll in outpatient CR in older age group. Moreover the lack of availability of CR facilities or the absence of financial refunds for enrolment of CHF patients in cardiac rehabilitation programs can play a crucial role. Many of this factors are modifiable through patient education and self care strategy instruction, health providers sensibilization, and implementing economic measures in order to make CR affordable. </p><p><strong>Riassunto</strong></p><p>Numerosi studi hanno dimostrato come la riabilitazione cardiovascolare (RC) con esercizio aerobico sia risultato efficace e sicuro nei pazienti con scompenso cardiaco (SC), nel ridurre ospedalizzazioni, mortalità ed indurre un miglioramento della qualità di vita. Tuttavia numerosi fattori clinici e psicosociali, come la bassa capacità funzionale, le comorbidità, la percezione dell’esercizio fisico come noioso o doloroso, sono associati a ridotta partecipazione a RC da parte di pazienti anziani con SC. Inoltre dati recenti mostrano come l’abitudine tabagica, un BMI ≥30 kg/m<sup>2</sup>, il diabete mellito ed il deterioramento cognitivo siano associati con il mancato arruolamento di pazienti anziani in programmi di RC. In aggiunta la mancanza di disponibilità di strutture per la RC o l'assenza di rimborsi finanziari per l'iscrizione dei pazienti con SC in programmi di riabilitazione cardiaca possono svolgere un ruolo cruciale. Molti di questi fattori risultano modificabili attraverso programmi di educazione sanitaria del paziente, sensibilizzazione del personale sanitario ed attraverso un’implementazione delle misure economiche al fine di rendere accessibile la RC.</p>
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Bellini, Rosetta. « Nuovi scenari di cura nella medicina tecnologica : cronicità della malattia e la sua evoluzione ». Medicina e Morale 60, no 4 (30 août 2011). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2011.160.

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Résumé :
Il progresso compiuto dalla medicina in tutti i suoi settori fa emergere sempre più questioni che non sono più solo di tipo clinico ma che anche inevitabilmente pongono interrogativi di tipo etico. Attraverso gli strumenti che la scienza offre si è portati a riflettere non solo sulla validità clinica di una scelta circa un percorso di cura e l'iter attraverso cui affrontarlo, ma anche sull'opportunità di intraprenderlo, sulla proporzionalità dell'intervento e sull'effettivo beneficio. La professione medica nell'analisi di un riscontro sociale, è continuamente a confronto con i vari punti di vista per cui non sempre la soluzione felice di un caso appare uguale anche per gli altri. L'etica medica considera l'individuo come un agente morale, come persona in toto i cui diritti devono essere rispettati per quanto riguarda le decisioni sulla propria vita. L'evoluzione della ricerca scientifica ha completamente sconvolto la fase di progressiva transizione verso il termine della vita, portandolo ad un rilevante prolungamento della durata media, di fronte anche ad un male degenerativo, suggerendo l'approccio alla malattia con strumenti atti a conciliare un equilibrio, anche quando la cura non vuol dire per forza guarigione. L'obbiettivo da tutelare e realizzare è l'attenzione per il malato, perseguire il suo migliore interesse di fronte alle più svariate fasi delle patologie croniche, ricorrendo ai più attuali sistemi di cura, per il vantaggio psico-fisico del paziente e per una corretta ed etica gestione delle risorse disponibili offerte. L'approccio con il malato non si traduce solo come cura del corpo ma anche come attenzione agli aspetti psicologici, la cui mancata considerazione rischia di amplificare i sentimenti di disagio, solitudine e dolore. Il rapporto con il malato include molto spesso un'equipe di medici che collaborano con i suoi familiari, portando avanti un ideale di assistenza umanizzata, proprio perchè a volte un paziente desidera empatia e comprensione oltre la semplice terapia medica, favorendo così un percorso di sollievo al suo stato. La valutazione della qualità della vita o della diversa condizione di salute, è del tutto soggettiva: ogni individuo è assolutamente unico ed irripetibile, con i suoi valori e le sue scelte di libertà che rispecchiano la propria dignità e ne esprimono il rispetto, anche quando, spesso, ci si trova di fronte a un punto di non ritorno. ---------- The progress achieved in all fields of medicine does not longer raise clinical issues only, but also ethical ones. The instruments that science offers lead us to think not only about the clinical validity of the choice of therapy and the process to deal with, but also about the opportunity of undertake it, the proportionality of intervention and the actual benefits. Hardly a good solution seems to be good to others, because, in the analysis of a social comparison, the medical profession is always compared with various points of view. Medical ethic considers the individual as a person and a subject whose rights and decisions regarding its life, are binding. The evolution of scientific research has completely unsettled the phase of gradual transition to the end of life, bringing it to a relevant protraction of the average lifespan, even in case of degenerative condition, suggesting the approach to disease with instruments able to strike a balance, even when therapies don’t bring to healing. The goal to achieve is the care for the patient, to pursue his personal interest in all the phases of a chronic pathology resorting to the most up-to-date medical approaches, to take the best of patient’s psychophysical resources but with a correct and ethical resource management too. The approach to the patient does not include the healing only, but the care of patient’s state of mind, because a careless approach would increase patient’s malaise, his feelings of loneliness and pain. The relation with a sick person often includes a team of medics co-operating with patient’s family, pursuing an ideal of humanized medical assistance, because sometimes a patient needs empathy and comprehension beyond medical therapy. The quality-of-life evaluation or the different health condition, is utterly subjective: every single person is absolutely unique, with his value system and his choices reflecting his dignity even when, often, approaching a point of no return.
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Bompiani, Adriano. « “Medicina e Morale” e l’aborto Rassegna di 60 anni di attenzione al problema e di impegno educativo per il superamento della interruzione volontaria di gravidanza ». Medicina e Morale 59, no 6 (30 décembre 2010). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2010.182.

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Résumé :
L’Autore esamina i contenuti di un insieme di oltre 150 articoli pubblicati sulla rivista “Medicina e Morale” dalla fondazione ad oggi (60 anni di esercizio editoriale), a vario titolo diretti alla approfondita conoscenza del fenomeno dell’aborto volontario, con particolare riguardo alla introduzione in Italia della disciplina di legalizzazione. In una prima sezione della raccolta, sono descritte le condizioni culturali che ne hanno sostenuto la regolamentazione e – successivamente – viene esaminato il dibattito che ha accompagnato e seguito la proclamazione della legge 194/1978. Nella seconda sezione della raccolta, l’esame viene esteso non solamente ai contributi pubblicati sulla Rivista riguardanti aspetti particolari contemplati dalla legge, ma vengono esaminati anche contributi che si muovono nello stesso contesto di valutazioni morali (come ad es., la questione dello statuto dell’embrione, della selezione genetica, della “riduzione fetale”, dell’aborto medicamentoso, della contraccezione d’emergenza, ecc.). L’insieme dei contenuti dimostra una alta omogeneità nelle valutazioni ed un comune impegno – costante nel tempo – dei diversi Autori a fornire al lettore non solamente una scientifica oggettiva informazione dei fatti, ma anche ad operare con un costante sforza riflessivo per il superamento della interruzione volontaria di gravidanza. ---------- The Author examines the contents of a set of over 150 articles published in the “Medicine and Morals” journal from the foundation to date (60 years of editorial work), in different ways aimed at the in-depth knowledge of the phenomenon of abortion, particularly with regard to the introduction of the discipline of legalization in Italy. In the first part of the collection, the cultural conditions that have supported the regulation are described and – later – the debate around the laws 194/1978 is examined. In the second part of the collection, examination is extended not only to papers published in the journal on particular aspects of the law, but also to contributions that move within the same context of moral judgments. All content shows a high uniformity of the assessments and a common commitment of the different authors – consistent over time – to provide the reader not only for an objective scientific information of the facts, but also for work with a strong reflection to overcome abortion.
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Iannone, Maria Teresa. « La salute dell’uomo tra scienza medica e filosofia La medicina estetica nell’assistenza olistica ». Medicina e Morale 56, no 2 (30 avril 2007). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2007.321.

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Résumé :
La Bioetica ci insegna quanto sia importante che la Medicina sia disposta a guardare e a trattare l’uomo che soffre nella sua interezza spirituale e corporea, opponendosi a quella cultura scientifica che ha perso il senso della unità dell’individuo, curando la patologia e non il malato. La prospettiva olistica è quella che meglio comprende il concetto di salute, in quanto definisce la salute come abilità di conseguire gli scopi vitali riferendosi all’uomo nella sua interezza. In questa modalità di affrontare l’uomo nella sua globalità, entra in gioco la corporeità, base necessaria per la relazione con i propri simili. La Medicina estetica si basa sull’intuizione che individua come il malessere del corpo possa andare ben oltre il corpo; ricorrervi deve significare rispettare l’umanità che è in ognuno di noi nella ricerca di un equilibrio psico-fisico che richiama ad una duplice moralità: quella del medico che deve prestare la sua opera senza tradire gli scopi dell’arte medica e quella dell’utente che deve rispettare la sacralità della sua persona. Affrontare una diagnosi di malattia è difficile; il malato vaga in una condizione di incredulità e sgomento che possono far dimenticare che c’è un viso che “chiede” e un corpo che “parla”; l’attenzione alla componente estetica della nostra persona nei percorsi di malattia può aiutare a riportare l’attenzione e assumere la corporeità al centro dell’interesse del paziente. Ciò non comporta alcun riduzionismo soggettivista, tutt’altro: permette di non mistificare l’esperienza soggettiva mettendo in luce il ruolo della dimensione della malattia nella definizione delle nostre più intime esperienze. In questa particolare situazione, in un contesto condiviso e supportato dall’intero staff sanitario, la Medicina estetica può portare un contributo per interagire con un corpo che può desiderare di essere riscoperto: il suo apporto, in un approccio integrato al paziente, tende a far sì che la cura del paziente possa operare su tutte le quattro dimensioni della salute, organica, psichica, socio-ambientale, etico-spirituale, ognuna delle quali investe tutta la sua persona: per far sì che, se esistono malattie inguaribili, non debbano mai esistere malattie incurabili. ---------- Bioethics teaches us the importance of Medicine being open to consider and treat suffering people in their spiritual and corporeal wholeness, thus opposing a scientific culture which has lost the sense of unity of the individual, as it deals with the treatment of organs or pathologies rather than of patients. The holistic perspective interprets the concept of health in the best way, in that it defines health as the ability of achieving vital goals, and refers to the human being as a whole. This way of dealing with the total human being implies a role for corporeity, intended as a necessary basis for inter-individual relationships. Aesthetic Medicine is based on the intuition according to which it is possible to identify how physical discomfort may extend well beyond the body itself; therefore, resort to it must mean respect for the human beings we all are, and continuous search for psychic and physical equilibrium, which implies two aspects of morality, i.e., ethical practice by physicians, who must dispense their services without failing in the aims of the art of medicine, and ethical behaviour by users, who must respect the holiness of their own persons. It is difficult to face a diagnosis of disease; sick persons fall a prey to feelings of disbelief and dismay such that they may be induced to neglect their own “asking” faces, and their own “talking” bodies. So, the attention to the aesthetic component of our persons during the course of the illness may help to focus again both the attention and the interest of patients on corporeity. This does not imply any sort of subjectivist reductionism, quite the contrary. Rather, it allows to not mystify the subjective experience, by emphasizing the role played by the importance of the disease within the definition of our most intimate experiences. Then, in the particular situation herein referred to, that is, within a context which is shared and supported by all the health staff, Aesthetic Medicine can make its contribution to interact with a body which it is really possible to rediscover. The contribution of Aesthetic Medicine – within a patient- focused approach – is intended to allow that patients’ care may act for all four aspects of health, i.e., organic, psychical, socio-environmental, and ethical-spiritual ones, each of which concerns their whole persons. And this, so that – even if non-healing diseases exist – “not curable” diseases shall never exist.
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Furnari, Marianna Gensabella. « Eutanasia : una questione di relazione ». Medicina e Morale 56, no 6 (30 décembre 2007). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2007.297.

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Résumé :
L’impostazione classica della questione bioetica dell’eutanasia attraverso il paradigma dei principi conduce a risolvere la questione con un sì, se si privilegia il principio di autonomia, o con un no se si dà il primato al principio dell’indisponibilità della vita. Il saggio muove dalla proposta che sia possibile un altro approccio, basato sull’interazione, suggerita come linea metodica da Warren T. Reich, del paradigma dei principi con gli altri paradigmi della bioetica: l’esperienza, la cura, la virtù. Il primo momento è ripensare l’eutanasia come l’oggetto di una domanda che viene dalla sofferenza e che, come tale, va accolta ed interpretata in un contesto di relazione. A differenza del suicidio, non vi è qui un darsi la morte, ma un domandare la morte all’altro. L’attenzione etica va spostata dal far centro esclusivamente sull’autonomia al focalizzarsi anche e soprattutto sulla relazione, in particolare sulla complessità e le contraddizioni che segnano oggi la relazione tra il paziente e il medico. Anche se chiede una “cura” limite, paradossale che non può essere data, pena la contraddizione e il ribaltamento degli stessi fini della medicina, la domanda di eutanasia non può restare inevasa, ma deve essere accolta, ri-aperta con l’attenzione che il paradigma di cura impone, con l’humanitas che il paradigma di virtù ci consegna. L’attenzione etica all’esperienza di chi domanda la morte diviene il primo momento per trovare una conciliazione tra momenti apparentemente antitetici, come la sacralità e la qualità della vita, per cogliere la complementarità tra diritti apparentemente antitetici come il diritto ad essere lasciati soli e il diritto a non essere lasciati soli, per sostenere insieme la liberazione dal dolore fisico e la liberazione del dolore dell’anima. Spostando il punto di vista dalla libertà alla relazione, il saggio vuole indicare l’impossibilità etica di dire di sì all’eutanasia proprio sul versante della relazione, ponendo al tempo stesso l’accento non solo sulla responsabilità che il dire di sì comporta, ma anche sulle altre responsabilità di cui la domanda di eutanasia ci fa carico: le responsabilità che riguardano la situazione da cui trae origine, e le altre che riguardano ciò che rimane da fare per rispondere alla richiesta di aiuto e di cura che la domanda sottende. Con il movimento proprio dell’etica della cura, il saggio vuole proporre di non risolvere il dilemma in cui la questione bioetica dell’eutanasia sembra costringerci, rinunciando alla vita o alla libertà, ma di provare a ridefinire il contesto da cui il dilemma ha origine, in modo tale che sia possibile tenere insieme vita e libertà. ---------- Classical approach to the problem of the euthanasia, through the paradigm of the principles conducts to solve the matter with a yes, if the principle of autonomy is privileged, or with a no if the primacy is given to the principle of the unavailability of the life. This paper moves from the proposal that another approach is possible, based on the interaction, suggested as methodic line by Warren T. Reich, of the paradigm of the principles with the other paradigms of the bioethics: the experience, the care, the virtue. The first moment is to consider the euthanasia as the object of a question that comes from the suffering and that, as such, it must be welcomed and interpreted in a context of relationship. Unlike the suicide there is not here a killing oneself, but an asking other for death. The ethical attention must be moved from the exclusive center of autonomy to the relationship, particularly on the complexity and the contradictions that mark the physician-patient relationship between today. Even if it asks a limit “care”, paradoxical that cannot be given, or the aims of the medicine itself would be contradicted and overturned, the question of euthanasia cannot stay outstanding, but must be welcomed, opened again with the attention that the paradigm of care imposes, with the humanitas that the paradigm of virtue delivers us. The ethical attention to the experience of whom asks the death it becomes the first moment to find a conciliation among apparently antithetical moments, as the sacredness and the quality of the life, to gather the complementarity among apparently antithetical rights as the right to be left alone and the right not to be left alone, to sustain together the liberation from the physical pain and the liberation from the pain of the soul. Moving the point of view from freedom to relationship the paper wants to point out the ethical impossibility to say yes to the euthanasia just on the side of the relationship, at the same time setting the accent not only on the responsibility that saying yes means, but also on the other responsibilities of which the question of euthanasia ask us: the responsibilities derived by the situation and the others concerning what to answer to the help request and care that the question subtends. In the way proper of the ethics of the care, the paper proposes not to solve the dilemma of the euthanasia abdicating to the life or to the liberty, but trying to redefine the context from which the dilemma has origin, in such way that it is possible to hold together life and liberty.
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