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Thèses sur le sujet « Educazione adulti »

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ACUNA, COLLADO VIOLETA ROSA. « Gli studenti del sistema educazione degli adulti in Cile : uno studio nella regione di Valparaiso ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/1002.

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Résumé :
Il proposito di questa ricerca è di conoscere gli utenti dell’educazione degli adulti in Cile, il motivo per cui hanno abbandonato e poi ripreso gli studi, oltre alla loro attuale percezione del sistema scolastico. Per lo studio si è utilizzata la tecnica dei questionari, con un campione aleatorio di 597 giovani e 61 docenti in 24 scuole della regione di Valparaiso. Gli aspetti analizzati per gli studenti sono stati: abbandono della scuola, reinserimento nel sistema scolastico, didattica dell’insegnante; per gli insegnanti: soddisfazione per lavorare nei centri per adulti, opinioni rispetto agli studenti e percezione della propria didattica. Tra i risultati risalta il fatto che gli studenti riconoscono di aver abbandonato la scuola per mancanza di motivazione e per motivi didattici e per contro la buona percezione che hanno delle peculiarità della modalità di Educazione degli Adulti e del modo di fare degli insegnanti. Gli insegnanti si sentono soddisfatti del loro lavoro e considerano che la specializzazione nell’area l’hanno acquisita con l’esperienza. Riguardo agli studenti rilevano carenze nella motivazione, nella costanza allo studio e nella presenza alle lezioni; c’è una buona percezione dell’aiuto reciproco tra studenti anche se si registrano casi di auto-isolamento.
The purpose of this research is to know users of adult education in Chile, because they left their studies and taken up today, as well as current perception of the school system. The survey technique was used in the study and a random sample of 597 youth and 61 teachers from 24 schools in the Region of Valparaíso. The studied topics of students were: return to the school system, teaching used by teachers and drop out of school. The teacher topics were: satisfaction of working in adult schools, students view and perception of their own teaching. Results indicated that students admit to having left the formal system mostly due to lack of motivation and educational reasons. In addition they have a good perception of the treatment of teachers and characteristics of the adult education system. On the other hand, teachers believe that specialization in this area have been acquired through experience and feel satisfied in their work. About their students, teachers emphasize their lack of motivation, failure to attend classes and persistence in their studies.
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2

SPAGNUOLO, GIOVANNA. « Scenari per l’educazione degli adulti in una prospettiva europea : il ruolo dell’Università per un progetto di formazione integrale ». Doctoral thesis, Università di Foggia, 2016. http://hdl.handle.net/11369/351639.

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Résumé :
Giovanna Spagnuolo, Scenari per l’educazione degli adulti in una prospettiva europea: il ruolo dell’Università per un progetto di formazione integrale, Tesi di Dottorato in Pedagogia e Scienze dell’Educazione (XXVIII Ciclo), Università degli Studi di Foggia - Dipartimento Studi Umanistici, Lettere, Beni Culturali, Scienze della Formazione, A. A. 2014-2015 La complessità, l’incertezza e le trasformazioni della società contemporanea influenzano la vita di ognuno di noi per l’intero corso della vita. L’adulto in particolare è obbligato ad affrontare le transizioni e se possibile ad anticiparle, elaborarle e riprogettarle. Diviene importante quindi che l’adulto sia in grado di comprendere interconnessioni e interdipendenze nella lettura di problematiche ormai di natura transnazionale, capace di acquisire le categorie della trasformazione, del rischio, della partecipazione e della “responsabilità” (Hans Jonas) per la costruzione di un “pensiero nomade e migrante” (Franca Pinto Minerva) e di un “pensiero plurale” (Isabella Loiodice). L’Università, quale luogo di apprendimento ed elaborazione critica delle conoscenze, è deputata a contribuire al raggiungimento di tali finalità e rappresenta un contesto ideale per continuare ad apprendere orientando le proprie attività ad un progetto di formazione integrale della persona. Attraverso la Tesi di Dottorato Scenari per l’educazione degli adulti in una prospettiva europea: il ruolo dell’Università per un progetto di formazione integrale si è indagato su come l’Università, nel sistema formale dell’apprendimento permanente, ha risposto alle esigenze e alla domanda espressa dall’utenza adulta; quali politiche e dispositivi organizzativi e curriculari sono stati attivati e possono attivarsi per incrementare la partecipazione e la parità di accesso alle attività di educazione e di formazione. Le attività di esplorazione, ricognizione statistica e qualitativa, descrizione e interpretazione dei risultati e di lettura delle pratiche hanno consentito di mettere a fuoco fattori chiave, punti positivi e criticità esistenti, di trarre alcune proposte e identificare ulteriori linee progettuali di ricerca.
Giovanna Spagnuolo, Scenarios for adult education in a European perspective: the role of the University for a project of integral formation, Doctoral thesis in Pedagogy and Educational Sciences ( XXVIII Cycle ), University of Foggia - Department of Humanities, Literature, Culture Heritage, Education Sciences, A. Y. 2014-2015 The complexity , uncertainty and transformations of contemporary society affect the lives of each of us for the entire lifetime (throughout the life-span). The adult in particular is obliged to deal with transitions and if possible to anticipate them, process them and redesign them. So it is important that the adult is able to understand the interconnections and interdependencies, in the reading of become transnational problems by the time, able to acquire the categories of transformation , risk, participation and “responsibility” (Hans Jonas) for the construction of a "nomadic and migrant thinking" (Franca Pinto Minerva) and of a " plural thinking " (Isabella Loiodice). The University, as a place of learning and critical processing of knowledge, is appointed to help achieve these aims and is an ideal setting to continue learning directing its activities to a project of integral formation of the person. Through the thesis Scenarios for adult education in a European perspective : the role of the University for a project of integral formation I have investigated as the University, in the formal system of lifelong learning, has responded to the needs and the demand expressed by adults; what policies and organizational and curricular devices were activated and can take steps to increase the participation and equal access to the activities of education and training. The activities of exploration, statistical overview and qualitative description and interpretation of the results and reading of practices have served to bring key factors into focus, positive points and existing problems, to draw some proposals and identify additional project lines of research.
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3

PETRAGLIA, FEDERICA. « Le comunità di pratica come metodologia per l'educazione degli adulti ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/150.

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Résumé :
La riflessione teorica e l'applicazione empirica del costrutto di comunità di pratica costituiscono fondamentali elementi a supporto di un'idea di educazione che sia continua lungo tutto il corso della vita di un essere umano. La posizione teorica di fondo è caratterizzata dagli assunti secondo cui la conoscenza viene creata attraverso il confronto con altri e il conoscere è un fenomeno sociale in quanto situato in un contesto specifico, che nel medesimo tempo trasforma e viene trasformato. Le comunità di pratica si pongono come luogo privilegiato al cui interno avvengono processi condivisi di costruzione della conoscenza. Frutti della partecipazione a una comunità e benefici per ciascun membro sono da un lato proprio la condivisione dei saperi e delle pratiche, dall'altro la crescita personale. All'interno delle comunità di pratica la singola persona ha la possibilità di acquisire nuove conoscenze, ma soprattutto di rielaborare le proprie esperienze pregresse e le proprie relazioni. Le modalità relazionali presenti all'interno delle comunità di pratica esplicitano il passaggio da una modalità conflittuale a una modalità consensuale di lavoro. Il presente lavoro si pone l'obiettivo di sintetizzare la letteratura relativa alle comunità di pratica, partendo dalla prima teorizzazione da parte di J. Lave ed E. Wenger e proseguendo fino agli studi più recenti. Grazie alle proprie specifiche caratteristiche la comunità di pratica detiene un alto potenziale educativo: analizzandole in chiave pedagogica, infatti, le peculiarità della comunità di pratica permettono allo specialista di educazione degli adulti di supportare il training educativo e trarre benefici dal naturale processo della comunità stessa.
The theoretical and empirical reflections about communities of practice constitute fundamental elements to support the idea that education is a natural process throughout life of human beings. The main theoretical position is characterized by the assumption that knowledge is created through discussion and dialogue with others, and that knowing is a social and situated phenomenon. Communities of practice become centres where processes of sharing experiences and creating knowledge take place. Consequences of the participation to the community are both the creation of a common repertoire of experiences and the possibility for the single to acquire new competencies, as well as to discuss his¬/her story and relationships. The typical way of building relationships inside communities of practice makes explicit the shift from a conflictual typology of working to a consensual one. This dissertation aims to make a synthesis of literature on communities of practice, starting from their first theorization by J. Lave and E. Wenger up to most recent studies. Thanks to its own features, communities of practice show a high educative potential: In fact, through an analysis of them from the pedagogical point of view, communities' of practice peculiarities allow to the adult education researcher to support educational training.
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4

Ruffino, Milena. « L'educazione di comunità nei processi di lifelong learning in età adulta ». Thesis, Università degli Studi di Catania, 2011. http://hdl.handle.net/10761/202.

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Résumé :
La ricerca su "L'educazione di comunita' nelle strategie di Lifelong learning in eta' adulta. Le learning communities of place" si propone di analizzare i modelli di community education e di learning community e di descrivere i processi educativi e di apprendimento che si realizzano nei contesti locali e, nello specifico, nelle comunita'. Si assume, infatti, che nella comunita' la dimensione della prossimita' (fisica e relazionale), nella misura in cui fa da ponte tra l'individuo, il gruppo e la societa', rende il locale un ambito privilegiato non solo per fronteggiare i fenomeni di disorientamento, di emarginazione e di esclusione sociale ma, anche, per l'implementazione di politiche e di interventi educativi tesi a risvegliare il desiderio di apprendere degli adulti. L'obiettivo della ricerca consiste nel valutare l'ipotesi di una relazione positiva tra l'educazione di comunita' e la partecipazione degli adulti alle attivita' di lifelong learning. L'articolazione della ricerca si sviluppa in tre fasi logicamente conseguenti. Nella prima ci si propone di fornire un contributo alla riflessione sulle origini storiche e teoriche della community education. Successivamente, si prosegue con lo studio teorico ed epistemologico della learning community e con la riflessione, ad essa strettamente connessa, sulla natura sociale dei processi di apprendimento. Infine, nell'ultima parte della ricerca, la comparazione dei modelli di learning city e delle comprehensive community initiatives finalizzata all'elaborazione di alcune considerazioni sulla possibilita' di un adattamento e/o di un trasferimento dei modelli anglosassoni di learning community of place nei contesti italiani.
The research activity concerning Community education in the strategies of Lifelong learning for adults. Learning communities of place is addressed to analyze models of community education and learning community and to describe educational and learning processes as they come to be in local contexts and, specifically, in the communities. It is assumed, in fact, that in communities the dimension of proximity (physical and relational) as far as it bridges the individual, the group, and general society makes local environments the favorable place for both facing disorientation, emigration, and social exclusion phenomena and the implementation of education policies for reviving the desire of learning in adults. The objective of the research is to evaluate the hypothesis according to which there is a positive relationship between community education and adults engagement in lifelong learning activities. The research develops into three phases. During the first phase we try to improve on the analysis of the historical and theoretical origins of community education. Then, we shall explore the theoretical and epistemological dimension of learning community and, as they are tightly linked, the social nature of learning processes. Finally, we shall employ the comparison between models of learning city and those of comprehensive community initiatives in order to formulate some considerations on the possibility of adapting and/or transferring Anglo-Saxon models of learning community of place into Italian contexts.
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POZZO, MATILDE MAIA. « Nella zona grigia delle nuove povertà. Una ricerca pedagogica sulle storie di formazione nei processi di impoverimento ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2020. http://hdl.handle.net/10281/262889.

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Résumé :
Gli ambivalenti esiti delle trasformazioni economiche, sociali, culturali della contemporaneità hanno dato vita a un’area in cui si incrociano i lembi di differenti forme di fragilità, economica, sociale, relazionale, e di sofferenza urbana (Saraceno, 2010): una zona grigia di disagio diffuso (Iori e Rampazi, 2008; Tramma, 2015) che non supera quelle soglie di malessere conclamato che la collocherebbero nell’area della grave emarginazione, oggetto di attenzione dei servizi e delle politiche educative. I processi che hanno contribuito al diffondersi di vulnerabilità sociale (Ranci, 2002) hanno modificato anche alcuni tratti della condizione di povertà contemporanea: di questi elementi di novità mira a rendere conto il concetto di nuove povertà, una fascia dai confini incerti, di povertà grigie (Dovis e Saraceno, 2011), esito dell’ampliamento del rischio di impoverimento a fasce di popolazione prima considerate protette: un rischio connesso a eventi sempre meno eccezionali e sempre più legati ai “normali” corsi di vita. La ricerca pedagogica intorno alle implicazioni educative dei processi di impoverimento si è focalizzata, attraverso metodi biografici (Merril & West, 2012), sulle storie di vita e di formazione di quindici uomini e donne coinvolti da recenti processi di impoverimento. La cornice teorica della pedagogia sociale (Tramma, 2010) ha indirizzato l’esplorazione di queste traiettorie biografiche intorno alle dimensioni educative, formali e informali, che contribuiscono a definire lo scivolamento in situazioni di fragilità e/o a prevenirlo e attutirlo; l’analisi pedagogica si è concentrata sulle dimensioni di vulnerabilità intorno a cui si articolano le criticità dei percorsi di vita e sulle modalità, i significati, le rappresentazioni tramite cui i soggetti attraversano e rielaborano la propria storia e la propria condizione, facendo emergere il ruolo di un clima educativo diffuso che, contribuendo a letture sempre più individualizzate e iper-responsabilizzanti della propria vita e della condizione di impoverimento, ostacola la comprensione critica dei propri percorsi di vita e delle dinamiche del presente, fattore indispensabile perché si aprano per i soggetti possibilità di cambiamento e di azione verso il miglioramento delle condizioni di vita, individuali e collettive. La tensione trasformativa (Baldacci, 2001) della ricerca pedagogica qui presentata concerne la possibilità di contribuire alla riflessione pedagogica sulle nuove povertà, in vista di individuare orientamenti teorici e metodologici per un’intenzionalità educativa capace di promuovere percorsi di uscita dalla povertà e di intervenire in termini preventivi nelle situazioni a rischio di scivolamento.
Economic, social and cultural transformations of these times have produced ambivalent results while giving rise to a newfound and widespread form of distress where economic, social and relational fragility and urban suffering intertwine (Saraceno, 2010): this grey area of distress (Iori and Rampazi, 2008; Tramma, 2015) does not exceed standard thresholds of overt malaise that would place it within the traditional boundaries regarding severe marginality and exclusion – areas often touched upon by educational services and policies. The elements that contributed to the spread of social vulnerability (Ranci, 2002) – including the precariousness of living and working conditions, the weakening of the systems in place offering social protection and the erosion of the social fabric – have played a role in altering some traits of contemporary poverty: the concept of new poverty aims to account for new elements of a population dealing with uncertain borders, grey poverty (Dovis and Saraceno, 2011), meaning that those who were not previously considered at risk of poverty are now implicated: a risk related to events increasingly frequent and increasingly linked to those paths of life seen as “normal”. The pedagogical research on the educational implications of impoverishment processes focuses, through biographical methods (Merril & West, 2012), on the life stories and educational biographies of fifteen men and women who have recently become impoverished. The theoretical framework concerning social pedagogy (Tramma, 2010) has directed the exploration of these biographical trajectories in and around both formal and informal educational dimensions: these contribute to falling into fragile situations, but also preventing and/or reducing their eventual impact. The pedagogical analysis focuses on the vulnerability areas around which life’s critical aspects are concentrated, and on the representations and meanings through which impoverished people live and rework their own story and condition, highlighting the key role of a contemporary educational climate. Such an educational climate promotes increasingly individualised and notably hyper-responsible representations of one’s own life and impoverishment, while at the same time hindering the critical understanding of one’s life path, losing focus on the dynamics of the present – something indispensable to promote with the subjects changes for the improvement of individual and collective living conditions. The transformative tension (Baldacci, 2001) as part of this pedagogical research aims to contribute to the pedagogical reflection on new poverty in order to identify theoretical and methodological orientations for educational actions able to promote fresh paths for subjects, both in terms of preventive interventions with people at risk of poverty, and in terms of paths out of poverty.
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Bavieri, Luisa <1961&gt. « Educazione alla cittadinanza per cittadini immigrati adulti. Il contributo della formazione linguistico-giuridica all'acquisizione di competenze di cittadinanza in lingua seconda ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/4178/1/Bavieri_Luisa_tesi.pdf.

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Résumé :
The research examines which cultural and linguistic instruments can be offered to provide adult migrants with formative access to citizenship competences. Starting from the questions: How can individuals of all community groups present in a nation-state acquire high standards of linguistic, sociolinguistic and discourse competences in order to be fully integrated, that is to participate and be included in social activities in the public domain such as work and institutional environments? How are these competencies developed in an educational context? How do adult migrants behave linguistically in this context, according to their needs and motivations? The research hypothesis aimed at outlining a formative project of citizenship education targeted at adult foreign citizens, where a central role is assigned both to law education and linguistic education. Acoordingly, as the study considered if the introduction of a law programme in a second language course could be conceived as an opportunity to further the access to active citizenship and social participation, a corpus of audiodata was collected in law classes of an Italian adult professional course attended by a 50% of foreign students. The observation was conducted on teacher and learner talk and learner participation in classroom interaction when curriculum legal topics were introduced and discussed. In the classroom law discourse two dimensions were analyzed: the legal knowledge construction and the participants’ interpersonal and identity construction. From the analysis, the understanding is that drawn that law classes seem to represent an educational setting where foreign citizens have an opportunity to learn and practise citizenship. The social and pragmatic approach to legal contents plays a relevant role, in a subject which, in non-academic contexts, loses its technical specificity and refers to law as a product of social representation. In the observed educational environment, where students are adults who bring into the classroom multiple personal and social identities, legal topics have the advantage of increasing adult migrants’ motivation to ‘go back to school’ as they are likely to give hints, if not provide solutions, to problems relating to participation in socio-institutional activities. At the same time, these contents offer an ideal context where individuals can acquire high discourse competences and citizenship skills, such as agency and critical reflection. Besides, the analysis reveals that providing adult learners with materials that focus on rights, politics and the law, i.e. with materials which stimulate discussion on concerns affecting their daily lives, is welcomed by learners themselves, who might appreciate the integration of these same topics in a second language course.
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Bavieri, Luisa <1961&gt. « Educazione alla cittadinanza per cittadini immigrati adulti. Il contributo della formazione linguistico-giuridica all'acquisizione di competenze di cittadinanza in lingua seconda ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/4178/.

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Résumé :
The research examines which cultural and linguistic instruments can be offered to provide adult migrants with formative access to citizenship competences. Starting from the questions: How can individuals of all community groups present in a nation-state acquire high standards of linguistic, sociolinguistic and discourse competences in order to be fully integrated, that is to participate and be included in social activities in the public domain such as work and institutional environments? How are these competencies developed in an educational context? How do adult migrants behave linguistically in this context, according to their needs and motivations? The research hypothesis aimed at outlining a formative project of citizenship education targeted at adult foreign citizens, where a central role is assigned both to law education and linguistic education. Acoordingly, as the study considered if the introduction of a law programme in a second language course could be conceived as an opportunity to further the access to active citizenship and social participation, a corpus of audiodata was collected in law classes of an Italian adult professional course attended by a 50% of foreign students. The observation was conducted on teacher and learner talk and learner participation in classroom interaction when curriculum legal topics were introduced and discussed. In the classroom law discourse two dimensions were analyzed: the legal knowledge construction and the participants’ interpersonal and identity construction. From the analysis, the understanding is that drawn that law classes seem to represent an educational setting where foreign citizens have an opportunity to learn and practise citizenship. The social and pragmatic approach to legal contents plays a relevant role, in a subject which, in non-academic contexts, loses its technical specificity and refers to law as a product of social representation. In the observed educational environment, where students are adults who bring into the classroom multiple personal and social identities, legal topics have the advantage of increasing adult migrants’ motivation to ‘go back to school’ as they are likely to give hints, if not provide solutions, to problems relating to participation in socio-institutional activities. At the same time, these contents offer an ideal context where individuals can acquire high discourse competences and citizenship skills, such as agency and critical reflection. Besides, the analysis reveals that providing adult learners with materials that focus on rights, politics and the law, i.e. with materials which stimulate discussion on concerns affecting their daily lives, is welcomed by learners themselves, who might appreciate the integration of these same topics in a second language course.
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SCHIAVONE, GIULIA. « Educazione e funambolismo. Un’indagine qualitativa sulla postura dell’educatore mediante studio di caso sul training psicofisico del funambolo ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2019. http://hdl.handle.net/10281/241209.

Texte intégral
Résumé :
La ricerca indaga i contributi che il training psicofisico del funambolo, quale pratica volta alla sperimentazione dell’equilibrio in condizioni precarie (Petit,2014), potrebbe apportare al percorso di formazione dell’educatore, che necessita di un equilibrio posturale per esercitare la sua professionalità (Gamelli, 2015). Da una revisione della letteratura sembra infatti emergere una duplice istanza: da una parte la necessità di riabilitare il corpo nei contesti dell’educare, a fronte di un predominio ancora significativo della sfera intellettiva sui sensi e la corporeità, per equilibrare il corpo e la mente dell’educatore (Cunti, 2015); dall’altra, se in aumento sono gli studi tesi a valorizzare le componenti educative insite nelle arti circensi (Beauthier, Dubois & Lemenu, 2016), una riflessione sui contributi pedagogici che la disciplina del funambolismo potrebbe apportare nel percorso di formazione degli educatori, sembra mancare. È da queste premesse che l’indagine, di natura qualitativa, muove la sua domanda. Una ricerca interessata a guardare al processo formativo dell’educatore come un training psicofisico (Massa, 2001) per il disciplinamento della propria postura. Domanda che si è scelta di esplorare, attraverso il contesto del funambolismo, in quanto disciplina performativa che mediante una padronanza dell’intero corpo-mente sembra condurre a una differente qualità di presenza (Antonacci,2012c). Il disegno di ricerca, sensibile alla relazione tra educazione, dimensione corporea e arti performative e a una filosofia fenomenologica della ricerca che attribuisce alla postura del ricercatore (Mortari, 2007) un ruolo fondamentale nel processo di comprensione del fenomeno indagato, riconosce nel metodo fenomenologico-ermeneutico (van Manen,1990) una possibile via per attraversare, significare e interpretare l’oggetto indagato e i dati raccolti. Tale metodologia ha infatti consentito da una parte di osservare l’esperienza - il training psicofisico - dall’altra di recepire le parole, i vissuti e le rappresentazioni simboliche dei partecipanti e della ricercatrice, a sua volta coinvolta. La strategia dello studio di caso multiplo (Yin, 2005) è risultata vantaggiosa in quanto ha consentito di far luce su due singolari contesti. Il primo svolto presso la National Circus School (Montréal), istituto di eccellenza mondiale per la formazione di performer circensi, mediante la documentazione di un training su filo teso esperito da due allievi. Il secondo con il funambolo Loreni, unico performer italiano a camminare a grandi altezze su cavo d’acciaio, mediante la documentazione di un training su filo teso da lui condotto in occasione di tre percorsi formativi rivolti a futuri educatori (Milano-Bicocca) e sperimentato al contempo dalla ricercatrice (Dojo Hokuzuiko, Torino). Congiuntamente all’osservazione etnografica e alle interviste, ci si è avvalsi del linguaggio iconico e poetico come strumento di rilevazione dati, per esplorare le rappresentazioni simboliche dei partecipanti legate alle immagini dell’equilibrio e del filo teso (Cahnmann-Taylor & Siegesmund, 2008), considerando tutto il materiale come testo da interpretare. È coerentemente con la metodologia scelta che si è riconosciuto nel metodo fenomenologico-ermeneutico una possibile prospettiva con cui analizzare i temi emergenti, denominati Parole Maestre (Petit,2014), le essenze della tradizione fenomenologica, individuate quali direzioni semantiche centrali relativamente alla postura dell’educatore e rintracciate, congiuntamente, nella letteratura scientifica. Dalla significazione e interpretazione del materiale raccolto, infine, ci si è proposti di estrarre riflessioni teoriche e strumenti operativi con l’intento di contribuire alla ricerca sulla formazione degli educatori mediante l'esercizio di una postura educativa con-centrata, radicata al suolo e in espansione verso l’alto e l’altro al contempo.
The study inquires the possible contributions of the tightrope walker’s psychophysical training to the formation path of the educator. The tightrope walker’s psychophysical training is a practice that allows the experimentation of balance in precarious conditions (Petit, 2014) and the educator needs postural balance in order to exercise his practice (Gamelli, 2015). The literature shows two main issues: on one hand we find the need to rehabilitate the body in educational contexts as a mean to balance the body and the mind of the educator (Cunti, 2015) in a field where the intellectual sphere still has a predominance over sensorial and Embodied experiences. On the other hand, despite the increasing number of studies that recognise the inherent educational component of the circus arts (Beauthier, Dubois & Lemenu, 2016) we find that there is a missing analysis on the pedagogic contributions that tightrope walking discipline can bring to the educational training of educators. Because of these preconditions, this qualitative research is interested in observing the process to the educators' path as a psychophysical training (Massa, 2001) that can discipline one’s body and mental posture. This research decided to explore this process through tightrope walking because it is a performing art that can bring the artist to a new quality of presence through the mastery of the body-mind setting (Antonacci, 2012c). The study considers the connection between Embodied education, performing arts and the phenomenological philosophy of the research. This gives to the posture of the researcher (Mortari, 2007) a fundamental role in the process of understanding the inquiry. Moreover, this study sees in the phenomenological and hermeneutic method (van Manen, 1990) a possible way to give meaning and interpret the inquired subject and the data gathered. Such methodology has allowed the researcher to both observe the experience, a psychophysical training, and to acknowledge the words, the experiences and symbolic representations of the participants, among whom the researcher herself was included. The use of the multiple case study strategy (Yin, 2005) has proven to be useful as it allowed to analyze two peculiar contexts. The first at the National Circus School in Montréal, a world excellence institute for training circus performers, by documenting a tightrope walking training for two students. The second one with the tightrope walker Loreni, the only Italian performer to walk at high heights on steel rope, by documenting three different workshops for future educators where he conducted a tightrope training at Milano-Bicocca University. The researcher also practiced and trained with Loreni in Dojo Hokuzioko, Torino. Additionally to ethnographic observation and interviews, this inquiry uses iconic and poetic language as a mean to gather data in order to explore the participants' symbolic representations linked to the images of balance and of the tightrope (Cahnmann-Taylor & Siegesmund, 2008), and it considered all of the gathered material as text to interpret. Coherently with the chosen methodology, the researcher found the phenomenological-hermeneutic method to be a perspective to use to analyse the emerging themes, called Parole Maestre (Petit, 2014), that are the essences of the phenomenological tradition and that can be identified as central semantic directions regarding the educator’s posture and that can be also found in the scientific literature. Lastly, during the interpretation and understanding of the gathered data, the researcher decided to extract theoretical considerations and operative tools with the intent of bringing her contribution to the research of the educators' training path through the exercise of an educative concentrated posture, rooted to the ground and expanding concurrently high and towards the other.
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Stefanato, Aljoska <1985&gt. « Educazione non formale agli adulti : come l'adulto vive ed affronta i corsi di lingua straniera con relativa proposta di modelli di insegnamento ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17184.

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Résumé :
Il presente studio ha come obiettivo quello di indagare alcuni aspetti relativi all’apprendimento delle lingue straniere in età adulta nell’ottica del lifelong learning in 3 enti che organizzano corsi di lingua non-formali per adulti. La metodologia adottata per la raccolta dati è quella mista, ovvero mediante questionari con risposte a scelta multipla e domande aperte; la tesi consta di 6 capitoli ed è stata suddivisa in due parti: nella prima parte si è effettuata un’introduzione teorica circa alcuni aspetti relativi all’apprendimento nell’adulto delle LS; nella seconda parte, invece, sono stati indagati gli aspetti principali della performance didattica dei Docenti, gli strumenti forniti per migliorare le competenze, la percezione circa le principali difficoltà alunni, attività, temi di effettivo interesse ed eventuali suggerimenti. La tipologia di ricerca, invece, è interpretativa, in quanto si è proceduto unicamente all’elaborazione ed interpretazione dei dati statistici. I questionari sono stati somministrati via telematica a 231 corsisti e 60 Insegnanti. Relativamente ai dati ottenuti, sono emersi i seguenti aspetti: in primis, il rapporto Docente-alunno è di fondamentale importanza per instaurare un buon clima di classe che ne favorisca l’apprendimento; l’alunno adulto considera particolarmente ostica la comprensione orale ed il ricordare vocaboli; lo studente-adulto necessita di maggiore supporto circa gli strumenti da utilizzare per accrescere le proprie competenze linguistiche; oltre alle tematiche linguistiche abitualmente trattate, sarebbe necessario includerne altre; all’interno dei corsi di lingua non-formali, inoltre, vi sono spesso classi disomogenee dal punto di vista delle conoscenze e troppo numerose. Infine, si è provveduto a creare due ipotetici modelli ipotetici di insegnamento, oltre che uno strumento per aiutare gli adulti a monitorare il loro apprendimento.
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D'ORIA, MARIKA. « L’uso di metafore linguistiche nella Medicina Generale. Aspetti educativi per la formazione dei professionisti della cura ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2018. http://hdl.handle.net/10281/199145.

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Résumé :
Rationale. La metafora è definita come «un’espressione che descrive una persona o un oggetto, riferendosi a qualcosa che si presuppone abbia caratteristiche simili» (Cambridge Academic Content Dictionary, s.v. “Metaphor,” 2017). A partire dagli anni ’90, nei contesti di Medicina Generale (MG) le metafore sono state studiate come strategie comunicative capaci di ricadere sulla qualità della cura (Mabeck & Olesen, 1997). Nelle Cure Palliative e Primarie, sono usate per motivi formativi, professionali, clinici, organizzativi (Rodriguez & Bélanger, 2014). Le ricerche hanno esaminato in particolare le metafore dei pazienti, e molto meno quelle dei curanti. Inoltre, non ci sono studi sulla riflessione e meta-riflessione di questi ultimi circa l’uso consapevole delle stesse. L’attuale dibattito scientifico è scisso in un dualismo, che le vede come strumenti utili oppure rischiosi. Metodologia. Il quesito “qual è la rappresentazione che hanno i professionisti di un gruppo di MG sull’uso delle metafore?” è nato da un gap presente in letteratura. Come metodologia è stata scelta l’Interpretative Phenomenological Analysis (IPA) (Smith et al., 2009) che, a differenza del metodo fenomenologico puro (Giorgi, 1985), non esclude una preliminare ricerca bibliografica. Lo studio qualitativo a scopo idiografico (Mantovani, 1998) coglie le rappresentazioni di medici, infermieri e segretarie di un gruppo di MG, una forma di associazionismo in cui condividere luoghi e obiettivi terapeutici. Campione. Ipotizzando che un gruppo di MG fosse più aperto a trattare queste tematiche rispetto ad un setting pensato per lavorare singolarmente, abbiamo reclutato un gruppo di 15 partecipanti con criterio propositivo (10 medici, 3 segretarie, 2 infermieri) (10 donne, 5 uomini). Strumenti. Sono state condotte 15 interviste semi-strutturate sia sull’uso di metafore da parte di pazienti e curanti, sia sulle metafore nella loro formazione. Dopo un mese sono state effettuate 15 interviste libere (Sità, 2012) per approfondire alcuni aspetti delle precedenti. Analisi. L’IPA prevede la lettura approfondita delle interviste, e la selezione e organizzazione dei contenuti raggruppati in categorie. Si elabora un piccolo set di generalizzazioni che saturino i dati, rispettando le differenze di ogni partecipante. Infine, si crea un costrutto teorico sulla base della letteratura. I risultati sono stati riportati seguendo la strategia dello studio di caso (Mortari & Zannini, 2017). Risultati. Dall’esperienza dei partecipanti si evince che la rappresentazione delle metafore cambia, se vengono espresse da medici o da pazienti; il riconoscimento delle metafore varia a seconda dei partecipanti; sono stati indicati dei vantaggi nell’uso clinico di queste espressioni, a cui seguono limiti nell’uso professionale. Talvolta, le metafore sono state usate inconsapevolmente per spiegare alcuni argomenti, come l’educazione del paziente, gli effetti del linguaggio clinico su di essi e l’identità professionale. Conclusione. L’ipotesi circa il campione scelto ha riportato i risultati sperati. Superando il dualismo presente in letteratura, da questo studio si evince che la metafora sia essenzialmente un fenomeno epistemologico, relazionale e ontologico. Pertanto, nella formazione dei futuri curanti,
Rationale. The metaphor is defined as «an expression which describes a person or an object, by referring to something that is supposed to have similar characteristics» (Cambridge Academic Content Dictionary, s.v. “Metaphor,” 2017). Since the 90s, metaphors were studied in General Practice (GP), as strategies that impact on the quality of healthcare (Mabeck & Olesen, 1997). In Palliative and Primary Care, metaphors are used to educate students and patients, and to ameliorate clinical and organizational issues (Rodriguez & Bélanger, 2014). Research explored more metaphors expressed by patients, than those of clinicians. There is no research on the reflection and meta-reflection of clinicians about their deliberate use of metaphors in clinical encounters. The state of the art provides a dualism on metaphors, as useful or dangerous tools. Methodology. The research question “what is the representation of metaphor provided by professionals who work in a GP group, on the use of metaphors?” arose from a gap in the literature. The Interpretative Phenomenological Analysis (IPA)(Smith et al., 2009) was selected as methodology, because it suggests a preliminary bibliographic search, differently from the pure phenomenological approach (Giorgi,1985). The design is qualitative, with an idiographic focus (Mantovani, 1998). The research aims to understand the representations of physicians, nurses, and administrative assistants in a GP group, which is a situation where it is possible to share contexts and therapeutic goals. Sample. We hypothesized that a group was more opened to talk about these issues than a context in which a physician works alone. We recruited a group of 15 participants (10 physicians, 3 administrative assistants, 2 nurses) (10 females, 5 males) with a purposeful sampling. Tools. We conducted 15 semistructured interviews on the use of metaphors by participants and patients, and on the use of metaphors in their professional education. After a month, we conducted 15 indepth interviews (Sità, 2012), to saturate data. Analysis. The IPA requires a careful read of the interviews, the selection and the organization of the contents into categories. A set of generalizations is created to saturate data, by respecting the differences among participants. A theoretical construct is formulated according to the literature. The results report follows the case study strategy (Mortari & Zannini, 2017). Results. The representation of metaphors changes, if these expressions are used by clinicians or by patients, in clinical and educative contexts, and differs for each participant. Strengths and limitations are provided on the clinical use of metaphors. Sometimes, metaphors are used unconsciously by participants, to express some concepts, to talk about patient education, the effects of clinical language, or their professional identity. Conclusion. The hypothesis on the sample is verified. To overcome the dualism in the literature, this study suggests that a metaphor is an epistemological, a relational, and an ontological phenomenon. Therefore, specific curricula could be designed to enhance awareness on this issue, to help students/professionals to reflect on metaphoric language as a communicative strategy in clinical encounters, that also impact on patient education.
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FRASCHINI, ERICA. « TEORIE E INDIRIZZI APPLICATIVI DEI MUSEI STATUNITENSI NELL'EDUCAZIONE DEGLI ADULTI : UNA LETTURA CRITICA E UNA PROPOSTA ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/281.

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Résumé :
La presente ricerca è volta a collegare l'ambito artistico all'educazione degli adulti. Primo obbiettivo della ricerca è stato riconoscere le peculiarità dell'apprendimento adulto per potere individuare quali tra esse fossero da considerare irrinunciabili in una pedagogia per il patrimonio artistico. Il primo capitolo è dedicato a ripercorrere la letteratura critica relativa al tema dell'apprendimento degli adulti nei musei per mettere in luce: 1) le caratteristiche dell'apprendimento adulto che devono essere considerate nel progettare attività rivolte a questo tipo di pubblico. 2) le teorie pedagogiche maggiormente diffuse in ambito museale americano e che influenzano le esperienze europee. Il secondo capitolo nasce come continuazione del primo e tenta di offrire un'alternativa al modello costruttivista di museo, portando all'attenzione il concetto di persona derivante dalla posizione filosofica realista. Il terzo capitolo si divide in due parti: la prima rende conto della fase di osservazione condotta presso il Solomon Guggenheim Museum, il Metropolitani Museum of Art e il Museum of Modern Art di New York. Presso tali istituzioni museali ho individuato un'attività che per la metodologia adottata ha costituito il modello di riferimento per la fase applicativa della ricerca condotta presso il Museo dell'Ottocento di Milano e descritta nella seconda parte del capitolo. I risultati della sperimentazione hanno confermato la validità di tale metodologia e hanno aperto il campo a nuove riflessioni.
The aim of this research is to make a connection between art and lifelong learning. The first goal of the study was to underline the specific features of adult's learning to identify which should be considered as crucial in the artistic heritage pedagogy. The second goal was to study an approach to the artwork that fitted the requirements of adult's learning. The first chapter is dedicated to consider: 1. the essential characteristics of adult's learning to be considered in the process of planning activities and 2. the most widespread pedagogic theories in American museums, and how they influence European works. The second chapter tries to describe an alternative to the constructivistic model of the museum, focusing on the concept of person that arise from the realistic philosophy. The third chapter is formed by two parts: in the first it is described a period of participant observation at the Guggenheim Museum, the Metropolitan Museum of Art and the Museum of Modern Art of New York. During that period, I identified an activity that formed the methodological basis for the practical activity I realized at the Museo dell'Ottocento of Milan. This activity is described in the second part of the chapter. The results of the groundwork confirmed the high quality of the methodology and encourage further studies.
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Lazzaro, Silvia. « Trapianto di fegato in tarda adolescenza e giovane età adulta e processo di transizione dal servizio pediatrico al servizio per adulti. Progetto pilota di strutturazione e implementazione di interventi educativi e strumenti di dialogo ad hoc : una esperienza condotta presso l'Azienda Ospedaliera - Università di Padova ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2017. http://hdl.handle.net/11577/3422900.

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Résumé :
1. Introduction Coping with a chronic disease during emerging adulthood is challenging. The journey from adolescence to adulthood spans many years and may be delayed in young patients with chronic conditions, such as liver transplantation. Moreover, young patients are involved in a significant process of transition from the paediatric to adult care. The study is based on a theoretical framework that considers patient education as an empowerment process aimed to promote self-reflection and life skills through educational relationship and dialogue. 2. Aims The main aims of this study were: i) to explore the experience of transplantation and transition process ii) to create, implement and verify the effectiveness of targeted ad hoc educational measures and ad hoc dialogue tools in a group of young patients (late adolescence, young adulthood) who underwent liver transplantation. These educational interventions have been focused on: quality of life and adherence after liver transplantation, transition process from paediatric to adult care and independent management of health. 3. Study design The study consists in a pilot project with mixed methodologies. Patients have been randomized in experimental group (E) (involved in educational interventions) and control group (C) (not involved in educational interventions). 4. Materials and methods According to specific aims, different methodologies have been used: i) with regard to the analysis of experience of transplantation and transition process: a semi-structured interview has been performed for each patient. Interviews have been recorded, transcribed and then analysed considering emerging themes (Atlas.ti, 7.1.8); ii) considering the assessment of educational interventions' efficacy: a pre and post analysis has been conducted (before and after interventions). Patients filled in some questionnaires in order to evaluate: overall well-being: Satisfaction Profile (SAT-P); adherence: Morisky medication adherence scale (MMAS-4) and an ad hoc questionnaire concerning adherence after liver transplantation; patients' perceptions about their problem solving and decision making skills: (APSP); patients' perceptions about their health managing skills: ad hoc questionnaire. Data have been analysed using SPSS, 23. 5. Results The study has been conducted between July 2015 and October 2016. 14 young liver transplanted patients have been enrolled in the project. 8 (57,1%) were male; the mean age was 23,9 (±4,7) (range: 16-30). The mean age at transplantation was 8,7 (±7,2) (range: 1-25). Qualitative data: with regard to the three main topic (transplantation, autonomy and transition) some interesting suggestions emerged from the analysis. Transplantation has been frequently associated with the discussion about "identity". Patients expressed their difficulties in talking about transplantations; moreover, some problems have been expressed with regard to relationships with parents, concerning the management of health after transplantation. Autonomy has been expressed as a conflicting challenge between the desire to be independent (from every point of view) and the need to be protected. Quantitative data from the pre-test overall analysis: considering well-being (SAT-P) physical and social dimensions presented higher average (67±15,3 and 66±18,5 respectively) compared to psychological dimension, occupation and sleep and nutrition (60±18,7; 62,8±22,2 and 60,9±15,4 respectively). Considering MMAS, 30% of patients resulted non adherent. With regard to patients' perceptions about problem solving and decision making skills (APSP) results revealed a low mean score: 66±13,1. Quantitative data from the post-test analysis (E pre vs. E post; C pre vs. C post): considering well-being, data from the E post-test analysis revealed an improvement concerning mood (p<0,001), emotional stability (p<0,05) and self-confidence (p<0,05). An overall maintenance or improvement of adherence has also been observed in E. In C a general decrease of self-efficacy has been observed at post-test analysis (p<0,05). 6. Discussion Qualitative analysis revealed some critical issues related to the process of understanding and talking about the experience of transplantation among young patients. Quantitative data pointed out these problems concerning overall well-being (especially considering psychological dimension) as well as adherence and patients perceptions about their skills. These results are consistent with literature concerning this topic, revealing the presence of some difficulties in managing health after transplantation during this period of life, even considering transition process as a crucial developmental step toward independence. With regard to the implementation of educational measures, the comparison within the two groups at the pre-test and post-test analysis revealed some encouraging data. Educational interventions and dialogue tools can play a significant role in promoting self-reflection and the understanding process linked to transplantation. Moreover, educational dialogue (with specific dialogue tools) may be useful in order to foster an independent management of health after transplantation and during the transition process. 7. Conclusion This is a pilot study with a very small sample, so it is not possible to generalize data. Results are useful in order to guide future research on this field. Considering this first results, educational interventions and dialogue tools will be revised in order to implement the study in a larger cohort of young transplanted patients.
1. Introduzione Il delicato equilibrio sul quale la persona tenta in età giovanile di poggiare la propria costruzione identitaria può venire in alcuni casi alterato da una malattia o da una condizione di cronicità quale il trapianto. Proprio in questa età, il paziente si trova inoltre coinvolto in un delicato processo di transizione dal servizio pediatrico al servizio di cura per adulti. La cornice teorica all'interno della quale si muove il presente progetto si riferisce a forme di educazione alla salute che privilegiano un'azione finalizzata all'empowerment della persona, alla promozione di abilità autoriflessive e di resilienza e al miglioramento di una serie di life skills attraverso la relazione educativa mediata dalla narrazione e dal dialogo. 2. Obiettivi Sono stati perseguiti due obiettivi: i) analisi del vissuto di trapianto e dell'esperienza di transizione; ii) strutturazione, implementazione e verifica dell'efficacia di una serie di interventi educativi mediati dall'uso di strumenti di dialogo originali in un gruppo di pazienti (tarda adolescenza, giovani adulti) sottoposti a trapianto di fegato. Gli interventi educativi (quattro in tutto, con specifici protocolli) si sono focalizzati sui seguenti aspetti: qualità di vita e aderenza dopo trapianto; processo di transizione; sviluppo di abilità di gestione autonoma della salute. 3. Disegno dello studio Lo studio prevede la messa in atto di un progetto pilota con metodologie di ricerca miste. I pazienti coinvolti nel progetto sono stati randomizzati in gruppo sperimentale (Gs) (con il quale sono stati realizzati gli incontri educativi) e gruppo di controllo (Gc) (non hanno partecipato agli incontri). 4. Materiali e metodi Sono state utilizzate metodologie e metodi differenti a seconda degli obiettivi perseguiti: - obiettivo i) analisi del vissuto di trapianto: intervista semi-strutturata con tutti i pazienti coinvolti. Tutte le interviste sono state audio registrate, trascritte e analizzate attraverso la ricognizione di temi ricorrenti (Atlas.ti, versione 7.1.8). - obiettivo ii) verifica di efficacia degli interventi educativi: conduzione di un'analisi pre e post interventi attraverso la somministrazione di una batteria di questionari atti a valutare le seguenti dimensioni: benessere complessivo: Satisfaction Profile (SAT-P); aderenza: Scala di Morisky per l'aderenza terapeutica (MMAS-4) e questionario ad hoc "Valutazione dell'aderenza in pazienti sottoposti a trapianto di fegato"; autoefficacia percepita nella gestione di situazioni problematiche: Scala di autoefficacia percepita nella soluzione di problemi (APSP); livello di competenza percepito rispetto al tema della transizione: questionario ad hoc "Gestione autonoma del proprio stato di salute in relazione al processo di transizione". Le statistiche descrittive e inferenziali sono state condotte mediante l'utilizzo del software SPSS, versione 23. 5. Risultati Lo studio ha preso avvio a luglio 2015 e si è concluso ad ottobre 2016. Sono stati coinvolti 14 pazienti con un'età media (±DS) di 23,9 (±4,7) anni (range: 16-30) e un'etè media (±DS) al trapianto di 8,7 (±7,2) anni (range: 1-25). Contenuti qualitativi: l'analisi delle interviste ha permesso di approfondire diversi aspetti legati al trapianto connessi al tema del ricordo, della comunicazione e del racconto. Ancora, il legame ambivalente con i genitori nella gestione della salute dopo il trapianto, il rapporto con amici e compagni di scuola e l'esperienza di transizione caratterizzata da una significativa tensione tra dipendenza e autonomia (soprattutto dalle figure genitoriali). Dati quantitativi: considerando l'intero gruppo di pazienti, i dati emersi dall'analisi pre indicano per il benessere soggettivo (SAT-P) medie (±DS) più elevate per la funzionalità fisica (67±15,3) e sociale (66±18,5) rispetto a quella psicologica (60±18,7), lavorativo/scolastica (62,8±22,2) e legata allo stile di vita (60,9±15,4). Quasi il 30% dei pazienti si colloca nella fascia di mancata aderenza (MMAS-4). Rispetto alla percezione di autoefficacia nella soluzione di problemi (APSP) emerge un punteggio medio (±DS) classificato come basso di 66 (±13,1). Al confronto operato entro i gruppi nel pre e post test, i dati evidenziano un miglioramento statisticamente significativo alla somministrazione post nel Gs per i punteggi del SAT-P inerenti il tono dell'umore (p<0,001), la stabilità emozionale (p<0,05) e la fiducia in se stessi (p<0,05). Si ravvisa inoltre un generale mantenimento o rinforzo dell'aderenza nel Gs e un mantenimento della mancata aderenza nel Gc (p=ns). Rispetto all'autoefficacia (APSP) si osserva un decremento significativo del punteggio complessivo al post test nel Gc (p<0,05). Decremento generale osservato, sempre nel Gc, per il livello di competenza percepito rispetto al tema della transizione a fronte di un generale miglioramento dei punteggi dello stesso nel Gs (p=ns). 6. Discussione I diversi risultati presentati hanno permesso di elaborare alcune riflessioni in merito al vissuto dopo trapianto, a partire da alcune generali difficoltà espresse dai ragazzi nel parlare e raccontare questa esperienza. Difficoltà ravvisate anche e soprattutto sul piano psicologico ed emotivo (per quanto riguarda, ad esempio, la stabilità emozionale e il tono dell'umore). Criticità sono state inoltre riscontrate rispetto all'aderenza, soprattutto all'assunzione della terapia immunosoppressiva. Entrambi questi dati trovano conferma nella letteratura specifica di riferimento. I risultati (sia qualitativi che quantitativi) hanno permesso di identificare alcune possibili aree di intervento educativo. Tra queste, la promozione dell'autoriflessione e dell'elaborazione dell'esperienza del trapianto, il lavoro più mirato sull'acquisizione e rinforzo di determinate competenze psicosociali con i pazienti e il supporto e l'accompagnamento dei genitori nel corso del processo di transizione. 7. Conclusioni Questo studio rappresenta una prima esperienza a carattere interventistico rispetto all'educazione in questo ambito. Essendo questo un progetto pilota che ha coinvolto un gruppo ristretto di pazienti non risulta possibile operare delle generalizzazioni per quanto concerne i risultati identificati. Le prospettive future, ed auspicabili, al termine dello studio consisteranno in una revisione degli interventi (alla luce dei risultati conseguiti) e una loro possibile implementazione con un campione pià ampio di giovani pazienti. Il progetto potrebbe inoltre fornire un nuovo punto di vista rispetto al tema della transizione nelle sue implicazioni clinico - pratiche.
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ROSSI, VALERIA. « Il metodo Lipman. Una metodologia educativa per il dialogo intergenerazionale ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/283.

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Nel contesto contemporaneo, caratterizzato da una diffusa complessità e da crescente ostilità, un'efficace educazione degli adulti deve connotarsi come un'incessante opportunità di risignificazione esistenziale, sia a livello personale che comunitario. Inoltre, deve sostenere le persone nell'acquisizione di conoscenze e fornire loro nuovi strumenti. Questa ricerca vuole porre in evidenza le potenzialità del metodo creato da Matthew Lipman per l'educazione degli adulti. In particolare vuole mostrare il suo possibile uso per il dialogo intergenerazionale tra adulti e adolescenti.
In the present scenario, characterized by a widespread complexity and an increasing hostility, an efficient adult education should connote itself as a constant opportunity of renewing the existential meaning of life, both on an individual and on a community level. Moreover, it should support people in acquiring knowledge and new technical devices. This research is s aimed at highlighting the potentialities of the method created by Matthew Lipman for adult education. In particular I will explain its use in intergenerational dialogue paths between adults and adolescents.
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BRACCI, FRANCESCA. « L'APPRENDIMENTO INFORMALE NEI CONTESTI FAMILIARI. IDENTITA', SIGNIFICATI, SAPERI DI GENITORI ITALIANI E ITALO-AMERICANI ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2014. http://hdl.handle.net/10280/2461.

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La tesi si pone all’interno di una cornice di senso propria dell’educazione degli adulti ed esplora i processi di apprendimento e di costruzione della conoscenza che accadono nei contesti familiari. È stato condotto uno studio comparativo su due campioni: uno composto da quarantatré genitori italiani che vivono a Milano, Italia, e l’altro da ventisette genitori italo-americani che vivono a New York City, Stati Uniti. La decisione di condurre uno studio comparativo è motivata dal tentativo di comprendere e confrontare come i genitori, con, al di là e attraverso i propri posizionamenti culturali, costruiscono conoscenze, configurazioni identitarie, traiettorie di partecipazione, e forme di appartenenza alle famiglie di cui fanno parte. L’indagine prevede un secondo segmento che presenta l’applicazione di un approccio educativo diretto a sostenere gruppi di genitori nell’assunzione di azioni trasformative.
This paper describes a research on the processes of learning and of knowledge construction occurring within the family contexts. The aim of such research is the development of educational action logics able to intercept, promote and validate the knowledge and repertoires of practice that the family systems generate.
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CULOTTA, VINCENZO. « Composizione di un sapere pedagogico nell’ascolto musicale attuativo ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2020. http://hdl.handle.net/10281/262899.

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Questa ricerca esplora le possibilità che si aprono offrendo ad adulti (professionisti in formazione) una particolare e originale esperienza artistico-musicale al fine di sviluppare consapevolezza, ascolto e apprendimento trasformativo. Ho progettato e realizzato due laboratori di ascolto musicale enattivo analizzandone gli effetti e i processi con l’intento di individuare alcune dimensioni strutturali dell’ascolto che possono divenire un’esperienza e una pratica educative. Gli elementi costruttivi dei laboratori, che fanno capo a una epistemologia pedagogica incorporata ed enattiva, sono: i corpi in azione del formatore e dei formandi e i gesti formativi, condizioni di possibilità di un setting formativo/trasformativo visto come un campo interattivo di esperienza e di costruzione di conoscenza. L’ipotesi teorica, discussa nella prima parte della tesi, di un’analogia strutturale tra il gesto musicale e il gesto formativo evidenzia le qualità materiali di quest’ultimo in termini di temporalità, spazialità, intensità e forma. Il senso espressivo del gesto è intransitivo: ciò suggerisce che un’esperienza formativa (qui, radicalmente intesa come formazione della persona) potrebbe non basarsi sulla comunicazione di contenuti (affettivi o intellettuali) ma sugli effetti performativi delle azioni e dei gesti compiuti dal formatore e dai formandi, organicamente orchestrati come in una composizione musicale. Nel mio progetto, l’esperienza dell’ascolto diviene il fulcro di questa analogia tra i gesti musicali e pedagogici, e il cuore dei laboratori che si strutturano concretamente come processi di ascolto di un brano di musica attraverso cicli in cui l’azione corporea e la co-riflessività si alternano ricorsivamente. Attraverso tali processi, l’esposizione enattiva dei partecipanti alle strutture musicali facilita il riconoscimento delle loro stesse azioni, schemi e posture corporei, e così anche, dei loro posizionamenti simbolici come educatori. Inoltre, il processo di formazione innescato da questo tipo di ascolto comporta la possibilità di modificare/rifinire quegli schemi e posture, grazie alla mediazione del gruppo. La seconda parte della tesi è focalizzata sul progetto, realizzazione e analisi di due laboratori, a cui hanno partecipato rispettivi gruppi di professioniste in formazione dall’Università di Milano Bicocca, condotti nell’anno accademico 2018/19. Come ricercatore, ho preso parte attiva nei laboratori; il mio processo riflessivo e di auto-formazione è tra gli obiettivi del mio studio e uno dei suoi rilevanti risultati. La metodologia impiegata è enattiva, interpretativa e critica, volta a costruire una teoria sufficientemente buona di questa esperienza. La scrittura auto-biografica e auto-etnografica, l’uso delle video-riprese e le note di campo, il coinvolgimento dialogico delle partecipanti in tutte le fasi del progetto, sono gli ingredienti di un processo enattivo di costruzione della conoscenza. Similmente, la scelta di un’analisi ricorsiva, narrativa e riflessiva dei contesti e dei processi laboratoriali (dopo una fase iniziale più induttiva) è stata intesa a far luce sugli effetti incrociati di azioni e significazioni multipli e embricati, messi in atto dalle partecipanti e dal conduttore. L’analisi mostra: come i processi di ascolto, conoscitivi e formativi si siano svolti ponendo al centro i corpi, con le loro percezioni e sensazioni, azioni e posture; come sia andato co-costruendosi un metodo dell’ascolto, tale che le sensazioni di movimento di ciascuna potessero circolare ed essere ridefinite attraverso la mediazione trans-individuale svolta dall’azione del gruppo; come, attraverso l’ascolto attuativo, le partecipanti abbiano generato delle metafore educative incorporate contattando aspetti essenziali di una competenza ad educare.
This research explores the possibilities opened by offering a specific and original kind of artistic-musical experience to adults (namely, professionals in education) in order to develop awareness, listening, and transformative learning. I designed an “enactive musical workshop”, proposed it to two groups of participants, and analysed its effects and process in order to identify some structural dimensions of musical listening that might become an educational experience and a training practice. The building blocks of the workshops, based on the gnoseological and epistemological framework of embodied and enactive pedagogy/knowledge, are the acting bodies of the trainer and trainees, and the formative gestures which leads to the conditions of a transformative/educational setting, as an inter-active field of experience and knowledge-building. The theoretical hypothesis – discussed in the first part of the thesis – of a deep analogy between musical and formative gestures highlights the material qualities of the latter in terms of temporality, spatiality, intensity, and form. The expressive sense of gesture is intransitive: this suggests that a formative experience (here, radically understood as the formation of the person) might not be based on the communication of content (affective or intellectual), but on the performative effects of the trainer and trainees’ gestures and actions, organically orchestrated, as in musical composition. In my project, the experience of listening becomes the centre of this analogy between musical and educational gestures/knowledge and the heart of the designed workshop, which is specifically structured as the implementation of enactive listening to a piece of music (I chose the Prelude “La cathédrale engloutie” by Debussy and the Impromptu No 1 by Schubert) through cycles where bodily action and co-reflexivity phases alternate recursively. Through this process, the enactive exposition of the participants to the sound-relational structures of the piece facilitates the acknowledgment of their own actions, patterns, and bodily postures, therefore of their symbolic positions as educators. Besides, the training process triggered by enactive musical listening entails the possibility of modifying/refining those patterns and postures, thanks to the fundamental mediation of the group. The second part of the thesis focuses on the design, realization, and analysis of two workshops with two groups of professionals in education from the University of Milan Bicocca, carried out in the 2018/19 academic year. As a researcher, I took an active part in the workshops; my own self-training and reflexive process is among the objectives of my study and one of its relevant outcomes. The chosen methodology is enactive, interpretative, critical, and aimed at building a good enough theory of this experience. Auto-biographical and auto-ethnographic writing, the use of video-registrations and field notes, the dialogical involvement of my participants in all the phases of the project are the ingredients of an enactive process of knowledge construction. Similarly, the choice in favour of an ongoing, narrative and reflexive analysis of the contexts and processes carried out in each workshop (after a more inductive initial phase) was meant to highlight the cross-effects of multiple and entangled actions and meanings, performed by the participants and the conductor. The analysis has highlighted: 1) a knowing process that places at the center the body with its perceptions and feelings, the actions and postures; 2) the enactive co-construction of a listening method, such that the movement feelings of each could loop, contaminate and be refined through the mediation of a group action; 3) the generative process carried out by the participants, through the enactive listening, of some embodied educational metaphors thanks to which they could contact some structural elements of a competence to educate.
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BERGOMI, Alberta (ORCID:0000-0002-8664-9622). « "Prima che partano!" Progetti di alfabetizzazione e scuole per emigranti nell'Italia dell'età liberale (1860-1920) ». Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2017. http://hdl.handle.net/10446/77362.

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Oggetto di questa tesi sono le scuole per gli adulti emigranti realizzate in Italia nell’età liberale. Studiarle significa riportare alla luce una documentazione finora trascurata: atti delle amministrazioni comunali, documenti ministeriali, opuscoli e articoli di maestri, pedagogisti e politici. Condotta su materiale archivistico e bibliografico di prima mano, la ricerca rivela la presenza di una vasta rete di percorsi formativi per gli emigranti, promossi da varie istituzioni (Commissariato dell’emigrazione, Ministero della pubblica istruzione e Società Umanitaria) a partire dall’età giolittiana in poi, fino agli anni Venti. Di questo sistema di educazione e istruzione, diffuso nelle aree a maggiore tasso emigratorio, sono stati messi in luce il quadro normativo e l’orientamento pedagogico e didattico, che, come si è cercato di dimostrare, erano in relazione con le prospettive culturali e politiche del tempo.
The subject of this thesis is the schools for emigrant adults created in Italy during the liberal era. Studying them entails bringing back to light documentation overlooked until now: acts of municipal administrations, ministerial documents, in addition to brochures and articles written by teachers, educators and politicians. Conducted using first-hand archival and library materials, the research reveals the presence of a vast network of educational courses for emigrants promoted by various institutions (the Emigration Commission, the Ministry of Public Instruction, and Humanitarian Organizations) from the Giolittian era onward until the 1920s. This system of education and instruction, pervasive in areas with high rates of emigration, highlights the regulatory framework and the pedagogical and educational orientation, which, as we have endeavored to show, were related to the cultural and political perspectives of the time.
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GNOCCHI, RAFFAELE. « Pedagogia del disagio adulto ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/142.

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Résumé :
La ricerca focalizza l'attenzione sul disagio adulto. Il concetto di persona è riletto alla luce del clima definito (neo)moderno all'interno del quale l'uomo vive una difficoltà quotidiana nel riconoscere se stesso e il contesto a lui circostante. Le relazioni interpersonali subiscono questa pressione socio culturale la quale va pertanto analizzata e considerata. L'età adulta è l'ambito specifico della ricerca; in questa fase della vita maturità e saggezza sono elementi da declinare e rileggere in relazione ai limiti costitutivi la persona stessa: riconoscere e assumere i propri limiti è una prima operazione di maturità. I limiti e il disagio chiamano in causa la necessaria lettura interdisciplinare: medicina e pedagogia dialogano nell'interesse della persona sofferente; da questo dialogo nascono indicazioni concrete per una pratica corresponsabile sui piani biologico ed educativo. Si sostanzia in definitiva una pedagogia del disagio e della marginalità adulta quale risultato dello scambio epistemologico fra le due discipline. questa prospettiva postula interventi rinnovati nell'ambito del disagio adulto poiché il disagio e la sofferenza non sono sempre ascrivibili a questioni di natura patologica. La pedagogia oltre a riconoscere il ruolo delle altre discipline è altresì riconosciuta come scienza impegnata nell'educazione degli adulti in stato di disagio.
The research focuses on adult hardships. The concept of person is considered by the light of a climate defined (neo) modern in which man lives a daily difficulty in recognising both himself and the surrounding context. Interpersonal relationships are strongly influenced by this socio cultural pressure that needs to be considered and analysed. Adulthood is the specific field of the research. During this stage of life, maturity and wisdom are elements to be considered and analysed in relation to the constitutive limits of the person: the awareness and the acceptance of the limits represent a first act of maturity. The limits and hardships require an interdisciplinary understanding: medicine and pedagogy interact on behalf of the person in hardships; factual proposals derive from this interaction for a joint responsibility on a biological and educational level. It gains substance after all a pedagogy of the hardships and adult marginality as a result of an epistemological exchange between the two disciplines. This perspective requires renewed interventions in adult marginality because the hardships and suffering cannot be always ascribed to pathological matters. Pedagogy, besides recognising the role of the other disciplines, is considered as a science engaged in the education of adult people in hardships.
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Satta, Caterina. « "Cosi' si educano i bambini!". Uno sguardo etnografico sulle relazioni adulto-bambino in spazi per l'infanzia ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3426472.

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Résumé :
The research is focused mainly on child-adult relations and everyday life inside educational places like a residential child care centre, a toy-library and a toy library inside an Hospital. I have carried out my fieldwork following an ethnographic methodology: participant observation and interviews with the care-assistants in charge of the children. I’ve been living with the children and the careers inside a residential child care centre in Italy for 4 months and I have then moved my attention to a less structured place like a toy library, where I have done the second part of my fieldwork. While the third part of my fieldwork has been done in a toy library inside a Hospital (Part II). Referring on a socio-constructionist and Interpretative approach, and on an international literature (Part I) on this subject, the thesis try to deconstruct the educational rhetoric circulating inside these spaces and in the adults’ representations of children, focusing on children interactions, practices and discourses (Part IV). In Part III the thesis analyses the concepts of “education”, “order” and “disorder” in children’s and adults’ culture and analyses how childhood is perceived by adults and constructed in the three different settings observed.
La tesi di dottorato analizza le relazioni tra adulti e bambini e quelle fra bambini all’interno di spazi educativi per l’infanzia. L’analisi si basa su una ricerca etnografica sviluppata diacronicamente in tre luoghi differenti: una Comunità educativa per bambini, una ludoteca di quartiere e, infine, una ludoteca interna ad un ospedale pediatrico. L’obiettivo è stato quello di comprendere quale infanzia venga costruita in spazi che hanno finalità diverse e quali relazioni si configurano tra adulti e bambini al loro interno. Lo studio si inserisce nel filone della cosiddetta new child sociology che ha avuto un notevole sviluppo negli scorsi decenni nella sociologia statunitense, inglese e nordeuropea. Nella ricerca si adotta una prospettiva di analisi di impronta socio-costruttivista e interpretativa. Una prospettiva presentata e discussa nel capitolo iniziale (Parte I) offrendo una ricognizione teorica degli studi internazionali che di recente si sono dedicati alla decostruzione e allo svelamento scientifico dei discorsi dominanti e prevalenti sull’infanzia nelle moderne società occidentali. Nella Parte II si descrivono e discutono gli aspetti metodologici della ricerca sviluppata attraverso un’osservazione etnografica in tre diversi luoghi dedicati all’infanzia nonché la realizzazione di interviste qualitative ad adulti coinvolti nell’osservazione. Nella Parte III (cap I; II; III; ) si descrive e analizza in profondità il resoconto etnografico per ciascuno dei tre campi osservati. La proposta teorica centrale (Parte IV) consiste nella esplicitazione di un nuovo paradigma interpretativo delle relazioni intergenerazionali che, discostandosi da quello tradizionale fondato sugli assunti educativi, pone l’accento e introduce una prospettiva di tipo culturale basata sulla decostruzione dell’immagine del bambino come soggetto subalterno e sullo svelamento delle caratteristiche di attore propria di ogni bambino.
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