Littérature scientifique sur le sujet « Edificio ricostruito »

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Articles de revues sur le sujet "Edificio ricostruito"

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Von Preuschen, Henriette. « Ideologia e conservazione dei beni culturali : le chiese distrutte dalla guerra nella Repubblica democratica tedesca ». STORIA URBANA, no 129 (avril 2011) : 121–54. http://dx.doi.org/10.3280/su2010-129005.

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Résumé :
Dopo il secondo conflitto bellico e fino al crollo del muro di Berlino, nella repubblica democratica tedesca la ricostruzione delle chiese distrutte durante la guerra, luoghi carichi di memorie storiche e religiose, ben lungi dal porsi come un problema culturale si rivelň sostanzialmente come fatto politico. La scelta se ricostruire o meno gli edifici bombardati era infatti legata alla potenzialitŕ che quel determinato edificio potesse o no rinvigorire l'ideologia socialista e giovare all'immagine che il regime voleva dare di sé. In linea generale, il governo tendeva a far saltare i resti delle chiese con esplosivo, minando metaforicamente le fondamenta del messaggio religioso, ma anche simbolico e artistico, che esse custodivano. La ricostruzione era ammessa solo in quei casi in cui l'edificio potesse in qualche modo partecipare all'immagine urbana che del socialismo si voleva divulgare anche al di fuori dei confini statali. In questi casi, tuttavia, il processo di riedificazione era sottratto agli organismi religiosi e gestito interamente dallo stato, che in qualche modo si impegnava a trasmettere un messaggio antireligioso. Altre volte, come nel caso delladi Dresda, furono proprio le rovine a veicolare un messaggio politico ben preciso, in questo caso una condanna dell'imperialismo americano.
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Gilkes, Oliver, et Matthew Moran. « San Vincenzo without the walls — excavations 1996–7 ». Papers of the British School at Rome 69 (novembre 2001) : 385–92. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200001872.

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Résumé :
SAN VINCENZO AL VOLTURNO — SCAVI DEL 1996–7In due brevi stagioni di scavo del 1996 e 1997 sono state effettuate la ricognizione e lo scavo di un sito sulla sponda orientale del flume Volturno, di fronte ai ben noti scavi del monastero altomedievale di San Vincenzo. La ragione dell'intervento é legata al riesame delle ipotesi effettuate in seguito alle ricognizioni sul campo degli anni '80, alia luce di quanto emerso nell'area dal 1990 grazie ad una serie di lavori di emergenza e ritrovamenti casuali. In particolare, sono state sollevate alcune questioni relative alia natura, dimensioni e topografia dell'insediamento nella zona dal periodo sannita fino al sesto secolo d.C. Sono stati identificati alcuni resti di strutture di età sannita-repubblicana (muri di pietrisco legato da terra), la più antica evidenza di un insediamento di periodo sannita del sito. Questo edificio fu seguito da una piccola villa (?) nel primo secolo d.C, sviluppatasi in seguito, a metá del terzo secolo, in una villa più grande (forse con un cortile?). Questa struttura fu completamente ricostruita nel 350 circa; gli edifici vennero demoliti (o crollarono) alia fine del quarto/inizio quinto secolo, e l'insediamento si trasferì sulla sponda occidentale del Volturno. É stata individuata dell'evidenza per un riuso del sito nell'ottavo e nono secolo sotto forma di scorie della produzione di ceramica e vetro — evidenza associata alia presenza di una comunità di artigiani laici altomedievali al di fuori del recinto claustrale.
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Carillo, Saverio. « Paesaggio culturale italiano e secolarizzazione. Idiomi e narrazione dei monumenti nella rappresentazione novecentesca del sacro ». Quaderni d'italianistica 41, no 1 (31 décembre 2020) : 135–51. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v41i1.35898.

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Résumé :
L’architettura e gli spazi urbani delle città italiane, nei primi decenni successivi al Secondo conflitto mondiale, appaiono rappresentare in chiave figurata i contenuti di un nuovo innesto comportamentale sulla tradizionale edilizia che si confrontava con le coordinate contemporanee del consumismo. La definizione di un’inedita gamma valoriale — suscitata dalla modernità — viene sperimentata nella modifica degli atteggiamenti sottoscritti dalla popolazione rurale, per i quali non mancavano le osservazioni critiche di intellettuali come Pier Paolo Pasolini, che avvertiva, preoccupato, quanto potesse essere infido, per quella umanità, il cedere alla lusinga del comfort. Simili richiami alla responsabilità e al guardare con prudenza ai moderni ritrovati andavano interessando anche i prodotti di architettura, soprattutto per gli edifici sacri — da ricostruire o da realizzare ex-novo — che cedendo il passo alla modernità andavano rinunciando, in molti casi, all’implicita genesi di “opera monumentale,” essendo, per antonomasia, i luoghi di culto riconosciuti, da sempre, quali edifici identitari. Il sacro e l’architettura del sacro “subiscono” o “inverano” un processo di “desacralizzazione” per divenire testimonianze secolari.
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Elsner, Jaś. « From the culture ofspoliato the cult of relics : the Arch of Constantine and the genesis of late antique forms ». Papers of the British School at Rome 68 (novembre 2000) : 149–84. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200003901.

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Résumé :
DALLA CULTURA DEGLISPOLIAAL CULTO DELLE RELIQUIE: L'ARCO DI COSTANTINO E LA GENESI DELLE FORME TARDO ANTICHEQuesto articolo cerca di esaminare il programma dell'arco di Costantino, ed in particolare il suo riuso dispoliadi precedenti edifici, alia luce di cosa possa essere ricostruito dei più tardi progetti monumentali di Costantino a Costantinopoli. Viene ipotizzata la spoliazione di statue classiche (usate per decorare gli spazi pubblici della nuova città) e delle reliquie apostoliche, le quali vennero utilizzate nelle tombe collocate a fianco di quella di Costantino nel mausoleo dei Santi Apostoli, o durante la vita dell'imperatore stesso o di quella del figlio Costanzo. L'uso di arcaismi poetici, nella loro tipica forma poetica del quarto secolo (quale quella di Cento), viene anche dimostrato. Si sostiene che l'arco di Costantino emerge come un monumento chiave nella genesi di una nuova estetica costantiniana in cui l'antico viene incorporato nel moderno, ed in questo modo inevitabilmente trasformato.
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Bird, Joanna, Amanda Claridge, Oliver Gilkes et David Neal. « Porta Pia : excavations and survey in an area of suburban Rome ». Papers of the British School at Rome 61 (novembre 1993) : 51–113. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200009946.

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PORTA PIA: SCAVO E RILEVAMENTO DI UN'AREA DELLA ROMA SUBURBANA. PARTE ISi tratta della prima parte di una relazione sul lavoro archeologico portato avanti dalla British School at Rome nell'area dell'Ambasciata Britannica a Porta Pia negli anni '60 e nel 1991/2.Durante l'estate del 1969 una piccola trincea fu aperta immediatamente dietro le mura aureliane della città, che in quest'area erano state ricostruite nel 1564. Furono riconosciute tre principali fasi dell'occupazione romana, la prima forse consistente di un terrazzamento a giardino probabilmente dell'inizio del secondo secolo d.C. L'area fu in seguito occupata da un angolo di un edificio industriale, possibilmente una fullonica. La terza fase era rappresentata dalla costruzione delle mura della città, nel 271-5 d.C. Un livello di scarico associato con la costruzione delle mura conteneva detriti derivanti da alcune tombe contigue e materiale ceramico risalente circa al 275 d.C.Il lavoro condotto in altre zone dell'area dell'Ambasciata ha portato allo studio di un mosaico monocromo con una scena marina, databile al periodo approssimativamente compreso fra il 140 e il 270 d.C., nonchè un dettagliato rilevamento della miniera di pozzolana del XVI e XVII secolo.
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Keay, Simon, Martin Millett, Sarah Poppy, Julia Robinson, Jeremy Taylor et Nicola Terrenato. « Falerii Novi : a new survey of the walled area ». Papers of the British School at Rome 68 (novembre 2000) : 1–93. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200003871.

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Résumé :
FALERII NOVI: UNA NUOVA RICOGNIZIONE DELL'AREA MURATAI risultati di una ricognizione dell'intera parte murata della città romana di Falerii Novi vengono presentati insieme a quelli di una piccola area posta al di fuori delle mura. I metodi impiegati consistono in una integrazione di rilevamento topografico, ricognizione a piedi dell'area ed estensivo uso di un gradiometro ‘fluxgate’. I risultati permettono di ricostruire in dettaglio una nuova pianta della città, che viene presentata in questo articolo, insieme ad una dettagliata descrizione delle strutture messe in luce, che includono un foro di dimensioni sostanziali, un teatro ed un portico, una serie di templi e una varietà di case private. Sebbene in maniera preliminare, questi edifici vengono discussi nel loro contesto, anche in considerazione dei nuovi dati che questa ricognizione ha fornito sullo sviluppo della topografia e delle difese della città.
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Thèses sur le sujet "Edificio ricostruito"

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Zanarini, Alessandro. « Ricostruire L'Aquila : edifici residenziali nel verde ». Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amslaurea.unibo.it/1364/.

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Résumé :
Nell'aprile 2009 la città dell'Aquila e le zone limitrofe sono state interessate da uno sciame sismico che ha raggiunto l'apice della sua intensità durante la notte del 6 aprile, facendo registrare ai sismografi il sesto grado della scala Richter. Le conseguenze del sisma sono state devastanti, numerose le vittime e gli sfollati; ingenti i danni alla città. Molti edifici, in particolare nel centro storico, sono stati interessati da numerosi crolli o da danni spesso irreversibili, la situazione post-calamità ha quindi posto il grande problema della ricostruzione di una città consolidata. Partendo da questi presupposti il progetto si pone come obiettivo di fornire una proposta concreta per la ricostruzione dell'area di centro storico compresa fra la zona della ex chiesa di Santa Croce e il viale Duca Degli Abruzzi, tentando di ricostruire e riqualificare il tessuto che si affaccia su via Roma; Decumano della città storica. La necessità di ricostruire una parte così significativa della città ha condotto a delle riflessioni sulla natura stessa del luogo e della sua evoluzione. Si sono così potuti mettere a fuoco un certo numero di problemi urbanistici e architettonici che dal primo dopoguerra ad oggi hanno via via cambiato i caratteri fondamentali dell'area di progetto come dell'intera città; sviluppando quest'ultima in maniera piuttosto inorganica e contaminando la struttura originaria del centro storico. Il progetto vuole quindi cogliere l'occasione per riorganizzare parte del tessuto, rifacendosi ai principi generatori e ai caratteri della forma originaria dell'Aquila. Gli edifici progettati perseguono obiettivi molteplici e a volte discordanti ad esempio l' ottima qualità dell'abitare e l'economicità sono due importanti caratteristiche che si è cercato di unire tramite tecnologie votate all'efficienza energetica, alla semplificazione del cantiere e alla semiprefabbricazione. Tali strumenti tecnologici sono molto utili a razionalizzare e ottimizzare il processo costruttivo, in linea con quelle che sono le esigenze della produzione contemporanea; soprattutto in ambito residenziale.
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Ceccarelli, Christian. « Ricostruire L'Aquila : proposta di edificio residenziale a corte ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amslaurea.unibo.it/1279/.

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Résumé :
Il 6 aprile 2009 una scossa sismica del sesto grado della scala Richter ha colpito la città dell'Aquila e i centri urbani limitrofi, provocando ingenti danni e la quasi totale distruzione del centro storico aquilano. Il sisma ha provocato più di 300 vittime e 65000 sfollati sistemati in tendopoli, alberghi e moduli abitativi provvisori. Risolta l'emergenza dei primi mesi ci si trova ad affrontare il problema della ricostruzione vera e propria della città, la quale non può prescindere dalle decisioni sul futuro del centro storico. La parte "intra moenia" dell'Aquila è il centro nevralgico della città, qui si trovano i caratteri identitari di essa, i quali si perdono appena oltrepassata la cinta muraria. Il tessuto che parte dalle porte urbiche e prosegue verso la periferia è infatti frammentario e disorganizzato. Scopo principale del progetto è quello di fornire un'idea concreta per la ricostruzione del quartiere di Santa croce, una parte di centro storico ad oggi priva di identità e quasi interamente distrutta dal sisma. Accanto alle necessità di ricostruire alloggi e servizi, si pone l'obiettivo di fondare un nuovo quartiere che riprenda i tracciati storici e completi questa parte della città con una nuova identità legata al passato della stessa.
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Biagi, Francesca, Besa Shalari et Agnese Valbonesi. « Ricostruire L'Aquila. Edifici produttivi e servizi per il turismo a Sassa ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/2876/.

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Résumé :
Fin dalle prime riflessioni effettuate sulle zone industriali oggetto di indagine è apparso evidente come l’area di Sassa non abbia trovato, nella vocazione industriale conferitagli dagli strumenti urbanistici, la sua miglior definizione. Le successive analisi non hanno fatto altro che confermare questa primitiva intuizione, soprattutto se si considera l’esiguo numero di attività operanti e la presenza, ad oggi decisamente importante , dell’attiguo Progetto C.A.S.E. di Sassa NSI. L’intuizione seguita per rispondere alle reali esigenze del luogo e del tempo è stata quella di coniugare il tema dello sviluppo industriale a piccola scala con il tema dell’abitare gli spazi, non solo quelli pieni, ma anche e soprattutto quelli vuoti. Il Rio Forcella, che scorre da Ovest ad Est lungo l’area, diventa l’elemento utile a raccordare tutti i temi: un parco fluviale che si sviluppa trasversalmente e che, come una spina dorsale, regge l’intero sistema. Il parco, quindi, accoglie un’area legata alle produzioni locali, una legata ai servizi al turismo, ed una dedicata ai servizi alla residenza.
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MASI, ANDREA. « Problematiche di progetto e costruzione delle opere postume ». Doctoral thesis, 2013. http://hdl.handle.net/2158/923932.

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Résumé :
La tesi di dottorato analizza le problematiche di progetto e costruzione degli edifici realizzati successivamente alla morte del primo progettista architettonico incaricato attraverso uno studio comparativo di diversi casi studio incentrati in particolare su due maestri dell'architettura quali Giovanni Michelucci e F.L. Wright
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SBARBATI, Claudia. « LE STRAGI E LO STATO. NARRAZIONI SU CARTA DELLO STRAGISMO ITALIANO:CRONACA, MEMORIA E STORIA ». Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251127.

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Résumé :
Oggetto del presente studio è la narrazione pubblica delle stragi degli anni Settanta, realizzata attraverso il filtro della carta stampata di ieri e di oggi. In particolare, le stragi delle quali è stato ricostruito il pubblico racconto sono quelle di Milano (12 dicembre 1969), di Brescia (28 maggio 1974) e di Bologna (2 agosto 1980). L’interesse di ricerca è nato dalla percezione di un vuoto storiografico rispetto all’“impressione di realtà” - quindi all’immaginario - che nel corso dei decenni quotidiani e periodici nazionali hanno edificato riguardo allo stragismo neofascista. In generale, l’eversione di destra – seppur oggetto di preziosi studi - è stata meno analizzata rispetto a quella di sinistra e quello che è divenuto il cosiddetto “caso Moro”, perché sovente stigmatizzata come subalterna allo Stato e quindi priva di una sua dimensione particolare. È esattamente in questo spazio che la ricerca s’inserisce, guardando alla storia d’Italia attraverso l’interpretazione dello stragismo offerta dall’informazione a stampa. La scelta della fonte giornalistica come fonte storica per analizzare le categorie interpretative e i quadri di riferimento messi a disposizione dell’opinione pubblica, ha richiesto di tenere in considerazione gli elementi distintivi del giornalismo italiano e i suoi rapporti con il contesto politico nazionale coevo alle stragi, con attenzione anche per i cambiamenti occorsi nel tempo nel mondo dell’informazione e nel panorama internazionale, definendo un arco temporale che dal 1969 giunge sino al 2017. Inoltre, gli scenari politici sovranazionali della Guerra Fredda sono costantemente richiamati in virtù dell’intima connessione fra eversione di destra, forze dell’ordine e servizi di sicurezza italiani da un lato, ed equilibri geopolitici internazionali dall’altro. Si è scelto di attingere a numerose testate nazionali per dare conto delle diverse linee editoriali, delle molteplici caratterizzazioni politiche delle stesse, dei differenti stili comunicativi e della pluralità di lettori cui ogni quotidiano o periodico è destinato. Fra gli archivi storici più attenzionati emergono quelli del “Corriere della Sera”, “La Stampa”,“la Repubblica”, “L’Unità”, “Il Giorno”, “La Notte”, “La Nazione”, “L’Avanti!”, “il Manifesto”, “Lotta Continua”, “Umanità Nova”, “Il Popolo”, “il Secolo d’Italia”, “Candido” e “il Borghese”. A ogni strage è stato dedicato uno specifico capitolo in cui sono introdotti i fatti e gli esiti giudiziari, analizzate le prime reazioni della stampa, ricostruiti gli anni dei processi e la ricezione delle sentenze, sino a riproporre l’eco pubblica delle opere che nel corso dei decenni sono intervenute sul tema. Gli articoli di cronaca e gli editoriali di approfondimento analizzati permettono di vagliare la riproposizione su carta delle versioni ufficiali delle forze dell’ordine, della magistratura e della politica; le memorie dei protagonisti degli eventi e l’analisi offerta dagli opinion makers che di volta in volta hanno raccontato le stragi dell’Italia repubblicana (giornalisti, storici, magistrati, scienziati sociali). L’ultimo capitolo è stato invece dedicato al problema della Memoria e dei suoi rapporti con la Storia, analizzando la produzione memorialistica degli ex terroristi, delle vittime di prima, seconda e terza generazione, sino al tema della riconciliazione e della pacificazione. Si è dunque ricostruito il dibattito sviluppatosi “a caldo” ed “ex post”, nella consapevolezza che l’informazione e la comunicazione pubblica della Storia sono fondamentali per la storicizzazione del passato traumatico della Nazione.
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Livres sur le sujet "Edificio ricostruito"

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Meduna, Tommaso. Teatro la Fenice in Venezia Edificato Dall'architetto Antonio Selva Nel 1792 e Ricostruito in Parte Il 1836. Creative Media Partners, LLC, 2022.

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Meduna, Tommaso. Teatro la Fenice in Venezia Edificato Dall'architetto Antonio Selva Nel 1792 e Ricostruito in Parte Il 1836. Creative Media Partners, LLC, 2022.

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Actes de conférences sur le sujet "Edificio ricostruito"

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Albissini, Piero, Antonio Catizzone, Laura De Carlo, Laura Carlevaris, Vittorio Di Stefano et Alessandro Micucci. « Le trasformazioni dello spazio urbano : la quarta dimensione nella georeferenziazione dell’iconografia storica di Rome ». Dans International Conference Virtual City and Territory. Barcelona : Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2009. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7549.

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Résumé :
Se si considera la componente fisica del sistema città come espressione materiale dell’insieme dei fenomeni evolutivi dei luoghi, appare evidente come la sua rappresentazione possa essere considerata come sistema di conoscenza generale in grado di manifestare una convergenza di informazioni di natura altamente eterogenea. Le vaste trasformazioni che hanno interessato le città nella storia hanno determinato una evoluzione non solo nelle modifiche morfologiche degli assetti territoriali e nella stratificazione architettonica delle strutture urbane, ma anche nella percezione e fruizione degli spazi urbani. Se si considera l’organizzazione dello spazio urbano come ambito di relazione tra gli uomini, i contributi che provengono dalle fonti bibliografiche, iconografiche e cartografiche in particolare possono consentire la ricostruzione diacronica dei tessuti urbani. Questa ricostruzione è resa possibile dalla lettura delle diverse rappresentazioni che della città sono state date nel tempo, come rappresentazioni iconografiche o pittoriche, talvolta simboliche se non addirittura metaforiche, che consentono di acquisire conoscenze dei luoghi, anche quando presentano uno scarso grado di attendibilità. L’introduzione dell’informatica nel rilevamento e nella rappresentazione cartografica e la realizzazione dei sistemi informativi territoriali hanno aperto nuove possibilità non solo nella realizzazione di database collegati e georeferenziati, che possono contenere una notevole quantità di informazioni di diversa natura progressivamente incrementabili, ma soprattutto rendendo agevoli sia le molteplici interrogazioni sia le successive elaborazioni. Lo sviluppo della cartografia digitale dalla quale si possono derivare direttamente modelli tridimensionali, si pone quindi come punto di partenza per una corretta rappresentazione della complessità del fenomeno urbano e per un ripensamento dello spazio non più sulla base di esplorazioni planimetriche, ma tramite la creazione di modelli virtuali generati in maniera più o meno automatica a partire dalla cartografia stessa. In questo senso, il modello di derivazione cartografica costituisce l’aspetto metrico-quantitativo della rappresentazione della città, aspetto che risulta tanto più esatto, obiettivo e verificabile in quanto ottenuto con strumenti che rendono le misurazioni sufficientemente attendibili. Si tratta dunque di esplorare la cartografia tridimensionale cogliendone le peculiarità e la ricchezza nella restituzione dello spazio urbano, caratteristiche, queste, che suggeriscono immediatamente di tentare di ricostruire con la stessa vivacità rappresentativa anche tutti i trascorsi storici della città o, quanto meno, di alcuni dei suoi momenti topici, con particolare attenzione alle trasformazioni di natura orografica ed edilizia. In questo quadro emergono due distinti aspetti di natura metodologica, l’uno concernente la generazione del modello urbano e le implicazioni tecniche che questo comporta (implementazione di dati, automatismi, studi tipo-morfologici, scala del modello, …), l’altro relativo all’evoluzione della città attraverso il confronto tra modelli cartografici diversi (bi e tridimensionali). La realizzazione di un modello virtuale basato sulla cartografia digitale 3D, che fotografa lo stato attuale della struttura urbana, può rappresentare la griglia tridimensionale di riferimento per una visualizzazione delle trasformazioni spaziali attuata con una procedura che ripercorre a ritroso il cammino della storia. Si tratta di riferire a questa griglia orientata sulla base di capisaldi topografici certi i dati cartografici e iconografici provenienti dalla ricerca storico-documentaria, sulla base della individuazione di elementi invarianti della struttura urbana, come assetti orografici, vuoti urbani o edifici esistenti, etc., che non hanno mutato la loro localizzazione e le loro caratteristiche morfologiche. Così concepito, il modello tridimensionale di derivazione cartografica si caratterizza per la capacità di recepire e valorizzare documenti molto diversi e non necessariamente “scientifici” ai fini di una visualizzazione interattiva della storia del singolo brano di città o del singolo edificio per valutarne le trasformazioni sul piano morfologico e dimensionale, ma anche percettivo.
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