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CORSI, PIETRO. « THE HERITAGE OF DUGALD STEWART : OXFORD PHILOSOPHY AND THE METHOD OF POLITICAL ECONOMY ». Nuncius 2, no 2 (1987) : 89–144. http://dx.doi.org/10.1163/182539187x00042.

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Résumé :
Abstracttitle RIASSUNTO /title L'articolo esamina il dibattito sulla metodologia dell'economia politica che anim i circoli intellettuali anglicani degli inizi del diciannovesimo secolo. Ad Oxford, l'approccio all'economia politica era fortemente condizionato dalla riflessione critica sulle proposte epistemologiche avanzate da Dugald Stewart nel suo Elements of the Philosophy of the Human Mind. I pensatori dell'Oriel College che presero parte al dibattito erano preoccupati dal processo di rapida trasformazione della societ inglese, e dall'emergere di fonti di autorit culturale indipendenti dalla, se non apertamente contrarie alla Chiesa Anglicana ed alle Universit. La discussione della metodologia dell'economia politica investiva dunque diversi aspetti della vita sociale ed intellettuale del tempo. Il dibattito oxoniense ruotava intorno al parallelismo che molti credevano di notare tra il metodo della meccanica razionale e quello dell'economia politica. Pur avallando le pretese di scientificit avanzate dagli economisti classici, i docenti di Oxford negavano che i risultati ottenuti in economia politica fossero immediatamente applicabili alla realt sociale: al pari dei cultori della meccanica razionale, l'economista doveva tenere presenti le frizioni generate dalle esistenti strutture politiche e sociali. A Cambridge, William Whewell e Richard Jones valutavano con preoccupazione la difesa dell'economia politica elaborata dai colleghi di Oxford. A loro avviso, gli studiosi dell'Oriel College concedevano troppo all'economia politica ricardiana. Alla fine degli anni venti del diciannovesimo secolo, gli intellettuali cantabrigensi sottoposero a critica severa il preteso parallelismo tra meccanica razionale ed economia politica che i seguaci di Ricardo e i ?CTRLerr type="1" mess="Doute Cars isoles avec recollage" ?docenti di Oxford ponevano al centro delle loro riflessioni. L'economia politica, si diceva a Cambridge, era una disciplina troppo giovane per poter assumere procedure assiomatico-deduttive. Laboriose ricerche erano ancora da intraprendere, prima che si potesse procedere alla costruzione di un sistema di economia teorica. Il presente saggio sottolinea la centralit di Dugald Stewart nel dibattito sulla metodologia dell'economia politica dei primi decenni del diciannovesimo secolo. Si sostiene inoltre che la lettura critica delle tesi epistemologiche avanzate dallo Stewart rappresent un momento cruciale nella elaborazione della metodologia dell'economia politica proposta da John Stuart Mill. I risultati di questo studio impongono una revisione delle interpretazioni classiche dei dibattiti filosofici e culturali in genere del primo Ottocento inglese.
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Fand, David I. « Classical Mercantilism, Neomercantilism and Contemporary Rent Seeking* ». Journal of Public Finance and Public Choice 7, no 1 (1 avril 1989) : 3–16. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907344640.

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Résumé :
Abstract Il mercantilismo costituisce un sistema di politica economica del periodo pre-industriale che, sebbene sia stato sottoposto a critiche radicali nella Ricchezza delle Nazioni di Adamo Smith e dopo di allora da parte dei più eminenti economisti, è tuttavia rimasto un punto di riferimento molto importante del pensiero popolare e anche di quello politico.Le idee mercantilistiche hanno ricevuto incoraggiamento dalla crisi del 1929 e sono state quindi riprese nel mondo occidentale dopo la seconda guerra mondiale in conseguenza del ruolo crescente dello Stato. Tutti coloro che, in un modo o nell’altro, sono influenzati negativamente da un cambiamento economico, chiedono un intervento pubblico di sostegno.Si tratta di fenomeni che si possono inquadrare nella categoria del rent-seeking ed i cui effetti negativi sono stati sottovalutati dagli studi tradizionali, basati su analisi statiche di equilibrio parziale.Gli studi più recenti, tuttavia, condotti sulla base di impostazioni di equilibrio generale, hanno dimostrato la rilevanza dei costi di questi interventi, in relazione al prodotto interno lordo. Tali costi, inoltre, tenderanno ad aumentare nel tempo secondo un tasso composto.Inoltre, rispetto ai tradizionali interventi protezionistici, essenzialmente di natura doganale, il moderno mercantilismo fa ricorso a tutti gli strumenti d’intervento disponibili, ivi inclusa la politica della difesa. Anche sotto questo profilo, quindi, il nuovo protezionismo costituisce una seria minaccia per le economie di mercato.
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Lutfalla, Michel. « 19th Century Enlightenment : French Economic Liberals, 1789-1851, as Seen by a French Economist ». Journal of Public Finance and Public Choice 4, no 3 (1 octobre 1986) : 165–76. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907117435.

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Résumé :
Abstract L’llluminismo può essere considerato il risultato della confluenza del cartesianesimo e del sensismo di Locke.Secondo Condillac, che può essere considerato l’espositore in Francia del sensismo lockiano, lo scambio deriva dal confronto fra utilità individuali. Ciò gli consente di giungere alla conclusione che l’industria non è sterile, come avevano invece sostenuto i fisiocrati, ma produttiva come l’agricoltura.Gli «ideologhi» (1789-1835) applicarono il metodo degli enciclopedisti all’intera sfera della conoscenza umana. I loro rappresentanti più illustri, J.B. Say e Destutt de Tracy, collegano gli ideologhi ai liberali francesi del 19° secolo, una cui caratteristica fu la difesa del libero scambio. Essi riconobbero i problemi legati allo sviluppo economico, ma ritennero che l’intervento dello Stato avrebbe soltanto peggiorato la situazione.
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da Empoli, Domenico. « A Science for Liberty : Public Finance According to Luigi Einaudi’s Thought ». Journal of Public Finance and Public Choice 4, no 3 (1 octobre 1986) : 195–201. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907117453.

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Résumé :
Abstract Durante gli Anni Trenta ha avuto luogo in Italia un vivace dibattito tra i cultori di scienza delle finanze sul problema se lo studio dell’attività finanziaria pubblica dovesse essere condotto solamente con metodologia economica, o se lo studioso dovesse anche far uso della metodologia giuridica, nonchè tener conto degli aspetti politici del fenomeno finanziario.La prima tesi era quella tradizionale, essendo la scienza delle finanze nata come disciplina economica. La seconda era piuttosto recente, dato che era stata formulata pochi anni prima da Benvenuto Griziotti, professore presso l’Università di Pavia dal 1920 al 1954.In difesa dell’impostazione economica tradizionale, Luigi Einaudi in diversi scritti espresse I’opinione che la metodologia economica nello studio del sistema fiscale fosse più rigorosa scientificamente di quella giuridica.Una lettera inedita di Einaudi all’economista americano E.R.A. Seligman, del 1937, spiega come questa sua posizione polemica avesse anche una base politica che Einaudi non aveva potuto presentare pubblicamente, date le restrizioni imposte dal regime dell’epoca. Lo studio dal punto di vista economico delle istituzioni fiscali, secondo Einaudi, garantisce una libertà di valutazione critica non consentita al giurista, che deve sempre fare riferimento all’ordinamento positive.
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Orazi, Francesco. « Innovazione, tecnologia e governance : il ruolo dell'universitŕ nel rilancio delle economie locali ». SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no 125 (mars 2012) : 155–73. http://dx.doi.org/10.3280/sl2012-125010.

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Résumé :
L'articolo, a partire da ipotesi innovative di governance (Rete di Competenza) descrive il ruolo strategico dell'universitŕ in un contesto di economie basate sul fattore conoscenza, mettendo in luce ipotesi di ammodernamento dei sistemi territoriali. L'obiettivo del lavoro intende verificare le condizioni di persistenza, presso i territori provinciali della Terza Italia, di condizioni favorevoli per lo sviluppo di tessuti produttivi innovativi basati sui fattori tecnologia e conoscenza e caratterizzati per capacitŕ operative di tipo reticolare/virtuale. Il prodotto della ricerca da un lato propone una specifica pratica di governance diffusa per il coordinamento istituzionale delle risorse di sviluppo, dall'altro una dorsale connettiva web based per l'interazione strategica degli attori produttivi, istituzionali e sociali e per l'incremento delle attivitŕ di networking territoriale e virtuale.
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Ciglioni, Laura. « L'Italia del miracolo economico e la stampa statunitense ». MONDO CONTEMPORANEO, no 3 (mars 2013) : 81–128. http://dx.doi.org/10.3280/mon2012-003003.

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Résumé :
Il saggio ricostruisce l'atteggiamento, le analisi e i giudizi della stampa statunitense di fronte al miracolo economico italiano tra il 1960 e il 1964. Il contributo offre due diversi piani di lettura, fra loro complementari. Da un lato, propone una ricostruzione delle dinamiche del miracolo economico (i fattori della crescita, i settori trainanti, le radici della crisi), filtrate attraverso lo sguardo degli osservatori statunitensi, con l'intento di comprendere quali luci e ombre la stagione del boom contribuě a proiettare sull'immagine complessiva dell'Italia allora diffusa oltreoceano. Dall'altro, intende contribuire a un'analisi dell'opinione pubblica americana negli anni Sessanta, facendone emergere in controluce orientamenti e percezioni, convinzioni e prioritŕ, pregiudizi e paure, anzitutto rispetto al problema della crescita economica e dei modelli di sviluppo nel contesto della Guerra Fredda, ma anche in relazione ad alcune scelte dell'amministrazione Kennedy verso l'alleato europeo e ai processi di modernizzazione in corso nella penisola. La ricerca č basata, oltre che su documentazione del Dipartimento di Stato americano, su quotidiani e periodici statunitensi selezionati in base a diffusione, autorevolezza, orientamento e pubblico di riferimento.
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Candela, Andrea. « Il contributo della riflessione ecologica negli studi di storia della cultura materiale. Considerazioni di sintesi ». SOCIETÀ E STORIA, no 137 (septembre 2012) : 627–39. http://dx.doi.org/10.3280/ss2012-137005.

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Résumé :
La storia della cultura materiale ha ormai assunto la funzione di utile strumento di ricerca mediante il quale accrescere l'insieme delle conoscenze riguardanti una specifica area geografica, consentendo la valorizzazione del suo complesso patrimonio di risorse naturali ed antropiche. Gli studi di cultura materiale hanno infatti acquisito, nel contesto delle indagini storiche e paesaggistiche italiane, sulla scia della lezione europea ed internazionale, un ruolo preliminare nelle differenti iniziative di riqualificazione economica e culturale del territorio. Si veda, ad esempio, l'esperienza, ormai diffusa, che ha incoraggiato la nascita di diverse realtÀ ecomuseali. L'articolo cerca dunque di chiarire l'importanza di tale settore di ricerche nello studio interdisciplinare della storia e della conservazione del territorio, ripercorrendone gli andamenti storico-epistemologici e illustrandone alcune linee di sviluppo relativamente recenti, che hanno coinvolto ambiti quali le scienze naturali e biologiche.
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Borghi, Vando, et Lisa Dorigatti. « Trasformazioni del lavoro, globalizzazione e ricerca sociale : piste di esplorazione per rinnovare la difesa del lavoro ». SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no 123 (septembre 2011) : 32–48. http://dx.doi.org/10.3280/sl2011-123003.

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L'articolo si colloca al crocevia tra tre ambiti problematici: le trasformazioni del capitalismo contemporaneo, gli orizzonti dell'azione sindacale e il ruolo della ricerca sociale. Alcune delle principali caratteristiche del capitalismo reticolare, che è la forma assunta dal capitalismo nei decenni più recenti, vengono schematicamente richiamate. è in questo contesto, infatti, che l'azione sindacale è venuta mostrando crescenti segni di affanno e di difficoltŕ, sia per quanto riguarda il suo ‘potere strutturale' che quello ‘associativo'. Tuttavia, è in questo stesso contesto che emergono, in diverse parti del mondo, esperienze significative di innovazione dell'azione sindacale stessa. Queste risultano assai interessanti per rinnovare il patrimonio delle risorse cognitive e metodologiche cui la solidarietŕ organizzata puň attingere. Si tratta di uno scenario in cui, a fronte dell'ondata espansiva della mercificazione che ha segnato i decenni più recenti, sembra particolarmente utile riprendere il concetto messo a fuoco da Karl Polanyi, di ‘contro-movimento'. A tale proposito, la ricerca sociale svolge un ruolo assai importante, per quanto delicato.
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Todesco, Fabio. « Messina e la sua cinta murata dopo l'unitŕ d'Italia ». STORIA URBANA, no 136 (mars 2013) : 197–223. http://dx.doi.org/10.3280/su2012-136007.

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Résumé :
Gli studi sul complesso sistema di fortificazioni di Messina hanno per lo piů indagato gli aspetti legati alla storia delle opere di difesa e strategia militare in etŕ preunitaria. Meno indagate, invece, sono le vicende che riguardano la fase di dismissione di tali strutture dopo l'Unitŕ, inizialmente suggerita, come in molti altri casi, da ragioni ideologiche, ma concretamente incoraggiata, in un secondo tempo, da fattori socioeconomici, demografici e, non ultimi, utilitaristici. All'indomani della presa della Cittadella da parte dei garibaldini, si avviň un dibattito incentrato sulla demolizione dell'ingombrante opera pentagonale edificata a seguito della rivolta antispagnola dal Grunenbergh, della cinta muraria e del sistema dei forti sulle colline che delimitavano la cittŕ considerati simboli dell'oppressione straniera. Di altra natura, tuttavia, furono i provvedimenti che determinarono il destino delle fortificazioni messinesi. Il radicale e traumatico mutamento del sistema economico della cittŕ - che vide esaurirsi in meno di un secolo il suo antico ruolo industriale e mercantile, con una significativa perdita di importanza del suo porto - e la lunga serie di catastrofi che ne hanno pesantemente condizionato l'andamento demografico e l'impianto urbanistico, nonché il susseguirsi di amministrazioni civiche poco lungimiranti, č alla base del caotico processo di dismissione di tali strutture. Il saggio indaga le ragioni e gli esiti di tale processo, addentrandosi nel controverso dibattito che, dal 1860 e attraverso le numerose cesure dettate dalle scelte economiche e dalle catastrofi naturali, vide coinvolte amministrazioni locali e governo centrale, tecnici e cittadinanza.
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Canivell, Joaquin Martin. « L’esperienza spagnola nella difesa della concorrenza ». Journal of Public Finance and Public Choice 8, no 2 (1 octobre 1990) : 125–28. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907345063.

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Résumé :
Abstract The promulgation of the new Italian Law for the protection of competition and the market urges a comparison with the corresponding Spanish legislation, taking also account of its evolution.In 1963 a first competition law was introduced in Spain as a consequence of a request by the United States, whose intention was to increase its business activities in Spain. Another justification of the interest of Spain for introducing this law was the idea that it could be a step forward the European Common Market.This law was not very effective and, furthermore, its life has not been very easy, though it included the main legal definitions of the EEC Treaty, in particular provisions for cartels and for abuse of a dominant position. In addition, the Spanish law introduced a definition for «dominant position».In order to implement the law, two organisms have been created: the «Service for the Defence of Competition” and the Tribunal having the same name.Both the law and the administrative system organized on its basis became almost useless, because for the first two decades very few decisions had been taken and the only proposal by the Tribunal to the Government for inflicting a sanction was not approved. By consequence, the Tribunal made no other attempts to propose measures to the Government.The revival came after the introduction in Spain of the Constitution, which was promulgated in 1978 and which established, in art. 38, a free-enterprise system in the framework of a market economy to be protected by the public authorities.A judgement by July 1st, 1986, of the Constitutional Court, confirmed that competition is a component of the market economy which protects rather than restrict the freedom of enterprise.By the end of 1985 the Service for the Defence of Competition started a new life. The same happened with the activities of the Tribunal. The number of examinations increased and after 1988 the Tribunal tried again to inflict sanctions, and it was successful.A new law for the protection of the competition was approved by the Parliament on July 17th, 1989 and is in force in Spain since that time. It is founded on the EEC Treaty and it also benefits from the experience with the previous law.Cartels and abuse of dominant position are the main objects of the law which introduced, in addition, the case of «unfair competition».The Tribunal can injunct to the undertakings to suspend their action and to eliminate its consequences. Another innovation of the law was the attribution to the Tribunal of the power to inflict fees up to 150 million pesetas (about 1,7 billion Italian lire), to be increased until the 10 per cent of the turnover.As it was with the first law, two organs are committed to the safeguard of competition: the Service for the Defence of Competition and the Tribunal. The Service has the assignment to start preliminary investigations, to supervise the enforcement of the judgements of the Tribunal, to keep the register with the annotations of authorizations, prohibitions and concentrations and to make studies on the economic system.The Tribunal is an organ of the Ministry for Economy and Finances, but is functionally independent. Its eight members (economists and lawyers) and the president are appointed by the Government for six years and can be confirmed. The president is Secretary of State and the members have the rank of general directors. Decisions are taken by the Tribunal with a majority of six votes (including that of the president or of the vicepresident).Apart from its judiciary powers, the Tribunal can express opinions and give advices upon request by the Parliament, by the Government or by Ministers, as well as by local governments, by unions and by organizations of producers and consumers.The Tribunal has also the power to authorize agreements and other actions prohibited by the competition legislation, on the basis of these reasons: 1) productive improvements or better wholesalers’ organization, technical or technological progress; 2) partecipation by the consumers to the resulting benefits.No limitations to competition can be introduced in order to obtain such results. Competition cannot be eliminated from the market or from a relevant part of it.Such authorizations are not retroactive and can be renewed or revoked.On the subject of economic concentrations, the Tribunal can take action only on request by the Minister for Economy and Finances. The notification by undertakings is voluntary. The advice provided by the Tribunal to the Minister is not binding, since the power to decide on concentrations is entirely under the responsibility of the government.The rules of procedure adopted by the Tribunal and the Service are flexible and effective in order to guarantee the rights of the citizens. The judgements of the Tribunal can be taken to the Civil Courts. Also damage compensation is decided by the Civil Courts.At the moment, there are not yet cases on the basis of the new law and those pending follow the rules of the old law.Some authorizations, instead, have been decided already by the Tribunal whose advice has been requested twice on cases of concentration.New regulations for authorizations by category will be issued in the next future. Other rules for cases of individual authorization will also be provided.The number of cases submitted to the Tribunal increases and the number (as well as the amount) of fees goes up as the public opinion realizes how beneficial can be competition for the general welfare.
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Cella, Gian Primo, et Tiziano Treu. « Per una difesa delle relazioni industriali ». GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no 123 (décembre 2009) : 537–47. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2009-123007.

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Résumé :
- While recognizing the weakness of Italian industrial relations with respect to the British context, in academic and associative terms as well as in terms of empirical research, the Authors stress the frequent attacks to which industrial relations, both as a field of study and as social and economic practice, are exposed also in Italy in recent years. At the same time, the Authors emphasize the persisting, greater value of the critical and multidisciplinary approach typical of industrial relations for the analysis and regulation of the employment relations in contemporary societies, with respect to more unilateral and prescriptive approaches of other analytical perspectives such as those of some economists and of HRM, also in the light of the recent economic crisis. The Authors conclude, in agreement with their British colleagues, by stressing the fundamental contribution of industrial relations not only to the study and the practical regulation of the employment relations, but also to the building of the industrial citizenship, and through this way to the defence of the quality of democratic life.
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Conti Puorger, Adriana, et Pierpaolo Napolitano. « Caratterizzazione socio-economica della regione Marche per sezioni di censimento ». RIVISTA DI ECONOMIA E STATISTICA DEL TERRITORIO, no 2 (septembre 2011) : 30–59. http://dx.doi.org/10.3280/rest2011-002002.

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Résumé :
La suddivisione del territorio realizzata dall'ISTAT in occasione dei censimenti della popolazione e delle abitazioni, utilizzata inizialmente per finalitŕ organizzative e di gestione dell'operazione censuaria, ha assunto a partire dal 1981 una specifica valenza informativa, che risulta possibile finalizzare a una conoscenza di dettaglio del territorio. La disponibilitŕ di tale informazione rende possibile l'analisi territoriale al di lŕ della soglia dei confini amministrativi, rispondendo alla convinzione ormai diffusa che si debba entrare nei dettagli della struttura insediativa e residenziale per una proficua analisi del territorio regionale. L'obiettivo č l'identificazione delle morfologie sociali ed economiche descritte nel loro dispiegarsi sul territorio e analizzarle nelle loro reciproche interdipendenze, trasformando la grande mole di dati in una sintesi informativa fruibile. L'accresciuta potenza di elaborazione e di memorizzazione dei dati da parte degli strumenti HW e SW (Vickers e Rees, 2007), rende possibile l'applicazione di avanzati metodi statistici a insiemi di dati anche piů grandi di quelli qui considerati. La classificazione delle sezioni di censimento in tipologie socio-economiche fornisce uno strumento di lettura e interpretazione semplificata dei dati statistici, pur nelle dovute cautele suggerite dalle inevitabili scelte effettuate nel corso dell'analisi e dai possibili ulteriori miglioramenti con l'applicazione di metodologie piů complesse Una volta definite le tipologie, la ricerca sviluppa un'analisi multi-scala, sovrapponendo i risultati ottenuti dall'applicazione statistica con alcune principali partizioni territoriali che insistono sulla regione. Ricomporre le tipologie individuate a livello di sezione, a scala provinciale e comunale, come anche alla dimensione distrettuale e dei sistemi locali del lavoro, puň servire ad arricchire la loro interpretazione, come pure su un piano piů operativo, risultare di possibile ausilio alla stesura dei piani territoriali. In sede di conclusione si collegherŕ quanto analizzato a un contesto piů ampio per valutare la loro rispondenza alla volontŕ di orientare i territori verso uno sviluppo territoriale inteso, secondo le attuali tendenze delle pianificazione europea,.
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Grandi, Alberto, et Stafano Magagnoli. « Ai margini dell'intervento straordinario. Le Marche tra la Cassa per il Mezzogiorno e la piccola impresa ». STORIA URBANA, no 130 (octobre 2011) : 169–91. http://dx.doi.org/10.3280/su20011-130007.

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Le politiche di sviluppo economico attuate nella regione marchigiana a partire dal secondo dopoguerra si confrontano con due variabili significative che definiscono il contesto di intervento. Da un lato, la caratteristica dimensionale e qualitativa del tessuto produttivo locale: esso č composto per lo piů da piccole imprese, sviluppatesi seguendo un percorso di industrializzazione di natura sostanzialmente endogena, ed č segnato dalla presenza di una imprenditoria diffusa, la cui origine si lega a strutture economiche e sociali formatesi nel lungo periodo. Dall'altro lato, la peculiaritŕ amministrativa e geografica, per cui la parte piů meridionale del territorio regionale č interessata dai provvedimenti della Cassa per il Mezzogiorno. Le politiche pubbliche a sostegno dell'industrializzazione intervengono in questo contesto secondo due differenti strategie. Nel primo trentennio dopo la Seconda guerra mondiale, esse sembrano soprattutto orientate a sostenere la competizione territoriale, nel quadro delle scelte nazionali di localizzazione industriale e di allocazione delle risorse; le Aree industriali attrezzate rappresentano, per tutto questo periodo, uno strumento attraverso il quale attrarre l'insediamento di imprese "esterne". L'istituzione del Consorzio per il Nucleo d'industrializzazione di Ascoli Piceno, nell'ambito degli interventi della Cassa per il Mezzogiorno, si inquadra in questa prima fase. Una seconda fase, dalla metŕ degli anni Settanta, vede invece prevalere l'obiettivo di riequilibrare le asimmetrie createsi negli anni precedenti e rappresentate dal maggiore sviluppo economico, sociale e demografico della fascia costiera e delle zone d'imbocco delle valli. Le Aia di iniziativa regionale attivate in questa seconda fase mostrano una diversa declinazione dell'uso di questo strumento, mirata a interagire con le dinamiche della piccola impresa.
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Filippi, Luca. « Per una rilettura marxiana del paesaggio agrario italiano ». CRIOS, no 21 (novembre 2021) : 18–33. http://dx.doi.org/10.3280/crios2021-021003.

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Come recuperare la lettura marxista del paesaggio agrario italiano proposta da Emilio Sereni (1961) entro una teoria critica della società e del territorio in grado di confrontarsi con i nuovi potenti processi estrattivi ed espropriativi (Mezzadra, 2019; Harvey, 2019), messi in campo dal capitalismo contemporaneo? Una domanda che muove, da un lato, dalla sempre più diffusa - e problematica per l'autore - ricezione di Sereni entro la tradizione riformista della geografia umana, dall'altro lato, dalla necessità di individuare una continuità tra i risultati del suo lavoro e le prospettive del marxismo e della geografia critica contemporanea (Gough e Das, 2017). La rilettura proposta dal saggio individua l'attualità di quest'opera nell'uso che Sereni fa della nozione di paesaggio agrario come dispositivo per indagare e criticare, marxianamente, il singolare processo di transizione al capitalismo delle campagne italiane e il discorso economico politico - ma anche paesaggistico - che intorno ad esso e alle sue forme spaziali viene elaborato dal riformismo agrario italiano. Assumendo questa prospettiva, il saggio fa emergere nell'opera di Sereni una inedita tensione a sondare, attraverso questa categoria, dimensioni specifiche dei processi di assoggettamento e soggettivazione prodotti dall'emergere dei rapporti di produzione capitalistici.
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Onger, Sergio. « La rappresentanza degli interessi imprenditoriali nella Brescia della Belle époque ». STORIA IN LOMBARDIA, no 2 (janvier 2022) : 51–70. http://dx.doi.org/10.3280/sil2020-002003.

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Le prime forme associative degli imprenditori italiani corrispondevano puntualmente alla struttura economica del Paese e riproducevano quindi il notevole peso degli interessi commerciali. La contiguità territoriale tra impianti industriali, reti distributive e reti creditizie favorivano la costituzione di associazioni con un forte radicamento locale. È questo il caso del Circolo commerciale, sorto a Brescia nel 1892 in modo spontaneo, geograficamente circoscritto e organizzativamente debole, nel quale erano rappresentati sia gli interessi industriali sia quelli commerciali, a dimostrazione di un basso grado di specializzazione settoriale. Al suo interno si trovavano imprenditori dell'industria, del commercio e della finanza, ma anche esponenti del ceto nobiliare che avevano iniziato a investire nell'azionariato industriale e bancario. Il Circolo divenne in pochi anni la centrale operativa di una élite di operatori economici di diverso orientamento politico che non intendevano l'azione associativa solo come difesa dei propri interessi, ma si sforzarono di collocarla nella prospettiva di una più ampia concezione ideologica, ponendosi traguardi comuni di progresso morale, civile e sociale.
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Simioli, Maria. « Un racconto lungo la domiziana. il valore del vivere informale ». CRIOS, no 22 (mars 2022) : 72–79. http://dx.doi.org/10.3280/crios2021-022007.

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Résumé :
"Quali sono le ragioni che in poco più di trent'anni hanno portato a questo drastico cambiamento?" È a partire da questa domanda che l'autore tenta di ricostruire, in un volume che raccoglie le testimonianze di oltre cinquanta intervistati, la trama di una complessa vicenda che ha segnato, a partire dagli anni '80, il declino di un'intera area. Una narrazione che avviene su un doppio binario, in superficie il vivere informale dei tanti migranti giunti a Castel Volturno, e sullo sfondo la crisi economica, politica, sociale ed ambientale dove i fenomeni di abusivo costiero, la speculazione edilizia, la diffusa rete capillare della criminalità organizzata e il depauperamento delle risorse ambientali, non solo costituiscono la cornice entro cui queste vicende si disvelano ma rappresentano la radice del problema.
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Grassi, Davide. « SINDACATO E CONSOLIDAMENTO DEMOCRATICO ». Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 28, no 2 (août 1998) : 321–55. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200026010.

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IntroduzioneLe recenti transizioni democratiche in America latina e nell'Europa del Sud hanno messo in evidenza la speciale posizione dei sindacati tra le forze della società civile che reagiscono con un'accresciuta mobilitazione all'avvio della liberalizzazione in seno a regimi autoritari (Berins Collier e Mahoney 1997). Le organizzazioni sindacali, infatti, hanno generalmente la capacità di promuovere, in momenti critici, una mobilitazione più ampia ed efficace rispetto ad altri gruppi sociali. Esse non solo possiedono reti organizzative che, attraverso strutture più o meno permanenti, facilitano lo svolgimento di proteste e dimostrazioni, ma possono anche contare su schiere di militanti con specifici interessi in comune e su identità collettive politicamente definite. A differenza di gruppi come le organizzazioni degli studenti e le associazioni religiose o di quartiere, inoltre, i sindacati possono colpire e danneggiare direttamente l'economia attraverso rivendicazioni salariali e scioperi (Valenzuela 1988, 3; Cella 1990, 17). La concomitanza delle transizioni politiche più recenti con una perdurante e diffusa crisi economica e con ripetuti tentativi di stabilizzazione e riforma hanno reso ancora più temibile questa capacità. Utilizzando poteri coercitivi garantiti dallo stato, o la semplice forza della persuasione, il sindacato, d'altra parte, può convincere la propria base ad aspettare sino a che le riforme producano dei risultati, contribuendo così a ridurre i livelli del conflitto sociale (Przeworski 1991, 181).
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Felice, Flavio. « La nozione di diritti umani nella prospettiva della dottrina sociale della Chiesa ». Revista Pistis Praxis 6, no 3 (13 septembre 2014) : 817. http://dx.doi.org/10.7213/revistapistispraxis.06.003.ds04.

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Résumé :
L’obiettivo di questo articolo è quello di dimostrare la diversità de prospettive della dottrina sociale della Chiesa su i diritti umani. Sottolinea la prospettiva personalista come la più appropriata per comprendere e giustificare l’interesse generale della dottrina sociale per il tema e l’affermazione dei diritti umani. La Chiesa vede nei diritti umani l’opportunità di promuovere e difendere l’universalità della dignità umana, intesa come carattere stampato da Dio creatore per le sue creature. La prospettiva antropologico-cristiana ha per fondamento la persona umana creata a immagine e somiglianza di Dio. La dottrina sociale della Chiesa, mostra una pluralità di dimensioni, essenziali per definire chi è l’essere umano, e, a sua volta, per la promozione e la difesa della dignità umana di fronte alle istituzioni giuridiche, politiche ed economiche. I diritti umani e la dottrina sociale hanno in Giovanni Paolo II uno dei principali teorici. I diritti umani sono un punto di riferimento per tutte le fasi della vita umana e dei contesti politici, sociali, economici e di culturali. Fonte e sintesi dei diritti umani è il diritto alla vita e il diritto alla libertà religiosa.
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Achilli, Riccardo, et Gioacchino de Candia. « La stima delle determinanti strutturali del tasso di irregolaritŕ del lavoro in Italia : un'analisi settoriale ». RIVISTA DI ECONOMIA E STATISTICA DEL TERRITORIO, no 2 (juin 2010) : 70–102. http://dx.doi.org/10.3280/rest2010-002004.

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Résumé :
L'articolo presenta un'analisi sulle motivazioni del ricorso al lavoro irregolare nei vari comparti produttivi, nei quali č stata suddivisa l'economia del sistema Italia dal 1981 al 2004. Dopo una rapida rassegna delle principali teorie esplicative del fenomeno del sommerso, la prima parte illustra i risultati della stima di un modello econometrico cross-section, relativo ad alcune cause strutturali dei differenziali nel tasso di irregolaritŕ del lavoro riscontrabili nei vari settori produttivi dell'economia italiana nel periodo 1981-2004. Nella seconda parte l'analisi viene sviscerata per i comparti economici considerati (agricoltura, manifatturiero, costruzioni, commercio e servizi) ponderando le variabili inserite nel modello, al fine di comprendere al meglio le determinanti del lavoro irregolare nei suddetti settori. L'analisi mostra chiaramente come il fenomeno del lavoro irregolare non sia tanto da ricercare in un'eccessiva esositŕ fiscale e previdenziale, quanto nella difficoltŕ da parte delle imprese a essere pienamente concorrenziali sul mercato, con particolar riferimento alla difficoltŕ, nei settori dove il sommerso č piů diffuso, a implementare modelli competitivi basati su qualitŕ e innovazione (che richiedono un capitale umano specializzato e qualificato, difficilmente reclutabile in forme irregolari o informali). Nei settori ad alta intensitŕ di sommerso, le imprese eccedono nella ricerca di soluzioni competitive povere, basate sul contenimento dei costi (e in primis del costo del lavoro rispetto alla sua produttivitŕ). La presenza di mercati del lavoro settoriali basati su ampie fasce di precarietŕ, specie nelle fasce meno qualificate della forza lavoro, č coerente con tale impostazione minimalista alla competitivitŕ, ma un'ampia diffusione del precariato sembra associarsi fortemente a una diffusa presenza di lavoro nero. Inoltre, dall'analisi prospettata emerge una forte differenziazione del fenomeno del lavoro irregolare nei comparti principali del sistema economico nazionale. Tuttavia, si evidenzia anche il fil rouge del lavoro irregolare valido per tutti i settori economici: la despecializzazione. La questione del contrasto all'economia irregolare č quindi eminentemente di tipo sistemico, va affrontata con leve che non possono essere meramente di tipo agevolativo (come invece hanno cercato di fare i principali strumenti di contrasto al nero in Italia, vedi i contratti di riallineamento, con risultati molto modesti in termini di riemersione) ma che impattano su aspetti strutturali della competitivitŕ dei nostri poli produttivi, del funzionamento del mercato del lavoro e del sistema dell'istruzione e della formazione del capitale umano.
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Comite, Ubaldo. « Responsabilità sociale e gestione etica dell'impresa tra profitto e primato della persona umana ». E-Theologos. Theological revue of Greek Catholic Theological Faculty 1, no 1 (1 avril 2010) : 21–36. http://dx.doi.org/10.2478/v10154-010-0003-9.

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Résumé :
Responsabilità sociale e gestione etica dell'impresa tra profitto e primato della persona umana Negli ultimi anni si è andato affermando in maniera crescente il concetto di responsabilità in ambito pubblico e privato. In tal senso, sia le imprese che le amministrazioni pubbliche hanno avviato in diversi contesti programmi di responsabilità sociale. Il punto di riferimento di imprenditori e manager non sono più, semplicemente, gli azionisti e gli investitori ma, accanto a questi stanno progressivamente subentrando altre categorie di soggetti ai quali, nel terzo millennio, l'impresa deve rendere conto, ovvero: lavoratori, fornitori, risparmiatori, cittadini, istituzioni sociali. L'attenzione sta dunque passando dagli shareholder agli stakeholder e da qui la necessità di munirsi di adeguati strumenti. La definizione di responsabilità sociale più diffusa è stata esplicitata dall'Unione Europea che l'ha definita come "Integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali e ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate", integrazione da intendersi come risposta alle esigenze di innovazione delle pratiche di governo dell'impresa e del territorio. Attraverso la Responsabilità Sociale di Impresa si intende fare riferimento ad un modello di governance allargata, in base al quale chi governa l'impresa ha responsabilità che si estendono dall'osservanza dei doveri fiduciari nei riguardi della proprietà ad analoghi doveri fiduciari nei riguardi, in generale, di tutti gli stakeholder. Si tratta, dunque, di un concetto che si sta diffondendo rapidamente come approccio innovativo alla gestione aziendale, la cui valutazione globale non si limita più ad analizzare aspetti di carattere economico, ma tiene conto di valori quali la tutela ambientale, la salvaguardia della salute, il rispetto dei diritti umani, in altri termini dell'apporto sociale dell'attività posta in essere. Ancora, nella gestione d'impresa occorre coniugare due valori fondamentali: la creazione del profitto e il primato della persona umana, con particolare attenzione al suo sviluppo. Nell'impresa che viene gestita "eticamente" il perseguimento del profitto tende a collocarsi in un quadro più ampio di "creazione di valore" per tutti i soggetti che, direttamente o indirettamente, sono associati all'azienda. Guidare l'impresa con responsabilità significa farla crescere e conseguentemente far progredire la società nel suo insieme. In tal senso, il contributo intende proporre una riflessione sul concetto di Responsabilità Sociale di Impresa complessivamente inteso, in rapporto all'etica degli affari.
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Mancini, Elena. « Il programma di eliminazione della filariasi linfatica in Bangladesh : un modello esportabile ? / The lymphatic filariasis elimination programme in Bangladesh : an exportable model ? » Medicina e Morale 66, no 4 (11 octobre 2017) : 495–511. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2017.503.

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Résumé :
Nel 1971, al termine della sanguinosissima guerra di separazione dal Pakistan, il Bangladesh appariva un paese senza speranza. L’elevatissima crescita demografica -una delle maggiori al mondo- le calamità naturali quali alluvioni e tifoni, la povertà grave e diffusa - con una percentuale di popolazione sotto la soglia di povertà intorno al 30% - la situazione politica interna, con instabilità sociale e latenti conflitti etnici, rendevano il pronostico più che verosimile. A distanza di 40 anni, il BGD è riuscito a smentire in gran parte tale previsione, conseguendo successi nello sviluppo economico, nella salute pubblica e nella trasformazione sociale. Il controllo del tasso di fertilità, la lotta a “big killer” quali la TBC e la diarrea infantile, il miglioramento delle condizioni igieniche e la realizzazione di presidi sanitari territoriali di prima assistenza (community-clinic), efficaci campagne sanitarie, il contrasto di malattie endemiche, sono stati ottenuti grazie all’impiego coordinato delle misure sanitarie dei programmi internazionali. Risultati, questi, conseguiti attraverso una politica sanitaria basata su una proficua collaborazione tra il Ministero della salute nazionale (Ministry of Health and Family Welfare), ONG, organismi sanitari internazionali, istituzioni e fondazioni internazionali. Il BGD ha così conseguito il traguardo della pressoché totale eliminazione delle malattie neglette endemiche nel paese (leishmaniosi viscerale, filariasi linfatica, dengue, lebbra, parassitosi intestinali – infezioni da elminti). L’articolo valuta i fattori che hanno caratterizzato il successo nel programma di eliminazione della filariasi linfatica. Dall’analisi di tali fattori è derivato un possibile modello di governance per la lotta alle malattie neglette in regioni endemiche comparabili sotto il profilo geo-politico. ---------- In 1971, at the end of the bloodstained separation war with Pakistan, Bangladesh appeared as a country without hope. The intense population growth – one of the highest in the world – natural disasters such as flooding and typhoons, acute and diffuse poverty – with a percentage of population below poverty line of 30% – the internal political scenario, with social instability and underlying ethnical conflicts – made this situation less likely to improve. 40 years later, Bangladesh succeeded in disproving such prevision, with a significant growth in economic development, public healthcare and social conditions. Birth control, countermeasures against “big killers” such as tuberculosis and diarrhea in babies, improvement of hygienic conditions and the implementation of local emergency units (community-clinic), effective sanitary campaigns and prevention of endemic diseases have been accomplished thanks to the coordinated use of sanitary measures in international programmes. Results obtained through a sanitary policy based on fruitful collaborations among the Ministry of Health and Family Welfare, NGOs, international health organizations, international institutions and foundations. This way Bangladesh achieved the result of an almost total elimination of neglected endemic disease in the country (visceral leishmaniasis, lymphatic filariasis, dengue, plague, intestinal parasitosys – helminth infections). The article analyses the factors contributing to the success of the Lymphatic Filariasis Elimination Programme. The study of such factors permitted to identify a governance model for fighting neglected diseases in endemic regions with similar geo-political environments.
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Masi, Sara Elisabetta, et Sandra Zaramella. « Il rapporto scuola-mondo del lavoro : una indagine nella provincia di Bologna e le ricadute sui processi di policy making ». SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no 120 (février 2011) : 233–51. http://dx.doi.org/10.3280/sl2010-120012.

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Résumé :
La tradizionale separazione tra il tempo dell'apprendimento e il tempo del lavoro, a partire dagli anni '70, č stata rimessa in discussione, evidenziando come, in seguito alle piů recenti trasformazioni dei sistemi produttivi, le carriere di vita siano sempre piů discontinue e fluide, comportando profonde trasformazioni nei modi di concepire l'istruzione, il lavoro e il loro rapporto. Entro tale quadro di riferimento, da parte del sistema scolastico si č diffusa la convinzione della necessitŕ di una "maggiore articolazione della pratica sociale tra educazione e lavoro", capace di fondare tale legame su basi sganciate da una semplice dipendenza funzionale e lineare dell'istruzione dal mercato del lavoro. Rispetto a tali temi, la Provincia di Bologna ha avviato un lungo percorso di progettazione di interventi connessi al rapporto scuola-territorio-lavoro. Tra di essi, si discutono nel presente saggio gli esiti emersi da una ricerca finalizzata ad analizzare l'eterogeneo mondo delle pratiche con cui si esplica tale rapporto, con l'intento di ricostruirne il ‘campo organizzativo' e dunque le specifiche condizioni sociali, economiche e culturali di sfondo, nonché gli aspetti maggiormente critici.
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Stramaccioni, Alberto. « L'eredità di Raniero Panzieri. Una nuova cultura anticapitalistica ». SOCIETÀ E STORIA, no 174 (janvier 2022) : 724–46. http://dx.doi.org/10.3280/ss2021-174003.

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Résumé :
L'autore ricostruisce l'azione politica e l'elaborazione teorica compiuta da Raniero Panzieri (1921-1964) negli anni della modernizzazione economica e sociale del secondo dopoguerra al fine di individuare le principali tematiche che, sulla base di una consistente produzione memorialistica e di un altrettanto rilevante indagine storiografica, hanno costituito i riferimenti per una nuova cultura anticapitalistica alternativa a quella della sinistra storica. Il dirigente socialista-secondo l'autore- esprimendo forti critiche alle politiche del Pci e del Psi , considerate riformiste, propone di realizzare una nuova sinistra per una migliore efficacia nella difesa degli interessi dei lavoratori. In questa prospettiva ritiene che si debba superare il modello leninista nella gestione del partito per dar vita ad una struttura organizzativa realmente al servizio della classe operaia; intende poi affermare nuove forme di democrazia diretta contro la tradizionale mediazione sindacale e politico-parlamentare; sostiene inoltre di dover rileggere la teoria marxista oltre il dogmatismo storicista al fine di elaborare una nuova sociologia della classe operaia. Queste tematiche "secondo l'autore-non trovano consenso nell'area della sinistra storica ma alimentano l'azione politica di una nuova generazione di militanti attiva nel biennio ‘68-'69 e poi trovano spazio negli anni settanta e ottanta in molteplici riviste e gruppi politici e ancora oggi ,fuori da ogni anacronismo o analogia comparativa, possono comunque suscitare un qualche interesse difronte ai profondi mutamenti del sistema capitalistico indotti dal rapido progresso tecnologico.
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Terzuolo, Eric R. « LA SICUREZZA EUROPEA DOPO IL TRATTATO SUGLI EUROMISSILI : LA PROSPETTIVA AMERICANA ». Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 19, no 1 (avril 1989) : 91–112. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200017500.

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Résumé :
IntroduzioneÈ abbastanza naturale che il Trattato INF sugli Euromissili firmato a Washington l'8 dicembre 1987 abbia aperto un ampio dibattito sui problemi del futuro della difesa europea. Infatti, il Trattato è ricco di nuovi elementi che rappresentano una rottura rispetto ai paradigmi consolidati nel campo del controllo degli armamenti. Anche osservatori normalmente critici verso l'amministrazione Reagan hanno ammesso che il Trattato INF creerà condizioni e prospettive nuove «eliminando una intera categoria di armi in cui entrambe le parti avevano effettuato investimenti economici e politici di grande rilievo, imponendo riduzioni asimmetriche al fine di raggiungere un risultato finale equo, stabilendo clausole di verifica precise e a carattere «intrusivo» e dimostrando che la strategia di «armarsi per discutere» può avere successo».
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Fellini, Ivana. « L'articolazione del lavoro indipendente nell'assetto post-industriale ». SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no 118 (juillet 2010) : 169–82. http://dx.doi.org/10.3280/sl2010-118012.

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Résumé :
L'articolazione del lavoro indipendente nell'assetto post-industriale Ivana Fellini Il saggio esplora l'articolazione del lavoro autonomo in Italia, a partire dai principali cambiamenti che lo hanno attraversato nei primi anni '90: nel quadro di una sostanziale stabilitŕ dell'occupazione indipendente, si ridimensionano le forme di lavoro autonomo a carattere imprenditoriale a favore di quelle di autoimpiego. La tendenza č caratterizzata tanto dall'affermazione di nuove forme di occupazione a cavallo tra lavoro subordinato e indipendente (il lavoro in collaborazione), quanto dall'indebolimento, anche nel lavoro in proprio tradizionale (autonomi e lavoro libero- professionale) degli spazi di autonomia piů caratteristici, cioč indipendenza economica, autonomia operativo-gestionale e/o organizzativa. L'affermazione di una vasta area di parasubordinazione e l'arretramento della base autonoma del modello di imprenditorialitŕ diffusa, legata alla transizione postindustriale e ai nuovi caratteri del capitalismo, č probabile indicatore, in Italia, di una fase di sviluppo che non riesce a cogliere le sfide della via "alta" alla flessibilitŕ.
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Monaci, Massimiliano. « Oltre i giochi di parole : Cittadinanza d'impresa e Csr ». SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no 117 (mai 2010) : 149–65. http://dx.doi.org/10.3280/sl2010-117011.

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Résumé :
Benché da tempo utilizzato in letteratura e nella prassi d'impresa, il concetto di "cittadinanza d'impresa" rimane ancora relativamente indefinito e poco approfondito. Ispirandosi soprattutto a un recente filone del dibattito anglosassone, l'articolo propone di andare oltre la diffusa tendenza a usare questa espressione come semplice sinonimo di "responsabilitŕ sociale d'impresa". In particolare, si evidenziano tre ulteriori possibili declinazioni del concetto: cittadinanza d'impresa come pratica olistica della responsabilitŕ sociale; come interdipendenza nella comunitŕ locale di riferimento; e come ruolo di governo dei titoli di cittadinanza - tradizionali ma anche emergenti - dei soggetti individuali. Il quadro complessivo che ne scaturisce invita non solo a guardare sempre piů alle imprese come attori politici, ma, piů profondamente, a metterne in luce l'influenza nelle attuali dinamiche di trasformazione della cittadinanza stessa.
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Cupidi, Claudia, Luciano De Guidi, Massimo Minuti et Simone Severini. « Il ruolo dei Consorzi di Difesa nella gestione delle assicurazioni agricole in Italia : una valutazione dei benefici economici di alcuni servizi offerti ai soci ». RIVISTA DI ECONOMIA AGRARIA, no 3 (juillet 2014) : 65–88. http://dx.doi.org/10.3280/rea2013-003004.

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Farinella, Romeo, et Edoardo Seconi. « Il delta del Po ferrarese. Racconto di una fragilità ambientale e politica ». ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no 3 (février 2021) : 51–62. http://dx.doi.org/10.3280/es2020-003004.

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Résumé :
La storica mutevolezza del paesaggio è paradossalmente il carattere più permanente del Delta del Po. Si parla di un territorio di valli e lagune che è sempre stato povero, ma che fu al centro di una delle operazioni più importanti di colonizzazione nel territorio italiano. Il Delta nel do-poguerra fu oggetto di ipotesi progettuali che, se realizzate, lo avrebbero devastato, ben oltre quanto successo con le urbanizzazioni costiere anche perché negli anni del boom economico si puntava alla "modernizzazione" ma si iniziò anche a parlare di Parco del Delta del Po. Altra fragilità ricorrente è certamente quella ambientale associata ai temi del rischio idraulico, dell'ingressione salina, dell'urbanizzazione turistica diffusa e senza qualità, dell'innalzamento del livello del mare. Il Delta costituisce uno straordinario laboratorio di ricerca progettuale sui temi posti dai cambiamenti climatici, necessario per definire strategie centrate su conflitti, con-traddizioni e opportunità.
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Weber, Maria. « F. Anderlini e C. Chinello (a cura di), Operai e scelte politiche. Il caso delle zone bianche a economia diffusa del Veneto, Milano, Angeli, 1986, pp. 267, L. 20.000. » Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 17, no 3 (décembre 1987) : 469. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200017044.

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Spaziante, Ermenegildo. « Birth rate, infant mortality, abortion in recent years in various nations ». Medicina e Morale 54, no 3 (30 juin 2005). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2005.391.

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Résumé :
Nel quadro delle attuali problematiche concernenti la considerazione e la tutela della vita umana sin dal suo insorgere, l’Autore ha esaminato e comparato tre specifici aspetti statistici concernenti i fondamentali parametri della natalità, della mortalità infantile (nel primo anno di vita), la abortività indotta legalmente registrata, per una duplice coorte di Nazioni, l’una costitutita da venti Nazioni di livello socio-economico più elevato, l’altra relativa a venti Nazioni con sviluppo meno elevato, limitando il secondo gruppo ai primi due parametri, stante la diffusa difficoltà di collezionare dati attendibili per quanto concerne la abortività. Per le Nazioni del primo gruppo l’indagine ha prescelto quegli Stati che abitualmente pubblicano i dati statistici degli aborti legali. La comparazione fra i due termini di tempo, a distanza generalmente di quindici anni, consente un quadro abbastaza significativo delle rispettive incidense. La natalità è in via di progressivo e diffuso contenimento, sia pure con varia intensità. La mortalità infantile evidenzia la grande diversità delle situazioni e delle prospettive per la riduzione delle perdite di giovani vite, in rapporto anche con gli aspetti sociali, organizzativi e scientifici della sanità. L’abortività legalmente autorizzata e registrata nelle Nazioni più sviluppate presenta una grande diversità di incidenza statistica, anche nel tempo, e, piiù di recente, probabilmente in rapporto con le più recenti modalità di attuazione, che inducono alla interruzione della vita nascente anche fuori dell’ambiente ospedaliero ed in tempi sempre più precoci, con un crescente rilievo biologico, ma non meno importante per le implicazioni etiche. ---------- The review of the statistical data, comparing the two extremities of the time span considered (for the MDC 1984 and 2000, for the LDC 1982 and 2000), has brought into evidence some significant indications: a) The birth rate is generally in widespread decrease in the first group. The drop is more noted in Russia, Poland, Bulgaria as well as Japan, Canada and Romania. In three nations however is an inversion of this tendency, in varying degrees in Denmark, Norway, Netherlands. In the l.d.c., the drop birth rate is high in some (Iran, Algeria, Morocco, Zimbabwe, Ghana, Bolivia). In others it is less marked (Mali, Uganda, Ethiopia). b) Infant mortality in the MDC is always more restained, the level emphasizes both the greater healht and social commitment and the scientific progress. In the LDC there is a great difference between those countries that have archieved a laudable progress in the control of this parameter (such as Bolivia, Senegal, Iran, Libya), even though not at the level of the MDC, and those countries where there is a high level of infant mortality, immediately after birth and in the first year of life, that is still very distant from usual, more normal levels of acceptability… and therefore with a high sociological significance that should provoke help from the luckier nations… c) With regard to provoked abortion that is legal and recorded, the statistics emphasize a disparity in the situation and the progression. In the nations of the former Soviet block that had highest levels of abortion, generally there is a drop in the rate although the parameter remains high. In the nations that were not under Marxist rule, generally the abortion rate remains more restained, with a few exceptions; despite this there are elements that lead to the new methods of pregnancy interruption outside of hospital structures and a more widespread use of contraception methods. From the group of indications that can be draw from the statistical data examined, it would seem desirable that there be an increase in conscience and there is a necessity of the promotion of a better culture and a more widespread diffusion of the ethics that surround the defence of the new life coming into being. This should become a fundamental objective of civilization, for a greater accettaption and the right for better protection of human beings at the beginning of life, and more high consideration for the suffering that accompanies not only infant mortality, but also abortion, in the preliminary decision of the woman (not always made freely!) and in the act of abortion itself, with the psychological, pathological and physical trauma that it incurs, that may remain in the memory of the woman as a shocking experience. It is therefore a problem essentially of humanity and civilization, that should be undertaken by the community in a framework that aims to extenuate the serious multiple factors of human existence and pain.
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« V. 3 N. 6 (2022) ». IUL Research 3, no 6 (22 décembre 2022). http://dx.doi.org/10.57568/iulres.v3i6.410.

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Résumé :
Il dibattito accademico che affronta il tema dell’innovazione in ambito educativo da alcuni anni ha posto l’attenzione sul ripensamento delle architetture scolastiche e su come lo spazio fisico possa costituire una leva con cui l’innovazione stessa, nelle sue diverse dimensioni, può essere generata, condivisa e diffusa. Emerge un concetto di spazio scolastico orientato a una ricchezza degli spazi funzionali, formali e informali, interni ed esterni che deve necessariamente basarsi su una visione pedagogica condivisa, in modo da trasformare l’edificio scolastico in un’architettura per l’apprendimento, in cui la qualità delle relazioni educative e il benessere siano al centro. La realizzazione di un nuovo edificio scolastico o l’ammodernamento degli spazi esistenti di una scuola possono andare oltre la convenienza economica, le esigenze di spazio o di sicurezza. Una nuova architettura scolastica può essere un'opportunità per avviare un processo di innovazione educativa che abbia una ricaduta più ampia sul sistema scuola. All’interno di questo numero di IUL Research vengono ospitati contributi provenienti da vari settori scientifici, nel tentativo di approfondire piste teoriche e pratiche che diano spazio alle diverse prospettive che entrano in gioco quando si affronta un investimenti per il rinnovamento delle architetture scolastiche.
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