Thèses sur le sujet « Economia dei contratti pubblici »

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1

Antellini, Russo Federico. « Il Partenariato Pubblico Privato in Italia tra efficienza e vincoli di finanza pubblica ». Doctoral thesis, Luiss Guido Carli, 2011. http://hdl.handle.net/11385/200861.

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Résumé :
Richiami di Economia dei Contratti. Strategie contrattuali per il procurement pubblico. Il Partenariato Pubblico Privato. Il Partenariato Pubblico Privato come decisione efficiente dell’Amministrazione. Il peso dei vincoli di Finanza Pubblica sulla scelta del Partenariato Pubblico Privato.
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2

Vianello, Massimo <1981&gt. « Programmazione e finanziamento delle infrastrutture pubbliche alla luce delle modifiche introdotte dal nuovo codice dei contratti pubblici D.Lgs. 50/2016. Analisi e peculiarità del caso MO.S.E ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12285.

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Résumé :
Il documento tratta delle nuove procedure di programmazione e di finanziamento delle infrastrutture alla luce del nuovo codice dei contratti pubblici. Vengono inizialmente definite e classificate le infrastrutture; successivamente vengono messe in evidenza le procedure di programmazione delle opere prioritarie nazionali e degli enti territoriali. Vengono poi analizzati i metodi di finanziamento delle infrastrutture classici ed innovativi. Infine viene analizzate le caratteristiche e le peculiarità del caso MO.S.E.
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3

GRILLO, ELISA. « Le concessioni di servizi pubblici locali a rilevanza economica : i principi europei dell'evidenza pubblica nella giurisprudenza della Corte di Giustizia e nel Codice dei contratti pubblici ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2013. http://hdl.handle.net/10281/43993.

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Résumé :
Le concessioni di servizi pubblici locali a rilevanza economica, inquadramento normativo e giurisprudenziale aggiornato all'anno 2012. Particolare attenzione alla procedura di selezione del concessionario e, in particolare, ai principi generali estrapolati dalla giurisprudenza della Corte di Giustizia e tradotti in norme di trasparenza, imparzialità e parità di trattamento immediatamente applicabili. analisi della casistica nazionale in cerca di riscontro degli insegnamenti del giudice europeo alla luce del recepimento delle direttive del 2004 attraverso il d.lgs. 163/2006.
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4

Bertipaglia, Federica <1989&gt. « Il partenariato pubblico-privato nel settore ospedaliero. Analisi dei contratti di concessione di costruzione e gestione e di project financing ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3375.

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Résumé :
Il mio lavoro si concentra sullo studio dello strumento del PPP per il finanziamento di strutture ospedaliere. Nello specifico analizzo i contratti più diffusi per la realizzazione e gestione di infrastrutture: la concessione di costruzione e gestione e il project financing.
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5

GIRGENTI, ALFIO LIVIO. « Il contratto di cooperazione nel codice dei contratti pubblici ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2017. http://hdl.handle.net/10281/152404.

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Résumé :
Il contratto di cooperazione è un istituto introdotto per la prima volta nel codice dei contratti pubblici, all’art. 5, comma 6, D.Lgs. n. 50/2016, in attuazione delle direttive europee sui contratti pubblici di quarta generazione. In particolare, tale tipo di contratto è finalizzato alla cooperazione nei servizi pubblici in comune attraverso la condivisione di attività esposte al mercato aperto, e si presenta come una fattispecie comune alle tre direttive europee in materia di concessioni (art. 17, par. 4, dir. 2014/23/UE), appalti pubblici nei settori ordinari (art. 12, par. 4, dir. 2014/24/UE) e nelle “utilities” (art. 28, par. 4, dir. 2014/25/UE), che hanno codificato la fattispecie elaborata dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Essenzialmente, tale cooperazione per via consensuale si configura, sul piano formale, sotto forma di (i) convenzione pubblicistica conclusa esclusivamente tra enti pubblici, (ii) esente dall’obbligo di gara. La ricerca si concentra su entrambe le caratteristiche di tale tipo di contratto e persegue un duplice obiettivo: da un lato criticare, sul piano strutturale, l’adeguatezza della nozione di accordo amministrativo ai fini della qualificazione della natura di tale contratto, e dall’altro lato estendere, sul piano funzionale, la portata dell’esenzione oltre la classica libertà di cooperare e di organizzare i servizi pubblici in forma aggregata, sancita dall’art. 2, par. 1, secondo periodo, dir. 2014/23/UE. Ciò implica le seguenti due questioni: se il contratto di cooperazione si risolve in sostanza nella codificazione nell’ambito del diritto europeo di una situazione meramente interna (l’accordo di collaborazione) e, se in caso contrario, tale tipo di contratto comporta l’esenzione dall’obbligo di gara di una fattispecie che comunque non ricade nell’ambito di applicazione dalle libertà fondamentali (in quanto strumento di autoproduzione in senso lato). A tale fine, prenderò in esame le origini giurisprudenziali della fattispecie, in modo da ricostruire il percorso logico e cronologico che ha portato a differenziare tale contratto di cooperazione dal partenariato pubblico-pubblico, dai contratti in house e, infine, dall’accordo di collaborazione, attraverso il confronto con le fattispecie previste dal diritto nazionale di accordo inter-amministrativo, che il diritto europeo prende sì in considerazione, ma senza armonizzarle. Alla luce di questa analisi, si cercherà di mettere in evidenza che la nozione codificata di contratto di cooperazione rappresenta la versione evoluta dell’accordo di collaborazione, con la quale sono esentati appalti pubblici e concessioni aventi ad oggetto attività economiche esposte al mercato aperto, finalizzate all’erogazione di servizi pubblici e scambiate in regime cooperazione pubblica. Al centro di tale interpretazione sta la previsione, introdotta in modo innovativo rispetto alla precedente giurisprudenza, che ammette lo svolgimento di attività esposta al mercato aperto, come previsto alla lettera c) dell'articolo citato. In sintesi, intendo sostenere che il contratto di cooperazione è formalmente un accordo inter-amministrativo e sostanzialmente un contratto pubblico quando, sotto il profilo strutturale, può riguardare attività accessorie al servizio pubblico, e non comporta alcun rapporto in house, nonché dimostrare che, sotto il profilo funzionale, l’esenzione di tale contratto va oltre la semplice aggregazione dei servizi ed è estesa ai casi in cui si verifica la condivisione delle risorse e delle prestazioni attraverso lo svolgimento di attività complementari.
The cooperation contract is a legal type common to the three European directives on concessions (art. 17, para 4, dir. 2014/23/EU), procurement in the public sector (art. 12, para 4, dir. 2014/24/EU) and utilities (art. 28, para 4, dir. 2014/25/EU), which never introduced before, but established by the case law. Essentially, such contract is aimed to the cooperation in the public services in common through the sharing of activities exposed to the open maket, and configures, at a formal level, (i) an arrangement concluded exclusively between public bodies, (ii) exempt from the obligation to follow the competitive procedures. The research focalizes both the characteristics of the legal type and aims a twofold objective: on the one hand -structurally-, criticizing the adequacy of the concept of public agreement in order to qualify the nature of that contract, and on the other hand -functionally-, extending the scope of that exemption beyond the classic freedom of cooperation and organization of public services in aggregate form, provided by art. 2, para 1, second sentence, dir. 2014/23/EU). This entails the following two questions: whether the cooperation contract resolves essentially in the codification of European law in the context of a purely internal situation (the cooperation agreement) and, if not, this type of contract involves the exemption from the obligation to follow the competitive procedures of a situation that in any case does not fall within the scope of the fundamental freedoms (as an instrument of in house providing in a broad sense). To this purpose, I will delve into the jurisprudential origins of the present legal type, in such a way to reconstruct the logical and chronological path which leads to differentiate such a cooperation contract from the public-public partnership, from the in-house contract and, finally, from the cooperation agreement, by means of the comparison with the legal types of inter-administrative arrangement provided by the domestic law, which the European law takes into account without a full harmonization. In the light of this analysis, I will seek to point out the codified notion of cooperation contract represents the evolved version of the collaboration agreement, with which are exempted public contracts and concessions relating to economic activities exposed to the open market, aimed to the provision of public services and exchanged in cooperation within the public sector. At the core of this interpretation is the provision, introduced in innovative way than the previous case law, that allows the performance in cooperation of activities exposed to the open market, as provided in subparagraph c) of the cited articles. Furthermore, with regard to structure yet, it will observe that the cooperation contract does not overlap or interfere with the in house providing in a narrow sense, even if this kind of contract is inserted in the same statutory package. Turning to the scope of the exemption from the functional point of view, it should be noted that as part of the contractual cooperation was allowed, in the recitals of the 2014 EU directives, the integration between public bodies to carry out complementary activities. In summary, I want to argue that the cooperation contract is formally an inter-administrative arrangement and essentially a public contract as, structurally, may relate to activities ancillary to the public service, and does not imply any in house relationship, and to demonstrate that, functionally, the exemption of that contract goes beyond simple service aggregation and is extended to cases where there is the sharing of performance by carrying out complementary activities.
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6

Azzariti, Antonella <1978&gt. « I principi generali in materia di affidamento dei contratti pubblici ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/120/1/TESI_Dottorato_Azzariti_Antonella.pdf.

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7

Azzariti, Antonella <1978&gt. « I principi generali in materia di affidamento dei contratti pubblici ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/120/.

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8

FRANCARIO, Simone. « Principi e regole dei contratti pubblici aggiudicati in base al diritto internazionale ». Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2022. https://hdl.handle.net/11695/114429.

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Résumé :
Lo scopo della presente tesi è quello di analizzare i principi fondamentali e le regole degli appalti pubblici aggiudicati in base al diritto internazionale, partendo, in maniera diametralmente opposta, proprio dal dato normativo nazionale. Come è noto, l’art. 16 del codice appalti di cui al D. Lgs. 50/2016 prevede che gli appalti aggiudicati o organizzati in base a norme internazionali (quali, ad esempio norme derivanti da un trattato internazionale o stabilite da un’organizzazione internazionale), insieme agli appalti finanziati per intero o per la maggior parte da organizzazioni internazionali, siano esclusi dall’ambito di applicazione delle norme del codice degli appalti, propendendo per l’applicazione delle regole derivanti dalle rispettive fonti sovranazionali. Questa norma, che rappresenta il punto di collegamento tra l’ordinamento nazionale e l’ordinamento internazionale in materia di appalti pubblici, costituisce anche il punto di partenza della ricerca. Ci si chiede, infatti, se tali contratti aggiudicati in base alle norme di diritto internazionale non sono soggetti alle regole e ai principi del codice appalti, a quali norme e principi ubbidiscono? Vi è divergenza oppure convergenza tra le regole nazionali e internazionali? Per rispondere a questo interrogativo, si è reso necessario, in primo luogo, ricostruire in chiave storico sistematica l’evoluzione dei principi in materia di evidenza pubblica nell’ordinamento italiano, iniziando dal principio contabilistico all’epoca delle prime leggi di contabilità di Stato, al quale si sono poi aggiunti anche i principi di anticorruzione e concorrenza. Nella seconda parte della ricerca poi sono state esaminate le principali fonti internazionali in materia e in questa analisi sono state prese in considerazione fonti di natura molto eterogenea tra di loro al fine di coprire l’intero ambito descritto dall’art. 16 del codice appalti. Ad esempio, la UNCITRAL model law on p.p., un trattato internazionale il quale è carente del requisito della obbligatorietà nei confronti degli Stati firmatari ma che funge come guida/suggerimento ai legislatori nazionali al fine di modernizzare e aggiornare il proprio sistema di aggiudicazione dei contratti pubblici. Il GPA, un accordo internazionale stipulato all’interno di una organizzazione internazionale quale l’OMC, il quale è obbligatorio nei confronti delle parti firmatarie qualora il valore della commessa pubblica superi una certa soglia. E infine le regole della Banca Mondiale, ossia le regole di una organizzazione finanziaria internazionale che si applicano obbligatoriamente a tutti gli appalti finanziati per intero o anche solo in parte dalla WB. La terza e ultima parte della ricerca è dedicata al confronto dei principi che sono emersi nell’ordinamento nazionale e nell’ordinamento internazionale. Da tale comparazione sembra poter emergere una sostanziale coincidenza di principi che, seppur declinati in forme differenti a seconda della fonte normativa di riferimento, possono comunque essere pur sempre ricondotti alle ragioni classiche dell’evidenza pubblica, ossia contabilità, concorrenza e anticorruzione.
The purpose of this thesis is to analyze the fundamental principles and rules of public contracts awarded on the basis of international law, starting, in a diametrically opposed manner, from the national law. As is well known, Article 16 of the Legislative Decree 50/2016 provides that contracts awarded or organized on the basis of international rules (such as, for example, rules deriving from an international treaty or established by an international organization), together with contracts financed wholly or for the most part by international organizations, are excluded from the scope of application of the Italian national rules, leaning towards the application of the rules deriving from the international law. This article, which represents the point of connection between national and international law on public procurement, is also the starting point of the research. If these international public contracts are awarded on the basis of the rules of international law and, therefore, they are not subject to the rules and principles of the procurement code, which rules and principles do they obey? Is there divergence or convergence between national and international rules and principles? In order to answer this question, it was first necessary to reconstruct the evolution of the principles of public procurement in the Italian legal system, starting from the accounting principle, to which the principles of anti-corruption and competition were later added. The second part of the research is focused on the analysis of the main international sources of public procurement regulations. The UNCITRAL model law on public procurement: an international treaty which is not compulsory to the signatory States but serves as a guide/suggestion to national legislators in order to modernize and update their own system. The GPA, an international agreement concluded within an international organization such as the WTO, which is binding on the signatory parties if the value of the public contract exceeds a certain threshold. And finally, the rules of the World Bank, i.e. the rules of an international financial organization which are compulsorily applied to all contracts financed in whole or in part by the WB. The third and last part of the research is dedicated to the comparison of the principles that have emerged in the national and international systems. From this comparison, it is possible to identify a substantial coincidence of principles that, although declined in different forms depending on the source of reference, can still be traced back to the classic reasons of public evidence, namely accounting, competition and anti-corruption.
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9

D'AMICO, MICHELA. « Misure di prevenzione della corruzione nelle procedure di affidamento dei contratti pubblici ». Doctoral thesis, Luiss Guido Carli, 2017. http://hdl.handle.net/11385/201155.

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Résumé :
La corruzione amministrativa e i sistemi di prevenzione nell'evoluzione normativa. Il fenomeno della corruzione e i fattori nel settore degli appalti. Gli strumenti per la prevenzione della corruzione nei contratti pubblici: il Nuovo Codice dei Contratti Pubblici.
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10

Calligaro, Redi Junior <1982&gt. « L’armonizzazione dei sistemi contabili pubblici ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5314.

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Résumé :
La tesi tratta inizialmente del concetto di armonizzazione in generale e contabile in particolare, per poi concentrare l'attenzione sulla riforma in tal senso attualmente in fase di realizzazione in Italia e considerando, infine, i suoi principali effetti diretti, sul sistema di contabilità pubblica, ed indiretti, su altre importanti aree in evoluzione dell'ordinamento italiano. Prima di parlare di armonizzazione viene sottolineata l'importanza della diversità e della sua conservazione. L'armonizzazione viene quindi definita come un processo continuo, che può solo definire e perseguire obiettivi di miglioramento. Proseguendo, si accennano i principali collegamenti con il New Public Management e la New Public Governance e le principali motivazioni che spingono ad intraprendere un processo di armonizzazione. Riguardo all'esperienza di riforma italiana, si inizia considerando l'evoluzione normativa per arrivare alle più recenti norme in materia e all'attuale sperimentazione in essere nel nostro Paese. Il caposaldo della riforma, ossia la piena integrazione tra il sistema di contabilità finanziaria e quello economico-patrimoniale, viene declinato nelle principali innovazioni contabili apportate dalla riforma. Si considerano, quindi, le modifiche introdotte al sistema informativo e di controllo, quale principale beneficiario dell'omogeneità e trasparenza generata dall'armonizzazione contabile. Per concludere, si trattano i principali aggiustamenti contabili conseguenti alla riforma italiana e le possibilità che la stessa offre con riguardo al federalismo e alla spending review. The dissertation starts dealing with the concept of harmonization in general and accounting harmonization in particular, focusing then the attention on the reform now in progress in Italy and considering, finally, its main direct effects, on public accounting system, and inderct effects, on other important areas now evolving in the italian institutional system. Before treating harmonization, we underline the importance of diversity and its conservation. Harmonization is then defined as a continuous process, that can only define and pursue improvement's objectives. Going further we mention the main linkages with New Public Managament and New Public Governance and the main reasons pushing to undertake a process of harmonization. Concerning the experience of italian reform, we begin considering the laws' evolution, arriving to the most recent rules in the matter and the present experimental introductory experience in Italy. The cornerstone of the reform, that is the full integration of the financial and accrual accounting, is then declined in the main accounting innovations carried by the reform. We then consider the changes in the information and control system, as the main beneficiary of the homogeneity and transparency brought by accounting harmonization. Concluding, we deal with the main accounting adjustments resulting from the italian reform and the possibility that it offers regarding federalism and spending review.
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Mardegan, Irene <1996&gt. « Accessibilità sociale dei musei : Pubblici da contare o pubblici che contano ? » Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20138.

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Résumé :
Attraverso la metodologia di uno studio teorico affiancato dalla trattazione di casi pratici circa l'approccio di accessibilità ed inclusione del pubblico museale da parte degli enti culturali in Italia e nel contesto internazionale, l'obiettivo della tesi vuole essere quello di presentare la situazione attuale progettuale caratterizzata sia da strategie integrate sia da politiche adoperate nei musei a favore di categorie di visitatori più svantaggiate ad accedere al mondo culturale. In particolare la riflessione che viene rivolta ai pubblici di anziani, immigrati e comunità di zone di periferia urbana, vuole indagare trasversalmente in un confronto tra panorama nazionale ed europeo, quest'ultimo da considerarsi primo sostenitore per lo sviluppo di tale ambito. La ricerca comprende la trattazione di normative innovative sul tema della Convenzione di Faro e l'analisi di tre principali casi studio: The AHA Project, Red Star Line Museum e Urban Barriera di Milano. In sede conclusiva delle principali riflessioni e casistiche analizzate durante la ricerca, viene proposta la recente realtà organizzativa del Museo Ca' Robegan, il quale in un futuro ormai presente si prefigge con la propria attività di avvicinarsi sempre di più ad una crescente forma di accessibilità socio-culturale per il proprio pubblico, seguendo i 'fondamenti' della governance inclusiva odierna.
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DI, ROSA MIRKO. « Qualità dei servizi pubblici nelle associazioni intercomunali e soddisfazione dei cittadini ». Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2010. http://hdl.handle.net/11566/242205.

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MONTANARI, VINCENZO. « La gestione integrata dei rifiuti nella logica dei servizi pubblici locali ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2014. http://hdl.handle.net/2108/207803.

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Rocco, Enrico. « Il governo dei servizi pubblici locali esternalizzati nella prospettiva dei comuni campani ». Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2011. http://hdl.handle.net/10556/143.

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Résumé :
2010 - 2011
Il lavoro, dopo un esame iniziale delle riforme che hanno interessato le amministrazioni pubbliche, si è focalizzato sulla formula gestionale dell’outsourcing, analizzando quelli che sono i vantaggi e gli svantaggi per un comune che decide di adottarla in riferimento a determinati servizi pubblici. Con particolare riguardo alle esternalizzazioni dei servizi pubblici locali a rilevanza economica, vengono poi affrontati i temi relativi alle funzioni e agli strumenti dei comuni nella individuazione dei servizi più idonei, delle modalità di gestione più opportune, delle forme di indirizzo e controllo dei provider al fine di meglio garantire adeguati livelli di qualità della vita dei cittadini amministrati. Attraverso l’analisi della letteratura, è emersa che la scelta da parte dei comuni di esternalizzare determinati servizi è fonte di una serie di vantaggi, ma anche di diversi limiti. Quindi, l’ipotesi di ricerca del lavoro, parte dall’assunto secondo cui il successo della esternalizzazione di un determinato servizio pubblico sia subordinato alla sussistenza di una serie di condizioni minimali, attinenti, da un lato, l’assetto concorrenziale del merca¬to di riferimento e, dall’altro, la competenza e l’accuratezza dell’ammini¬strazione affidante nello svolgimento delle attività, dapprima, di preparazione della esternalizzazione e, successivamente, di governo della gestione esterna¬lizzata. L’assunto scaturente dall’analisi teorica, è stato verificato prendendo a riferimento le esperienze di esternalizzazione dei comuni medio grandi (superiori ai 50.000 abitanti) della Regione Campania. I servizi analizzati sono la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti ed il trasporto pubblico locale. Dall’analisi empirica, finalizzata a comprendere la sussistenza delle condizioni minimali prescritte dalla teoria, è scaturito che i mercati campani dei servizi pubblici locali sono ben lontani da un assetto concorrenziale, per il fatto che gli affidamenti non sono avvenuti in un regime di vera e propria competizione, ma piuttosto in un contesto di assenza di alternative; riguardo ai sistemi di programmazione, i comuni intervistati hanno dimostrato di considerare l’outsourcing come una soluzione rigida, da gestire in relazione alle esigenze contingenti di breve periodo piuttosto che con visione strategica, riducendo fortemente le potenzialità; infine, riguardo ai sistemi di governo, i comuni campani risultano essere impreparati al passaggio dal tradizionale ruolo di “gestori diretti” a quello di “regolatori” dei servizi pubblici locali. Pertanto, è evidente che, salvo qualche caso di eccellenza, i comuni devono ancora compiere diversi sforzi di miglioramento, sia a livello politico-culturale, con riguardo alle logiche di approccio a questi temi, sia a livel¬lo operativo, con riguardo alle procedure e agli strumenti da impiegare nell’espletamento delle loro funzioni. [a cura dell'autore]
IX n.s.
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BOGGIO, MARGHERITA. « Fornitura dei servizi pubblici locali e capitalismo municipale ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1348.

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Résumé :
After a few considerations on the phenomenon of municipal capitalism, a trait which characterizes many local governments in Italy and Europe, the first chapter of the dissertation presents a selective survey of some important topics in regulation. The most relevant contributions on privatization, political connections and accountability are included, together with lessons on decentralization, to show how these elements can be applied in unison to deal with the issues presented in this paper. The phenomenon of municipal capitalism has been subject to many studies, but none has tried to model what this could imply for the choice of the optimal regulatory rule, nor for the vertical allocation of regulatory tasks among the various levels of government. In the second chapter a theoretical model is built. It first considers the case in which a benevolent regulator -at the central or local level- chooses the cost reimbursement rule. Then, the model is expanded in order to analyze the effects that a partisan planner has on regulation. The third chapter tries to answer to a couple of empirical questions. Which are the determinants of the choice of ownership structure for a firm providing local public services? What are the consequences of this choice on the performance of these firms? To answer these questions a unique database providing economic and financial data on 321 Italian firms born in the 2000-2008 period has been used. These data are merged with economic, political, financial and territorial data on the first municipality (for the number of shares owned) participating them. To perform the analysis and control for endogeneity, a two-stage multinomial selection model is employed, in order to identify the causal effects in the case of more than two treatments. The empirical evidence indicates that the municipality political orientation and budgetary conditions matter in the choice of ownership structure. Moreover, while for operating efficiency the computed Average Treatment Effects seem to indicate mixed ownership as a good solution, the canonical performance and employment indicators provide evidence in the opposite direction.
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BOGGIO, MARGHERITA. « Fornitura dei servizi pubblici locali e capitalismo municipale ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1348.

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Résumé :
After a few considerations on the phenomenon of municipal capitalism, a trait which characterizes many local governments in Italy and Europe, the first chapter of the dissertation presents a selective survey of some important topics in regulation. The most relevant contributions on privatization, political connections and accountability are included, together with lessons on decentralization, to show how these elements can be applied in unison to deal with the issues presented in this paper. The phenomenon of municipal capitalism has been subject to many studies, but none has tried to model what this could imply for the choice of the optimal regulatory rule, nor for the vertical allocation of regulatory tasks among the various levels of government. In the second chapter a theoretical model is built. It first considers the case in which a benevolent regulator -at the central or local level- chooses the cost reimbursement rule. Then, the model is expanded in order to analyze the effects that a partisan planner has on regulation. The third chapter tries to answer to a couple of empirical questions. Which are the determinants of the choice of ownership structure for a firm providing local public services? What are the consequences of this choice on the performance of these firms? To answer these questions a unique database providing economic and financial data on 321 Italian firms born in the 2000-2008 period has been used. These data are merged with economic, political, financial and territorial data on the first municipality (for the number of shares owned) participating them. To perform the analysis and control for endogeneity, a two-stage multinomial selection model is employed, in order to identify the causal effects in the case of more than two treatments. The empirical evidence indicates that the municipality political orientation and budgetary conditions matter in the choice of ownership structure. Moreover, while for operating efficiency the computed Average Treatment Effects seem to indicate mixed ownership as a good solution, the canonical performance and employment indicators provide evidence in the opposite direction.
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Petrone, Iole <1976&gt. « I nuovo istituti introdotti dal Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture (D. LGS. 12 Arile 2006, N. 163) ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2337/1/Tesi_Iole_Petrone.pdf.

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Petrone, Iole <1976&gt. « I nuovo istituti introdotti dal Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture (D. LGS. 12 Arile 2006, N. 163) ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2337/.

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Chicco, Donatella. « Profili penali negli appalti pubblici : dallo schema legislativo alla normativa antimafia ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2013. http://hdl.handle.net/10077/8610.

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Résumé :
2011/2012
La presente trattazione affronta un settore specifico del diritto penale con l’obiettivo di contribuire alla riflessione su una materia, quella degli appalti pubblici, che è in continua, magmatica evoluzione e costantemente al centro dell’attenzione giuridica non meno che politica e sociale. Del resto, è ormai da due decenni che il settore delle gare d’appalto italiano è testimone di una serie di cambiamenti che, da un lato, sono la conseguenza di un necessario adeguamento della normativa nazionale a quella comunitaria, ma, dall’altro, rappresentano i diversi passaggi della vita economica ed istituzionale del Paese. Il primo aspetto considerato interessa la ricostruzione del contesto entro il quale si colloca il Codice dei contratti, per poi passare alla legislazione penale con particolare riferimento ai reati dei pubblici ufficiali e dei privati contro la Pubblica amministrazione, fino ad arrivare alle più recenti evoluzioni legislative, prime fra tutte le nuove disposizioni introdotte dal Codice antimafia. In una seconda fase vengono affrontate tematiche rilevanti, sia in dottrina che in giurisprudenza, quali la disciplina relativa alle cause di esclusione dei soggetti concorrenti alla contrattazione pubblica, ai sensi dell’art. 38 del d.lgs. 163/2006 e s.m.i. Sotto un profilo strettamente penalistico, sono messe in luce le criticità di un sistema vittima di una evidente iper-regolamentazione che ha comportato solo il proliferare, a ritmo incalzante, di regole, sia sostanziali che processuali, le prime doppiate, poi, in gran parte, nelle varie sedi regionali e, infine, accompagnate da sempre più analitiche disposizioni regolamentari. Nell’ambito di questo percorso, l’indagine prosegue approfondendo il sistema di condizionamento mafioso all’interno delle gare ad evidenza pubblica e le misure adottate dal nostro ordinamento per arginare tale fenomeno. Infine, si allungherà lo sguardo ad altri sistemi penali e, in particolare, a quelli europei di civil law, nonché alle più recenti iniziative sovranazionali nel campo della lotta alla criminalità organizzata, al fine di completare il bagaglio di conoscenze utili per proporre alcune ipotesi di riorganizzazione normativa concernente i temi trattati, in un’ottica di semplificazione e di perfezionamento del sistema delle gare d’appalto.
XXV Ciclo
1982
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COCCO, Annalisa. « La sharing economy, fra esigenze di mercato e tutela dei diritti umani ». Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2020. http://hdl.handle.net/11695/97989.

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Résumé :
Il lavoro analizza la c.d. economia della condivisione e le sue implicazioni nel diritto civile, delineandone lo sviluppo nel tempo e i caratteri salienti attraverso l’originario inquadramento proposto dalla Commissione europea – nel parere esplorativo sui ‘nuovi modelli economici sostenibili’ – e dall’Intergruppo Parlamentare per l’innovazione tecnologica, creatore dello Sharing Economy Act. Lo studio si concentra sull’esame di alcune note piattaforme elettroniche, dedicando particolare attenzione ai profili di meritevolezza enfatizzati dal legislatore per incentivare le attività che contribuiscano realmente ad un consumo più sostenibile mediante la condivisione di beni. L’approccio funzionale al fenomeno consente di fondare sulla solidarietà fra gli utenti la ratio di un trattamento legislativo di favore per le operazione rientranti nella ‘economia della condivisione’, ancor oggi invocata senza reali uniformità di vedute. Si analizza il ruolo della piattaforma elettronica nell’àmbito della negoziazione fra gli utenti, rapportando l’effettivo grado di incidenza sull’accordo alle forme di responsabilità normativamente previste secondo il noto principio di ‘neutralità della rete’. Volgendo lo sguardo all’accordo concluso fra gli utenti nell’àmbito della piattaforma, se ne sostiene la qualificabilità come «contratto» ai sensi degli artt. 1321 ss. cc., discostandosi dalle opzioni dottrinali che li ritengono accordi meramente amichevoli o “di pura cortesia”. Ne discende l’applicabilità della relativa disciplina nonché la valorizzazione del profilo sostanziale che implica l’individuazione di collegamenti funzionali fra contratti, determinandone la regolamentazione e i profili di responsabilità. Entro il quadro della c.d. economia delle piattaforme digitali, si pone in luce il valore della relazione personale fra gli utenti, la quale assume importanza cruciale ai fini della validità e della regolamentazione diacronica dei rapporti individuali. Operando un raffronto fra i c.dd. relational contracts, di matrice americana, e i contratti di durata, si pongono in luce le analogie e le differenze rispetto ai contratti di condivisione, autonomamente connotati da propri elementi distintivi che li riconducono ad una economia nella quale le peculiarità degli operatori hanno assunto una nuova importanza, avvicinando la Sharing Economy ad una c.d. Intimate Economy. Alla luce del valore assunto dal rapporto personale fra gli utenti, si discute anche del grado di libertà accordabile ai soggetti nella scelta della controparte, stante la ferma operatività dei principi di eguaglianza e di pari trattamento anche nell’àmbito delle comunità virtuali. In relazione alla piattaforma di AirBnb, si ricostruiscono gli episodi discriminatori denunciati da alcuni utenti per esaminare le disposizioni della disciplina antidiscriminatoria e valutarne il raggio di applicazione, nel bilanciamento con il diritto di individuazione della controparte contrattuale. Infine, valorizzando il profilo fattuale delle operazioni concluse in rete, viene proposta una distinzione fondata sulla valutazione delle circostanze concrete dipendenti sia dalle modalità di negoziazione fissate dalla piattaforma sia dal godimento del bene immobiliare da parte degli utenti. Si riconosce, cosí, l’applicabilità del divieto di discriminazione – e la conseguente invalidità del contratto stipulato – in tutte le ipotesi nelle quali non si instauri una ‘condivisione effettiva’ del bene offerto e si verifichi un ingiustificato effetto discriminatorio per l’utente. Seguendo l’espressa previsione dell’art. 3, dir. 2000/113/CE, si depone invece per l’inapplicabilità del divieto alle transazioni concernenti l’àmbito della vita privata e familiare, coinvolto soltanto là dove un utente ospiti l’altro nel proprio immobile abitativo.
The work analyses the so-called Sharing Economy and its implications in civil law, outlining the development over time and its salient features through the original framework proposed by the European Commission – in the exploratory opinion on New Sustainable Economic Models – and by the Parliamentary Intergroup on Technological Innovation, who wrote the Sharing Economy Act. The study examines several well-known electronic platforms, paying particular attention to the ‘worthiness’ profiles emphasized by the legislator to encourage activities that contribute to a more sustainable consumption through the sharing of goods. The functional approach to the phenomenon bases on solidarity among users the rationale of special treatment for operations falling within the ‘Sharing Economy’, still invoked without real uniformity of views. The role of the electronic platform in the context of negotiation between users is analyzed by relating the actual impact on their agreement to its liability provided by law according to the principle of Net Neutrality. Looking at the agreement concluded between users in the context of the platform, it is supported the qualification as a ‘contract’ according to Articles 1321 et seq of the Civil Code, differing from the doctrinal options that consider them merely friendly or ‘pure courtesy’ agreements. It implies the applicability of contract law and the enhancement of the substantial profile which identifies functional links between contracts, determining their regulation and liability issues. Within the framework of the so-called Digital Economy, it is highlighted the value of the personal interaction between users, making it crucial for the validity and the diachronic regulation of individual relationships. Making a comparison between the American ‘Relational Contracts’ and the Italian ‘Long-term Contracts’, it is underlined the similarity and the differences concerning the ‘Sharing Contracts’, connoted by own distinctive features which link them to an economy in which the peculiarities of the operators have assumed new importance, bringing the Sharing Economy closer to an ‘Intimate Economy’. In light of the value assumed by the personal relationship between users, it is also discussed the degree of freedom given to the subjects in the choice of the counterparty, considering the principles of equality and equal treatment in the context of virtual communities. Concerning the AirBnb platform, there is a reconstruction of some discriminatory episodes reported by users to examine provisions of the anti-discrimination legislation and its application in balance with the right to choose the contractual counterparty. Lastly, by enhancing the factual profile of the transactions concluded online, it is proposed a distinction based on the evaluation of the concrete circumstances depending both on the trading methods set by the platform and on the users’ sharing of goods. Thus, the applicability of the prohibition of discrimination – and the consequent invalidity of the contract – is recognized in all the cases in which there is not effective sharing of goods with an unjustified discriminatory effect for the user. Following the express provision of Article 3 of Directive 2000/113/CE, the prohibition of discrimination is inapplicable to transactions concerning private and family life, which is involved exclusively in cases where users share their residential property with others.
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Fasano, Alice <1987&gt. « Pratiche museali per l’accessibilità e l’inclusione culturale Incrementare la partecipazione dei pubblici con esigenze specifiche e disabilità ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12971.

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Résumé :
Questa ricerca si svolge nel contesto degli studi culturali, in particolare della museologia, e del management culturale, con un focus specifico sui visitor studies e l’audience development. Scopo dello studio è analizzare alcune pratiche messe in atto da due enti pubblici della provincia trentina e due enti privati della città di Venezia, per favorire l’accessibilità alle collezioni e l’inclusione dei visitatori con disabilità motorie, sensoriali o cognitive. Sono oggetto di approfondimento le attività e i materiali didattici sviluppati per soddisfare le esigenze specifiche di questo tipo di utenza e favorirne così l’inclusione sociale. La metodologia di ricerca è quella caratteristica degli studi sociali e antropologici, ossia di tipo qualitativo, procedendo induttivamente dall’osservazione empirica all’ipotesi teorica. Tramite l’analisi dei casi in oggetto si evidenziano alcune differenze tra le quattro istituzioni, che utilizzano varie strategie in fase di “reach”, ossia per far sì che l’offerta museale raggiunga il pubblico, e basano la loro azione alternativamente su attività e materiali didattici specializzati, studiati per il pubblico con una particolare disabilità, oppure su una gamma diversificata di proposte per rispondere alle esigenze di vari tipi di pubblico con differenti disabilità. In conclusione si suggerisce un’accezione specifica delle nozioni di accessibilità e inclusione, che non sempre possono essere considerate come fasi successive nello sviluppo di una più diffusa equità sociale.
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NAPOLEONE, ANDREA. « Gli appalti di grandi opere infrastrutturali : dalla legge obiettivo (L. 443/2001) al terzo decreto correttivo del nuovo codice dei contratti pubblici (D.lgs. 163/2006 e ss.mm.ii.) ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/1150.

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Analizzando i peculiari profili normativi della disciplina in materia di opere di preminente interesse nazionale, la tesi giunge alla conclusione di ritenere la normativa sugli appalti di infrastrutture strategiche, non una legislazione "speciale", ma un sottoinsieme settoriale di disposizioni normative, volta per volta utilizzabile dall'interprete, al fine di risolvere problemi ermeneutici e applicativi in tema di appalti di opere pubbliche tout court.
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BIGONI, Michele. « LA GOVERNANCE DEGLI ENTI LOCALI SULLE AZIENDE DI GESTIONE DEI SERVIZI PUBBLICI. Strumenti di programmazione e controllo in ottica di gruppo ». Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2010. http://hdl.handle.net/11392/2389361.

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The aim of this work is to create a new model, pertaining to programming and control organization, processes and tools, to support local governments’ governance on public services firms. We have paid particular attention to programming and control tools. We have adopted a deductive-inductive methodology. In the deductive phase we have analyzed Italian law and national and international doctrine on public services management: in that way we have extrapolated a model, pertaining to programming and control organization, processes and tools, which could be useful to support local governments’ governance on public services firms. In the inductive phase we carried out a survey on Emilia-Romagna and Tuscany’s provincial capitals, to test out if the model is employed by those municipalities. In the feedback phase we have analyzed the weak points of the model emerging from the survey. We have tried to improve the model, paying particular attention to programming and control tools, by proposing a new one which could enhance strong points and correct weaknesses of the previous one.
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Berlinghini, Maurizio. « Rigenerazione urbana e sociale nei contesti di edilizia residenziale pubblica - Dallo studio dell'esperienza bolognese del "Contratto di Quartiere Pescarola-Beverara" verso rinnovati strumenti operativi ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/17160/.

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L’obiettivo generale della presente tesi risulta quello d'indagare quale forma possano assumere, nel segno di multiscalarità e multidisciplinarietà, gli strumenti promossi dallo Stato per riavviare una concreta rigenerazione urbana e sociale nei contesti di edilizia residenziale pubblica. Nel trattare il tema in oggetto la ricerca parte dagli anni 90 che, oltre a vedere un graduale disimpegno in materia di "politiche per la casa", sono stati teatro della progressiva attivazione dei "Programmi Urbani Complessi". Riconosciutene le potenzialità e persuaso del fatto che, tra questi, i "Contratti di Quartiere" possano essere il punto di partenza rispetto al quale far evolvere un nuovo efficace mezzo con cui soddisfare l'inalienabile "diritto economico, sociale e culturale ad un alloggio" adeguato, l’obiettivo specifico della tesi consiste nell'avanzare alcune indicazioni utili al loro aggiornamento prima che vengano auspicabilmente riproposti. La ricerca si divide in tre parti (Descrizione, Diagnosi, Proposte). Iniziando dalla descrizione dei "C.d.Q." e della relativa esperienza "Pescarola-Beverara" assunta quale caso di studio, è sulla base della diagnosi effettuata in merito alla sperimentazione caratterizzante quest’ultima che vengono sviluppate proposte utili ad adeguare lo strumento. Tra le criticità rispetto alle quali sono avanzati suggerimenti è a proposito dello scarso peso attribuito alla partecipazione che viene condotto approfondimento. Con la predisposizione di un programma di partecipazione applicabile nell’esperienza "Pescarola-Beverara" si vuole giungere al duplice risultato di dimostrare, da un lato come sia possibile attuare un idoneo processo di collaborazione tra le parti in funzione delle diverse condizioni al contorno, dall’altro come il coinvolgimento della comunità sia condizione imprescindibile per il conseguimento di buoni risultati nella riqualificazione urbanistica e sociale. La tesi si conclude con un esperimento di partecipazione a distanza.
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Calabrese, Marianna. « La gestione manageriale e l'accountability : studio dei processi di produzione del valore (culturale, sociale ed economico) per i musei pubblici. L'analisi empirica : realizzazione del primo "rapporto di attività" del Museo di Capodimonte ». Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2013. http://hdl.handle.net/10556/1464.

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2011 - 2012
Il dibattito sempre più acceso che riguarda il potenziamento del settore culturale e creativo allo scopo di trasformarlo in un grande generatore economico e sociale, coinvolge una varietà di apporti e di implicazioni, volti ad imprimere la propria matrice umanistica, sociologica, economica. Il tema della definizione del suo valore in un’ottica di gestione, secondo una prospettiva d’analisi economico-aziendale, trova come primo obiettivo la necessità di individuare un insieme di principi e pratiche autenticamente condivisibili tra la comunità professionale dei conservatori e dei curatori e quella degli economisti e degli studiosi di management. Ad oggi, infatti, la molteplicità di approcci teorici esistenti e il mancato raggiungimento di una sintesi univoca tra di essi, sono alla base della difficoltà che lo studioso di management incontra. Un approccio manageriale allo studio del settore e alla gestione strategica di esso, implica dunque un’analisi dello scenario interpretativo che mappa i suoi confini, al fine non soltanto di identificare caratteristiche e funzioni, ma anche di esplicitare l’importanza del suo ruolo rispetto alle connessioni e criticità congiunte alla qualificazione o quantificazione del suo valore, il quale si riflette all’intero ecosistema economico determinando sia accumulazione di capitale culturale (materiale e immateriale), sia valore economico. Sulla base di tale premessa, l’analisi del settore museale e la ricerca di un modello strategico capace di risolvere i problemi gestionali ed operativi dei musei, impone innanzitutto il superamento della problematica relativa l’inquadramento concettuale dell’intero comparto culturale, finalizzata ad una “reale” identificazione delle sue specificità complesse e, successivamente, la definizione dei processi di produzione del valore inerenti le funzioni istituzionali del museo. Il valore che esso genera necessariamente attraverso un processo di scambio con specifiche comunità di portatori di interesse assume carattere multidimensionale: si tratta di valore differente e specifico, quale economico-monetario, d'uso e di scambio, meritorio e scientifico, pubblico e identitario, che viene prodotto per ciascuna “comunità di interlocutori” verso cui l’istituzione risulta orientata. Appare fondamentale però sottolineare che come ogni istituzione educativa, quella museale si rivolge simultaneamente ad una molteplicità di portatori di interesse (e non a una sola comunità di utenti); tra essi prevalgono i soggetti pubblici (lo stato, nelle sue articolazioni nazionali e periferiche), le comunità scientifiche e professionali, il pubblico dei visitatori, nonché gli sponsor e i donor che sostengono finanziariamente le iniziative, oltre i privati, le aziende e gli esercizi commerciali che ricavano un'utilità economica indiretta dalla sua presenza. Da ciò deriva che in modo simultaneo e competitivo, avvengono specifiche negoziazioni all’interno dei diversi sistemi di relazione disponibili, che determinano le condizioni e le risorse per la sopravvivenza e la crescita dell'istituzione stessa. Nei confronti del settore pubblico (stato, regioni, enti territoriali), la significatività reale e potenziale del valore generato verte intorno alla responsabilità, che ha l’istituzione di gestione museale, di tutelare la realtà di "bene pubblico" del patrimonio culturale nelle sue diverse componenti. Ne discende che nei confronti della cittadinanza, e delle sue istituzioni di rappresentanza, suddetto valore non può essere riportato unicamente ad una dimensione di costo-beneficio in quanto non è un valore monetario, bensì va esteso alle componenti immateriali di natura identitaria, educativa, di qualità della vita, di natura "meritoria", per le quali si esplica in diverse dimensioni. In particolare, ponendo in risalto una di queste, ovvero la sua sostenibilità ed economicità (efficacia/efficienza) rispetto ad indicatori di carattere pubblico, emerge la necessità di sostenere l’opinione secondo cui i musei sono istituzioni orientate a fini cui la collettività intera attribuisce un valore e che pertanto essi sono tenuti a produrre risultati misurabili sul piano qualitativo e quantitativo. Rispetto alle problematiche di carattere economico-finanziario dell’ambito museale, se da un lato si richiede ai policy makers locali e regionali, nazionali ed internazionali, l’attuazione di nuove scelte di gestione al fine di individuare soluzioni - tanto nella gestione organizzativa quanto in quella finanziaria - che consentano all’istituzione museale sia di conseguire una maggiore autonomia dall’apparato pubblico, sia di attuare strategie innovative di prodotto e di processo in grado di aumentare il consumo di cultura (secondo una logica “edificante”) ottenendo il miglior risultato finanziario compatibile con tali obiettivi, dall’altro le istituzioni museali, sono chiamate a rispondere alla necessità di accountability, ovvero di "rendere conto", all'interno e all'esterno dell'istituzione, delle proprie scelte allocative. Sulla base dei dati forniti dal sistema informativo, e mediante l’utilizzo di documenti - rendiconti - che dovrebbero consentire di valutare il raggiungimento degli equilibri dell’azienda pubblica, la rendicontazione rileva l’andamento della gestione oltre che i risultati conseguiti, e al contempo, permette la formulazione di un giudizio sull’efficacia del comportamento istituzionale della medesima. In tal modo, le conoscenze prodotte tramite il sistema informativo insieme all’utilizzo corretto degli strumenti contabili, risultano essenziali all’intero ciclo della pianificazione/programmazione e controllo, e servono altresì ad attivare un circuito virtuoso attraverso cui la comunicazione genera il controllo sociale. Il presente lavoro di ricerca ha l’obiettivo di analizzare come la gestione dei processi di produzione del valore nei musei, così come concepiti dalla letteratura in materia nonché dalla proposta ministeriale per la definizione dei livelli minimi uniformi di qualità della valorizzazione (d.m. 1 dicembre 2006), possa contribuire allo sviluppo strategico dell’istituzione museale, anche attraverso la definizione di un modello di accountability e comunicazione istituzionale quale l’Annual Report”, in grado di organizzare, gestire e comunicare responsabilmente gli esiti della sua attività ai vari stakeholder. Il processo di ricerca si compone di cinque capitoli. Nella prima parte, il primo e il secondo propongono un inquadramento concettuale rispettivamente del prodotto culturale al fine di comprenderne la logica economica e organizzativa, con particolare riguardo ai concetti di “valore” e di “specificità” fondamentali all’interpretazione del problema strategico delle organizzazioni di produzione culturale, e del “settore artistico-culturale” allo scopo di stabilire quali sono i suoi confini e quali sono, di conseguenza, le istituzioni che è necessario analizzare. Il terzo capitolo analizza la struttura del “Museo, azienda pubblica” attraverso un suo inquadramento teorico volto a descriverne la natura, gli assetti istituzionali soprattutto rispetto alla gestione in forma autonoma (D.Lgs. 1998 n. 368) prevista per la “Soprintendenza speciale per il Polo museale”, i percorsi strategici per il rinnovamento della gestione museale, i percorsi di valutazione in relazione al principio di accountability e alla sottointesa necessità di costruire un’adeguata responsabilità informativa nei musei. La seconda parte concerne l’analisi empirica, più specificatamente il quarto capitolo illustra la metodologia della ricerca adottata per lo sviluppo del lavoro, mentre il quinto capitolo presenta l’analisi empirica articolata sulla realizzazione dell’“Annual Report (Rapporto di attività) Museo di Capodimonte 2011/2012”, un documento/strumento di accountability che attualmente rappresenta la più evoluta pratica di rendicontazione sociale messa a punto nell’ambito museale. Considerando quindi, due direttrici di orientamento, vale a dire una teorica tesa alla concettualizzazione di nuovi modelli di gestione museale oppure finalizzata all’individuazione dei processi a cui è opportuno far riferimento per definire i livelli minimi di qualità delle attività di valorizzazione, e l’altra operativa rappresentativa degli indirizzi di orientamento proposti dalle istituzioni operanti nel settore museale, le domande di ricerca enunciate sono: in quali termini l’attività di gestione del settore culturale può avvalersi delle metodologie e tecniche che sono state sviluppate dall’analisi teorica aziendale, a livello nazionale ed internazionale, e che tipo di “traslazione” si rende necessaria in ragione della “specificità” e “significatività” del comparto culturale? In che misura l’Annual Report può rappresentare uno strumento per lo sviluppo strategico dei Musei? In merito alla prima domanda, i quesiti della ricerca hanno evidenziato alcuni approcci teorici e metodologie di matrice economico-manageriale concepite sulla necessità di considerare la particolarità dei prodotti e delle risorse, nonché la natura dei processi di produzione in esame, che risultano “fortemente condizionati dalla ricerca di un equilibrio, sovente instabile, tra orientamenti e finalità culturali e orientamenti e finalità economiche” [Soda 2001]. In questa forte caratterizzazione, si rinvengono le specificità del management di queste organizzazioni, e dunque le diversificate chiavi di gestione strategica, intrinsecamente connesse, a cui è riconducibile una logica essenzialmente polarizzata dai concetti di commitment, risorse, prodotti. Per quanto riguarda il secondo quesito di ricerca, esso è basato sull’ipotesi positiva che l’Annual Report può supportare l’implementazione delle tesi proposte, attraverso la rappresentazione esplicitata della complessità di gestire obiettivi manageriali, economici ed estetici. Inoltre, mediante una “qualificazione valoriale” di questo documento/ strumento di rendicontazione si cercherà di dimostrare come la sua redazione, potrebbe realizzare un sistema valoriale in grado di attribuire valore aggiuntivo all’istituzione museale, a livello sia culturale, sia economico. L’approccio metodologico utilizzato per perseguire l’obiettivo della ricerca è di tipo qualitativo, in quanto al fine di rispondere alla seconda domanda di ricerca, è stato realizzato il primo “Annual Report (Rapporto di attività) 2011-2012 del Museo di Capodimonte” (Napoli). [a cura dell'autore]
XI n.s.
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ARATA, LINDA. « Il Ruolo dei Programmi Agro-ambientali : un'analisi attraverso il Propensity Score Matching e la Programmazione Matematica Positiva con il Rischio ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2014. http://hdl.handle.net/10280/2469.

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Résumé :
La crescente attenzione riguardo l’interconnessione tra agricoltura e aspetti ambientali così come la crescita di volatilità dei prezzi dei prodotti agricoli ha posto una nuova enfasi sull’introduzione di misure ambientali nella politiche agricole e sulla ricerca di nuovi strumenti di stabilizzazione del reddito degli agricoltori. La ricerca di questa tesi di dottorato si inserisce in questo contesto e analizza i contratti agro-ambientali, misure della Politica Agricola Comunitaria (PAC) in Unione Europea (UE), sotto una duplice prospettiva. Il primo lavoro di ricerca consiste in un’analisi degli effetti dell’adesione a tali contratti sulle scelte produttive e sulle perfomance economiche degli agricoltori in cinque Paesi dell’UE. I risultati indicano un’eterogeneità di questi effetti: in alcuni Paesi i contratti agro-ambientali sembrano essere più efficaci nel promuovere pratiche agricole sostenibili, così come in alcuni Paesi il pagamento compensativo agro-ambientale sembra non essere sufficiente a compensare la perdita di reddito dei partecipanti. Questo studio è stato condotto combinando il Propensity Score Matching con lo stimatore Difference-in-Differences. Il secondo lavoro di ricerca sviluppa una nuova proposta metodologica che incorpora il rischio in un framework di Programmazione Matematica Positiva (PMP). Il modello elaborato presenta caratteri innovativi rispetto alla letteratura sull’argomento e permette di stimare simultaneamente i prezzi ombra delle risorse, la funzione di costo non lineare dell’azienda agricola e un coefficiente di avversione al rischio specifico per ciascuna azienda. Il modello è stato applicato a tre campioni di aziende e i risultati delle stime testano la calibrazione del modello e indicano valori del coefficiente di avversione al rischio coerenti con la letteratura. Infine il modello è stato impiegato nella simulazione di diversi scenari al fine di verificare il ruolo potenziale di un contratto agro-ambientale come strumento di gestione del rischio a diversi livelli di volatilità dei prezzi agricoli.
The increasing attention to the relationship between agriculture and the environment and the rise in price volatility on agricultural markets has led to a new emphasis on agri-environmental policies as well as to a search for new risk management strategies for the farmer. The research objective of this PhD thesis is in line with this challenging context, since it provides an analysis of the EU agri-environmental schemes (AESs) from two viewpoints. First, an ex-post analysis aims at investigating the AESs for their traditional role as measures which encourage sustainable farming while compensating the farmer for the income foregone in five EU Member States. The effects of AESs participation on farmer’s production plans and economic performances differs widely across Member States and in some of them the environmental payment is not enough to compensate the income foregone of participants. This study has been performed by applying a semi-parametric technique which combines a Difference-in-Differences estimator with a Propensity Score Matching estimator. The second piece of research develops a new methodological proposal to incorporate risk into a farm level Positive Mathematical Programming (PMP) model. The model presents some innovations with respect to the previous literature and estimates simultaneously the resource shadow prices, the farm non-linear cost function and a farm-specific coefficient of absolute risk aversion. The proposed model has been applied to three farm samples and the estimation results confirm the calibration ability of the model and show values for risk aversion coefficients consistent with the literature. Finally different scenarios have been simulated to test the potential role of an AES as risk management tool under different scenarios of crop price volatility.
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ARATA, LINDA. « Il Ruolo dei Programmi Agro-ambientali : un'analisi attraverso il Propensity Score Matching e la Programmazione Matematica Positiva con il Rischio ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2014. http://hdl.handle.net/10280/2469.

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Résumé :
La crescente attenzione riguardo l’interconnessione tra agricoltura e aspetti ambientali così come la crescita di volatilità dei prezzi dei prodotti agricoli ha posto una nuova enfasi sull’introduzione di misure ambientali nella politiche agricole e sulla ricerca di nuovi strumenti di stabilizzazione del reddito degli agricoltori. La ricerca di questa tesi di dottorato si inserisce in questo contesto e analizza i contratti agro-ambientali, misure della Politica Agricola Comunitaria (PAC) in Unione Europea (UE), sotto una duplice prospettiva. Il primo lavoro di ricerca consiste in un’analisi degli effetti dell’adesione a tali contratti sulle scelte produttive e sulle perfomance economiche degli agricoltori in cinque Paesi dell’UE. I risultati indicano un’eterogeneità di questi effetti: in alcuni Paesi i contratti agro-ambientali sembrano essere più efficaci nel promuovere pratiche agricole sostenibili, così come in alcuni Paesi il pagamento compensativo agro-ambientale sembra non essere sufficiente a compensare la perdita di reddito dei partecipanti. Questo studio è stato condotto combinando il Propensity Score Matching con lo stimatore Difference-in-Differences. Il secondo lavoro di ricerca sviluppa una nuova proposta metodologica che incorpora il rischio in un framework di Programmazione Matematica Positiva (PMP). Il modello elaborato presenta caratteri innovativi rispetto alla letteratura sull’argomento e permette di stimare simultaneamente i prezzi ombra delle risorse, la funzione di costo non lineare dell’azienda agricola e un coefficiente di avversione al rischio specifico per ciascuna azienda. Il modello è stato applicato a tre campioni di aziende e i risultati delle stime testano la calibrazione del modello e indicano valori del coefficiente di avversione al rischio coerenti con la letteratura. Infine il modello è stato impiegato nella simulazione di diversi scenari al fine di verificare il ruolo potenziale di un contratto agro-ambientale come strumento di gestione del rischio a diversi livelli di volatilità dei prezzi agricoli.
The increasing attention to the relationship between agriculture and the environment and the rise in price volatility on agricultural markets has led to a new emphasis on agri-environmental policies as well as to a search for new risk management strategies for the farmer. The research objective of this PhD thesis is in line with this challenging context, since it provides an analysis of the EU agri-environmental schemes (AESs) from two viewpoints. First, an ex-post analysis aims at investigating the AESs for their traditional role as measures which encourage sustainable farming while compensating the farmer for the income foregone in five EU Member States. The effects of AESs participation on farmer’s production plans and economic performances differs widely across Member States and in some of them the environmental payment is not enough to compensate the income foregone of participants. This study has been performed by applying a semi-parametric technique which combines a Difference-in-Differences estimator with a Propensity Score Matching estimator. The second piece of research develops a new methodological proposal to incorporate risk into a farm level Positive Mathematical Programming (PMP) model. The model presents some innovations with respect to the previous literature and estimates simultaneously the resource shadow prices, the farm non-linear cost function and a farm-specific coefficient of absolute risk aversion. The proposed model has been applied to three farm samples and the estimation results confirm the calibration ability of the model and show values for risk aversion coefficients consistent with the literature. Finally different scenarios have been simulated to test the potential role of an AES as risk management tool under different scenarios of crop price volatility.
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Wilinski, François. « L’évolution du droit de la commande publique en France et en Italie à l’aune du P.P.P ». Thesis, Lille 2, 2015. http://www.theses.fr/2015LIL20004/document.

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Expression globalisante des moyens d’action du secteur privé au service du secteur public, le partenariat public-privé pourrait être appréhendé comme révélant l’effritement des catégories notionnelles des contrats de commande publique. Cependant, le partenariat public-privé n’a pas remis en cause l’unité de la matière. Au contraire, les instruments juridiques du P.P.P. la renforcent. Cette analyse se vérifie aussi bien en France qu’en Italie et cette étude se propose d’analyser la signification juridique du phénomène dans ces deux pays. Les évolutions induites par la notion s’inscrivent dans cette logique. La démarche comparatiste utilisée permet alors de comprendre les tenants et les aboutissants de cette évolution et s’inscrit dès lors comme une contribution à la théorie générale des contrats publics
Holistic expression as a means of action by the private sector to further the public sector, the publicprivate partnership could be perceived as revealing the erosion of the notional categories of public procurment contracts. However, the public-private partnership has not called into question the subject unity. In fact, on the contrary, the legal instruments of the PPP strentgthen it. This analysis can be verified in France as well as in Italy and the present study offers to analyse the legal signification of the phenomenon in both countries. The development induced by this notion confirms this trend. The comparative approach enables to understand the whys and wherfores of the development and formspart of the general theory of public contracts
Espressione globalizzata dei mezzi d’azione del settore privato al servizio del settore pubblico, il partenariato pubblico-privato potrebbe essere visto come rivela la dislocazione delle categorie del diritto dei contratti pubblici. Tuttavia, il partenariato pubblico-privato essa non pregiudica sulll'unitàdella disciplina. Invece, gli strumenti giuridici del P.P.P la rafforza. Questa analisi è confermata in Francia e in Italia ed lo studio permette di analizzare l'importanza giuridica del fenomeno in i due paesi. L'approccio comparativo utilizzato permette di capire questa evoluzione e può essere percepitocome un contributo alla teoria giuridica dei contratti pubblici
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CALLOPOLI, CLAUDIO. « L’Istituto del collegio consultivo tecnico nell'ambito della disciplina dei contratti pubblici ». Doctoral thesis, 2022. http://hdl.handle.net/11573/1646357.

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Il collegio consultivo tecnico è un istituto già conosciuto nel nostro ordinamento: introdotto con l’art. 207 del d.lgs. n. 50 del 2016, è stato abrogato per effetto dell’art. 121 del d.lgs. n. 56 del 2017 (c.d. decreto correttivo del codice dei contratti). Di recente la disciplina dell’istituto subisce nuove modifiche ed integrazioni; sulla Gazzetta Ufficiale n.55 del 07 marzo 2022, è stato pubblicato il Decreto MIMS n. 12 del 17 gennaio 2022, recante adozione delle Linee Guida per le funzioni del Collegio Consultivo Tecnico. Unitamente a tale Decreto è stato anche pubblicato il Decreto MIMS n. 23 del 01 febbraio 2022 di istituzione dell’Osservatorio Permanente per il monitoraggio dell’attività dei Collegi Consultivi Tecnici. Con la presente ricerca si vuole effettuare anche una ricostruzione delle varie formulazioni delle norme che hanno regolato l’Istituto oltre ad analizzare la disciplina ad oggi prevista per dare concreta attuazione al Collegio stesso, istituto operante nell’ambito della fase esecutiva dei contratti di lavori pubblici e istituito allo scopo di deflazionare il contenzioso, quale risoluzione delle controversie alternativa al rimedio giurisdizionale.
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ANTONELLI, GIOVANNI. « Appalti verdi e codice dei contratti pubblici : i criteri ambientali minimi (cam) nell’attuazione delle direttive dell’Unione Europea sui contratti pubblici di quarta generazione e profili di diritto comparato ». Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11573/1231289.

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Résumé :
Il tema della tutela dell’ambiente rappresenta una delle aree tematiche più indicative delle dinamiche evolutive che hanno interessato negli ultimi anni l’impianto originario del diritto amministrativo in generale, così come, nello specifico, del codice dei contratti pubblici. Attraverso il prisma della nozione di ambiente come recepita nel tempo sul piano positivo e giurisprudenziale, sembra possibile per l’interprete acquisire quella base conoscitiva necessaria per cogliere l’evoluzione del diritto amministrativo, nonchè le coordinate ermeneutiche utili all’individuazione dell’attuale equilibrio del sistema ordinamentale. L’esame dei profili ambientali all’interno del microsistema degli appalti pubblici (c.d. appalti verdi o green public procurement) sottende la convergenza di più piani ed esprime tutta la tensione esistente tra favor naturae e favor libertatis, tra impostazione “massimalista” ed impostazione “migliorista” della protezione dell’ambiente, tra tutela dell’ambiente e promozione della concorrenza. Gli scopi dell’indagine sono quelli di registrare da un lato il dato storico e giuridico dell’evoluzione della c.d. governance contrattuale pubblica (c.d. government by contract) resasi necessaria quale particolare forma di regolazione a seguito del processo di privatizzazione (c.d. outsourcing) e realizzatasi nel contesto dell’ordinamento dell’Unione europea, così come nell’ambito di altri contesti ordinamentali , attraverso la progressiva integrazione delle c.d. politiche orizzontali (ambientali e sociali) nell’ambito degli appalti pubblici anche grazie al concetto di economia circolare dei modelli economici e dei modelli istituzionali e al tema dei cc.dd. beni comuni; dall’altro, di evitare la “tirannia” del diritto dell’ambiente nei confronti delle altre situazioni giuridiche costituzionalmente riconosciute che costituiscono complessivamente espressione della dignità della persona, risultato che di regola esiterebbe dalla aprioristica affermazione della primarietà assoluta del bene ambiente rispetto agli altri beni-interessi anch’essi costituzionalmente rilevanti. In tale contesto si posiziona il particolare dialogo tra valori ambientali e procedure ad evidenza pubblica , rappresentato dal tema dei criteri ambientali minimi (cam) oggetto della presente indagine, dove i principi sottesi alla protezione dell’ambiente e quelli che presiedono le procedure di gara (favor partecipationis, trasparenza, non discriminazione) possono trovare una non facile composizione, soprattutto in ragione della considerazione del rischio associato all’adozione di fattori regolativi del mercato che, fondati sulla promozione di sistemi di produzione a basso impatto ambientale, rischino di alterarne la tradizionale impostazione pro-concorrenziale e non discriminatoria.
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