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Thèses sur le sujet « Eccezioni »

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CICCONE, MADDALENA. « Le eccezioni in senso lato ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2018. http://hdl.handle.net/10281/199157.

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Résumé :
Il presente lavoro ha ad oggetto le eccezioni in senso lato e, in particolare, il controverso problema dei criteri distintivi tra eccezione in senso stretto, riservata alla parte, ed eccezione in senso ampio o lato, rilevabile anche d’ufficio, con particolare riguardo alle eccezioni di merito. La norma di riferimento è l’art. 112, seconda parte, c.p.c., in virtù del quale il giudice «non può pronunciare d’ufficio su eccezioni che possono essere proposte soltanto dalle parti». All’interprete si pone la seguente alternativa: o l’art. 112 c.p.c. è una norma di rinvio alle disposizioni che prevedono caso per caso l’indispensabile iniziativa della parte, senza che sia necessario o possibile la ricerca di un principio unitario; oppure la norma richiama un principio generale di distinzione che resta in essa inespresso e che dovrebbe desumersi da altra norma o dall’intero sistema. La giurisprudenza di legittimità sembra aver accolto la prima opzione interpretativa, secondo cui l’art. 112 c.p.c. non stabilisce soltanto che sulle eccezioni riservate alla parte il giudice non può pronunciare d’ufficio, ma stabilisce un principio generale ed una deroga: la regola è che i fatti estintivi, modificativi e impeditivi sono rilevabili di ufficio, laddove assumono carattere eccezionale le ipotesi in cui il loro rilievo è subordinato all’iniziativa di parte. In particolare, ricorre eccezione in senso stretto (in deroga al principio generale) nei casi previsti dalla legge e allorquando l’eccezione si coordina con una fattispecie che potrebbe dar luogo all’esercizio di un’azione costitutiva. Resta aperta, tuttavia, la questione dell’individuazione delle eccezioni riservate alla parte e delle eccezioni rimesse al rilievo anche officioso del giudice, in tutti quei casi in cui la legge nulla prevede in proposito. A tal fine, si è, pertanto, ipotizzato che l’art. 112 c.p.c. non costituisca una norma in bianco, ma rimandi ad un principio di distinzione che deve essere cercato in altre norme o nei principi generali dell’ordinamento. A tal fine, è apparso opportuno prendere le mosse dal dato positivo ed esaminare i casi in cui la legge prevede eccezioni riservate alla parte, al fine di verificare se esista un elemento comune, poiché, ove vi fosse un’unica ratio, sarebbe lecito estenderla ad altre ipotesi. In sede di analisi si è riscontrato che la negazione della rilevabilità di ufficio dei fatti impeditivi, estintivi, modificativi trova una corrispondenza in una peculiarità strutturale (non della fattispecie, ma) dell’effetto dell’eccezione, e cioè nella sua disponibilità per atto unilaterale del soggetto interessato e tale disponibilità è stata posta in relazione con la circostanza che il soggetto passivo del rapporto è portatore esclusivo dell’interesse tipico alla stabilità dell’effetto medesimo. Può dirsi, quindi, che le eccezioni in senso stretto corrispondono ai casi in cui l’effetto impeditivo, estintivo, modificativo è unilateralmente disponibile da parte del debitore e non esclude la possibilità di una valida attuazione spontanea del debito. Ne consegue che, di fronte ad un fatto impeditivo, estintivo, modificativo occorre innanzitutto interrogarsi intorno al modo in cui la legge sostanziale conforma gli interessi in gioco. Solo se questi appaiono conformati in modo tale che l’effetto impeditivo, estintivo, modificativo sia unilateralmente disponibile da parte del soggetto interessato, può allora concludersi nel senso che l’ipotesi integra un’eccezione in senso stretto. Il limite al potere del giudice, quindi, non è che un riflesso di quella particolare disponibilità per atto unilaterale che caratterizza l’effetto sul piano sostanziale. Tale impostazione è stata utilizzata per analizzare le ipotesi disciplinate dal legislatore, e si è trovata conferma, nel dato normativo, dell’ipotesi formulata.
The aim of the thesis is to investigate the objections and defenses that can be raised of the court’s own motion, and also the distinguishing criteria between the defenses for which is necessary the defendant’s motion and the defenses that are also raisable of the court’s own motion. Particular attention has been paid to the defenses on the substance. The reference point is the article 112 of the Italian civil procedure code, who states that the court cannot raise of its own motion the defenses for which is necessary the defendant’s motion. The jurist can assume that the article 112 simply sends to the provisions that require, case by case, the defendant’s motion, without any possibility to find a specific criterion to identify when is necessary the defendant’s motion, and when it’ not. Or he can believe that the reference rule of the article 112 implies a general principle, able to distinguish one case to the others, according to other rules or to the general legal system. The courts seem to accept the first option, saying that the article 112 lays down a general principle and, at the same time, an exception: the rule is that the defenses are normally raisable of the court’s own motion, while the defendant’s motion is the exception, that become necessary not only in the cases provided by law, but also when the defenses are linked to circumstances that give rise to certain kind of actions, called “azioni constitutive”. However, the problem remains unsolved when there is no provision in law to that end. For this purpose, we tried to analyze the issue of the clear distinction between defenses raisable of the court’s own motion and defenses that cannot be raised of the court’s own motion, under the assumption that the article 112 implies a general principle, according to the general legal system. It was possible to observe that the court’s inability to raise the defenses of its own motion is related to a structural feature of the single effect on which it is based the defense that has to be raised on trial, and that is its unilateral disposal by the defendant – who can renounce it – who is the only person interested in the stability of that effect. The boundaries on the court’s power to raise the defenses of its own motion is the reflection of that particular disposal that characterizes the effect, from the point of view of the substantive law.
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2

Raimondi, Giovanni <1990&gt. « IL PRINCIPIO DI SPECIALITA' nel D.LGS. n. 74/2000 : analisi della disciplina comunitaria, nazionale, punti di criticità ed eccezioni ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/7224.

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Résumé :
Nella tesi in questione viene trattata prima di tutto la disciplina a livello comunitario, successivamente la normativa a livello nazionale soffermandosi nell'evoluzione storica del principio. Nei restanti capitoli vengono trattati i punti salienti del principio con attenta analisi alle criticità ed eccezioni.
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Sicari, Giovanni. « La clausola solve et repete nel sistema delle obbligazioni negoziali ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2008. http://hdl.handle.net/11577/3425577.

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Résumé :
The conventional mechanism today encrypted in the Art. 1462 of the Civil Code and traditionally known as "Solve et Repete”, allows the contractor the right to paralyse other’s exception in order to prevent the enforcement of these obligations from being prevented or delayed. Faced to an exception, the creditor may deliver the debtor a compliance solution inviting him to repeat the performance in case a judicial assessment may find the accomplishment terms as not conclusive. As a result of the pact, the parties reinforce the guarantee of satisfaction of the creditor’s beneficiary bond, thus affecting the quality of provision itself. Within the field of individual’s Right, the Solve et Repete was firstly studied to propose the outlines of Art. 1462 C. Code operational limits; secondly, the aim was understanding if its rules could play a systematic role in bilateral imperfect contracts as well. The research started from many municipal law statutes. Historically, there is however a widespread opinion that the pact may have emerged for the first time in late-nineteenth century Italian contractual practices. Indeed, the medieval jurists had already measured with the Solve et Repete, reflecting both on the clause’s consequences and operational limits. Through the historical analysis of both doctrine and jurisprudence of the XIX and XX centuries, the principles of Art. 1462 of the Civil Code has been codified. A general principle - emerged from the Norm itself - has been also adopted in various origins institutions and practices such as the Art. 1528 C. Code on documents sale, maritime contractual affidavit and Due-on-demand Clause used in sureties, guarantee policies or personal assurance contracts. On the basis of the Constitutional Court deliberations, the fundament, operational structure and ratio differences between privatistic institution and fiscal Solve have finally been appreciated. As a matter of fact, these reflections convinced the Judge on the conformity of the privatistic Solve with the constitutional principles compared to the illegitimacy of the tax institute. By focusing the attention both on the wide application of Art. 1462 C. Code and the specialistic doctrine and jurisprudence, the freeze or failure exceptions that may result from Solve, have been highlighted together with those exceptions which are indifferent to the pact. The Solve’s most interesting profiles are related to exceptio inadimpleti contractus and to execution suspension due to a change in the asset’s terms. However, both doctrine and jurisprudence discussed the possibilities to suspend not only exceptions, but actions as well. In any case, analysed the interaction between Solve and the main actions and exceptions granted to the contractor, the remedies are not likely to be delayed or deferred since they all seem to be structurally related, in different perspectives, to the report based on contract’s causal fundament. In appearance, the “Solve et Repete” mechanism is capable of putting into danger the sinallagmatic relation between corresponding benefits whereas, far from its expressed or interpreted limits, the Solve has also set the boundaries beyond which the provision assisted by guarantee could become abstract. Furthermore, the Principle seems to provide defence for casual contracts defining the framework within which the case can still perform its original functions. Outside this field, the link between the deal and his cause could be so weak up-to disappear, affecting the validity and effectiveness of both the pact and any deal building its typical function on the pact itself. The power of suspension of sentence granted to the judge by the second paragraph of Art. 1462 C. Code was therefore deeply analysed. Objectively, several aspects have been reporting the concept of good faith in the exercise of power granted by the pact. The trial aspects of the pact discipline were completed by the study of the reserve condemnation and repetition of the benefit, subsequently established as embezzled. Through the analysis of these issues, the interpretative gap between those who give the pact a valid case and those who perceive a predominant substantial institution, has been filled. Adhering to such an interpretation it is easier, nevertheless, the process feedback of the pact cannot be denied. The Solve et Repete vexatory character has also involved the treatment of problems related to the Arts. 1341 and 1342 C. Code and to the discipline dictated by the code of consumption as well. After the main theories of the causa were studied in a comparatistic way, the research went into the relatively unexplored territory of the connection between Solve et Repete and imperfect bilateral deal. The Solve was believed to have a part in debt recruitment, contract delegation, expropriation, mortgage deposits and loans as well in modal donation and expensive mandate. The more interesting and also problematic field of investigation is the demand guarantee with specific reference to first guarantee and to the well known. Summing up the research results and assigning a systematic range of Solve et Repete, it seemed reasonable to test whether it is possible to reach the conclusions shared by doctrine and jurisprudence, about the validity of the guarantee autonomous contract as atypical figure, different from the demand guarantee. The answer was not completely negative. In that regard, the autonomous contract should be reconducted to the first guarantee since they have the same cause, function and goals. Consequently, far from what law has practiced so far, the atypical deal, should be considered casually valid only on condition of enlarging the number of non-freeze exceptions or if redrafted regime is changed. Had an autonomous deal a different role from the first guarantee by avoiding any beneficiary exception based on guaranteed relationship, the unlawfulness of the deal should be soon declared. The autonomous deal would in that case exceed the limit of maximum abstraction allowed by the rules, giving the Solve et Repete the possibility to apply to a typical contract. Even if these results have been unanimously disowned from jurisprudence and doctrine, they never based their reflections upon the Art. 1462 C. Code. These conclusions seem to be the main result of the analysis carried out taking as a central point the only codified institution whose affinity may be encrypted with the operational mechanism of guarantee autonomous contract. The study on Solve et Repete had the merit to question whether there is an incurable dichotomy between the system designed by the 1942 legislature whose Art. 1462 C. Code is both expression and referring point, underlying some of the main processes and adjustments made by jurisprudence throughout the years. Should such a dichotomy be confirmed, positions on autonomous contract could hardly be fully satisfactory from a systematic point of view, without a specific intervention of the legislator.
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GARCIA, YZAGUIRRE JOSE VICTOR DAVID. « Exceptuando.Teorías sobre la derrotabilidad en la teoría del derecho ». Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2021. http://hdl.handle.net/11567/1045430.

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Résumé :
L'obiettivo della ricerca è di spiegare che gli applicatori del diritto, defettano una norma, possono effettuare una di queste due operazioni: i) modificano l’applicabilità interna di una norma (mediante reinterpretazione correttiva restrittiva di una disposizione o prendendo conoscenza di più specificazioni del singolo caso analizzato) o; ii) privano una norma di applicabilità esterna. Inoltre, sosterrò che tra i due modi di intendere la defettibilità c’è, in parte, un linguaggio comune che consente di esprimere il modo di presentare e risolvere i problemi su cui teorizzano: il linguaggio delle preferenze. Ciò è dovuto al fatto che il linguaggio delle preferenze chiarisce le relazioni di preferenze tra i possibili significati all’interno di un processo interpretativo e le relazioni di preferenze tra norme come modo di risolvere le incongruenze normative. Per raggiungere quest’obbiettivo, effettuerò un’analisi concettuale delle principali teorie sulla defettibilità. Tale analisi è organizzata in cinque capitoli. Nel primo capitolo, è stato condotto un’analisi delle diverse possibilità meta-teoriche a cui fa riferimento la letteratura specializzata per spiegare i vari modi di presentare la nozione di defettibilità nella teoria del diritto. Inoltre, proporrò una classificazione sulla base dei diversi significati del termine “applicabilità”. La differenza tra applicabilità interna ed esterna consente di distinguere tra teorie sulla modifica dell’applicabilità interna e atti che producono la perdita di applicabilità esterna. Ho chiamato le teorie che concettualizzano la defettibilità come la modifica dell’applicabilità interna “teorie della defettibilità interna”. Sono incluse in queste teorie, gli approcci che utilizzano questa nozione per spiegare un tipo di atti (condotti da chi applica il diritto) il cui status deontico varia in una data circostanza. Questi atti possono essere di due tipi: i) come una reinterpretazione correttiva restrittiva mediante la quale l’applicatore della legge, all’ interno di un processo interpretativo, decide di attribuire a una disposizione un significato tutto considerato che ha, in confronto, un ambito più ristretto di quello offerto dal significato prima facie (che chiamo «defettibilità interna normativa»); o ii) come una variazione dell’informazione disponibile sul contenuto del singolo caso analizzato. In modo che inizialmente, assumiamo che un singolo caso sia un’istanza di una norma, ma dopo aver modificato le nostre condizioni sulla sua composizione, ci rendiamo conto che non è sussunta in quella norma (che chiamo «defettibilità interna fattuale). Ho chiamato le teorie che concettualizzano la defettibilità come la modifica dell’applicabilità esterna «teorie della defettibilità esterna». Sono incluse in queste teorie gli approcci che utilizzano questa nozione per rendere conto degli atti (condotti da chi applica il diritto) che risolvono un conflitto normativo. In base a queste teorizzazioni, vengono chiariti i casi in cui un applicatore della legge decide di creare un criterio di preferenza tra due norme in modo che una di esse smetta di essere esternamente applicabile (perda il dovere di essere usata nella giustificazione della decisione istituzionale) senza che ciò comporti la modifica dell’applicabilità interna o la modifica della descrizione del singolo caso. Nel secondo capitolo analizzerò le teorie sulla defettibilità proposte dalla teoria dell’interpretazione. Sosterrò che la defettibilità, da questo approccio è stata intesa come un modo di spiegare cosa fa colui che applica la legge quando decide di cambiare la qualificazione normativa di un singolo caso. Questi approcci hanno modi diversi di intendere l’interpretazione giuridica. Inoltre, nel processo di identificazione del significato di una disposizione, attribuiscono una valutazione negativa a tale significato per non aver incluso una distinzione che dovrebbe essere inclusa e scelgono un altro significato che include la distinzione che credono debba essere inclusa. In poche parole: eseguono una reinterpretazione correttiva restrittiva. Nel terzo capitolo analizzerò le teorie sulla defettibilità proposte dalla teoria della struttura delle norme. Sosterrò che la defettibilità, da questo approccio è stata intesa in due modi: i) come un modo di descrivere gli antecedenti delle norme, tenendo conto degli effetti dell’incorporazione di nuove informazioni dentro del processo decisionale; ii) come un modo di intendere un tipo di norma condizionale, il cui antecedente è composto da condizioni contributive per il conseguente. Nel quarto capitolo analizzerò le teorie sulla defettibilità proposte dalla teoria dei conflitti normativi. Sosterrò che la defettibilità, da questo approccio, è stata intesa in due modi (complementari tra loro): i) come un modo di spiegare il risultato di un conflitto normativo in base al quale una norma implicita supera una norma esplicita e; ii) come un modo per spiegare la creazione e gli effetti di una relazione di preferenza tra due norme giuridiche. Infine, nel quinto capitolo effettuerò una sintesi e un bilancio tra le teorie della defettibilità analizzate per evidenziare quali sono le loro tesi comuni e quali sono quelle divergenti. Ciò mi consentirà di giustificare che possiamo distinguere tra due modi di intendere la defettibilità nella teoria del diritto: da un lato, coloro che hanno concettualizzato questa nozione per rendere conto di una norma che non è più rilevante per dare una risposta al problema normativo; e, d’altra parte, coloro che hanno concettualizzato questa nozione per spiegare la perdita del dovere del applicatore del diritto di utilizzare una norma nella giustificazione della sua decisione istituzionale che risolve il problema normativo.
The objective of the present investigation is to explain that when the law enforcers defeat a norm they may be carrying out one of these two operations: i) they modify the internal applicability of a norm (either by restrictive corrective reinterpretation of a provision or by becoming aware of more specifications of the individual case under analysis); or ii) they deprive a norm of its external applicability. Along with this proposal, I will argue that between the two types of understanding of defeasibility there is to some extent a common language that allows to express the way of presenting and solving the problems about which they theorize: the language of preferences. This is due to the fact that it enables the clarification of preference relations between possible meanings within an interpretation process and preference relations between norms as a means of resolving normative inconsistencies. To achieve this goal, I will conduct a conceptual analysis of the main theories of defeasibility, which is divided into five chapters. In the first chapter, I will conduct an analysis of the different meta-theoretical possibilities available in the literature to consider the different ways of presenting the concept of defeasibility in legal theory. I will also propose a classification based on the different meanings of the term "applicability". If we consider the difference between internal and external applicability, we can distinguish between theories of modification of internal applicability and actions that cause the loss of external applicability. The theories that conceptualize defeasibility as a modifying internal applicability I have called "theories of internal defeasibility". I include here those approaches that use this notion to consider some kind of action (performed by an executor of the law) of variation in the deontic status of a particular action performed under certain circumstances. There are two types of legal acts: (i) as a restrictive corrective reinterpretation by which, in the course of an interpretative process, the person applying the law decides to attribute to a provision a meaning which, by comparison, is less extensive than the prima facie meaning (which I call "normative internal challengeability"); or ii) as a variation of the available information on the content of the individual case analyzed, so that we initiall assume that an individual case is an instantiation of a norm, but after modifying our beliefs about its composition, we recognize what is not subsumed in the rule in question (what I call "factual internal contestability"). The theories that conceptualize defeasibility as the loss of external applicability I have called "theories of external defeasibility". I include here those approaches that use this term to explain the actions (performed by an executor) to solve a normative conflict. Within the framework of these theories, the cases are clarified in which a legal practitioner decides to create a criterion of preference between two norms, so that one of the two norms is no longer externally applicable (losing the obligation to use it to justify its institutional decision), without this implying a modification of its internal applicability or a modification of the description of the individual case. In the second chapter I will analyze the theories of countervailability proposed by the interpretation theory. I will argue that from this approach, defeasibility has been understood as a way of explaining what an enforcer of the law does when he decides to change the normative qualification of a type of individual case. To this end, all these approaches from different types of legal interpretation present the process of identifying a meaning of a provision, a negative assessment of that meaning because it does not contain a distinction that it should have contained, and the choice of another meaning that contains the distinction under consideration should be included. In short, they all intend to present a restrictive corrective reinterpretation process. In the third chapter I will analyze the theories of contestability proposed by the theory of the structure of norms. I will argue that, from this approach, defeasibility has been understood in two ways: i) as a way of describing the history of norms, taking into account the effects of incorporating new information into a decision-making process; and ii) as a way of understanding a kind of conditional norm where the history is composed of contributing conditions for consequence. In the fourth chapter I will analyze the theories of defeasibility proposed from the theory of normative conflicts. I will argue that from this approach, defeasibility was understood in two ways (complementary to each other): i) as a way to explain the outcome of a normative conflict in which an implicit norm overcomes an explicit norm; and ii) as a way of explaining the creation and effects of a preference relationship between two legal norms. Finally, in the fifth chapter, I will make a synthesis and balance of the analyzed theories of defeasibility in order to highlight which are their common and which are their divergent theses. This will allow me to argue that in legal theory we can distinguish between two types of understanding of defeasibility: on the one hand, those who have conceptualized this concept in order to account for a norm that is no longer relevant to the solution of the normative problem; and on the other hand, those who have conceptualized this concept in order to justify the loss of the duty of the law enforcer to use a norm that solves the normative problem when justifying his institutional decision.
El objetivo de la presente investigación es explicar que los aplicadores del derecho, al derrotar una norma, pueden estar realizando una de estas dos operaciones: i) modifican la aplicabilidad interna de una norma (sea por reinterpretación correctora restrictiva de una disposición o por tomar conocimiento de más especificaciones del caso individual analizado); o ii) despojan de aplicabilidad externa de una norma. Junto con dicha propuesta, voy a sostener que entre ambas formas de entender la derrotabilidad hay, en parte, un lenguaje común que permite expresar la forma de presentar y resolver los problemas sobre los que teorizan: el lenguaje de las preferencias. Ello se debe a que permite aclarar relaciones de preferencias entre significados posibles dentro de un proceso interpretativo, y relaciones de preferencia entre normas como forma de resolver inconsistencias normativas. Para alcanzar este objetivo voy a realizar un análisis conceptual de las principales teorías sobre la derrotabilidad organizado en cinco capítulos. En el primer capítulo realizaré un análisis de las diferentes posibilidades metateóricas disponibles en la literatura especializada para dar cuenta de las diversas formas de presentar la noción de derrotabilidad en la teoría del derecho. Asimismo, propondré una clasificación a partir de los diferentes sentidos del término «aplicabilidad». Si tomamos en cuenta la diferencia entre aplicabilidad interna y externa, entonces podemos diferenciar entre teorizaciones sobre la modificación de la aplicabilidad interna y actos que producen la pérdida de aplicabilidad externa. Las teorías que conceptualizan la derrotabilidad como la modificación de la aplicabilidad interna las he denominado «teorías de la derrotabilidad interna». Incluyo aquí a aquellas aproximaciones que emplean esta noción para dar cuenta de un tipo de actos (llevados a cabo por un aplicador del derecho) de variación del estatus deóntico de una determinada acción realizada en una determinada circunstancia. Estos actos pueden ser de dos tipos: i) como una reinterpretación correctora restrictiva por la cual el aplicador del derecho, dentro de un proceso interpretativo, decide atribuir a una disposición un significado todo considerado que posee, en comparación, un alcance más reducido que el ofrecido por el significado prima facie (a la que denomino «derrotabilidad interna normativa»); o ii) como una variación de la información disponible sobre el contenido del caso individual analizado, de manera que en un primer momento, asumimos que un caso individual es una instanciación de una norma, pero tras modificar nuestras creencias sobre su composición, nos damos cuenta que no se subsume en dicha norma (a la que denomino «derrotabilidad interna fáctica»). Las teorías que conceptualizan la derrotabilidad como la pérdida de aplicabilidad externa las he denominado «teorías de la derrotabilidad externa». Incluyo aquí a aquellas aproximaciones que emplean esta noción para dar cuenta de los actos (llevados a cabo por un aplicador del derecho) de resolución de un conflicto normativo. Bajo estas teorizaciones, se aclaran los casos en los cuales un aplicador del derecho decide crear un criterio de preferencia entre dos normas a efectos de que una de ellas deje de ser externamente aplicable (pierda el deber de usar en la justificación de su decisión institucional) sin que ello implique variar su aplicabilidad interna o modificar la descripción del caso individual. En el segundo capítulo analizaré las teorías sobre la derrotabilidad propuestas desde la teoría de la interpretación. Voy a sostener que la derrotabilidad, desde esta aproximación, ha sido entendida como una forma de explicar qué es lo que hace un aplicador del derecho al decidir cambiar la calificación normativa de un tipo de caso individual. Para ello, todas estas aproximaciones presentan, desde diversas formas de entender la interpretación jurídica, el proceso de identificar un significado de una disposición, una valoración negativa de dicho significado por no incluir una distinción que debería haber incluido, y elegir otro significado que sí incluye la distinción que se considera debería ser incluida. Dicho en breve: todas pretenden presentar un proceso reinterpretativo corrector restrictivo En el tercer capítulo analizaré las teorías sobre la derrotabilidad propuestas desde la teoría de la estructura de normas. Voy a sostener que la derrotabilidad, desde esta aproximación, ha sido entendida de dos maneras: i) como una forma de describir los antecedentes de las normas tomando en cuenta los efectos de la incorporación de nueva información dentro de un proceso de toma de decisiones; y ii) como una forma de entender un tipo de norma condicional, por el cual, el antecedente está compuesto por condiciones contribuyentes para el consecuente. En el cuarto capítulo analizaré las teorías sobre la derrotabilidad propuestas desde la teoría de los conflictos normativos. Voy a sostener que la derrotabilidad, desde esta aproximación, ha sido entendida de dos maneras (complementarias entre sí): i) como una forma de explicar el resultado de un conflicto normativo por el cual una norma implícita supera a una norma explícita; y ii) como una forma de explicar la creación y efectos de una relación de preferencia entre dos normas jurídicas. Finalmente, en el quinto capítulo realizaré una síntesis y balance de las teorías de la derrotabilidad analizadas para poner de relieve cuáles son sus tesis comunes y cuales son las divergentes. Ello me permitirá justificar que podemos diferenciar entre dos formas de entender la derrotabilidad en la teoría del derecho: por un lado, quienes han conceptualizado esta noción para dar cuenta de una norma que ha dejado de ser relevante para responder el problema normativo; y, por el otro lado, quienes han conceptualizado esta noción para dar cuenta de la pérdida del deber del aplicador del derecho de tener que usar una norma en la justificación de su decisión institucional que resuelve el problema normativo.
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Giannone, Flavio. « Algebre di Lie eccezionali realizzate come algebre di matrici ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/7302/.

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Résumé :
La classificazione delle algebre di Lie semplici di dimensione finita su un campo algebricamente chiuso si divide in due parti: le algebre di Lie classiche e quelle eccezionali. La differenza principale è che le algebre di Lie classiche vengono introdotte come algebre di matrici, quelle eccezionali invece non si presentano come algebre di matrici ma un modo di introdurle è attraverso il loro diagramma di Dynkin. Lo scopo della tesi è di realizzare l' algebra di Lie eccezionale di tipo G_2 come algebra di matrici. Per raggiungere tale scopo viene introdotta un' algebra di composizione: la cosiddetta algebra degli ottonioni. Quest'ultima viene costruita in due modi diversi: come spazio vettoriale sui reali con un prodotto bilineare e come insieme delle coppie ordinate di quaternioni. Il resto della tesi è dedicato all' algebra delle derivazioni degli ottonioni. Viene dimostrato che questa è un' algebra di Lie semisemplice di dimensione 14. Infine, considerando la complessificazione dell'algebra delle derivazioni degli ottonioni, viene dimostrato che quest'ultima è semplice e quindi isomorfa a G_2.
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VIEIRA, RAFAEL BARROS. « ECCEZIONE, VIOLENZA E DIRITTO : NOTE SULLA CRITICA AL DIRITTO A PARTIRE DA GIORGIO AGAMBEN ». PONTIFÍCIA UNIVERSIDADE CATÓLICA DO RIO DE JANEIRO, 2012. http://www.maxwell.vrac.puc-rio.br/Busca_etds.php?strSecao=resultado&nrSeq=20390@1.

Texte intégral
Résumé :
PONTIFÍCIA UNIVERSIDADE CATÓLICA DO RIO DE JANEIRO
COORDENAÇÃO DE APERFEIÇOAMENTO DO PESSOAL DE ENSINO SUPERIOR
PROGRAMA DE SUPORTE À PÓS-GRADUAÇÃO DE INSTS. DE ENSINO
In un contesto storico nel quale il diritto, secondo aspetti più o meno correnti, attraversa una grande crisi di leggitimità, la qui presente dissertazione si inserisce nel tentativo di comprendere quali sono i limiti e orizzonti di questa crisi, cercando concetti chiave che permettano di riflettere se questa stessa crisi può essere considerata congiunturale o strutturale. Il presente studio cerca di analizzare l’opera di Giorgio Agamben a proposito dell’analisi del diritto, o delle possibilità aperte per pensare al diritto a partire da questo autore, ma anche stabilendo il dialogo con altri pensatori che permettano una maggior delucidazione dell’oggetto proposto. Si è cercato di identificare gli elementi centrali per contribuiri al tentativo di esporre alcuni aspetti che rispecchino l’universo concettuale del diritto e delle sue correlazioni, tra cui l’eccezione e la violenza. Nel primo capitolo saranno presentate alcune linee generali sul pensiero di Agamben per poter esporre in quale modo si articola la critica al diritto fatta dall’autore, di cui sonno oggetto il secondo e terzo capitolo.
Num contexto histórico em que o direito, segundo concepções mais ou menos correntes, passa por uma constante crise de legitimidade, o presente trabalho se insere na tentativa de compreender quais os limites e os horizontes dessa crise, buscando chaves conceituais que permitam refletir se esta crise pode ser considerada como conjuntural ou estrutural. A presente pesquisa busca analisar a obra de Giorgio Agamben no que tange a análise do direito ou das possibilidades abertas para se pensar o direito a partir deste autor, mas também estabelecendo o diálogo com outros pensadores que permitam uma maior elucidação do objeto proposto. Busca-se apontar elementos centrais para que se possa contribuir na tentativa de expor alguns aspectos que dizem respeito ao universo conceitual do direito e de suas relações, dentre eles a exceção e a violência. Primeiramente serão apresentadas algumas linhas gerais sobre o pensamento de Agamben para expor de que maneira se articula a crítica ao direito feita pelo autor, objeto do segundo e do terceiro capítulo.
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Fortunati, Federico <1991&gt. « Schengen : regola o eccezione ? Analisi del processo di messa in sicurezza e degli effetti sui diritti umani dei migranti ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14226.

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Alla luce delle recenti crisi migratorie, che dal 2015 ad oggi vede l’Unione Europea impegnata su più fronti, e alle successive reazioni di chiusura dei porti e di reintroduzione dei controlli alle frontiere da parte di alcuni paesi dell’Area Schengen, lo stesso Trattato di Schengen può essere ancora ritenuto regola, oppure è un’eccezione? Partendo da una definizione di cos’è uno stato di eccezione, vedremo i motivi per i quali Schengen può essere definito come tale, oppure no, e le conseguenze che ciò ha avuto nella politica internazionale europea. Inoltre, analizzeremo il processo di messa in sicurezza dei confini interni da parte di alcuni paesi dell’Area Schengen e gli effetti contrastanti che questo ha avuto sul riconoscimento dei diritti umani fondamentali dei migranti.
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Bertaccini, Nicola. « robustezza strutturale alle azioni eccezionali di edifici in c.a. progettati con diversi criteri di progettazione sismica ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Il concetto di robustezza strutturale è apparso in tempi relativamente recenti nel mondo dell’ingegneria civile strutturale. Per definizione la robustezza strutturale è una caratteristica intrinseca di una struttura e indica la capacità della stessa di evitare collassi sproporzionati o progressivi in seguito a danneggiamenti locali. Pertanto, una costruzione è robusta quando, in seguito alla perdita di uno o più elementi, riesce a creare percorsi di carico alternativi, ridistribuendo le forze al resto degli elementi strutturali. In questo lavoro di tesi viene presentato uno studio sulla valutazione della robustezza strutturale alle azioni eccezionali di un edificio esistente di sei piani, con struttura portante a telaio in C.A., progettato con diversi criteri di progettazione sismica. Nello specifico sono stati realizzati tre diversi modelli agli elementi finiti: - Modello 1: zona 4 – Comportamento non dissipativo; - Modello 2: zona 2 – Classe di Duttilità Media CD”B”; - Modello 3: zona 2 – Classe di Duttilità Alta CD”A”. Il presente studio è stato svolto con l’ausilio del software agli elementi finiti Midas Gen, con il quale è stato possibile svolgere delle analisi statiche sia lineari che non lineari per materiale e geometria. Le analisi non lineari consistono nell’imposizione statica di uno spostamento verticale linearmente crescente nel punto di rimozione di una colonna. Le analisi eseguite in questo studio hanno mostrato innanzitutto il comportamento di un telaio progettato con criteri sismici nei riguardi della robustezza, per il quale si è studiato la formazione delle cerniere plastiche e l’instaurarsi di un effetto a catenaria nelle travi interessate dalla rimozione del pilastro. Infine, si sono messe in luce le differenze tra gli edifici progettati con diversi criteri sismici. In particolare, si è riscontrata una migliore risposta per gli edifici progettati in classe di duttilità media e alta rispetto all'edificio con comportamento non dissipativo.
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GUALTIERI, MARTINA MARIA MACARENA. « Non Recognition ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2019. http://hdl.handle.net/10281/241155.

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Il non riconoscimento nel diritto internazionale il non riconoscimento presenta diverse questioni che devono essere risolte sia alla luce della sua natura, sia del suo contenuto sia dei suoi effetti. La prassi internazionali offre diversi esempi di non riconoscimento. Il presente lavoro cerca di dare ordine a questa varietà di casi cercando di capire come un’analisi di caso in caso sia l’approccio migliore per riaffermare l’importanza del non riconoscimento. Il fatto che esso presenti un contenuto diverso in base alla situazione non determina la sua non importanza. Esso anzi è uno strumento imprescindibile per garantire la tenuta dell’ordine internazionale.
Non-recognition in international law presents several questions that need to be resolved both in the light of its nature, its content and its effects. International practice offers several examples of non-recognition. The present work tries to give order to this variety of cases trying to understand how a case by case analysis is the best approach to reaffirm the importance of non-recognition. The fact that it presents a different content according to the situation which is the object of non-recognition does not determine its irrelevance. In fact, it turns out to be an indispensable tool to guarantee the preservation of the international order.
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PASTORELLO, ANDREA. « L'architettura dell'enclave. La possibilità di un progetto totale ». Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2022. https://hdl.handle.net/11567/1101277.

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La tesi indaga l'architettura dell'enclave per affermare la possibilità di un progetto totale, inteso come un abbandono del soggetto alle regole dello spazio in cui vive.
The thesis investigates the architecture of the enclave to affirm the possibility of a total project, understood as an abandonment of the subject to the rules of the space in which he lives.
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Durigon, Ilaria. « Ab integro nascitur ordo. Carl Schmitt e il diritto ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2012. http://hdl.handle.net/11577/3422929.

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The dissertation, concerning the Schmitts idea of "Recht", is divided in three chapters corresponding with the three elements that constitute the juridical form: Decision, Norm and 'konkrete Ordnung'. In the first chapter, we develop the ideas of Decision and State of exception that involves with a central role the Schmitt's analysis on Dictatorship and Constitution. Decision and State of exception are elements of juridical space. They aren't pure political elements. The second chapter concern the Schmitt's idea of Norm. To explicate it, we analize the concept of 'total State', the critic on juridical positivism and his idea of Law. In the third chapter, we analize the idea of 'Konkrete Ordnung'. Starting from this idea Schmitt develop his concept on Nomos.
La tesi, che ha ad oggetto l'idea di diritto in Schmitt, si suddivide in tre capitoli, corrispondenti a quelli che, per l'autore, rappresentano i tre elementi del diritto: decisione, norma ed ordinamento. Nel primo capitolo si sviluppa l'idea di decisione e di stato di eccezione. Dall'analisi svolta, che si concentra sugli studi schmittiani sulla dittatura e sul custode della costituzione, essi si mostreranno come elementi propri dello spazio giuridico. Non si tratta quindi di elementi puramente politici. Il secondo capitolo ha invece ad oggetto il concetto schmittiano di norma. Per chiarirne il contenuto si svilupperanno le analisi che Schmitt fa sullo stato totale e sulla critica al positivismo e sul suo concetto di legge positiva. Nel terzo capitolo, si svilupperà infine l'idea di ordinamento concreto, idea che troverà nel Nomos la sua formazione compiuta.
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DE, STEFFANI ALEXIA. « Le occasioni dell'ordinario : sinergie e cortocircuiti tra eventi eccezionali e progetto urbano. Torino : da "Italia 61" ai giochi olimpici invernali del 2006 ». Doctoral thesis, Università IUAV di Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/11578/278373.

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NEGRI, GIULIA. « L’AUTOTUTELA INDIVIDUALE DEL LAVORATORE E IL CONTRATTO DI LAVORO SUBORDINATO ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2017. http://hdl.handle.net/10281/170829.

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L’elaborato è volto ad analizzare le principali problematiche relative al ricorso da parte del singolo lavoratore all’autotutela, quale strumento finalizzato alla salvaguardia dei diritti di quest’ultimo e a garantirne l'effettività, in alternativa al ricorso giudiziale. Dopo aver effettuato una generale rassegna delle caratteristiche dell’istituto all’interno del diritto civile, l’opera passa ad esaminare le ricadute sistematiche dell’autodifesa ove sia invocata all’interno di un contratto di lavoro subordinato da parte del prestatore di lavoro, in reazione a un utilizzo abusivo dei poteri datoriali. La parte finale è dedicata a verificare se il rimedio contrattuale basato sull’art. 1460 c.c. possa costituire uno strumento prezioso per contrastare, in particolare, demansionamenti ingiustificati o, in ogni caso, la violazione della normativa in materia di modifica delle mansioni, dopo la riforma dell’art. 2103 c.c. L’obiettivo dell’operazione consiste nel trovare un bilanciamento fra le prerogative imprenditoriali e la dignità professionale dei lavoratori, mediante l’uso delle clausole generali della buona fede e correttezza e alla luce della rilevanza della protezione del lavoro nella Costituzione italiana.
The essay aims to analyze the main problems related to the use of individual worker’s self defense, as a measure finalized to protect his rights and to enforce their effectiveness, as an alternative to a legal action in Court. After making some general remarks about the issue in civil law, the work moves on to examine the systematic effects of self defense, whenever it is used in employment contract by the employee to justify the refusal of job performance as a response to the unlawful use of employer’s powers. The final section is dedicated to check if the contractual remedy based on article 1460 of the civil code could be a useful tool particularly to counteract unjustified demotions or the breach of the regulation of the change of tasks after the reform of the article 2103 of the civil code. The research’s goal is to find a balance between managerial prerogatives and the human dignity and professionalism of workforce, using the general clauses of good faith and fair dealing, also considering the importance of Labour protection in the Italian Constitution.
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Somaschini, Giulia. « Le espressioni di condizionalità nel codice penale tedesco e italiano ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Il presente elaborato propone un’analisi contrastiva delle espressioni di condizionalità nel codice penale tedesco e italiano. Per completezza il campo di ricerca non è stato limitato alle sole condizioni, ma è stato esteso anche alla condizionalità restrittiva, all’eccezione e al rapporto di norme. L’indagine svolta è pertanto finalizzata all’interpretazione del significato delle espressioni individuate tramite analisi del relativo contesto di occorrenza, nonché all’individuazione di eventuali analogie o differenze tra i due codici e in relazione ai risultati ottenuti in studi pregressi. A completamento di tale analisi è stata rilevata la frequenza delle espressioni individuate in proporzione al numero di tokens e al numero di periodi in entrambi i codici. Nella stessa sede è stata inoltre condotta un’indagine sulla frequenza delle concatenazioni delle espressioni individuate, occorrenti a una distanza prefissata. Il primo capitolo è dedicato a un’introduzione storica relativa ai due codici, mentre nel secondo capitolo vengono illustrati i metodi alla base della selezione delle espressioni individuate. Il terzo capitolo consiste nell’esposizione dei risultati dell’indagine semantica e statistica, corredata di riflessioni contrastive, le quali vengono riassunte nella conclusione.
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PALUMBO, Raffaele. « Il collegamento negoziale nel credito al consumo alla luce della direttiva 2008/48/CE ». Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2014. http://hdl.handle.net/11392/2388952.

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This thesis is about the topic of liability of creditor for breaches by supplier in onsumer credit operations. The first chapter analyses the framework of law, on this subject, in Germany, France and United Kingdom before the entrance into force of the directive 87/102/CE. The second chapter concerns the questions raised up by the first European directive on this subject, in the light of its transposition in our national legal system and its practical applications by the Courts. The third chapter, throw a reasoned and a critical analysis of the innovations arising from the new directive 2008/48/CE, puts forward the most important problems of interpretation related to the national law of transposition. The last chapter shows the unsuitability of the shape of directives of maximum harmonization. In this context, the Author proposes, in the light of general principles of contract law, a new interpretation of the provisions about this topic and an improved protection of the consumer.
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STEFANETTI, CAROLINA. « CONVENZIONE D'ARBITRATO E CONFLITTO TRA ARBITRI E GIUDICE ORDINARIO ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2018. http://hdl.handle.net/2434/554358.

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The dissertation is divided into three chapters. Chapter One addresses the nature of the arbitration phenomenon, which has been a controversial issue ever since the Italian Code of Civil Procedure entered into force in 1940, until the last Italian Arbitration Law reform, in 2006. During this time frame, two main conflicting interpretations of the arbitration phenomenon have been upheld by scholars and case law: one emphasising the jurisdictional nature of arbitration, the other stressing its private character. The issue of the controversial qualification of the arbitration phenomenon was also addressed by the Joint Division of the Italian Supreme Court on 3rd August 2000, with the decision No. 527, upholding the private character of arbitration and, in particular of the arbitral award. An overview of the scholars’ opinions and case law developed between 2000 and 2006 concludes the first Chapter. Chapter Two deals with the 2006 Italian Arbitration Law – ultimately adopting the jurisdictional view – with a specific focus on articles 817 and 819 of the Italian Code of Civil Procedure, which regulate the relationship and the conflict of jurisdiction between arbitration and State court proceedings, and on article 824 bis, which regulates the effects of the arbitral award. Chapter Two, then, deals with the problem of parallel proceedings, determined, in the Italian legal system, by the lack of a preventive coordination mechanism, in case both arbitration and court proceedings are initiated. Chapter Two ends with an analysis of the scholars’ opinions, developed under the 2006 Arbitration Law, whereby a translatio iudicii should operate between arbitration and State court proceedings. Chapter Three is divided into three parts. The first part deals with two important decisions of 2013: one has been handed down by the constitutional Court (decision of 19th July 2013, No. 223) and the other one by the Joint Divisions of the Italian Supreme Court (decision of 25th October 2013, No. 24153). The following part is the core of the dissertation, where the most relevant topic is analysed, i.e. the matter of parallel proceedings and its practical issues. The topic is examined by criticising the qualification of the conflict of jurisdiction between an arbitral tribunal and a State court as being identical to the conflict of jurisdiction between different State courts. Then, the matter of parallel proceedings and the one of the decision on the validity of the arbitration agreement is dealt with. In particular, the practical issues which are identified and analysed are the ones related to the scenario in which the same claim is brought before both an arbitral tribunal and a State court as well as the one in which a claim is brought before an arbitral tribunal, while autonomous proceedings on the validity of the arbitration agreement are pending before a State court. These scenarios are first analysed in light of the various interpretations developed by the main scholars and then suggesting a personal one. The third part of Chapter Three deals with the possibility of a translatio iudicii mechanism between arbitration and State court proceedings, which has been introduced by the above mentioned decision of the Constitutional Court of 2013, while the Code of Civil Procedure does not contain any specific provision on that.
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Diógenes, Francisco Bruno Pereira. « O que resta da identidade entre biopolítica e tanatopolítica em Giorgio Agamben ». www.teses.ufc.br, 2012. http://www.repositorio.ufc.br/handle/riufc/6551.

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DIÓGENES, Francisco Bruno Pereira. O que resta da identidade entre biopolítica e tanatopolítica em Giorgio Agamben. 2012. 129f. – Dissertação (Mestrado) – Universidade Federal do Ceará, Programa de Pós-graduação em Filosofia, Fortaleza (CE), 2012.
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A intenção da presente pesquisa é situar o pensamento político de Giorgio Agamben no horizonte que lhe dá maior sentido, a saber, o da biopolítica. Para tanto, adentrar-se-á, inicialmente, nas reflexões do primeiro grande expoente dessa perspectiva, Michel Foucault, já que este repropõe o termo biopolítica de modo a direcioná-la para uma nova compreensão e crítica da modernidade e do poder. Posteriormente, tratar-se-á da reflexão agambeniana acerca do estado de exceção e do seu vínculo com o poder soberano. Estes, para o autor, se fundam, necessariamente, em um paradoxo, porquanto pressupõem a existência de uma figura (o soberano) interna e, ao mesmo tempo, externa à própria ordem na qual se encontra. O objetivo do percurso aqui realizado é mostrar como Agamben faz convergir os dois modelos de análise do poder, isto é, o da biopolítica e o jurídico-político, este último evitado por Foucault. Antes, porém, será necessário desenvolver os conceitos de zoé, bíos e vida nua, e apresentar duas figuras do direito arcaico, o homo sacere o bando, à medida que marcam, para o autor, o lado inverso do mesmo paradoxo fundamental, ou seja, o lado sob o qual o poder soberano investe sua violência. O profícuo debate entre Carl Schmitt e Walter Benjamin apresentará outros pressupostos da teoria da soberania de Agamben, no que tange à questão da violência e da exceção soberana, igualmente fundamental para o desenvolvimento da perspectiva biopolítica do filósofo italiano. Esses conceitos, dentre outros, constituem, para Agamben, elementos originários da política ocidental que marcam a premência da sua tese da contiguidade e paralelismo entre soberania e biopoder. Tudo isso permitirá compreender a transformação da biopolítica em seu desdobramento, decorrido desde o século passado, no que se convencionou chamar d e “tanatopolítica”, na qual se encontram práticas como a eutanásia e o extermínio em massa realizado nos campos de concentração. Os grandes regimes totalitários do século XX, segundo Agamben, só podem ser compreendidos adequadamente, e em toda a sua complexidade, a partir da perspectiva que tem como ponto de partida algo como o conceito de vida nua. Antes, porém, deve-se observar a reflexão de Hannah Arendt acerca da relação entre direito e nacionalidade, sobre a qual Agamben faz uma leitura específica e, por assim dizer, biopolítica. O nexo essencial entre nascimento e nação faz emergir, para ambos os autores, tanto os Direitos Humanos como os Campos, ambos considerados cifras da realização do biopoder. O trabalho encerrará com a reflexão conclusiva de Agamben sobre o que significa, para a ordem política contemporânea, a existência dos campos.
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PONTE, FLAVIO VINCENZO. « I danni da dequalificazione e demansionamento ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/98.

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L'elaborato si propone di analizzare le conseguenze dannose scaturenti dalla violazione dell'art. 2103 c.c. Nel primo capitolo ci si sofferma sul concetto di danno, rendendo notizia delle varie teorie concernenti il sistema di responsabilità civile. Nel secondo capitolo si esplorano le diverse ipotesi di danno. in particolare: danni da inadempimento, alla professionalità, alla salute ed esistenziale. Nel terzo capitolo si affronta il tema della tutela assicurativa del danno biologico, ponendo in evidenza i rapporti tra l'indennizzo erogato dall'I.N.A.I.L. ed il risarcimento del danno differenziale.
The dissertation concerns torts and liability in case of transgression of the paragraph 2103 of the Italian civil code. The first chapter is dedicated to torts and liability theories. The second chapter is about various kinds of torts, in the Italian civil code regulation. The author speaks about downgrading consequences, involving workers' health and competences. Moreover he speaks about the loss of enjoyment of life, pain and suffering, caused by the employer's unlawful behaviour. The third chapter concerns workers' insurance, halfway social insurance and accident insurance.
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Ricca, Giuliano, Gaetano Roberto De et Francesco Garritano. « La cittadinanza fra sovranità e stato di eccezione ». Thesis, 2014. http://hdl.handle.net/10955/958.

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MUCCIONE, AZZURRA. « La tutela degli interessi non economici nel diritto del commercio internazionale. Modelli normativi e problemi di coordinamento ». Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11573/1321719.

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Résumé :
Il lavoro di ricerca intende affrontare lo studio degli interessi o valori non economici nel diritto del commercio internazionale, materia caratterizzata da un certo grado di complessità poiché al sistema di accordi multilaterali gestito dall’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) si affianca una fitta rete di accordi di integrazione economica regionale. Gli obblighi internazionali che derivano da tali accordi possono incidere in vario modo sulla tutela di interessi o valori non economici: la ricerca è volta a verificare se e in che modo gli obblighi esistenti in questa materia consentano agli Stati di attuare misure e politiche pubbliche orientate alla tutela di interessi non economici.
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