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Tola, Vittoria, et Ilaria Scalmani. « Violenza sessuale in Italia : una lunga storia digitalizzata ». DigItalia 16, no 1 (juin 2021) : 150–59. http://dx.doi.org/10.36181/digitalia-00033.

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Résumé :
Il presente articolo illustra il progetto di digitalizzazione dei documenti inerenti la violenza sessuale conservati presso l’Archivio centrale dell’Unione Donne in Italia (UDI). Le attiviste dell’UDI fin dal 1944 lottano contro ogni tipo di violenza sulle donne, e questi documenti testimoniano il loro impegno e le loro vittorie ottenute attraverso manifestazioni, convegni e proposte di legge.
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Cherubini, Daniela. « La pratica della cittadinanza "dal basso" nelle associazioni di donne migranti ». MONDI MIGRANTI, no 1 (mars 2022) : 63–81. http://dx.doi.org/10.3280/mm2022-001004.

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Résumé :
L'articolo analizza le forme di esercizio e rivendicazione della cittadinanza dal basso, portate avanti da diverse associazioni di donne migranti attive nel sud della Spagna (Andalusia), indagate attraverso una ricerca etnografica. L'analisi mostra come le attiviste coinvolte nella ricerca agiscono nella sfera pubblica sulla base di un'identità complessa, nella quale l'appartenenza di genere e la condizione migrante si intrecciano con l'appartenenza etno-culturale e di classe. Da tale posizione, avanzano una fondamentale richiesta di inclusione, ma anche un'opera di ridefinizione della cittadinanza in senso inclusivo. Mettono in discussione il confine tra cittadini/e e non cittadini/e, e risignificano la cittadinanza come una questione di accesso a diritti e risorse, di riconoscimento e di parità partecipativa. Il caso studio vuole contribuire, in ottica intersezionale, alla comprensione delle forme di cittadinanza dal basso elaborate da settori diversificati della popolazione migrante, e delle trasformazioni della cittadinanza ad esse collegate.
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Ribeiro Oliviera. « Relazioni transatlantiche tra circoli repubblicani radicali durante l'era delle rivoluzioni : la centralità delle donne ». International Journal of Science and Society 4, no 2 (3 juin 2022) : 174–88. http://dx.doi.org/10.54783/ijsoc.v4i2.460.

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Résumé :
I movimenti migratori tra le due sponde dell'Atlantico sono stati di grande rilevanza, sia per la loro quantità che per la loro eterogeneità, dal momento in cui questi territori sono entrati in contatto. Il flusso costante di persone, nonché di beni e idee in questo ambiente oceanico, fece sì che nella seconda metà del 18° secolo i circoli repubblicani inglese e americano rafforzassero i loro legami, con alcune donne come attiviste di rilievo. La scrittrice inglese Catharine Macaulay (1731-1791), oltre a scrivere degli eventi cruciali del momento, ha attraversato l'oceano con il desiderio di starle vicino e viverli in prima persona. D'altra parte, per interessi comuni, mantenne per più di vent'anni un intenso rapporto epistolare con la scrittrice americana Mercy Otis Warren (1728-1814). Nonostante i limiti che trovavano in ambiti prevalentemente maschili, come la storia e la politica, il contributo di queste donne non si limitava al sostegno atteso, ma le loro preoccupazioni si riflettevano in alcuni importanti scritti per la causa repubblicana. Nonostante questo e paradossalmente, questi movimenti rivoluzionari non hanno portato cambiamenti significativi nella situazione e nei diritti delle donne.
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Mieli, Paola. « Donna in sé ». Balthazar, no 4 (13 septembre 2022) : 59–71. http://dx.doi.org/10.54103/balthazar/18485.

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Résumé :
Mario Mieli, attivista del movimento gay negli anni 70, ha aperto una pista queer ripresa e studiata ai giorni nostri. La sua critica del capitalismo patriarcale si accompagna a una critica delle derive identitarie e revisioniste di alcuni movimenti di liberazione. Gli strumenti psicanalitici sono fecondi per decostruire il regime binario e per lottare contro il colonialismo del dissimile.
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BARBOZA, Vanessa Maria Gomes, et Ana Paula Abrahamian de SOUZA. « Mulheres Negras Evangélicas e o Processo de Autoformação ». INTERRITÓRIOS 6, no 10 (14 avril 2020) : 131. http://dx.doi.org/10.33052/inter.v6i10.244898.

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Résumé :
RESUMOO presente artigo é parte das análises da pesquisa autobiográfica em educação, movimentos sociais e práticas coletivas, sobre o processo de autoformação das mulheres negras evangélicas ativistas sociais no Brasil. O lócus da investigação é o movimento progressista evangélico, especificamente da recém-criada Rede de Mulheres Negras Evangélicas (2018) das quais fazem parte a pesquisadora as interlocutoras da pesquisa. Por meio do método autobiográfico e das epistemologias feministas construiu-se o caminho metodológico de aproximação e sistematização da realidade, e da analise interpretativa as reflexões das categorias: Experiência, Diálogo e Prática Política sobre as quais se buscou conhecer a importância do movimento social no processo de autoformação das sujeitas da pesquisa. Os resultados indicam uma autoformação comprometida com a mudança social, com a luta antirracista e antissexista, e com a construção de identidades dissidentes em meio ao conservadorismo e fundamentalismo religioso fortemente presente na sociedade brasileira.Autoformação. Negras Evangélicas. Movimento Social. Evangelical Black Women and the Self-Training Process ABSTRACT This article is part of the analysis of autobiographical research on education, social movements and collective practices, about the self-formation process of black evangelical social activists in Brazil. The locus of the investigation is the progressive evangelical movement, specifically the newly created Evangelical Black Women Network (2018) of which the researcher is the interlocutor of the research. Through the autobiographical method and feminist epistemologies, the methodological way of approaching and systematizing reality was constructed, and the interpretative analysis the reflections of the categories: Experience, Dialogue and Political Practice, which sought to know the importance of social movement in the process. self-training of the research subjects. The results indicate a self-formation committed to social change, anti-racist and antisexist struggle, and the construction of dissident identities amidst conservatism and religious fundamentalism strongly present in Brazilian society.Self-training. Black Evangelicals. Social Movement. Mujeres evangélicas negras y el proceso de Auto-FormaciónRESUMENEste artículo es parte del análisis de la investigación autobiográfica en educación, movimientos sociales y prácticas colectivas, sobre el proceso de auto formación de mujeres negras evangélicas activistas sociales en Brasil. El centro de la investigación es el movimiento progresista evangélico, específicamente la Red de Mujeres Negras Evangélicas (2018) recientemente creada, de la cual la investigadora y los interlocutores de investigación forman parte. A través del método autobiográfico y las epistemologías feministas, se construyó el camino metodológico de aproximación y sistematización de la realidad, y se construyeron las interpretaciones de las reflexiones de las categorías: Experiencia, Diálogo y Práctica Política sobre las cuales buscamos conocer la importancia del movimiento social en el proceso de auto-formación de las sujetas de investigación. Los resultados indican una auto-formación comprometida con el cambio social, con la lucha antirracista y antisexualista, y con la construcción de identidades disidentes en medio del conservadurismo y fundamentalismo religioso fuertemente presente en la sociedad brasileña.Autoformación. Negras evangélicas. Movimiento social. Donne evangeliche nere e processo di auto-formazione SINTESEQuesto articolo fa parte dell'analisi della ricerca autobiografica in educazione, movimenti sociali e pratiche collettive, sul processo di auto-formazione delle attiviste sociali delle donne di colore evangeliche in Brasile. Il focus della ricerca è il movimento evangelico progressivo, in particolare la nuova Evangelical Black Women Network (2018), di cui fanno parte il ricercatore e i partner di ricerca. Attraverso il metodo autobiografico e le epistemologie femministe, è stato costruito il percorso metodologico di approssimazione e sistematizzazione della realtà e sono state costruite le interpretazioni delle riflessioni delle categorie: esperienza, dialogo e pratica politica su cui cerchiamo di conoscere l'importanza del movimento sociale nel processo di auto-formazione delle materie di ricerca. I risultati indicano un'auto-formazione impegnata nel cambiamento sociale, con la lotta antirazzista e antisessualista e con la costruzione di identità dissidenti tra conservatorismo e fondamentalismo religioso fortemente presenti nella società brasiliana.Auto-allenamento. Neri evangelici. Movimento sociale.
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Aime, Marco. « Donne, commercio e fantasia. Conflitti familiari in Africa occidentale ». EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no 18 (septembre 2012) : 145–53. http://dx.doi.org/10.3280/eds2012-018015.

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Résumé :
L'articolo affronta il problema del conflitto di genere che nasce all'interno di molte famiglie africane, quando le donne, grazie alle loro piccole attivitŕ commerciali, diventano le principali fornitrici di reddito. In molti casi, infatti, il guadagno delle donne, č l'unica entrata in denaro, che consente di andare al di lŕ della mera sussistenza. Dimostrando fantasia e notevole spirito imprenditoriale, molte donne dell'Africa occidentale, danno vita a forme di associazionismo, finalizzate al commercio, che consentono di ridurre i rischi e di ottimizzare i guadagni. Tale impegno si scontra perň con certi aspetti del pensiero maschile, retaggio di tempi andati.
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Falcao Casaca, Sara, et Joao Peixoto. « Flessibilitŕ e segmentazione del mercato del lavoro in Portogallo : genere e immigrazione ». SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no 117 (mai 2010) : 116–33. http://dx.doi.org/10.3280/sl2010-117009.

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Résumé :
L'articolo offre una panoramica generale del mercato del lavoro portoghese, utilizzando il genere e l'immigrazione come prospettiva di analisi. In uno scenariodi flessibilizzazione crescente del lavoro, la maggiore partecipazione delle donne nel mondo del lavoro e l'aumento dell'immigrazione hanno svolto un ruolo decisivo. Sia le donne sia gli immigrati sono piů presenti nei segmenti piů precari dell'occupazione, il che significa che essi hanno contribuito a sostenere alcune delle dinamiche occupazionali piů recenti. L'articolo presenta alcuni dei principali indicatori della situazione delle donne nel mercato del lavoro (tassi di partecipazione, settori di attivitŕ, accordi contrattuali, lavoro part-time e disoccupazione), insieme ai dati relativi agli immigrati stranieri (tassi di partecipazione, settori di attivitŕ, fenomeni di discriminazione, accordi contrattuali e disoccupazione). Si conclude evidenziando come i modelli di incorporazione delle donne e degli immigrati nel mercato del lavoro continuano a subire forti ostacoli strutturali che impediscono l'uguaglianza e l'integrazione.
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Toscano, Anna. « Scrittura e pittura come solchi ». Balthazar, no 4 (13 septembre 2022) : 146–50. http://dx.doi.org/10.54103/balthazar/18513.

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La produzione artistica di Etel Adnan nel suo insieme, scrittura e pittura, è un santuario della memoria legato a paesi, lingua, culture, società diversissime. Le vite vissute da Adnan, donna e artista attivista e femminista, ruotano intorno all’esperienza di differenti luoghi e idiomi e creano un’arte legata a un corpo a corpo con la vita.
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Caffarena, Fabio. « L’Archivio Ligure della Scrittura Popolare ». REVISTA DE HISTORIOGRAFÍA (RevHisto), no 37 (21 juillet 2022) : 111–26. http://dx.doi.org/10.20318/revhisto.2022.7058.

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Résumé :
L’Archivio Ligure della Scrittura Popolare, fondato da Antonio Gibelli nel 1986 presso il Dipartimento di Storia Moderna e Contemporanea, dal 2017 è un centro di ricerca e documentazione del Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università di Genova. La sua attività è finalizzata al recupero, allo studio e all’utilizzo didattico delle testimonianze scritte della gente comune nei secoli XIX e XX, con l’intento di analizzare i processi di affermazione della soggettività che affiorano fra le scritture di migranti, soldati, operai, donne e bambini.
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Di Pietro, Maria Luisa, et Maria Beatrice Fisso. « Donna e lavoro : considerazioni etico-giuridiche sulla prevenzione del rischio riproduttivo ». Medicina e Morale 44, no 3 (30 juin 1995) : 447–87. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1995.980.

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Résumé :
E' oramai noto che le attività lavorative possono influenzare, in modo diretto o indiretto, la salute: da questa consapevolezza ha avuto origine, nel tempo, una sempre maggiore attenzione nei confronti degli effetti nocivi di sostanze "sospette" in ambiente di lavoro. In questo articolo viene affrontato un aspetto particolare del rischio lavorativo, cioè il rischio a seguito dell'esposizione della donna a sostanze chimiche o ad agenti fisici o biologici che possono alterare la sua capacità riproduttiva o essere causa di gravi danni alla prole che è stata o verrà concepita. Dopo aver fatto distinzione tra rischio riproduttivo (la possibilità che una sostanza possa interferire con o impedire il concepimento) e rischio di sviluppo (la possibilità di produrre nel nascituro o successivamente nel nato fino alla pubertà anomalie strutturali, deficit funzionali o la morte), e aver analizzato il meccanismo di azione delle sostanze chimiche e degli agenti fisici e biologici più di frequente presenti in ambiente di lavoro, e precisato il momento di interferenza (la oogenesi, la gravidanza, l'allattamento), le Autrici individuano ed esaminano criticamente le possibili modalità di prevenzione del rischio riproduttivo e di sviluppo. Dall'individuazione delle situazioni a rischio alla messa a punto delle misure di controllo necessarie per ridurre o eliminare l'esposizione dei lavoratori, all'informazione dello stesso sull'esistenza e sull'entità del rischio: un'analisi che, in un'ottica personalistica, vorrebbe indicare - anche alla luce delle normative vigenti - nuove strade perché si possa attuare una reale tutela della lavoratrice e una vera politica di protezione fetale.
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Saggiomo, Valeria. « Quando le imprenditrici straniere raggiungono il successo ». MONDI MIGRANTI, no 2 (juillet 2022) : 205–24. http://dx.doi.org/10.3280/mm2022-002010.

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Questo studio si colloca nel solco di quella tradizione degli studi sulle migrazioni che hanno enfatizzato la agency dei migranti, descrivendo attraverso la ricerca qualitativa le modalità con cui questi "agiscono" lo spazio dove risiedono, con un fare rivendicativo dei propri diritti ma anche delle proprie aspirazioni, ed un effetto trasformativo sui percorsi di cittadinanza individuali, ma anche sui processi di sviluppo locali. In particolare, questa ricerca riguarda le donne straniere che, in Italia, hanno avuto successo nella loro attività imprenditoriale. Indagare il successo rappresenta una scelta metodologica precisa che deriva dagli approcci positivi relativi agli studi sulla valutazione dei programmi di sviluppo nei paesi terzi. Chi sono le imprenditrici straniere di successo e perché scelgono di intraprendere? quali caratteristiche hanno le loro imprese e come vengono gestite? La ricerca ha evidenziato una stretta relazione tra l'agire imprenditoriale e quello sociale delle imprenditrici straniere di successo e sembra suggerire che, quando le donne straniere hanno successo, il loro sguardo si volge verso l'altro.
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Minello, Alessandra, et Concetta Russo. « Dentro lo schema. Accademiche italiane tra ricerca e didattica ». SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no 160 (août 2021) : 88–109. http://dx.doi.org/10.3280/sl2021-160005.

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Résumé :
Il lavoro accademico si divide tra ricerca, didattica e attività amministrative. Dopo la riforma Gelmini, la ricerca ha un peso rilevante ai fini dell'avanzamento di carriera. Secondo la letteratura, le donne sono più propense ad assumersi i compiti di insegnamento e quelli amministrativi, in virtù di un gender scheme che le vede più portate per queste mansioni. Le donne hanno meno probabilità di raggiungere posizioni apicali e le raggiungono più lentamente. In questo articolo esploriamo il ruolo attribuito dalle accademiche italiane ai compiti di didattica, indagando i percorsi di adattamento/resistenza alle nuove regole di competizione. Attraverso quindici interviste qualitative emerge che la didattica è considerata un elemento di ancoraggio: le intervistate percepiscono il rapporto diretto con gli studenti come indispensabile al raggiungimento della soddisfazione professionale, o considerano l'investimento in questo ambito come una potenziale porta di accesso alla carriera accademica. Alcune hanno subito richieste pressanti sia per l'espletamento di compiti di didattica sia amministrativi.
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Grigio, Monica. « L'esperienza di psicologia clinica perinatale in una maternitŕ ospedaliera ». INTERAZIONI, no 1 (juillet 2012) : 100–118. http://dx.doi.org/10.3280/int2012-001008.

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Verrŕ illustrata la casistica del lavoro clinico svolto dal Servizio di Psicologia Clinica dell'U.O. di Ostetricia e Ginecologia dell'Ospedale V. Buzzi'. L'attivitŕ del Servizio prevede interventi sia a livello preventivo che di presa in carico psicoterapeutica in caso di psicopatologia e si articola in diversi ambiti (conduzione dei Corsi di accompagnamento alla nascita e al puerperio, assistenza psicologica nei reparti, attivitŕ psicoterapeutica ambulatoriale, assistenza psicologica in Diagnosi Prenatale, formazione psicologica per gli operatori che operano in ambito perinatale, attivitŕ di ricerca, ecc). L'intervento terapeutico in ambito perinatale in ospedale richiede un contatto emotivo molto intenso e una tecnica che sia in grado di sostenere anche le situazioni piů acute o in emergenza. La psicologa perinatale deve saper modulare in maniera flessibile il classico setting terapeutico: alla consuetudine di uno studio chiuso deve saper contrapporre il colloquio al letto della donna o in piedi davanti all'incubatrice del bambino, deve poter favorire e accompagnare cambiamenti rapidi, alternare occasioni di sostegno psicologico ad interventi di clinica classica, prestarsi ad un ascolto analitico come anche a momenti di semplice informazione, confrontarsi da sola con la donna o con il futuro padre, o dover intervenire in una dinamica di coppia o, ancora, nella relazione della madre con il neonato che magari richiede di essere allattato o cambiato durante la seduta.
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Romano, Floriana, et Oriana Maria Todaro. « Le ragioni del volontariato : dare o ricevere ? » PSICOLOGIA DI COMUNITA', no 1 (septembre 2010) : 139–43. http://dx.doi.org/10.3280/psc2010-001014.

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La ricerca esplora le motivazioni che stanno alla base dell'impegno personale in attivitŕ di volontariato e le relazioni tra queste motivazioni, il sistema valoriale e la struttura di personalitŕ. I partecipanti alla ricerca sono 104 volontari che operano in diverse associazioni di volontariato. Gli strumenti utilizzati sono il Voluntary Function Inventory, il Portrait Values Questionnaire, il Big Five Observer. Dai risultati č emerso che le donne fanno volontariato in percentuale maggiore rispetto agli uomini; si rileva una correlazione inversa tra l'etŕ e la funzione utilitaristica orientata alla carriera; soprattutto la funzione sociale č alla base delle azioni di volontariato. Il contesto si č rivelato fondamentale per promuovere l'impegno nel volontariato, al contrario, valori ed aspetti della personalitŕ si sono rilevati non influenti.
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Fariello, Sara. « Work-life balance : la conciliazione resta un problema femminile ? » SICUREZZA E SCIENZE SOCIALI, no 3 (novembre 2022) : 27–50. http://dx.doi.org/10.3280/siss2022-003003.

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Il bilanciamento dei tempi di vita e di lavoro è un oggi obiettivo fondamentale per le lavoratrici e i lavoratori che vogliano coniugare carriera e vita privata. Il rag-giungimento di buon equilibrio dipende in gran parte dal grado di condivisione del lavoro familiare tra uomini e donne: una più equa distribuzione delle attività do-mestiche e delle responsabilità genitoriali all'interno della famiglia consente alle donne una maggiore partecipazione al mercato del lavoro e, allo stesso tempo, promuove l'assunzione da parte degli uomini dei compiti di cura. Il modello "dual earner dual carer" - ossia un modello di gender arrangement che prevede il riequilibrio del tempo di lavoro retribuito e non retribuito nella coppia - sembra essere il più adatto a realizzare la parità di genere. L'analisi dei dati statistici sull'uso del tempo mostra però che - al di là di qualche eccezione - esiste ancora un forte gap di genere rispetto alla redistribuzione del carico di lavoro domestico e familiare poiché i sistemi nazionali di welfare non sembrano ancora in grado di offrire adeguate risposte ai mutamenti che hanno investito le identità femminili e i rapporti tra i sessi.
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Greco, Francesco, et Roberta Rossi. « Mestruazioni e comportamento sessuale : il riflesso di una società intrisa di tabù ». RIVISTA DI SESSUOLOGIA CLINICA, no 1 (juin 2021) : 67–79. http://dx.doi.org/10.3280/rsc2021-001004.

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Tra i tabù esistenti sul ciclo mestruale, uno dei più radicati è quello del sesso du-rante le mestruazioni, il cosiddetto sesso mestruale. Il pregiudizio sul sesso me-struale ha un'origine biopsicosociale, di conseguenza solo un'analisi del fenomeno a 360° può aiutare a comprendere e combattere le origini di questo tabù. Inizialmente sono presi in considerazione gli aspetti psicologici della donna: come vive e concepisce le mestruazioni e di conseguenza se pratica il sesso me-struale. Successivamente si esaminano le modificazioni del profilo ormonale e quali caratteristiche fisiche si modificano nel corpo della donna durante il flusso mestruale, e come queste influenzano i rapporti sessuali in quei giorni. L'ultima parte offre una disamina di come differenti culture stigmatizzano il ciclo mestruale e il sesso mestruale e in definitiva ne ostacolano la pratica. In realtà, sotto tutti i punti di vista, non ci sono controindicazioni al sesso mestruale, anzi si hanno benefici che aumentano il benessere psicofisico della donna e rafforzano il legame di coppia. Accanto alla visione predominante di "protezione" secondo la quale la donna deve celare le mestruazioni, sta comparendo e diventando più emergente l'idea del flusso mestruale come un qualcosa di "naturale" che come tale non implica dei cambiamenti nella routine della vita della donna. Dunque, se il sangue mestruale può essere mostrato senza vergogna e in quei giorni possono essere compiute tutte le consuete attività, diventerà semplice con-cepire anche il sesso mestruale come semplice e spontaneo. In una più ampia prospettiva si comprende che eliminare questo tabù, non solo serve a restituire naturalità al fenomeno delle mestruazioni, ma costituisce un pas-so importante verso la parità di genere. In futuro, l'auspicio è che si sviluppi un di-battito più libero, che la ricerca scientifica e psicologica approfondisca questo am-bito e che si possano pertanto superare tabù e diseguaglianze legate al solo essere donna.
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Farilla, Cosima, Sante Minerba, Salvatore Scorzafave, Giulia Stola, Vito Guerra et Gregorio Colacicco. « La resilienza del sistema cardiologico nella pandemia SARS-CoV-2 e le proposte riorganizzative nella ASL Taranto ». CARDIOLOGIA AMBULATORIALE 30, no 4 (22 mars 2022) : 10–238. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2021-4-4.

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Le malattie cardio-cerebrovascolari, nonostante la diminuzione della mortalità registrata negli ultimi anni, continuano a rappresentare in Italia una delle principali cause di morbosità, invalidità e mortalità. Secondo i dati Istat del 2017, il 10.4% di tutti i decessi è stato attribuito a malattie ischemiche del cuore (11.3% negli uomini e 9.6% nelle donne) e il 9.2% ad eventi cerebrovascolari (7.6% negli uomini e 10.7% nelle donne). Le Malattie Cardiovascolari sono tuttora anche la prima causa di ricovero ospedaliero in Italia (14.5% di tutti i ricoveri, circa 1 milione di ricoveri/anno). L’impatto della pandemia da coronavirus 2 della sindrome respiratoria acuta severa (SARS-CoV-2) in ambito cardiovascolare è stato particolarmente rilevante con un drastico calo di circa il 30-40% dei ricoveri per sindrome coronarica acuta (SCA) e scompenso cardiaco con conseguente grave ritardo nel ricorso alle cure. Si sono più che dimezzate anche le attività ambulatoriali penalizzando i follow-up dei pazienti post-SCA e di quelli con scompenso cardiaco, il monitoraggio dei pazienti con fibrillazione atriale ed in trattamento anticoagulante. L’impatto della Pandemia da SARS-CoV-2 nella ASL di Taranto è stato evidente con una riduzione degli accessi per eventi acuti e ricoveri (– 24%), e calo delle indagini cardiologiche (– 34%). Da un’analisi dei ricoveri in area cardiologica si è evidenziato un incremento degli exitus in età < 60 anni. La valutazione dei fattori di rischio cardiovascolari degli assistiti ha indicato la necessità di un territorio organizzato per la prevenzione di eventi acuti cardiovascolari. Tutto ciò ha reso necessario dei cambiamenti sugli assetti strutturali, organizzativi e tecnologici.
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Huws, Ursula. « Cosa è successo nel mercato del lavoro ? Piattaforme digitali e politiche pubbliche ». SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no 163 (août 2022) : 26–47. http://dx.doi.org/10.3280/sl2022-163002.

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Résumé :
Questo articolo esamina la rottura del modello occupazionale che sosteneva il sistema di Welfare della seconda metà del XX secolo. Il focus del capitolo è il lento ma al contempo progressivo smantellamento delle tutele del lavoro avvenuto negli ultimi decenni, smantellamento che nell'ipotesi qui proposta ha svolto anche un ruolo cruciale nel facilitare la nascita delle piattaforme digitali. Così, se da un lato la perdita delle tutele può essere correlata ai limiti che avevano le tradizionali regolazioni del lavoro, soprattutto nell'inclusione di donne, migranti e altri lavoratori generalmente considerati più "marginali"; dall'altro essa è un prodotto diretto della nuova divisione globale del lavoro e del modo in cui le tecnologie sono oggi utilizzate per esternalizzare il lavoro. Questi sviluppi vengono successivamente ampliati dalla crescente "piattaformizzazione" dell'economia che si sta diffondendo in tutti i settori di produzione basati su attività direttamente controllate dagli algoritmi. Nonostante la nascita di nuove forme sindacali, capaci di intercettare le istanze e difendere gli interessi dei gig worker, il paper si conclude evidenziando come quest'ultime non possano rappresentare da sole una soluzione definitiva e come occorra puntare a un nuovo set di diritti universali dei lavoratori.
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Frison, Vera. « Knowledge ; know-how ; skills to be able to live with chronicity, care for it, and cure it. An AMD project to help clinicians overcome therapeutic inertia. Results of the web survey among AMD members ». Journal of AMD 25, no 1 (mai 2022) : 55. http://dx.doi.org/10.36171/jamd21.24.4.10.

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Scopo della survey è stato quello di esaminare il comportamento ed il vissuto del diabetologo nei confronti dell’inerzia terapeutica, anche alla luce degli ostacoli posti dai modelli assistenziali (ad es.: piani terapeutici, scarso tempo disponibile per dedicare attenzione ai pazienti) ponendo l’attenzione anche sugli aspetti emotivi e culturali che emergono nel corso dell’attività professionale. È stato inviato ai diabetologi dell’Associazione Medici Diabetologi un link per un questionario, a cui rispondere via web, composto da 19 domande. La prima parte del questionario era finalizzata a descrivere il campione dei diabetologi coinvolti (età, sesso, contesto lavorativo, ecc.). La seconda parte ha analizzato invece l’atteggiamento nei confronti di situazioni di “inerzia terapeutica”. All’indagine hanno partecipato 94 medici, 66% donne e 34 % uomini, di età compresa tra i 30 ed i 70 anni, distribuiti in maniera omogenea sul territorio nazionale, 37% al Sud, 36% al Nord e 27% al Centro Italia, con buona esperienza nel settore (l’81 % opera da più di 10 anni), che prestano la loro attività per il 51% presso una struttura ospedaliera, per il 37% presso una struttura ambulatoriale mentre il restante 10% svolge esclusivamente attività libero professionale. Le risposte alle domande hanno evidenziato che l’inerzia terapeutica è un elemento presente, causato da molteplici fattori, che si è acuito a causa della pandemia da COVID-19, ed è connaturato alla complessità della patologia da un lato, e dall’altro ad una articolazione dei trattamenti terapeutici complessa da gestire. Sempre di più, il clinico, oltre alle competenze legate alla gestione della patologia, necessita di un supporto che lo aiuti sia a perfezionare il momento decisionale che a migliorare l’approccio con il paziente per essere capace di coglierne i bisogni e proporre il percorso di cura più adatto, efficace e sicuro, realizzando una vera personalizzazione della terapia. Approcciare la terapia rimane forse la sfida più importante. A questo si aggiunge la problematica dell’accesso ancora limitato alle cure a causa della situazione che le strutture sanitarie stanno affrontando per contrastare la pandemia Covid- 19 e la necessità per il medico di ricollocare la propria persona e la propria professione all’interno di un sistema completamente rinnovato. PAROLE CHIAVE diabete mellito; nuovi ipoglicemizzanti; inerzia terapeutica.
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Gómez Chacón, Ramón, et Nicolás Fernández Martínez. « Relación entre la práctica de actividad física y los empleados saludables ». Cuadernos de Psicología del Deporte 20, no 3 (22 juillet 2020) : 64–73. http://dx.doi.org/10.6018/cpd.389761.

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Résumé :
En la actualidad las organizaciones están implementando acciones de gestión de la salud por medio de la actividad física repercutiendo en beneficios físicos, psicológicos y sociales en los empleados y en económicos en las empresas. Este hecho hace que las organizaciones dispongan de empleados saludables que se relacionan con variables organizaciones positivas, como la satisfacción laboral (Gómez, Morales, Hernández y Muñoz, 2018), por lo que el objetivo del trabajo es conocer la relación entre la práctica de actividad física y los empleados saludables. Los participantes fueron los empleados de una entidad deportivo-social de la provincia de Sevilla utilizándose con n = 56, de los cuales 29 hombres y 27 mujeres entre 18 y 60 años, encontrándose 18 entre 18-30 años, 30 entre 30-45 años y 8 entre 45 y 60 años, además se utilizó el cuestionario internacional de actividad física (IPAQ) y el cuestionario del empleado saludable, y analizando si existían diferencias significativas entre las variables del empleado saludable y la cantidad de práctica de actividad física de los empleados. Los resultados concluyen que los empleados que realizan actividad física moderada y alta presentan un promedio significativamente mayor en emociones positivas, engagement y resiliencia respecto al grupo de actividad física baja o no práctica de actividad física, mientras que los empleados que realizan actividad física moderada y alta presentan un promedio mayor, pero no significativo en autoeficacia y competencia respecto al grupo de actividad física baja o no práctica de actividad física. At present, organizations are implementing health management actions through physical activity, having an impact on physical, psychological and social benefits on employees and on economic benefits at companies. This fact makes organizations have healthy employees that are related to positive organizations variables, such as job satisfaction (Gómez, Morales, Hernández and Muñoz, 2018), so the objective of the work is to know the relationship between the practice of activity physical and healthy employees. The participants were the employees of a sports-social entity of the province of Seville using n = 56, of which 29 men and 27 women between 18 and 60 years old, 18 being between 18-30 years old, 30 between 30-45 years old and 8 between 45 and 60 years, the International Physical Activity Questionnaire (IPAQ) and the healthy employee questionnaire were also used, and analyzing whether there were significant differences between the variables of the healthy employee and the amount of physical activity of the employees . The results conclude that employees who perform moderate and high physical activity have a significantly higher average in positive emotions, engagement and resilience compared to the group of low physical activity or no physical activity, while employees who perform moderate and high physical activity they present a higher average, but not significant in self-efficacy and competence with respect to the group of low physical activity or non-practice of physical activity. Attualmente le organizzazioni stanno implementando azioni di gestione della salute attraverso l'attività fisica impatto benefici fisici, psicologici e sociali e dei lavoratori nelle imprese economiche. Questo fatto rende alle organizzazioni di avere dipendenti sani che si riferiscono a variabili organizzazioni positive, come la soddisfazione sul lavoro (Gómez, Morales Hernández e Muñoz, 2018), in modo che l'obiettivo dello studio è stato quello di determinare la relazione tra la pratica di attività dipendenti fisici e sani. I partecipanti sono stati i dipendenti di uno sport e di entità sociale in provincia di Siviglia utilizzati con n = 56, di cui 29 uomini e 27 donne di età compresa tra i 18 ei 60 anni, essendo 18 tra 18-30, 30 tra i 30-45 anni e 8 tra i 45 ei 60 anni, più questionario internazionale l'attività fisica (IPAQ) e questionario dipendente sano è stato utilizzato, e analizzando se vi fossero differenze significative tra le variabili di dipendenti sani e la quantità di attività fisica dei dipendenti . I risultati concludere che i dipendenti che svolgono moderata a elevata attività fisica hanno una significativamente maggiore emozioni medio positivo, l'impegno e la resilienza rispetto al gruppo di bassa attività fisica o attività fisica, mentre i dipendenti che svolgono moderata a elevata attività fisica hanno una media più alta, ma non significativa in termini di efficacia e la concorrenza per il gruppo di bassa o nessuna attività fisica attività fisica. Atualmente, as organizações estão implementando ações de gestão de saúde por meio da atividade física, com impacto nos benefícios físicos, psicológicos e sociais dos funcionários e nos benefícios econômicos das empresas. Este fato faz com que as organizações têm empregados saudáveis ​​que se relacionam com variáveis ​​organizações positivos, tais como a satisfação no trabalho (Gómez, Morales Hernández e Muñoz, 2018), de modo que o objetivo do estudo foi determinar a relação entre a prática de atividade funcionários físicos e saudáveis. Os participantes eram funcionários de Esportes e entidade social na província de Sevilla usados ​​com n = 56, dos quais 29 homens e 27 mulheres com idades entre 18 a 60 anos, sendo 18 entre 18-30, 30 entre 30-45 anos e 8 entre 45 e 60 anos, além questionário internacional de atividade física (IPAQ) e questionário empregado saudável foi usado, e analisar se houve diferenças significativas entre as variáveis ​​do empregado saudável e da quantidade de atividade física de funcionários . Os resultados concluem que os funcionários que realizam atividade física moderada e alta têm uma média significativamente maior de emoções positivas, engajamento e resiliência em comparação com o grupo de baixa atividade física ou sem atividade física, enquanto os funcionários que realizam atividade física moderada e alta apresentam média maior, mas não significativa em autoeficácia e competência em relação ao grupo de baixa atividade física ou não prática de atividade física.
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Carvalho, Richard. « L'ultima sfida : invecchiare, morire e individuarsi ». STUDI JUNGHIANI, no 31 (juillet 2010) : 7–26. http://dx.doi.org/10.3280/jun2010-031002.

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Questo lavoro tratta della psicoterapia di una donna che passava da ciň che Waddel (1998) avrebbe chiamato "l'etŕ piů avanzata" a un'"etŕ successiva", con quest'ultima intendo l'inevitabile declino verso il morire e la morte. Per quanto sgraditi possano essere tali sviluppi per l'individuo, essi sono nondimeno l'attivitŕ del soma, e quindi attivitŕ del sé, deintegrate. Gran parte del lavoro psicoterapeutico fu centrato sul compito di rendere la paziente capace di entrare in relazione e accettare i correlati emotivi di tale processo, che lei tendeva a non riconoscere come proprio e a negare attraverso una scissione tra corpo e mente che comportava una relazione interna depressiva che durava da lungo tempo. L'aiutare il contatto con se stessa le permise un piů forte senso di compagnia interna e di pace, e forse facilitň un piů semplice processo del morire, che comportň un sé riconciliato con se stesso piuttosto che estraneo. Da un punto di vista tecnico, l'approccio implicň una grande concentrazione sulla relazione intrapsichica piuttosto che sulla relazione paziente-analista, e ciň viene brevemente discusso nei termini del lavoro di Armando Ferrari, morto anche lui poco prima che questo lavoro venisse presentato per la prima volta, e al quale viene in parte dedicato.
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Monda, V. M. « Association of GLP-1 RA once weekly and basal insulin : a valid therapeutic option from the complications of SARS-CoV-2 infection too ? » Journal of AMD 24, no 4 (février 2022) : 295. http://dx.doi.org/10.36171/jamd21.24.4.5.

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Gli agonisti recettoriali del glucagon like peptide-1 (GLP1-RAs) sono un gruppo di farmaci antidiabetici con una rilevante azione sul controllo glicemico, basata sull’aumento della secrezione di insulina glucosio-dipendente con concomitante riduzione della secrezione di glucagone e ritardato svuotamento gastrico. I GLP1-RA hanno inoltre attività pleiotropiche come proprietà antinfiammatorie, antitrombotiche e antiobesogeniche, con evidenti benefici su eventi cardiovascolari maggiori, mortalità cardiovascolare e danno renale. Tutto ciò rende questa classe di farmaci un elemento chiave nella gestione dei pazienti con diabete tipo 2 e potenzialmente utile nei soggetti con COVID-19 (2019nCoV – Coronavirus disease 2019, COVID-19). Per le proprietà antinfiammatorie è stato ipotizzato che le terapie a base di incretino-mimetici esercitino effetti benefici sugli esiti di COVID-19. Qui riportiamo un caso di una donna di 82 anni con diabete tipo 2 scarsamente controllato, che utilizzava un regime insulinico basal-bolus più metformina. Il miglioramento del controllo glicemico ottenuto passando dal trattamento con insulina basale al GLP-1RA aggiunto al regime insulinico basale, con la sospensione dell’insulina prandiale (trattamento di de-escalation) in questo caso è risultato associato agli effetti benefici sugli esiti di COVID-19. PAROLE CHIAVE GLP1-RAs; DMT2; SARS-CoV-2; COVID-19.
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Fullin, Giovanna. « Per una "etnicizzazione" degli studi sul mercato del lavoro italiano. Alcuni esempi in tema di disoccupazione e segregazione occupazionale ». SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no 126 (mai 2012) : 53–69. http://dx.doi.org/10.3280/sl2012-126004.

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Résumé :
L'articolo si propone di far emergere alcune linee di segmentazione del mercato del lavoro italiano su base etnica, mettendo sistematicamente a confronto immigrati e popolazione autoctona. L'analisi, basata sui dati della rilevazione Istat sulle forze lavoro, ha preso in considerazione innanzitutto la penalizzazione degli immigrati in termini di rischio di disoccupazione, mettendo in luce in che misura questi ultimi corrano maggiori rischi della popolazione autoctona di rimanere senza un impiego anche quando hanno caratteristiche analoghe in termini di etŕ, livello di istruzione, condizione famigliare e regione di residenza. Partendo da alcuni risultati giŕ noti in letteratura, l'attenzione si č concentrata sui primi effetti della crisi economica, che ha colpito in modo diseguale le due sottopopolazioni, accentuando la penalizzazione degli immigrati rispetto ai nativi, soprattutto per la componente maschile. Il secondo aspetto dell'inserimento degli immigrati nel mercato del lavoro italiano su cui si č concentrata l'analisi riguarda la loro segregazione nei livelli piů bassi della struttura occupazionale. A questo riguardo le analisi mettono chiaramente in luce le diseguaglianze tra immigrati e autoctoni, anche a paritŕ di etŕ, livello di istruzione e distribuzione sul territorio nazionale. Le stime mostrano, inoltre, che i rendimenti dell'istruzione sono molto maggiori per gli autoctoni che non per gli immigrati: per questi ultimi, infatti, il possesso di un titolo di studio elevato non determina una riduzione sostanziale del rischio di rimanere segregati in attivitŕ manuali, mentre ciň accade in modo evidente per i nati in Italia. Infine, la recente crisi economica sembra aver peggiorato molto la situazione, soprattutto per le donne immigrate. Queste ultime hanno risentito meno dell'aumento della disoccupazione - che č pesato soprattutto sulla componente maschile - ma al prezzo di una sempre maggior segregazione nel lavoro di cura per le famiglie.
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Galli, Sara. « DEGENDERIZING THE ITALIAN SYLLABUS : REFLECTIONS AND SUGGESTIONS ON HOW TO MAKE THE ITALIAN LANGUAGE MORE INCLUSIVE IN ITALIAN COURSES ». Italiano LinguaDue 14, no 1 (28 juillet 2022) : 1142–47. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/18341.

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Résumé :
The first step in designing a course is writing the syllabus. This involves deciding the subject matter, the topics covered and the objectives. Today, it is more than ever important also to focus our attention on writing our syllabi to be as inclusive as possible to make all students feel welcome and safe. Furthermore, the materials in of some textbooks do not reflect contemporary Italian society both in language exercises (i.e., not allowing for answers like “voi vi siete sposate”) and in cultural readings (i.e., the woman takes care of the family). This paper focuses on providing suggestions on ways to degenderize an Italian language syllabus and to promote gender equity. Moreover, part of this article focuses on resources and activities to propose in class to help students understand the contemporary Italian society and reflect on the use of the Italian language in the LGBTQIA+ Italian community. Degenerizzare il syllabus di italiano: riflessioni e suggerimenti su come rendere la lingua italiana più inclusiva nei corsi di italiano La prima cosa da fare quando si progetta un corso è scriverne il sillabo. Si decide l’argomento delle classi, gli argomenti che si tratteranno e gli obiettivi. Nella società contemporanea è ancora più importante porre la nostra attenzione nello scrivere i nostri sillabi nel modo più inclusivo possibile in modo da far sentire tutti gli studenti benvenuti e sicuri. Inoltre, i materiali presenti in molti libri di testo non riflettono la società italiana contemporanea sia negli esercizi di lingua (per esempio non accettando come corrette risposte come “voi vi siete sposate”) che nelle letture culturali (per esempio “la donna si occupa della famiglia). Questo breve articolo si concentra sul dare suggerimenti su metodi per “degenerizzare” un sillabo di un corso di lingua italiana e promuovere l’equità di genere. Inoltre, una parte di questo articolo suggerisce una serie di risorse e attività che possono essere proposte in classe per aiutare gli studenti a capire la società italiana contemporanea, e per riflettere sull’uso della lingua italiana nella comunità LGBTQIA+.
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Cerbara, Loredana, et Maria Girolama Caruso. « Fragilità e rischio di povertà educativa negli adolescenti in Italia. I dati delle indagini del CNR-IRPPS ». WELFARE E ERGONOMIA, no 1 (juin 2020) : 119–27. http://dx.doi.org/10.3280/we2020-001011.

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Résumé :
Se attraverso i dati ufficiali (ISTAT, MIUR e altre Istituzioni) si può analizzare dal punto di vista statistico il fenomeno della povertà educativa, costruendo graduatorie territoriali, na-zionali e internazionali, sono le indagini direttamente rivolte ai ragazzi, o anche agli educa-tori, a dare completezza al quadro complessivo del rischio di marginalizzazione a cui sono esposti i minori. Dal 2014 il CNR-IRPPS ha svolto una serie di indagini rivolte ai giovani delle scuole secondarie, sia inferiori che superiori, per approfondire la conoscenza sulla condizione giovanile. Si tratta di esperienze pratiche derivanti dalle attività di ricerca di due progetti del CNR-IRPPS, uno dedicato alla pratica dello sport come veicolo di integrazione sociale (IRPPS WPs n. 106 e 108), che è stato realizzato attraverso quattro survey distinte, e l'altro più specificamente dedicato allo studio della condizione giovanile (IRPPS WPs n. 107; Tintori e Cerbara, 2016) sia in contesti territoriali limitati che a livello nazionale. In entram-bi i progetti un team di ricercatori si è recato nelle scuole per effettuare, durante l'indagine, l'osservazione diretta del comportamento degli studenti ammessi nel campione, rivelando una serie di elementi importanti, in primo luogo per la scuola che è chiamata ad intervenire anche sulla povertà educativa, ma anche a livello di ricerca sociale più allargata. Partendo dal presupposto che la povertà educativa solo in parte coincide con la povertà eco-nomica, i dati raccolti dimostrano che, anche quando le condizioni economiche sono accetta-bili, può verificarsi la presenza di fattori di rischio di esclusione sociale che spesso si so-vrappongono, fino a determinare una vera e propria barriera che impedisce ai ragazzi di vedersi nello stesso modo dei propri pari. Vivere in una famiglia con background migratorio oppure con uno status culturale non elevato, ma anche essere donna, costituiscono elementi sufficienti perché i giovani rimangano vittime di condizionamenti sociali che impediscono lo-ro di scegliere il proprio futuro. E anche i comportamenti devianti (uso di sostanze pericolo-se, atti di violenza verbale o fisica, ecc.) possono essere determinati da situazioni di disagio correlabili con una povertà culturale che è più difficile da determinare ma che è altrettanto importante delle altre declinazioni di povertà. Alla voce degli studenti si aggiunge poi quella dei docenti che, attraverso le due indagini con-dotte dal CNR-IRPPS, hanno potuto esprimere il proprio parere sulla situazione dei giovani da un punto di osservazione particolare ed hanno dato alcune indicazioni su come la scuola potrebbe intervenire per limitare le situazioni di difficoltà nell'integrazione tra i giovani.
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Maciá Andreu, María José, Javier Sánchez-Sánchez, José Antonio García Córdoba et Ana María Gallardo Guerrero. « Análisis de la seguridad y accesibilidad de los espacios deportivos en Educación Secundaria Obligatoria ». Cuadernos de Psicología del Deporte 21, no 1 (1 janvier 2021) : 242–57. http://dx.doi.org/10.6018/cpd.395671.

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Résumé :
Las instalaciones deportivas escolares son el marco idóneo donde los alumnos deben de adquirir los hábitos de actividad física, estableciendo el Real Decreto 132/2010, que estas deben de cumplir con las condiciones de seguridad y accesibilidad que determine la legislación vigente. No obstante, varias investigaciones previas alertan del incumplimiento de dichos requisitos, siendo el objetivo del presente estudio el análisis de aquellos relacionados con la seguridad y accesibilidad de los espacios deportivos utilizados para impartir las clases de Educación Física en la etapa de Educación Secundaria Obligatoria (ESO). La investigación se llevó a cabo en n=45 Institutos de ESO de titularidad pública de la Región de Murcia, a través de una observación in situ con dos listas de control ad hoc en función del espacio a analizar, de 71 ítems para espacios cubiertos y 36 ítems para espacios al aire libre, de respuesta dicotómica (SI/NO), elaboradas a partir de la normativa y legislación vigente. Los resultados muestran un porcentaje medio de cumplimiento del 63,05±7,09 en espacios cubiertos (n=51) y del 61,52±8,70 en espacios al aire libre (n=93) detectándose diferencias estadísticamente significativas en los cubiertos (p <0,05) en función de su titularidad, con un cumplimiento mayor en los municipales. Ninguno de los espacios deportivos analizados cumple con todos los requisitos establecidos, detectando numerosas deficiencias respecto a su seguridad que pueden conllevar riesgos, así como en relación a su accesibilidad, apreciando barreras arquitectónicas y un alto incumplimiento de los aspectos relacionados con la accesibilidad cognitiva y limitaciones de tipo visual. School sports facilities are the ideal framework where students must acquire physical activity habits, establishing Royal Decree 132/2010, that they must comply with the safety and accessibility conditions determined by current legislation. However, several previous research warn of non-compliance with these requirements, being the objective of this study the analysis of those related to the safety and accessibility of the sports facilities used in Physical Education classes at the compulsory secondary education stage. This research was carried out in n=45 compulsory secondary education schools of public ownership of the Region of Murcia, through an in situ observation with two ad hoc checklists according to the space to be analyzed, of 71 items for indoor facilities and 36 items for outdoor ones, of dichotomous response (YES/NO), developed from the current regulations and legislation. The results show an average percentage of compliance of 63.05±7.09 in indoor facilities (n=51) and 61.52±8.70 in outdoor spaces (n=93) detecting statistically significant differences in the indoor ones (p <0.05) depending on their ownership, with greater compliance in the municipal. None of the sports facilities analyzed meets all the established requirements, detecting numerous deficiencies regarding their safety that may entail risks, as well as in relation to their accessibility, appreciating architectural barriers and a high breach of the aspects related to cognitive accessibility and visual limitations. Le strutture sportive scolastiche sono il quadro ideale in cui gli studenti devono acquisire abitudini di attività fisica, stabilendo il regio decreto 132/2010, che deve rispettare le condizioni di sicurezza e accessibilità stabilite dalla normativa vigente. Tuttavia, diverse indagini precedenti avvertono della violazione di questi requisiti, essendo l'obiettivo del presente studio l'analisi di quelli relativi alla sicurezza e all'accessibilità degli spazi sportivi utilizzati per insegnare le lezioni di educazione fisica nell'istruzione secondaria obbligatoria (ESO). L'indagine è stata condotta in n=45 istituti ESO di proprietà pubblica della regione di Murcia, attraverso un'osservazione sistematica con due liste di controllo ad hoc a seconda dello spazio da analizzare, di 71 articoli per spazi coperti e 36 articoli per spazi esterni, risposta dicotomica (SÌ/NO), preparati dalle normative e dalla legislazione vigenti. I risultati mostrano una percentuale media di conformità di 63,05±7,09 negli spazi coperti (n=51) e 61,52±8,70 negli spazi esterni (n=93), rilevando differenze statisticamente significative negli spazi coperti (p <0,05) a seconda della proprietà, con una maggiore conformità nei comuni. Nessuna delle aree sportive analizzate soddisfa tutti i requisiti stabiliti, rilevando numerose carenze relative alla loro sicurezza che possono comportare rischi, nonché in relazione alla loro accessibilità, apprezzando le barriere architettoniche e un'alta violazione degli aspetti relativi all'accessibilità e alle limitazioni cognitive tipo visivo. As instalações esportivas escolares são a estrutura ideal onde os estudantes devem adquirir hábitos de atividade física, estabelecendo o Real Decreto 132/2010, que deve obedecer às condições de segurança e acessibilidade determinadas pela legislação vigente. No entanto, várias investigações anteriores alertam para a violação desses requisitos, sendo o objetivo do presente estudo a análise daqueles relacionados à segurança e acessibilidade dos espaços esportivos utilizados para o ensino das aulas de Educação Física no Ensino Médio obrigatório (ESO). A investigação foi realizada em n=45 institutos ESO de propriedade pública da Região de Múrcia, através de uma observação in situ com duas listas de verificação ad hoc, dependendo do espaço a ser analisado, de 71 itens para espaços cobertos e 36 itens para espaços ao ar livre, resposta dicotômica (SIM/NÃO), elaborado a partir da legislação e regulamentação vigentes. Os resultados mostram uma porcentagem média de conformidade de 63,05±7,09 nos espaços cobertos (n=51) e 61,52±8,70 nos espaços ao ar livre (n=93), sendo detectadas diferenças estatisticamente significantes (p <0,05) dependendo de sua propriedade, com maior conformidade nos municípios. Nenhuma das áreas de esportes analisadas atende a todos os requisitos estabelecidos, detectando inúmeras deficiências em relação à sua segurança que podem acarretar riscos, bem como em relação à sua acessibilidade, valorização de barreiras arquitetônicas e alta quebra de aspectos relacionados à acessibilidade cognitiva e limitações tipo visual.
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« Attività fisica in gravidanza di donne con diabete ». il Diabete 33, no 1 (2021). http://dx.doi.org/10.30682/ildia2101d.

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Mirabelli, Maria, Eusebio Chiefari, Daniela Foti et Antonio Brunetti. « Attività fisica e diabete mellito gestazionale : necessario muoversi verso una prevenzione di precisione ». L'Endocrinologo, 27 janvier 2023. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-023-01206-9.

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SommarioIl diabete mellito gestazionale (DMG), è il disordine endocrino-metabolico a maggiore prevalenza nelle donne in gravidanza e si associa a un alto rischio di complicanze materno-fetali. L’eziologia di tale condizione è complessa e multifattoriale, con fattori di rischio e meccanismi patogenetici in gran parte comuni a quelli del diabete mellito di tipo 2 (DMT2), il quale spesso compare nelle donne che hanno una storia di DMG anche a soli pochi anni di distanza dal parto. Tuttavia, mentre per la prevenzione del DMT2 gli interventi multimodali di modifica dello stile di vita, comprendenti programmi di attività fisica o esercizio fisico, uniti a cambiamenti nutrizionali e comportamentali, sono associati a benefici certi, lo stesso non vale per il DMG, per cui esistono evidenze scientifiche di natura osservazionale e sperimentale a volte contrastanti. Dall’analisi della letteratura più recente, riassunta in questa rassegna, emerge la necessità di spostare l’attenzione della ricerca sugli effetti di una prevenzione di precisione, che adatti il timing di inizio, la tipologia e l’intensità del programma di esercizio fisico per la prevenzione del DMG alle caratteristiche fisiologiche delle singole gestanti. Si ravvisa, inoltre, il bisogno di estendere la “finestra d’intervento” al periodo preconcezionale per massimizzare le possibilità di successo, soprattutto nelle donne ad alto rischio.
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Weigmann, Harald. « Dolore, crampi e fastidio addominale influiscono negativamente sulla qualità della vita delle donne : i risultati di uno studio osservazionale condotto via internet e incentrato sul trattamento di tali sintomi ». Evidence for Self-Medication 1 (2021). http://dx.doi.org/10.52778/efsm.21.0117.

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In questo studio osservazionale condotto su internet, il 96% delle donne intervistate ha dichiarato che talvolta dolore, crampi e fastidio addominale hanno influito sullo svolgimento delle attività quotidiane, mentre il 44% ha affermato che questa situazione si è verificata di frequente. Secondo le dirette interessate, questi sintomi possono essere trattati efficacemente con l'N-butilbromuro di joscina e in maniera significativamente meno efficace con estratti alcolici di piante o analgesici.
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Minisola, Salvatore, Viviana De Martino et Marco Occhiuto. « Osteoporosi premenopausale ». L'Endocrinologo, 2 février 2023. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-023-01205-w.

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SommarioL’osteoporosi premenopausale viene definita come un’osteoporosi a insorgenza prima della fisiologica cessazione della funzione gonadica, in assenza di qualsiasi causa identificabile che possa sottendere la riduzione della densità minerale ossea. Vi sono infatti numerose malattie, condizioni oppure farmaci che sono in grado di determinare una riduzione della densità minerale ossea non solo nella donna in premenopausa ma anche nella donna in postmenopausa e nel soggetto di sesso maschile. La reale prevalenza dell’osteoporosi premenopausale non è chiara, principalmente perché non vi è accordo unanime sui criteri diagnostici. Il percorso diagnostico non differisce da quello che viene utilizzato nelle altre malattie metaboliche dello scheletro. Per ciò che concerne la terapia, è necessario fornire ai pazienti un adeguato apporto di calcio e vitamina D, suggerire una dieta bilanciata soprattutto per quanto riguarda l’apporto proteico e consigliare, infine, un’adeguata attività fisica. Nei casi in cui è opportuno impostare una terapia farmacologica, occorre dare la preferenza ai farmaci a emivita breve in considerazione della fertilità delle pazienti. Infine, è necessario un coordinamento con specialisti di numerose branche della medicina per la migliore gestione di queste giovani malate.
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Squillace, Nicola. « L’infezione da HPV e le sue conseguenze sulla popolazione generale e sulle persone con infezione da HIV : un update alla luce ... » JHA - Journal of HIV and Ageing, septembre 2022. http://dx.doi.org/10.19198/jha31538.

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Résumé :
Il virus del papilloma umano (HPV) è la l’infezione a trasmissione sessuale più comune al mondo. <br />è stato dimostrato che il tasso di incidenza dell’infezione da HPV aumenta rapidamente entro il primo anno di attività sessuale, sia nel sesso femminile che maschile. I genotipi di HPV ad alto rischio (hr-HPV) sono responsabili dello sviluppo dei tumori ano-genitali e dei tumori della regione testa-collo. <br />La vaccinazione per HPV, introdotta nel 2007, ha dimostrato di ridurre l’incidenza di displasia della cervice uterina, soprattutto se somministrato prima dei 25 anni ed in donne con pap-test negativo per HPV-DNA. La riduzione significativa è stata confermata anche per la displasia anale sia nei soggetti di sesso maschile che femminile. Anche la recidiva di neoplasia intraepiteliale cervicale e anale viene drasticamente ridotta se il vaccino viene effettuato dopo trattamento chirurgico delle lesioni. <br />Il rischio di tumori ano-genitali e della regione testa-collo è maggiore nelle persone con infezione da HIV (PLWH). Tuttavia, l’efficacia del vaccino nel ridurre la recidiva di lesioni preneoplastiche anali e cervicali, nelle PLWH, è ancora molto discusso. <br />La vaccinazione anti HPV deve essere implementata in tutto il momento privilegiando la somministrazione prima dell’inizio dell’attività sessuale. Sono necessari ulteriori studi nelle PLWH per confermare, anche in tale setting, l’efficacia nel ridurre le recidive di lesioni precancerose.
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Costa, Edinaldo Siqueira da, et Silvana Rodrigues da Silva. « Fattori di rischio per l’ipertensione arteriosa sistemica : valutazione dell’efficacia delle azioni di educazione sanitaria ». Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, 4 septembre 2020, 171–93. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/salute/arteriosa-sistemica.

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L’ipertensione arteriosa sistemica è la più frequente delle malattie cardiovascolari e risponde come principale fattore di rischio per le complicanze più comuni, come l’ictus e l’infarto miocardico acuto, oltre alla malattia renale cronica allo stadio finale. L’educazione sanitaria è lo strumento principale per i cambiamenti nelle abitudini e nello stile di vita, fondamentale nel processo preventivo per questa patologia. L’obiettivo di questa ricerca era quello di analizzare l’influenza delle azioni educative in salute sull’ipertensione arteriosa sistemica nel cambiamento di stile di vita dei servi della Corte di giustizia dello Stato di Amap. Lo studio ha avuto la partecipazione di 255 server ed è stato utilizzato un questionario per la raccolta dei dati, che sono stati analizzati tramite SPSS versione 22 (IBM SPSS, USA). È stato osservato che il 54,1% era di sesso femminile, il 66,3% marrone, il 33,7% tra i 40 e i 49 anni, il 47,8% aveva un’istruzione superiore e il 59,6% era sposato o viveva in un’unione stabile. L’indice di massa corporea ha mostrato che il 48,2% era ≥ sovrappeso, il 64,7% aveva una circonferenza addominale aumentata e il 10,6% aveva valori capillari di glucosio nel sangue ≥ 99 mg/dL. Per quanto riguarda la pressione sanguigna, il 33,3% degli uomini e il 21,7% delle donne avevano PA ≥ e 140 e/o 90 mmHg. Per quanto riguarda la partecipazione a qualche attività preventiva o educativa, il 76,1% ha dichiarato sì, di cui il 60,4% li ha considerati soddisfacenti e il 44,7% ritiene che non vi sia alcuna influenza sul cambiamento di stile di vita. Si è concluso che le azioni di educazione sanitaria stanno in parte influenzando il cambiamento delle abitudini dei dipendenti, perché gli indici dei fattori di rischio sollevano ancora preoccupazione.
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Casini, Carlo, et Marina Casini. « Una nuova riflessione sul significato dell’obiezione di coscienza alla luce di una sentenza ingiusta Nota a Cass. n. 14979 del 2 aprile 2013 ». Medicina e Morale 62, no 2 (30 avril 2013). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2013.100.

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Résumé :
Il contributo esamina la sentenza della Corte Suprema di Cassazione n. 14979 del 2013 che ha per tema l’obiezione di coscienza all’aborto. Nella fattispecie, un medico ginecologo viene pesantemente condannato per aver fatto valere il suo diritto di sollevare obiezione di coscienza (previsto dalla legge 194/1978) per attività che secondo i giudici non sono coperte dall’obiezione di coscienza. Nella prima parte dell’articolo, gli Autori muovono osservazioni critiche riguardo alla particolare severità della sentenza e riportano la ricostruzione dei fatti così come emerge dalle indagini giudiziarie. Di seguito concentrano l’attenzione sul significato e l’estensione del concetto di intervento medico- chirugico in generale e abortivo in particolare, osservando che nella misura in cui un’attività, sebbene non rientrante nel “nucleo” dell’intervento, è programmata dall’inizio come fase conclusiva (tanto che se non vi fosse la certezza di effettuarla, non potrebbe neanche iniziarsi l’intervento) tale attività è parte integrante dell’intervento stesso e dunque, trattandosi di aborto, coperta da obiezione di coscienza. Rilevante ai fini di questa valutazione è l’evidente nesso di causalità che tiene in un tutto unitario i vari momenti che si susseguono cronologicamente. La questione squisitamente giuridica della revoca immediata dell’obiezione viene risolta alla luce della differenza tra l’eventuale accettazione preventiva e l’esecuzione dell’ordine imprevisto. L’aspetto comunque più significativo è legato all’interrogativo che fa da cornice a tutto il contributo: perché tanta avversione contro l’obiezione di coscienza sanitaria con riferimento all’aborto? La risposta si trova nella negazione esplicita o implicita, ma anche nella semplice dimenticanza, che il figlio è figlio sin dal momento del concepimento. “Il diritto di aborto – si legge nella sentenza della Cassazione – è stato riconosciuto come ricompreso nella sfera di autodeterminazione della donna”. Questo pensiero, sottolineano gli Autori, è espressione di una deriva che, avviatasi con la sentenza costituzionale del 1975, avanzata con la legge 194/1978 e gravemente consolidatasi con la pretesa del “diritto” di aborto, nasce dal rifiuto di porre lo sguardo sul figlio concepito e, di conseguenza, avversa l’obiezione di coscienza. Per questo c’è ancor più bisogno di ripetere, concludono gi Autori, che il fondamento e la tutela dell’obiezione di coscienza dipendono dal riconoscimento che il concepito è uno di noi. Interessanti anche gli spunti giuridici di livello internazionale. ---------- The article examines the judgement of the Supreme Court of Cassation n. 14979 of 2013 about conscientious objection to abortion. In this case, a gynecologist was heavily condemned for having asserted his right to raise conscientious objection (provided by Law 194/1978) for activities that according to the judges are not covered by the conscientious objection. In the first part of the article, the Authors criticize the particular severity of the sentence and report the reconstruction of the events emerging from the judicial investigations. Afterward they focus attention on the meaning and the extension of the concept of surgical intervention to understand what the boundaries are of an abortion. Whether a final activity is planned from the outset (so that if it were not sure to perform it, the intervention should not be started) this activity is an integral part of the intervention itself and, therefore, in the case of abortion, covered by conscientious objection. For the purposes of this evaluation, the Authors write, it is very important the clear causal link that takes into a unified whole the various moments that follow one other chronologically. The purely legal question of immediate withdrawal of the objection is resolved in the light of the difference between the possible preventive acceptance of the execution and the execution of an unexpected order. The most significant aspect, however, is tied to the question that frames the entire contribution: why so much aversion against conscientious objection with regard to abortion? The answer lies in the express or implied negation – but also in the simple forgetfulness – that the child is a child from the moment of conception. “The right to abortion – it is written in the Supreme Court’s ruling – has been recognized as coming within the sphere of women’s self-determination” This thought, the Authors point out, is an expression of a drift originally triggered by the constitutional ruling of 1975, then advanced with the Law 194/1978 and finally severely consolidated with the claim of “right” to abortion. Since this drift arises from the refusal to look at the child conceived, consequently it adverse conscientious objection. For this there is even more need to repeat, the Authors conclude, that the foundation and the protection of conscientious objection depends on the recognition that the unborn is one of us. The legal references on the international level are also interesting.
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