Littérature scientifique sur le sujet « Disuguaglianze professionali »

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Articles de revues sur le sujet "Disuguaglianze professionali"

1

Falzarano, Angelo, et Raffaele Sibilio. « Ambiente, lavoro e donne per una sostenibilità al femminile nelle istituzioni scolastiche ». WELFARE E ERGONOMIA, no 1 (août 2022) : 63–73. http://dx.doi.org/10.3280/we2022-001006.

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Résumé :
Questo contributo presenta i risultati di uno studio qualitativo mediante intervi-ste a dirigenti scolastici di diverse regioni italiane sul lavoro e donne per una sostenibilità al femminile nelle Istituzioni scolastiche. In particolare, lo studio si è proposto di esplorare l'ordine delle disuguaglianze di genere e le sue conse-guenze nell'attuale configurazione dell'ambiente scolastico. La ricerca ha rileva-to che gli impegni professionali e familiari trovano non pochi vincoli nel momen-to in cui le docenti decidono di costruire un percorso familiare. La difficoltà di conciliazione produce effetti negativi sulle condizioni di lavoro e sulla carriera professionale delle donne, generando una metamorfosi nel loro rapporto con la scuola.
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2

Cacace, Marina. « I contraddittori progressi delle donne italiane ». QUESTIONE GIUSTIZIA, no 3 (septembre 2011) : 69–85. http://dx.doi.org/10.3280/qg2011-003008.

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Résumé :
La condizione delle donne contemporanee č caratterizzata da profondi tratti di ambiguitŕ, ancora piů evidenti nei Paesi occidentali, laddove a fronte di progressi impensabili fino alla metŕ del secolo scorso, continuano a permanere disuguaglianze e discriminazioni difficilmente superabili. Perfino nelle societŕ piů avanzate, come i Paesi scandinavi, permangono inspiegabili divari tra uomini e donne e fenomeni quali il differenziale retributivo (pay gap), l'inferiore accesso delle donne alle posizioni apicali nei ruoli per cui non sono previste quote (segregazione verticale), la concentrazione delle lavoratrici nelle aree professionali meno redditizie (segregazione orizzontale), la sproporzionata presenza delle donne tra i lavoratori part-time e precari etc. In Italia questi fenomeni sono particolarmente evidenti. La situazione delle donne italiane č dunque estremamente complessa e ambivalente e, per essere adeguatamente rappresentata, richiede l'adozione di una pluralitŕ di prospettive. In questo contributo se ne propongono tre: la prospettiva della consapevolezza critica dell'estensione del problema, volta a comprenderne la sistematicitŕ; la prospettiva delle potenzialitŕ del soggetto femminile nelle societŕ contemporanee; la prospettiva della soggettivitŕ politica delle donne, quale strumento indispensabile per sostenere il processo di cambiamento.
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Arace, Angelica. « Stereotipi e disuguaglianze di genere nell'istruzione scolastica ». MINORIGIUSTIZIA, no 3 (janvier 2021) : 23–32. http://dx.doi.org/10.3280/mg2020-003003.

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Résumé :
Gli stereotipi di genere condizionano, sin dalla scolarizzazione di base, atteggiamenti, preferenze e impegno nei confronti delle diverse materie scolastiche: quelle scientifiche e tecnologiche vengono etichettate come più confacenti ai maschi, mentre le materie umanistiche sono considerate più "da femmine". Numerosi studi dimostrano che tali stereotipi influenzano le scelte formative e gli esiti scolastici dei ragazzi e delle ragazze e sono responsabili di meccanismi di segregazione formativa e professionale che distinguono nettamente tra percorsi di studio e mestieri adatti agli uomini e alle donne. La letteratura evidenzia inoltre come sia di primaria importanza attuare programmi sociali ed educativi di contrasto alle disuguaglianze di genere nelle opportunità formative e di successo scolastico, sia per i maschi sia per le femmine, come dimostrato dai dati sull'abbandono scolastico e sui giovani Neet.
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Lodigiani, Rosangela. « I nuovi termini della socializzazione (alla cittadinanza) lavorativa ». SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no 117 (mai 2010) : 59–73. http://dx.doi.org/10.3280/sl2010-117005.

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Résumé :
La transizione al lavoro dei giovani si realizza attraverso percorsi lunghi, flessibili, individualizzati. Ciň influisce sulla socializzazione lavorativa nonché sulla cultura e sull'etica del lavoro dei giovani, rendendo piů difficile la costruzione di una carriera occupazionale stabile e di una solida identitŕ professionale. I processi di socializzazione lavorativa divengono ricorsivi, discontinui, frammentati; non riescono piů a trasmettere il senso di una appartenenza, ma - inquadrati nel paradigma europeo dell'attivazione e dell'occupabilitŕ - richiamano a una cittadinanza occupazionale nei fatti difficile da conquistare e mantenere e spesso incapace di rispondere ai bisogni di realizzazione di sé e riconoscimento sociale. Ne derivano nuove disuguaglianze tra i giovani e una ridefinizione del significato del lavoro nel corso di vita. Emerge dunque la necessitŕ di politiche tese a supportare le transizioni lavorative affinché conservino un profilo professionalizzante, consentano la capitalizzazione di competenze, siano sostenibili dentro la biografia individuale. Occorre perň ridare valore al lavoro dei giovani, integrando l'obiettivo dell'occupabilitŕ con quello della capability di scegliere un lavoro che abbia valore per sé.
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5

Semplici, Stefano. « La crisi di Ebola come emergenza bioetica. Una dichiarazione dei Comitati dell’UNESCO ». Medicina e Morale 64, no 2 (30 avril 2015). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2015.25.

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Résumé :
La Dichiarazione congiunta sull’epidemia del virus Ebola, adottata il 10 settembre 2014 dal Comitato internazionale di bioetica e dal Comitato intergovernativo di bioetica dell’UNESCO, offre un significativo esempio della strategia articolata che è necessaria per combattere efficacemente contro la crisi di Ebola nell’Africa Occidentale e per prevenire lo scoppio di simili flagelli in futuro. La comunità internazionale e gli Stati sono sollecitati non solo a incoraggiare gli sforzi dei ricercatori per garantire lo sviluppo e la disponibilità di trattamenti efficaci, ma anche a definire e potenziare programmi che coinvolgano le popolazioni locali, prendendo in considerazione il contesto sociale e culturale dei paesi colpiti, così come a rafforzare i loro sistemi sanitari. Richiamando l’importanza dei principi racchiusi nella Dichiarazione universale sulla bioetica e i diritti dell’uomo del 2005, insieme al ruolo guida della Organizzazione Mondiale della Sanità, la Dichiarazione congiunta offre allo stesso tempo una prospettiva privilegiata sui contenuti della bioetica globale. La crisi di Ebola è una emergenza sanitaria di portata internazionale. Questa, tuttavia, non è una responsabilità ristretta a scienziati e personale sanitario. E questo è il punto in cui gli sforzi contro l’epidemia incontrano il concetto di bioetica che viene sviluppato nella Dichiarazione universale del 2005 attraverso due passaggi decisivi. Il primo è l’inclusione del diritto di ogni essere umano a godere del più alto livello ottenibile di salute. Il secondo passo è fatto con la focalizzazione sui fattori sociali determinanti per la salute e sulle profonde disuguaglianze che ne derivano. La scienza è ovviamente fondamentale. Ma l’etica e la politica sono altrettanto importanti, anche in vista di un nuovo concetto della condivisione dei benefici del progresso scientifico. ---------- The Joint statement on the Ebola virus epidemic, made by the International Bioethics Committee and the Intergovernmental Bioethics Committee of UNESCO on September 10th, 2014 provides an illustrative example of the broad strategy that is required, in order to fight successfully against the Ebola crisis in West Africa and prevent the outbreak of similar scourges in the future. The international community and States are called upon not only to encourage the efforts carried out by researchers, with a view to the development and availability of effective treatments, but also to define and implement programmes that involve local populations, taking into account the social and cultural context of the countries affected, as well as to reinforce their health care systems. Recalling the importance of the principles enshrined in the Universal declaration on bioethics and human rights of 2005, together with the leading role of the World Health Organization, the Joint statement offers at the same time a privileged perspective on what global bioethics is about. The Ebola crisis is a public health emergency of international concern. However, this is not a responsibility restricted to scientists and health professionals. This is where the efforts against the epidemic overlap the concept of bioethics worked out in the Universal declaration of 2005 through two decisive steps. The first one is the inclusion of the right of every human being to enjoy the highest attainable standard of health. The second step is made by focusing on the social determinants of health, together with the deep inequalities that stem thereof. Science is obviously key. Ethics and politics are as important, also in view of a new idea of sharing of benefits of scientific progress.
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Thèses sur le sujet "Disuguaglianze professionali"

1

Foughali, Hana. « L'éclatement du plafond de verre ? Entre maquillage politique et gender patchworking identitaire : visions du monde et vie professionnelle de femmes cadres supérieures et dirigeantes ». Electronic Thesis or Diss., Université Paris Cité, 2023. http://www.theses.fr/2023UNIP7075.

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Résumé :
Cette thèse interroge la persistance d'un malaise professionnel, symptôme d'un « plafond de verre symbolique », au-delà du « plafond de verre » (hiérarchique), à travers les visions du monde de femmes cadres supérieures et dirigeantes. Par le biais du découplage potentiel entre les vécus hétéronomes de ces femmes et les pratiques managériales des trois entreprises observées, ce travail analyse également les raisons latentes de cette persistance, ainsi que la manière dont la protestation ou l'adaptation à ces situations de malaise, vécues par ces femmes, peuvent se manifester au sein des institutions. Trois hypothèses guident l'explication : vécu corporel, dimension culturelle et auto-plafonnement (autolimitation). Mobilisant une démarche phénoménologique, parfois avec des traits s'apparentant à une démarche praxéologique, cette recherche combine plusieurs types de matériaux et d'approches théoriques nourris par différentes disciplines. Les résultats montrent que, nonobstant l'enthousiasme égalitaire mis en avant par les entreprises analysées, elles semblent davantage préposées à améliorer leur image publique qu'à apporter des changements substantiels. La structure n'a pas véritablement changé malgré ce « maquillage politique » : ce sont les femmes qui se sont adaptées, en adhérant à la mobilisation de leur subjectivité et en acceptant de se conformer à la « neutralité masculine ». Si elles se sont appropriées hiérarchiquement du pouvoir, elles continuent cependant symboliquement à le subir, à travers notamment un processus d' « empowerment par procuration ». Alimentée par divers facteurs, la persistance d'un malaise professionnel bride les femmes cadres supérieures et dirigeantes dans une double contingence : à la fois capitaliste « cage d'acier » et patriarcale « corset invisible ». Dans cette situation professionnelle, pétrie de contraintes, de « shaming patriarcal » et d'autorisations de comportements sexistes accordées par la structure via un « pass misogyne », ces femmes se retrouvent coincées dans un mode de vie solidement établi, qu'elles ont consciemment créé et qui est conforme à la raison instrumentale qu'elles ont désirée. Elles n'ont pas d'autres possibilités que de s'adapter, en ayant recours à un « gender patchworking identitaire ». Quatre visions du monde découlent de cette adaptation : Caméléon, Ladyboss, Olympe et Cosette
This thesis examines the persistence of a professional malaise, symptomatic of a "symbolic glass ceiling", over and above the (hierarchical) "glass ceiling", through the worldviews of female senior managers and executives. Through the potential decoupling between the heteronomous experiences of these women and the managerial practices of the three companies observed, this work also analyses the latent reasons for this persistence, as well as the way in which protest against or adaptation to these situations of malaise, experienced by these women, may manifest themselves within the institutions. This thesis examins three hypotheses: bodily experience, cultural dimension, and self-ceiling (self-restraint). Using a phenomenological approach, sometimes with features resembling a praxeological approach, this research combines several types of material and theoretical approaches cultivated by different disciplines. Notwithstanding the egalitarian enthusiasm put forward by the companies analysed, the results show that the companies seem to focus more on improving their public image than to bring about substantial change. The structure has not really changed "political make-up". In fact, it is the women who have adapted, by adhering to the mobilisation of their subjectivity and accepting a mould of "masculine neutrality". Hierarchically they have appropriated power, but symbolically they continue to be subjected to these standards, notably through a process of "empowerment by proxy". Fuelled by a variety of factors, the persistence of a professional malaise traps female senior managers and executives in a double contingency; a capitalist "steel cage" and a patriarchal "invisible corset". In this professional situation, full of constraints and 'patriarchal shaming' as well as authorisations for sexist behaviour, granted by a "misogynist pass", these women find themselves trapped in a firmly established lifestyle, which they have consciously created, and which conforms to the instrumental reason they so desired. They have no choice but to conform, by resorting to "gender patchworking identity". Four worldviews emerge from this adaptation: Caméléon, Ladyboss, Olympe and Cosette
Questa tesi di dottorato esamina la persistenza di un malessere professionale, sintomatico di un "soffitto di vetro simbolico", al di là del "soffitto di vetro" (gerarchico), attraverso le visioni del mondo delle donne senior manager e dirigenti. Attraverso il potenziale disaccoppiamento tra le esperienze eteronome di queste donne e le pratiche manageriali delle tre aziende osservate, questo lavoro analizza anche le ragioni latenti di questa persistenza, nonché il modo in cui la protesta o l'adattamento a queste situazioni di malessere, vissute da queste donne, possono manifestarsi all'interno delle aziende. Tre ipotesi guidano la spiegazione: l'esperienza corporea, la dimensione culturale e l'autosoffitto (l'auto-limitazione). I risultati mostrano che, nonostante l'entusiasmo egualitario introdotto dalle aziende analizzate, questo sembra servire più a migliorare la loro immagine pubblica che a produrre un cambiamento sostanziale. La struttura non ha realmente cambiato "trucco politico", sono le donne che si sono adattate aderendo alla mobilitazione della loro e accettando uno stampo di "neutralità maschile". Si sono appropriate del potere gerarchico, ma simbolicamente continuano a subirlo, attraverso un processo di "empowerment per procura". Alimentata da una serie di fattori, la persistenza di un malessere professionale intrappola le donne dirigenti e manager in una doppia contingenza: la "gabbia d'acciaio" capitalista e il "corsetto invisibile" patriarcale in questa situazione professionale, piena di vincoli e di "shaming patriarcale" e di autorizzazioni a comportamenti sessisti, concessi dalla struttura attraverso un "pass misogino", queste donne si trovano intrappolate in uno stile di vita saldamente stabilito, che hanno consapevolmente creato e che si conforma alla ragione strumentale che hanno desiderato, non hanno altra scelta che adattarsi, ricorrendo al "gender patchworking d'identità". Da questo adattamento emergono quattro visioni del mondo: Caméléon, Ladyboss, Olympe e Cosette
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