Littérature scientifique sur le sujet « Disturbi funzionali del movimento »

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Articles de revues sur le sujet "Disturbi funzionali del movimento"

1

Andreetta, Sara, et Andrea Marini. « Narrative assessment in patients with communicative disorders ». Travaux neuchâtelois de linguistique, no 60 (1 janvier 2014) : 69–84. http://dx.doi.org/10.26034/tranel.2014.3033.

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Résumé :
Di recente numerosi studi hanno dimostrato che i tradizionali test per la valutazione dei disturbi linguistici in pazienti con afasia non sono completamente sufficienti a determinarne le reali competenze comunicative e linguistiche. Di conseguenza, tanto nella ricerca quanto nella pratica clinica si stanno affermando nuovi approcci per valutare queste abilità. Tra questi, l'analisi del loro eloquio spontaneo riveste un'importanza cruciale per il suo alto valore ecologico e la possibilità di esaminare contemporaneamente aspetti strutturali e funzionali del linguaggio. Il presente articolo descrive nel dettaglio una delle tecniche di analisi dell'eloquio narrativo che negli ultimi anni si sta affermando sia nella ricerca che nella pratica clinica. Si tratta di una metodologia per la Valutazione Multilivello dell'Eloquio Narrativo prodotto da pazienti con disturbi del linguaggio (cfr. Marini e coll., 2011). Questa metodologia si basa sull'analisi dei livelli di produttività linguistica, di elaborazione lessicale e grammaticale, di organizzazione narrativa e dei livelli di informatività raggiunti dal paziente. Questa metodologia è stata applicata con successo a numerosi tipi di disturbi, tanto in età adulta (ad es. afasie fluenti e non fluenti, traumi cranici, schizofrenia, demenza di Alzheimer) quanto in età evolutiva (ad es. Disturbi Specifici del Linguaggio, Sindromi di Down e di Williams, Disturbi dello Spettro Autistico).
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Tricomi, Giovanni. « I disturbi del movimento in età pediatrica ». QUADERNI ACP 28, no 1 (2021) : 3–15. http://dx.doi.org/10.53141/qacp.2021.3-15.

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De Benedittis, Giuseppe. « Ipnobioma : una nuova frontiera dell'ipnositerapia ? Uno studio pilota e una revisione della letteratura ». IPNOSI, no 2 (janvier 2022) : 5–25. http://dx.doi.org/10.3280/ipn2021-002001.

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Résumé :
Una crescente evidenza suggerisce che l'asse intestino-cervello possa svolgere un ruolo chiave nelle condizioni di salute e malattia attraverso una rete di comuni-cazioni bidirezionali che coinvolge percorsi neurali e immunoendocrini. Questa complessa interazione influenza profondamente sia il microbiota intestinale che il comportamento del cervello. La disbiosi del patobioma intestinale è rilevante per la patogenesi di disturbi gastrointestinali funzionali, sindromi dolorose croniche, disturbi neurologici e mentali. Di conseguenza, il targeting del microbiota intestina-le sta emergendo come una nuova, efficace prospettiva terapeutica. Tra le molte opzioni di trattamento, gli interventi psicologici, inclusa l'ipnosi, sono stati utilizzati per modulare lo Psicobioma e il suo analogo ipnotico, l'Ipnobioma. Oltre a una revisione della letteratura recente, viene riportato uno studio pilota su una paziente con Sindrome del colon irritabile (IBS) trattata con successo con ipnosi simil-quantica. L'esito positivo del trattamento è stato associato a una significativa di-minuzione di taxa microbici patologici concomitante con un aumento di taxa fi-siologici. Questi risultati preliminari suggeriscono che l'Ipnobioma può rappresentare una nuova promettente frontiera dell'ipnositerapia.
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Catalucci, A., M. Gallucci, E. Scarnati, M. Bonamini, O. Gagliardo, G. Cardone, G. B. Minio Paluello et M. Castrucci. « Alterazioni corticali parietali nei disturbi del movimento : Evidenze in RM ». Rivista di Neuroradiologia 10, no 2_suppl (octobre 1997) : 63–65. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s223.

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Résumé :
Aim of our study is to present the findings of parietal cortex alterations in patients affected by movement disorders. We observed 4 patients with movement disorders (3 parkinsonian syndromes, I diffuse dystonia) and MR evidence of cortical alterations, without additional cerebral lesions. MR was performed with a 0.5T unit, SE T1-w, TSE T2-w, and Turbo Fluid Attenuated Inversion Recovery (T-FLAIR) sequences on axial and coronal planes, contiguous slices and 5 mm slice thickness. In the parkinsonian patients, parietal atrophy was observed in 2 cases and fronto-parietal atrophy in I case; in all cases T-FLAIR sequences showed bilateral parietal cortex signal alteration. The patient with diffuse dystonia presented severe bilateral parietal atrophy with bilateral fronto-parietal signal alteration. Our findings are strongly suggestive for cortico-basal degeneration. The evidence of signal alteration within the cortex suggests a primary pathogenetic involvement of cortico-basal pathways.
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Baraldi, P., CA Porro, M. Serafini, G. Pagnoni, G. Crisi, G. P. Basso, V. Cettolo et P. Nichelli. « Aree corticali di rappresentazione bilaterale dei movimenti della mano ». Rivista di Neuroradiologia 13, no 1 (février 2000) : 111–16. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300120.

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Résumé :
Gli studi funzionali con PET e fMRI hanno dimostrato zone di attivazione nella corteccia motorio-sensoriale primaria ipsilaterale, che appare spazialmente più estesa nell'emisfero dominante durante il movimento delle dita. Questo studio analizza la presenza e la distribuzione spaziale controlaterale, bilaterale ed ipsilaterale della rappresentazione motoria di entrambi gli emisferi con RM ecoplanare. L'esame RM funzionale ha dimostrato differenti popolazioni neuronali con caratteristiche funzioni specifiche in zone anatomicamente definite. Non si è osservata rappresentazione del movimento puramente monolaterale; la componente ipsilaterale di attivazione corticale sembra riflettere una popolazione neuronale attivata durante movimenti sia della mano destra che sinistra, con estensione maggiore nell'emisfero dominante. Questa popolazione bilaterale è presumibilmente coinvolta nella pianificazione del movimento. Una popolazione secondaria, attivata solo durante il movimento controlaterale, è stata identificata in entrambi gli emisferi nella porzione posteriore del giro precentrale, probabilmente in corrispondenza dell'area motoria primaria.
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Popovski, V., A. Benedetti, D. Popovic-Monevska, A. Grcev, A. Stamatoski et J. Zhivadinovik. « Spinal accessory nerve preservation in modified neck dissections : surgical and functional outcomes ». Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no 5 (octobre 2017) : 368–74. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-844.

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Résumé :
Durante la chirurgia del collo, ci si imbatte frequentemente nel nervo accessorio spinale (SAN) o XI nervo cranico che, pertanto, è a rischio di lesione iatrogena con conseguente “sindrome della spalla”. La dissezione del collo modificata con preservazione del SAN è basata sull’intento di minimizzare le deformità funzionali causate dalla sezione dell’undicesimo nervo. L’obiettivo di questo studio è quello di descrivere le varianti intraoperatorie del nervo accessorio spinale e valutare la disfunzione della spalla nel postoperatorio. Lo studio osservazionale trasversale è stato creato analizzando retrospettivamente 165 pazienti consecutivi che sono stati sottoposti a dissezione del collo presso il nostro istituto negli ultimi 5 anni, ponendo particolare attenzione ai reperti preoperatori derivanti da ecografia e risonanza magnetica, al tipo di dissezione del collo, al tipo di identificazione e dissezione del SAN, ai dati postoperatori di morbilità e sopravvivenza. La più sicura identificazione del SAN avviene nel triangolo posteriore del collo, dove potrebbe essere riconosciuto in quanto emerge dal margine posteriore del muscolo sternocleidomastoideo, a livello del cosiddetto punto di Erb. Per un corretto planning preoperatorio, ecografia e risonanza magnetica sono superiori nel determinare l’esatta posizione dell’undicesimo nervo cranico. La distanza media tra il nervo grande auricolare e il SAN è stata di circa 0,90 cm. La lunghezza media del tronco nervoso dal punto di Erb fino al punto in cui esso penetra nel muscolo trapezio è stata di circa 5,1 cm, con un range da 4,8 e 5,4 cm. La diversità nel decorso dal bordo posteriore dello muscolo sternocleidomastoideo attraverso il triangolo posteriore del collo è stata riscontrata in 9 casi (15%), soprattutto a livello dell’ingresso nel triangolo posteriore del collo. La frequenza di lesione postoperatoria del SAN è stata del 46,7% per le dissezioni radicali del collo, del 42,5% per le dissezioni selettive, e del 25% per le dissezioni modificate. Per ciascun tipo di svuotamento, sono stati inclusi differenti sottotipi. L’identificazione del SAN, step fondamentale nella chirurgia del collo, è assolutamente dipendente da un corretto studio preoperatorio attraverso la diagnostica per immagini. La dissezione del collo modificata ha percentuali di controllo regionale simili a quelle di operazioni più demolitive in pazienti accuratamente selezionati, e riduce significativamente il rischio di disturbi funzionali.
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Caravaggi, Lucina. « Disconnessioni e infrastrutture di paesaggio ». CRIOS, no 19 (mai 2021) : 20–33. http://dx.doi.org/10.3280/crios2020-019003.

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Résumé :
"Roma in movimento" è il titolo di una recente ricerca dedicata al rapporto tra le forme di prigionia urbana e la difficoltà di spostarsi nella città metropolitana di Roma. L'osservazione ravvicinata dello spazio urbanizzato intorno e oltre il GRA conferma che diverse forme di urbanizzazione contemporanea sono riconducibili non solo a nuove specie di insediamenti ma all'insieme di correlazioni ecologiche e servizi funzionali che ne permettono la sopravvivenza. L'ipotesi di lavoro sinteticamente delineata in questo testo è centrata sul concetto di infrastrutture flessibili declinate come nuove ‘infrastrut¬ture di paesaggio' a partire proprio dai temi dello spostamento sostenibile, motore della possibile riattivazione di vasti preziosi paesaggi marginali. L'ipotesi interpretativa indaga alcune categorie del progetto paesaggistico connesse al ‘movimento' (continuità, inter¬sezione e interazione) attraverso cui dare corpo a una nuova rete di spazi e collegamen¬ti verdi al servizio degli spostamenti alternativi alle auto, capaci di favorire nuove forme di accesso democratico alla città.
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Frazzitta, Giuseppe. « La malattia di Parkinson : fi siopatologia, cure farmacologiche, multidisciplinarietà ». PNEI REVIEW, no 2 (novembre 2022) : 9–19. http://dx.doi.org/10.3280/pnei2022-002002.

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Résumé :
I Parkinsonismi sono un gruppo di disturbi del movimento classificate in forme secondarie e degenerative. La malattia di Parkinson è una forma degenerativa di Parkinsonismo dovuta alla degenerazione della sostanza nigra e alla perdita dei suoi neuroni dopaminergici. La dopamina da essi prodotta ha una funzione di modulazione dell'attività dei nuclei della base. La perdita di tale modulazione porta a una riduzione del movimento con aumento della rigidità, lentezza e parziale perdita di alcuni movimenti automatici: i riflessi posturali, la deambu- lazione e il pendolarismo. La L-Dopa a partire dalla fine degli anni '60 del Novecento ha permesso di curare questi pazienti con miglioramento della rigidità e della lentezza. La breve emivita di questo farmaco ha richiesto lo sviluppo di altre molecole che ne permettessero il prolungamento dell'azione. Purtroppo non sempre tali nuovi farmaci sono risultati efficaci o hanno causato importanti effetti collaterali. La riabilitazione si è rivelata essere efficace nel migliorare gli aspetti motori della malattia e nel migliorare la qualità di vita dei pazienti. Per tale ragione un approccio multidisciplinare e integrato è adesso consigliato come miglior trattamento dei pazienti con malattia di Parkinson.
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Sequenza, M. J., M. R. Loi, F. Londrino, P. Sale, S. Andrulli, A. Noce, O. Durante et al. « Sicurezza nella scelta dell'Inibitore di Pompa Protonica nel nefropatico cronico ». Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 24, no 3 (26 janvier 2018) : 11–15. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2012.1152.

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Résumé :
Il paziente nefropatico cronico facilmente presenta alterazioni morfologiche e funzionali dell'apparato gastroenterico. I segni più comuni e precoci nella sindrome uremica cronica sono rappresentati dai disturbi gastrointestinali. Da alcuni decenni abbiamo a disposizione dei farmaci con potente azione inibente la secrezione acida gastrica: gli inibitori di pompa protonica (IPP) hanno una struttura chimica affine, uno stesso meccanismo d'azione e sono molto importanti per il trattamento delle patologie acido correlate, per l'eradicazione dell'Helicobacter Pylori, per la prevenzione e la cura della gastropatia da farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS). Somministriamo ai nostri pazienti questa classe di farmaci, con terapie che continuano nel tempo, nonostante la risoluzione della malattia (gastroprotezione). Ma gli IPP possono essere utilizzati indistintamente nei nefropatici cronici oppure sarebbe utile conoscere il profilo del farmaco per una corretta scelta? In questo articolo si argomenta che i loro effetti collaterali non sono molto rilevanti e sono abbastanza simili: il loro impiego nel lungo termine è sicuro. La potenza e l'efficacia dei vari IPP, dall'analisi comparativa dei vari trial clinici, risulta essere molto simile sulla base dei milligrammi di sostanza utilizzata. L'unica eccezione illustrata in questo lavoro è rappresentata da 6 pazienti in emodialisi, trattati con lansoprazolo (15 mg), che presentavano gastriti e ulcere peptiche complicate da gravi episodi di ematemesi e melena con conseguente anemia. Tutti gli IPP hanno dimostrato un'efficacia clinica sovrapponibile, tuttavia vanno valutati di volta in volta i vantaggi (relativi) di ciascun IPP. I criteri di scelta di un IPP sembrano basati, principalmente sulle indicazioni autorizzate, sulle formulazioni disponibili, sul profilo di sicurezza del farmaco.
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Corriero, Michele, et Antonio Ascione. « L'Esercizio Fisico tra Scuola Inclusiva e ADHD : un Protocollo Pedagogico-Motorio Sperimentale ». EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, no 2 (décembre 2022) : 341–54. http://dx.doi.org/10.3280/ess2-2022oa14910.

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Résumé :
Nell'inclusione del discente con deficit di disturbo dell'attenzione da iperattività (ADHD) l'esercizio fisico ha un ruolo di primaria importanza. La maggior parte della letteratura scientifica sostiene che gli effetti dell'attività fisica, del movimento e dello sport agiscono sulla riduzione dei sintomi principali dell'ADHD, apportando altresì miglioramenti anche nelle funzioni esecutive. Lo scopo di questo studio è stato quello di valutare il miglioramento dell'inclusione degli alunnni con ADHD nel contesto scolastico, in seguito allo svolgimento di esercizi aerobici. Sono stati considerati dieci studenti con diagnosi dell'ADHD. La loro età variava dagli otto agli undici anni. Questi sono stati divisi casualmente in due uguali gruppi. Il gruppo che ha svolto gli esercizi ha eseguito dieci settimane di programma di attività aerobica, tre sessioni a settimana (nelle prime due settimane la sessione è durata circa 40 minuti e nelle ultime otto settimane la sessione è stata estesa a 50 minuti). È stata utilizzata la scala di valutazione del comportamento degli studenti prima di iniziare e dopo la fine delle dieci settimane del programma di esercizi. I risultati del gruppo di studenti che ha svolto gli esercizi aerobici ha rivelato un miglioramento significativo in tre delle cinque voci coinvolte nella scala (attenzione, capacità motorie e comportamento in classe) con p < 0,05 mentre non vi è stato alcun miglioramento nel gruppo di controllo (p> 0,05).  Si può quindi concludere che un programma di esercizi aerobici regolari correttamente proposto a scuola genera degli effetti positivi sulla sintomatologia dell'ADHD, incidendo, quindi, positivamente sullo stato psico-fisico dei discenti.
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Thèses sur le sujet "Disturbi funzionali del movimento"

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Gianferrari, Filippo. « Analisi sperimentale su sensori inerziali per l'analisi del movimento : disturbi magnetici e strumenti di calibrazione ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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L’attività svolta nasce dalla necessità di comprendere nel dettaglio tutti i fenomeni magnetici ed elettromagnetici che creano disturbi e mal funzionamenti nel prodotto finale. L’obbiettivo prefissato consiste nell’individuare le cause di tali eventi e proporre soluzioni per ridurli o eliminarli totalmente. Il lavoro svolto consiste nello studio del funzionamento dei sensori inerziali utilizzati, nella definizione delle componenti che generano campi magnetici, nell’elaborazione di una metodologia di raccolta dati e nella progettazione di strumenti di analisi efficaci. I risultati ottenuti hanno portato al raggiungimento dell’obbiettivo primario ma hanno evidenziato carenze nella strumentazione utilizzabile per effettuare test o analisi sperimentali. Per colmare tali mancanze è stato progettato un dispositivo di calibrazione seguendo i vincoli imposti dall’ azienda per soddisfare al meglio le richieste dei futuri utilizzatori.
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D'ANGELO, VINCENZA. « Alterazione della fosfodiesterasi 1B nei neuroni striatali di ratto dopo denervazione dopaminergica : possibile ruolo nei disturbi del movimento ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2008. http://hdl.handle.net/2108/436.

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Résumé :
Nel modello sperimentale di malattia di Parkinson con 6-hydroxidopamine (6-OHDA) assistiamo ad un incremento della Fosfodiesterasi 1B ( PDE1B) mRNA associato ad un aumento della proteina PDE1B nello striato ratto. L’obbiettivo della ricerca era capire l’espressione funzionale della PDE1B nei diversi sottotipi di neuroni striatali: neuroni medi di proiezione ed interneuroni. Abbiamo indagato, tramite la doppia marcatura con anticorpi, la localizzazione della PDE1B con Calbindina (CALB) per i neuroni di proiezione e con la Cholina Acetyltrasferasi (ChAT), Parvalbumina ( PV) e Ossido nitrico sintetasi (NOS) per gli interneuroni. Lo studio si avvaleva di tecniche di microscopia confocale (CLSM) e della comparazione tra lo striato del lato di controllo e lo striato del lato leso con 6- OHDA. L’immunoreattivita della PDE1B aumentava nel lato leso ma dalla colocalizzazione con la CALB emergeva una diminuizione di cellule CALB+ (58,7% del lato sano contro 37% lato leso) come conseguenza della lesione. La colocalizzazione con gli interneuroni ChAT, PV, NOS risultava invariata nei due lati. Questi risultati lasciano pensare ad una impatto particolare che la deafferentazione dopaminergica ha sui neuroni striatali di proiezione che aumentano il loro contenuto in PDE1B. L’aumento della PDE1B puo’ spiegare alcuni nuovi aspetti della patogenesi di malattie neurodegenerative dei gangli della base.
In the 6-hydroxydopamine (6-OHDA) model of Parkinsonism, up-regulation of phosphodiesterase (PDE) 1B mRNA occurs in striatal neurons, associated with increased expression of PDE1B immunoreactivity. Our aim was to assess the functional expression of PDE1B in different subtypes of striatal neurons. We have investigated the co-localization of PDE1B in calbindin-positive projection neurons or CHAT-, PV-, and NOS-positive interneurons. Standard confocal microscopy techniques were performed, comparing lesioned vs. unlesioned striatum. PDE1B immunoreactivity increased in a sub-population of unidentified striatal neurons, but a significant decrease of PDE1B-positive calbindin co-localizing neurons emerged (from 63 to 37%) as a consequence of 6-OHDA lesion. At odds with this data, PDE1B co-localization resulted unchanged in CHAT-, PV- and NOS-positive interneurons. These preliminary results confirm that dopamine deprivation has a peculiar impact on the expression of PDE1B in different striatal cell types. Further analysis of double label immunofluorescence is in course to identify the sub-population of striatal neurons carrying on the increased expression of PDE1B in dopamine denervated striatal neurons. Increased of PDE1B may explain some new aspects of pathogenesis of degenerative basal ganglia disease.
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Graziano, Francesco. « Valutazione di Sistemi di Cattura del Movimento per Applicazioni di Robotica Collaborativa ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Résumé :
L’industria manifatturiera è sempre più caratterizzata da operazioni per le quali è richiesta la stretta interazione di uomo e robot collaborativi, implicando allo stesso tempo nuove tipologie di rischio per i lavoratori. La sicurezza può essere però garantita grazie al tracciamento del moto corporeo dei lavoratori rispetto al robot per mezzo di Unità di Misura Inerziale (IMU), monitorando la corretta interazione tra uomo e macchina. In questa trattazione ci siamo occupati di sviluppare la tematica del tracciamento del moto, approfondendo le problematiche comuni delle IMU, essendo una tecnologia particolarmente sensibile alle interferenze elettromagnetiche generate dal funzionamento dei robot. Diversi metodi sono stati messi a confronto, con l’obbiettivo di identificare una soluzione ideale in ambiente soggetto a perturbazioni elettromagnetiche. Per evidenziarne l’influenza lo studio è stato effettuato a partire da un set di registrazioni dei movimenti di un operatore effettuate tramite uno strumento commerciale di navigazione inerziale, Xsens MVN, in tre diverse condizioni di disturbo elettromagnetico. La prima registrazione è stata effettuata in assenza di perturbazioni, la seconda e la terza in presenza di un robot collaborativo funzionante. Uno strumento ottico di tracciamento del moto, Vicon, è stato usato come riferimento per valutare le misure effettuate. I metodi di tracciamento selezionati che implementano al loro interno un filtro di Kalman si sono dimostrati più performanti, ma inadeguati per il compito prestabilito in quanto soggetti a deriva dell’orientamento. Potenziali sviluppi futuri sono stati individuati in tecniche di calibrazione più precise e nell’inserimento di una stima della perturbazione elettromagnetica all’interno dello spazio di stato del filtro di Kalman.
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BOMBIERI, Federica. « Il senso dell'azione e dell'apparenza corporea nei disturbi funzionali del movimento ». Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11562/961774.

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Résumé :
Functional Movement Disorders (FMD) are part of the spectrum of functional neurological disorders. Recent research findings implicate three key processes in the pathophysiology of FMD: abnormal attentional focus; abnormal beliefs and expectations; and abnormalities in sense of agency (SoA). These three processes have been combined in a recent neurobiological model of FMD, suggesting that abnormal predictions related to movement are triggered by abnormally focused attention; the resulting movement is generated without the normal sense of agency that accompanies voluntary movement, being the FMD itself felt as involuntary. This gap might be related to altered self-recognition of bodily actions that consists of two fundamental components: the sense of agency (SoA), that is the subjective experience of being in control of own actions and the sense of body ownership (SoBo), that is the feeling of the body as part of the self. Here we investigated whether SoA, SoBo and their relationship are altered in FMD. Differently from previous studies on the implicit component of SoA, we focused on the explicit component of SoA, which more closely resembles the clinically described lack of explicit control of the motor symptom in FMD. With the use of an ad-hoc paradigm (Kalchert e Ehrsson, 2012), based on the rubber hand illusion (RHI). To this porpuse, the first step was to build up a suitable task and test it in. Experiment 1: 13 young participants. We applied three different conditions: active synchronous condition, passive congruent condition and control condition. Namely, subjects gave higher scores to ownership and agency after synchronous than asynchronous movements in the active condition. Moreover we found higher scores of agency after active compared to passive movements. With regards to the proprioceptive drift, however, the data were not clear. Moreover, we realized that there was no way to separate agency from ownership. In particular, there was no 8 condition in which there was only agency without ownership. We decided to add a condition in which the artificial hand was rotated 180° and therefore in an incongruent position with respect to the subject’s own hand. This creates a sense of agency, but since the two hands are in an incongruent position, the sense of body ownership is not induced. Experiment 2: we applying the paradigm with this additional condition to 24 healthy subjects, we confirmed the previous results and we were also able to separate agency from ownership. Experiment 3: in order to test if the task could be executed also by 4 patients with essential tremor, we recruited and we found that they were able to perform the task, they appeared to have a pattern similar to controls. Experiment 4: twenty-one patients with diagnosis of FMD. The results showed that: synchronous movements determined a strong sense of agency and ownership; passive movements suppressed agency but not ownership; the anatomically implausible position of the rubber hand eliminated ownership but not agency; asynchronous movements abolished both agency and ownership. This pattern of responses suggesting that FMD patients maintain an explicit sense of agency for normal voluntary movements and that the sense of body ownership is preserved. The latter finding is in line with a previous study using the static RHI.
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PAULETTI, CATERINA. « Orienting attentivo nei disturbi del movimento : approccio psicofisiologico ». Doctoral thesis, 2012. http://hdl.handle.net/11573/917943.

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