Littérature scientifique sur le sujet « Disfunzione renale »

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Articles de revues sur le sujet "Disfunzione renale"

1

Distefano, Giulio, Luca Zanoli, Luca Di Lullo, Antonio Basile et Antonio Granata. « Bifosfonati e disfunzione renale ». Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 30, no 3-4 (14 février 2019) : 194–203. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2018.598.

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2

Distefano, Giulio, Luca Zanoli, Luca Di Lullo, Antonio Basile et Antonio Granata. « Bifosfonati e disfunzione renale ». Giornale di Tecniche Nefrologiche e Dialitiche 30, no 3-4 (septembre 2018) : 194–203. http://dx.doi.org/10.1177/0394936218823508.

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3

Rivera, Rodolfo F., Costanza Casati, Paolo Vercelloni, Antonio De Pascalis, Fulvio Floccari, Alberto Santoboni et Luca Di Lullo. « Anomalie cardiovascolari in pazienti con malattia renale policistica autosomica dominante ». Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 26, no 4 (26 novembre 2014) : 389–97. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2014.948.

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Résumé :
La malattia autosomica dominante policistica renale (ADPKD) è la malattia genetica più comune in nefrologia. Due geni sono stati implicati nello sviluppo della malattia: PKD1 sul cromosoma 16 (85%) e PKD2 sul cromosoma 4 (15%). La ADPKD è clinicamente caratterizzata da coinvolgimento renale ed extrarenale espresso con la comparsa di manifestazioni cistiche e non cistiche. Dal momento che le complicanze cardiovascolari sono la principale causa di morbilità e mortalità, questa revisione si propone di analizzare il coinvolgimento cardiaco e vascolare in ADPKD. L'ipertensione è uno dei sintomi più frequenti e comune e si verifica in circa il 60% dei pazienti prima della comparsa di disfunzione renale. L'effetto dell'ipertensione sulla progressione verso stadi terminali della malattia renale, rende tale fattore di rischio uno dei più importanti e potenzialmente trattabili in ADPKD. L'ipertrofia ventricolare sinistra, spesso rilevata in questi pazienti, rappresenta un altro importante fattore di rischio indipendente per morbilità e mortalità cardiovascolare nella ADPKD. Altre anomalie come la disfunzione diastolica biventricolare, la disfunzione endoteliale e l'aumento dello spessore intima-media carotideo sono presenti anche in giovani pazienti con ADPKD con normale pressione sanguigna e la funzione renale ben conservata. Gli aneurismi intracranici, quelli extracranici e i difetti valvolari cardiaci sono altre manifestazioni cardiovascolari di comune riscontro nei pazienti con ADPKD. Il trattamento precoce dell'ipertensione mediante l'uso di agenti bloccanti del sistema renina-angiotensina-aldosterone potrebbe svolgere un effetto nefroprotettivo e ridurre l'insorgenza di complicanze cardiovascolari nei pazienti con ADPKD.
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Floccari, Fulvio, Rodolfo Rivera, Moreno Malaguti, Alberto Santoboni, Vincenzo Barbera et Luca Di Lullo. « La malattia di Fabry : una sindrome cardio-renale da malattia sistemica ». Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no 1 (3 novembre 2013) : 59–63. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1005.

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Résumé :
La malattia di Fabry è una disfunzione lisosomiale ereditaria, nella quale l'accumulo cronico di globotriaosilceramide (Gb3) induce danno d'organo renale, cardiaco e neurologico. Trasmessa attraverso il cromosoma X, ha un'incidenza stimata che va da un caso ogni 55000 maschi nati vivi sino a uno ogni 3100. La terapia enzimatica sostitutiva si propone come trattamento di elezione di tale patologia, capace di modificarne la storia clinica in maniera sostanziale. Questa review si propone come uno stimolo a guardare con occhi da “cardionefrologi” a questa sindrome cardio-renale sistemica. (Cardionephrology)
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5

Di Lullo, Luca, Fulvio Floccari, Rodolfo Rivera, Antonio De Pascalis, Vincenzo Barbera, Moreno Malaguti et Alberto Santoboni. « L'ipertrofia ventricolare sinistra nei pazienti affetti da malattia renale cronica ». Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 26, no 3 (9 octobre 2014) : 281–89. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2014.921.

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Résumé :
La patologia cardiovascolare rappresenta la principale causa di mortalità e morbidità nei pazienti affetti da malattia renale cronica (CKD) e malattia renale cronica terminale (ESRD). La patogenesi della malattia cardiovascolare in corso di nefropatia è multifattoriale e coinvolge fattori di rischio tradizionali e fattori di rischio collegati alla malattia renale. Come ormai universalmente accettato, l'interessamento cardiaco in corso di malattia renale cronica rientra nella cosiddetta Sindrome cardio-renale di tipo 4, la cosiddetta cardiopatia uremica caratterizzata, in primo luogo, dalla presenza di ipertrofia ventricolare sinistra, disfunzione sistodiastolica del ventricolo sinistro e, negli stadi terminali, scompenso cardiaco congestizio e cardiomiopatia dilatativa. La diagnosi di ipertrofia ventricolare sinistra (IVS) è affidata da un lato alle tecniche ecocardiografiche 2D e 3D e, dall'altra, a tecniche di imaging più sofisticate, come la risonanza magnetica cardiaca (CMRI). Scopo della review è quello di effettuare un excursus riguardante l'epidemiologia, la fisiopatologia e la diagnosi dell'ipertrofia ventricolare sinistra nei pazienti affetti da malattia renale cronica. (Cardionephrology)
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6

Di Lullo, L., F. Floccari, R. Rivera, V. Barbera, R. Faiola, C. Feliziani, A. Granata et al. « Bio-marcatori e malattia cardio-renale : significato clinico e prognostico ». Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 24, no 4 (26 janvier 2018) : 69–76. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2012.1177.

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Résumé :
La sindrome cardio-renale (SCR) è una sindrome clinica ben nota, che descrive tanto gli effetti negativi dell'insufficienza renale sull'equilibrio cardio-circolatorio quanto quelli dell'insufficienza cardiaca sulla funzione renale. Molti autori hanno studiato l'utilità di marcatori sierologici ai fini dell'identificazione e del monitoraggio ambulatoriale delle varie forme di questa sindrome. L'analisi dei livelli sierici dei peptidi natriuretici è, al momento, quella maggiormente utilizzata, in quanto essi stessi non sono solo direttamente associati alla gravità delhinsufficienza cardiaca, ma anche capaci di rilevare precocemente la disfunzione renale, certamente prima che sia possible osservare un incremento nei livelli sierici di creatinina. NGAL, cistatina C, NAG, KIM-1 e IL-18 rappresentano interessanti biomarcatori per la diagnosi precoce di danno renale acuto (AKI), e quindi per la diagnosi precoce delle forme renocardiache acute, mentre il loro utilizzo in altre forme di SCR non appare codificato. Al contrario, la valutazione di KIM-1 e IL-18 sembra più utile per cercare una diagnostica differenziale tra forme diverse di insufficienza renale acuta. (Cardionephrology)
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Gernone, Giuseppe, Francesco Papagno, Vito Pepe et Francesco Soleti. « Insufficienza renale acuta del postpartum : una diagnosi complessa ? » Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no 1 (3 novembre 2013) : 26–31. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.998.

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Résumé :
La diagnosi differenziale nei casi d'insufficienza renale acuta del postpartum associata ad anemia emolitica microangiopatica e trombocitopenia, include, tra le altre: pre-clampsia grave/eclampsia, grave eclampsia, la sindrome HELLP (Hemolysis, Elevated Liver enzyme, Low Platelet), la acute fatty liver of pregnancy (AFLP), la porpora trombotica trombocitopenica/sindrome emolitico-uremica associata alla gravidanza (TTP/aHUS), esordio acuto o flare di LES in gravidanza e la sindrome catastrofica da anticorpi antifosfolipidi (CAPS). Si tratta di condizioni potenzialmente pericolose per la vita data la presenza di disfunzione multiorgano. Il verificarsi di uno stato di ipercoagulabilità e la concentrazione decrescente di ADAMTS 13 in gravidanza e nel post-parto aumentano il rischio di sviluppare porpora trombotica trombocitopenica (TTP). Vi è però una notevole sovrapposizione riguardo la clinica ed i test di laboratorio tra queste condizioni, e quindi la diagnosi può essere un problema anche per clinici esperti. Tuttavia è importante stabilire un'accurata diagnosi poiché la gestione e le complicanze di tali sindromi possono essere differenti. Il caso presentato sottolinea la complessità connessa alla diagnosi differenziale dei quadri clinici che includono anemia emolitica microangiopatica e trombocitopenia connessi alla gravidanza ed il ruolo del plasma exchange nella loro gestione.
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Leopizzi, Tiziana, et Agnese Maria Fioretti. « I DOACs alla conquista della trombosi cancro-correlata : una sfida vinta. Review della letteratura ». CARDIOLOGIA AMBULATORIALE 30, no 2 (14 octobre 2021) : 107–17. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2021-2-3.

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Résumé :
l tromboembolismo venoso rappresenta una causa di elevata mortalità e morbilità nei pazienti oncologici; gli anticoagulanti iniettivi ed il warfarin presentano alcuni limiti, difficilmente superabili nella pratica clinica. I recenti trial sugli anticoagulanti orali diretti, in prevenzione primaria, secondaria e nel trattamento del tromboembolismo venoso nel paziente con cancro attivo hanno dimostrato che i DOACs sono una scelta terapeutica non solo sicura ed efficace, ma anche maneggevole. In un ambito clinico “challenging” a causa di concomitanti terapie antitumorali, cateteri venosi centrali, trombocitopenia, disfunzione epatica e renale, fragilità tissutale e frequenti procedure invasive che complessivamente concorrono a rendere i pazienti particolarmente suscettibili al tromboembolismo venoso, i DOACs aprono un nuovo scenario terapeutico molto promettente.
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Gassa, Alessandra Dalla, Simona Granata, Nadia Antonucci, Antonio Lupo et Gianluigi Zaza. « Fitoderivati e dieta mediterranea : armi naturali contro la disfunzione mitocondriale e la progressione del danno renale cronico ». Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 28, no 2 (17 février 2016) : 83–90. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2016.761.

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Thèses sur le sujet "Disfunzione renale"

1

Paratore, Annalaura. « Diagnosi precoce del danno da ischemia riperfusione e della disfunzione renale posttrapianto : ruolo della lipocalina associata alla gelatinasi neutrofila ». Doctoral thesis, Università di Catania, 2014. http://hdl.handle.net/10761/1597.

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Résumé :
L obiettivo principale della ricerca è stato quello di verificare: - l utilità di NGAL come marcatore precoce e indice predittivo di DGF nell immediato post trapianto e se l andamento di NGAL nella prima settimana dopo trapianto renale presenta specifiche correlazioni con l andamento del suddetto organo. - l utilità dell HO-1 sierico quale biomarker in grado di indicare il valore intrarenale dell HO-1 tenendo conto che l incremento intrarenale dell HO-1 presenta specifiche correlazioni con l insorgenza di danno renale acuto.
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2

GRASSELLI, CHIARA. « Biological conditions related to frailty and their effects on adult renal stem cells cultured as nephrospheres ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2022. http://hdl.handle.net/10281/360937.

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Résumé :
La fragilità è una sindrome geriatrica definita da un progressivo declino età-correlato di diverse facoltà fisiologiche, che si traduce in una ridotta funzionalità d’organo e in un’aumentata vulnerabilità in condizioni di stress. Fried e coll. propongono una definizione operativa delle fragilità. La letteratura riporta un’alta prevalenza di fragilità in individui affetti da insufficienza renale cronica. Tra questi soggetti, il rischio di sviluppare fragilità è aumentato di due/tre volte rispetto ai soggetti sani. Ad oggi, la definizione e la valutazione della fragilità in questi pazienti è ancora controversa. Tuttavia quello che si sa è che l’invecchiamento è un processo strettamente correlato alla ridotta capacità delle cellule staminali di auto-rinnovarsi e differenziarsi. Quest’alterazione delle funzioni delle cellule staminali può svolgere un ruolo chiave nella fisiopatologia delle malattie associate all’invecchiamento, inclusa la disfunzione renale. Il nostro gruppo ha identificato e isolato le cellule staminali renali adulte a partire da colture clonali di nefrosfere umane. All’interno di queste sono presenti cellule a diversa differenziazione e maturazione, tra queste anche le staminali identificate come PKHhigh/CD133+/CD24-, multipotenti e in grado di ripopolare scaffold renali decellularizzati. Date queste premesse l'obiettivo del progetto è valutare gli effetti di condizioni biologiche legate alla fragilità sul comportamento delle cellule staminali renali adulte umane e capire se tali condizioni sono in grado di esaurire il pool di cellule staminali e alterarne la funzione. In primo luogo abbiamo arruolato soggetti fragili, pre-fragili e non-fragili e giovani sani come controllo e raccolto i rispettivi plasmi e cellule mononucleate dal sangue periferico (PBMC). Sia nelle PBMC che nelle cellule staminali/progenitrici ematopoietiche circolanti abbiamo valutato il danno al DNA osservando una percentuale di cellule positive al danno statisticamente più alta nei pazienti fragili rispetto agli altri gruppi. Per valutare il reale effetto delle condizioni biologiche legate alla fragilità sulle proprietà delle RSC, le colture di NS, ottenute da nefrectomie, sono state trattate con il plasma dei soggetti arruolati. Abbiamo valutato dapprima le capacità di autorinnovamento delle cellule trattate e osserviamo una significativa diminuzione dell'efficienza di formazione della sfera, indice di autorinnovamento, nei soggetti fragili rispetto ai non fragili e ai giovani. Successivamente, abbiamo valutato il danno al DNA, i ROS intracellulari, la proliferazione e la vitalità nelle cellule staminali/progenitrici renali ottenute dopo la dissociazione delle NS. Non sono state evidenziate differenze nella vitalità e nella proliferazione cellulare tra i gruppi, mentre il danno al DNA e i ROS intracellulari sono aumentati nelle cellule delle NS trattate con plasma di anziani fragili rispetto a quelle trattate con gli altri plasmi. Ciò potrebbe indicare che la diminuzione della capacità di autorinnovamento nelle cellule trattate con il plasma di pazienti fragili e un aumento del danno al DNA e dei ROS intracellulari non sono correlati con la morte o la proliferazione cellulare, ma con un'elevata presenza di mediatori infiammatori e ROS nel plasma dei pazienti fragili. Per confermare questi dati abbiamo analizzato lo stress ossidativo e il profilo di 40 citochine infiammatorie nel plasma dei soggetti arruolati. Si ha un aumento dello stress ossidativo nel plasma dei soggetti fragili rispetto agli altri gruppi, così come un’aumentata presenza o l’esclusività di alcune citochine infiammatorie. Questi dati preliminari suggeriscono che esiste una combinazione di stress ossidativo e citochine pro-infiammatorie nel plasma di pazienti fragili che contribuiscono ad aumentare il danno al DNA e i ROS intracellulari alterando conseguentemente le caratteristiche di staminalità delle cellule delle NS.
Frailty is a geriatric syndrome that can be defined as an age-related progressive impairment of multiple physiological systems, resulting in a significantly reduced capacity to compensate for external stressors. Fried and colleagues proposed a phenotype characterization of frailty through five physical criteria, so this can be possible only after the onset of clinical manifestations without the possibility of a precocious diagnosis. Several studies report a high prevalence of frailty in both old and young individuals with kidney dysfunction, and this further increases with advancing age and progressive decline of renal function. Elderly individuals with chronic kidney disease (CKD) are two to three times more likely to be frail than those with normal renal function. However, the relationship between CKD and frailty is still unclear. The aging process can have adverse effects on stem cells; their self-renewal ability declines and their differentiation potential into the various cell types is altered. Aging-induced exhaustion and deterioration of stem cell pool and functions may play a key role in the pathophysiology of aging-associated diseases, including kidney dysfunction. Our group isolated a pure population of multipotent renal stem-like cells by a functional approach, taking advantage from the ability of renal stem cells (RSC) to grow as nephrospheres (NS). Investigating the expression of renal progenitor markers described in literature, our group identified in NS a homogeneous PKHhigh/CD133+/CD24- cell population displaying in vitro stem-cell properties, able to repopulate human decellularized renal scaffold and exhibiting multipotency. In this scenario, we tested whether in the organism of elderly and frail people there are biological conditions able to alter RSC behavior, justifying the high prevalence of chronic kidney dysfunction in the frail status and its severity. First, we recruited frail, pre-frail and non-frail subjects, and young subjects as controls and we obtained whole blood that was separated into plasma and PBMC. We studied DNA damage in both PBMC and circulating hematopoietic progenitor/stem cells (cHPSC) and we observed a statistically higher percentage of cells positive for DNA damage in frail patients compared to all the other groups. To assess the real effect of biological conditions related to frailty on adult RSC properties, NS cultures, obtained from nephrectomies, were treated with 10% plasma of enrolled frail and non-frail subjects and healthy young. We first evaluated the self-renewal abilities of treated cells and we observe a significant decrease in sphere forming efficiency, indication of self-renewal, in frail subjects compared to both non-frail and young people. Subsequently, we evaluated DNA damage, intracellular ROS, proliferation and viability in renal stem/progenitor cells obtained after NS dissociation after plasma treatment. We find no differences in viability and proliferation between groups, while DNA damage and intracellular ROS increased in NS cells treated with plasma of frail seniors compared to those treated with the other plasmas. This might indicate that the decrease of self-renewal ability in cell treated with plasma of frail patients and an increase of DNA damage and intracellular ROS are not correlated to cell death or proliferation, but with a high presence of inflammatory mediators and ROS in the plasma of frail patients. To confirm these data we analyzed the oxidative stress and the profile of 40 inflammatory cytokines on plasma of enrolled subjects. We observed an increase in oxidative stress and osome inflammatory cytokines in frail plasma compared to other plasmas. These preliminary data suggested that there is a combination of oxidative stress and pro-inflammatory cytokines in plasma of frail patients that contribute to increase DNA damage and intracellular ROS and consequently alter stem characteristics of NS cells.
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