Thèses sur le sujet « Disciplina europea »

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1

Cavarzeran, Pietro <1991&gt. « La Disciplina Europea sugli Aiuti di Stato ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/7899.

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Résumé :
L'elaborato esporrà, nella sua prima parte, un quadro di riferimento generale sulla disciplina europea sugli aiuti di stato, analizzando le fonti del diritto comunitario e l'evoluzione del processo di enforcement avvenuto, in particolar modo, negli ultimi 20 anni. Nella seconda parte invece sarà presentato un approfondimento sul tema degli aiuti di stato nell'ambito della crisi economica e finanziaria esplosa nel 2008, presentando le strategie di reazione ed uscita dal periodo di crisi attuate dalle istituzioni europee e l'ulteriore adattamento che la disciplina europea sugli aiuti di stato ha vissuto.
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2

TORRE, GIULIA. « La disciplina europea sui Novel Foods tra innovazione e trasparenza ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2022. http://hdl.handle.net/10280/129696.

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Résumé :
Il rapporto tra innovazione scientifica e innovazione giuridica trova nella disciplina europea sui novel food profili peculiari correlati all’accesso al mercato di alimenti innovativi, potenzialmente idonei a contribuire al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità e di sicurezza alimentare come individuati, nel contesto internazionale, dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e successivamente declinati, nell’ambito dell’Unione europea, dall’European Green Deal e dalla Strategia Farm to Fork. Attraverso una ricostruzione dei cambiamenti che hanno interessato la regolazione europea in materia, il lavoro di ricerca illustra e discute le problematiche che l’applicazione del Reg. (UE) 2015/2283 sugli alimenti nuovi pone nella catena alimentare, con particolare attenzione al ruolo svolto dai principi di innovazione, precauzione e trasparenza nella procedura di autorizzazione pre-market dettata dal legislatore europeo. L’analisi giuridica esplora, in particolare, le garanzie di trasparenza previste nella procedura di risk assessment, come modificata dalla riforma introdotta dal Reg. (UE) 2019/1381, interrogandosi sulla idoneità della normativa a far fronte alle sfide che la produzione e la commercializzazione di alimenti nuovi pongono nel mercato agroalimentare europeo.
The relationship between scientific innovation and legal innovation finds in the European regulation on novel foods peculiar profiles related to the market access of innovative foods, potentially suitable to contribute to the achievement of sustainability and food security objectives as identified, in the international context, by the United Nations 2030 Agenda and subsequently declined, within the European Union, by the European Green Deal and the Farm to Fork Strategy. Through a reconstruction of the changes that have affected the European regulation on the subject, the research work illustrates and discusses the issues that the application of Reg. (EU) 2015/2283 on novel foods poses in the food chain, with particular attention to the role played by the principles of innovation, precaution and transparency in the pre-market authorisation procedure dictated by the European legislator. The legal analysis explores, in particular, the guarantees of transparency provided in the risk assessment procedure, as amended by the reform introduced by Reg. (EU) 2019/1381, questioning the suitability of the legislation to meet the challenges that the production and marketing of novel foods pose in the European agri-food market.
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3

Libralato, Alessandro <1995&gt. « Confronto fra la disciplina europea e la disciplina statunitense in materia di pubblicità comparativa ed analisi dell'interferenza con la disciplina del marchio ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20301.

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Résumé :
L’obiettivo del presente lavoro è di illustrare il fenomeno della pubblicità comparativa, confrontare la disciplina europea ed americana in materia ed analizzarne l’interferenza con le rispettive discipline del marchio. Nel primo capitolo è stata analizzata in generale la pubblicità comparativa. Nel secondo capitolo sono state analizzate nello specifico la disciplina statunitense e la disciplina europea in materia di pubblicità comparativa. In merito alla prima disciplina è stata analizzata la prima legge in materia, l'attuale quadro normativo, i vari organi di controllo, gli strumenti di tutela preposti ed i “case law”. Per quanto concerne il contesto europeo è stata illustrata l’evoluzione della disciplina europea in materia di pubblicità comparativa fino ad arrivare all'attuale quadro normativo. Infine, sono state evidenziate le differenze e le similarità fra le due discipline in analisi. Nel capitolo terzo è stata analizzata l’interferenza fra le due discipline in materia di pubblicità comparativa e le rispettive discipline del marchio. In seguito sono state evidenziate le differenze fra le disposizioni statunitensi e quelle europee in merito all’utilizzo del marchio all’interno di una pubblicità comparativa. Al quarto capitolo viene fornita una dimostrazione pratica di come pubblicità comparative lecite ai sensi delle due discipline in analisi creata per l’impresa Tecnozoo s. r. l.
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4

MICELI, Elena. « La protezione del contribuente nella disciplina europea sugli aiuti di Stato ». Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2021. http://hdl.handle.net/10446/181520.

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5

MARIGO, Lorenza. « La disciplina della ripartizione delle bande orarie –slots allocations-nell’ordinamento dell’Unione Europea ». Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2012. http://hdl.handle.net/11392/2389423.

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Résumé :
In the first part of the research work, I have examined the international context where a slots allocation discipline were is developed, in particular I.C.A.O. organisation, I.A.T.A. organisation and United Staes order. In this section I have analysed the Deregulation in aviation transport in United States and the secondary market of slots. In the second part, I have worked on the European Union order, in particular the Liberalisation of aviation transport market and the Regulation 95/93 and 793/2004. In addition, I have examined the Guernsey case in the United Kingdom. The third part has been focused on competition law, in particular the abuse of dominant position and the Essential Facilities Doctrine, both in the United States and in European Union order. In addition, I have analysed the model of secondary market of slots allocation in European Union order. Finally the fourth part, deals with the external relations of European law in the aviation transport, in particular the Open Sky agreement with the United States. Furthermore, I have worked on the EU-Russia Agreement in aviation law and the recent developments of European Commission’s Investigations and the relations of EU with WTO about the regulation af air traffic services.
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6

Fanciullo, Erminia. « La disciplina italiana della mediazione nell'ottica del legislatore europeo ». Doctoral thesis, Università di Catania, 2014. http://hdl.handle.net/10761/1622.

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Résumé :
La disciplina italiana della mediazione civile e commerciale nell'ottica di quanto stabilito dal legislatore europeo con la direttiva n.52 del 2008 e n.11 del 2013. Il rispetto da parte della riforma attuata dal decreto n.69 del 2013 c.d. del fare dei parmetri previsti dal legislatore europeo nelle due direttive.
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7

ARDITA, Claudia Maria. « LA DISCIPLINA DEGLI ABUSI DI MERCATO : PROSPETTIVE NAZIONALI ED EUROPEE ». Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2013. http://hdl.handle.net/11392/2388891.

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Résumé :
The present work relates to market abuse, particularly insider trading and market manipulation. The thesis, in particular, is divided into 5 chapters. In the first chapter we examine the abusive practices and related economic issues. The second chapter deals with the European profile of market abuse by the discussion of the Community acts that have influenced this matter. The chapter three number deals with the national legislation for the implementation of European regulations, and also focuses on the powers of CONSOB and the disclosure obligations of companies. Chapter four concerns in more detail the issues relating insider trading and market manipulation. The final chapter regards, finally, the proposed changes in the regulations analyzed and a proposal made by the author about ways to punish market abuse.
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8

Zarrella, Silvia <1987&gt. « Il principio di solidarieta e il Burden-Sharing nella disciplina europea in materia di asilo ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7721/1/zarrella_silvia_tesi.pdf.

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Résumé :
La presente ricerca si propone di esaminare l’evoluzione del principio di solidarietà interstatale nell’ambito della politica di asilo europea. L’attuazione di tale principio è stata invocata in occasione dei recenti flussi migratori, composti principalmente da persone bisognose di protezione internazionale, che hanno sovraccaricato la capacità di accoglienza di alcuni Paesi euro-mediterranei. Il SECA si è dimostrato fragile e inadeguato, principalmente a causa della mancanza di coordinamento interstatale e di sostegno ai Paesi di primo asilo in difficoltà. E’ emersa pertanto con chiarezza la necessità di tradurre in concreto il concetto di burden-sharing, favorendo una più equa ripartizione intra-europea degli oneri e delle responsabilità in materia di asilo. In primo luogo, la ricerca delinea il concetto di “burden-sharing”, inteso come declinazione del principio di solidarietà e finalizzato a realizzare un’equa distribuzione dei rischi e dei costi tra i membri di un gruppo per il raggiungimento di un obiettivo comune. In particolare, si approfondisce il dibattito sviluppatosi su tale principio in diverse aree del diritto internazionale e i meccanismi adottati per renderlo operativo. Quindi si analizza la natura e il contenuto del principio di solidarietà nell’ambito del diritto dell’Unione Europea, percorrendo le fasi principali dell’evoluzione della politica europea di asilo e esaminando il diritto primario e secondario dell’UE rilevante. Particolare attenzione è dedicata al sistema Dublino, la cui analisi è incentrata sul principio di mutua fiducia, in base al quale si presume che tutti gli Stati membri sono rispettosi del divieto di refoulement e quindi si considerano reciprocamente sicuri. Infine, si esamina la risposta dell’EU all’emergenza umanitaria provocata dalla guerra in Siria al fine di stabilire se l’attuale politica di asilo europea rappresenta una concreta espressione del principio di solidarietà o se, al contrario, l’Unione Europea abbia scelto di percorrere la strada opposta a quella tracciata da tale concetto.
The principle of solidarity among EU Member States and its expression through the fair sharing of responsibility represent one of the constitutive elements of the Common European Asylum System (CEAS) and, more generally, of the European Union idea. Nevertheless, this principle has not found an effective implementation in European policies yet. The aim of this research is to argue, firstly, that the application of the principle of burden-sharing is a condicio sine qua non for the effectiveness of the CEAS as well as a way to ensure the commitment to international human rights standard. Moreover, it seeks to demonstrate the inefficiency of the instruments adopted so far by the European Union to enhance intra-EU solidarity. The first part analyses the role of the principle of “burden-sharing” in international law and, in particular, its application in security law, environmental law and refugee law. The second chapter examines the legal nature and the content of the principle of solidarity in EU law, identifying its role in primary and secondary law and describing its evolution in the European asylum policy. The third chapter addresses the major dysfunctions of the Dublin System, which allocates to Member States the responsibility for asylum claims examination. In particular, it describes the consequences of this deficiency, such as the difficulties in assuring the respect of fundamental rights standards, and in complying with the duty to gather fingerprints by the Member States situated at the EU external border. Finally the research analyses the instruments adopted by the EU in order to manage the current “refugee crisis”, such as the EU-Turkey agreement, the emergency relocation mechanisms and the hotpost approach.
Le flux massif des réfugiés provenant de la Syrie a pris au dépourvu la capacité d'accueil de certains pays euro-méditerranéens, et mis en relief l'absence de solidarité et de partage équitable de responsabilités entre les États de l'Union européenne. En premier lieu, cette étude définit le concept de “burden-sharing” entendu comme une mesure concrète de solidarité à réaliser à travers la distribution des risques et des coûts parmi les membres d'un groupe pour la réalisation d'un objectif commun. Après avoir analysé l’évolution de ce principe dans le droit international, on évalue sa mise en oeuvre dans l’ordre juridique de l’Union européenne, notamment, dans le Système Européen Commun d'Asile (SECA) consacré par l’article 80 TFUE. En analysant le system Dublin et les réponses les plus actuelles à l’émergence syrienne on conclut que l’Union européenne est encore loin de la complète réalisation du principe du burden sharing.
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9

Zarrella, Silvia <1987&gt. « Il principio di solidarieta e il Burden-Sharing nella disciplina europea in materia di asilo ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7721/.

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Résumé :
La presente ricerca si propone di esaminare l’evoluzione del principio di solidarietà interstatale nell’ambito della politica di asilo europea. L’attuazione di tale principio è stata invocata in occasione dei recenti flussi migratori, composti principalmente da persone bisognose di protezione internazionale, che hanno sovraccaricato la capacità di accoglienza di alcuni Paesi euro-mediterranei. Il SECA si è dimostrato fragile e inadeguato, principalmente a causa della mancanza di coordinamento interstatale e di sostegno ai Paesi di primo asilo in difficoltà. E’ emersa pertanto con chiarezza la necessità di tradurre in concreto il concetto di burden-sharing, favorendo una più equa ripartizione intra-europea degli oneri e delle responsabilità in materia di asilo. In primo luogo, la ricerca delinea il concetto di “burden-sharing”, inteso come declinazione del principio di solidarietà e finalizzato a realizzare un’equa distribuzione dei rischi e dei costi tra i membri di un gruppo per il raggiungimento di un obiettivo comune. In particolare, si approfondisce il dibattito sviluppatosi su tale principio in diverse aree del diritto internazionale e i meccanismi adottati per renderlo operativo. Quindi si analizza la natura e il contenuto del principio di solidarietà nell’ambito del diritto dell’Unione Europea, percorrendo le fasi principali dell’evoluzione della politica europea di asilo e esaminando il diritto primario e secondario dell’UE rilevante. Particolare attenzione è dedicata al sistema Dublino, la cui analisi è incentrata sul principio di mutua fiducia, in base al quale si presume che tutti gli Stati membri sono rispettosi del divieto di refoulement e quindi si considerano reciprocamente sicuri. Infine, si esamina la risposta dell’EU all’emergenza umanitaria provocata dalla guerra in Siria al fine di stabilire se l’attuale politica di asilo europea rappresenta una concreta espressione del principio di solidarietà o se, al contrario, l’Unione Europea abbia scelto di percorrere la strada opposta a quella tracciata da tale concetto.
The principle of solidarity among EU Member States and its expression through the fair sharing of responsibility represent one of the constitutive elements of the Common European Asylum System (CEAS) and, more generally, of the European Union idea. Nevertheless, this principle has not found an effective implementation in European policies yet. The aim of this research is to argue, firstly, that the application of the principle of burden-sharing is a condicio sine qua non for the effectiveness of the CEAS as well as a way to ensure the commitment to international human rights standard. Moreover, it seeks to demonstrate the inefficiency of the instruments adopted so far by the European Union to enhance intra-EU solidarity. The first part analyses the role of the principle of “burden-sharing” in international law and, in particular, its application in security law, environmental law and refugee law. The second chapter examines the legal nature and the content of the principle of solidarity in EU law, identifying its role in primary and secondary law and describing its evolution in the European asylum policy. The third chapter addresses the major dysfunctions of the Dublin System, which allocates to Member States the responsibility for asylum claims examination. In particular, it describes the consequences of this deficiency, such as the difficulties in assuring the respect of fundamental rights standards, and in complying with the duty to gather fingerprints by the Member States situated at the EU external border. Finally the research analyses the instruments adopted by the EU in order to manage the current “refugee crisis”, such as the EU-Turkey agreement, the emergency relocation mechanisms and the hotpost approach.
Le flux massif des réfugiés provenant de la Syrie a pris au dépourvu la capacité d'accueil de certains pays euro-méditerranéens, et mis en relief l'absence de solidarité et de partage équitable de responsabilités entre les États de l'Union européenne. En premier lieu, cette étude définit le concept de “burden-sharing” entendu comme une mesure concrète de solidarité à réaliser à travers la distribution des risques et des coûts parmi les membres d'un groupe pour la réalisation d'un objectif commun. Après avoir analysé l’évolution de ce principe dans le droit international, on évalue sa mise en oeuvre dans l’ordre juridique de l’Union européenne, notamment, dans le Système Européen Commun d'Asile (SECA) consacré par l’article 80 TFUE. En analysant le system Dublin et les réponses les plus actuelles à l’émergence syrienne on conclut que l’Union européenne est encore loin de la complète réalisation du principe du burden sharing.
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10

GRATTAROLA, GIADA. « La disciplina dei rapporti interni all'Unione Europea tra diritto dei trattati e modello costituzionale federale ». Doctoral thesis, Università degli studi di Pavia, 2021. http://hdl.handle.net/11571/1437677.

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11

Provenzano, P. « LA DISCIPLINA DEI VIZI PROCEDIMENTALI ALLA LUCE DELL'ART. 41 DELLA CARTA DEI DIRITTI DELL'UNIONE EUROPEA ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2012. http://hdl.handle.net/2434/171329.

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Résumé :
The aim of this essay is to analyse, in light of the article 41 of the Charter of fundamental rights of the European Union, the italian discipline of procedural deficiencies in administrative law. The first part is devoted to the study of the case law of the European Courts reagarding the right of good administration. In the second part se will focus on the different theories about the importance of formal defects developed in Italy after the adoption of law n. 241/1990. In the final part of the essay we will analyse the art. 21-octies L. n. 241/1990, and we will underline how this provision should be construed to prevent the violation of EU law.
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Cardia, Nicola <1995&gt. « Disallineamento tra disciplina europea e disciplina nazionale in materia di appalti pubblici : risvolti pratici nell'operato amministrativo per gli affidamenti in house ed in subappalto ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19620.

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Résumé :
Semplificazione e snellimento delle procedure amministrative rappresentano da sempre emblematici obiettivi posti a base dell’agire amministrativo nazionale ed europeo. Oggigiorno, tuttavia, le amministrazioni pubbliche nel loro operato quotidiano si trovano a dover fronteggiare situazioni di stalli procedurali dovute a normative poco chiare e lineari. L’obiettivo della presente ricerca è quello di portare ad evidenza l’esistenza di queste potenziali casistiche ponendo quale esempio di attività l’agire del Comune di Venezia. Nello specifico verrà fornito un focus di approfondimento inerente alla materia degli appalti pubblici, affrontando quali casi di studio gli affidamenti in subappalto ed in house. Lo studio si apre con una sezione introduttiva dedicata al difficile contemperamento dei rapporti tra disciplina nazionale ed europea, in primis a livello generale e successivamente traslato al contesto delle commesse pubbliche. Proseguendo, vengono portati ad evidenza i due succitati istituti e le criticità scaturenti da un allineamento non del tutto armonioso tra i due livelli di regolazione. A tal proposito, gli interrogativi posti riguardano i risvolti concreti che queste situazioni di conflitto possono avere nell’agire amministrativo; se tali risvolti comportino uno stallo o un aggravio nel suddetto agire; se i modelli di regolazione posti da altri stati europei possano effettivamente rappresentare una soluzione per il superamento di tali criticità nazionali in tema di subappalto ed in house. Per trovare risposta adeguata a questi interrogativi si è ricorso al parere di alcuni esponenti della pubblica amministrazione operanti nel settore, alla consultazione di banche dati ed archivi a disposizione del Comune di Venezia, alla disciplina pubblicista e le pronunce giurisprudenziali in materia di appalti adottata dallo Stato italiano e da altri Paesi membri così come di interventi pubblicati da autori di varie nazionalità. Infine, si è ricorso alla presentazione di due pragmatici casi di affidamento riconducibili alla realtà veneziana, uno per ciascuno dei due istituti analizzati, a testimonianza delle eventuali indeterminatezze procedurali condivise sul territorio nazionale. I risultati hanno indicato che alcune prassi di aggravio amministrativo siano tipicamente e per questo riconducibili alla sola realtà italiana. Effettivamente seguire le linee tracciate da altri Paesi membri potrebbe portare al raggiungimento della semplificazione e snellimento di alcune procedure amministrative o quanto meno il trarne anche solo spunto permetterebbe di porre le congrue basi normative per il raggiungimenti di tali ideali obiettivi.
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13

Alba, Cladera Felip <1994&gt. « La disciplina della contumacia del convenuto nei processi civili dell'Unione Europea. Standard comuni e possibilità di armonizzazioni ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amsdottorato.unibo.it/9275/1/TESIS%20FINAL%20ALBA%20CLADERA.pdf.

Texte intégral
Résumé :
The fundamental right to a fair trial depends largely on the service of proceedings on the defendant; it is very important that this communication act informs the defendant of the existence of proceedings against him so that he has the possibility to defend himself in sufficient time. The casuistry shows that difficulties considerably increase when this first service of process has to be effected abroad. Indeed, the most problematic foreign judgments are those issued in absentia of the defendant. The European legislator has paid special attention to the service of the claim and to the default of appearance of the defendant; it has laid down both rules governing the ways in which the service of proceedings must be effected and the procedural treatment of involuntary default, including remedies available for
The fundamental right to a fair trial depends largely on the service of proceedings on the defendant; it is very important that this communication act informs the defendant of the existence of proceedings against him so that he has the possibility to defend himself in sufficient time. The casuistry shows that difficulties considerably increase when this first service of process has to be effected abroad. Indeed, the most problematic foreign judgments are those issued in absentia of the defendant. The European legislator has paid special attention to the service of the claim and to the default of appearance of the defendant; it has laid down both rules governing the ways in which the service of proceedings must be effected and the procedural treatment of involuntary default, including remedies available for involuntary non-appearance. However, mutual trust between the different Member States of the European Union —which is essential for the free movement of judgments— is undermined by differences between their own procedural rules. For this reason, and because they hinder the very application of European instruments, the aim is to highlight the divergences which exist in national procedural systems when it comes to this matter. Thus, after analysing the Community acquis and the various national realities in this area, this thesis puts forward a basis for the harmonisation of such a fundamental aspect for the viability of civil proceedings: the service of the claim and guarantees in case the defendant fails to appear.
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Zannoni, Diego. « Il telerilevamento via satellite ai fini della gestione dei disastri naturali. La disciplina giuridica internazionale ed europea ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2012. http://hdl.handle.net/11577/3421740.

Texte intégral
Résumé :
The study aims to offer a clarification and a recognition of the general international and European regulation of remote sensing and, meanwhile, to point out the special regime applicable to remote sensing programs carried out for the prevention, mitigation and management of natural disasters, and to the sensed images relevant in the same field. This hermeneutic method guides the analysis, which aims to propose a fair balance between two opposite demands: on the one hand the promotion of the development of the remote sensing sector through private investment, and on the other hand the proper protection of the public interest in the field of disaster management lato sensu, with the corollary of the prevalence of the logic of solidarity with the one of profit. After introducing fundamental concepts such as remote sensing, natural disaster, outer space, taking into account the relevant regulation, the legal questions arising from the launch of the satellite to the diffusion and use of sensed images are identified and analysed in depth, using the general principles of international space law and international environmental law and examining the praxis shaped by space operators and humanitarian organizations. The research focuses on the unique international instrument specifically dedicated to remote sensing, the General Assembly Resolution 41/65 of 1986. Therefore its correspondence to general international law is scrutinized principle by principle. Next the research explores the international cooperation that has developed in the field of natural disaster management through remote sensing and in particular the system created by the International Charter on Space and Major Disasters on the global level and by the European Union on the regional level. Furthermore, concerning the rules applicable to the access of sensed data, the study analyses how the restrictions to access and diffusion foreseen by national space legislations, even the recently adopted ones, can be conciliated with the unconditioned duty of early warning and of the assistance that international law provides for natural disasters. The conclusion is in a sense that, whenever sensed data are relevant in the sector of natural disasters, all the imposed exceptions and restrictions fall down. Finally, with regard to the legal instruments of protection of remote sensing satellites and of sensed data, during the downlink phase and on fixed support, their gaps and the need of clarification are stressed. Even if it is necessary to guarantee an adequate degree of protection of intellectual property for sensed data, whatever their level of elaboration is, the study supports the thesis that protection should be ignored if data are relevant for natural disaster management, in order to increase their diffusion. In short in the study the access to data relevant for natural disaster management is treated as a public service (servizio pubblico, offentiche Aufgaben, service public) of the international community and as an essential element of a gradually evolving system founded in solidarity among all States participating in the remote sensing chain and on the principle of common benefit for which the exploration and use of outer space shall be carried out according to art. I of the Outer Space Treaty.
Il presente lavoro mira ad offrire una chiarificazione e ricognizione della disciplina generale internazionale ed europea del remote sensing e nel contempo ad individuare il regime speciale applicabile ai programmi di remote sensing condotti per la prevenzione, la mitigazione e la gestione dei disastri naturali e alle immagini telerilevate rilevanti nello stesso ambito. Tale opera ermeneutica, che ne costituisce il filo conduttore ed unificante le varie parti, è animata dall’obiettivo di proporre un equo bilanciamento fra due esigenze contrapposte: quella di promuovere lo sviluppo del settore del remote sensing stimolando l’investimento privato e quella di tutelare adeguatamente l’interesse pubblico in materia di gestione, in senso lato, dei disastri naturali con il corollario della prevalenza, in tale ambito, della logica della solidarietà su quella del profitto. Dopo una parte introduttiva dedicata alla definizione, alla stregua della normativa rilevante, di alcuni concetti fondamentali come telerilevamento, disastro naturale, spazio extra-atmosferico, vengono enucleate e sviscerate le questioni giuridiche che il remote sensing pone durante tutto il suo svolgimento, dal lancio del satellite da telerilevamento fino al momento della diffusione e dell’utilizzo delle immagini telerilevate, facendo ampio appello ai principi generali di diritto internazionale spaziale e dell’ambiente ed esaminando la prassi che si sta sviluppando ad opera degli operatori spaziali e delle organizzazioni di carattere umanitario. In questa parte viene dedicata particolare attenzione all’unico strumento internazionale dedicato in modo specifico al remote sensing, la risoluzione dell’Assemblea Generale 41/65 del 1986, la cui corrispondenza al diritto internazionale generale viene pertanto vagliata principio per principio. L’indagine si concentra poi sulla cooperazione internazionale che si è sviluppata nel settore della gestione tramite remote sensing dei disastri naturali, prendendo in esame più da vicino il sistema messo a punto a livello globale dall’International Charter on Space and Major Disasters e, a livello regionale, dall’Unione Europea. E’apparso poi necessario analizzare la disciplina applicabile all’accesso ai dati telerilevati in particolare per verificare come le restrizioni all’accesso e alla diffusione previste da tutte le legislazioni spaziali nazionali, anche di recente adozione, interagiscono e possono essere conciliate con l’incondizionato obbligo di avviso (early warning) e di soccorso che il diritto internazionale pone in caso di disastri naturali concludendo nel senso che, quando i dati telerilevati sono rilevanti nel settore dei disastri naturali, cadono tutte le eccezioni e le restrizioni eventualmente imposte. Passando infine a considerare gli strumenti utilizzabili a protezione dei satelliti da telerilevamento e degli stessi dati telerilevati, nella fase di downlink o su supporto fisso, ne vengono messe in evidenza le lacune e viene sottolineata l’esigenza di chiarificazione che permea la materia. Ferma la necessità di garantire una adeguata protezione della proprietà intellettuale ai dati telerilevati, quale sia il loro livello di elaborazione, si ritene che tale protezione dovrebbe venir meno se i dati sono rilevanti nella gestione dei disastri naturali, a tutto vantaggio della loro più ampia condivisione. In sintesi nel presente lavoro l’accesso ai dati telerilevati rilevanti nella gestione dei disastri naturali viene configurato come un servizio pubblico (public service, offentiche Aufgaben, service public) della comunità internazionale e si pone come elemento essenziale di un sistema in corso di progressiva definizione fondato sulla solidarietà fra tutti gli Stati partecipanti alla catena della attività telerilevanti e sul principio del beneficio comune cui debbono essere finalizzate, ai sensi dell’art. I del Trattato sullo spazio, l’esplorazione e l’utilizzazione dello spazio extra-atmosferico.
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DE, LUCA CARLOTTA. « L'ORDINE EUROPEO D'INDAGINE PENALE : DISCIPLINA NORMATIVA E PRIME ESPERIENZE APPLICATIVE ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2022. http://hdl.handle.net/2434/919437.

Texte intégral
Résumé :
L’ordine europeo di indagine penale, introdotto dalla direttiva 2014/41/UE, è uno strumento di cooperazione giudiziaria nel settore delle prove divenuto imprescindibile a fronte della crescente dimensione transnazionale assunta dalla criminalità, quale conseguenza dell’evaporazione dei confini geografici nello Spazio di libertà, sicurezza e giustizia dell’Unione europea. La direttiva sovranazionale, recepita nell’ordinamento italiano attraverso il d.lgs. n. 108 del 2017, ha dato vita a un istituto avente natura ibrida, animato dal principio del reciproco riconoscimento, che conserva, al contempo, alcuni tratti tipici della mutua assistenza giudiziaria tradizionale, nel tentativo di coniugare l’efficienza investigativa e la tutela delle garanzie fondamentali. Sullo sfondo di un contesto caratterizzato dall’assenza di armonizzazione tra le regole processuali e probatorie nazionali, il meccanismo di acquisizione della prova all’estero ruota attorno al principio di proporzionalità, che prende forma nel giudizio di bilanciamento, da condursi in concreto tenendo conto delle peculiarità del caso, tra le esigenze connesse all’accertamento del reato e il sacrificio imposto ai diritti delle persone a vario titolo coinvolte nelle procedure di emissione ed esecuzione dell’ordine. La presente tesi di dottorato intende fornire un’analisi a trecentosessanta gradi dell’ordine europeo d’indagine, prendendo le mosse dalla disciplina normativa, con l’obiettivo di mettere in luce le principali problematiche emerse nelle sue prime esperienze applicative e individuare soluzioni in grado di accorciare le distanze che separano teoria e prassi. A tal fine, ampio spazio è dedicato alla ricostruzione delle prime pronunce giurisprudenziali rese sul tema dalla Corte di giustizia e dalla Corte di cassazione, che rivelano complessivamente la tendenza a prediligere le istanze di efficienza investigativa a scapito dei diritti della difesa, per poi esporre, in chiave critica, alcuni casi pratici selezionati presso le Procura della Repubblica di Milano e di Monza
The European criminal investigation order, introduced by Directive 2014/41/EU, is an instrument of judicial cooperation in the field of evidence, which has become necessary, given the growing transnational dimension of crime as a result of the sublimation of geographical boundaries in the European Union's Area of Freedom, Security and Justice. The supranational directive, implemented by Italian Legislative Decree no. 108 of 2017, has given rise to a construct of hybrid nature, inspired by the principle of mutual recognition, which maintains, at the same time, certain features typical of traditional mutual legal assistance, in an attempt to combine investigative efficiency and protection of fundamental guarantees. In an underlying backdrop still characterized by the absence of harmonization of national procedural and evidentiary rules, the mechanism for adducing evidence in a foreign country revolves around the principle of proportionality, which in turn takes shape in the context of a balancing judgement - to be conducted in the actual case and taking into consideration the specificities of such case - between the needs related to the detection of crime and the sacrifices imposed on the rights of the persons involved, for various reasons, in the procedures aimed at issuing and executing the relevant order. This doctoral thesis intends to provide a comprehensive analysis of the European Investigation Order, beginning with its legal framework, for the purposes of highlighting the main problems that have emerged in its early-stage enforcement and of identifying solutions capable of shorten the gap between theory and practice. To this end, a large space is firstly dedicated to the analysis of the early case-law rendered by the Court of Justice and by the Italian Court of Cassation on this theme, which reveals the overall tendency to prefer purposes of investigatory efficiency to the detriment of defense rights; secondly, this thesis critically evaluates some practical cases selected at the Public Prosecutor's Office of Milan and Monza.
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FENOGLIO, ANNA. « Legge, autonomia collettiva e autonomia individuale nella disciplina dell'orario di lavoro ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1257.

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Résumé :
La sovrapposizione fra disposizioni legislative e accordi contrattuali di vario livello caratterizza da sempre la disciplina del tempo di lavoro: la direttiva europea 1993/104 – poi sostituita dalla 2003/88 – autorizza infatti gli Stati membri ad attribuire alla contrattazione collettiva un’ampia capacità derogatoria rispetto alle regole minime introdotte nel medesimo testo normativo, riservando al contempo un ruolo di rilievo all’autonomia individuale. Nucleo centrale della ricerca è l’analisi – effettuata anche in modo comparativo alla luce della disciplina vigente in altri ordinamenti europei – del ruolo attribuito alla contrattazione collettiva e all’autonomia individuale dal d.lgs. n. 66/2003, allo scopo di verificare se il legislatore italiano, nel recepire la direttiva europea sull’orario di lavoro, abbia saputo raggiungere un equilibrio socialmente accettabile tra istanze di flessibilità e di competitività avanzate dalle imprese ed esigenze di stabilità dei lavoratori.
The overlap between law and collective bargaining of various level is typical of working time regulation: in fact, the European directive 1993/104 – replaced by 2003/88 – authorizes collective bargaining to introduce a lot of exceptions to the same normative text, reserving at the meantime a remarkable role to the individual autonomy. The analyses of the role attributed to the collective bargaining and the individual autonomy by legislative degree n. 66/2003 – effected in comparative way too – is the topic of the research; the purpose is to verify if the Italian legislator, implementing working time European directive, has reached an acceptable balance among appeals of flexibility and competitiveness advanced from the enterprises and employees’ demands for stability.
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FENOGLIO, ANNA. « Legge, autonomia collettiva e autonomia individuale nella disciplina dell'orario di lavoro ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1257.

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Résumé :
La sovrapposizione fra disposizioni legislative e accordi contrattuali di vario livello caratterizza da sempre la disciplina del tempo di lavoro: la direttiva europea 1993/104 – poi sostituita dalla 2003/88 – autorizza infatti gli Stati membri ad attribuire alla contrattazione collettiva un’ampia capacità derogatoria rispetto alle regole minime introdotte nel medesimo testo normativo, riservando al contempo un ruolo di rilievo all’autonomia individuale. Nucleo centrale della ricerca è l’analisi – effettuata anche in modo comparativo alla luce della disciplina vigente in altri ordinamenti europei – del ruolo attribuito alla contrattazione collettiva e all’autonomia individuale dal d.lgs. n. 66/2003, allo scopo di verificare se il legislatore italiano, nel recepire la direttiva europea sull’orario di lavoro, abbia saputo raggiungere un equilibrio socialmente accettabile tra istanze di flessibilità e di competitività avanzate dalle imprese ed esigenze di stabilità dei lavoratori.
The overlap between law and collective bargaining of various level is typical of working time regulation: in fact, the European directive 1993/104 – replaced by 2003/88 – authorizes collective bargaining to introduce a lot of exceptions to the same normative text, reserving at the meantime a remarkable role to the individual autonomy. The analyses of the role attributed to the collective bargaining and the individual autonomy by legislative degree n. 66/2003 – effected in comparative way too – is the topic of the research; the purpose is to verify if the Italian legislator, implementing working time European directive, has reached an acceptable balance among appeals of flexibility and competitiveness advanced from the enterprises and employees’ demands for stability.
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FRATERRIGO, Claudia. « LA DISCIPLINA DEL SETTORE ENERGETICO IN UN SISTEMA MULTILIVELLO ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2014. http://hdl.handle.net/10447/91189.

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Résumé :
Da una prospettiva privilegiata, quale quella offerta dal diritto dell’energia, si affronta l’allocazione nei diversi livelli di governo della funzione legislativa e delle funzioni amministrative e, quindi, come in concreto viene utilizzata da ciascun ente la propria quota-parte di competenze. In particolare, si esamina lo spatium operandi riconosciuto all’autonomia legislativa ed amministrativa delle Regioni alla luce della riforma del Titolo V della Costituzione e delle riforme della legislazione nazionale ed europea che si sono succedute, con particolare riferimento allo strumento di pianificazione energetica della Regione siciliana. Inoltre, si considerano le refluenze che l’assetto di competenze nazionali e sovranazionali produce sul procedimento di autorizzazione alla costruzione di impianti alimentati da fonti rinnovabili, nel quale entrano necessariamente in gioco molteplici parametri, che esprimono altrettanti valori dei quali l’amministrazione deve inevitabilmente tener conto, nell’ambito della discrezionalità amministrativa che la legge le concede. Sovente, invece, a determinazioni amministrative che accordano preferenza alla normativa europea di promozione delle fonti energetiche rinnovabili, fanno da contraltare atti in cui tale normativa è aprioristicamente estromessa dalla ponderazione degli interessi in gioco. Orbene, in questa seconda ipotesi, si ritiene che possa emergere un vizio di “anticomunitarietà” dell’atto amministrativo, il quale non solo risulta contrastante con il quadro normativo europeo in materia di incentivo alle fonti rinnovabili e di riduzione delle emissioni inquinanti, e viepiù non risulta giustificato neppure alla luce della normativa e della giurisprudenza in materia di tutela dell’ambiente, della salute o del paesaggio.
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VASCONCELOS, PORTO LORENA. « La disciplina dei licenziamenti in Italia e nel diritto comparato : una proposta per il diritto del lavoro in Brasile ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/1034.

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Résumé :
Lo scopo della presente tesi è lo studio della tutela del rapporto di lavoro contro il licenziamento ingiustificato, nel Diritto brasiliano, nel Diritto internazionale (Organizzazione Internazionale del Lavoro - OIL), nel Diritto dell’Unione Europea e nel Diritto comparato. Innanzitutto, studio l’evoluzione storica del lavoro umano, dal comunismo primitivo al capitalismo, per mostrare come si è formato ed è cambiato il rapporto tra il lavoratore ed il suo padrone, proprietario dei mezzi di produzione, soprattutto riguardo la possibilità del lavoratore di svincolarsi dal rapporto, garantita soltanto nel capitalismo. Nell’ambito di questo, esamino l’evoluzione dal modello liberale – che garantisce al datore di lavoro un’ampia libertà di licenziare – al modello sociale, nel quale il lavoratore viene tutelato contro il licenziamento ingiustificato. Analizzo dunque l’evoluzione storico-giuridica di questa tutela nel Diritto brasiliano, fino ad arrivare al modello previsto dalla Costituzione Federale del 1988, che cerca di conciliare i diritti del lavoratore e gli interessi aziendali. Prendo allora in esame la Convenzione n. 158 dell’OIL, incorporata al Diritto brasiliano nel 1992 e che garantisce una tutela similare a quella costituzionale. Evidenzio la sua gerarchia costituzionale, poiché tutela diritti umani, e la incostituzionalità della sua denuncia nel 1996, la quale sta ora in esame dalla Suprema Corte brasiliana. In seguito studio la tutela in questione nel Diritto comunitario e nel Diritto di undici Paesi: Italia (soprattutto), Germania, Francia, Spagna, Portogallo, Svezia, Danimarca, Finlandia, Inghilterra, Stati Uniti e Giappone. La loro scelta si basa sul fatto che questi Paesi garantiscono, soprattutto tramite la legge, ma anche attraverso la contrattazione collettiva e la giurisprudenza, un efficiente sistema protettivo contro il licenziamento ingiustificato. In seguito, propongo un modello di tutela contro i licenziamenti individuali e collettivi in Brasile, a partire dalle norme della Costituzione del 1988, della Convenzione n. 158 dell’OIL e delle leggi brasiliane, tenendo in conto le norme del Diritto comunitario e dei Diritti stranieri, specialmente quello italiano, e della Raccomandazione n. 166 dell’OIL. Finalmente, discuto eventuali problemi che possono avvenire a partire dell’istituzione di questo modello, riguardanti la sua efficacia ed i suoi possibili effetti sullo sviluppo dell’economia brasiliana. Discuto anche alcuni mezzi utili per garantire l’effettività dei diritti dei lavoratori, come le clausole sociali, la responsabilità sociale dell’imprenditore, la formazione di blocchi regionali, il sindacalismo internazionale e l’organizzazione della società civile. Lo studio della tutela contro il licenziamento ingiustificato viene basato sulla prospettiva della sua fondamentale importanza per garantire il diritto al lavoro e l’efficacia di tutti gli altri diritti dei lavoratori.
This thesis aims to study the protection against unjustified termination of employment contract, in Brazilian, international (International Labour Organization - ILO), European Union’s and comparative law. Firstly, we discuss the human labor’s historical evolution from the primitive communism until the capitalism, to show how the relationship between the worker and the service recipient (means of production’s owner) was created and has changed, mainly when it comes to the worker’s freedom to rid himself of this relationship, affirmed only in the capitalism. In the capitalist system, we analyze the evolution from the liberal model – that ensures the employer’s wide freedom to dismiss the worker – to the social model, in which the worker is protected against unjustified dismissal. Then we study this protection’s historical evolution in Brazilian law until the Federal Constitution of 1988’s protection model, which aims to balance the worker’s rights with the enterprise’s interests. So we analyze the ILO Convention n. 158, that was incorporated into Brazilian law in 1992 and ensures a protection similar to the Constitution’s one. We demonstrate its constitutional level, since it protects human rights, and the unconstitutionality of its denunciation in 1996, which is being judged by Brazilian Supreme Court nowadays. After that, we study this protection in European Union’s and eleven countries’ laws: Italy (mainly), Germany, France, Spain, Portugal, Sweden, Denmark, Finland, England, United States and Japan. Their choice was based on the fact that they ensure, mostly by law, but also by collective agreements and Court decisions, an efficient protection system against unjustified dismissal. Then we propose a protection model against individual and collective dismissals in Brazil, based on the rules of Federal Constitution of 1988, ILO Convention n. 158 and Brazilian laws, and taking into account the European Union’s and the eleven countries’ laws, mainly the Italian one, and ILO Recommendation n. 166. Finally, we discuss some problems that might happen due to this model’s institution, related to its effectiveness and its possible effects on Brazil’s economic development. We also analyze some useful means to make labor standards effective, such as social clauses, corporate responsibility, regional organizations, global trade unionism and civil society’s organizations. This study is based on the understanding that protection against unjustified dismissal is fundamentally important to guarantee the right to work and the effectiveness of all other labor rights.
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Lindberg, Björn. « Fit for European Democracy ? : Party Discipline in the European Parliament ». Doctoral thesis, Uppsala universitet, Statsvetenskapliga institutionen, 2008. http://urn.kb.se/resolve?urn=urn:nbn:se:uu:diva-8631.

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Résumé :
This study evaluates the fitness of political parties for the democratisation of the European Union. At the national level political parties have successfully functioned as transmission belts between voter’s preferences and political outcomes in representative democracies. Some scholars have therefore argued that an increase in party competition at the European level could make the European Union more democratic; other scholars claim that European political parties are too weak to fend off public pressure, which would arise from an increase in political competition. Since cohesive voting behaviour of political parties is the basic prerequisite for a functioning representative democracy, this study analyses how the transnational party groups of the European Parliament are able to generate voting cohesion. Drawing on rational institutionalist theories of political parties and theories of collective action, the study outlines two competitive scenarios for explaining party group voting cohesion in the European Parliament. In the party group disciplinary scenario, the party group leadership is able to enforce voting cohesion through its disciplinary powers. The national party discipline scenario predicts that party group voting cohesion is dependent on the voluntary cooperation of the national party delegations. The empirical analysis of party disciplinary effects in the European Parliament corroborates the party group disciplinary scenario. The party group leadership of the two largest party groups is able to discipline it is members for disloyal voting behaviour. The findings do, however, also show that the party group leadership is not able to sanction national party delegations if they fail to toe the party group line. The study concludes that it will be difficult for the party groups to maintain voting cohesion, if public pressure on Members of the European Parliament increases through a more open form of political contestation at the European level. The responsibility for a successful democratisation of the European Union through party competition, therefore, lies in the hands of national political parties.
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Marletta, Angelo <1983&gt. « Il principio di proporzionalità nella disciplina del mandato d'arresto europeo ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/6133/1/marletta_angelo_tesi.pdf.

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Résumé :
Il presente lavoro affronta un tema di particolare attualità nella applicazione del mandato d’arresto europeo. Pensate per il contrasto alle forme più gravi di criminalità, le procedure di consegna hanno trovato sempre più spesso applicazione per vicende criminose di scarsa offensività, determinando conseguenze gravi sui diritti fondamentali degli individui coinvolti e mettendo a rischio la reciproca fiducia tra gli Stati membri nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia. Ciò ha imposto alle istituzioni europee di richiamare gli Stati membri al rispetto del principio di proporzionalità, quale principio generale del diritto europeo. Il presente studio analizza i presupposti e le modalità di applicazione di tale principio, alla luce del nuovo assetto impresso all’Unione dal Trattato di Lisbona e nella prospettiva dei diritti fondamentali. In particolare, esso si sofferma sul ruolo da attribuire, rispetto allo specifico tema, alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione ed all’art. 52 par. 1 in essa previsto, ove emerge la valenza costituzionale del principio di proporzionalità.
This thesis deals with a current issue in the enforcement of the European Arrest Warrant. Surrender procedures were originally «designed with major criminals in mind», but in an increasing number of cases they involved minor offences and “trivial cases”. This has caused a great concern about keeping the mutual trust in the Area of freedom, security and justice. In 2011 a Report of the European Commission stressed the importance of the respect of proportionality principle in this highly sensitive field of EU law. This essay analizes the possibility of applying the proportionality check to the European Arrest Warrant in a fundamental rights perspective. Specific attention is paid to the European Charter of Fundamental Rights and to the Art. 52 par. 1, as a binding constitutional norm establishing the proportionality principle for the whole EU legal order.
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Marletta, Angelo <1983&gt. « Il principio di proporzionalità nella disciplina del mandato d'arresto europeo ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/6133/.

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Résumé :
Il presente lavoro affronta un tema di particolare attualità nella applicazione del mandato d’arresto europeo. Pensate per il contrasto alle forme più gravi di criminalità, le procedure di consegna hanno trovato sempre più spesso applicazione per vicende criminose di scarsa offensività, determinando conseguenze gravi sui diritti fondamentali degli individui coinvolti e mettendo a rischio la reciproca fiducia tra gli Stati membri nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia. Ciò ha imposto alle istituzioni europee di richiamare gli Stati membri al rispetto del principio di proporzionalità, quale principio generale del diritto europeo. Il presente studio analizza i presupposti e le modalità di applicazione di tale principio, alla luce del nuovo assetto impresso all’Unione dal Trattato di Lisbona e nella prospettiva dei diritti fondamentali. In particolare, esso si sofferma sul ruolo da attribuire, rispetto allo specifico tema, alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione ed all’art. 52 par. 1 in essa previsto, ove emerge la valenza costituzionale del principio di proporzionalità.
This thesis deals with a current issue in the enforcement of the European Arrest Warrant. Surrender procedures were originally «designed with major criminals in mind», but in an increasing number of cases they involved minor offences and “trivial cases”. This has caused a great concern about keeping the mutual trust in the Area of freedom, security and justice. In 2011 a Report of the European Commission stressed the importance of the respect of proportionality principle in this highly sensitive field of EU law. This essay analizes the possibility of applying the proportionality check to the European Arrest Warrant in a fundamental rights perspective. Specific attention is paid to the European Charter of Fundamental Rights and to the Art. 52 par. 1, as a binding constitutional norm establishing the proportionality principle for the whole EU legal order.
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Pedretti, Fabiana <1989&gt. « La disciplina e le direttrici degli investimenti cinesi in Europa ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4216.

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Résumé :
Contenuto principale della prova finale sono gli investimenti esteri diretti delle aziende cinesi in Europa. Dopo un'analisi generale dei FDI dal punto di vista economico e giuridico, il fenomeno verrà trattato con riferimento alla situazione specifica della Repubblica Popolare Cinese;si analizzeranno gli obblighi e la disciplina a cui sono soggette le aziende cinesi desiderose di internazionalizzare la propria attività all'estero e, in particolare, in Europa.
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Florean, Marco <1975&gt. « Tassazione delle partnerships internazionali : modelli domestici, disciplina convenzionale e diritto europeo ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amsdottorato.unibo.it/9522/1/FLOREAN-TESI%20DEF.pdf.

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Résumé :
I sistemi fiscali contemporanei applicano l’imposizione diretta a persone fisiche e persone giuridiche. In ciascuno Stato tuttavia una varietà di figure intermedie, definibili non- corporate-entities, sono dotate di gradi diversi di soggettività di diritto. Fra queste rientrano le partnership. Con l’obiettivo di ricondurre la fiscalità delle partnership all’interno del regime domestico generale previsto per persone fisiche o giuridiche, ogni Stato impiega proprie regole di caratterizzazione fiscale delle partnership. Di conseguenza, ciascuno Stato può considerare le partnership fiscalmente opache o trasparenti. Ciò vale sia per le partnership domestiche che per quelle estere. Quando l’attività di una partnership domestica presenta elementi di internazionalità, gli approcci domestici di caratterizzazione fiscale interferiscono spesso con quelli adottati da altri Stati. Tali inevitabili conflitti producono un alto rischio di doppia imposizione o doppia non imposizione dei redditi internazionali. La soluzione di tale genere di problemi non trova sistematica considerazione né nei Trattati fiscali, né nei Trattati UE così come interpretati dalla CGUE. Essa resta affidata all’autonoma iniziativa di ciascuno Stato. Questo studio esamina l’imposizione diretta delle partnerships internazionali che presentino un qualche collegamento con il sistema fiscale italiano. Esso inoltre propone una comparazione con altri sistemi fiscali selezionati sulla base di alcuni criteri. La comparazione mira alla individuazione dei problemi scaturenti dalla simultanea applicazione della tassazione italiana ed estera, considerando il ruolo spesso modesto dei Trattati fiscali. Ove un Trattato includa clausole specifiche per le partnership, ne viene esaminato l’effetto. Se i Paesi considerati sono Stati membri UE, i risultati dell’analisi sono esaminati rispetto alla normativa europea, con particolare riguardo ai profili di compatibilità con le libertà del Trattato UE e con i relativi orientamenti della CGUE.
Current tax systems apply direct taxation to individuals and legal entities. In each State, however, a variety of intermediate figures, defined as non-corporate-entities, are equipped with different degrees of legal subjectivity. These include partnerships. With the aim of bringing back partnerships’ taxation within general domestic regime provided for individuals or legal entities, each State uses its own fiscal rules of partnerships characterization. As a result, each State may consider partnerships fiscally opaque or transparent. This applies to both domestic and foreign partnerships. When a domestic partnership business has some cross-border item, domestic tax characterization approaches often clash each other’s. Such inescapable conflicts provoke a high risk of international income double taxation or double non-taxation. Solutions to these problems are not systematically considered in Tax treaties, EU law or EU Treaties as interpreted by ECJ. They are entrusted to autonomous initiative of each State. This study examines direct taxation of international partnerships which have some connection to the Italian tax system. It also proposes a comparison with other tax systems, which are selected on the basis of certain criteria. The comparison aims to identify problems arising from the simultaneous application of Italian and foreign taxation, considering the frequently thin role of Tax Treaties. Where a Tax Treaty includes special clauses for partnerships, their effect is examined. If considered Countries are EU Member States, results of the analysis are examined in relation to European law, with a special focus on compatibility with the EU Treaty freedoms as interpreted by ECJ jurisprudence.
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Campagnolo, Morgana <1993&gt. « LE BUONE PRATICHE DELLA PROGETTAZIONE CULTURALE EUROPEA ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14302.

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Résumé :
La presente tesi vuole indagare le peculiarità della progettazione culturale a livello europeo. Nello specifico, si intende comprendere se ed in quale modo il Programma Europa Creativa - Sottoprogramma Cultura sia un attivatore culturale, o, in maniera estesa quale potenzialità culturale, economica e di fare rete transnazionale possa effettivamente creare per le organizzazioni culturali che intendono partecipare. Per riuscire in questo scopo, si propone un’analisi del Bando EACEA 45/2016 e di 3 progetti vincitori: Artist@Work, Performing Gender - Dance makes differences, Atlas of transition. L’analisi dei progetti porta alla stesura di un modus operandi che chiarisce per tappe quali sono gli elementi da tenere sempre presenti quando si intende progettare per un bando di questo tipo. I documenti relativi a tali elementi (in maggior parte prodotti dall’Unione Europea e dalla Commissione) sono molteplici e una delle difficoltà consiste nel selezionare e ordinare quelli fondamentali per costruire efficacemente il progetto secondo le richieste. Nell'ultima parte del testo verranno commentate e giustificate tutte le osservazioni fatte, verranno inoltre redatte delle ‘buone pratiche’ nel tentativo di implementare le positività ottenute dalle organizzazioni emiliane anche nel territorio e nelle organizzazioni venete.
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Alves, Rui Henrique Ribeiro Rodrigues. « Futuro da União Europeia : Organização Económica e Política no Contexto dos Desafios Pós-Euro ». Doctoral thesis, Faculdade de Economia da Universidade do Porto, 2007. http://hdl.handle.net/10216/10799.

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Résumé :
Economia
Doctoral in Economics
A constatação da existência de um desequilíbrio importante entre as vertentes política e económica do processo de integração europeia, com a primeira num clima de debilidade e a segunda quase no limite máximo, constitui o ponto de partida para a presente dissertação. Associando-se tal situação aos principais défices actuais da União Europeia (UE) de competitividade, crescimento e emprego, de peso político, de participação e legitimidade democrática, e de capacidade de decisão e acção e ao actual modelo de organização política, institucional e económica da União, argumenta-se a favor de uma profunda mudança no mesmo. Nesse contexto, são observados vários modelos sugeridos no passado recente, com base numa análise custo-benefício assente nas respostas dos mesmos aos binómios unidade/diversidade e flexibilidade/compromisso . Associando a essa análise alguns elementos históricos e o êxito do modelo federal em sociedades com larga diversidade, argumenta-se a favor da evolução da UE para uma Federação de Estados-Nação fortemente descentralizada, baseada numa Constituição e com organização institucional federal, cujas características básicas são descritas. Nota-se adicionalmente que a mudança para este modelo deverá ser acompanhada por alterações importantes ao nível económico. Confrontando a literatura do federalismo fiscal com a actual situação ao nível da definição e implementação das políticas orçamentais nacionais e ao nível da composição e aplicação do orçamento comunitário, conclui-se que a UE se encontra ainda bastante longe de uma situação de federalismo orçamental. Neste âmbito, procede-se a um conjunto de sugestões de mudança a dois níveis temporais distintos. No médio e longo prazo, aponta-se para a necessidade de alargamento da dimensão e de alterações no modo de financiamento do orçamento comunitário, incluindo-se a sugestão de criação de um novo recurso próprio assente na tributação do rendimento individual, como forma de possibilitar uma resposta eficiente aos novos desafios da União e de permitir algum exercício da função de estabilização macroeconómica ao nível central. No curto prazo, aponta-se para a necessidade de alteração ao enquadramento institucional relativo à coordenação das políticas macroeconómicas, de construção de um mecanismo limitado de absorção de choques assimétricos, e de uma reforma mais credível do Pacto de Estabilidade e Crescimento, incluindo a possibilidade de diferenciação temporária das regras de disciplina orçamental, em função da dimensão e do nível de desenvolvimento dos Estados-Membros, e de tratamento mais favorável dos incentivos à Investigação e Desenvolvimento, sugestões assentes na apresentação e resolução numérica de um modelo de união monetária a dois países.
The existence of an important disequilibrium between the two faces economic and political of the process of European integration is the departing point of this thesis. By associating such disequilibrium with the major present deficits in the EU of competitiveness, growth and employment; of political weight; of participation and democratic legitimacy; of capacity for decision and action and the present model of political, institutional and economic organisation, we argue for a profound change in such model. In this context, we analyse several models that have been suggested for the case of the EU in the last years. A cost-benefit analysis is thus carried and based on the capacity of these models to deal with two essential binomials unity/diversity and flexibility/compromise. By adding several elements from the European history and the success shown by federal models in societies with large diversity, we argue for an evolution of the EU towards a highly decentralised Federation of Nation-States . This Federation should be based on a true Constitution whose characteristics we describe, together with those of a federal organisation. We also note that the evolution towards this model should be accompanied with important changes at the economic level. By comparing the theory of fiscal federalism with the current situation in terms of the definition and implementation of national fiscal policies and of the composition and use of the European budget, we conclude that the EU is still far away from the case of fiscal federalism and that several changes should happen at two distinct temporal levels. In the medium to long term, we call for an important enlargement of the EU budget together with substantial changes in its financing, including the creation of a new own resource based on individual income taxation. This measure would raise the capacity of the EU to deal with its new challenges and allow the EU to have a significant role in terms of macroeconomic stabilisation. In the short run, we argue for a relevant change in the institutional framework for the coordination of macroeconomic policies, the creation of a limited shock-absorber mechanism and a more credible reform of the Stability and Growth Pact. This reform would allow for a temporary differentiation of fiscal discipline rules, by taking into account the economic dimension and level of development of the Member-Countries, and for a more favourable treatment of public expenses related to Research and Development, with these suggestions sustained by the numerical solution of a model of monetary union with two countries.
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Alves, Rui Henrique Ribeiro Rodrigues. « Futuro da União Europeia : Organização Económica e Política no Contexto dos Desafios Pós-Euro ». Tese, Faculdade de Economia da Universidade do Porto, 2007. http://hdl.handle.net/10216/10799.

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Résumé :
Economia
Doctoral in Economics
A constatação da existência de um desequilíbrio importante entre as vertentes política e económica do processo de integração europeia, com a primeira num clima de debilidade e a segunda quase no limite máximo, constitui o ponto de partida para a presente dissertação. Associando-se tal situação aos principais défices actuais da União Europeia (UE) de competitividade, crescimento e emprego, de peso político, de participação e legitimidade democrática, e de capacidade de decisão e acção e ao actual modelo de organização política, institucional e económica da União, argumenta-se a favor de uma profunda mudança no mesmo. Nesse contexto, são observados vários modelos sugeridos no passado recente, com base numa análise custo-benefício assente nas respostas dos mesmos aos binómios unidade/diversidade e flexibilidade/compromisso . Associando a essa análise alguns elementos históricos e o êxito do modelo federal em sociedades com larga diversidade, argumenta-se a favor da evolução da UE para uma Federação de Estados-Nação fortemente descentralizada, baseada numa Constituição e com organização institucional federal, cujas características básicas são descritas. Nota-se adicionalmente que a mudança para este modelo deverá ser acompanhada por alterações importantes ao nível económico. Confrontando a literatura do federalismo fiscal com a actual situação ao nível da definição e implementação das políticas orçamentais nacionais e ao nível da composição e aplicação do orçamento comunitário, conclui-se que a UE se encontra ainda bastante longe de uma situação de federalismo orçamental. Neste âmbito, procede-se a um conjunto de sugestões de mudança a dois níveis temporais distintos. No médio e longo prazo, aponta-se para a necessidade de alargamento da dimensão e de alterações no modo de financiamento do orçamento comunitário, incluindo-se a sugestão de criação de um novo recurso próprio assente na tributação do rendimento individual, como forma de possibilitar uma resposta eficiente aos novos desafios da União e de permitir algum exercício da função de estabilização macroeconómica ao nível central. No curto prazo, aponta-se para a necessidade de alteração ao enquadramento institucional relativo à coordenação das políticas macroeconómicas, de construção de um mecanismo limitado de absorção de choques assimétricos, e de uma reforma mais credível do Pacto de Estabilidade e Crescimento, incluindo a possibilidade de diferenciação temporária das regras de disciplina orçamental, em função da dimensão e do nível de desenvolvimento dos Estados-Membros, e de tratamento mais favorável dos incentivos à Investigação e Desenvolvimento, sugestões assentes na apresentação e resolução numérica de um modelo de união monetária a dois países.
The existence of an important disequilibrium between the two faces economic and political of the process of European integration is the departing point of this thesis. By associating such disequilibrium with the major present deficits in the EU of competitiveness, growth and employment; of political weight; of participation and democratic legitimacy; of capacity for decision and action and the present model of political, institutional and economic organisation, we argue for a profound change in such model. In this context, we analyse several models that have been suggested for the case of the EU in the last years. A cost-benefit analysis is thus carried and based on the capacity of these models to deal with two essential binomials unity/diversity and flexibility/compromise. By adding several elements from the European history and the success shown by federal models in societies with large diversity, we argue for an evolution of the EU towards a highly decentralised Federation of Nation-States . This Federation should be based on a true Constitution whose characteristics we describe, together with those of a federal organisation. We also note that the evolution towards this model should be accompanied with important changes at the economic level. By comparing the theory of fiscal federalism with the current situation in terms of the definition and implementation of national fiscal policies and of the composition and use of the European budget, we conclude that the EU is still far away from the case of fiscal federalism and that several changes should happen at two distinct temporal levels. In the medium to long term, we call for an important enlargement of the EU budget together with substantial changes in its financing, including the creation of a new own resource based on individual income taxation. This measure would raise the capacity of the EU to deal with its new challenges and allow the EU to have a significant role in terms of macroeconomic stabilisation. In the short run, we argue for a relevant change in the institutional framework for the coordination of macroeconomic policies, the creation of a limited shock-absorber mechanism and a more credible reform of the Stability and Growth Pact. This reform would allow for a temporary differentiation of fiscal discipline rules, by taking into account the economic dimension and level of development of the Member-Countries, and for a more favourable treatment of public expenses related to Research and Development, with these suggestions sustained by the numerical solution of a model of monetary union with two countries.
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St, Aubyn Miguel. « Políticas orçamentais na união económica e monetária europeia : disciplina, coordenação e flexibilidade ». Master's thesis, Instituto Superior de Economia e Gestão, 1992. http://hdl.handle.net/10400.5/12328.

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Rota, Anna <1984&gt. « L’autotutela collettiva tra ipotesi di revisione della disciplina nazionale e prospettive europee ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5406/1/rota_anna_tesi.pdf.

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Résumé :
Nel presente lavoro viene trattato il delicato tema dell’autotutela collettiva, nell’intersezione tra ipotesi di revisione nazionale e prospettive europee. Dapprima viene ricostruita l’evoluzione della valutazione del conflitto collettivo nell’ordinamento giuridico italiano ed effettuata una ricognizione delle diverse manifestazioni del conflitto collettivo ivi riscontrabili. Il tentativo è quello di superare i limiti di una trattazione ristretta allo sciopero e di verificare la perdurante validità della tradizionale nozione di sciopero, intesa esclusivamente come astensione collettiva dalle prestazioni di lavoro. In un secondo capitolo vengono esaminati i disegni di legge di riforma in materia di conflitto collettivo, presentati nel corso della XVI legislatura e le clausole, incidenti sulla medesima materia, rinvenibili nell’Accordo interconfederale del 28 giugno 2011 e negli accordi FIAT del 2010, relativi agli stabilimenti di Pomigliano D’Arco e Mirafiori. Alla luce di tali materiali, si riesaminano le tematiche della titolarità individuale del diritto di sciopero, delle clausole di tregua e delle procedure arbitrali e conciliative. Successivamente, viene esaminata la produzione legislativa e giurisprudenziale comunitaria in tema di conflitto collettivo. Il confronto con l’ordinamento nazionale consente di mettere criticamente in luce il diverso rapporto tra mercato e diritti d’azione collettiva e di rilevare che nell’ordinamento comunitario la giurisprudenza della Corte di giustizia abbia introdotto limiti eccessivi al dispiegarsi dei diritti sociali in esame. Da ultimo, vengono formulate alcune considerazioni conclusive. Criticamente viene rilevato come, in tempi di globalizzazione, non viene prestata sufficiente attenzione alla valorizzazione del conflitto collettivo, come motore dell’emancipazione e del progresso sociale.
This work aims to describe the issue of industrial actions within both, the National and European frameworks. First, this paper analyses the evolution in the assessment of industrial conflicts in the Italian system and it describes some of the most significant types of industrial actions according to the case-law of the Italian Supreme Court. The analysis it not limited only to the right to strike. The aim is considering whether the traditional notion of “strike” as “a collective abstention from work organised by several employees” is still current and meaningful The second chapter of the work is dedicated to the reform proposals regarding the right to strike recently drawn in Italy. After a brief description of the Law no. 146/1990, amended by Law no. 83/2000 and Law no. 135/2012, I focus on the Intersectoral Agreement signed on the 28th June 2011. Furthermore, I analyse two Agreements, signed at Fiat’s Pomigliano and Mirafiori plants respectively in June and December 2010. In the light of the mentioned legal sources, I examine the issues related to the entitlement to exercise the right to strike, rule of peace obligation and recent promotion of conciliation and arbitration procedures as an alternative to conflictive industrial actions. The last part of this work focus on the European legal sources and the recent Viking and Laval cases. According to these judgments, which are going to strongly impact on the future of Trade Unions’ rights, at the European level the promotion of the economic freedoms seems to prevail on the protection of industrial actions. In conclusion, in these times of globalisation, both the National and European system, do not seem to give adequate attention to the issues related with the protection of industrial actions. On the contrary, they should be understood as a tool of emancipation and social progress.
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Rota, Anna <1984&gt. « L’autotutela collettiva tra ipotesi di revisione della disciplina nazionale e prospettive europee ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5406/.

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Résumé :
Nel presente lavoro viene trattato il delicato tema dell’autotutela collettiva, nell’intersezione tra ipotesi di revisione nazionale e prospettive europee. Dapprima viene ricostruita l’evoluzione della valutazione del conflitto collettivo nell’ordinamento giuridico italiano ed effettuata una ricognizione delle diverse manifestazioni del conflitto collettivo ivi riscontrabili. Il tentativo è quello di superare i limiti di una trattazione ristretta allo sciopero e di verificare la perdurante validità della tradizionale nozione di sciopero, intesa esclusivamente come astensione collettiva dalle prestazioni di lavoro. In un secondo capitolo vengono esaminati i disegni di legge di riforma in materia di conflitto collettivo, presentati nel corso della XVI legislatura e le clausole, incidenti sulla medesima materia, rinvenibili nell’Accordo interconfederale del 28 giugno 2011 e negli accordi FIAT del 2010, relativi agli stabilimenti di Pomigliano D’Arco e Mirafiori. Alla luce di tali materiali, si riesaminano le tematiche della titolarità individuale del diritto di sciopero, delle clausole di tregua e delle procedure arbitrali e conciliative. Successivamente, viene esaminata la produzione legislativa e giurisprudenziale comunitaria in tema di conflitto collettivo. Il confronto con l’ordinamento nazionale consente di mettere criticamente in luce il diverso rapporto tra mercato e diritti d’azione collettiva e di rilevare che nell’ordinamento comunitario la giurisprudenza della Corte di giustizia abbia introdotto limiti eccessivi al dispiegarsi dei diritti sociali in esame. Da ultimo, vengono formulate alcune considerazioni conclusive. Criticamente viene rilevato come, in tempi di globalizzazione, non viene prestata sufficiente attenzione alla valorizzazione del conflitto collettivo, come motore dell’emancipazione e del progresso sociale.
This work aims to describe the issue of industrial actions within both, the National and European frameworks. First, this paper analyses the evolution in the assessment of industrial conflicts in the Italian system and it describes some of the most significant types of industrial actions according to the case-law of the Italian Supreme Court. The analysis it not limited only to the right to strike. The aim is considering whether the traditional notion of “strike” as “a collective abstention from work organised by several employees” is still current and meaningful The second chapter of the work is dedicated to the reform proposals regarding the right to strike recently drawn in Italy. After a brief description of the Law no. 146/1990, amended by Law no. 83/2000 and Law no. 135/2012, I focus on the Intersectoral Agreement signed on the 28th June 2011. Furthermore, I analyse two Agreements, signed at Fiat’s Pomigliano and Mirafiori plants respectively in June and December 2010. In the light of the mentioned legal sources, I examine the issues related to the entitlement to exercise the right to strike, rule of peace obligation and recent promotion of conciliation and arbitration procedures as an alternative to conflictive industrial actions. The last part of this work focus on the European legal sources and the recent Viking and Laval cases. According to these judgments, which are going to strongly impact on the future of Trade Unions’ rights, at the European level the promotion of the economic freedoms seems to prevail on the protection of industrial actions. In conclusion, in these times of globalisation, both the National and European system, do not seem to give adequate attention to the issues related with the protection of industrial actions. On the contrary, they should be understood as a tool of emancipation and social progress.
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BARONTINI, LUCA. « Il principio del ne bis in idem : disciplina interna e dicta europei ». Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2018. http://hdl.handle.net/11567/929159.

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DI, CHIARA ALBERTO. « LA VERIFICA DEI POTERI DEL PARLAMENTO EUROPEO Dalle normative elettorali nazionali verso una disciplina elettorale uniforme ». Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2022. http://hdl.handle.net/11392/2489862.

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Résumé :
La presente tesi di dottorato si prefigge lo scopo di indagare il tema della verifica dei poteri nel Parlamento europeo. Il Capitolo I è dedicato ad una disamina dei modelli di verifica dei poteri offerti dal panorama comparato. A tal fine, vengono presi in considerazione cinque ordinamenti: Inghilterra, Francia, Germania, Spagna e Stati Uniti. In particolare, due sono gli elementi al centro dell’analisi: la verifica dei poteri svolta nella seconda Camera – laddove presente – e il grado di tutela complessiva delle posizioni giuridiche soggettive di candidati ed eletti. La scelta di tali profili si giustifica per due motivi. Partendo dal primo, il controllo sulle credenziali degli eletti nelle Camere rappresentative delle autonomie territoriali costituisce uno spunto di comparazione interessante con il Parlamento europeo, i cui membri – come noto – sono eletti nei singoli Stati membri secondo un sistema elettorale solo in parte uniforme. D’altro canto, l’esame del grado di tutela dei diritti fondamentali degli eletti è funzionale al collegamento con la seconda parte del Capitolo I, dedicata all’ordinamento italiano e, più dettagliatamente, ai rapporti tra le giurisdizioni parlamentare, amministrativa e civile. Particolare attenzione verrà riservata alla giurisprudenza costituzionale domestica, la cui rilevanza sul tema del contenzioso elettorale è aumentata negli anni in misura considerevole, come testimonia, da ultimo, la sent. n. 48/2021. Il Capitolo II mira a ricostruire il quadro normativo in materia di verifica dei poteri, analizzando la disciplina dettata dai Trattati istitutivi e dall’Atto del 1976. La seconda parte del Capitolo si concentra sull’analisi delle singole normative nazionali, prendendo in esame quattro aspetti: gli organi che si occupano della proclamazione dei risultati elettorali ed, eventualmente, della loro comunicazione al Parlamento europeo, con particolare riferimento alla possibile valutazione a livello nazionale della sussistenza di cause di incandidabilità o incompatibilità; la natura degli stessi – con particolare riferimento alla loro politicità – e, infine, il sistema dei rimedi esperibili contro la proclamazione degli eletti e, più in generale, per l’impugnazione dei vizi del procedimento elettorale. Alla luce dei risultati ottenuti, sarà possibile incasellare i diversi ordinamenti nei modelli di verifica dei poteri delineati nel Capitolo precedente. L’ultima parte del Capitolo II si concentra sulla giurisprudenza della Corte EDU in materia di tutela del diritto di elettorato passivo, anche alla luce della recentissima sentenza Mugemangango c. Belgio e del suo impatto sul modello parlamentare di verifica dei poteri. Nel Capitolo III vengono esaminati in ordine cronologico i casi più rilevanti di contenzioso elettorale per il Parlamento europeo, sia dal punto di vista della prassi che della giurisprudenza. La disamina affronta i casi Le Pen v. Parlamento europeo e Donnici v. Occhetto, per occuparsi poi delle recenti vicende riguardanti gli eurodeputati indipendentisti catalani. L’ultima vicenda cui è dedicato spazio nella trattazione è rappresentata dalla decadenza degli eurodeputati britannici. Il Capitolo IV ha ad oggetto l’evoluzione della normativa elettorale del Parlamento europeo, nella prospettiva dell’adozione di una procedura elettorale uniforme o, ragionando in un’ottica di breve termine, di una circoscrizione elettorale transnazionale, osservando tale vicenda dal punto di vista della tutela delle posizioni giuridiche soggettive di candidati ed eletti, con particolare riferimento alla possibile individuazione dell’organo competente in materia di contenzioso elettorale.
The purpose of this doctoral dissertation is to investigate the topic of the verification of powers in the European Parliament. Chapter I examines the models of verification of credentials offered by the comparative landscape. To this end, five systems are considered: England, France, Germany, Spain and the United States. Except for the latter case, an attempt has been made to follow a chronological order, starting with the oldest system and arriving at the most recent one. In particular, two elements are considered in the analysis: the verification of powers carried out in the upper chamber – where present – and the overall degree of protection of the subjective legal positions of candidates and elected officials. The choice of these profiles is justified for two reasons. Starting with the first, the scrutiny of the credentials of those elected in the chambers representing territorial autonomies provides an interesting point of comparison with the European Parliament, whose members – as is well known – are elected in the individual member states according to an only partially uniform electoral system. On the other hand, the examination of the degree of protection of the fundamental rights of elected members is related with second part of Chapter I, devoted to the Italian legal system and, in more detail, to the relations between the parliamentary, administrative and civil jurisdictions. Particular attention had been paid to domestic constitutional jurisprudence, whose relevance on the topic of electoral litigation has increased considerably over the years, as evidenced, most recently, by Judgment No. 48/2021 of the Italian Constitutional Court. Chapter II aims to reconstruct the legal framework for the verification of credentials, analyzing the discipline dictated by the founding treaties and the 1976 Act. The second part of the Chapter concentrates on the analysis of individual national regulations, examining four aspects: the bodies responsible for the proclamation of election results and, if necessary, their communication to the European Parliament, with particular reference to the possible assessment at the national level of the existence of grounds for incandidability or incompatibility; the nature of those bodies – with particular reference to their politicalness – and, finally, the system of remedies that can be brought against the proclamation of elected officials and, more generally, for challenging flaws in the electoral process. In light of the results obtained, it will be possible to classify the different jurisdictions into the patterns of verification of powers outlined in the previous Chapter. The last part of Chapter II focuses on the EDU Court's jurisprudence on the protection of the right to vote, including the recent Mugemangango v. Belgium case and its impact on the parliamentary model of verification of powers. Chapter III examines in chronological order the most relevant cases of electoral litigation for the European Parliament, both from the point of view of parliamentary practice and jurisprudence. The examination addresses the cases of Le Pen v. European Parliament and Donnici v. Occhetto, and then deals with the recent events concerning the Catalan independence MEPs, from which Judgments Nos. C-502/19 and C-646/19 originated. The last event to which space is devoted in the discussion is the disqualification of British MEPs and its impact on election results in the Italian legal system. Chapter IV deals with the evolution of the electoral legislation of the European Parliament, with a view to the adoption of a uniform electoral procedure or, reasoning in the short term, of a transnational electoral constituency, observing this affair from the point of view of the protection of the subjective legal positions of candidates and elected members, with particular reference to the possible identification of the competent body in matters of electoral litigation.
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Staley, Maxwell Reed. « A Most Dangerous Science| Discipline and German Political Philosophy, 1600-1648 ». Thesis, University of California, Berkeley, 2018. http://pqdtopen.proquest.com/#viewpdf?dispub=10930815.

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Résumé :

This dissertation tracks the development of German political philosophy over the course of the first half of the seventeenth century, with an emphasis on the disciplinary, methodological, and pedagogical concerns of Politica writers. These figures produced large-scale technical textbooks on politics, which attempted to make sense of the chaotic civil sphere through the application of disciplinary structures. The main influences on their thought came from the sixteenth century: Aristotelianism, reason of state, natural law, and neostoicism were the competing traditions that they attempted to fit into comprehensive treatments of their subject. Generally, these thinkers have been organized by historians into schools divided by their political and confessional commitments. I argue that, while these factors were important, their disciplinary and methodological choices also decisively shaped their vision of politics, and indeed their positions on the critical questions of their day. I do this by focusing on four specific writers, one from each of the four faculties of the early modern university: Bartholomaus Keckermann from the arts faculty, Henning Arnisaeus from Medicine, Christoph Besold from Law, and Adam Contzen from Theology. I show how each Politica author?s disciplinary background inflected their construction of politics as an academic discipline, and how this in turn shaped their opinions on the confessional and constitutional debates which were then fracturing the Holy Roman Empire. While the dissertation does focus on the differences among these figures, it also tracks a trajectory which they all participated in. I argue that their attempts to discipline politics as a subject resulted in the centering of the state as a disciplinary and administrative institution. Their motivation was to prevent political upheaval through the application of technical expertise, which meant that they were able to find ever more aspects of human life which required treatment under the rubric of political philosophy, because almost anything could be conceived of as either a threat or a source of strength for the political order. This in turn suggested a vastly expanded conception of the regulatory and disciplinary powers of the state. I thus contend that, although the Politica writers are mostly forgotten today, they represent a critical phase in the intellectual development of the idea of the state.

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Mangset, Marte. « The discipline of historians : a comparative study of historians' constructions of the discipline of history in English, French and Norwegian universities ». Paris, Institut d'études politiques, 2009. http://www.theses.fr/2009IEPP0057.

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Résumé :
L’enseignement supérieur en France et en Norvège a été profondément marqué par des réformes liées au Processus de Bologne. La réorganisation des programmes d’études constitue une partie centrale de ces réformes. En Angleterre, c’est plutôt des réformes nationales qui ont changé l’organisation des cursus dans la discipline de l’histoire. Avec cette thèse, j’ai cherché à étudier les rapports, s’il y en a, entre l’organisation des programmes d’études et les conceptions disciplinaires dans une discipline donnée, celle de l’histoire. A partir d’entretiens semi-directifs avec des historiens qui enseignent en master dans deux universités de chacun des trois pays, j’ai étudié les façons de concevoir la discipline de l’histoire en relation avec les pratiques d’enseignement et les structures dans lesquelles ont lieu ces pratiques d’enseignement. Plutôt que de prendre les réformes en tant qu’objet d’étude, j’ai choisi de les utiliser comme un outil méthodologique afin d’étudier les conceptions disciplinaires. Les réformes des cursus ont créé des controverses dans les six départements d’histoire étudiés. Les argumentations développées par les historiens dans ces controverses dévoilent des conceptions disciplinaires autrement plus tacites. Les divergences entre différentes conceptions de l’histoire ainsi exposées posent la question de l’universalité et de l’essentialisme des disciplines affirmés dans une grande partie de la recherche. L’analyse des conceptions disciplinaires à travers les pratiques d’enseignement, les programmes d’études et les réformes de ces programmes reformule la question des liens entre la discipline et son environnement
Reforms related to the Bologna process have profoundly influenced on French and Norwegian higher education. The reorganisation of study programmes is a key feature of these reforms. In England, it is rather national reforms that have changed the degree structure in the discipline of history. With this thesis I have sought to study the relationships between the structure of study programmes and conceptions of a discipline in a given discipline, that of history. Based on interviews with historians teaching at master level in two universities in each of the three countries, I have studied ways to understand and define the discipline related to teaching practices and the structures within which these practices take place. Rather than taking the reforms as object of study, I have chosen to use them as a methodological means in order to study disciplinary conceptions. The degree structure reforms have created controversies in the six history departments under study. The argumentations developed by the historians in these debates unveil tacit disciplinary conceptions. The variations between different conceptions of history hereby exposed pose the question of the disciplines’ universality and essentialism claimed by many. The analysis of disciplinary conceptions conducted through the analysis of study programmes and the reforms of these study programmes reformulate the question of the relationship between a discipline and its context
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Cacco, Camilla <1994&gt. « La Giornata Europea della Cultura Ebraica. Aspetti gestionali e implicazioni culturali ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15876.

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Il tema della mia tesi è la Giornata Europea della Cultura Ebraica. Il primo capitolo si focalizza sull’organizzazione e la coordinazione delle attività dell'iniziativa, sulle motivazioni per le quali ha avuto origine e sugli obiettivi che si prefigge. Segue una digressione sul ruolo della manifestazione come simbolo del risveglio della comunità ebraica in Europa e modello per il coinvolgimento delle minoranze. I due capitoli successivi si concentrano sulla descrizione della struttura e del funzionamento delle principali associazioni che gestiscono la Giornata stessa, a livello europeo e nazionale, rispettivamente: l’European Association for the Preservation and Promotion of Jewish Culture Heritage (in cooperazione con la Biblioteca Nazionale di Israele) e l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Il capitolo quarto parla dei Percorsi Culturali Europei e del Percorso Europeo del Patrimonio Ebraico, programmi interdisciplinari lanciati dal Consiglio d’Europa con l’intenzione di dimostrare, attraverso un viaggio nello spazio e nel tempo, come i diversi Paesi e culture d’Europa contribuiscano, insieme, ad arricchire il patrimonio materiale e immateriale dei luoghi che abitano e nei quali sono partecipanti sociali attivi. Il capitolo che segue si focalizza sulle tematiche che sono state scelte negli anni passati, al fine non solo di illustrare ed inquadrare in modo più chiaro il nucleo della Giornata, ma anche di approfondire maggiormente alcuni degli aspetti più interessanti della cultura e della tradizione ebraica. Il capitolo sesto prosegue il filo conduttore tracciato da quello precedente, entrando nel dettaglio della Giornata Europea della Cultura Ebraica di quest’anno. Viene specificato il tema scelto per l’edizione del 2019, “Sogni. Una scala verso il cielo”, con l’intenzione di raccontare il valore, il significato e le interpretazioni del mondo onirico dal punto di vista ebraico. Il capitolo settimo parla di Parma, città scelta come capifila per l’edizione corrente. Scrigno colmo di esempi della presenza ebraica nel patrimonio culturale europeo, questo luogo rappresenta un’opportunità unica per i visitatori, i quali hanno la possibilità di osservarlo e viverlo da una prospettiva differente, un punto di vista che comprende non solo i poli di attrazione maggiormente conosciuti, ma anche le ricchezze della minoranza ebraica. Il penultimo capitolo si concentra su Venezia, in particolare sul contenuto del Museo Ebraico, sulla struttura delle sinagoghe, sul trascorso del cimitero, sulla storia del ghetto, sulle relazioni che uniscono la città lagunare e la Comunità Ebraica e sul sodalizio tra quest'ultima e CoopCulture - cooperativa italiana che, al 1990, ha avuto affidati i servizi al pubblico del Museo. L’ultimo capitolo, infine, analizza la ventesima edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica a Venezia, dal momento della sua ideazione a quello della sua effettiva realizzazione, compresi i risultati relativi al livello di partecipazione. Vengono descritti tutti i passaggi, gli adempimenti e i costi necessari per dare vita alla manifestazione, le modalità scelte dagli organizzatori per raggiungere un ampio e variegato bacino di utenza e le attività che si sono susseguite durante l’intero arco della giornata. L’esperienza di lavoro al Museo Ebraico mi ha permesso di entrare nel vivo di un evento culturale il cui potere di aggregazione mi ha fatta giungere alla consapevolezza di quanto un’iniziativa, se caratterizzata da una motivazione nobile e se costruita attentamente da personale qualificato e appassionato, possa trasformarsi in una eco potentissima.
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Marco, Peñas Ester. « El concepto europeo de deuda pública ». Doctoral thesis, Universitat Pompeu Fabra, 2014. http://hdl.handle.net/10803/130964.

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La normativa europea en materia de disciplina presupuestaria establece un concepto autónomo de deuda pública que debe ser aplicado por los Estados miembros para dar cumplimiento a los mandatos europeos. La presente tesis doctoral parte del estudio de las normas europeas que regulan el concepto de deuda pública, para analizar posteriormente la introducción de este concepto en el ordenamiento jurídico nacional y su relación con el concepto de deuda pública tradicional preexistente. Finalmente, se delimitan los contornos del elemento subjetivo y objetivo del concepto europeo de deuda pública, a través del análisis del Reglamento (CE) núm. 2223/1996, relativo al Sistema europeo de Cuentas Nacionales y Regionales de la Comunidad (SEC–95) y de los pronunciamientos de Eurostat (Oficina Estadística de la Comisión Europea).
European regulations on budgetary discipline establish an autonomous concept of government debt that should be applied by the Member States, so as to comply with European mandates. This doctoral thesis is based on the study of the European legal framework that regulates the concept of government debt, to subsequently analyse the introduction of this concept in the national legal systems and its relation with the pre-existing traditional concept of government debt. Finally, the limits of the subjective and objective element of the European concept of government debt are defined in light of the Council Regulation (EC) No. 2223/1996, on the European System of National and Regional Accounts in the Community (ESA 95) and of the decisions from Eurostat (the Statistical Office of the European Commission).
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Martinez, Fucini Diana <1987&gt. « Unione Europea e donne mediterranee : un'analisi disciplinare dei programmi regionali di assistenza esterna ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5529.

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The purpose of this thesis is to analyse the complex system of aid through which the European Union relates to the women of the Mediterranean area. The dissertation is introduced by a short historical framework, which trades the evolution of European institutions in the euro-mediterranean area, from the Barcelona Process, to the European Neighbourhood Policy to the Union for the Mediterranean. This section explores the policies dedicated to the respect of human rights and women’s rights in this geographical area, starting from the Sixties and arriving to the Arab revolutions of 2011. Later on, a theoretical framework is drawn, exploring the existing literature about the research subject and the contextual factors that have a strong influence on its evolution. The analysis is subdivided into three main sections: rhetorical, which outlines the ideologies and identity politics laying behind the relationship between the Mediterranean shores; legislative, which frames the institutionalization of gender mainstreaming; and geopolitical, which delves into the relationship between aid and strategic geopolitical interests. After designing a theoretical framework, the work moves on to the actual study of the programmes in favour of women, focusing on the programs implemented at a regional level by the European Neighbourhood Partnership, in the years between 2006 and 2014. Next, it sketches the regional aid programmes implemented by the Union of the Mediterranean, stressing the differences between these and the ENP Programmes. Finally, the last chapter of the thesis outlines the current situation, focusing on the Italian Semester at the European Union and alluding to the NissaTV project, recently implemented throughout the whole region.
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Maxia, Maria Laura <1989&gt. « Il processo produttivo di un'opera lirica : "La Ciociara" di Marco Tutino in prima esecuzione europea ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12937.

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L'elaborato tratterà del processo produttivo dell'opera lirica "La Ciociara" del compositore contemporaneo Marco Tutino: una coproduzione internazionale tra la San Francisco Opera e Il teatro Lirico di Cagliari. Si incentrerà sull'esperienza vissuta in prima persona al Teatro Lirico di Cagliari e sugli stadi necessari alla realizzazione dell'opera.
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Gjeta, Arber <1985&gt. « La disciplina della gestione aeroportuale e dei servizi aeroportuali nel diritto dei trasporti europeo e nazionale ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5364/1/GJETA_ARBER_TESI.pdf.

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Résumé :
Dopo gli indubbi sviluppi politici e legali tendenti all’uniformazione è inevitabile non sostenere che anche il mercato della gestione delle infrastrutture e del trasporto aereo a terra costituisce un fattore determinante del trasporto aereo con una più stretta necessità di uniformazione del quadro regolamentare. La gestione aeroportuale e i servizi connessi è collocata all’interno del diritto aereo. Perché si configuri il “trasporto aereo” (nozione dinamica base che caratterizza il diritto del trasporto aereo) si ha la necessità di un accordo tra due paesi – un permesso di volo designato – una finestra di orario di decollo e atterraggio e la regolamentazione delle relative attività connesse, affinché si svolgano in situazione di safety, quale conditio sine qua non di tutte le attività di aviazione. Tuttavia, la migliore dottrina sente il bisogno di una trattazione separata della materia diritto aereo in senso stretto e quella della disciplina aeroportuale, benché i due ambiti sono tra di loro contigui. Questo è legittimato da esigenze contrapposte fra gli operatori dei due settori. In ultima considerazione possiamo sostenere che gli sviluppi legislativi, sia nel diritto aeronautico e in quello marittimo, portano all’abbraccio della impostazione di un diritto dei trasporti inclusivo di ogni forma dell’attuazione del fenomeno trasporto, scollegandosi al solo fenomeno dell’esercizio nautico quale elemento caratterizzante della disciplina. Quale futuro legislativo si prospetta per la gestione del bene aeroporto? Quale sarà la sua dimensione legale su questioni importanti sulle quali esiste una normazione europea come l’allocazione delle bande orarie, tasse aeroportuali e assistenza a terra oppure su quelle che hanno un carattere prevalentemente nazionale? E infine, quale sarebbe la strada da seguire per regolare il nuovo mercato aeroportuale che è passato dalla idea della competizione per il mercato esplorando anche la competizione nel mercato, con aeroporti che si comportano come operatori in concorrenza tra loro?
After the last political and legal developements which leads toward the uniformation it is clear that even the airport management and regulation market is a very important issue in the air transport sector. There is the need of a uniformation of the legal framework. The airport management and the handling services has to be considered part of the air law. In order to have “air transport” we need a bilateral agreement between two States, a air navigation permit and a slot of time for takking off and landing, which need to perform in a regulated environment, in order to be offered in safety conditions, as a conditio sine qua non of all’aviation activities. Despite of this, in legal doctrine there is a separation between air law and the regulation of aeroportual issues, even it is clear that the two sectors are very contiguous. This il legitimated by the opposite needs of the operators of the two sectors. In final consideration we analyze the legal developements in European transport law and the airport regulation as a relevant part of it. At the moment the main issue that we are going to stress is the legal future of airport regulation in European and national legislation in order to address problems like capacity constrains and inefficiency of he airport realty, analyzing the airport regulation,the handling regulation and other issues regarding airports in national legal systems. We performed our research regarding regulation of airports in a State member of European Union, Italy, and in a potential canditate State for the future adesion, Albania, which is dealing with the aquis communautaire.
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Gjeta, Arber <1985&gt. « La disciplina della gestione aeroportuale e dei servizi aeroportuali nel diritto dei trasporti europeo e nazionale ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5364/.

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Résumé :
Dopo gli indubbi sviluppi politici e legali tendenti all’uniformazione è inevitabile non sostenere che anche il mercato della gestione delle infrastrutture e del trasporto aereo a terra costituisce un fattore determinante del trasporto aereo con una più stretta necessità di uniformazione del quadro regolamentare. La gestione aeroportuale e i servizi connessi è collocata all’interno del diritto aereo. Perché si configuri il “trasporto aereo” (nozione dinamica base che caratterizza il diritto del trasporto aereo) si ha la necessità di un accordo tra due paesi – un permesso di volo designato – una finestra di orario di decollo e atterraggio e la regolamentazione delle relative attività connesse, affinché si svolgano in situazione di safety, quale conditio sine qua non di tutte le attività di aviazione. Tuttavia, la migliore dottrina sente il bisogno di una trattazione separata della materia diritto aereo in senso stretto e quella della disciplina aeroportuale, benché i due ambiti sono tra di loro contigui. Questo è legittimato da esigenze contrapposte fra gli operatori dei due settori. In ultima considerazione possiamo sostenere che gli sviluppi legislativi, sia nel diritto aeronautico e in quello marittimo, portano all’abbraccio della impostazione di un diritto dei trasporti inclusivo di ogni forma dell’attuazione del fenomeno trasporto, scollegandosi al solo fenomeno dell’esercizio nautico quale elemento caratterizzante della disciplina. Quale futuro legislativo si prospetta per la gestione del bene aeroporto? Quale sarà la sua dimensione legale su questioni importanti sulle quali esiste una normazione europea come l’allocazione delle bande orarie, tasse aeroportuali e assistenza a terra oppure su quelle che hanno un carattere prevalentemente nazionale? E infine, quale sarebbe la strada da seguire per regolare il nuovo mercato aeroportuale che è passato dalla idea della competizione per il mercato esplorando anche la competizione nel mercato, con aeroporti che si comportano come operatori in concorrenza tra loro?
After the last political and legal developements which leads toward the uniformation it is clear that even the airport management and regulation market is a very important issue in the air transport sector. There is the need of a uniformation of the legal framework. The airport management and the handling services has to be considered part of the air law. In order to have “air transport” we need a bilateral agreement between two States, a air navigation permit and a slot of time for takking off and landing, which need to perform in a regulated environment, in order to be offered in safety conditions, as a conditio sine qua non of all’aviation activities. Despite of this, in legal doctrine there is a separation between air law and the regulation of aeroportual issues, even it is clear that the two sectors are very contiguous. This il legitimated by the opposite needs of the operators of the two sectors. In final consideration we analyze the legal developements in European transport law and the airport regulation as a relevant part of it. At the moment the main issue that we are going to stress is the legal future of airport regulation in European and national legislation in order to address problems like capacity constrains and inefficiency of he airport realty, analyzing the airport regulation,the handling regulation and other issues regarding airports in national legal systems. We performed our research regarding regulation of airports in a State member of European Union, Italy, and in a potential canditate State for the future adesion, Albania, which is dealing with the aquis communautaire.
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Santoro, Simona. « La gestione del conflitto sindacale nelle relazioni industriali nell'Unione Europea ». Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2012. http://hdl.handle.net/11695/66409.

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Résumé :
Object of the search is the analysis of the management of the trade-union conflict in the industrial relations in the European Union, and in particular the absence of the acknowledgment of strike between the legislative matters of competence of the European Community. The study is structured in three chapters. The first one is dedicated to the examination of the fundamental aspects of the system of industrial relations in Europe; in particular they go over again the stages of the evolution of the social dialogue, the main actors and rules, the different kind of organization of the social parts, the forms of participation of the workers let alone the system of the industrial relations in the European Union. The second chapter focuses on the topic of the acknowledgment inside of “communitarian” fundamental of the social rights and of the strike right. In particular, in the middle paragraphs the attention is focused on the right of the workers to resort to collective actions for the defense of own interests, thus like sanctioned in the Paper of the Fundamental Rights of European Community, (proclaimed in Nizza 18 December 2000). Although such important acknowledgment, the regulation of the strike right is not included between the legislative matters of competence of European Community (art. 137.5, del TUE, ora art. 153.5 TFUE). The exclusion can be read like expression of the political will of the Member States to respect the national standards, renouncing to any interference of the communitarian right in a branch in which it is difficult to show normative agreements in reason of the excessive difference of the national disciplines. Such chosen it has, however, determined a great differentiation between the national disciplines, with detail reference to the regulation of strike in the essential public services. The topic of the exclusion has been reproposed and intensified during the last few years as a result of a series of judgment of the Law court, relative to the cases Viking, Laval and, recently, Commission vs Germany. In particular, in the second paragraph are analyzed the Viking and Laval sentences, matched not only by content but also by the temporal proximity, the first of 11 December, the second of December 18 2007. They records a change regarding the precedence phase of indifference, as for the first time, the strike right is recognized like fundamental right of the European Union. The focus is also on the recent ruling by the Strasbourg Court on right to strike, in its judgment of 21 April 2009 Enerij would mark a clear development of the case, as it could be argued that the Court has held that the right to strike, as long as it is exercised to support collective negotiation, it is equally essential to freedom of association and therefore directly recognized and protected by art. 11 of the European Convention on Human Rights. The third chapter, at last, proposes, therefore, to analyze comparatively the legal approaches adopted by the Italian, French, English and German rules, about the discipline of the collective self-defense and the right to strike in essential public services in main countries of European Union, where the different national rules make difficult a compare aimed to the reach of a common framework. In particular, the Italian legislation with a provision for a special Commission of guarantee, represents a unique case in Europe and place Italy in a more advanced position than the member States. Indeed, to this authority, are entrusted assessment tasks and regulatory in relation to essential services, that must guarantee to the citizens the possibility of continuing to enjoy, albeit with some limitations, of their constitutionally protected rights.
Oggetto della ricerca è l’analisi della gestione del conflitto sindacale nelle relazioni industriali nell’Unione europea, e in particolare l’assenza del riconoscimento dello sciopero tra le materie legislative di competenza della Comunità europea. Lo studio è strutturato in tre capitoli. Il primo è dedicato all’esame degli aspetti fondamentali del sistema di relazioni industriali in Europa; in particolare vengono ripercorse le tappe dell’evoluzione del dialogo sociale, i principali attori e regole, le differenti modalità di organizzazione delle parti sociali, le forme di partecipazione dei lavoratori nonché il sistema delle relazioni industriali nell’Unione Europea. Il secondo capitolo è incentrato sul tema del riconoscimento all’interno dei diritti sociali fondamentali “comunitari”, del diritto di sciopero. In particolare, nei paragrafi centrali l’attenzione si incentra, sul diritto dei lavoratori a ricorrere ad azioni collettive per la difesa di propri interessi, così come sancito nella Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea, (proclamata a Nizza il 18 dicembre 2000). Nonostante tale importante riconoscimento, la regolamentazione del diritto di sciopero non rientra tra le materie legislative di competenza della Comunità europea (art. 137.5, del TUE, ora art. 153.5 TFUE). L’esclusione può essere letta come espressione della volontà politica degli Stati membri di rispettare gli standard nazionali, rinunciando a qualsiasi interferenza del diritto comunitario su un terreno nel quale è difficile prospettare armonizzazioni normative, in ragione della eccessiva difformità delle discipline nazionali. Tale scelta ha, tuttavia, determinato una grande differenziazione tra le discipline nazionali, con particolare riferimento alla regolamentazione dello sciopero nei servizi pubblici essenziali. Il tema dell’esclusione si è riproposto e acutizzato negli ultimi anni a seguito di una serie di pronunce della Corte di Giustizia, relative ai casi Viking, Laval e recentemente Commissione vs Germania. In particolare, nel secondo paragrafo sono analizzate le sentenze Viking e Laval, abbinate non solo dal contenuto, ma anche dalla prossimità temporale, la prima dell’11 dicembre, la seconda del 18 dicembre 2007 che registrano un cambiamento rispetto alla precedente fase di indifferenza, in quanto per la prima volta, il diritto di sciopero è riconosciuto come diritto fondamentale dell’Unione europea. L’attenzione è posta anche sulla recentemente pronuncia della Corte di Strasburgo sul diritto di sciopero che con la sentenza Enerij del 21 aprile 2009 marcherebbe una netta evoluzione giurisprudenziale, in quanto si potrebbe sostenere che la Corte abbia ritenuto che il diritto di sciopero, fintantoché è esercitato per sostenere la contrattazione collettiva, è ugualmente essenziale alla libertà sindacale e pertanto direttamente riconosciuto e tutelato dall’art. 11 della Convenzione Europea per i Diritti dell’Uomo. Il terzo capitolo, infine, si propone, pertanto, di analizzare comparativamente le soluzioni legislative adottate dall’ordinamento italiano, francese, inglese e tedesco, riguardo la disciplina dell’azione di autotutela collettiva e del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali nei principali Paesi dell’Unione Europea dove, i differenti ordinamenti nazionali rendono difficile un confronto teso al raggiungimento di una disciplina comune. In particolare, la legislazione italiana con la previsione di una apposita Commissione di garanzia, quale autorità pubblica indipendente, cui sono affidati compiti di verifica e anche di statuizione in relazione alle prestazioni indispensabili da effettuare per garantire ai cittadini la possibilità di continuare a fruire, seppure con delle limitazioni, dei propri diritti costituzionalmente tutelati, rappresenta un caso unico in Europa che pone l’Italia sotto questo profilo in una posizione più avanzata rispetto all’Europa.
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Gasparotto, de Oliveira Angelica <1983&gt. « L'adeguamento di tradizionali laboratori europei di restauro fotochimico alle tecniche digitali ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022. http://amsdottorato.unibo.it/10490/1/Tesi_Gasparotto_Angelica_CR.pdf.

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Résumé :
La presente ricerca ha avuto come obbietivo studiare come stia avvenendo l'adattamento dei tradizionali laboratori fotochimici di film alle tecniche digitali attraverso l'analisi delle politiche di preservazione, del restauro, dei costi relativi all’acquisto di nuove apparecchiature e della migrazione ai nuovi media presso il British Film Institute (BFI), lo Svenska Filminstitutet (SFI), l’Eye Filmmuseum, L'Immagine Ritrovata e ANIM - Cinemateca Portuguesa. A questo scopo è stato utilizzato il metodo dello studio di caso, in cui sono state effettuate interviste con gestori e tecnici delle istituzioni citate al fine di rispondere al quesito della presente ricerca: quali sono l’impatto e le implicazioni di questo adattamento? Quali sono i risultati raggiunti con le nuove attrezzature e metodi di restauro e preservazione? Per arrivare a rispondere a queste domande lo studio è stato diviso in due sezioni. Nella prima parte, sono riportate le interviste svolte presso SFI, BFI, Eye e L'Immagine Ritrovata, realizzate al fine di ottenere dati che permettessero di formulare un'intervista più completa e approfondita. Successivamente, questa intervista più dettagliata è stata condotta con una sola istituzione, la Cinemateca Portuguesa. Pertanto, nella seconda parte dello studio di caso, sono state realizzate interviste a tecnici e dirigenti di ANIM - Cinemateca Portuguesa e dei suoi laboratori partner. L'analisi dei risultati comprende tutte le informazioni provenienti dalle cinque istituzioni intervistate. È stato notato che l'adattamento al digitale ha effettivamente apportato miglioramenti nella preservazione e nel recupero del materiale fotochimico, ma ciò ha anche fatto sorgere alcuni dilemmi nei laboratori. C'è apprensione per la scarsità di materiale della filiera fotochimica e per una sua ipotetica fine nel prossimo futuro, poiché non ci sono ancora sufficienti conoscenze sulla filiera digitale e sul comportamento di questi media con il passare del tempo. Gli intervistati hanno altresì dimostrato positività riguardo alle tecnologie digitali.
The aim of the present research was to study how the adaptation of traditional photochemical film laboratories to digital techniques is taking place through the analysis of preservation and restoration policies, restoration, costs with the purchase of new equipment and migration to new media at the British Film Institute (BFI), Svenska Filminstitutet (SFI), Eye Filmmuseum, L'Immagine Ritrovata and ANIM - Cinemateca Portuguesa. For this purpose, the case study method was used, in which interviews were carried out with managers and technicians of the institutions mentioned in order to answer the research problem that arises with this question: what is the impact and what are the implications of this adaptation and also what are the results achieved with the new equipment and methods of restoration and preservation? For this, the study was divided into two parts. In the first part, interviews are applied to SFI, BFI, Eye and L'Immagine Ritrovata in order to obtain data that would form a more complete and in-depth interview. Subsequently, this more detailed interview was applied to only one institution, the Cinemateca Portuguesa. Therefore, in the second part of the case study, interviews were carried out with technicians and managers of ANIM - Cinemateca Portuguesa and its partner laboratories. The analysis of the results includes all the information coming from the five interviewed institutions. It was noted that the adaptation did indeed bring improvements in the preservation and recovery of the photochemical material but this also brought some dilemmas to the laboratories. There is concern about the material scarcity of the photochemical workflow and its hypothetical end in the near future, as there is still not enough knowledge about the digital workflow and the behavior of these media in the coming years, however the respondents are positive regarding the digital technologies.
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CIOFFRESE, DAVIDE. « Il Dramaturg in Italia. Un'anomalia storica tra Europa e Stati Uniti ». Doctoral thesis, Università degli studi di Pavia, 2022. http://hdl.handle.net/11571/1455370.

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Résumé :
Oggetto della tesi è la figura del dramaturg, indagata a partire dalle sue origini nella Germania settecentesca – con Gotthold Lessing – e seguita nel suo percorso tedesco fino alle rivoluzioni del suo ruolo favorite dal lavoro di Bertolt Brecht e del Berliner Ensemble. Segue una trattazione dello sviluppo della figura in Gran Bretagna, dove il dramaturg è oggetto di una sostanziale identificazione con quella del neonato “literary manager”: specie tramite il lavoro teorico di William Archer e Harley Granville Barker e, in seguito, quello pratico di Kenneth Tynan. La duplice declinazione della professione in dramaturg e literary manager è poi esplorata nell’ambito del Novecento statunitense. La tesi, a questo punto, approda in Italia, e lo fa concedendosi una digressione cronologica all’indietro: rintraccia un proto-dramaturg per il nostro Paese nell’attore romantico Gustavo Modena. In seguito, e proseguendo nel nostro Novecento, si sofferma su Gerardo Guerrieri, su una serie di altri dramaturg più o meno espliciti della seconda metà del secolo – come il poeta Edoardo Sanguineti – e infine sulla più nota professionista d’Italia, Renata M. Molinari. Giunta così al suo capitolo finale, la tesi si conclude soffermandosi sulla situazione dramaturgica contemporanea del nostro Paese e sulle sue tendenze: indagate anche col prezioso supporto di interviste con diversi professionisti, poi riportate per esteso in appendice.
The subject of the essay is the figure of the dramaturg, whose investigation begins from its origins in eighteenth-century Germany – with Gotthold Lessing – and keeps following its German development up to the revolutions of the role brought forth by the work of Bertolt Brecht and the Berliner Ensemble. The profession is then investigated in Great Britain, where the dramaturg is the subject of a substantial identification with the newly born figure of the "literary manager": especially through the theoretical work of William Archer and Harley Granville Barker and, later, through the practical activity of Kenneth Tynan. The professional’s double declination – dramaturg and literary manager – is then explored in the context of the twentieth-century United States. The essay, at this point, finally shifts to Italy, and it does so by allowing itself a chronological digression backwards: it identifies a proto-dramaturg for our Country in the figure of the romantic actor Gustavo Modena. Later, and continuing into our twentieth century, it proceeds to dwell on Gerardo Guerrieri, on a series of other more or less explicit dramaturgs active during the second half of the century – such as well-known poet Edoardo Sanguineti – and finally on Italy’s most famous dramaturg, Renata M. Molinari. Having thus reached its final chapter, the essay approaches its conclusion by focusing on the contemporary dramaturgical situation of our Country and on its various trends: investigated with the precious support of interviews with various professionals, then fully transcribed in the appendix.
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Mastrodomenico, Mirna. « La libera circolazione dei "talenti" in Europa ». Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2012. http://hdl.handle.net/11695/66344.

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Résumé :
Oggetto della ricerca è l’analisi del quadro normativo comunitario e interno relativo alla circolazione delle libere professioni, e, in particolare, al reciproco riconoscimento dei titoli accademici e professionali sia in generale, sia con particolare riguardo a talune categorie professionali: i medici e i docenti universitari. Nel primo capitolo, dopo aver analizzato l’istituto della libertà di circolazione delle attività professionali nell’economia del disegno comunitario originario, vengono ripercorse le tappe attraverso le quali si è giunti al mercato unico delle attività autonome, quale punto di arrivo, peraltro non definitivo, di un percorso al quale hanno contribuito sia l’attività legislativa che la giurisprudenza della Corte di Giustizia Europea. In particolare si analizza come il legislatore comunitario ha abbandonato il primo approccio c.d “settoriale”, a favore di uno “generale” che prevede il reciproco riconoscimento dei titoli con potere di adattamento (o diritto di compensazione) da parte dello Stato ospite. La parte centrale del capitolo è incentrata sull'esame della direttiva 2005/36/CE con la quale si è inteso ampliare le ipotesi di esercizio della professione in virtù del titolo originario. La direttiva, che contiene il regime disciplinare attualmente vigente in tema di riconoscimento delle qualifiche professionali è stata recepita in Italia con il d.lgs. 9 novembre 2007, n. 206, al quale è dedicato l'ultimo paragrafo del capitolo. Nel secondo capitolo l’attenzione si sposta sulle professioni mediche, sulla considerazione che, in quest’ambito, il tema del riconoscimento dei titoli professionali riveste profili di particolare interesse, in quanto connesso con la tutela di un diritto fondamentale quale quello della salute. Il terzo capitolo è incentrato sul tema dell’internazionalizzazione dell’università e della mobilità dei docenti. Il sistema dell’alta formazione è un nodo strategico per l’integrazione sociale e culturale europea: infatti, le università svolgono un ruolo fondamentale nell’azione di promozione e garanzia della crescita e dell’arricchimento intellettuale della società. Nel primo paragrafo vengono sono descritti i principali interventi delle Istituzioni comunitarie che, sulla base dei suddetti presupposti, mirano alla promozione e al miglioramento della qualità e della competitività fino alla “modernizzazione” dei sistemi di istruzione superiore; viene, poi, esaminata l’azione del cd. Processo di Bologna, un progetto intergovernativo finalizzato alla costruzione del cd. Spazio europeo dell’istruzione superiore e della ricerca. Vengono, infine, trattate le questioni del riconoscimento dei titoli accademici per lo svolgimento di una professione non regolamentata o per la prosecuzione degli studi e ripercorsi i diversi programmi di mobilità europea rivolti ai docenti universitari. Al fine di rivedere i punti di criticità del sistema di riconoscimento, previsto dalla direttiva 2005/36/CE, è, attualmente, in corso un processo di revisione della stessa: il 19 dicembre 2011 è stata, infatti, pubblicata una proposta di modifica. La promozione della libera circolazione delle professioni è, infatti, considerato come uno strumento essenziale del potenziale di ripresa economica, dell’incremento occupazionale e della crescita sociale dell’Europa di oggi.
The research focuses on the anlysis of the EU and the internal regulatory frameworks concerning free movement of liberal professions and, in particular, the mutual recognition of academic and professional qualifications both in general and with particular regard to certainf professional groups: doctors and university teachers. In the first chapter, after analyzing the institution of freedom of movement of professional activities within the original EU outline, the author thinks back to the steps through which the single market of the autonomous activities has been reached, as a point of arrival, however not definitive, of a path which both the legislative activity and the jurisprudence of the European Court of Justice have contributed to. In particular, the analysis shows how the Community legislator has abandoned the first approach, the so-called "sectoral" approach, in favour of a "general one" which envisages mutual recognition of qualifications with power of adjustment (or right of set off) by the host Government. The central part of the chapter focuses on the examination of Directive 2005/36/EC with which it was intended to broaden the assumptions of practice of profession under the original title. The Directive, which contains the regulatory regime currently in force in terms of recognition of professional qualifications has been implemented in Italy by Legislative Decree of 9 November 2007 n. 206, which the last paragraph of the chapter is dedicated to. The second chapter focuses on the medical professions, considering that in this context the issue of recognition of professional qualifications is of particular interest, as it is related to the protection of a fundamental right, namely the right to health. The third chapter focuses on internationalization and mobility of university teachers. The system of higher education is a strategic hub for the European social and cultural integration: in fact, the universities play a key role in the activities of promotion and guarantee of intellectual growth and enrichment of society. The first section describes the main steps of the Community institutions: on the basis of the above-mentioned assumptions, they aim at promoting and improving the quality and competitiveness in order to fulfill the "modernization" of higher education systems; furthermore, the so-called Bologna Process is examined: it is an intergovernmental project aimed at building the so-called European area of higher education and research. The issue of recognition of academic qualifications for carrying out unregulated professions or continue their studies is eventually dealt with, together with the various European mobility programs addressed to university teachers. The Directive 2005/36/EC is currently undergoing a review process in order to review the critical points of its recognition system: on 19 December 2011, in fact, a proposed amendment was published. The promotion of free movement of professionals is, in fact, regarded as an essential tool of the potential for economic recovery, increase employment and social growth of today's Europe.
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Zanatta, Alessandra <1992&gt. « Capitali Europee della Cultura come possibilità di cambiamento dell’immagine turistica : il caso San Sebastian ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12567.

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Il titolo di Capitale Europea della Cultura porta con sé numerose responsabilità e possibilità, in primis la città eletta avrà l’occasione per un intero anno di poter accrescere la conoscenza e la popolarità del luogo attraverso iniziative culturali di ogni tipo. Dalla nascita del progetto Capitale Europea della Cultura fino al 1999, le città designate dal titolo erano per lo più già affermate a livello culturale - turistico e proponevano perciò eventi culturali senza tener conto delle ricadute a lungo termine. Successivamente, dal 2000 in poi, vennero scelte città non sempre note al grande pubblico in ambito turistico, ma che comunque possiedono un background culturale degno di nota. Un’eccezione di questi ultimi anni è San Sebastian, eletta Capitale Europea della Cultura per l’anno 2016, assieme a Breslavia. La città spagnola gode di una conoscenza turistica già abbastanza elevata, soprattutto grazie al turismo marittimo. La questione che si pone è se è possibile per una città sfruttare il titolo di Capitale Europea della Cultura per poter modificare e/o sviluppare l’immagine turistica che già possiede. Prendendo d’esempio proprio San Sebastian si analizzerà il progetto culturale offerto durante tutto l’anno in questione, con lo scopo di evidenziare come ciò che rende questa località spagnola nota al turismo internazionale non venga preso in considerazione per il progetto Capitale Europea della Cultura 2016, puntando quindi a siti non noti al turista medio che si reca a San Sebastian. Tutto questo è stato progettato con un’ottica di investimento a lungo termine, in quanto, portare a conoscenza luoghi non solitamente visitati dai viaggiatori, aiuterà ad avere negli anni successivi un incremento del turismo culturale. Verranno di conseguenza confrontate le politiche per il turismo utilizzate negli anni precedenti per la promozione di San Sebastian con quelle attuate durante l’anno Europeo della Cultura. Dai dati pubblicati dalla società San Sebastian Turismo – Donostia Turismoa S.A., si esamineranno i risultati statistici del 2016 ed il conseguente incremento delle visite nei periodi in cui, normalmente, il turismo a San Sebastian è limitato, in quanto meta per lo più estiva. Dato che il progetto San Sebastian Capitale Europea della Cultura 2016 è terminato da breve tempo, quindi eccessivamente recente per poter assistere ed analizzare il possibile successo del progetto, quest’ultimo verrà paragonato con quello di Riga. Riga, capitale della Lettonia e Capitale Europea della Cultura 2014, gode anch’essa di una conoscenza turistica elevata, quindi, anche in questo caso, parte degli eventi sono stati organizzati in siti distanti da quelli già noti. Da questo confronto si potrà così ipotizzare se il progetto San Sebastian 2016 potrà o meno avere successo negli anni a venire, basandosi sui dati di un progetto simile.
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Capogreco, Veronica <1993&gt. « LA MARIONETTA E LE FIGURE : DAL RITO AL TEATRO IN RELAZIONE AD EUROPA ED ASIA ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18555.

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Il mio elaborato finale vuole analizzare la marionetta ed altre figure, quali burattini, pupi ed ombre nel corso del loro sviluppo, a partire dalle origini in cui rappresentavano uno strumento rituale, attraversando il periodo del Seicento/Settecento, quando assunsero il ruolo di protagonisti all'interno del mondo dell'intrattenimento e del teatro, in competizione con gli attori in carne ed ossa, fino ad arrivare all'epoca contemporanea. Si vuole fornire un'analisi ulteriore della loro evoluzione all'interno del rapporto di influenza reciproca tra Oriente ed Occidente, attraverso anche la presentazione di due casi di rilievo, quello dell'Italia e del Giappone.
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Muntoni, Italo Raffaele <1969&gt. « I servizi di investimento nella disciplina dell'imposta sul valore aggiunto : il quadro normativo europeo e la sua attuazione nazionale ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022. http://amsdottorato.unibo.it/9946/1/muntoni_italo%20raffaele_tesi.pdf.

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Résumé :
Il presente lavoro di ricerca ha ad oggetto i profili fiscali IVA dei servizi di investimento, in ambito sia europeo che nazionale, prestati dalle banche, dalle Sim e da consulenti/società di consulenza finanziaria nei confronti della clientela al dettaglio. Ciò al fine di individuarne il corretto trattamento fiscale nonché le possibili soluzioni agli interrogativi che ancora oggi rimangono aperti, anche alla luce delle indicazioni fornite nel tempo dalla Corte di Giustizia europea. Constatata la profonda differenza esistente tra la classificazione MiFID dei servizi di investimento e quella fiscale delle operazioni finanziarie, oltre alla mancanza di coordinamento tra le relative normative europee, che non si incontrano neanche nell’attività ermeneutica della Corte di giustizia, si è cercato di interpretare la Direttiva IVA alla luce della normativa di settore (MIFID). L’analisi della Direttiva IVA e, più in particolare, del trattamento da essa riservato alle operazioni finanziarie è stata, quindi, svolta cercando di ricondurre queste ultime ai (singoli) servizi di investimento (e, quindi, alla Direttiva MiFID) al fine di tracciare un collegamento che né il legislatore comunitario né la CGE hanno individuato. È, tuttavia, apparso evidente come l’intero sistema dell’IVA, con particolare riferimento alle operazioni finanziarie, si sia ormai consolidato sulle interpretazioni della Corte di giustizia le quali hanno mostrato una elevata resilienza intrinseca. È, pertanto, auspicabile un intervento legislativo, a livello comunitario, finalizzato a rimettere mano alla Direttiva IVA al fine di fornire criteri più chiari e stringenti per l’applicazione delle disposizioni in essa contenute, con particolare riferimento a quelle relative alle operazioni finanziarie.
The present work is devoted to VAT tax profiles of investment services provided by banks, investment firms and financial advisors to retail investors, according to both European and Italian legislation. Its main aim is to identify possible solutions to any issue that still remain unsolved with regard to the investment services’ correct VAT treatment. In doing so indications provided over time by the European Court of Justice (ECJ) have been taken into high consideration. In light of the great differences between the MiFID classification of investment services and the VAT classification of financial transactions, and given the lack of coordination between the relevant European regulations which do not even meet in the hermeneutic activity of the ECJ, with the present work we have tried to interpret the VAT Directive (for what concerns financial transactions) according to the MiFID legislation. Therefore the analysis of the VAT Directive and, more specifically, of the financial transactions’ VAT treatment, has been carried out by trying to understand to which (specific) investment services the expression “financial transactions” refers to. In doing so we have tried to identify a link between the VAT Directive and the MiFID Directive that neither the EU legislator nor the ECJ have identified. The analysis shows that the whole VAT system, with particular regard to financial transactions, has now consolidated on the interpretations of the European Court of Justice which have shown a high intrinsic resilience. Therefore, it is highly desirable to take legislative action at EU level in order to modify the VAT Directive and to provide clearer and more specific criteria for the application of its provisions with particular regard to those relating to financial transactions.
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Lucifora, Annalisa. « Il contrasto dell immigrazione irregolare tra vincoli europei e politiche nazionali : un indagine comparata della disciplina italiana e francese ». Doctoral thesis, Università di Catania, 2012. http://hdl.handle.net/10761/1221.

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Résumé :
Alla luce della crescente pressione migratoria alle frontiere esterne dell Unione, si rende necessaria un analisi della politica europea in materia di immigrazione, con particolare riguardo alla problematica dell immigrazione clandestina, alla luce del nuovo quadro istituzionale offerto dal Trattato di Lisbona, che dovrebbe favorire un approccio congiunto, basato sulla fiducia reciproca e sulla solidarietà tra gli Stati membri, nell intento di approfondire la cooperazione e di elaborare politiche comuni. Come si evidenzia nella prima parte del lavoro, il problema dell immigrazione clandestina dei cittadini di paesi terzi ha, in effetti, costituito una parte centrale della politica comune dell Unione in materia di migrazione, sin dal suo inizio, essendosi ben presto diffusa a livello europeo la consapevolezza che rispondere in modo efficace alla migrazione irregolare è una condizione essenziale affinché la politica di migrazione sia credibile. In quest ottica, si analizza innanzitutto l evoluzione della politica europea in materia di immigrazione, soffermandosi in particolare sulle tappe che hanno consentito il superamento della cooperazione intergovernativa, realizzata con gli Accordi di Schengen del 1985, a favore di una vera e propria politica comune in materia di immigrazione, quale quella di cui all art. 67 par. 2 TFUE, come modificato dal Trattato di Lisbona, evidenziando nel contempo come tale evoluzione sia stata costantemente caratterizzata dall alternanza di momenti di particolare attenzione verso le tematiche connesse alla gestione dell immigrazione regolare e momenti in cui il contrasto dell immigrazione irregolare si è imposto come assoluta priorità nell agenda politica europea. In un secondo momento, si esaminano gli strumenti adottati dall Unione europea al fine di contrastare l immigrazione irregolare, soffermandosi tanto sulle iniziative intraprese in materia di prevenzione, quanto sui risultati raggiunti sul piano della repressione, focalizzando l attenzione sul necessario collegamento che deve sussistere tra le esigenze di lotta all immigrazione clandestina e il rispetto dei diritti fondamentali dei migranti. Tale ultimo presupposto si rivela, infatti, qualificante dell intero impianto giuridico della politica comune di immigrazione. Infine, si esaminano in particolare le politiche adottate in materia da due diversi Stati membri dell Unione - Francia e Italia - che, sebbene si affaccino entrambi nel bacino mediterraneo, sono diversamente esposti ai flussi migratori. L indagine, condotta in chiave comparatistica, tentando di interpretare le numerose similitudini, ma altresì le complesse differenze, è volta ad accertare la compatibilità delle legislazioni vigenti nei due diversi ordinamenti giuridici agli standard delineati a livello europeo.
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Salazar, Muñoz Manuel. « Breve acercamiento a la disciplina de los grupos de sociedades en Europa. El caso de los acuerdos internos anticompetitivos ». Foro Jurídico, 2017. http://repositorio.pucp.edu.pe/index/handle/123456789/119609.

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Gualtieri, Miriam. « Warburg Resartus. Cartografie orientate di un buon europeo ». Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2016. http://hdl.handle.net/10446/62411.

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