Littérature scientifique sur le sujet « Disagio professionale »

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Articles de revues sur le sujet "Disagio professionale"

1

De Mori, Barbara. « Il moral distress dalla medicina umana alla medicina veterinaria : un’analisi comparativa ». Medicina e Morale 68, no 3 (15 octobre 2019) : 265–80. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2019.586.

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Résumé :
Gli studi sul disagio professionale nell’ambito delle professioni di aiuto sanitarie sono in continua crescita. Questi studi hanno identificato, tra le altre cose, diversi disturbi e disagi di natura squisitamente etica, come il moral distress, la cui diagnosi e cura rappresentano oggi un impegno di grande rilievo. Tuttavia, nell’ambito delle professioni d’aiuto che si occupano di animali, come quella del medico veterinario, difficilmente questi studi sono stati approfonditi, con ripercussioni anche gravi sull’esercizio professionale. In generale, infatti, la società fatica a comprendere quanto possa essere difficile per chi lavora con gli animali gestire i conflitti etici che si creano tra le esigenze professionali, le esigenze degli animali e le richieste di chi è proprietario o, comunque, referente per l’animale. Il moral distress è stato riconosciuto solo di recente in medicina veterinaria ed è provocato, come nell’ambito della medicina umana, dall’incapacità di trovare un accordo tra la propria vocazione e le tensioni morali che l’esercizio della professione procura ogni giorno. In questo contributo, attraverso una comparazione con gli studi realizzati nell’ambito delle professioni di aiuto sanitarie in medicina umana, viene esplorata la geografia morale del moral distress nel contesto della professione medico veterinaria, con uno sguardo alle specifiche problematiche etiche che sono coinvolte nella relazione triadica tra medico, paziente animale e proprietario.
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2

Olivetti Manoukian, Franca. « Servizi integrati : perché, quando, come ». MINORIGIUSTIZIA, no 1 (juillet 2021) : 12–22. http://dx.doi.org/10.3280/mg2021-001002.

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Résumé :
L'integrazione dei Servizi è da tempo auspicata e raccomandata, prescritta e al contempo non realizzata. Viene presa in considerazione con particolare riferimento ai Servizi tutela minori. Dopo alcuni richiami sommari alla frammentazione normativa, istituzionale, organizzativa, professionale con cui si interviene per e con il disagio minorile, si presentano alcune ipotesi per individuarne i fattori che sostengono scelte operative più dettate da appartenenze istituzionali e professionali che da aperture e confronti con altri sguardi. Vengono pertanto proposte alcune possibili transizioni da intraprendere verso connessioni rivolte a avviare delle integrazioni.
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3

Cheli, Mariagnese, Raffaella De Paoli, Sara Giacopuzzi, Maria Elena Montenegro, Cosimo Ricciutello et Rebecca Rubbini. « La consulenza agli operatori nei casi di violenza all'infanzia ». MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, no 1 (mars 2010) : 121–31. http://dx.doi.org/10.3280/mal2010-001008.

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Résumé :
Il contributo intende analizzare le principali criticitŕ professionali riscontrate nelle richieste di consulenza sui casi di violenza all'infanzia e gli aspetti che le rendono efficaci. A tal fine, sono state esaminate 289 consulenze svolte dal Centro Specialistico "Il Faro" nel triennio 2005-2007 ai servizi sociali, sanitari e alle scuole di Bologna e Provincia. Le aree di indagine riguardano la fase in cui si colloca la richiesta ed i motivi che la veicolano, le caratteristiche della casistica, le differenze tra i vari richiedenti. Le maggiori criticitŕ rilevate riguardano il bisogno di confronto metodologico per leggere i segnali di disagio del bambino e verificare la correttezza del proprio agire professionale, valutare l'entitŕ del danno evolutivo, segnalare all'Autoritŕ Giudiziaria.
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4

Grigis, Luigi. « Crisi adottive in adolescenza e giustizia penale minorile : una ricerca esplorativa sull'intervento dell'Ussm di Milano ». MINORIGIUSTIZIA, no 2 (novembre 2020) : 148–60. http://dx.doi.org/10.3280/mg2020-002013.

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Résumé :
L'ambito di ricerca selezionato è quello delle crisi adottive in adolescenza che sfociano nel processo al minore1. Il processo al minore, disciplinato dal Dpr 22 settembre 1988 n. 448 si fonda su principi quali la minima offensività e la de-stigmatizzazione. La ricerca2 si è posta tre obiettivi: 1) raccogliere elementi informativi rispetto alle crisi adottive conosciute dall'Ufficio di servizio sociale per i minorenni (Ussm) di Milano; 2) indagare la rappresentazione che gli assistenti sociali hanno della "crisi adottiva"; 3) analizzare l'intervento professionale degli stessi al cospetto del disagio acuto a carico di un minore adottato e/o di altri membri della famiglia adottiva. Dopo una sintetica descrizione del quadro concettuale e del contesto in cui si colloca l'azione professionale dell'Ussm di Milano si è inteso soffermarsi sulla "voce" degli operatori. Basata su dieci interviste, la ricerca illustra i percorsi degli adolescenti adottati, la rappresentazione della crisi adottiva e i punti di forza e di debolezza, le minacce e le opportunità legate all'intervento professionale. Alla luce di quanto emerso l'elaborato si conclude con alcune considerazioni sul ruolo dei servizi sociali nelle crisi adottive. La finalità è di restituire un quadro conoscitivo capace di stimolare interventi per migliorarne l'efficacia.
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5

Balenzano, Caterina, et Amelia Manuti. « La riorganizzazione del lavoro e il benessere di minori e famiglie in pandemia : riflessioni interdisciplinari e lezioni per la ripartenza ». SICUREZZA E SCIENZE SOCIALI, no 2 (septembre 2022) : 107–23. http://dx.doi.org/10.3280/siss2022-002008.

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Résumé :
Le restrizioni connesse alla gestione dell'emergenza sanitaria hanno inciso profondamente sulle opportunità di crescita dei minori, colpendo maggiormente i gruppi sociali più vulnerabili, come le famiglie a basso reddito e i bambini. Se i genitori home-workers hanno dovuto fronteggiare maggiori difficoltà di conciliazione, i caregiver che hanno perso il lavoro o subito una netta riduzione del reddito hanno vissuto un disagio economico e psicologico, che continua ad impattare sulla qualità delle relazioni familiari. L'analisi psico-sociologica delineata dal presente contributo cerca di mettere in luce gli effetti diretti e indiretti dell'emergenza sull'organizzazione del lavoro e sulla vita di minori e famiglie e pone l'attenzione sull'esigenza di promuovere il benessere individuale e professionale, attraverso la sperimentazione di misure e interventi innovativi nella fase di ripartenza.
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Pricoco, Maria Francesca. « Il Giudice delle relazioni tra disagio, devianza e nuove fragilità. Le ragioni della specializzazione nei percorsi della giustizia minorile e familiare ». MINORIGIUSTIZIA, no 1 (septembre 2020) : 18–28. http://dx.doi.org/10.3280/mg2020-001002.

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Résumé :
L'articolo riprende, con qualche aggiornamento, la relazione introduttiva al XXXVIII Convegno nazionale dell'Aimmf svoltosi a Lecce dal 5 al 7 ottobre 2019, richiamando prima di tutto i motivi ispiratori del Convegno e le ragioni della scelta del tema. Dopo alcuni riferimenti alla cd. "vicenda di Bibbiano", prende in esame le risoluzioni del Csm sul tema della specializzazione minorile e le implicazioni sul modello professionale del giudice, anche con riferimento ai giudici onorari. Riferisce infine su alcuni risultati, ancora parziali, raccolti dalla "Squadra speciale di giustizia" istituita in ambito ministeriale e sulle possibili evoluzioni di questo lavoro.
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Gabola, Piera, et Antonio Iannaccone. « Elementi contestuali nella costruzione del benessere degli insegnanti in due casi studio italiani ». Swiss Journal of Educational Research 37, no 1 (20 septembre 2018) : 149–66. http://dx.doi.org/10.24452/sjer.37.1.4948.

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Résumé :
L’articolo propone una riflessione su alcuni elementi critici della costruzione del benessere professionale degli insegnanti mettendo in luce, accanto alle note cause di insorgenza della sindrome del burnout quali fattori individuali, emotivi e relazionali, anche gli effetti che sembrano riconducibili alla condizione lavorativa nel suo complesso e dunque al sistema di attività nel quale viene svolto questo mestiere. Per dar conto di tali effetti l’articolo discute i risultati di due contributi empirici, realizzati in modo indipendente, a distanza di dieci anni l’uno dall’altro, nel sistema scolastico italiano. In particolare i due studi fanno riferimento alla condizione di benessere socio professionale di insegnanti di scuola dell’infanzia e primaria in due fasi distinte dell’evoluzione del sistema scolastico italiano (che nell’arco dei dieci anni intercorsi fra i due studi è stato interessato da continui tentativi di riforme, da un crescente precariato, da un progressivo indebolimento del riconoscimento della professione, dalla presenza diffusa in classe di bambini di differenti culture, dall’introduzione, largamente approssimativa, di nuove tecnologie, dalla scarsa corrispondenza tra lavoro effettivo ed aspettative dei futuri insegnanti). Senza la pretesa di fornire risposte definitive ad un problema evidentemente complesso la ri-lettura dei due studi sul burnout, realizzati in due distinte fasi dell’evoluzione del sistema scolastico, pur confermando, in parte, i risultati di altri lavori simili, solleva il problema complementare della contestualizzazione delle modalità di espressione del disagio degli insegnanti in relazione al più ampio tessuto identitario professionale nel quale essi operano. Tessuto che sembra mutare al mutare del posizionamento sociale e culturale dell’insegnamento.
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Di Gennaro, Diana Carmela, Michele Domenico Todino, Paola Aiello et Maurizio Sibilio. « I luoghi dell'educazione : percorsi multimediali per promuovere l'orientamento al lavoro in un'ottica inclusiva ». EDUCATIONAL REFLECTIVE PRACTICES, no 1 (avril 2021) : 93–14. http://dx.doi.org/10.3280/erpoa1-2021oa11521.

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Résumé :
Il processo di definizione identitaria che sta caratterizzando le professioni educative in ragione della recente normativa (DDL 2443/2017 e D.M. 378/18) ha evidenziato, tra le altre, la necessità di delineare percorsi di orientamento al lavoro in grado di supportare tutti gli studenti verso una costruzione consapevole della propria identità professionale, con un'attenzione specifica anche agli studenti che presentano disabilità, DSA o particolari condizioni di disagio che potrebbero influire sul loro futuro lavorativo.Con tale finalità, nell'ambito del progetto POT cui il Dipartimento di Scienze Umane, Filosofiche e della Formazione dell'Università di Salerno ha partecipato in qualità di partner, sono stati realizzati dei percorsi multimediali che consentono una navigazione dei luoghi dell'educazione.La tecnologia digitale scelta è GSuite e, più nel dettaglio, Google Moduli, che è stato adattato per presentare contenuti audiovisivi rispetto ai quali gli studenti della L-19 sono chiamati a riflettere su specifici aspetti dell'agire educativo rispondendo ad alcune domande-stimolo.È stato inoltre predisposto un breve questionario con il duplice obiettivo di verificare, da un lato, se questi percorsi multimediali si sono rivelati realmente utili e, dall'altro, di esplorare le prefigurazioni professionali dei partecipanti per fornire forme di supporto personalizzate e calibrate sui bisogni di orientamento individuali.
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Sebastiani, Giuseppe, et Annalisa Falcone. « Cultura e pratica psichiatrica nella medicina di base. Una indagine sui medici di Bari ». Epidemiologia e Psichiatria Sociale 2, no 3 (décembre 1993) : 205–10. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x0000703x.

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Résumé :
RiassuntoScopo - Fornire informazioni sui rapporti tra medicina generale e psichiatria nelFItalia meridionale, facendo luce su attitudini, opinioni e comportamenti dei medici di base inerenti a problemi e situazioni di carattere psichiatrico o, in generale, emotivo. Disegno - Invio di un questionario contenente domande sulla gestione dei pazienti portatori di problemi psicologico/psichiatrici in relazione alle variabili demografiche e di formazione professionale dei medici stessi. Setting - Medicina di base di Bari. Principali misure utilizzate - Confronto fra le caratteristiche dei medici che hanno risposto al questionario e quelle della popolazione totale mediante il test del chi-quadrato nonché percentuali di risposte alle varie domande. Risultati - Ha restituito il questionario circa il 20% dei medici, fra i quali il numero di soggetti in possesso di specializzazione(-i) è significativamente maggiore che nella popolazione totale. Le attività formative in campo psichiatrico, ritenute necessarie dal 94% dei partecipanti, sono peraltro piu regolarmente praticate da non oltre il 13% degli stessi. Il 56% dei medici stima la morbilità psichiatrica nel 10-30% delle visite. Soltanto il 19% dei partecipanti è d'accordo nel considerare la legge 180 «un salto di qualita nell'assistenza del paziente psichiatrico». Il 53% dei medici inviano i pazienti allo psichiatra in meno del 10% dei casi (il 60% delle volte per problemi di tipo ansioso-depressivo). Nel 25% circa dei disturbi psicosomatici vengono prescritti antispastici, mentre «cerebroattivi» e «ricostituenti» sono utilizzati rispettivamente nel 75 e 23% delle condizioni di astenia psichica e scadimento della performance intellettuale. Conclusioni - La bassa percentuale di medici che hanno risposto al questionario limita la generalizzabilità dei dati ottenuti. In base al campione raccolto sembrano comunque doversi sottolineare la percezione della difficoltà di gestire il disagio emotivo (peraltro di comune riscontro nella pratica quotidiana), l'esigenza di disporre di piu ampie opportunita di formazione specifica e di coUaborazione con gli psichiatri (a fronte della scarsa integrazione attuale) e la necessità di una maggiore razionalizzazione dei trattamenti farmacologici.
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Cuccaroni, Valerio. « Didattica pandemica. La digitalizzazione forzata della scuola italiana durante l'epidemia da Covid-19 ». PRISMA Economia - Società - Lavoro, no 1 (août 2021) : 59–76. http://dx.doi.org/10.3280/pri2020-001005.

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Résumé :
La pandemia da Covid-19 ha indotto le istituzioni scolastiche italiane a sostituire la didattica in presenza con una varietà di forme di apprendimento online. Per indicare queste forme di e-learning, il governo italiano ha fatto ricorso al termine Didattica a Distanza (DaD) creando un neologismo semantico che denuncia la mancanza di inquadramento storico-pedagogico e di un piano già predisposto, con la conseguente necessità di improvvisare. Come nel resto d'Europa, la maggior parte dei docenti ha insegnato online per la prima volta e ha trasposto a distanza le pratiche tipiche della presenza. Criticata dal movimento nazionale Priorità alla Scuola, con occupazioni di scuole e decine di manifestazioni in oltre 60 città ita-liane, alla fine del primo lockdown la DaD è stata subordinata dal Ministero dell'Istruzione alla necessità di garantire l'insegnamento in presenza, tranne che in situazioni di rinnovata emergenza sanitaria per le quali ogni scuola è stata chiama-ta a elaborare un Piano scolastico per la didattica digitale integrata. In assenza degli spazi necessari, del personale idoneo e dei trasporti sufficienti a garantire la didattica in presenza e in sicurezza, a causa dell'aumento autunnale dei contagi la DaD è tornata al 100% nelle scuole superiori da novembre 2020. In seguito alle denunce degli psichiatri sull'aumento dei ricoveri e del disagio psichico tra gli ado-lescenti, iniziate a gennaio 2021, a cui si sono aggiunti gli allarmi sull'aumento dell'abbandono scolastico, ad aprile 2021 la DaD è stata limitata al 50% in zona rossa e al 70% in zona gialla e arancione, dal nuovo Governo Draghi, dimostrando il fallimento dell'integrazione forzata della didattica digitale ma non rinunciando-vi. Stando ai dati forniti dall'osservatorio Eduscopio della Fondazione Agnelli, chi dovrebbe guidare il delicato percorso di integrazione della didattica digitale nelle pratiche educative abituali, ovvero le ventidue scuole fondatrici del movimento istituzionale delle Avanguardie Educative, promosso dall'Indire, raggiunge me-diamente ottimi risultati soltanto in ambito professionale e tecnico, mentre su 27 indirizzi che preparano all'università solo 13 figurano tra i primi posti della classifi-ca che misura i risultati dei diplomati all'esame di maturità e al primo anno di uni-versità. A fronte di questi scarsi risultati, occorre interrogarsi sullo stretto legame tra INDIRE e imprese private come le multinazionali dell'informatica e C2Group, azienda di riferimento in Italia nel settore, che fornisce ambienti digitali integrati alle scuole ed è sponsor della fiera Didacta, inserita dal MIUR tra gli eventi previsti dal piano pluriennale di formazione dei docenti.
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Thèses sur le sujet "Disagio professionale"

1

MEROLA, CATERINA. « Il disagio professionale degli insegnanti : la precarietà nell'agire ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Verona, 2009. http://hdl.handle.net/11562/337408.

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Résumé :
La ricerca ha come scopo quello di individuare, attraverso interviste narrative non direttive, quali situazioni concrete gli insegnanti identificano come fonte di disagio. La domanda di ricerca iniziale è “Quali sono le situazioni concrete che gli insegnanti identificano come disagio?” Ho utilizzato cinquanta interviste narrative, coinvolgendo insegnanti appartenenti ai diversi ordini scolastici, dalla scuola dell’infanzia alla scuola secondaria superiore e, per quest’ultima, ho distinto tra i diversi indirizzi, o corsi di studio (istituti professionali, tecnici, licei). Una seconda domanda di ricerca è stata: “Quali modalità gli insegnanti assumono per far fronte al disagio?”. Si è delineata perché gli insegnanti, nel corso delle interviste, hanno messo in luce quelle pratiche che attivano per superare il disagio. La direzione di senso del paradigma ecologico, assunto come riferimento, si esplica nel principio batesoniano dell’andare in cerca della struttura che connette. In ciò si esprime il pensiero complesso, nella ricerca di relazioni, connessioni, che dà luogo a una visione sistemica dei fenomeni e dei processi attivati, con il riconoscimento delle interdipendenze, il passaggio da una logica lineare a quella della complessità. Della naturalistic inquiry, la ricerca fenomenologica condivide il principio di evitare di andare sul campo con percorsi di ricerca già strutturati, ciò comporterebbe una manipolazione del contesto e il fenomeno non potrebbe manifestarsi nella sua essenza. Nel processo di analisi sui protocolli di trascrizione delle interviste, ho individuato le categorie (come insiemi di strumenti concettuali del metodo), con un diverso grado di generalizzazione, o di ampiezza concettuale nella descrizione del fenomeno, per cui sono giunta gradualmente a un maggior grado di astrazione concettuale. La costruzione metodologica, attraverso la Grounded Theory, si allarga verso l’alto, è un processo induttivo, dal piccolo ( etichette concettuali o codes), a ciò che è intermedio (categorie o code families), a ciò che è di livello immediatamente superiore (macrocategorie), fino al livello più elevato nella concettualizzazione (core category) con un medesimo nucleo generativo che da un’impercettibile struttura primordiale prende forma, cresce, torna alla sua natura seminale e generativa. La precarietà dell’agire è la core category che mi ha permesso di connettere tutti gli strumenti concettuali elaborati. Gli insegnanti vivono con senso di precarietà il proprio ruolo in divenire, si interrogano sul senso del proprio agire. Questo non è completamente negativo ma è il riflesso di un nuovo modo di essere insegnanti e di essere protagonisti critici nelle evoluzioni del proprio ruolo. Vi è una condizione di incertezza che non sempre è facile da sostenere e appartiene al carattere congetturale che contrassegna la nuova posizione insegnante. La precarietà dell’agire determina che non vi siano procedure certe da seguire per svolgere con certezza i propri compiti professionali. In ciò si esprime anche quella fragilità per l’impossibilità di rintracciare soluzioni prestabilite e la necessità di impegnarsi nella ricerca delle vie percorribili, a seconda delle situazioni che si aprono nella quotidianità. La situazione di precarietà è strettamente connessa a quella di incertezza per cui la stessa figura dell’insegnante, che viene percepita, a livello di senso comune, come forte e assolutamente certa, si incrina e nel ripiegamento diviene fragile perché lo stesso sapere non è più trasmissibile con assoluta certezza.
The object of the research is to identify, by means of narrative interviews, which concrete situations the teachers identify as source of uneasiness. The initial research question is “Which are the concrete situations that the teachers identify as uneasiness?” I’ve used fifty narrative interviews, involving teachers belonging to the different scholastic orders, from primary school to secondary school and, for this, professional institutes, technical institutes, high schools. The second research question has been: “Which manners are adopted by the teachers for facing the uneasiness?”. It was identified because the teachers, during the interviews, have highlighted the practices they adopt for overcoming the uneasiness. The direction of sense of the ecological paradigm, assumed as reference, it is explained in the principle of looking for the connecting structure. Here the complex thought is expressed, in the research of relationships, connections that involve a systemic vision of the phenomenon and the activated processes, with the recognition of the interdependences, the crossing from a linear logic to that of the complexity. The research shares with the naturalistic inquiry the principle of avoiding to go on the field with research routes already structured, this fact would involve a manipulation of the context and the phenomenon could not be revealed in its essence. During the analysis process of the protocols of interviews transcription, I have focused the categories (as a set of conceptual tools of the method), with a different degree of generalization, or of conceptual breadth in the description of the phenomenon, so I reached step-by-step a greater degree of conceptual abstraction. The methodological building, through the Grounded Theory, is extending upward, it is an inductive process, from the smaller (conceptual labels or codes), to what it is intermediary (categories or code families), to what is immediately of superior level (macro categories), up to the highest level in the concepting (core category) with a same generative core that takes form from an imperceptible primordial structure, it grows, it returns to his seminal and generative nature. The acting precariousness is the core category that allowed me to connect all the processed conceptual artefacts. The teachers live with a sense of precariousness their own role, they have doubt about the sense of own actions. This is not completely negative, but it is the outcome of to be teachers in a new way, and to be critical protagonists in the evolutions of their own role. There is an uncertainty condition that is not always so easy to be sustained. It belongs to the conjectural character that underlines the new teacher role. A consequence of the precariousness in to act is the absence of consolidated procedure to follow to complete the own professional tasks. Related to this, it is also the fragility caused by the impossibility to discover pre-assigned solutions, and the need of focusing in the research of practicable roads, depending on the available daily situations. The situation of precariousness and uncertainty are tightly coupled, so the role of the teacher that usually is recognized to be strong and absolutely identified, it becomes fragile because the knowledge is not more transferable with absolute certainty.
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Gow, Jane. « A study examining the views about reproductive screening programmes of young women affected with congenital conditions for which a screening programme is currently offered, compared with those of professionals in the related fields of medicine and disabil ». Thesis, University of Glasgow, 2000. http://ethos.bl.uk/OrderDetails.do?uin=uk.bl.ethos.327567.

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