Thèses sur le sujet « Diritto sociale »

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1

Cavazza, Christian <1972&gt. « “Finanziamenti” dei soci, capitale sociale e tutela dei creditori sociali ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1180/1/Cavazza_Christian_tesi.pdf.

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2

Cavazza, Christian <1972&gt. « “Finanziamenti” dei soci, capitale sociale e tutela dei creditori sociali ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1180/.

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3

CASCARANO, APOLLONIA. « ORDINE PUBBLICO ECONOMICO TRA PROGRESSO ECONOMICO E SVILUPPO SOCIALE ». Doctoral thesis, UNIVERSITà DEGLI STUDI DI MILANO BICOCCA, 2015. http://hdl.handle.net/10281/64775.

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Résumé :
Nella ricerca si mostra l’esistenza di una dimensione costituzionale europea di principi e valori comprendenti la CEDU e le costituzioni statali fondanti la presenza di un ordine pubblico europeo evidenziando l’emersione di un sistema europeo costituzionale. La ricerca unisce elementi e sistemi per prospettare l’esistenza di un’integrazione europea a livello giuridico tutelando il cd. pluralismo giuridico europeo, dando risalto agli strumenti di identità degli ordinamenti, creando unione tra il processo di integrazione e la tutela del pluralismo ordinamentale, evidenziando la situazione di giuridicità non perfetta relativa alla tutela dei diritti fondamentali. Da qui il ricorso al concetto di ordine pubblico che afferma l’unità degli ordinamenti giuridici definendo il concetto di pluralismo costituzionale europeo con il mutuo riconoscimento e l’affermazione di una dimensione costituzionale. Tra il concetto di costituzione formale ed il concetto di costituzione reale, si preferisce il concetto di Verfassung, costituzione reale. Il concetto di ordine pubblico conserva e valorizza le diversità ed i conflitti e diviene il risultato del conflitto tra conservazione e promozione dei valori e principi fondamentali. Si inserisce il concetto di ordine pubblico economico come categoria variabile che segna la nascita di un nuovo diritto tendente a prevenire e regolare i conflitti sociali. L’ordine pubblico economico si oppone all’astrattezza delle vecchie disposizioni con una legislazione di categorie sociali dove il contratto è sottoposto a regole dettate dalla tipologia contrattuale ed dalla personalità delle parti. La novità concettuale che porta alla distinzione tra i due concetti di ordine pubblico ed ordine pubblico economico è la base statuale: distanziandosi dallo Stato liberale, il concetto di ordine pubblico economico si fonda nelle forme di Stato sociale dove il sociale giustifica l’intervento statale in economia divenendo nozione giuridica di politica economica e sociale. Il rapporto tra diritto ed economia appare importante per poter meglio capire la portata della categoria dell’ordine pubblico economico: si segnala la necessità di creare concezioni non astratte ma reali dell’ordinamento recuperando l’esperienza dei rapporti umani e il fenomeno della comunicazione interpersonale. La proposta di una teoria generale in ambito economico rileva le deficienze di un metodo astratto in unione alla necessità di una "nuova antropologia" su cui si basa il concetto sussidiario. La nuova antropologia valorizza l'autonomia e la capacità dei singoli figlia dello spontaneo autoregolarsi della persona umana. Da ciò deriva l'analisi del rapporto tra ordine economico e ordinamento giuridico: la naturalità delle norme sociali si unisce con il ruolo sussidiario delle istituzioni che sopperiscono alle deficienze dei regolamenti. Esiste una comunicazione tra soggetti tramite la quale si ridà centralità al concetto di comunicazione ipotizzando un ordinamento intersoggettivo, sul quale si basa l'intervento sussidiario delle istituzioni con funzione di orientamento per il benessere della vita comunitaria. Il nuovo concetto di ordine pubblico economico diventa categoria che media le interrelazioni tra i principi dell’ordinamento comunitario e le regole del mercato comunitario. Lo sviluppo economico ed il progresso sociale sono i due cardini fondamentali della categoria, tendente sempre ad un bilanciamento tra le due finalità, riconosciuti a livello europeo come valori fondamentali ed intrepretati dalla giurisprudenza della Corte come fondamentali per le sue decisioni. Si sottolinea la realizzazione del concetto in ambito comunitario, dove all’esigenza di protezione delle libertà economiche si è riusciti ad associare la tutela di altri valori. L’equilibrio per il raggiungimento dell’ordine pubblico economico manca in tante aeree del diritto internazionale dove è prevalente il concetto di free trade rispetto ai valori sociali e della persona umana.
The study shows the existence of an European constitutional dimension of values and principles including the CEDU and the national constitutions, establishing the presence of an European public order underlining the display of a constitutional European system. The research tries to prospect the existence of an European integration at juridical level, granting the European juridical pluralism, highlighting the identity of each system, unifying the process of integration and the defense of pluralism, showing a defective juridical situation related to the granting of fundamental rights. The study appeals to the concept of public order that states the unity of juridical systems defining the concept of European constitutional pluralism through the mutual acknowledgment and achievement of a constitutional dimension. Among both the concepts of formal constitution and real constitution, it is preferred that of Verfassung ,real constitution. The concept of public order retains and gives values to the differences and conflicts and becomes the result of the conflict between the retention and promotion of values and fundamental principles. It is added the concept of public economic order as a variable category that marks the beginning of a new law that prevents and settle social conflicts. The public economic order oppose the abstract nature of old orders through the legislation of social categories where the contract is subject to rules of contractual typology and to the legal entity of the parts. The conceptual innovation that brings to the distinction between the two concept of public order and public economic order is the statuale base : the concept of public economic order is based on the forms of social State where the social justifies the public intervention in economy, becoming a legal notion of political and social economy. The relationship between law and economy appears important to better understand the meaning of the category of public and economic order: it is marked the need to create real and non-abstract conceptions of the system and to recover the experience of human relationships and that of the interpersonal communication. The proposal of a general theory in an economic setting reveals the deficiencies of an abstract method together with the need of a “new anthropology” upon which the subsidiary concept is based. The new typology gives value to the autonomy and to the ability of the individual and it is consequence of the natural auto govern of the human person. An analysis of the relationship between the economic order and the juridical system follows: social rules join the subsidiary role of institutions that provide for the deficiencies of procedures. There is a communication between the two subjects through which the concept of communication gains importance, thus supposing a system upon which the subsidiary intervention of institutions that work for the welfare of community life is based. The new concept of public economic order becomes a category that mediate the interrelations among the principles of the Community system and the rules of the Community market. The economic development and the social progress are the two cornerstones of the category, always tending towards a balance between the two purposes , identified at European levels as fundamental values and interpreted from the law of the Court as basic for its decisions. It is underlined the fulfillment of the concept in the Community setting in which the need of defending economic freedom has been associated to the protection of other values. The balance for the achievement of the public economic order lacks in many areas of international law where the concept of free trade prevails over social values and human person.
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4

Fiore, Fabio. « Impresa sociale ed ente ecclesiastico ». Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2013. http://hdl.handle.net/10556/1330.

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Résumé :
2011 - 2012
Oggetto della tesi di dottorato è stato lo studio dell’Impresa Non Lucrativa di Utilità Sociale (I.N.L.U.S.), introdotta dal d. lgs. n. 155 del 2006, con particolare riferimento alla sua applicazione agli enti ecclesiastici. Difatti, i numerosi richiami all’ente ecclesiastico contenuti nella disciplina sulle INLUS sono di tale portata da creare una sorta di decreto nel decreto che fanno dubitare della stessa opportunità di legiferare in occasione dell’introduzione dell’impresa sociale su una tipologia di enti, quale quella dell’ente ecclesiastico, dotata di peculiarità normative, strutturali e funzionali che ne avrebbero di converso giustificato una disciplina ad hoc, che avrebbe altresì evitato contrasti e sovrapposizioni normative. Una parte rilevante ed innovativa dello studio compiuto si è soffermato sull’analisi dell’imprenditorialità dell’ente ecclesiastico e ad una sua possibile applicazione delle procedure concorsuali. Quest’ultima, difatti, è una disputa che ha da sempre interessato e diviso gli studiosi delle materie ecclesiasticista e commercialista e che proprio con la normativa sull’impresa sociale ha trovato nuova linfa: proprio l’art. 15 del decreto I.N.L.U.S. dispone una penetrante deroga per gli enti ecclesiastici, non sottoposti all’applicazione della procedura della liquidazione coatta amministrativa come invece disposto per le altre tipologie di enti che abbiano acquisito la qualifica di impresa sociale. Lo studio di questa deroga è divenuto ancor più interessante ed attuale all’indomani delle prime pronunce di merito sulla questione dell’applicazione delle procedure concorsuali all’ente ecclesiastico-impresa sociale. Il definitivo cambio di rotta è rappresentato dalla sentenza emessa il 3 dicembre 2009 dal Tribunale civile di Paola, la quale ha stabilito che ove l’ente ecclesiastico si faccia imprenditore dovrà applicarsi la relativa disciplina ivi compresa quella fallimentare, poggiando tale assunto su due dati normativi: un requisito diretto e relativo all’art. 1 della l. fall., ed un requisito indiretto, che fa capo agli artt. 6 e 15 del d. lgs. n. 155 del 2006. Su tutte queste questioni e su uno sguardo all’applicazione di alcuni casi concreti della disciplina dell’impresa sociale si è soffermato lo studio da me compiuto nel ciclo dottorale e sviluppato nell’elaborato finale. [a cura dell'autore]
XI n.s.
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5

Medico, Francesco <1993&gt. « Costituzionalismo democratico e diritto sovranazionale : la questione sociale in Europa ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amsdottorato.unibo.it/9671/1/FRANCESCO%20MEDICO%20tesi%20dottorato.pdf.

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Résumé :
La presente tesi affronta l’evoluzione dei rapporti tra costituzionalismo democratico e diritto sovranazionale in Europa. L’ipotesi della ricerca si basa sull’idea che l’aumentare sempre più incessante negli ultimi decenni di conflitti costituzionali tra i due ordinamenti sia dovuto ad una loro differenza di fondo, di cui una parte importante è rappresentata dall’assenza della questione sociale nel diritto sovranazionale. Il primo capitolo si occupa di analizzare le principali teorie giuridiche che hanno fornito l’habitus teorico per leggere il processo di integrazione, giustificando l’adozione di una lettura delle dinamiche ordinamentali attraverso il prisma dei conflitti e della costituzione materiale. Nel secondo capitolo si volge lo sguardo all’analisi del diritto giurisprudenziale, suddiviso in due blocchi: un primo in cui – dopo aver approfondito alcuni capisaldi del diritto sovranazionale – si confrontano i due sistemi, in maniera statica, su alcuni temi (principio di non discriminazione, libertà di impresa e il bilanciamento con interessi collettivi, i diritti di pressione democratica, ecc.) per mettere in luce i diversi approcci; un secondo blocco in cui, invece, si studiano, in maniera più dinamica, le diverse perturbazioni che hanno interessato i rapporti tra ordinamenti, di cui una prima si è sviluppata sul rispetto dei diritti fondamentali da parte del diritto sovranazionale, mentre una seconda, ancora in corso, si concentra sul discorso sull’identità costituzionale. Nel terzo capitolo, in chiusura, si prova a sviluppare – sulla base delle risultanze del dibattito teorico e dell’analisi giurisprudenziale – una proposta finale che cerchi di unire la questione sociale e il discorso sull’identità costituzionale nel diritto pubblico europeo, che abbia alla sua base un nuovo e più centrale ruolo che dovranno svolgere le Corti costituzionali nello sviluppo delle dinamiche ordinamentali, al fine di far emergere alcuni conflitti di valore assenti nello spazio pubblico europeo.
This thesis addresses the evolving relationship between democratic constitutionalism and supranational law in Europe. The research is based on the idea that the increase in recent decades of constitutional conflicts between the two systems is due to their fundamental difference, particularly considering the absence of the social question in supranational law. The first chapter analyses the main legal theories that have provided the theoretical habitus for interpreting the integration process, justifying the adoption of a reading of the dynamics of the legal system through the prism of conflicts and the material constitution. The second chapter looks at the analysis of the case law, subdivided into two blocks: firstly – having studied some cornerstones of supranational law – the two systems will be compared, in a static way, on some themes (principle of non-discrimination, freedom of enterprise and the balancing with collective interests, the rights of democratic pressure, etc.) in order to highlight the different approaches. Secondly, it will be examined, in a more dynamic perspective, different disruptions that have affected the relations between systems: the former has been developed on the respect of fundamental rights by supranational law, while the latter, still in progress, focuses on the constitutional identity. In the final chapter, an attempt will be made to develop – on the basis of the results of the theoretical debate and of the case law analysis – a final proposal that tries to unite the social question and the constitutional identity in European public law, based on a more central role that the Constitutional Courts will have to play in the development of the dynamics of the legal system, in order to bring to the surface certain conflicts of value, absent in the European public space.
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6

CATERINO, Giuseppina. « L'ACCERTAMENTO DELLA PERICOLOSITA' SOCIALE ». Doctoral thesis, Università degli studi di Cassino, 2021. http://hdl.handle.net/11580/77867.

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Résumé :
THE ASSESSMENT OF SOCIAL DANGEROUSNESS The aim of this thesis was to provide an examination of the meaning that the notion of social dangerousness takes on in our time, an aim that necessarily requires a precise analysis of the factors that contributed to the birth of this institution and its historical and normative development, and the re-evaluation of the concept itself by neurosciences, as it will be highlighted in this work. The modus procedendi of this work has been based on the timely and in-depth consultation of all the most authoritative sources in order to better analyse the various issues dealt with in this work, both in the doctrinal, regulatory and case law fields. As part of this examination, I have also taken into consideration the double-track system, and the problems connected to it, in relation to the above mentioned meaning and its assessment in court and debate. In our discussion, I also pointed out that the term "dangerous" is linked to a concept of human "subjectivity" that originates in the criminological determinism of a purely positivist matrix. In the first chapter of this thesis, I have extensively argued how such a preconception, which identifies such "social dangerousness" with the presumed inclination of an individual to perform criminal actions, has therefore deterministically evolved as an instrument to give evidence of the presence of dysfunctional and deficient aspects in a specific subject. I have also highlighted how the concept of social dangerousness was reformulated by the legislator in 1930 on the basis of a system that was extremely innovative for the time, that is, the "double-track" system mentioned above. This work analyses how, in contrast to the rigorous positivist approaches but also to the huge classical limitations present in the old Zanardelli code, in this framework the notion of social criminality begins to take on completely new characteristics, forming the foundations for what would become the modern multi-functional representation of punishment in the criminal justice system1. As I have highlighted here, this is in line with the contemporary vision that the jurist has of this institution, which is no longer an unchangeable stigma determined by characteristics of dubious scientific nature, but constitutes the founding element to achieve a possible prognostic judgement on the probability of the subject committing further criminal acts in the future. Without prejudice to the considerable complexity of the phenomenon in question, in the second chapter of this work I have attempted to provide an in-depth analysis of the legal institution of social dangerousness, 4 demonstrating how this is an instrument destined to affect the application of ante, praeter or post delictum measures. I have also examined in depth the main legal typological categories of social dangerousness, giving an account of the various safeguards (in term of both security and patrimonial measures) applicable in such circumstances, also trying to provide non-trivial cues on the adoption of such measures and the problem of recidivism. In the third chapter I have deepened the main subject matter, i.e. the assessment of the social dangerousness of the accused person, analysing both the theoretical and the critical aspects inherent in the very evaluation process of this complex and multiform concept, the case law guidelines and the complex process of examination of the subject's personality for the purposes of an overall assessment of his conduct and the preparation of the most suitable treatments and measures for the socially dangerous offender. In the fourth chapter, I have deepened the expert assessment for the evaluation of the accused person’s social dangerousness, focusing above all on the psychiatric and psycho criminological expertise, giving an account of the methods of the expert's intervention and the factual and empirical validity of the same (always within the scope of the law and within the framework of the current legal debate on the subject) in order to provide substantial assistance to the prognostic activity of the judgement in criminal proceedings.
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7

Cosio, Roberta Maria Chiara <1991&gt. « Responsabilità da contatto sociale qualificato ». Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/17861.

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Résumé :
Oggetto del lavoro di ricerca è la figura della responsabilità da contatto sociale qualificato. Si ritiene che questa responsabilità si configuri nelle ipotesi in cui si ravvisa l’esistenza di una particolare “relazione” tra le parti, creatasi prima del verificarsi del danno e connotata dall’affidamento riposto dall’una nei confronti dell’altra, in ragione del suo status. Si fanno rientrare nella responsabilità da contatto sociale qualificato, ad esempio, la responsabilità del medico dipendente da struttura sanitaria, la responsabilità dell’insegnante per le lesioni che l’alunno cagiona a se stesso, la responsabilità della banca per il pagamento di assegno non trasferibile, la responsabilità precontrattuale della pubblica amministrazione e così via. In tutte queste ipotesi, sebbene manchi una specifica obbligazione scaturente da un contratto precedentemente stipulato, si ritiene che si venga comunque ad instaurare un rapporto obbligatorio (sebbene connotato da soli obblighi di protezione), cui applicare la disciplina della responsabilità contrattuale. Questo lavoro di ricerca si propone di verificare se il ricorso alla categoria del contatto sociale risulti necessario (o quantomeno opportuno), ovvero se le ipotesi in essa contemplate non possano trovare (nel sistema) una risposta diversa.
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8

Dei, Rossi Alice <1993&gt. « Cure Palliative e Servizio Sociale ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/11684.

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Résumé :
In questa tesi parlerò delle cure palliative e del relativo ruolo del servizio sociale. Inizierò ripercorrendo il concetto di morte lungo i secoli per giungere a vedere il suo significato ai giorni nostri. Mi soffermerò poi su 4 autori che hanno dato un contributo fondamentale allo sviluppo delle cure palliative e degli hospice. Successivamente spiegherò brevemente il significato di cure palliative e come sono nate e si sono sviluppate nel mondo e in particolare in Italia. Infine mi soffermerò sul ruolo del servizio sociale e degli assistenti sociali negli hospice e concluderò la tesi parlando di un hospice.
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9

Ortiz, Gonzalez Conde Francisco Miguel <1987&gt. « Fondamenti comparati del diritto della Sicurezza Sociale tra Italia e Spagna ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7289/1/Ortiz_Gonzalez_Conde_Francisco_Miguel_Tesi.pdf.

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Résumé :
L'ipotesi di partenza è l’analisi dei fondamenti nazionali del diritto della Sicurezza Sociale tra Italia e Spagna. La metodologia utilizzata è stata il diritto comparato, il confronto tra categorie giuridiche equivalenti, e non dei singoli Paesi. La tesi è strutturata in quattro capitoli. Il capitolo I, generale, si occupa dei sistemi in modo parallelo durante le fasi fasciste, l’influenza reciproca durante i diversi periodi costituzionali (1931, 1948 e 1978) e la ricezione di nuovi approcci beveridgiani in entrambi i Paesi del Mediterraneo. Il capitolo II affronta la tendenza all’universalizzazione dell’ ambito soggettivo verso le eccezioni ai principi di professionalità e lex loci laboris. Il capitolo III regola le diverse interpretazioni dell’ambito oggettivo e gli approcci ambivalenti da parte di entrambe le Corti Costituzionali, poiché non hanno raggiunto una sola e univoca risposta, a volte, con rilievo della sussistenza del bisogno, altre, con prevalenza dell’avveramento del rischio nella tutela degli eventi protetti. Infine, nel capitolo IV, sul concetto di pensione adeguata, si trovano le maggiori differenze tra i sistemi. È possibile anticipare le pronunce vaghe e indirette della Corte Costituzionale spagnola, a differenza della Corte italiana. Per sostenere lo scollamento tra i livelli delle prestazioni e dei contributi versati, entrambi i Paesi hanno affermato, tra gli altri argomenti, la natura fiscale dei contributi previdenziali. Sono state trovate anche differenze tra i meccanismi di perequazione delle pensioni; in questo senso, le recenti sentenze sulla sospensione nel 2012 (in entrambi i Paesi).
This thesis analyses the Italian and Spanish foundations of Social Security systems from a comparative law approach, comparing equivalent legal categories in both countries. This thesis is structured in four chapters: Chapter I, in general, it deals with the Spanish and Italian systems in parallel during the fascist dictatorships, the different constitutional periods (1931, 1948 and 1978) and the new Beveridge approaches in both mediterranean countries. Chapter II faces the trend to universalize the personal scope of application through the exceptions to the principles of professionalism and lex loci laboris. Chapter III regulates the different interpretations in the material scope of application and the ambivalent approaches of both Constitutional Courts, as they have not reached a single and specific answer. It sometimes highlights the importance of the situation of need and others it focuses on the risk of protected events. Chapter IV is about the concept of an adequate pension and the major differences of both systems. It can be anticipated the imprecise and indirect pronunciations of the Spanish Constitutional Court, unlike the extensive Italian constitutional jurisprudence. Both countries have confirmed, among other topics, the fiscal nature of social security contributions in order to support the differences between the levels of pension benefits and contributions. It also shows the differences in the pensions equalization mechanisms and the latest judgments on the suspension in 2012 (in both countries).
La hipótesis de partida de la presente tesis es el análisis de los fundamentos nacionales del derecho a la Seguridad Social en Italia y en España. La metodología empleada ha sido el derecho comparado, confrontando categorías jurídicas y no meramente países. La tesis se estructura en cuatro capítulos. El capítulo I, general, se ocupa de los sistemas en modo paralelo durante las etapas fascistas, la influencia recíproca durante los períodos constitucionales (1931,1948, 1978) y la acogida de los principios beveridgianos en ambos países del Mediterráneo. El capítulo II afronta la tendencia hacia la universalización del ámbito subjetivo a través de las excepciones a los principios de profesionalidad y lex loci laboris. El capítulo II regula las diferentes interpretaciones del ámbito material y los enfoque ambivalentes de ambos Tribunales Constitucionales, que no han alcanzado una respuesta única y univoca, unas veces otorgando mayor protagonismo al estado de necesidad, otras en cambio al acaecimiento del riesgo protegido. Finalmente, en el capítulo IV, sobre el concepto de pensión adecuada, se encuentran las mayores diferencias entre sistemas. Es posible adelantar los pronunciamientos imprecisos e indirectos del Tribunal Constitucional español a diferencia de la ingente jurisprudencia italiana. Para sostener el descuelgue entre las prestaciones percibidas y las contribuciones versadas, ambos países han afirmado, entre otros argumentos, la naturaleza fiscal de las cuotas. Se han encontrado diferencias entre los mecanismos de revalorización de pensiones; en este sentido, las recientes sentencias sobre la suspensión del 2012 (en ambos países)
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10

Ortiz, Gonzalez Conde Francisco Miguel <1987&gt. « Fondamenti comparati del diritto della Sicurezza Sociale tra Italia e Spagna ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7289/.

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Résumé :
L'ipotesi di partenza è l’analisi dei fondamenti nazionali del diritto della Sicurezza Sociale tra Italia e Spagna. La metodologia utilizzata è stata il diritto comparato, il confronto tra categorie giuridiche equivalenti, e non dei singoli Paesi. La tesi è strutturata in quattro capitoli. Il capitolo I, generale, si occupa dei sistemi in modo parallelo durante le fasi fasciste, l’influenza reciproca durante i diversi periodi costituzionali (1931, 1948 e 1978) e la ricezione di nuovi approcci beveridgiani in entrambi i Paesi del Mediterraneo. Il capitolo II affronta la tendenza all’universalizzazione dell’ ambito soggettivo verso le eccezioni ai principi di professionalità e lex loci laboris. Il capitolo III regola le diverse interpretazioni dell’ambito oggettivo e gli approcci ambivalenti da parte di entrambe le Corti Costituzionali, poiché non hanno raggiunto una sola e univoca risposta, a volte, con rilievo della sussistenza del bisogno, altre, con prevalenza dell’avveramento del rischio nella tutela degli eventi protetti. Infine, nel capitolo IV, sul concetto di pensione adeguata, si trovano le maggiori differenze tra i sistemi. È possibile anticipare le pronunce vaghe e indirette della Corte Costituzionale spagnola, a differenza della Corte italiana. Per sostenere lo scollamento tra i livelli delle prestazioni e dei contributi versati, entrambi i Paesi hanno affermato, tra gli altri argomenti, la natura fiscale dei contributi previdenziali. Sono state trovate anche differenze tra i meccanismi di perequazione delle pensioni; in questo senso, le recenti sentenze sulla sospensione nel 2012 (in entrambi i Paesi).
This thesis analyses the Italian and Spanish foundations of Social Security systems from a comparative law approach, comparing equivalent legal categories in both countries. This thesis is structured in four chapters: Chapter I, in general, it deals with the Spanish and Italian systems in parallel during the fascist dictatorships, the different constitutional periods (1931, 1948 and 1978) and the new Beveridge approaches in both mediterranean countries. Chapter II faces the trend to universalize the personal scope of application through the exceptions to the principles of professionalism and lex loci laboris. Chapter III regulates the different interpretations in the material scope of application and the ambivalent approaches of both Constitutional Courts, as they have not reached a single and specific answer. It sometimes highlights the importance of the situation of need and others it focuses on the risk of protected events. Chapter IV is about the concept of an adequate pension and the major differences of both systems. It can be anticipated the imprecise and indirect pronunciations of the Spanish Constitutional Court, unlike the extensive Italian constitutional jurisprudence. Both countries have confirmed, among other topics, the fiscal nature of social security contributions in order to support the differences between the levels of pension benefits and contributions. It also shows the differences in the pensions equalization mechanisms and the latest judgments on the suspension in 2012 (in both countries).
La hipótesis de partida de la presente tesis es el análisis de los fundamentos nacionales del derecho a la Seguridad Social en Italia y en España. La metodología empleada ha sido el derecho comparado, confrontando categorías jurídicas y no meramente países. La tesis se estructura en cuatro capítulos. El capítulo I, general, se ocupa de los sistemas en modo paralelo durante las etapas fascistas, la influencia recíproca durante los períodos constitucionales (1931,1948, 1978) y la acogida de los principios beveridgianos en ambos países del Mediterráneo. El capítulo II afronta la tendencia hacia la universalización del ámbito subjetivo a través de las excepciones a los principios de profesionalidad y lex loci laboris. El capítulo II regula las diferentes interpretaciones del ámbito material y los enfoque ambivalentes de ambos Tribunales Constitucionales, que no han alcanzado una respuesta única y univoca, unas veces otorgando mayor protagonismo al estado de necesidad, otras en cambio al acaecimiento del riesgo protegido. Finalmente, en el capítulo IV, sobre el concepto de pensión adecuada, se encuentran las mayores diferencias entre sistemas. Es posible adelantar los pronunciamientos imprecisos e indirectos del Tribunal Constitucional español a diferencia de la ingente jurisprudencia italiana. Para sostener el descuelgue entre las prestaciones percibidas y las contribuciones versadas, ambos países han afirmado, entre otros argumentos, la naturaleza fiscal de las cuotas. Se han encontrado diferencias entre los mecanismos de revalorización de pensiones; en este sentido, las recientes sentencias sobre la suspensión del 2012 (en ambos países)
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Gastaldello, Chiara <1985&gt. « Integrazione economica e Diritti sociali : il ruolo della clausola sociale nei Free Trade Agreement ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3280.

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12

Cagnin, Valentina <1985&gt. « Sviluppo sostenibile e diritto del lavoro ». Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3959.

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Résumé :
La tesi si propone di indagare il concetto di sviluppo sostenibile ripercorrendone le principali tappe evolutive, per coglierne le caratteristiche intrinseche e le differenti declinazioni nei suoi tre pilastri (ambientale, economico e sociale). Vengono quindi indagate le radici e le criticità dello sviluppo sostenibile nelle teorie economiche, per poi analizzarne i riferimenti normativi e giurisprudenziali a livello nazionale e sovranazionale. Dopo dunque aver ricostruito il dibattito dottrinale sul tema dello sviluppo sostenibile, ne vengono analizzati alcuni esempi di applicazione concreta (TTIP, RSI, GSP e Clausola Sociale Orizzontale), per riflettere infine sulle affinità esistenti tra questo paradigma valoriale e il diritto del lavoro e sulle possibile interazioni future tra i due termini di confronto.
This thesis aims to investigate the concept of sustainable development, with an overview of the concept’s evolutionary stages, in order to get its intrinsic characteristics and to understand the different meaning it has in its three fundamental pillars (environmental, economic and social). After investigating the sustainable development roots and critics in economic theories, an overview of the legislation and case law references to this concept, both at the national and international level, is offered. The reconstruction of the doctrinal debate on the theme of sustainable development follows, and some examples of sustainable development practical application (TTIP, CSR, GSP and Horizontal Social Clause) are analyzed. Finally a reflection on the similarities between this paradigm and the labour law and on the future potential relations between sustainable development and labour law is proposed.
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Pauciulo, Domenico. « La responsabilità sociale delle imprese multinazionali ». Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2013. http://hdl.handle.net/11695/66434.

Texte intégral
Résumé :
Il lavoro è volto a mettere in luce le problematiche connesse all’attività delle imprese multinazionali e alla sussistenza in capo alle stesse di una responsabilità sociale internazionale (RSI). Nell’attuale panorama economico e politico mondiale, caratterizzato dalla globalizzazione e dalla stretta interdipendenza dei mercati, dalla sempre più frequente internazionalizzazione dei processi produttivi e aziendali e dalla contestuale operatività delle società in più Paesi, dalla accresciuta consapevolezza del consumatore circa il rispetto, nei processi produttivi, di istanze ritenuti fondamentali dalla società civile, come i diritti fondamentali dell’uomo e dei lavoratori o la protezione dell’ambiente, l’impresa multinazionale assume un ruolo fondamentale sia nell’indirizzare i trends economici globali (si pensi al fatto che alcune società hanno profitti superiori al PIL di buona parte degli Stati della comunità internazionale); la configurazione di una responsabilità sociale in capo a tali società vuol dire mescolare la libertà di impresa e il libero mercato con l’etica. La necessità di inserire la questione dell’etica negli affari nasce, dunque, dalla convinzione - sempre più diffusa in ambito internazionale e nazionale - che l’attenzione dell’impresa verso le istanze sociali, ambientali ed etiche delle comunità umane costituisca una condizione imprescindibile per uno sviluppo durevole e sostenibile. In tale prospettiva, dunque, il concetto di responsabilità sociale d’impresa richiama le imprese a considerare attentamente - nella definizione della propria strategia, nell’articolazione delle politiche e nelle procedure gestionali quotidiane - gli interessi diffusi della collettività, nonché l’impatto delle proprie attività, non solo in termini economici, ma anche sociali, ambientali ed etici. La responsabilità sociale rappresenta, quindi, per l’impresa uno strumento utile ed efficace per rispondere alle istanze e alle esigenze della società civile. Con la RSI nasce quindi una teoria di impresa che vede la produzione di beni non solo come strumento di profitto ma anche come occasione di realizzazione del benessere sociale; lo stesso operato dell'impresa inizia ad essere valutato globalmente non solo in rapporto ai risultati economici della stessa ma anche in base alla qualità del prodotto, alla qualità dell'ambiente lavorativo e alle istanze ambientali, seconda i dettami di quella scuola di pensiero del cd. business ethics per cui le imprese sono chiamate a compiere azioni che contribuiscano ad eliminare e prevenire le iniquità sociali e a promuovere lo sviluppo della collettività. Tale necessità è stata anche consequenziale a comportamenti ed abusi messi in atto dalle società transnazionali che hanno arrecato gravi danni alle comunità umane degli Stati ospiti delle attività produttive. Gli abusi commessi dalle imprese, non sempre riconducibili a precise violazioni degli ordinamenti nazionali, sono stati progressivamente interpretati e costruiti come violazioni o mancanze nei confronti di un complesso di principi definiti come appartenenti ad una ampia sfera di responsabilità sociale internazionale dell’impresa, che implica la perdita di reputazione e, quindi, la possibile riduzione delle sue quote sul mercato qualora gli stakeholders più interessati riescano a mobilitare l’opinione pubblica su larga scala. Fin dagli anni ’70, diverse organizzazioni internazionali hanno iniziato ad occuparsi della regolamentazione dell’attività delle imprese transnazionali, evidenziando il ruolo che le imprese multinazionali sono chiamate a rivestire nei processi di tutela dei diritti umani e dell'ambiente che emergono nello svolgimento delle loro attività economiche; appare evidente come sia basilare, nel piano dell’opera, definire l’impresa multinazionale, analizzando i diversi strumenti adottati dalle organizzazioni internazionali e i contributi dottrinali in materia, alla luce dei quali sembra potersi dire che il carattere di “multinazionalità” o “transnazionalità” è dato dalla presenza di diverse unità operative, dislocate in più Paesi, che si trovano sotto il controllo (azionario o di gestione) di un’unica società holding; tale distinzione tra unità operative si estende fino al profilo giuridico, in quanto le singole consociate sono autonomi soggetti di diritto sottoposti, relativamente ai profili della regolamentazione e della costituzione, all'ordinamento giuridico dello Stato di nazionalità. Ciò spesso comporta che le società scelgano come sede un Paese sulla base della convenienza che ciascuno di essi offre in relazione al trattamento fiscale, al costo della manodopera e delle materie prime, alla regolamentazione in materia di protezione dell'ambiente. Sembra quindi necessario un tentativo di regolamentazione da parte di organismi sovranazionali, a fronte del numero sempre maggiore di imprese operanti in più mercati (più di 80.000 società con circa 900.000 società sussidiarie), al loro peso economico e occupazionale (si stimano circa 80.000.000 di posti di lavoro) e a seguito di numerosi episodi che hanno coinvolto tali imprese dagli anni ’70 ad oggi, come nei casi della Drummond o della Del Monte, accusate di gravi repressioni dei diritti sindacali e sociali dei lavoratori, o della Chevron/Texaco e della Union Carbride, responsabili di disastri ambientali tra cui quello di Bophal, in India, fino al caso, recentissimo, del disastro ambientale causato dalla piattaforma Deepwater Horizon al largo delle coste della Florida e della Louisiana tra il 2010 e il 2011, o i casi di violazioni dei diritti umani e commissione di crimini internazionali (arresti arbitrari, torture, violenze sessuali, trattamenti inumani e degradanti), commesse da società transnazionali operanti nel settore estrattivo e minerario in Africa e nel Sud Est Asiatico, commessi direttamente o a mezzo di milizie assoldate per la protezione degli impianti. L’attività delle Organizzazioni internazionali, a partire dagli anni ’70, si è focalizzata sul tema; l’OCSE, l’Organizzazione internazionale del lavoro, la Camera di Commercio internazionale hanno adottato in quegli anni raccomandazioni e dichiarazioni rivolte agli Stati membri e alle imprese per l’adesione a certi principi e diritti già sanciti da altri strumenti convenzionali; le Nazioni Unite, prima attraverso l’attività della Commissione sulle imprese multinazionali e poi della Sottocommissione per la protezione e promozione dei diritti umani, si sono occupate della materia, giungendo alla elaborazione di un Codice di condotta per le imprese multinazionali (mai adottato) e di Norme sulla responsabilità delle imprese multinazionali e altre imprese in relazione ai diritti umani, che si affiancano alla partnership pubblico-privata del Global Compact. Ancora, anche altre organizzazioni internazionali, come l’Organizzazione mondiale della sanità, l’OMC, la Banca mondiale, l’International Standard Organisation, hanno adottato atti che invitano le imprese a svolgere la propria attività produttiva nel pieno rispetto dei diritti fondamentali della persona, delle comunità locali e dell’ambiente, e quindi prendendo in considerazione non solo interessi e diritti dei soci ma di tutti i soggetti a vario titolo coinvolti o toccati dall'attività aziendale. In ultimo, è il lavoro del Rappresentante Speciale del Segretario Generale ONU John Ruggie ad elaborare un quadro normativo (denominato Protect, Respect, Remedy) generale relativo al rapporto tra business e diritti umani. La caratteristica degli strumenti analizzati è la loro natura non vincolante, quindi meramente esortativa e ad applicazione volontaria. Tale situazione si ricollega sostanzialmente a due ragioni: la discussa soggettività internazionale delle imprese multinazionali e le opposte visioni dei Governi in materia (con evidenti difformità di vedute tra Paesi in via di sviluppo e Paesi industrializzati). Riguardo alla soggettività delle imprese multinazionali, ovvero lo status di essere titolari di diritti e obblighi nascenti dal diritto internazionale, la dottrina internazionalistica è fortemente divisa. Secondo un primo orientamento, le IMN non sarebbero soggetti di diritto internazionali in quanto sono solo destinatarie di norme, e quindi “oggetto” del diritto internazionale; sarebbero soggette solo alla giurisdizione dello Stato, e vincolate dal diritto internazionale solamente in virtù del richiamo da parte dell’ordinamento giuridico interno. Dagli anni ’60, inizia a farsi largo un diverso filone dottrinale che, partendo dal noto parere della Corte internazionale di giustizia Reparations for Injuries, considera l’impresa quale soggetto di diritto internazionale, in virtù di una serie di diritti e obblighi che le vengono attribuiti dal diritto internazionale, soprattutto in materia di investimenti e di contratti internazionali (tra tutti, il diritto di adire un’istanza arbitrale o giurisdizionale a carattere arbitrale). Inoltre, la costante attenzione per l’attività delle IMN da parte delle Organizzazioni internazionali, potrebbe testimoniare la nascente opinio juris di conferire una, seppur limitata, soggettività internazionale alle imprese. Dall’analisi della prassi internazionale si sono tratte conclusioni provvisorie, in particolare che l’impresa, soprattutto nel settore del diritto economico e degli investimenti, possegga una personalità giuridica internazionale limitata e soprattutto derivata dalla volontà degli Stati, ma soprattutto funzionale, poiché contenuta nei limiti stabiliti dal trattato internazionale (BITs) o del contratto internazionale che stabilisce diritti e obblighi per la stessa. Negli ultimi anni anche l’Unione Europea ha iniziato a promuovere una adesione delle imprese ai valori fondamentali dei diritti dell’uomo, dei lavoratori e dello sviluppo sostenibile. A partire dal Libro Verde del 2001, l’UE ha elaborato progressivamente una strategia europea per la responsabilità sociale di impresa, qualificata come adozione spontanea di prassi volte a contribuire al miglioramento della società e alla qualità dell’ambiente. La strategia dell’UE si caratterizza per avere una dimensione sia interna all’impresa, stabilendo una serie di programmi d’azione e l’adozione di sistemi di gestione dei processi produttivi, sia esterna alla stessa, prevedendo il coinvolgimento di comunità locali, partner commerciali, clienti, fornitori, ONG, autorità statali. A tali fini, l’UE lanciò una serie di iniziative, quali i sistemi EMAS e ECOLABEL di certificazione ecologica e di audit ambientale, il Multistakeholders’ forum, per formare un quadro giuridico regolamentare in materia di appalti pubblici e sostenibilità ambientale, di tutela del consumatore, di pubblicità ingannevole, nonché l’adozione di codici di condotta settoriali, ispirato ai principi della RSI. L’attività di regolamentazione della RSI ha ricevuto un contributo dalle stesse imprese multinazionali, nel senso di una autoregolamentazione delle proprie attività, attraverso dei codici di condotta autonomamente adottati dalla singola impresa in funzione delle proprie strategie e valori. Tali codici si distinguono nettamente dalle linee guida adottate dalle Organizzazioni internazionali perché in essi l’impresa si fa creatrice e destinataria di norme, create non perché la necessità provenga dal diritto, ma dall’interesse dell’impresa (che, in molti casi, si caratterizza per essere meramente reputazionale). Tali codici, di chiara natura volontaristica, garantiscono il rispetto degli standard di tutela e di promozione dei principi in esso contenuti, stabilendo il più delle volte un meccanismo di monitoraggio e controllo del rispetto delle norme in esso contenute, meccanismo che può essere a carattere interno (gestito quindi da un ufficio interno all’impresa) o a carattere esterno (gestito, il più delle volte, da una ONG o da un sindacato). Infine, la ricerca si conclude con l’analisi dei principali temi che riguardano la RSI negli ultimi anni, ovvero quelli relativi ai profili di responsabilità delle imprese per violazione dei diritti fondamentali e per danni ambientali (con particolare riguardo alla disciplina statunitense contenuta nell’Alien Torts Statute), con particolare riferimento agli obblighi internazionali che incombono sugli Stati attraverso la ricostruzione della prassi internazionale. Inoltre, ulteriore profilo di studio è quello che si concentra sulla possibile estensione della giurisdizione dei tribunali internazionali per crimini internazionali alle persone giuridiche, con particolare riguardo ai lavori preparatori della Conferenza di Roma che ha portato all’istituzione della Corte Penale Internazionale. In conclusione, oggetto della ricerca è stato la ricostruzione del concetto di RSI, il quale è un prodotto degli ordinamenti nazionali ed in particolare degli ordinamenti giuridici degli Stati industrializzati, identificando un framework giuridico che include strumenti normativi di varia natura e in svariati settori, come quelli che disciplinano le società commerciali; le normative nazionali di prevenzione e repressione della corruzione; le normative del settore finanziario ed in particolare quelle sulle borse valori; le discipline a tutela del lavoro, dell’ambiente e del consumatore. Negli Stati più avanzati dal punto di vista economico e istituzionale la RSI, dunque, non è codificata in uno specifico settore regolamentare ma rappresenta un sistema complesso di normative che regolano i diversi aspetti di quelle attività di impresa; nei PVS, invece, tali normative sono spesso frammentarie o addirittura assenti: questa situazione ha permesso alle IMN di avvantaggiarsi dei vuoti legislativi o delle regole stringenti presenti in questi Paesi. Appare evidente come la comunità internazionale abbia constatato la necessità di regolare l’attività delle imprese multinazionali, per la promozione e la protezione dei propri valori fondamentali e di uno sviluppo in un’ottica di sostenibilità ambientale, nell’intenzione di creare un quadro giuridico internazionale che permetta alle imprese di perseguire le proprie finalità aziendali senza perdere di vista le esigenze collettive (in particolare dei Paesi in cui operano). Per raggiungere tale obiettivo, appare inevitabile un’evoluzione del diritto internazionale vigente, i cui processi di formazione, gestiti sostanzialmente dai Governi, non possono non tenere conto dell’accresciuto ruolo e peso delle IMN e della società civile.
In today's economic and political world characterized by globalization and interdependence of markets, by an increasingly internationalization of production processes and by business operations of the company conducted simultaneously in several countries, by an increased consumer awareness regarding compliance of production processes to values that are considered essential by civil society, as fundamental human rights and labour and environmental protection, MNEs have a fundamental role in addressing the global economic trends. In this perspective, then, the concept of corporate social responsibility attracts companies to consider carefully - in the definition of its strategy and in the articulation of policies and procedures daily management - the various interests of the community, as well as the impact of its activities, not only in economic terms but also in social, environmental and ethical issues. Social responsibility is, therefore, a useful tool for the enterprise and effective way to respond to the needs and demands of civil society.With the CSR arises, therefore, a theory of business that sees the production of goods not only as a means of profit, but also as an opportunity for the realization of social welfare, as dictated bythe school of thought of thebusiness ethics, which invite companies to take action in orderto eliminate and prevent social inequities and promote community development. This need was also consequential to the abusescommitted by transnational corporations that have caused serious damage to human communities of their host countries. Abuses committed by companies, not always related to specific violations of national laws, have been gradually interpreted and constructed as a violation or misconduct against a set of principles defined as belonging to a broad spectrum of social responsibility international, which implies loss of reputation and, therefore, the possible reduction of its share on the market where the key stakeholders concerned can mobilize public opinion on a large scale. Since the 70s, several international organizations have begun to deal with the regulation of transnational corporations, highlighting the role that multinational corporations are called to play in the process of protection of human rights and of the environment that emerge in the course of their economic activity. Is fundamental for the work plan, define the multinational enterprise, by analysing the various instruments adopted by international organizations and doctrinal contributions on the subject, the light of which it seems possible to say that the character of "multinationality" or "transnationality" is the presence of various operating units, located in different countries, which are under the control (equity or management) of a single holding company; the distinction between operational units extends to the legal point of view, as the individual subsidiaries are independent legal entities subject, relatively to the profiles of the regulation and constitution, subjected to the legal system of the State of nationality. It often means that companies choose the host country on the basis of convenience that this country provides in relation to the tax treatment, labour costs and raw materials, to the rules on environmental protection. It therefore seems necessary to attempt to regulate multinational enterprises by supranational bodies, in relation to the increasing number of companies operating in multiple markets (more than 80,000 companies with about 900,000 subsidiaries), to their economic and employment (an estimated 80 million job opportunities) and following several incidents involving such companies from the '70s to today, as in the case of Drummond or Del Monte, accused of severe repression of trade union rights and social rights of workers, or Chevron/ Texaco and Union Carbide, responsible for environmental disasters including that of Bhopal, India, to the case of the environmental disaster caused by the Deepwater Horizon rig off the coast of Florida and Louisiana between 2010 and 2011, or cases of human rights violations and commission of international crimes (arbitrary detention, torture, rape, inhumane and degrading treatment) by transnational corporations operating in the mining industry in Africa and South East Asia, made directly or through the militias hired to the protection of plants. The activities of international organizations, from the 70s, focused on the theme, the OECD, the International Labour Organization, the International Chamber of Commerce adopted in those years, recommendations and declarations addressed to the Member States and the companies for adherence to certain principles and rights already provided by other conventional instruments; also the United Nations, first through the work of the Committee on Multinational Enterprises and then through the subcommittee for the protection and promotion of human rights, have dealt with the matter, coming to the elaboration of a Code of Conduct for Multinational Enterprises (never adopted) and rules on the responsibilities of transnational corporations and other business enterprises with regard to human rights, alongside to the public-private partnership of the Global Compact. Still, other international organizations such as the World Health Organization, the WTO, the World Bank, the International Standards Organization (which as a private nature), have taken actions that invite businesses to carry out its production activities in full respect of fundamental human rights, of local communities needs and of the environment, and then taking into account not only the interests and rights of the shareholders but to all those involved in various ways affected the activity or business. Finally, it is the work of the Special Representative of the UN Secretary-General John Ruggie to develop a framework (called Protect, Respect, Remedy) concerning the relationship between business and human rights. The characteristic of the analysed tools is their non-binding nature, then merely hortatory and voluntary application. This situation is linked mainly to two reasons: the disputed international subjectivity of multinational enterprises and the opposing views of Governments on the subject (with obvious differences of views between developing countries and industrialized countries). Regard to the subjectivity of transnational corporations, or the status of being holders of rights and obligations arising from international law, international legal theory is strongly divided. According to one view, MNEs would not be subject to international law as they are only recipients of rules, and then the "object" of international law would be subject only to the jurisdiction of the state, and bound by international law only by virtue of the reference made by the domestic legal system. Since the '60s, a different doctrinal trend began to make his way starting from the known opinion Reparations for Injuries of the International Court of Justice, and then considering the company as a subject of international law, by virtue of a series of rights and duties which are assigned to it by international law, especially in the field of investment and international contracts (among them, the right to appeal an arbitration tribunal or judicial character arbitration). In addition, the constant attention to the activities of MNEs by international organizations, could witness the nascent opiniojuris to give ainternational subjectivity to businesses, albeit limited. An analysis of international practice have taken provisional findings, in particular that the company, especially in the field of economic law and investment, possesses an international limitedlegal personality and mainly derived from the will of the States, but above all functional, as contained in limits established by international treaty (BITs) or international agreement that establishes rights and obligations for the same. In recent years the European Union has begun to promote adhesion of the companies core values of human rights, labour standards and sustainable development. From the Green Paper of 2001, the EU has developed progressively a European strategy for corporate social responsibility, described as spontaneous adoption of practices to contribute to the improvement of society and the quality of the environment. The EU strategy is characterized by having an internal dimension to the company, establishing a series of action programs and the adoption of management systems, processes, and external to it, calling for the involvement of local communities, commercial partners, customers, suppliers, NGOs, state authorities. To this end, the EU launched a series of initiatives, such as EMAS and Ecolabel certification ecological and environmental audit, the multi-stakeholder forum, to form a legal framework to regulate public procurement and environmental sustainability, protection of consumer, misleading advertising, and the adoption of sectorial codes of conduct based on the principles of CSR. The regulatory activities of CSR has received a grant from the multinational enterprises themselves, in the sense of a self-regulation of their activities, through codes of conduct adopted by each company independently according to their own strategies and values. These codes can be clearly distinguished from the guidelines adopted by international organizations because in them the company is the creator and recipient of rules, created not because the need comes from the law, but by the company (which, in many cases, characterized by being merely reputational). These codes, clearly voluntary, ensure compliance with standards for the protection and promotion of the principles contained therein, setting most of the time a mechanism for monitoring and enforcement of the rules it contains, a mechanism that may be internal character (then managed by an office inside the company) or external character (managed, in most cases, an NGO, or a trade union). Finally, the research concludes with an analysis of the main issues concerning CSR in recent years, namely those related to the profiles of corporate responsibility for violation of fundamental rights and environmental damage (especially with regard to U.S. regulations contained in the Alien Tort Statute), with particular reference to international obligations on states through the reconstruction of the international practice. In addition, further study is to profile that focuses on the possible extension of the jurisdiction of international tribunals for crimes under international law to legal persons, with particular reference to the drafting history of the Rome Conference that led to the establishment of the International Criminal Court. In conclusion, the object of the research was the reconstruction of the concept of CSR, which is a product of national law and in particular the legal systems of the industrialized countries, identifying a legal framework that includes legal instruments of various types and in various sectors, such as those governing commercial companies, national regulations for the prevention and combating of corruption; regulations of the financial sector and in particular those on stock exchanges; disciplines to protect labour, the environment and the consumer. In the most advanced in terms of economic and institutional CSR, therefore, is not encoded in a specific sector regulation but it is a complex system of regulations governing various aspects of the business activities, in developing countries, however, these rules are often fragmentary or even absent: this situation has allowed MNCs to take advantage of loopholes in the law or stringent rules present in these countries. It is evident that the international community has identified the need to regulate the activities of multinational enterprises, for the promotion and protection of its fundamental values and development in a sustainable environment, with the intention to create an international legal framework that allows companies to pursue their own business purposes without losing sight of the collective needs (in particular in the countries in which they operate). To achieve this goal, it is inevitable evolution of international law, whose formation processes, managed largely by governments, cannot fail to take into account the increased role and weight of MNEs and civil society.
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SCIASCIA, Maria Giovanna. « IL RAPPORTO DI LAVORO INDECENTE E LA VULNERABILITà SOCIALE ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2022. https://hdl.handle.net/10447/556024.

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Résumé :
Una riflessione più attenta sul tema dello sfruttamento del lavoro e, più nello specifico, sulle pratiche contrarie al lavoro dignitoso, oggi è suggerita dal contesto economico e sociale e dalla precarizzazione dell’occupazione, il cui effetto è quello di produrre una corrente svalutazione del lavoratore.
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Varotto, Angela <1991&gt. « La Riforma del Terzo Settore - L'impresa sociale ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15206.

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Résumé :
Il percorso di riforma degli enti no profit è stato avviato con l'attuazione della legge delega n. 106/2016, del d.lgs. n.117/2017 (Codice del Terzo Settore), del d.lgs. n. 112/2017 (Nuova disciplina dell'impresa sociale) e i successivi decreti modificativi di tali norme che hanno portato a fornire una definizione positiva di ente del Terzo Settore, alla determinazione delle attività di interesse generale esercitabili che possono costituire l'oggetto dell'ente, le possibili forme di finanziamento degli enti e un sistema strutturato di controlli e adempimenti contabili e gestionali possibile grazie all'introduzione del Registro Unico Nazionale del Terzo Settore. Particolare attenzione sarà prestata alle modifiche sul piano civilistico e su quello fiscale di specifici regimi impositivi per gli enti del Terzo Settore non commerciali e la nuova disciplina fiscale per l'impresa sociale.
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Busato, Elena <1989&gt. « DUMPING SOCIALE : LINEAMENTI DI UN FENOMENO ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5381.

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Résumé :
QUESTO LAVORO SI PROPONE DI ANALIZZAZRE INNANZITUTTO LE CAUSE ALLA BASE DEL FENOMENO DEL DUMPING SOCIALE, CONSIDERANDO IN PARTICOLAR MODO LA COMPETIZIONE TRA ORDINAMNETI GIURIDICI COME ELEMENTO ALLA BASE DEI BASSI LIVELLI DI TUTELA DEI DIRITTI SOCIALI. L’ANALISI SI CONCENTRA IN PARTICOLARE SULL’EUROPA E SULLE RIPERCUSSIONI CHE TALE FENOMENO DI COMPETIZONE NORMATIVA HA NEL MERCATO DEL LAVORO. LAVORATORI MESSI ALLA PROVA ANCHE DALLA CRESCENTE DELOCALIZZAZIONE DELLE ATTIVITA’ PRODUTTIVE DA PARTE DELLE IMPRESE, VERSO PAESI MENO GARANTISTI IN TERMINI DI TUTELA DELLA FORZA LAVORO, ALTRA POSSIBILE CAUSA DEL DUMPING SOCIALE, NONCHE’ INTERVENTI COMUNITARI, COME LA DIRETTIVA BOLKESTEIN CHE SEMBRANO, ALMENO IN PRIMA ISTANZA, PORSI NELLA STESSA DIREZIONE. ACCANTO A QUESTE PRIME LINEE INTRODUTTIVE, VIENE APPROFONDITO IL SIGNIFICATO DI DUMPING, IN RELAZIONE A QUANTO EMERSO IN SEDE GATT 1947, CONSIDERANDONE LA DISCIPLINA NELL’UNIONE. E’ UN DUMPING INTESO IN SENSO ECONOMICO QUELLO CHE TROVA ESPRESSA REGOLAMENTAZIONE, PER QUANTO RIGUARDA QUELLO SOCIALE NON SI POSSONO CHE CONSIDERARE I PASSI FATTI IN TERMINI DI TUTELE ACQUISITE IN CAMPO SOCIALE E AFFIANCATE ALLE ISTANZE ECONOMICHE CHE DA SEMPRE SONO ALLA BASE DELL’AZIONE NORMATIVA DELL’UNIONE. INDUBBIAMENTE DALLA NASCITA DELL’EUROPA AD OGGI IMPORTANTI PASSI SONO STATI FATTI, MA COME EVIDENZIANO ALCUNE SENTENZE DELLA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA, LO SPETTRO DEL DUMPING SOCIALE ANCORA RISCHIA DI EMERGERE FACENDO PREVALERE LA LOGICA DI MERCATO E SEGNANDO UNA INVERSIONE DI ROTTA RISPETTO ALLA DIREZIONE ASSUNTA DALL’UNIONE VERSO LA COESIONE SOCIALE ED IL RISPETTO DEI DIRITTI DEI LAVORATORI. LA GLOBALIZZAZIONE DEI MERCATI E LO SVILUPPO DI RELAZIONI COMMERCIALI INTERNAZIONALI FANNO DEL DUMPING UN PROBLEMA RILEVANTE SU SCALA GLOBALE, PORTATO ALL’ATTENZIONE DI ORGANIZZAZIONI SOVRANAZIONALI COME L’OIL E LA WTO. L’ULTIMO CAPITOLO SI CONCENTA SULL’OPERATO DI TALI ORGANISMI, CERCANDO DI EVIDENZIARE I PASSI FATTI, TRA INTERVENTI DI HARD E SOFT LAW, PER ARGINARE IL FENOMENO DEL DUMPING SOCIALE.
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ROCCO, FRANCESCA. « Il finanziamento della previdenza : strumento o presupposto della protezione sociale ? » Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/40641.

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Résumé :
Il presente lavoro si pone come obiettivo quello di dimostrare in quali termini la scelta delle modalità di finanziamento del sistema di previdenza pubblica ha una diretta incidenza sull'adeguatezza delle prestazioni sociali. La questione ha uno stretto collegamento con la conformazione giuridica dei diritti sociali nelle Costituzioni contemporanee. Tale natura comporta che i diritti sociali, configurati nella loro variegata e costante espansione, siano esigibili e giustiziabili. Il loro riconoscimento non dovrebbe essere condizionato dal costo della prestazione. Tuttavia, la grave crisi economica che ha attraversato l’Italia ed altri paesi europei negli ultimi anni, ha indotto anche nella giurisprudenza costituzionale domestica, nonché nelle politiche di austerity a carattere recessivo, particolari cautele nell’adottare decisioni che producessero costi incontrollabili e non sostenibili. L’esigenza di una simile riflessione nasce dai recenti accadimenti che hanno visto protagonista il sistema pensionistico italiano, tra cui si annovera l’ennesima manovra di innalzamento dell’età pensionabile operata dalla Riforma Monti/Fornero, cui sono seguite misure di salvaguardia per singole categorie di lavoratori al fine di trovare un temporaneo rimedio all’impasse creata dai c.d. “esodati”. Tutto questo ha imposto un interrogativo sull’efficacia di simili provvedimenti normativi che apportano modifiche all’assetto precedente per far fronte a esigenze di liquidità delle amministrazioni pubbliche previdenziali.
This work aims to demonstrate how the choice of methods of financing the public pension system has a direct impact on the adequacy of social benefits. The topic has a close connection with the legal conformation of social rights in contemporary Constitutions. Such a nature implies that social rights, considered within their variegated and constant expansion, are payable and can be executed. Their recognition should not be conditioned by the cost of the benefit. However, economic crisis that Italy and other European countries have faced during the last years has led domestic constitutional jurisprudence, as well as austerity policies, to adopt with particular caution decisions that would have produced uncontrollable and unsustainable costs. The need to reflect about the topic at hand arises from the recent events affecting the Italian pension system, among which there is the umpteenth decision to raise the retirement age operated by the Monti/Fornero Government. Subsequently, the same Government had to adopt safeguard measures for individual categories of workers to find a temporary remedy for the impasse created by the so-called "Esodati" category. All this has forced a question about the effectiveness of similar regulatory measures that make changes to the structure with the only purpose to meet the need of liquidity of public welfare administrations.
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ROCCO, FRANCESCA. « Il finanziamento della previdenza : strumento o presupposto della protezione sociale ? » Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/40641.

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Il presente lavoro si pone come obiettivo quello di dimostrare in quali termini la scelta delle modalità di finanziamento del sistema di previdenza pubblica ha una diretta incidenza sull'adeguatezza delle prestazioni sociali. La questione ha uno stretto collegamento con la conformazione giuridica dei diritti sociali nelle Costituzioni contemporanee. Tale natura comporta che i diritti sociali, configurati nella loro variegata e costante espansione, siano esigibili e giustiziabili. Il loro riconoscimento non dovrebbe essere condizionato dal costo della prestazione. Tuttavia, la grave crisi economica che ha attraversato l’Italia ed altri paesi europei negli ultimi anni, ha indotto anche nella giurisprudenza costituzionale domestica, nonché nelle politiche di austerity a carattere recessivo, particolari cautele nell’adottare decisioni che producessero costi incontrollabili e non sostenibili. L’esigenza di una simile riflessione nasce dai recenti accadimenti che hanno visto protagonista il sistema pensionistico italiano, tra cui si annovera l’ennesima manovra di innalzamento dell’età pensionabile operata dalla Riforma Monti/Fornero, cui sono seguite misure di salvaguardia per singole categorie di lavoratori al fine di trovare un temporaneo rimedio all’impasse creata dai c.d. “esodati”. Tutto questo ha imposto un interrogativo sull’efficacia di simili provvedimenti normativi che apportano modifiche all’assetto precedente per far fronte a esigenze di liquidità delle amministrazioni pubbliche previdenziali.
This work aims to demonstrate how the choice of methods of financing the public pension system has a direct impact on the adequacy of social benefits. The topic has a close connection with the legal conformation of social rights in contemporary Constitutions. Such a nature implies that social rights, considered within their variegated and constant expansion, are payable and can be executed. Their recognition should not be conditioned by the cost of the benefit. However, economic crisis that Italy and other European countries have faced during the last years has led domestic constitutional jurisprudence, as well as austerity policies, to adopt with particular caution decisions that would have produced uncontrollable and unsustainable costs. The need to reflect about the topic at hand arises from the recent events affecting the Italian pension system, among which there is the umpteenth decision to raise the retirement age operated by the Monti/Fornero Government. Subsequently, the same Government had to adopt safeguard measures for individual categories of workers to find a temporary remedy for the impasse created by the so-called "Esodati" category. All this has forced a question about the effectiveness of similar regulatory measures that make changes to the structure with the only purpose to meet the need of liquidity of public welfare administrations.
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D'Oronzo, Anna Valentina <1975&gt. « Responsabilità sociale delle imprese e codici etici ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2006. http://amsdottorato.unibo.it/54/1/DOronzoAnnaValentina.pdf.

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D'Oronzo, Anna Valentina <1975&gt. « Responsabilità sociale delle imprese e codici etici ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2006. http://amsdottorato.unibo.it/54/.

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Schiavon, Loris <1986&gt. « L'EUROPROGETTAZIONE. UN CASE STUDY IN AMBITO SOCIALE ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3170.

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Résumé :
L'intento di questa tesi è di dare concretezza agli studi effettuati in questo percorso universitario approfondendo la materia dell'europrogettazione, affrontata durante la partecipazione al corso Elementi di europrogettazione proposto dall'università Ca' Foscari e messa in pratica collaborando come tirocinante con la Cooperativa Sociale "Il Sestante" di Treviso. Nella prima parte lo studio affronterà le origini giuridiche e politiche delle opportunità offerte dall'Unione Europea attraverso i suoi bandi di finanziamento, ne esporrà l'organizzazione in fondi a gestione diretta e indiretta ed esaminerà la metodologia di redazione dei progetti europei del Project Cycle Management. Nella seconda parte si analizzerà il programma Gioventù in Azione e si descriverà l'elaborazione di una proposta di progetto finalizzata all'ottenimento della sovvenzione comunitaria, proposta che, per essere valutata positivamente, richiede conoscenza del funzionamento dell'Unione Europea, competenze specifiche di progettazione ed esperienza sul campo.
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ZULPO, CHIARA. « DAL FATTO ALL'AUTORE : PERCORSI DI PERICOLOSITA' SOCIALE ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/17504.

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Résumé :
L’oggetto della ricerca attiene alla rilevanza del concetto di pericolosità del soggetto imputabile, autore di reato, nell’ambito del diritto penale e, in particolare, alla centralità che tale nozione assume sia nel tradizionale campo delle misure di sicurezza, sia, in misura crescente, nell’ambito della stessa pena. La ricerca si propone innanzitutto di indagare le origini anche sociali di una prospettiva connessa alla pericolosità del soggetto, in larga parte da attribuirsi all’allarme sociale che il recidivismo legato a determinate tipologie delittuose suscita. Attraverso un’analisi empirica della categoria e delle difficoltà legate al suo accertamento si mettono poi in luce le problematiche che una sua valorizzazione fa emergere, in particolare qualora il rischio di recidiva venga assunto a presupposto di un quantum sanzionatorio ulteriore alla pena, dato dalla misura di sicurezza. Ma numerosi interrogativi sorgono anche dalla constatazione del rilievo che la pericolosità assume all’interno della stessa pena, dove “tipi d’autore”, considerati pericolosi, assumono importanza, in funzione di pura neutralizzazione del soggetto, nell’ambito di fattispecie astratte di reato, di circostanze aggravanti, di percorsi penitenziari peculiari. Dalla prospettiva empirica emerge, infine, il ruolo che la valutazione del rischio di recidiva potrebbe rivestire, se adeguatamente valorizzata, nella creazione di un percorso rieducativo e trattamentale individualizzato e conforme a Costituzione.
The focus of this research is the concept of dangerousness in criminal law and its increasing relevance not only in the context of measures to prevent dangerousness, but also under the penalty deserved for the wrongdoing. The research investigates the origins of the concept to include the social perspective of dangerousness, due to the social alarms that recidivism of certain types of crimes arouses. Empirical analysis of the predictable level of dangerousness identifies and expands on the implications that prediction carries, especially when the risk of recidivism is assumed and increased punishments are applied. Additionally, more questions arise relating to the credence given to the level of dangerousness within the penalty itself. Whenever different types of perpetrators, deemed dangerous, are punished with increased sentences, dangerousness gains relevance, without regard to the mere neutralization of an offender, aggravating factors, or peculiar imprisonment history. Finally, from empirical observations arises the possibility that the risk of recidivism could assume, if adequately considered, the creation of a rehabilitation plan individually tailored and conforming to the Constitution.
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ZULPO, CHIARA. « DAL FATTO ALL'AUTORE : PERCORSI DI PERICOLOSITA' SOCIALE ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/17504.

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Résumé :
L’oggetto della ricerca attiene alla rilevanza del concetto di pericolosità del soggetto imputabile, autore di reato, nell’ambito del diritto penale e, in particolare, alla centralità che tale nozione assume sia nel tradizionale campo delle misure di sicurezza, sia, in misura crescente, nell’ambito della stessa pena. La ricerca si propone innanzitutto di indagare le origini anche sociali di una prospettiva connessa alla pericolosità del soggetto, in larga parte da attribuirsi all’allarme sociale che il recidivismo legato a determinate tipologie delittuose suscita. Attraverso un’analisi empirica della categoria e delle difficoltà legate al suo accertamento si mettono poi in luce le problematiche che una sua valorizzazione fa emergere, in particolare qualora il rischio di recidiva venga assunto a presupposto di un quantum sanzionatorio ulteriore alla pena, dato dalla misura di sicurezza. Ma numerosi interrogativi sorgono anche dalla constatazione del rilievo che la pericolosità assume all’interno della stessa pena, dove “tipi d’autore”, considerati pericolosi, assumono importanza, in funzione di pura neutralizzazione del soggetto, nell’ambito di fattispecie astratte di reato, di circostanze aggravanti, di percorsi penitenziari peculiari. Dalla prospettiva empirica emerge, infine, il ruolo che la valutazione del rischio di recidiva potrebbe rivestire, se adeguatamente valorizzata, nella creazione di un percorso rieducativo e trattamentale individualizzato e conforme a Costituzione.
The focus of this research is the concept of dangerousness in criminal law and its increasing relevance not only in the context of measures to prevent dangerousness, but also under the penalty deserved for the wrongdoing. The research investigates the origins of the concept to include the social perspective of dangerousness, due to the social alarms that recidivism of certain types of crimes arouses. Empirical analysis of the predictable level of dangerousness identifies and expands on the implications that prediction carries, especially when the risk of recidivism is assumed and increased punishments are applied. Additionally, more questions arise relating to the credence given to the level of dangerousness within the penalty itself. Whenever different types of perpetrators, deemed dangerous, are punished with increased sentences, dangerousness gains relevance, without regard to the mere neutralization of an offender, aggravating factors, or peculiar imprisonment history. Finally, from empirical observations arises the possibility that the risk of recidivism could assume, if adequately considered, the creation of a rehabilitation plan individually tailored and conforming to the Constitution.
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Fincati, Giulia <1987&gt. « La responsabilità sociale d'impresa : buone prassi e tendenze ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4992.

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Résumé :
Indagine sui recenti sviluppi a livello nazionale nell'ambito della Responsabilità sociale d'impresa, con particolare attenzione agli effetti che tali nuove modalità hanno su attori quali lavoratori e consumatori.
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COCCA, Manuela. « Il contatto sociale. Una categoria giuridica controversa ». Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2015. http://hdl.handle.net/11695/66319.

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Résumé :
L’indagine si pone l’obiettivo di analizzare la controversa costruzione giuridica della teoria del contatto sociale, ripercorrendo, preliminarmente, l’evoluzione storica della figura, risalendo al diritto giustinianeo, in cui tra le fonti delle obbligazioni vi era la figura dei cd. “quasi ex contractu”, per poi richiamare la dottrina tedesca degli anni ’40, che elaborò la teoria dei “rapporti contrattuali di fatto” (c.d. “Faktische Vertragsverhältnisse”), fino ad arrivare agli orientamenti più recenti espressi dalla dottrina e dalla giurisprudenza italiane. Il contatto sociale rappresenta una figura che nel nostro ordinamento non trova un espresso riferimento normativo, essendo stata elaborata dalla giurisprudenza per far fronte alle problematiche ipotesi di rapporti giuridici che si collocano a metà strada tra contrattualità ed extracontrattualità. Si tratta di un concetto cui viene fatto richiamo ogni qual volta vi sia, appunto, un contatto sociale tra soggetti non legati da un preesistente rapporto contrattuale che sia caratterizzato dall’affidamento di una parte verso l’altra in ragione dello status professionale di quest’ultima, sulla quale gravano obblighi di protezione. La materia ha fatto sorgere non pochi dubbi tra gli interpreti, in quanto la condivisione della teoria determina l’applicabilità della disciplina contrattuale a rapporti che, in realtà, non presentano un contratto come momento genetico. Diverse dunque le critiche che sono state avanzate negli anni per quanto riguarda la riconducibilità delle ipotesi di contatto sociale nell’alveo della responsabilità da inadempimento, prima fra tutte quella espressa da chi teme che l’ambito di applicabilità della costruzione giuridica in esame abbia una estensione potenzialmente illimitata, con la conseguenza che un suo abusivo utilizzo finirebbe col convertire in responsabilità per inadempimento qualsiasi responsabilità per fatto illecito. Nel lavoro viene dedicata particolare attenzione alla materia della responsabilità da malpractice medica, che in ambito di contatto sociale ha maggiormente attratto l’interesse degli operatori del diritto, facendo sorgere un vivace dibattito interpretativo. Una volta inquadrata la figura ed evidenziati dunque i profili critici, il lavoro si spinge ad approfondire la materia della responsabilità del medico dipendente nei confronti del paziente – ricondotta dalla giurisprudenza nell’alveo del contatto sociale – fino a cercare un diverso indirizzo ermeneutico che ravvisa nella fattispecie la costruzione giuridica del contratto a favore del terzo. A livello comparativo, il raffronto col sistema scozzese evidenzia come la costruzione giuridica in esame presenti delle analogie rispetto ad altre figure impiegate in altri ordinamenti. In particolare, dal confronto tra il contatto sociale italiano e il concetto di “proximity” anglosassone emerge che se, da un lato, indubbiamente sussiste una certa distanza tra i due sistemi, dall’altro, in entrambi i casi la responsabilità da contatto trova espresso riconoscimento, seppure in forme diverse.
The study aims to analyze the controversial legal construction of the theory of “social contact”, tracing the historical evolution of this figure, going back to the Justinian law, in which one of the sources of the obligations was the "quasi ex contractu", and then considering the '40s German doctrine, that developed the theory of "contractual relations in fact" (so-called "Faktische Vertragsverhältnisse"), up to the most recent guidelines expressed by the Italian doctrine and jurisprudence . In our legal system the “social contact” institute does not find an express legislative reference, having been developed by the case law to tackle the problematic hypothesis of legal relationships which lie midway between contract and tort. This concept refers to a contact between persons not related by an existing contractual relationship and which is characterized by expectations of a person to the other because of the professional status of one of them. The matter has raised many doubts among the interpreters, because of the application of the theory causes the application of the contractual liability to relationships that does not have a contract as their genetic moment. So many criticisms have been made to this theory, first of all the one expressed by those who fear an unlimited extension of the cases falling under the contractual liability, with the result that its abusive use ends up to convert any tort liability in contractual liability. Particular attention is dedicated to medical malpractice liability, that has mainly held the legal experts interest giving rise to a vigorous interpretive debate. Once have been analyzed critical profiles of the institute, the study goes on to investigate the matter the medical liability - placed by the jurisprudence in the category of social contact - up to look for a different interpretation that recognizes the existence of the contract in favor of the third party. The comparison with Scottish legal system shows that other systems has similiar legal structure of social contact. Particularly, from the comparison between the Italian social contact and the Anglo-Saxon concept of "proximity" emerges that if, from one side, there is undoubtedly some distance between the two systems, from the other, in both cases the contact liability was expressly acknowledged, although in different forms.
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Languasco, Silvia <1987&gt. « Crimine e follia. La costruzione sociale della devianza tra diritto, neuroscienze e psichiatria ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4189.

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Résumé :
La devianza,così come i concetti di crimine e follia che include, sono socialmente costruiti. Ogni cultura ha i propri criminali e i propri folli caratterizzati dall'essere anormali, diversi dalla norma. Proprio in questi soggetti, anche storicamente e soprattutto in Occidente, si è rintracciato l'elemento disturbatore, perturbante l'ordine pubblico, che apporta dolore, sofferenza e problemi agli altri componenti della società. Nella contemporaneità, nel tentativo di trovare delle spiegazioni all'agire criminale, hanno fatto ingresso nel campo penalistico le neuroscienze forensi che forniscono una spiegazione di tipo biologico ai comportamenti devianti. Il rischio paventato da molti studiosi al riguardo dell'utilizzo di queste tecniche mediche usate (recentemente anche in Italia) come prove in tribunale comprovanti la parziale o totale mancanza della capacità di intendere e di volere dell'imputato, è quello di un ritorno al paradigma determinista. Paradigma che richiama la teoria dell'atavismo di Cesare Lombroso per l'impostazione riduzionista. Se l'imaging cerebrale e la genetica molecolare sono fertili terreni scientifici che possono portare a scoperte importanti sul funzionamento del cervello e del comportamento umano, anche criminale, se non usate con cautela rischiano di creare delle idee che negano la possibilità di scelta e l'esistenza del libero arbitrio, che portano a sovrapporre le figure di matti e rei, che sminuiscono le discipline di cura privandole della loro ragion d'essere portando a soluzioni che escludono definitivamente i colpevoli dalla società e che non contemplano l'efficacia della prevenzione. Affinché nell'immediato futuro questi risvolti non si verifichino è necessario che la criminologia amplifichi il suo impianto interdisciplinare e che adotti uno sguardo antropologico sull'essere umano che delinque, analizzandolo nella sua completezza e complessità. Solo così è possibile arrivare a comprendere il perché si delinque e a prospettare soluzioni alla questione criminale che pensino al bene della società ma anche a quello del criminale.
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Sorace, Andrea <1987&gt. « Empty voting e interesse sociale nella moderna Societa per Azioni ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7734/1/Sorace_Andrea_Tesi.pdf.

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Résumé :
Oggetto della tesi è costituito dall'analisi delle problematiche inerenti alla c.d. “dissociazione” della partecipazione azionaria, unitamente ad un tentativo di inquadramento del fenomeno nel nostro sistema giuridico e a una verifica delle soluzioni e dei correttivi che esso consente di delineare o induce a prefigurare. In particolare, nella prima parte della tesi viene fornito un sintetico quadro degli strumenti che consentono di determinare ipotesi di “empty voting” quali, in primis, i contratti derivati, nonché altri strumenti più “tradizionali” come il riporto, il prestito titoli e il leasing di azioni. Nella seconda parte della tesi viene, invece, preso in considerazione il fenomeno dell'empty voting nel suo complesso al fine di fornire un inquadramento dello stesso anche alla luce di istituti tipici del nostro ordinamento (quali il conflitto di interessi del socio ai sensi dell’art. 2373 c.c.). Infine, l’ultima parte della tesi si concentra sul tema della “proprietà nascosta” di azioni partendo dalla discussione di alcuni casi concreti verificatisi in ordinamenti diversi ed aventi tutti come denominatore comune la creazione di una partecipazione rilevante con aggiramento degli obblighi di disclosure oppure delle previsioni in materia di OPA obbligatoria. Inquadrato il problema vengono quindi analizzate le norme vigenti in materia di obblighi di comunicazione di partecipazioni rilevanti e offerte pubbliche di acquisto obbligatorie.
The research aims to study the empty voting. Particularly, the use of derivative instruments and other financial instruments allows investors to decouple economic ownership of shares from voting rights. Such phenomenon is also referred to as the "new vote buying" and differs from the classical issue of the sale and purchase of voting rights (separate from the ownership of the shares), since the empty voter does not technically acquire the right to vote, but is able to cover (by using complex financial instruments) the risks associated with an equity investment in a company: in such a case an investor holds more voting rights than economic ownership. In other cases, an investor may hold more economic ownership than voting rights, but may have the possibility to exercise de facto the voting rights if needed: this situation is referred to as “hidden (morphable) ownership". First of all the analysis will be carried out by verifying the possible benefits and costs which may arise from the empty voting. In addition, it will be ascertained whether there is a general provision under Italian law which prohibits the use of financial instruments in order to decouple voting rights from economic ownership or whether the empty voting is not per se forbidden but may be considered unlawful when it falls within the scope of application of the provisions governing the conflict of interest of shareholders.
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Padoin, Jenny <1990&gt. « La Società Benefit nell'ordinamento italiano : un confronto con l'impresa sociale ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14359.

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Résumé :
Il lavoro mira ad approfondire gli aspetti giuridici della Società Benefit, introdotta nell’ordinamento italiano con la legge di stabilità 2016 (L. 28 dicembre 2015 n. 208). Le società tradizionali possono assumere la particolare qualifica di Società Benefit quando l’attività oggetto di produzione di utili, inserita nello statuto, è accompagnata dal perseguimento di una o più finalità di beneficio comune. Inoltre, il confronto con l’impresa sociale (qualifica d’impresa già esistente nel panorama giuridico italiano, recentemente riformata dal d.lgs. n. 112/2017) evidenzia, da una parte, gli aspetti peculiari e, dall’altra, quelli comuni di entrambe le realtà. Si analizza, in un primo momento, l’evoluzione dei modelli ibridi d’impresa in cui le logiche for profit convivono con quelle no profit e, successivamente, si confrontano Società Benefit ed impresa sociale. Uno degli obiettivi del lavoro è quello di fornire indicazioni a coloro che hanno programmato un cambiamento del proprio ente o società e che intendano utilizzare logiche imprenditoriali nel perseguimento di finalità benefiche e sociali.
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Ghezzo, Matteo <1992&gt. « Dumping sociale o concorrenza sleale, focus sul mercato italiano ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13572.

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Résumé :
Durante la mia tesi, vorrei analizzare il fenomeno del dumping sociale. Tale fenomeno, sempre più frequente nell’economia mondiale e nel sistema sociale, è costituito da un insieme di attività, che con fini economici violano sia le legislazioni nazionali e comunitarie, ma anche determinate organizzazioni di cui l’Italia fa parte come: Consiglio d’Europa; Organizzazione Internazionale del Lavoro; Word Trade Organization. Inoltre, nell'elaborato verranno presentate le similitudini con la concorrenza sleale, alle quali seguirà un’analisi delle cause che comportano l'utilizzo del dumping sociale, attraverso una parte incentrata sugli aspetti teorici inerenti il mercato del lavoro. Focalizzandomi in primis sul mercato italiano, le regole, le norme e i vari casi, vorrei estendere la mia ricerca al mercato europeo, descrivendo i diversi regolamenti e come quest’ultimo influenzi il mercato italiano o delle altre nazioni appartenenti all’Unione. Questo attraverso l’analisi dei settori principalmente colpiti dal dumping sociale come: i trasporti e le costruzioni. Infine, dopo aver presentato due casi studio emblematici, vorrei paragonare i due mercati del lavoro, e cercare di capire quale sarebbe la strategia e il livello di competenza (italiana o europea) migliore per risolvere il problema.
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Bova, Francesca <1987&gt. « Lo status sociale degli artisti in Europa : confronto tra le politiche sociali a protezione delle professioni artistiche tra Belgio e Italia ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1951.

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Résumé :
La tesi intende indagare la posizione socio-economica degli artisti europei attraverso la storia fino ai giorni nostri; dare una panoramica sulle leggi vigenti, a livello intrenazionale ed europeo in ambito di protezione dei diritti economici e di sicurezza sociale, relativi alle professioni artistiche e, in ultima istanza, confrontare due casi particolari di regolamentazioni riguardanti la sicurezza sociale (sussidio di disoccupazione, pensioni, mobilità ecc): quello del Belgio e quello italiano. Il primo più incline a tenere in considerazione le particolari condizioni della professione artistica, il secondo più carente e anacronistico tanto da impedire, nella maggior parte dei casi, l'autonomia economico-sociale di questa categoria professionale.
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Opocher, Tommaso. « Christian Wolff, filosofo del diritto e della politica ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2012. http://hdl.handle.net/11577/3421752.

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Résumé :
In my Phd thesis, I deal with the juridical and political thought of Christian Wolff, trying to see its connections with his metaphysical and epistemological conception. In fact the idea of systema occupies a very important rule in Wolff’s philosophy, making a separate treatment of practical and theoretical problems impossible. After some biographical notes on the philosopher of Breslau, I deal with his theory of knowledge and his conception of philosophy as a «science of possible». Here I examine the conclusions of the more recent wolffian studies about very debated problems as the relationship between reason and experience, essence and existence, possibility and reality. Secondly, making use of the original texts – particularly of the Institutiones juris naturae et gentium – I analyse the wolffian conception of natural law. I deal with Wolff’s theory of actions, the principle of perfection, the concepts of state of nature, natural obligation, perfect and imperfect right. Nodal point of this analysis is the problem of the relationship between law and moral, resolved by Wolff in the sense of unity (Leibniz) and not of distinction (Thomasius). Thirdly, I examine the wolffian conception of social pact and State, emphasizing the close nexus between Wolff’s political and juridical doctrines. In fact, the fragilities of the state of nature are resolved in the political State, which is seen by Wolff as the main tool of the fulfillment of natural obligations. Here I treat the notions of pactum sociale, imperium publicum, bonum commune and civitas. Wolff’s theory is very detailed. Each concept is connected with the previous one, as imposed by the demonstrative method. The connection between natural law and Aufklärung allows us to see Wolff’s theory under a double perspective: on the one hand as a coherent development of Grotius’ ideas on natural law; on the other hand as a condition – along with the coming of codes – of the birth of legal positivism.
Nella mia tesi di dottorato affronto il pensiero giuridico e politico di Christian Wolff, cercando di vederne le connessioni con la concezione metafisica e gnoseologica. Infatti, come in quasi tutti gli autori illuministi, l’idea di sistema assume in Wolff un ruolo centrale, rendendo impossibile una trattazione separata dei problemi pratici da quelli teoretici. Dopo aver fornito alcuni cenni biografici sul filosofo di Breslavia al fine di collocarlo all’interno della sua epoca e di spiegarne le opzioni filosofiche di fondo, affronto la sua teoria della conoscenza e la sua concezione della filosofia come scienza del possibile. Qui riprendo e metto al vaglio le conclusioni degli studi wolffiani più recenti a proposito di problemi assai dibattuti come il rapporto fra ragione ed esperienza, essenza ed esistenza, possibilità e realtà. In secondo luogo, avvalendomi dei testi originali – in particolare delle Institutiones juris naturae et gentium –, analizzo la concezione wolffiana del diritto naturale. A tal fine seguo l’ordine con cui il filosofo di Breslavia tratta i problemi giuridici, partendo dalla teoria delle azioni, improntata al principio di perfezione, fino ai concetti, di stampo tipicamente giusnaturalistico, di stato di natura, obbligazione naturale, diritto perfetto e diritto imperfetto. Punto cruciale di quest’analisi è il problema del rapporto fra diritto e morale, risolto da Wolff all’insegna dell’unità e non della distinzione, secondo un’impostazione simile a quella di Leibniz e in netta discontinuità con quella di Thomasius. In terzo luogo prendo in esame la concezione wolffiana del contratto sociale e dello Stato, mettendo in evidenza la stretta connessione fra il discorso politico e quello giuridico, del quale il primo ne costituisce, per così dire, l’esito naturale. Le fragilità insite nello stato di natura trovano infatti soluzione nello Stato politico, che Wolff vede come lo strumento principale per l’adempimento delle obbligazioni naturali dell’individuo. In questa prospettiva prendo poi in esame le nozioni di pactum sociale, imperium publicum, bonum commune e civitas. Il quadro che ne risulta è quello di una teoria giuridica e politica estremamente dettagliata, nella quale ciascun concetto è legato all’altro secondo l’ordine imposto dal metodo dimostrativo. Qui sostengo che l’incontro del giusnaturalismo con lo spirito dell’Aufklärung permette di osservare l’opera wolffiana sotto una duplice prospettiva: da un lato quale coerente elaborazione teorica delle idee giusnaturalistiche risalenti a Grozio; dall’altro – e forse proprio in conseguenza di ciò – quale presupposto dell’ideologia giuspositivistica che, con l’avvento dei codici, avrebbe caratterizzato di lì a poco la cultura giuridica europea.
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SCARLATTI, GIULIA. « Il diritto all’ascolto degli adolescenti nel contesto scolastico. Un’indagine esplorativa ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2022. http://hdl.handle.net/11577/3454825.

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Résumé :
La ricerca in oggetto si focalizza sul diritto degli adolescenti di essere ascoltati a scuola. L’affermazione dei diritti di libertà civile a favore dei soggetti in crescita è uno degli aspetti di novità della Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 1989, che intreccia all’ottica di protezione quella di promozione. Il riconoscimento dell’infanzia e dell’adolescenza come età della vita dotate di soggettività e titolari di diritti è frutto di un graduale processo storico, culturale e sociale, avvenuto nel solco del sapere teorico-prassico pedagogico. Il diritto di essere ascoltato, strettamente connesso a quello di partecipare, è ritenuto uno dei quattro princìpi generali e trasversali della Convenzione. Si riferisce al diritto dei soggetti in crescita di esprimere liberamente le proprie opinioni e che esse siano tenute in considerazione, dunque di contribuire nelle questioni che li riguardano come interlocutori attivi nella società e nella quotidianità di vita. L’ascolto, dimensione fondamentale in ogni contesto di vita e relazione umana fin dall’infanzia, assume particolare importanza dal punto di vista educativo secondo un approccio umanistico e globale. Nel presente lavoro si fa riferimento all’ambito della scuola, contesto di sviluppo potenzialmente frequentato da tutti i bambini e gli adolescenti, luogo di apprendimento e socializzazione privilegiato ai fini della conoscenza e dell’esercizio dei diritti umani, nonché dello sviluppo della cittadinanza attiva e democratica. Come rilevano recenti Rapporti nazionali e internazionali, inoltre, in Italia i diritti di ascolto-partecipazione dei soggetti in crescita, nonostante i passi avanti fatti, sono ancora disattesi ed emerge un deficit di attenzione acuitosi con l’irrompere della pandemia da Covid-19. Il lavoro di ricerca, focalizzato sul primo versante del binomio ascolto-partecipazione, si è articolato in un approfondimento basato sull’analisi della letteratura tematica e in un’indagine empirica sviluppata sul piano “esplorativo-conoscitivo” attraverso due fasi, volte ad indagare i significati e le rappresentazioni che gli adolescenti attribuiscono al diritto di essere ascoltati nel contesto scolastico prima e dopo la diffusione dell’emergenza sanitaria. L’indagine si propone di esplorare e comprendere, dal punto di vista pedagogico, il campo semantico dell’ascolto a scuola, enucleare tracce e offrire linee di riflessione per orientare la pratica dei docenti “per” e “con” un’età caratterizzata dallo sviluppo di crescenti capacità e opportunità non solo da proteggere ma anche da promuovere.
This study focuses on the right of adolescents to be heard in school. The affirmation of civil liberty rights as an entitlement of individuals growing up is one of the novel aspects presented by the 1989 international Convention on the Rights of the Child, which combines the perspective of protection with that of promotion. The recognition of childhood and adolescence as stages of life influenced by subjectivity and possession of rights has occurred through a gradual process of historical, cultural and social change, as knowledge in the theory and praxis of education has progressed. The right to be heard, connected closely with that of participation, is deemed to be one of the four general and overarching principles of the Convention. It is about the right of individuals who are growing up to express their views freely and that these should be given due consideration, in short, the right to speak their mind on issues that affect them, as active partners in dialogue both in society and in matters of everyday life. Listening – a fundamental dimension in every context of life and human relations from childhood onwards – takes on particular importance from the educational standpoint, taking a humanistic and global approach. Reference is made in this paper to the school environment, a milieu of development frequented potentially by all children and adolescents, a place of learning and social interaction conducive to the knowledge and exercise of human rights, also to the development of active and democratic citizenship. As discernible from recent national and international reports, moreover, notwithstanding the progress made thus far, the rights of individuals growing up to be heard and involved are still being ignored, resulting in a lack of attention that has heightened with the outbreak of the Covid-19 pandemic. The present research, which concentrates on the first component of the listening-participation equation, consists in a discussion based on the analysis of pertinent literature and an empirical survey conducted on the “exploratory and cognitive” level in two stages, designed to explore the meanings and interpretations attributed by adolescents to the right to be heard in the school setting, expressed both before and after the spread of the health emergency. The survey aims to explore and understand the semantic field of listening in school, from a pedagogical standpoint, to set out guidelines and to offer practical pointers for teachers working “for” and “with” an age group characterized by the development of growing abilities and opportunities needing not only to be protected, but also promoted.
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FIORENTINI, Margherita. « LA SALUTE DEL PAZIENTE PSICHIATRICO E LA SUA PERICOLOSITÀ SOCIALE. TRA DIRITTO E SCIENZA ». Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2017. http://hdl.handle.net/11392/2487863.

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Résumé :
La tesi affronta la questione del rapporto tra diritto e malattia mentale, a partire dalla prospettiva dell’idea di imprevedibilità e di pericolo legata quest’ultima, che ha portato in passato a ritenere l’internamento l’unica soluzione possibile e che oggi, sebbene questa idea sia tramontata, si traduce in un utilizzo “generalpreventivo” del trattamento sanitario obbligatorio e si riflette, nel campo del diritto penale, sulla categoria della pericolosità sociale. L’attualità della ricerca poggia sull’evidenziarsi, negli ultimi anni, di una crescente richiesta di protezione da parte della società, dovuta ai cambiamenti avvenuti al suo interno, che hanno come conseguenza il manifestarsi di una generale insicurezza nelle relazioni tra i consociati. Sul piano delle misure destinate ai malati psichiatrici si assiste senza dubbio al prevalere delle istanze securitarie, fondate sulla convinzione che determinate persone siano altamente pericolose per la società, anche quando la concreta probabilità che i pericoli temuti si realizzino sono in concreto basse. La psichiatria in questo gioco ha una funzione maledetta, ossia quella di indicare chi sono i sani e chi i malati, nell’impossibilità - scientificamente dimostrata - di indicare una linea di demarcazione tra le due categorie Da questa prospettiva, la chiave di volta del sistema, e quindi il punto focale della tesi, è il concetto di pericolosità sociale: categoria che genera rilevanti problemi applicativi nel campo del diritto penale (art 203 c.p. e art 133 c.p.), quando il giudice si trova a dover affrontare una prognosi di pericolosità, a fronte di un rifiuto unanime da parte del mondo medico della scientificità e credibilità di questa categoria, che non può non riflettersi sulla legittimità di una tale prognosi. L’ambito di ricerca non poteva non comprendere anche il contesto europeo, da una duplice prospettiva. Sul piano istituzionale, l’interesse nei confronti del tema emerge da una serie di documenti la cui ottica è sì quella della tutela dei diritti, ma in funzione del raggiungimento di obiettivi di stampo economico, dato che le patologie mentali “comportano perdite significative ed oneri per il sistema economico, sociale, educativo nonché giudiziario e penale” (Libro Verde della Commissione “Migliorare la salute mentale della popolazione. Verso una strategia della salute mentale per L’Unione europea”, 2005, p. 3.). Sul piano giurisprudenziale, si segnalano alcune sentenze della Corte EDU in materia di provvedimenti limitativi della libertà del paziente psichiatrico, che affrontano anche lo spinoso tema della contenzione e, più in generale, la giurisprudenza (anche della Corte di Giustizia) che ha cercato di dare un risposta al problema o tramite l’uso della teoria del consensus (nel caso di termini il cui significato non è unanimemente chiarito), oppure con un uso  a volte meramente argomentativo  del principio di precauzione.
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Bosio, Mattia <1982&gt. « La circolazione dei servizi in una economia sociale di mercato ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6590/1/Bosio_Mattia_tesi.pdf.

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Résumé :
Questa ricerca intende esaminare l'impatto della circolazione transfrontaliera dei servizi sul bilanciamento tra regole di mercato e politiche sociali. L'analisi di questa tensione costituisce il punto di partenza per una riflessione più ampia che si propone di comprendere come la conciliazione tra solidarietà e competitività e, più generalmente, tra esigenze di protezione sociale degli Stati membri e tradizionali competenze comunitarie nell'ambito del mercato comune, possa operare nel settore dei servizi. Un mercato comune dei servizi in costante espansione in senso transfrontaliero ha indubbiamente effetti non trascurabili sul piano sociale ed in particolare sul diritto del lavoro consolidatosi nelle tradizioni costituzionali degli Stati membri. La necessità di conciliare solidarietà e competitività alla base del concetto di economia sociale ed il rinnovato accento sulla dimensione sociale dell'Unione accolto nel Trattato di Lisbona dovrebbero promuovere una convivenza armoniosa tra un'integrazione europea di carattere principalmente economico ed i residui spazi di intervento statale a tutela dei mercati nazionali del lavoro. Prima di analizzare cause ed effetti di tale potenziale conflitto nell'ambito del mercato europeo dei servizi risulta necessario fornire un panorama del quadro normativo applicabile agli operatori economici che intendano fornire a titolo temporaneo una prestazione in uno Stato membro diverso da quello di stabilimento. Nell'ambito di tale disamina, dedicata alle fonti conflittuali del diritto europeo applicabili ai prestatori di servizi, individueremo le condizioni che devono rispettare gli operatori per esercitare un'attività in uno Stato membro diverso da quello di origine (Parte I). Potremo quindi illustrare come l'esercizio delle libertà comunitarie di circolazione da parte delle imprese europee abbia fatto emergere le contraddizioni ed i limiti del funzionamento del mercato comune rispetto alla fruizione dei diritti sociali da parte dei lavoratori locali e distaccati (Parte II).
This research aims at exploring the relationship between the free movement of services within the internal market and the need to protect the fundamental social rights at national level. To this extent, our purpose is to identify the role of the EU regulation on services in ensuring a smooth cohabitation between EU economic policies and national social goals. Following the adoption of the Treaty of Lisbon, the EU has shown a new approach which aims not only at keeping a high level of competitiveness, but also at establishing a social market economy. The contradiction between the implementation of the single market and the preservation of domestic welfare policies shall therefore be analysed in the light of the social oriented approach enshrined in this new EU legal framework. The need to reconcile social and market values which inspires the concept of social market economy should guarantee that the exercise of EU freedoms of movement does not prejudge the substance of social rights. Before studying the causes and effects of this potential legal conflict it seems essential to make a brief analysis of the rules provided under EU law in order to ensure the proper functioning of the internal market for services (Part I). The second part of the research will then be focused on the effects of the internal market rules on solidarity. In this context we will examine how, according to a recent case-law of the ECJ, the economic freedoms of circulation, as a priority of the market, may jeopardize the national social rights. These rulings of the EU courts have put in discussion the European integration process in respect of the constitutional traditions relating to employment law and has shown the unstable balance between a border-less market and the aspiration of a social economy at European level.
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Bosio, Mattia <1982&gt. « La circolazione dei servizi in una economia sociale di mercato ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6590/.

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Résumé :
Questa ricerca intende esaminare l'impatto della circolazione transfrontaliera dei servizi sul bilanciamento tra regole di mercato e politiche sociali. L'analisi di questa tensione costituisce il punto di partenza per una riflessione più ampia che si propone di comprendere come la conciliazione tra solidarietà e competitività e, più generalmente, tra esigenze di protezione sociale degli Stati membri e tradizionali competenze comunitarie nell'ambito del mercato comune, possa operare nel settore dei servizi. Un mercato comune dei servizi in costante espansione in senso transfrontaliero ha indubbiamente effetti non trascurabili sul piano sociale ed in particolare sul diritto del lavoro consolidatosi nelle tradizioni costituzionali degli Stati membri. La necessità di conciliare solidarietà e competitività alla base del concetto di economia sociale ed il rinnovato accento sulla dimensione sociale dell'Unione accolto nel Trattato di Lisbona dovrebbero promuovere una convivenza armoniosa tra un'integrazione europea di carattere principalmente economico ed i residui spazi di intervento statale a tutela dei mercati nazionali del lavoro. Prima di analizzare cause ed effetti di tale potenziale conflitto nell'ambito del mercato europeo dei servizi risulta necessario fornire un panorama del quadro normativo applicabile agli operatori economici che intendano fornire a titolo temporaneo una prestazione in uno Stato membro diverso da quello di stabilimento. Nell'ambito di tale disamina, dedicata alle fonti conflittuali del diritto europeo applicabili ai prestatori di servizi, individueremo le condizioni che devono rispettare gli operatori per esercitare un'attività in uno Stato membro diverso da quello di origine (Parte I). Potremo quindi illustrare come l'esercizio delle libertà comunitarie di circolazione da parte delle imprese europee abbia fatto emergere le contraddizioni ed i limiti del funzionamento del mercato comune rispetto alla fruizione dei diritti sociali da parte dei lavoratori locali e distaccati (Parte II).
This research aims at exploring the relationship between the free movement of services within the internal market and the need to protect the fundamental social rights at national level. To this extent, our purpose is to identify the role of the EU regulation on services in ensuring a smooth cohabitation between EU economic policies and national social goals. Following the adoption of the Treaty of Lisbon, the EU has shown a new approach which aims not only at keeping a high level of competitiveness, but also at establishing a social market economy. The contradiction between the implementation of the single market and the preservation of domestic welfare policies shall therefore be analysed in the light of the social oriented approach enshrined in this new EU legal framework. The need to reconcile social and market values which inspires the concept of social market economy should guarantee that the exercise of EU freedoms of movement does not prejudge the substance of social rights. Before studying the causes and effects of this potential legal conflict it seems essential to make a brief analysis of the rules provided under EU law in order to ensure the proper functioning of the internal market for services (Part I). The second part of the research will then be focused on the effects of the internal market rules on solidarity. In this context we will examine how, according to a recent case-law of the ECJ, the economic freedoms of circulation, as a priority of the market, may jeopardize the national social rights. These rulings of the EU courts have put in discussion the European integration process in respect of the constitutional traditions relating to employment law and has shown the unstable balance between a border-less market and the aspiration of a social economy at European level.
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BORGIA, FIAMMETTA. « Mercato globale, imprese multinazionali e responsabilità sociale nella Comunità Internazionale ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2007. http://hdl.handle.net/2108/49682.

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Greco, Ginevra. « Ordinamento sportivo e ordinamento generale tra specificità, funzione sociale e proporzionalità ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2016. http://hdl.handle.net/11577/3422264.

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Résumé :
The most recent national and European case law has, once again, raised the question on whether sports law can be regarded as an original and separate branch of national legal systems. It is a widely debated issue, which has often been resolved by considering sports law as an autonomous legal system, thus leading to the subsequent debate on whether and how it such system should be endowed with originality, autonomy and even independence. In this perspective, it emerges that sports law may not be simply considered as a branch of national law, as the globalization of sports imposes to analyse this issue both from a national and European perspective. It must indeed be considered that the degree of autonomy of sports law may not be the same in all national legal systems. The thesis aims therefore to check whether the traditional construction of sports law, identified by the majority of experts as an original system, with its own autonomy, is still relevant or should be considered outdated. After the analysis of the construction of sports law, gradually specified at national and supranational levels, the project deals with the principles established by European and international law in consideration of the interventions of European institutions and the Lisbon Treaty (TFEU art.165). Both at a national and European level, sports law is deeply integrated in the national legal system and, therefore, it is subject to its regulations. This phenomenon is however mitigated by the social function of sport, which, together with technical regulations, provides an important area of legislative, organizational and judicial autonomy to sports law. The ordering principle between sports law and the national legal system is thus identified in the principle of proportionality. This principle is suitable on the one hand to identify the limits of the interference of the national legal system and, on the other, to "measure" and justify the extent of the exceptions granted to sports law. This conclusion does not come without practical implications. Concerning sports justice, for example, where the limits to the administrative judicial review are not justified.
Recenti pronunce nazionali e dell’Unione europea hanno riproposto, in termini innovativi, l'annoso problema dell'autonomia del diritto sportivo e della sua qualificazione come ordinamento originario e separato. Si tratta di un problema ampiamente dibattuto, che ha visto sovente lo sport inquadrato quale ordinamento giuridico, lasciando aperto il dibattito se e in quale modo possa dirsi dotato del carattere di originarietà, di autonomia e addirittura di indipendenza. Allo scopo non è parso sufficiente considerare il singolo ordinamento statuale, dato che la globalizzazione dello sport impone un’analisi che consideri congiuntamente il fenomeno sia dal punto di vista nazionale, sia da quello del diritto europeo: tenuto conto che la “misura” dell’autonomia può non essere identica nei vari sistemi. L’elaborato, dunque, si propone, di verificare se la costruzione del diritto sportivo, individuata dalla gran parte della dottrina, come ordinamento originario, dotato di propria indipendenza, sia ancora attuale o debba ritenersi superata. Premessa l'analisi sulla costruzione del diritto sportivo, via via delineatasi a livello nazionale e sovranazionale, l'indagine affronta i principi affermati dalla giurisprudenza europea, anche in considerazione degli interventi delle istituzioni europee e del Trattato di Lisbona (art.165 TFUE). Sia a livello nazionale, sia a livello europeo il diritto sportivo è risultato fortemente integrato nell’ordinamento generale e, così, assoggettato alla relativa disciplina. Con il limite, tuttavia, della funzione sociale dello sport, che, insieme alla normativa tecnica, garantiscono un ambito importante di autonomia normativa, organizzativa e giustiziale al mondo dello sport. Il principio ordinatore delle dinamiche tra ordinamento sportivo e ordinamento generale è stato, così, individuato nel principio di proporzionalità. Tale principio è idoneo da un lato ad individuare i limiti dell’ingerenza dell’ordinamento generale e, dall’altro lato, a “misurare” e a giustificare l’ampiezza delle eccezioni accordate al diritto sportivo. Il che non è privo di implicazioni anche sul piano delle ricadute pratiche. Ad esempio, in tema di giustizia sportiva, ove non trovano giustificazione i limiti oggi esistenti ai poteri annullatori del Giudice amministrativo.
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LIPAROTI, FEDERICA. « "CAPITALE SOCIALE" E "SVILUPPO UMANO". PROFILI DI RILEVANZA PENALE ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6897.

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Résumé :
Il lavoro è il risultato di una ricerca finalizzata a realizzare una tipica “integrazione tra saperi” (giuridici, empirico-criminologici e filosofico-politici), che si è dedicata particolarmente alla riflessione sulla rilevanza politico-criminale di nozioni ormai ben conosciute e studiate dalle scienze sociali, quali quelle di “capitale sociale” e di “sviluppo umano”. Dopo averne esplorato alcune essenziali corrispondenze con i princìpi della Costituzione italiana (innanzi tutto quelli espressi dall’art. 3), si è dedicata a una ricognizione della giurisprudenza della Corte Costituzionale che ha applicato tali princìpi in materia penale e processuale-penale, per verificare possibili percorsi ricostruttivi delle categorie penalistiche in grado di valorizzarne significati e contenuti normativi.
The dissertation is the outcome of a research lead according to a method of “knowledge integration” (namely compounding the legal, criminological and political-philosophical fields), which has dealt mainly with “social capital” and “human development”: two highly thought-provoking concepts, widely studied by social sciences. After having pinpointed some parallels thereof in principles of the Italian Constitution (mainly to be found in the art. 3), a set of relevant decisions of the Constitutional Court applying them in criminal cases have been considered. Some hints and proposals are finally advanced in order to improve, aptly through this sort of “constitutional reading” of “social capital” and “human development”, the meaning and possible development of essential conceptual schemes well established in the criminal law.
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LIPAROTI, FEDERICA. « "CAPITALE SOCIALE" E "SVILUPPO UMANO". PROFILI DI RILEVANZA PENALE ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6897.

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Résumé :
Il lavoro è il risultato di una ricerca finalizzata a realizzare una tipica “integrazione tra saperi” (giuridici, empirico-criminologici e filosofico-politici), che si è dedicata particolarmente alla riflessione sulla rilevanza politico-criminale di nozioni ormai ben conosciute e studiate dalle scienze sociali, quali quelle di “capitale sociale” e di “sviluppo umano”. Dopo averne esplorato alcune essenziali corrispondenze con i princìpi della Costituzione italiana (innanzi tutto quelli espressi dall’art. 3), si è dedicata a una ricognizione della giurisprudenza della Corte Costituzionale che ha applicato tali princìpi in materia penale e processuale-penale, per verificare possibili percorsi ricostruttivi delle categorie penalistiche in grado di valorizzarne significati e contenuti normativi.
The dissertation is the outcome of a research lead according to a method of “knowledge integration” (namely compounding the legal, criminological and political-philosophical fields), which has dealt mainly with “social capital” and “human development”: two highly thought-provoking concepts, widely studied by social sciences. After having pinpointed some parallels thereof in principles of the Italian Constitution (mainly to be found in the art. 3), a set of relevant decisions of the Constitutional Court applying them in criminal cases have been considered. Some hints and proposals are finally advanced in order to improve, aptly through this sort of “constitutional reading” of “social capital” and “human development”, the meaning and possible development of essential conceptual schemes well established in the criminal law.
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D'Innocenzo, Santa <1965&gt. « Il bilancio sociale come strumento di comunicazione della sostenibilita delle aziende sanitarie ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7684/2/TESI_SANTA_D%27INNOCENZO.pdf.

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Résumé :
Le indicazioni operative fornite dalla norma istitutiva per la realizzazione del bilancio sociale ne considerano primariamente la funzione di rendere conto ai cittadini in modo trasparente e chiaro di cosa faccia l'amministrazione per loro conto. In particolare, attraverso il bilancio sociale le aziende sanitarie locali sono tenute alla rendicontazione della dimensione di funzionamento anche in un’ottica di sostenibilità. Posta questa funzione essenziale, configurate le strategie per il perseguimento di un equilibrio di sostenibilità dei bilanci sanitari a livello regionale e nazionale, il bilancio sociale delle aziende sanitarie locali può rivelarsi lo strumento più utile ad operare la valutazione delle aree di intervento, unitamente alla rendicontazione e alla comunicazione esatta e partecipata dei relativi risultati tesi al raggiungimento della sostenibilità finanziaria, dimostrando così un ulteriore grado di efficacia nella richiesta qualità di comunicazione delle azioni amministrative.
Operational guidances provided by Italian law for the realization of the social report primarily consider its function to make the administration accountable to citizens in a transparent and clear way. In particular, local healthcare units are required to inform stakeholders about their operating dimension also in terms of economic sustainability through the social report. This means that – whereas a strategy for sustainability is plotted – its use can allow to achieve public policy’s aims by implementing appropriately calibrated interventions on a given area, measuring the action and assessing it. The purpose of this work – after describing social report in general and its distinctive functions – is to delineate the sustainability concept and to indicate if and how the social report can be used in order to pursue social utility goals connected to financial sustainability, empowering the implementation of public policies.
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D'Innocenzo, Santa <1965&gt. « Il bilancio sociale come strumento di comunicazione della sostenibilita delle aziende sanitarie ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7684/.

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Résumé :
Le indicazioni operative fornite dalla norma istitutiva per la realizzazione del bilancio sociale ne considerano primariamente la funzione di rendere conto ai cittadini in modo trasparente e chiaro di cosa faccia l'amministrazione per loro conto. In particolare, attraverso il bilancio sociale le aziende sanitarie locali sono tenute alla rendicontazione della dimensione di funzionamento anche in un’ottica di sostenibilità. Posta questa funzione essenziale, configurate le strategie per il perseguimento di un equilibrio di sostenibilità dei bilanci sanitari a livello regionale e nazionale, il bilancio sociale delle aziende sanitarie locali può rivelarsi lo strumento più utile ad operare la valutazione delle aree di intervento, unitamente alla rendicontazione e alla comunicazione esatta e partecipata dei relativi risultati tesi al raggiungimento della sostenibilità finanziaria, dimostrando così un ulteriore grado di efficacia nella richiesta qualità di comunicazione delle azioni amministrative.
Operational guidances provided by Italian law for the realization of the social report primarily consider its function to make the administration accountable to citizens in a transparent and clear way. In particular, local healthcare units are required to inform stakeholders about their operating dimension also in terms of economic sustainability through the social report. This means that – whereas a strategy for sustainability is plotted – its use can allow to achieve public policy’s aims by implementing appropriately calibrated interventions on a given area, measuring the action and assessing it. The purpose of this work – after describing social report in general and its distinctive functions – is to delineate the sustainability concept and to indicate if and how the social report can be used in order to pursue social utility goals connected to financial sustainability, empowering the implementation of public policies.
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Pisanello, Valentina <1988&gt. « Lo scioglimento del rapporto sociale limitatamente ad un socio nelle società cooperative ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3086.

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ERBOLI, TOMMASO. « IL DIRIGENTE D'IMPRESA PRIVATA : PROFILI LAVORISTICI TRA ORDINAMENTO GIURIDICO E REALTA' SOCIALE ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2014. http://hdl.handle.net/10280/3103.

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ERBOLI, TOMMASO. « IL DIRIGENTE D'IMPRESA PRIVATA : PROFILI LAVORISTICI TRA ORDINAMENTO GIURIDICO E REALTA' SOCIALE ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2014. http://hdl.handle.net/10280/3103.

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Falzea, Valentina <1983&gt. « Il microcredito in alcuni Paesi europei : strumento polimorfo tra inclusione sociale e sviluppo finanziario ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6563/1/falzea_valentina_tesi.pdf.

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Résumé :
La tesi analizza il fenomeno del microcredito in Europa, approfondendo le cause che hanno reso necessaria l’introduzione di questo strumento finanziario anche in economie profondamente diverse da quella in cui ha avuto origine ed esamina le trasformazioni che lo strumento ha subito durante il suo processo di adattamento ai paesi evoluti. Lo studio esamina il microcredito in Francia, Inghilterra, Spagna e Germania, soffermandosi ad analizzare, in ognuno dei suddetti Stati, la disciplina giuridica adottata (qualora esistente), le istituzioni micro finanziarie esistenti, le caratteristiche del settore e le fonti di finanziamento. L’obiettivo dell’analisi è pertanto quello di comprendere come nei Paesi europei convivano contemporaneamente modelli di microcredito profondamente diversi, a seconda del contesto economico, politico e sociale nel quale trovano applicazione. La tesi si concentra ad analizzare il microcredito in Italia, valutando il rapporto esistente tra questo strumento finanziario ed il problema dell’esclusione sociale, dell’immigrazione e dell’usura. Lo studio approfondisce, inoltre, la disciplina giuridica del microcredito adottata in Italia dopo le recenti modifiche introdotte dal D.lgs n. 169/2012. Il lavoro si sofferma ad analizzare, altresì, se e quali interventi, a livello internazionale ed europeo, sono stati programmati per dare al microcredito una cornice legislativa unitaria e per promuoverne lo sviluppo. L’attività di ricerca infine è volta a valutare, sulla base delle esperienze descritte dalla letteratura del settore, gli effetti prodotti dal microcredito, nonché ad approfondire alcune problematiche comuni ai programmi adottati negli Stati europei, quali la sostenibilità delle istituzioni di microcredito, la dipendenza dai sussidi e l’applicazione di tassi di interesse elevati. La tesi si conclude con l’analisi del rapporto esistente tra microcredito e crisi finanziaria, in un periodo storico in cui le politiche per l’occupazione ed il sostegno alla piccola impresa sono fondamentali per stimolare la ripresa economica.
The thesis analyses the phenomenon of microcredit in Europe going deeply into the causes which have made the introduction of this financial instrument necessary even in completely different economies than those in which it originated and examining the transformation that the instrument has undergone during the process of its adaptation to the progressive countries. The study examines microcredit in France, England, Spain and Germany, pausing to analyse, in each state, the juridical discipline adopted, if existing, the present institutions of micro credit, the nature of the sector and the source of funds. The objective of the analysis is to understand how European countries,according to the economic, political and social context,live completely different models of microcredit at the same time. The thesis concerntrates on analyzing the microcredit in Italy, taking into account the existing relations between this financial instrument and the problems of social exclusion, of immigration and of usury. The study also examines the juridical practice of microcredit used in Italy after recent changes introduced by D.lgs n. 169/2012. The work pauses to analyse if and which interventions, at International and European levels, have been programmed to give microcredit a unitary legislative framework and to promote its development. The research is aimed towards the valuation of the effects produced by microcredit on the basis of experiences described in the literature of the subject, as well as examining some common problems in the programs used in the European States; the sustainability of the microcredit institutions, the dependence of subsidies and the application of high interest taxes. The thesis concludes with the analysis of the existing relations between microcredit and the financial crisis, in a historical period in which politics for occupation and the support of small businesses are fundamental to stimulate economic growth.
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Falzea, Valentina <1983&gt. « Il microcredito in alcuni Paesi europei : strumento polimorfo tra inclusione sociale e sviluppo finanziario ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6563/.

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Résumé :
La tesi analizza il fenomeno del microcredito in Europa, approfondendo le cause che hanno reso necessaria l’introduzione di questo strumento finanziario anche in economie profondamente diverse da quella in cui ha avuto origine ed esamina le trasformazioni che lo strumento ha subito durante il suo processo di adattamento ai paesi evoluti. Lo studio esamina il microcredito in Francia, Inghilterra, Spagna e Germania, soffermandosi ad analizzare, in ognuno dei suddetti Stati, la disciplina giuridica adottata (qualora esistente), le istituzioni micro finanziarie esistenti, le caratteristiche del settore e le fonti di finanziamento. L’obiettivo dell’analisi è pertanto quello di comprendere come nei Paesi europei convivano contemporaneamente modelli di microcredito profondamente diversi, a seconda del contesto economico, politico e sociale nel quale trovano applicazione. La tesi si concentra ad analizzare il microcredito in Italia, valutando il rapporto esistente tra questo strumento finanziario ed il problema dell’esclusione sociale, dell’immigrazione e dell’usura. Lo studio approfondisce, inoltre, la disciplina giuridica del microcredito adottata in Italia dopo le recenti modifiche introdotte dal D.lgs n. 169/2012. Il lavoro si sofferma ad analizzare, altresì, se e quali interventi, a livello internazionale ed europeo, sono stati programmati per dare al microcredito una cornice legislativa unitaria e per promuoverne lo sviluppo. L’attività di ricerca infine è volta a valutare, sulla base delle esperienze descritte dalla letteratura del settore, gli effetti prodotti dal microcredito, nonché ad approfondire alcune problematiche comuni ai programmi adottati negli Stati europei, quali la sostenibilità delle istituzioni di microcredito, la dipendenza dai sussidi e l’applicazione di tassi di interesse elevati. La tesi si conclude con l’analisi del rapporto esistente tra microcredito e crisi finanziaria, in un periodo storico in cui le politiche per l’occupazione ed il sostegno alla piccola impresa sono fondamentali per stimolare la ripresa economica.
The thesis analyses the phenomenon of microcredit in Europe going deeply into the causes which have made the introduction of this financial instrument necessary even in completely different economies than those in which it originated and examining the transformation that the instrument has undergone during the process of its adaptation to the progressive countries. The study examines microcredit in France, England, Spain and Germany, pausing to analyse, in each state, the juridical discipline adopted, if existing, the present institutions of micro credit, the nature of the sector and the source of funds. The objective of the analysis is to understand how European countries,according to the economic, political and social context,live completely different models of microcredit at the same time. The thesis concerntrates on analyzing the microcredit in Italy, taking into account the existing relations between this financial instrument and the problems of social exclusion, of immigration and of usury. The study also examines the juridical practice of microcredit used in Italy after recent changes introduced by D.lgs n. 169/2012. The work pauses to analyse if and which interventions, at International and European levels, have been programmed to give microcredit a unitary legislative framework and to promote its development. The research is aimed towards the valuation of the effects produced by microcredit on the basis of experiences described in the literature of the subject, as well as examining some common problems in the programs used in the European States; the sustainability of the microcredit institutions, the dependence of subsidies and the application of high interest taxes. The thesis concludes with the analysis of the existing relations between microcredit and the financial crisis, in a historical period in which politics for occupation and the support of small businesses are fundamental to stimulate economic growth.
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Miotto, Linda. « Interesse sociale e finanziatori insider : l'esperienza statunitense sui conflitti e le prospettive del diritto italiano ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3426600.

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Résumé :
The research aims at studying the corporate interest in the framework of the new financing techniques provided by the reform of company law in order to implement the investors’ mentoring and monitorig activities in the start up as well as in the corporate reorganization process. Part I provides a comparative and historical overview of the two basic models that have long competed in corporate law scholarship about the nature and the purpose of a corporation: institutionalism and contractualism. The claim is to underline that these two paradigms, which seem pointed in opposite directions because ultimately rested on strongly conflicting political visions of the appropriate foundations of corporate law, in another perspective, and specifically in the context of contemporary corporate law, are to be reconciled at least because the depth of the disagreement is not understandable in the light of the existing complex set of the firm’s contractual relationships. The shareholder primacy conception – which holds that a corporation is owned by its stockholders and that managers have a duty to maximize stockholder wealth - is unsatisfactory as a descriptive matter, in particular because to disregard the claims of nonshareholder constituencies is inconsistent with the positive role that creditors can play in the corporate governance. Under this approach, the analysis of the complexity of capital structure in relation to control rights becomes a central framework to inquiry. Part II sets out underlying that the contracts between the various corporate financial claimants and the corporation are inevitably incomplete because of the high transaction costs of fully specifying state-contingent agreements that would cover all possible circumstances. The hybrid securities are placed in this context as one of the legal structures introduced to promote economic efficiency. The debate over nonshareholder protection, with special regard to the question if fiduciary duties run also to bondholders and preferred shareholders, demonstrates, first, that while the bond indenture is an imperfect instrument, fiduciary duty is not a panacea, second, that much of the basis for distinctions between stockholder and bondholder remedies is outdated. Commentators posit that corporations should maximize value for shareholders alone mainly for an instrumental claim, that is because shareholders, as residual claimants, have the greatest incentive to maximize the value of the society as a whole. However, the diversification of the financial instruments leads to redefine the relation between ownership and control besides the notion of “residual claimant”, and supports the idea that, also the corporate interest, as like as the corporate control, is subject to negotiation. This conclusion, in turn, induce to treat the bondholders with voting rights as controlling the corporation and, thereby, to examine the broad issue of creditors’ responsibility so that the bond contract serves as the font of all rights and duties. In so doing, Part III attempts to shed some light, on the one hand, upon the implications of the power to influence or control corporate decisionmaking on the lender liability and, on the other hand, upon the opportunity to refer to bondholders the rules recently enacted in the field of s.r.l. In spite of nonshareholders rarely find it in their interest to contract with shareholders to vary the shareholder-primacy default rule and to play an active role in corporate governance, however, in certain contexts such as insolvency, circumstances can change so it is important to find in the liability (and in the confidence in the efficacy of judicial intervention) a balance between the renewed faith in the institution of contract and the opportunity to take into consideration also the creditors called “outsiders”. The dominant model in today's scholarship suggests that voluntary debt adjustments by enterprises in financial distress systematically disadvantage dispersed bondholders, that have a little bargaining power and are subject to debtor or institutional investors strategic behavior. The “liability lever”, nonetheless, could dissuade banks from investing in hybrid securities. On account of this, Part IV focuses on the bankruptcy law reform to evaluate the profitability of the new financing techniques in financial distress. In particular, the attention is paid to the choice between the two restructuring regimes (bankruptcy and out-of-court restructuring) and its impact on the governance system. Impeding financial distress as often as not means to avoid responsibility; at the same time using covenants to contractually secure various control rights typically assigned to equity holders creditors are enabled to address the restructuring perspective. In this perspective, the economic efficiency of the "half-way" instruments between shares and debentures is enhanced by the intersection of multiple mechanisms, including private restructuring, the market for corporate control, management incentives, creditor activism, and a host of others. An understanding of the unique dynamics of bankruptcy and non bankruptcy legislation has become essential to understand the fundamentals of corporate governance and its balance with relation to the behavior of the corporate interest in front of the borrowing claims.
Le pagine che seguono intendono offrire una rilettura dell’interesse sociale alla luce degli strumenti con i quali le più recenti riforme legislative hanno voluto consentire il coinvolgimento dei finanziatori nel governo della società dalla fase di start up a quella di crisi. Il primo capitolo opera una ricostruzione storica e comparata della contrapposizione tra le due scuole di pensiero che tradizionalmente si misurano sulla nozione di società e di interesse sociale: istituzionalismo e contrattualismo. L’intento è fare emergere come questi due moduli interpretativi, sebbene appaiano destinati ad una divergenza insuperabile perché radicata in ultima analisi su approcci politici profondamente configgenti sui fondamenti stessi del diritto societario, in un’altra prospettiva e specificamente nel contesto dell’assetto normativo attuale, necessitano viceversa d’essere conciliati in un quadro unitario. Ciò quantomeno perché le ragioni tradizionalmente addotte a fondamento del divario interpretativo hanno per la più parte perso aderenza al dato normativo dopo che questo è stato ridisegnato dalla riforma componendo in una diversa pluralità di forme le relazioni contrattuali inerenti alla società. La teoria della primazia dei soci – la quale ravvisa nella società una proprietà degli azionisti e nella massimizzazione della ricchezza di questi ultimi l’interesse in funzione del quale la società deve essere amministrata - non è soddisfacente sul piano descrittivo, in particolare perché negando ogni considerazione alle istanze dei non soci si mostra incoerente con il ruolo attivo che il legislatore ha consentito ai creditori nella stessa corporate governance. L’osservazione di questo nuovo elemento sposta dunque il baricentro dell’indagine sulla relazione tra la complessità della struttura finanziaria della società e la titolarità di diritti di controllo sulla stessa. La relativa analisi è condotta nel capitolo secondo, che muove dalla considerazione per cui i contratti tra i vari finanziatori e la società soffrono di un’incompletezza resa inevitabile dagli alti costi di transazione associati alla pretesa di disciplinare in sede negoziale ogni possibile evenienza. Gli strumenti ibridi di partecipazione trovano collocazione in questo contesto in quanto meccanismo legale innovativo di promozione dell’efficienza economica connessa alle istanze di competitività nell’accesso al finanziamento della piccola o media impresa. Un’efficienza, questa auspicata, da valutarsi soprattutto con riguardo al dibattito sul fondamento legale o contrattuale delle tutele da riconoscere agli investitori non azionisti, la ricostruzione del quale dimostra anzitutto che né il contratto di finanziamento né la tutela giudiziale successiva possono considerarsi strumenti perfetti, e in secondo luogo che il contesto normativo riformato impone di porre in discussione molti dei presupposti sui quali è tracciata la distinzione in punto di tutela tra azionisti e non azionisti. Rileva in tal senso l’argomento dottrinale secondo il quale le società dovrebbero massimizzare il valore per i soli azionisti perché così facendo – in considerazione delle pretese residuali di cui tale categoria è referente – otterrebbe di massimizzare il valore per l’intero ente. Ebbene, tale assunto è oggi posto in discussione dalla diversificazione degli strumenti di finanziamento, che sollecita a ridefinire la relazione tra proprietà e controllo nonché la nozione stessa di “residual claimant”, e supporta l’idea che anche l’interesse sociale, così come il controllo sociale, si presti ad essere determinato in via negoziale. Questa conclusione, a sua volta, induce a valutare la posizione dei finanziatori con poteri di voice in termini di controllo sulla società e, di conseguenza, ad esaminare l’ampio tema della responsabilità dei creditori nella prospettiva che il contratto di finanziamento sia veicolo non solo di diritti ma anche di oneri di condotta. Così procedendo, il terzo capitolo si prefigge di fare luce, anzitutto, sulle implicazioni che l’attribuzione ai finanziatori del potere di influenzare o controllare il processo decisionale della società esercita in tema di responsabilità e, sotto un secondo profilo, sull’opportunità di riferire ai portatori di strumenti partecipativi la disciplina recentemente dettata in seno al corpo normativo delle s.r.l. con riguardo alla responsabilità patrimoniale e gestionale dei soci. Premesso che raramente è da ritenere che i finanziatori istituzionali possano trovare conforme ai loro interessi alterare in sede contrattuale il principio residuale di primazia degli azionisti per svolgere in luogo di questi ultimi un ruolo attivo nella governance della società, ciononostante non è da escludere che in determinati contesti – e in specie in quello di crisi - le valutazioni di convenienza possano essere diverse. Potrebbe quindi essere rilevante trovare nella responsabilità (e nell’efficacia dell’intervento giudiziale) un bilanciamento tra la rinnovata fiducia nell’autonomia contrattuale e l’opportunità di prendere in considerazione anche i creditori privi di capacità di conseguire in sede di negoziazione un livello idoneo di tutela (cd. finanziatori “outsider”): ciò soprattutto in quanto il modello dominante in dottrina evidenzia che le politiche di debito assunte dalle società in stato di crisi svantaggiano sistematicamente la massa non organizzata dei creditori, che si trovano pertanto esposti a comportamenti strategici del debitore o degli investitori istituzionali. D’altro canto proprio la leva della responsabilità potrebbe dissuadere le banche dall’investire negli strumenti ibridi di finanziamento, così vanificando l’innovazione legislativa e con essa gli intenti di garantire maggiore competitività al nostro ordinamento. In considerazione di questi diversi elementi, il quarto capitolo si volge allo studio della recente riforma fallimentare, per valutare la profittabilità delle nuove tecniche finanziarie nella fase di crisi. In particolare, l’attenzione è riposta sulle soluzioni concordate alla crisi dell’impresa e sul relativo impatto sul sistema di governance. Per un verso emerge come evitare la procedura fallimentare nel più dei casi significhi sottrarsi dall’essere convenuti in azioni di responsabilità; per altro verso si delinea come ricorrendo a clausole contrattuali attributive di diritti di controllo i creditori ottengano di indirizzare non solo le politiche di investimento ma anche quelle di risanamento delle società finanziate, e con ciò dunque di poter contenere il rischio dell’attivarsi delle responsabilità da eterogestione. Se si considera come l’opzione per le soluzioni pre-fallimentari possa avvantaggiare l’intera massa dei creditori, si è indotti a ritenere che l’efficienza economica degli ibridi finanziari trovi realizzazione solo nell’intersezione di molteplici prospettive, legate alla privatizzazione dell’insolvenza, al mercato del controllo delle società, al coinvolgimento dei creditori negli assetti di governo delle società finanziate. La comprensione unitaria di tali dinamiche, legate al contempo alla solvenza e all’insolvenza, si pone quindi come momento essenziale per l’interpretazione degli equilibri di governance in relazione al complesso atteggiarsi dell’interesse sociale in relazione alle istanze di finanziamento.
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PERONE, Marica. « Società benefit e Impresa sociale : tertium non datur ? » Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2022. https://hdl.handle.net/11695/114427.

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Résumé :
This study focuses on two different types of legal institutes, marked by the particular label and the organization, where the corporate purpose and object are intertwined between profit and non-profit. We are talking about the social enterprise and the benefit corporation. Because of the hybridization of the traditional corporate purpose, somebody considered outdated the article 2247 of the Civil Code. Therefore, private individuals could use a company as they wish. But, if you examine the article 41 of our Constitution and the other legal rules, you can understand that both social enterprise and benefit corporation are to be considered as special regulations, in other words they are exceptions to the lucrative model. Specifically, they are labels that identify these organizations as peculiar market operators, in which the coexistence of the selfish and altruistic purpose is differently coordinated. Indeed, the social enterprise is a Third Sector company, although it can produce profits in some cases. However, this model mainly pursues social utility, like its organizational rules show. Otherwise, some few rules of the stability law 2016 introduced benefit corporation, that is a lucrative or cooperative company but it can be close to the Third Sector too. This hybridization of purpose is really highlighted, consequently it can be divided into two types of models, because of this peculiar double causal nature: on one side, these two aims are hierarchically organized, so the traditional lucrative or cooperative purpose is the first and most important goal than the altruistic ones. So, this organization needs to increase only the business of the company and its profits. On the other side, there is an alternative model where these two different aims are are on the same level. In this case, the statute company includes a specific activity where there is a profit and a non-profit purpose. This kind of company, named strong benefit corporation, is the object of my work and it is compared not only with the first type of benefit corporation, but also with the social enterprise. First of all, I demostrated that managers cannot create a similar company without a specific will of the partners and only in this case the dissenting partners have the right of withdrawal. Later, the comparison between the benefit corporation and the social enterprise was useful to understand if there are principles and rules of the social enterprise that can be used to solve regulatory problems in the management, stakeholder participation and tax regime of the benefit company.
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GIULIANO, MARCELLO. « L'AUMENTO DELEGATO DEL CAPITALE SOCIALE NELLE SOCIETA' PER AZIONI ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/35754.

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Résumé :
Il lavoro si propone di analizzare nell’ambito della disciplina dell’aumento delegato i poteri delegabili e i poteri impliciti dell’organo amministrativo con particolare riferimento alla disciplina dell’opzione e dell’esclusione del diritto di opzione. La tesi, partendo dall’analisi storico – comparatistica della delega di competenze, intende perseguire l’obiettivo di differenziare a livello interpretativo la disciplina, apparentemente unitaria dettata dall’art. 2443 c.c., a seconda del fatto che la delega venga attribuita nell’ambito di una società per azioni chiusa o quotata in un mercato regolamentato. Le conclusioni alle quali si è giunti portano a riconoscere una più ampia autonomia statutaria in materia di società per azioni aperta rispetto a quanto sia possibile riconoscere nell’ambito di una società per azioni chiusa. E precisamente, la disciplina viene differenziata a seconda del tipo concreto in relazione sia al tema dell’esclusione del diritto di opzione sia in relazione ai poteri inerenti alla fissazione del sovrapprezzo. L’analisi viene svolta partendo dalla disciplina del diritto di opzione per giungere ad una valutazione negativa dell’istituto con riguardo alla disciplina del tipo azionario aperto. Successivamente si passa ad affrontare il tema dell’esclusione del diritto di opzione e del contenuto minimo che la delega può avere differenziandosi la disciplina a seconda del ricorso o meno della società al mercato dei capitali. La trattazione si diffonde sulla possibilità di riconoscere maggiore discrezionalità all’organo amministrativo nell’ambito di una società quotata in ragione sia dei poteri di autotutela che l’esistenza di un mercato regolamentato assicura ai soci (in termini di disinvestimento e di investimento dalla e nella società) soprattutto avuto riguardo al tema dell’esclusione semplificata del diritto di opzione prevista dall’art. 2441 co. 4 c.c. sia in relazione alla tutela informativa assicurata dalla disciplina secondaria che integra il dettato normativo codicistico. Si esaminano successivamente i momenti esecutivi dell’operazione con particolare riguardo alla fase della determinazione del prezzo di emissione. L’analisi viene condotta tenendo anche in considerazione la disciplina prevista in tema di società a responsabilità limitata a supporto delle conclusioni raggiunte in tema di società per azioni chiusa. Il lavoro inoltre si concentra sull’individuazione di eventuali limiti alla discrezionalità dell’organo amministrativo guardando alla necessità o meno di rispettare il principio di parità di trattamento. Con riferimento a quest’aspetto si propone di differenziare ulteriormente la disciplina a seconda che la società ricorra o meno alla quotazione verificando la compatibilità delle soluzioni raggiunte con la disciplina della Seconda Direttiva Comunitaria. Infine la trattazione si conclude con l’esame dei poteri attribuibili all’organo amministrativo in relazione alla possibilità di emettere azioni speciali di categoria e l’incidenza che tale potere può sulla posizione degli azionisti speciali. Infatti, proprio in relazione a quest’ultima fattispecie, si propone nuovamente di differenziare la disciplina tra società chiuse e aperte proponendosi sia la legittimità di eventuali deleghe atipiche in relazione alla scelta del contenuto delle azioni speciali sia in relazione alla nozione di pregiudizio rilevante ai fini dell’attivazione del rimedio delle assemblee speciali. Con riguardo a quest’ultimo aspetto si ritiene di valutare la possibilità di differenziare la rilevanza o meno del pregiudizio indiretto a seconda del fatto che il contesto concreto di riferimento permetta ai soci di categoria di autotutelarsi mediante le tutele compensative date dal ricorso alla quotazione da parte della società secondo il paradigma interpretativo assunto a fondamento proprio dell’esclusione semplificata del diritto di opzione.
This work aims to analyze the management's power to issue shares in closed and public company.Infact we aim to distinguish the interpretation of article 2443 c.c. in the case in which the mandate is given to the management in public or closed corporation. More specifically it's justified to give more contractual freedom to the public company than the close corporation because only in these second type of company shareholder's can protect their administrative position by sell or buy shares in to the market. The thesis wants to prove that pre emptive rights can be escluded by statutes and the compatibility of this provision with the second european union directive. This can be justified by market discipline and the possibility for the shareholder's to pretect theirselves buying shares in to the market. The information imposed by the legislation at the moment of management's deliberation and the shareholder's power to appel the same deliberation could be a sufficent remedy against the abuse of the managements.
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GIULIANO, MARCELLO. « L'AUMENTO DELEGATO DEL CAPITALE SOCIALE NELLE SOCIETA' PER AZIONI ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/35754.

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Résumé :
Il lavoro si propone di analizzare nell’ambito della disciplina dell’aumento delegato i poteri delegabili e i poteri impliciti dell’organo amministrativo con particolare riferimento alla disciplina dell’opzione e dell’esclusione del diritto di opzione. La tesi, partendo dall’analisi storico – comparatistica della delega di competenze, intende perseguire l’obiettivo di differenziare a livello interpretativo la disciplina, apparentemente unitaria dettata dall’art. 2443 c.c., a seconda del fatto che la delega venga attribuita nell’ambito di una società per azioni chiusa o quotata in un mercato regolamentato. Le conclusioni alle quali si è giunti portano a riconoscere una più ampia autonomia statutaria in materia di società per azioni aperta rispetto a quanto sia possibile riconoscere nell’ambito di una società per azioni chiusa. E precisamente, la disciplina viene differenziata a seconda del tipo concreto in relazione sia al tema dell’esclusione del diritto di opzione sia in relazione ai poteri inerenti alla fissazione del sovrapprezzo. L’analisi viene svolta partendo dalla disciplina del diritto di opzione per giungere ad una valutazione negativa dell’istituto con riguardo alla disciplina del tipo azionario aperto. Successivamente si passa ad affrontare il tema dell’esclusione del diritto di opzione e del contenuto minimo che la delega può avere differenziandosi la disciplina a seconda del ricorso o meno della società al mercato dei capitali. La trattazione si diffonde sulla possibilità di riconoscere maggiore discrezionalità all’organo amministrativo nell’ambito di una società quotata in ragione sia dei poteri di autotutela che l’esistenza di un mercato regolamentato assicura ai soci (in termini di disinvestimento e di investimento dalla e nella società) soprattutto avuto riguardo al tema dell’esclusione semplificata del diritto di opzione prevista dall’art. 2441 co. 4 c.c. sia in relazione alla tutela informativa assicurata dalla disciplina secondaria che integra il dettato normativo codicistico. Si esaminano successivamente i momenti esecutivi dell’operazione con particolare riguardo alla fase della determinazione del prezzo di emissione. L’analisi viene condotta tenendo anche in considerazione la disciplina prevista in tema di società a responsabilità limitata a supporto delle conclusioni raggiunte in tema di società per azioni chiusa. Il lavoro inoltre si concentra sull’individuazione di eventuali limiti alla discrezionalità dell’organo amministrativo guardando alla necessità o meno di rispettare il principio di parità di trattamento. Con riferimento a quest’aspetto si propone di differenziare ulteriormente la disciplina a seconda che la società ricorra o meno alla quotazione verificando la compatibilità delle soluzioni raggiunte con la disciplina della Seconda Direttiva Comunitaria. Infine la trattazione si conclude con l’esame dei poteri attribuibili all’organo amministrativo in relazione alla possibilità di emettere azioni speciali di categoria e l’incidenza che tale potere può sulla posizione degli azionisti speciali. Infatti, proprio in relazione a quest’ultima fattispecie, si propone nuovamente di differenziare la disciplina tra società chiuse e aperte proponendosi sia la legittimità di eventuali deleghe atipiche in relazione alla scelta del contenuto delle azioni speciali sia in relazione alla nozione di pregiudizio rilevante ai fini dell’attivazione del rimedio delle assemblee speciali. Con riguardo a quest’ultimo aspetto si ritiene di valutare la possibilità di differenziare la rilevanza o meno del pregiudizio indiretto a seconda del fatto che il contesto concreto di riferimento permetta ai soci di categoria di autotutelarsi mediante le tutele compensative date dal ricorso alla quotazione da parte della società secondo il paradigma interpretativo assunto a fondamento proprio dell’esclusione semplificata del diritto di opzione.
This work aims to analyze the management's power to issue shares in closed and public company.Infact we aim to distinguish the interpretation of article 2443 c.c. in the case in which the mandate is given to the management in public or closed corporation. More specifically it's justified to give more contractual freedom to the public company than the close corporation because only in these second type of company shareholder's can protect their administrative position by sell or buy shares in to the market. The thesis wants to prove that pre emptive rights can be escluded by statutes and the compatibility of this provision with the second european union directive. This can be justified by market discipline and the possibility for the shareholder's to pretect theirselves buying shares in to the market. The information imposed by the legislation at the moment of management's deliberation and the shareholder's power to appel the same deliberation could be a sufficent remedy against the abuse of the managements.
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