Littérature scientifique sur le sujet « Diritto internazionale del commercio »

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Articles de revues sur le sujet "Diritto internazionale del commercio"

1

Carrascosa González, Javier. « FABRIZIO MARRELLA. Manuale di Diritto del commercio internazionale ». CUADERNOS DE DERECHO TRANSNACIONAL 14, no 1 (9 mars 2022) : 1265–66. http://dx.doi.org/10.20318/cdt.2022.6762.

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2

Perulli, Adalberto. « Giustizia sociale, commercio internazionale ed extraterritorialità "atipica". Il caso USMCA ». GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no 170 (août 2021) : 215–34. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2021-170003.

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Résumé :
L'articolo analizza alcune delle principali novità del Trattato USMCA, collocandolo nel contesto della globalizzazione economica e delle tecniche di regolazione sociale che impiegano i la-bour standards dell'OIL e le clausole sociali nei Trattati commerciali internazionali, realizzando forme "atipiche" di extraterritorialità. Il Trattato USMCA si caratterizza per alcune impor-tanti innovazioni in materia: l'impegno delle parti a rispettare gli international core labour standards, il riconoscimento del diritto di sciopero, la possibilità di sanzionare direttamente le imprese responsabili delle violazioni dei diritti del lavoro, una procedura veloce di risoluzione delle controversie. Nel complesso il Trattato rilancia la capacità della clausola sociale come principale fattore di tutela dei diritti del lavoro in un contesto di globalizzazione economica.
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3

Spoto, Giuseppe. « Luci e ombre del sistema multilaterale degli accordi internazionali sul commercio dei prodotti agricoli ». Przegląd Prawa Rolnego, no 2(29) (30 décembre 2021) : 423–60. http://dx.doi.org/10.14746/ppr.2021.29.2.22.

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Résumé :
Anche se le regolazioni sul commercio dei prodotti agricoli si sono evoluti dagli obiettivi di piena liberalizzazione perseguiti per il commercio dei prodotti industriali, le regole del GATT sono state applicate fin dall’inizio. L’autore dell’articolo ricostruisce il quadro normativo delle fonti internazionali, con particolare attenzione all’Accordo SPS (sulle misure sanitarie e fitosanitarie), all’Accordo TBT (sulle barriere tecniche al commercio), e all’Accordo TRIPs (Trade Related Intellectual Property Rights; Accordo sugli aspetti commerciali dei diritti di proprietà intellettuale). La seconda parte dello studio approfondisce il tema del commercio e dell’informazione a garanzia del diritto internazionale umanitario, partendo da un esame del caso del vino israeliano e dalla motivazione della sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea (C-368/18). Da quando l’OMC è stata istituita sono avvenuti molti cambiamenti, ma soprattutto c’è stata un’inversione di rotta da parte dei Paesi industrializzati che hanno scelto di stimolare accordi commerciali bilaterali rispetto al sistema multilaterale, minando così l’importanza delle regole dell’OMC. La novità più significativa di questa evoluzione è che tali accordi bilaterali non sono più da considerare come ulteriori sviluppi nella costruzione del sistema multilaterale, ma sono spesso diventati dei veri e propri ostacoli alla ricostruzione. Per l’autore, sono proprio le regole del commercio internazionale stabilite con l’OMC a offrire le migliori garanzie di fronte alla crescita degli scambi e alla conquista sempre più crescente di quote significative del mercato mondiale da parte dei Paesi più aggressivi. Le crisi economiche degli ultimi anni e, soprattutto, i recenti sconvolgimenti dei mercati internazionali a seguito della pandemia hanno mostrato la necessità di rinnovare l’agenda globale, legando indissolubilmente la circolazione delle merci (soprattutto agricole) ad ulteriori obiettivi che non possono prescindere dal cambiamento climatico, dalla lotta all’inquinamento e dalla soluzione dei problemi ambientali che sono diventati temi da considerare come tasselli di un unico grande mosaico. Questi obiettivi richiederebbero un rilancio del multilateralismo e confermerebbero l’importanza di trovare un anello comune all’interno dell’OMC.
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Pretelli, Ilaria. « Fabrizio Marrella / Nicola Soldati (eds.). Arbitration, Contracts and International Trade Law / Arbitrato, contratti e diritto del commercio internazionale. Essays in honor of Giorgio Bernini/ Studi in onore di Giorgio Bernini ». CUADERNOS DE DERECHO TRANSNACIONAL 14, no 1 (9 mars 2022) : 1290–91. http://dx.doi.org/10.20318/cdt.2022.6769.

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Résumé :
This article reviews: Fabrizio Marrella / Nicola Soldati (Eds.). Arbitration, Contracts and International Trade Law / Arbitrato, contratti e diritto del commercio internazionale. Essays in honor of Giorgio Bernini/ Studi in onore di Giorgio Bernini. Milan, Giuffré-Francis Lefebvre, 2021, 683 pp.
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5

Adinolfi, Giovanna. « Alimentazione e commercio internazionale nel rapporto del 2009 del relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto al cibo ». DIRITTI UMANI E DIRITTO INTERNAZIONALE, no 1 (avril 2010) : 125–39. http://dx.doi.org/10.3280/dudi2010-001007.

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Rosaria Mauro, Maria. « Commercio internazionale e tutela dei diritti dei lavoratori : alla ricerca di una globalizzazione sostenibile. » E-REVISTA INTERNACIONAL DE LA PROTECCION SOCIAL 2, no 6 (2021) : 372–401. http://dx.doi.org/10.12795/e-rips.2021.i02.17.

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Résumé :
La liberalizzazione del commercio internazionale può promuovere la crescita economica e le opportunità di lavoro sia nei Paesi in via di viluppo sia nelle economie industrializzate. Peraltro, non tutti gli Stati hanno beneficiato in uguale misura di tale liberalizzazione e, in generale, della globalizzazione delle relazioni economiche internazionali. Di conseguenza, questi fenomeni e gli accordi commerciali di stampo liberista che li hanno favoriti continuano a essere oggetto di un acceso dibattito. In tale contesto, uno degli aspetti più controversi è la mancanza di una protezione adeguata dei diritti dei lavoratori nell’ambito dei suddetti accordi. Partendo dall’attuale mancanza di regole specifiche nel quadro giuridico multilaterale degli scambi, l’autore analizza le cosiddette “clausole sociali” contenute negli accordi di libero scambio bilaterali e regionali di nuova generazione, con particolare riferimento ai trattati conclusi dall’Unione europea (UE). Dall’analisi emerge che tali clausole non garantiscono ancora una sufficiente protezione ai lavoratori e che, pertanto, esse andrebbero modificate.
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Ferrante, Vincenzo. « Lavoro decente e responsabilità delle imprese multinazionali per le produzioni delocalizzate : Panorama della legislazione italiana ». Lex Social : Revista de Derechos Sociales 10, no 2 (8 juillet 2020) : 224–52. http://dx.doi.org/10.46661/lexsocial.5070.

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Résumé :
Il saggio, che prende spunto dal Convegno organizzato dall’Università di Alcalà nel dicembre del 2019 “Estándares laborales y responsabilidad de las empresas multinacionales. Desafíos en un mundo global”, esamina la legislazione italiana diretta a garantire che le imprese multinazionali aventi sede nello Stato realizzino scambi commerciali su una base equa, vigilando sulle società controllate estere, per assicurare che queste rispettino i core labour standards previsti dall’OIL e dalle altre organizzazioni internazionali. A differenza della legislazione di altri paesi europei, manca in Italia una norma che imponga un obiettivo siffatto, forse a ragione del fatto che la vasta diffusione del lavoro sommerso ha imposto al legislatore di concentrarsi sui fenomeni di sfruttamento che si manifestano nei confini nazionali (anche se si rileva come la trasposizione delle direttive che hanno riguardo a questo obiettivo non sempre è correttamente avvenuta). In attesa che venga a maturare una norma di diritto internazionale universalmente riconosciuta che faccia divieto di commerciare un qualunque bene, quando esso sia stato prodotto attraverso lo sfruttamento schiavistico di altri uomini, l’A. si concentra sulla legislazione relativa alle società commerciali, su quella che regola gli appalti privati e sulla disciplina europea del commercio alimentare, per verificare se le norme già esistenti in materia non consentano al giudice nazionale, opportunamente sollecitato, di reprimere lo sfruttamento che avvenga al di fuori dei confini nazionali, in virtù degli obblighi assunti dalle singole società nei confronti dei propri soci e dei consumatori.
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8

Bompiani, Adriano. « L’elaborazione di “regole” per le innovazioni biotecnologiche ». Medicina e Morale 49, no 4 (31 août 2000) : 713–50. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2000.765.

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Résumé :
Come è noto, l'unione Europea ha fra i suoi scopi quello di favorire lo sviluppo sociale ed economico dei Paesi aderenti, facilitando la ricerca scientifica, l’innovazione tecnologica, la produzione di beni e la circolazione degli stessi nell’ambito dell’Unione, eliminando per quanto è possibile differenze, normative e conflitti commerciali. Con questo spirito, dopo anni di difficile lavoro, è stata emanata la Direttiva 98/44/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio (6luglio 1998) che riguarda la protezione giuridica delle invenzioni biotecnologiche, ne presupposto che si tratti di genoma – sia esso di origine vegetale, animale o umano – in quanto risultati da “invenzioni” suscettibili di applicazioni industriali e non dal mero isolamento (“scoperta”). L’Autore, che già ha esaminato in un precedente contributo gli aspetti etici dell’impiego delle biotecnologie nel campo vegetale e animale (v. Medicina e Morale 2000, 3: 449-504), si sofferma a descrivere quanto prevede la Direttiva 98/44/CE stessa, assieme ad altre norme internazionali precedentemente emanat, per la tutela dell’ambiente, degli animali e degli organismi umani. L’Autore riconosce che la direttiva vieta, nel dispositivo, lo sfruttamento commerciale che sia contrario all’ordine pubblico e al buon costume, fornendo gli esempi concreti dei divieti applicabili ai processi di clonazione umana a scopo riproduttivo, di modificazione dell’identità genetica germinale dell’essere umano; di modificazione degli embrioni umani a fini commerciali e industriali; di modificazione dell’identità genetica animale di natura tale da provocare sofferenza negli stessi, senza utilità sostanziale per l’uomo o per l’animale. Tuttavia la Direttiva – sotto l’aspetto giuridico – consente l’utilizzazione di embrioni umani (sia pure non direttamente ed espressamente prodotti a scopo di ricerca in base all’art. 18 della Convenzione sui diritti dell’uomo e la biomedicina) a scopo sperimentale e per applicazioni biotecnologiche riguardanti la produzione di cellule staminali od i medicamenti. L’Autore esamina anche il dibattito che è seguito alla emanazione della Direttiva soprattutto a livello di Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (Strasburgo) in merito alle preoccupazioni dell’opinione pubblica sui cosiddetti “cibi transgenici” (raccomandazione n. 1398 (1998) dal titolo “sicurezza del consumatore e qualità degli alimenti”), nella quale è stata espressa contrarietà alla brevettabilità degli organismi viventi, pur riconoscendo la necessità di assicurare un’adeguata protezione ai diritti dell’”invenzione” (proprietà intellettuale) [Raccomandazione 1417/1999]. Questi problemi sono stati affrontati ma non risolti nella conferenza internazionale di Oviedo (16-19 maggio 19999) organizzata dal Consiglio d’Europa. Il Comitato Direttivo di Bioetica del medesimo Consiglio d’Europa è stato indicato di esprimere “parere” sulla complessa materia; nel frattempo sono intervenute la conferenza di Seattle e Montreal, ove è stato firmato, nel gennaio 2000, un Protocollo sulla biosicurezza che regolamenta il commercio internazionale di sementi e sostanze geneticamente modificate ritenuti pericolosi per l’ambiente e la salute, escludendo però i prodotti finiti, e perciò il cibo transgenico. Nel momenti in cui – scadendo la moratoria –la Direttiva 98/44/CE entrerà in vigore (31 luglio 2000) essendo improbabile l’accettazione delle argomentazioni di invalidazione sollevate da Olanda e Italia, l’Autore insiste per l’adozione del “principio di precauzione”, esplicitamente incorporato nel diritto comunicato relativo alla protezione della salute, oltreché alla tutela dell’ambiente, che dovrà essere tuttavia meglio specificato nella sua estensione e nelle conseguenze attese. Un secondo principio, quello della “trasparenza”, richiede un’ulteriore affinamento delle informazioni rivolte al consumatore, tramite una più chiara etichettatura che consenta una scelta realmente libera e consapevole dei prodotti derivanti da organismi geneticamente modificati posti in commercio. Dovrà essere perseguita la ricerca, escludendo peraltro l’uso dell’embrione umano.
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Rodino, W. « A. Veneziano, Le garanzie mobiliari non possessorie - Profili di diritto comparato e di diritto del commercio internazionale, Milano, Giuffre Editore, 2000, pp. xi+400, ISBN 90-411-1026-7. » Uniform Law Review - Revue de droit uniforme 5, no 3 (1 août 2000) : 628–29. http://dx.doi.org/10.1093/ulr/5.3.628.

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Schilf, S. « Fabrizio Marrella, La nuova lex mercatoria - Principi Unidroit ed usi dei contratti del commercio internazionale, Trattato di diritto commerciale e di diritto pubblico dell'economia Volume XXX, Cedam, Padova 2003, ISBN 88-13-24181-X, pp. LXII +1001. » Uniform Law Review - Revue de droit uniforme 9, no 1 (1 janvier 2004) : 231–34. http://dx.doi.org/10.1093/ulr/9.1.231.

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Thèses sur le sujet "Diritto internazionale del commercio"

1

CHERUBINI, SANDRA. « Diritto del commercio internazionale e tutela dei diritti fondamentali dei fanciulli ». Doctoral thesis, Università Bocconi, 2012. https://hdl.handle.net/11565/4054295.

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Staltari, Erik <1992&gt. « Tassazione del commercio elettronico internazionale ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12373.

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Résumé :
Viene esaminata la tassazione del commercio elettronico internazionale, con riferimento all'imposizione diretta e indiretta, nonché le problematiche date dall'applicazione dei tradizionali principi di fiscalità internazionale. Viene trattata anche la disciplina di contrasto al BEPS.
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SANNA, SILVIA. « Tutela dei diritti fondamentali dei lavoratori e disciplina del commercio internazionale ». Doctoral thesis, Università Bocconi, 2003. http://hdl.handle.net/11565/4050831.

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Micara, A. G. « Tutela uniforme del marchio nell'Unione europea e commercio internazionale ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2009. http://hdl.handle.net/2434/61731.

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NICCHIA, GIULIA. « La tutela ambientale alla prova della disciplina del commercio internazionale ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2010. http://hdl.handle.net/2108/201993.

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Résumé :
Il presente lavoro di ricerca si ripropone di analizzare la complessa relazione esistente tra la consolidata normativa volta alla liberalizzazione del commercio internazionale e l’emergente regolamentazione internazionale a tutela dell’ ambientale. Se, da una parte, il commercio ha rappresentato il cuore del diritto internazionale dell’economia sin dalle sue origini contribuendo alla strutturazione della società internazionale contemporanea, la tutela ambientale, dall’altra, è invece un fenomeno storicamente recente. All’intensificarsi della globalizzazione economica corrisponde l’intensificarsi del potenziale conflitto: con l’emergere di nuove sfide ambientali, quali la biotecnologia e i cambiamenti climatici, lo scontro tra politiche commerciali e scelte di regolamentazione - come per l’ambiente – è più che una mera possibilità. Alla luce di queste considerazioni, un corretto approccio integrato comporterebbe che le norme a protezione dell’ambiente diventassero parte delle regole base per il commercio internazionale, rapportandosi a quest’ultimo quale fondamentale parametro di legittimità. Partendo quindi da queste considerazioni preliminari, il lavoro che segue si articola in alcuni passaggi fondamentali. In primo luogo, si fornisce il quadro giuridico di riferimento con l’obiettivo di dimostrare il diverso grado di istituzionalizzazione dei due regimi giuridici in esame. Si espongono, quindi, la struttura, i principi e le possibili deroghe contemplate dal sistema dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, nonché i rapporti tra la normativa prevista ed il diritto internazionale generale. Analogamente, si ricostruiscono gli elementi chiave e le peculiarità dell’emergente diritto internazionale dell’ambiente, approfondendo i rapporti tra quest’ultimo e la più generale disciplina dei diritti umani. In tale sede si discute altresì delle diverse proposte avanzate in dottrina sull’eventuale creazione - e i diversi assetti possibili - di una Organizzazione mondiale dell’Ambiente. Particolare enfasi, inoltre, è attribuita all’analisi dei sistemi di risoluzione delle controversie previsti dalle due branche del diritto internazionale: il meccanismo quasi-giurisdizionale del sistema OMC nonché la vasta gamma di rimedi, inclusi la innovativa categoria di quelli “non-compliance”, previsti dagli accordi ambientali multilaterali. In secondo luogo, si propone il confronto dei due regimi giuridici su più livelli, rilevando norme a tutela dell’ambiente in accordi bilaterali (Free Trade Agreement tra Stati Uniti e Cile), regionali (NAFTA e UE) e multilaterali (OMC). Infine, il lavoro di ricerca si concentra su alcune riflessioni relative alle controversie che scaturiscono dall’applicazione di misure ambientali restrittive del commercio. In questa sezione si dedicherà particolare attenzione ad una tematica di estrema attualità nel dibattito internazionale su commercio e ambiente, ovvero quella delle cosiddette giurisdizioni in conflitto.
The present thesis is aimed at analysing the complex relation between the well-consolidated international trade law and the emerging international environmental law. On the one side, trade represented the heart of the international economic law since its origins and it contributed to the structuring of the international global society; environmental protection, on the other side, is a recent phenomenon. As the economic globalization increases, the potential conflict increases itself: the emerging environmental challenges (biotechnologies and climate change) make the clash between trade liberalization policies and environmental regulation choices more than a mere possibility. In the light of such considerations, an integrated approach requires that environmental rules become part of International trade, operating as its fundamental parameter of legitimacy. Starting from these preliminary considerations, the following study is articulated in some key points. Firstly, the research provides for a reference legal framework in order to demonstrate the two regimes different level of institutionalisation. Thus, on the trade side, WTO structure, principles and admitted waiver as well as the relationship between covered agreements and general International law will be considered. Similarly, it is proposed a reconstruction of the emergent International environmental law, expanding on its interrelation with the human rights discipline. Different proposals concerning the institution of a new World Environment Organization are discussed. Moreover, particular relevance in this study is attributed to the dispute settlement mechanisms foreseen: the WTO quasi-jurisdictional system as well as the wide range of remedies, non-compliance mechanisms included, created by multilateral environmental agreements. Secondly, the comparison between the two regimes is further developed at different levels: there are analysed environmental clauses, chapters and exceptions present in bilateral (US-Chile Free Trade Agreement), regional (NAFTA and European Union) as well as multilateral (WTO)trade agreements. Lastly, the present research is completed by the analysis of some important disputes arising from the application of trade-related environmental measures. Particular attention, in this section, will be paid to the current trade and environment debate on conflicting jurisdictions.
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DI, LOLLO MARTINA. « La tutela dei diritti fondamentali dei lavoratori nel commercio internazionale ». Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2020. http://hdl.handle.net/11695/98921.

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Résumé :
Il benessere derivante da un’economia sostenibile è uno dei valori protetti dal diritto internazionale; partendo da questa considerazione, la ricerca si propone di analizzare i possibili punti di contatto tra interessi di natura economica e valori di natura non economica, da sempre considerati confliggenti. Risulta fondamentale, a tal fine, la disamina della disciplina del sistema multilaterale che fa capo all’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) e, successivamente, di quella contenuta negli accordi di libero scambio (Free Trade Agreements, FTAs) a portata regionale e/o bilaterale. Nel corso del Novecento il diritto del commercio internazionale ha subito profondi cambiamenti dovuti all’istituzione dell’OMC nel 1995; una delle principali innovazioni apportate dal nuovo sistema multilaterale è sicuramente costituita dal meccanismo di soluzione delle controversie gestito dal Dispute Settlement Body (DSB). Nell’elaborato vengono analizzate, più in generale, le competenze dell’Organizzazione, tutte orientate a favorire la piena liberalizzazione del commercio internazionale, attraverso l’eliminazione degli ostacoli agli scambi e il divieto di comportamenti protezionistici o discriminatori degli Stati. Tuttavia, è proprio in virtù del processo di globalizzazione e della correlata estesa partecipazione dei Paesi in via di sviluppo alle relazioni economiche internazionali che si pone l’esigenza di una maggiore considerazione dei non-economic values. Tra le tematiche più dibattute, desta particolare interesse quella relativa all’incidenza che l’abbattimento progressivo di ogni forma di ostacolo alla liberalizzazione degli scambi determina sulla garanzia dei diritti fondamentali dei lavoratori in una dimensione individuale e collettiva; ciò, dal momento che il lavoro costituisce un fattore produttivo primario nell’economia globale. Come ampiamente osservato, il dibattito in ordine alla possibilità di inserire una clausola sociale nel diritto dell’OMC, attraverso la quale realizzare l’integrazione dei “core labour standards”, così come definiti dall’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL), nel sistema multilaterale, risulta non privo di criticità, quanto tendenzialmente infruttuoso a causa dei limiti statutari dell’OMC. I Paesi in via di sviluppo, rappresentanti la maggioranza dei membri dell’Organizzazione, infatti, si sono sempre mostrati contrari all’adozione di una disciplina che stabilisse delle restrizioni alla liberalizzazione al fine di salvaguardare i non-trade concerns. Muovendo da tali considerazioni, la ricerca pone in evidenza l’assunto per cui al di là dei progressi compiuti sul piano interpretativo, grazie al ruolo svolto dai panels e dall’Organo d’Appello dell’OMC nell’integrazione di valori non economici nel sistema multilaterale, soluzioni alternative sono state individuate sul piano regionale e bilaterale. Tra le soluzioni individuate, vi è quanto previsto dal North American Agreement on Labour Cooperation, Side Agreement in materia sociale concluso nell’ambito dell’accordo di libero scambio tra USA, Canada e Messico nel 1992 (NAFTA); detto ultimo accordo verrà presto sostituito dall’US-Mexico-Canada Agreement (USMCA), siglato il 30 novembre 2018 e appena ratificato dalle Parti. In tale contesto, costituisce ulteriore oggetto di trattazione il Dominican Republic-Central American Free Trade Agreement (CAFTA-DR), accordo regionale di libero scambio ai sensi del quale gli Stati Uniti hanno promosso, nel 2010, un’azione contro il Guatemala, in relazione all’asserita violazione dei core labour standards da parte di tale ultimo Stato; il procedimento rappresenta infatti il primo caso in assoluto nella prassi applicativa di una clausola sociale presente in un accordo di libero scambio, nell’ambito del quale sono state sollevate una serie di questioni di rilievo giuslavoristico di considerevole risonanza. Sulla scorta delle argomentazioni accennate, la ricerca dimostra come sebbene appaia certamente più agevole stabilire un equilibrio tra interessi economici e valori di natura non economica a livello regionale e bilaterale, non siano tuttavia da escludere possibili progressi futuri nell’ambito dell’OMC, grazie all’incoraggiante opera propulsiva svolta dai panels e dall’Organo d’Appello sul piano interpretativo.
The benefits due to a sustainable global economy are included in the range of values protected by international law; starting from this consideration, the principal scope of the research is to analyze the points of contact between economic interests and non-economic values, which have always been considered as inconsistent. In this perspective, it is necessary to examine the multilateral system regime within the World Trade Organization (WTO) and then, to study the provisions contained in the Free Trade Agreements (FTAs) concluded at a regional and/or at a bilateral level. During the twentieth century, international trade law has radically changed because of the institution of the WTO in 1995; one of the main innovations of the multilateral trading system is the new dispute settlement mechanism managed by the Dispute Settlement Body (DSB). The thesis analyzes, more in general, the competences of the WTO, which are all addressed to the aim of promoting a full international trade liberalization, through the removal of obstacles to trade and the prohibition of protectionist or discriminatory national measures. However, because of the globalization and the growing participation of developing countries in economic relations that the need of a greater consideration for non- economic values arises. Among the most debated issues, the one relating to the influence that the progressive elimination of any form of obstacle to trade liberalization has on the protection of fundamental rights at work in an individual dimension, as much as in a collective one, assumes great importance; that is because work represents a primary factor in the productive process and, in general, in global economy. As widely observed in this dissertation, the debate relating to the possibility of an inclusion of a social clause in WTO law, in order to achieve the integration of the “core labour standards” within the multilateral system, as established by the International Labour Organization’s (ILO), is characterized by some critical points and tendentially conducts to poor results because of the structural limits within the WTO. More specifically, developing countries, which represent the majority of the members of the Organization, have never agreed on the adoption of a restrictive legal framework with specific limits, like non- trade values. Starting from these considerations, the thesis comes to the conclusion that beyond the progress made thanks to the role played by the interpretative activity of the WTO panels and its Appellate Body in attempting to integrate non-economic values into the multilateral system, other alternative solutions have been identified at a regional and bilateral level. Among the solutions mentioned, it is interesting to consider the provisions contained in the North American Agreement on Labour Cooperation, a Side Agreement in social matters adopted in the context of the Free Trade Agreement between USA, Canada and Mexico in 1992 (NAFTA); this last FTA will be replaced by the US-Mexico-Canada Agreement (USMCA), a new agreement signed on November, the 30th, 2018 and currently just ratified by the Parties. In the same context, the dissertation takes into account the Dominican Republic-Central American Free Trade Agreement (CAFTA-DR), that is a free trade agreement within the meaning of which the United States have undertaken a legal action against Guatemala in 2010, based on the alleged violation of the core labour standards; in particular, the proceeding represents the first case in absolute in the practice of a social clause application within a FTA, in which the panel has examined a range of important labour law issues. On the basis of these considerations, the research shows that although it seems to be easier to find an equilibrium between economic interests and non- economic values at a regional or bilateral level, we should not exclude future progress within WTO, thanks to the encouraging interpretative activity made by the panels and the Appellate Body.
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CEOLOTTO, MATTEO. « LE SANZIONI DOGANALI TRA ORDINAMENTO INTERNAZIONALE E DIRITTO DELL'UNIONE EUROPEA ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2019. http://hdl.handle.net/10280/67354.

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Résumé :
La tesi di dottorato esamina il tema della regolamentazione delle infrazioni alla disciplina doganale dell’Unione europea e delle relative sanzioni. La prima parte della tesi descrive le tappe rilevanti nel passaggio dall’unificazione tariffaria alla codificazione della legislazione doganale dell’Unione. Successivamente, è trattato il tema della compenetrazione tra potestà normativa dell’UE e residui ambiti di sovranità degli Stati membri in materia doganale, anche in riferimento al ruolo attualmente ricoperto dai principi generali del diritto, in particolare, per l’esercizio delle prerogative sanzionatorie. La seconda parte della tesi procede nell’esame della compatibilità tra il quadro normativo in materia di sanzioni doganali, precedentemente delineato, e la rilevante disciplina internazionale multilaterale. Infine, sono analizzati i profili di (in)coerenza tra le esigenze connesse alla realizzazione di un uniforme regime doganale dell’Unione e l’attuale contesto di diritto dell’UE, con particolare riferimento ai caratteri propri delle basi giuridiche, rilevanti per l’approntamento di una disciplina sanzionatoria doganale di fonte sovranazionale, ed alla concreta conformazione dei primi tentativi di normazione della materia.
The thesis examines the topic of the regulation of infringements to the European Union customs discipline, and the related sanctions. The first part describes the relevant steps in the transition from tariff unification to the codification of the EU customs legislation. Subsequently, the subject of the interpenetration between EU legislative power and residual areas of sovereignty of the Member States in customs matters is dealt with, also in reference to the role currently held by the general principles of law, in particular, for the exercise of the sanctioning competence. The second part of the thesis proceeds in examining the compatibility between the regulatory framework on customs sanctions, previously outlined, and the relevant international multilateral discipline. Finally, the thesis analizes the profiles of (in)coherence between the requirements related to the implementation of a uniform customs regime and the current EU law context, with particular reference to the characteristics of the legal bases, relevant for the setting of a supranational customs sanctioning discipline, and to the concrete conformation of the first attempts at regulating the matter.
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CEOLOTTO, MATTEO. « LE SANZIONI DOGANALI TRA ORDINAMENTO INTERNAZIONALE E DIRITTO DELL'UNIONE EUROPEA ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2019. http://hdl.handle.net/10280/67354.

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Résumé :
La tesi di dottorato esamina il tema della regolamentazione delle infrazioni alla disciplina doganale dell’Unione europea e delle relative sanzioni. La prima parte della tesi descrive le tappe rilevanti nel passaggio dall’unificazione tariffaria alla codificazione della legislazione doganale dell’Unione. Successivamente, è trattato il tema della compenetrazione tra potestà normativa dell’UE e residui ambiti di sovranità degli Stati membri in materia doganale, anche in riferimento al ruolo attualmente ricoperto dai principi generali del diritto, in particolare, per l’esercizio delle prerogative sanzionatorie. La seconda parte della tesi procede nell’esame della compatibilità tra il quadro normativo in materia di sanzioni doganali, precedentemente delineato, e la rilevante disciplina internazionale multilaterale. Infine, sono analizzati i profili di (in)coerenza tra le esigenze connesse alla realizzazione di un uniforme regime doganale dell’Unione e l’attuale contesto di diritto dell’UE, con particolare riferimento ai caratteri propri delle basi giuridiche, rilevanti per l’approntamento di una disciplina sanzionatoria doganale di fonte sovranazionale, ed alla concreta conformazione dei primi tentativi di normazione della materia.
The thesis examines the topic of the regulation of infringements to the European Union customs discipline, and the related sanctions. The first part describes the relevant steps in the transition from tariff unification to the codification of the EU customs legislation. Subsequently, the subject of the interpenetration between EU legislative power and residual areas of sovereignty of the Member States in customs matters is dealt with, also in reference to the role currently held by the general principles of law, in particular, for the exercise of the sanctioning competence. The second part of the thesis proceeds in examining the compatibility between the regulatory framework on customs sanctions, previously outlined, and the relevant international multilateral discipline. Finally, the thesis analizes the profiles of (in)coherence between the requirements related to the implementation of a uniform customs regime and the current EU law context, with particular reference to the characteristics of the legal bases, relevant for the setting of a supranational customs sanctioning discipline, and to the concrete conformation of the first attempts at regulating the matter.
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Marchiante, Silvia. « Sistemi di risoluzione delle controversie OMC e ICSID a confronto : aspetti procedurali e sostanziali ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3425888.

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Résumé :
The dispute settlement mechanism governed by the World Trade Organization (WTO), through the Dispute Settlement Understanding (DSU), and the international investment arbitration regulated by the ICSID Convention, which creates the International Center for the Settlement of Investment Disputes related to Investments, constitute two international procedures within different sectors. The object of the research consists in the comparison of these systems. Indeed, the multilateral trade and investment sectors cannot be considered independent from each other. The possibility, concretely verified, that the same measure generates disputes in both sectors is an example of their interaction, as well as an incentive to investigate the relationship between them. The first part of the research is focused on the comparison of the procedural aspects regulated in both mechanisms. The parties of the two proceedings, the jurisdiction ratione materiae, the relationship between the two mechanisms and the diplomatic protection constitute the starting point of the analysis. Secondly, the judicial bodies and the functions attributed respectively, as well as the applicable law are examined. Furthermore, the final decisions, the possibility of proposing an appeal or of submitting a request for annulment constitute a further element of comparison, followed by an examination of the executive phase. The second part of the project concerns the examination of some substantial principles that play a primary role in multilateral trade and in the investment sector. Firstly, proportionality is examined as a principle whose overall and detailed characterization includes the assessment of the intensity of the review carried out by the judicial bodies. Non-discrimination constitutes another substantial principle analyzed in this part. Specifically the Most Favored Nation Clause and National Treatment represents cornerstones of the multilateral trade system, but are also essential guarantees for the private investor in the host State of the investment. The aim of the research is to highlight the existence of similarities between the WTO dispute settlement system and ICSID arbitration, with the purpose of identifying a relationship between them and a possible qualification of it.
Il meccanismo di risoluzione delle controversie disciplinato nell’ambito dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), mediante l’apposita Intesa denominata Dispute Settlement Understanding (DSU), e l’arbitrato internazionale in materia di investimenti regolato dalla Convenzione ICSID, che crea il Centro Internazionale per la Risoluzione di Controversie relative agli Investimenti (International Center for the Settlement of Investment Disputes – ICSID), costituiscono due procedimenti di carattere internazionale inseriti all’interno di settori diversi. L’oggetto della ricerca è costituito dalla comparazione di questi sistemi. Invero, il settore del commercio multilaterale e quello degli investimenti non possono essere considerati tra loro indipendenti. L’eventualità, concretamente verificata, che la medesima misura generi controversie in entrambi i settori costituisce un esempio della loro interazione, nonché incentivo all’indagine del rapporto sussistente tra di essi. La prima parte della ricerca consiste nell’analisi comparata della disciplina di aspetti procedurali previsti in entrambi i meccanismi. Il potere di azione, i soggetti coinvolti nei due procedimenti, la giurisdizione ratione materiae, il rapporto sussistente tra i due procedimenti e la protezione diplomatica costituiscono il punto di partenza dell’analisi. Secondariamente, sono esaminati gli organi giudicanti, la loro formazione e le funzioni rispettivamente attribuite, nonché il diritto applicabile. Inoltre, le decisioni conclusive delle procedure, la possibilità di proporre appello o di presentare una richiesta di annullamento costituiscono ulteriore elemento oggetto di comparazione, seguito dall’esame della fase esecutiva. La seconda parte del progetto attiene all’esame di alcuni principi sostanziali che svolgono un ruolo di primario rilievo nell’ambito del commercio multilaterale e nel settore degli investimenti. In primo luogo, è esaminata la proporzionalità quale principio la cui complessiva e articolata caratterizzazione comprende la valutazione dell’intensità dell’indagine svolta dagli organi giudicanti. Un secondo principio esaminato è la non discriminazione, mediante l’analisi della clausola della Nazione Maggiormente Favorita e del Trattamento Nazionale, pietre angolari del sistema multilaterale del commercio, ma anche garanzie essenziali per l’investitore privato all’interno dello Stato ospitante l’investimento. La ricerca è diretta a verificare la configurabilità di un rapporto tra il sistema di risoluzione delle controversie interno all’OMC e l’arbitrato internazionale ICSID e di individuarne una possibile qualificazione.
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GRASSI, MICHELE. « LA TEORIA DELLA RES JUDICATA NELL'ARBITRATO COMMERCIALE INTERNAZIONALE ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2019. http://hdl.handle.net/2434/610259.

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Résumé :
Il presente studio si propone di indagare il funzionamento della teoria della res judicata nel contesto dell’arbitrato commerciale internazionale. L’espressione res judicata individua i caratteri d’irretrattabilità e vincolatività del provvedimento giurisdizionale reso all’esito del giudizio e, come tale, rappresenta un elemento essenziale di ogni sistema di risoluzione delle controversie. La funzione svolta dalla teoria in esame all’interno del processo dipende da un bilanciamento tra valori e principi contrastanti, quali, nello specifico, le esigenze di economia processuale e certezza delle situazioni giuridiche, da un lato, e il rispetto del principio dispositivo nonché la tutela del diritto di azione e di difesa, dall’altro. La concreta individuazione dell’oggetto e dell’estensione degli effetti del giudicato solleva, pertanto, questioni teoriche e pratiche di particolare complessità, a cui i diversi ordinamenti nazionali forniscono risposte marcatamente difformi. La diversità nella disciplina del giudicato assume un peculiare rilievo laddove il giudice sia chiamato a determinare gli effetti preclusivi e conclusivi prodotti da un provvedimento giurisdizionale straniero; in tali ipotesi sorge un problema di coordinamento tra le diverse discipline potenzialmente applicabili e, segnatamente, tra le norme processuali dell’ordinamento d’origine e le norme processuali dell’ordinamento in cui s’intende far valere la decisione. Quando, poi, s’intenda considerare l’operatività del principio della res judicata nel contesto dell’arbitrato commerciale internazionale, alle complessità appena illustrate si aggiungono le naturali incertezze che caratterizzano tale mezzo di risoluzione delle controversie. In particolare, assumono rilievo le differenti possibili rappresentazioni del fenomeno arbitrale; coloro che concepiscono l’arbitrato commerciale internazionale come un ordinamento giuridico indipendente e separato dagli ordinamenti statali, affermano la necessità di adottare un approccio autonomo al problema giudicato e, in particolare, di elaborare un insieme coerente di regole transnazionali che permetta di risolvere le questioni sollevate dall’applicazione della teoria in esame nel contesto arbitrale. Al contrario, chi ritiene che gli arbitri esercitino sempre il loro potere giurisdizionale nell’ambito di un ordinamento giuridico nazionale affermano la necessità di individuare una norma di conflitto che consenta di identificare le regole processuali di origine statale applicabili del giudicato. Entrambi tali approcci, per ragioni diverse, presentano rilevanti profili di criticità e non possono ritenersi pienamente soddisfacenti. Nel presente studio si suggerisce, allora, l’adozione di una prospettiva più pragmatica nella considerazione delle problematiche sollevata dall’applicazione della res judicata nel contesto arbitrale. In particolare, si propone una differenziazione tra le ipotesi in cui l’invocazione di una precedente decisione sottenda un’obiezione alla giurisdizione del tribunale arbitrale e le ipotesi in cui essa rilevi ai fini dell’ammissibilità delle domande e delle eccezioni formulate dalle parti. Nel primo caso, il mancato riconoscimento di una decisione che sottenda un’obiezione alla giurisdizione del tribunale arbitrale porterebbe, con grande probabilità, all’annullamento o al diniego di riconoscimento del lodo e, pertanto, a un inutile aggravio dei costi di lite. Di conseguenza il tribunale dovrebbe adottare un approccio conforme alle regole previste nell’ordinamento della sede. Laddove, invece, l’invocazione di un precedente giudicato sollevi questioni attinenti all’ammissibilità della domanda, di regola tali problematiche dovrebbero essere disciplinate dalle norme dell’ordinamento in cui ha sede la procedura arbitrale e, in particolare, dalle norme di diritto processuale civile internazionale che disciplinano il riconoscimento degli effetti dei provvedimenti giurisdizionali stranieri in tale ordinamento. Nondimeno, laddove la controversia presenti un elevato grado di transnazionalità e il legame con la sede della procedura sia oggettivamente molto tenue, al tribunale arbitrale potrebbe essere riconosciuta una maggiore flessibilità: gli arbitri potrebbero riconoscere tutti e i soli effetti originari del provvedimento giurisdizionale fatto valere in giudizio, nel rispetto, in ogni caso, dei principi di ordine pubblico dell’ordinamento in cui ha sede la procedura.
The purpose of this doctoral dissertation is to explore the functioning of the res judicata doctrine in international commercial arbitration. The notion of res judicata refers to the final and binding nature of decisions rendered at the end of judicial proceedings and, as such, is an essential feature of every dispute resolution system, both at a domestic and at an international level. The role played by the doctrine of res judicata depends on a balance between conflicting values, such as the principle of procedural economy and efficiency on the one side, and the principle of due process, with specific regard to the parties’ rights to present their case and to be heard, on the other side. The definition of the scope and the effects of res judicata, therefore, raises complex issues, and the solution to these issues varies considerably between national legal systems. The differences between domestic laws are relevant also from a transnational perspective. If a challenge of res judicata is raised with respect to a foreign judgment, the judge has to determine whether to accept the original effects that the decision would have in the State in which it was rendered or to equalize the effects of the foreign judgment with the effects that are usually recognized to domestic decisions. Where a challenge of res judicata is raised before an international commercial arbitral tribunal, the lack of certainties concerning the application of conflict rules breeds even more complexities. Those authorities that represent international arbitration as an autonomous legal order suggest the adoption of a transnational approach to res judicata and recommend the development of a set of substantive transnational rules. Conversely, those who consider that the arbitral tribunal is strictly bound to the legal order of the seat of the procedure, suggest the application of a conflict of law rule, in order to identify the applicable domestic rules of res judicata. Both approaches, for different reasons, are not satisfactory. This dissertation suggests the adoption of a more pragmatic approach in the identification of the scope and the effects of res judicata in international commercial arbitration. To this purpose challenges of res judicata that raise issues of jurisdiction shall be clearly differentiated from challenges of res judicata that raise admissibility issues. Whenever issues of jurisdiction underpin a challenge of res judicata, the arbitral tribunal should adopt an approach coherent with the rules of the State of the seat. As a matter of fact, a violation of those rules could result in the annulment or the refusal of recognition of the award. Whenever issues of admissibility underpin a challenge of res judicata, as a rule the arbitral tribunal should apply the rules of the State of the seat and, specifically, the conflict of laws rules of the seat that regulate the recognition of foreign decisions. However, if the transnational nature of the arbitration is quite pronounced, and the procedure is not closely connected with any domestic legal systems, the arbitral tribunal might apply a «more transnational» approach. In any event, this approach shall not lead to the application of substantive transnational rules, but rather to the recognition of the original effects of the decisions invoked in the proceedings, except where the recognition of such effects violates the procedural public policy of the State of the seat.
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Livres sur le sujet "Diritto internazionale del commercio"

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Fabrizio, Marrella, dir. Diritto e prassi del commercio internazionale. Padova : CEDAM, 2010.

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2

Sanna, Silvia. Diritti dei lavoratori e disciplina del commercio nel diritto internazionale. Milano : A. Giuffrè, 2004.

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3

Borghesi, Domenico, et Ferrari Franco. Le convenzioni di diritto del commercio internazionale : Codice essenziale. 2e éd. Milano : A. Giuffrè, 2002.

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Andrea, Giardina, et Tosato Gian Luigi, dir. Diritto del commercio internazionale : Testi di base e note introduttive. Milano : Giuffrè, 1996.

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5

Il diritto del commercio internazionale nel Mediterraneo tra diritto islamico e lex mercatoria. Napoli : Edizioni scientifiche italiane, 2007.

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Ligustro, Aldo. Le controversie tra stati nel diritto del commercio internazionale : Dal GATT all'OMC. Padova : CEDAM, 1996.

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7

Frignani, Aldo. Il diritto del commercio internazionale : Manuale teorico-pratico per la redazione dei contratti. Milano : IPSOA, 1986.

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8

Veneziano, Anna. Le garanzie mobiliari non possessorie : Profili di diritto comparato e di diritto del commercio internazionale. Milano : Giuffrè, 2000.

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Perulli, Adalberto. Diritto del lavoro e globalizzazione : Clausole sociali, codici di condotta e commercio internazionale. Padova : CEDAM, 1999.

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10

Società italiana di diritto internazionale., dir. Diritto e organizzazione del commercio internazionale dopo la creazione della Organizzazione mondiale del commercio : II convegno, Milano, 5-7 giugno 1997. Napoli : Editoriale scientifica, 1998.

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Chapitres de livres sur le sujet "Diritto internazionale del commercio"

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Gigliola di Renzo Villata, Maria. « Alle origini del diritto internazionale : l'utilizzo delle fonti canonistiche medievali nei primi 'artigiani' cinquecenteschi. Vitoria e … gli altri ». Dans Der Einfluss der Kanonistik auf die europäische Rechtskultur, 332–74. Köln : Böhlau Verlag, 2020. http://dx.doi.org/10.7788/9783412518929.332.

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VEZZANI, Simone. « Commercio internazionale e contrasto alla pesca non sostenibile : ». Dans El desarrollo del Derecho del Mar desde una perspectiva argentina y europea, 171–208. J.M Bosch, 2022. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctv2zp4s4s.10.

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3

Nuzzo, Luigi. « Cap. 4 : Il lato oscuro del diritto internazionale ». Dans Origini di una scienza, 223–86. Klostermann, 2012. http://dx.doi.org/10.5771/9783465141594-223.

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« La via del Vallese e il commercio internazionale e regionale alla fine del Medioevo ». Dans Culture et société médiévales, 203–16. Turnhout, Belgium : Brepols Publishers, 2019. http://dx.doi.org/10.1484/m.csm-eb.5.117889.

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Papa, Maria Irene. « Le dichiarazioni degli stati produttive di effetti giuridici vincolanti nei lavori di codificazione dalla commissione del Diritto Internazionale delle Nazioni Unite sugli atti unilaterali ». Dans Liber Amicorum Benedita Mac Crorie Volume II, 143–62. UMinho Editora, 2022. http://dx.doi.org/10.21814/uminho.ed.105.8.

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