Thèses sur le sujet « Diritto della sicurezza sociale »

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Ortiz, Gonzalez Conde Francisco Miguel <1987&gt. « Fondamenti comparati del diritto della Sicurezza Sociale tra Italia e Spagna ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7289/1/Ortiz_Gonzalez_Conde_Francisco_Miguel_Tesi.pdf.

Texte intégral
Résumé :
L'ipotesi di partenza è l’analisi dei fondamenti nazionali del diritto della Sicurezza Sociale tra Italia e Spagna. La metodologia utilizzata è stata il diritto comparato, il confronto tra categorie giuridiche equivalenti, e non dei singoli Paesi. La tesi è strutturata in quattro capitoli. Il capitolo I, generale, si occupa dei sistemi in modo parallelo durante le fasi fasciste, l’influenza reciproca durante i diversi periodi costituzionali (1931, 1948 e 1978) e la ricezione di nuovi approcci beveridgiani in entrambi i Paesi del Mediterraneo. Il capitolo II affronta la tendenza all’universalizzazione dell’ ambito soggettivo verso le eccezioni ai principi di professionalità e lex loci laboris. Il capitolo III regola le diverse interpretazioni dell’ambito oggettivo e gli approcci ambivalenti da parte di entrambe le Corti Costituzionali, poiché non hanno raggiunto una sola e univoca risposta, a volte, con rilievo della sussistenza del bisogno, altre, con prevalenza dell’avveramento del rischio nella tutela degli eventi protetti. Infine, nel capitolo IV, sul concetto di pensione adeguata, si trovano le maggiori differenze tra i sistemi. È possibile anticipare le pronunce vaghe e indirette della Corte Costituzionale spagnola, a differenza della Corte italiana. Per sostenere lo scollamento tra i livelli delle prestazioni e dei contributi versati, entrambi i Paesi hanno affermato, tra gli altri argomenti, la natura fiscale dei contributi previdenziali. Sono state trovate anche differenze tra i meccanismi di perequazione delle pensioni; in questo senso, le recenti sentenze sulla sospensione nel 2012 (in entrambi i Paesi).
This thesis analyses the Italian and Spanish foundations of Social Security systems from a comparative law approach, comparing equivalent legal categories in both countries. This thesis is structured in four chapters: Chapter I, in general, it deals with the Spanish and Italian systems in parallel during the fascist dictatorships, the different constitutional periods (1931, 1948 and 1978) and the new Beveridge approaches in both mediterranean countries. Chapter II faces the trend to universalize the personal scope of application through the exceptions to the principles of professionalism and lex loci laboris. Chapter III regulates the different interpretations in the material scope of application and the ambivalent approaches of both Constitutional Courts, as they have not reached a single and specific answer. It sometimes highlights the importance of the situation of need and others it focuses on the risk of protected events. Chapter IV is about the concept of an adequate pension and the major differences of both systems. It can be anticipated the imprecise and indirect pronunciations of the Spanish Constitutional Court, unlike the extensive Italian constitutional jurisprudence. Both countries have confirmed, among other topics, the fiscal nature of social security contributions in order to support the differences between the levels of pension benefits and contributions. It also shows the differences in the pensions equalization mechanisms and the latest judgments on the suspension in 2012 (in both countries).
La hipótesis de partida de la presente tesis es el análisis de los fundamentos nacionales del derecho a la Seguridad Social en Italia y en España. La metodología empleada ha sido el derecho comparado, confrontando categorías jurídicas y no meramente países. La tesis se estructura en cuatro capítulos. El capítulo I, general, se ocupa de los sistemas en modo paralelo durante las etapas fascistas, la influencia recíproca durante los períodos constitucionales (1931,1948, 1978) y la acogida de los principios beveridgianos en ambos países del Mediterráneo. El capítulo II afronta la tendencia hacia la universalización del ámbito subjetivo a través de las excepciones a los principios de profesionalidad y lex loci laboris. El capítulo II regula las diferentes interpretaciones del ámbito material y los enfoque ambivalentes de ambos Tribunales Constitucionales, que no han alcanzado una respuesta única y univoca, unas veces otorgando mayor protagonismo al estado de necesidad, otras en cambio al acaecimiento del riesgo protegido. Finalmente, en el capítulo IV, sobre el concepto de pensión adecuada, se encuentran las mayores diferencias entre sistemas. Es posible adelantar los pronunciamientos imprecisos e indirectos del Tribunal Constitucional español a diferencia de la ingente jurisprudencia italiana. Para sostener el descuelgue entre las prestaciones percibidas y las contribuciones versadas, ambos países han afirmado, entre otros argumentos, la naturaleza fiscal de las cuotas. Se han encontrado diferencias entre los mecanismos de revalorización de pensiones; en este sentido, las recientes sentencias sobre la suspensión del 2012 (en ambos países)
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Ortiz, Gonzalez Conde Francisco Miguel <1987&gt. « Fondamenti comparati del diritto della Sicurezza Sociale tra Italia e Spagna ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7289/.

Texte intégral
Résumé :
L'ipotesi di partenza è l’analisi dei fondamenti nazionali del diritto della Sicurezza Sociale tra Italia e Spagna. La metodologia utilizzata è stata il diritto comparato, il confronto tra categorie giuridiche equivalenti, e non dei singoli Paesi. La tesi è strutturata in quattro capitoli. Il capitolo I, generale, si occupa dei sistemi in modo parallelo durante le fasi fasciste, l’influenza reciproca durante i diversi periodi costituzionali (1931, 1948 e 1978) e la ricezione di nuovi approcci beveridgiani in entrambi i Paesi del Mediterraneo. Il capitolo II affronta la tendenza all’universalizzazione dell’ ambito soggettivo verso le eccezioni ai principi di professionalità e lex loci laboris. Il capitolo III regola le diverse interpretazioni dell’ambito oggettivo e gli approcci ambivalenti da parte di entrambe le Corti Costituzionali, poiché non hanno raggiunto una sola e univoca risposta, a volte, con rilievo della sussistenza del bisogno, altre, con prevalenza dell’avveramento del rischio nella tutela degli eventi protetti. Infine, nel capitolo IV, sul concetto di pensione adeguata, si trovano le maggiori differenze tra i sistemi. È possibile anticipare le pronunce vaghe e indirette della Corte Costituzionale spagnola, a differenza della Corte italiana. Per sostenere lo scollamento tra i livelli delle prestazioni e dei contributi versati, entrambi i Paesi hanno affermato, tra gli altri argomenti, la natura fiscale dei contributi previdenziali. Sono state trovate anche differenze tra i meccanismi di perequazione delle pensioni; in questo senso, le recenti sentenze sulla sospensione nel 2012 (in entrambi i Paesi).
This thesis analyses the Italian and Spanish foundations of Social Security systems from a comparative law approach, comparing equivalent legal categories in both countries. This thesis is structured in four chapters: Chapter I, in general, it deals with the Spanish and Italian systems in parallel during the fascist dictatorships, the different constitutional periods (1931, 1948 and 1978) and the new Beveridge approaches in both mediterranean countries. Chapter II faces the trend to universalize the personal scope of application through the exceptions to the principles of professionalism and lex loci laboris. Chapter III regulates the different interpretations in the material scope of application and the ambivalent approaches of both Constitutional Courts, as they have not reached a single and specific answer. It sometimes highlights the importance of the situation of need and others it focuses on the risk of protected events. Chapter IV is about the concept of an adequate pension and the major differences of both systems. It can be anticipated the imprecise and indirect pronunciations of the Spanish Constitutional Court, unlike the extensive Italian constitutional jurisprudence. Both countries have confirmed, among other topics, the fiscal nature of social security contributions in order to support the differences between the levels of pension benefits and contributions. It also shows the differences in the pensions equalization mechanisms and the latest judgments on the suspension in 2012 (in both countries).
La hipótesis de partida de la presente tesis es el análisis de los fundamentos nacionales del derecho a la Seguridad Social en Italia y en España. La metodología empleada ha sido el derecho comparado, confrontando categorías jurídicas y no meramente países. La tesis se estructura en cuatro capítulos. El capítulo I, general, se ocupa de los sistemas en modo paralelo durante las etapas fascistas, la influencia recíproca durante los períodos constitucionales (1931,1948, 1978) y la acogida de los principios beveridgianos en ambos países del Mediterráneo. El capítulo II afronta la tendencia hacia la universalización del ámbito subjetivo a través de las excepciones a los principios de profesionalidad y lex loci laboris. El capítulo II regula las diferentes interpretaciones del ámbito material y los enfoque ambivalentes de ambos Tribunales Constitucionales, que no han alcanzado una respuesta única y univoca, unas veces otorgando mayor protagonismo al estado de necesidad, otras en cambio al acaecimiento del riesgo protegido. Finalmente, en el capítulo IV, sobre el concepto de pensión adecuada, se encuentran las mayores diferencias entre sistemas. Es posible adelantar los pronunciamientos imprecisos e indirectos del Tribunal Constitucional español a diferencia de la ingente jurisprudencia italiana. Para sostener el descuelgue entre las prestaciones percibidas y las contribuciones versadas, ambos países han afirmado, entre otros argumentos, la naturaleza fiscal de las cuotas. Se han encontrado diferencias entre los mecanismos de revalorización de pensiones; en este sentido, las recientes sentencias sobre la suspensión del 2012 (en ambos países)
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Gobbi, Maura <1981&gt. « La salute detenuta : tra diritto e sicurezza”. Un’ indagine nella Casa Circondariale di Rimini ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4585/1/Gobbi_Maura_tesi.pdf.

Texte intégral
Résumé :
The survey approachs the issue of health and the problem of its effective protection in a context of deprivation of liberty and coercion, which is the prison. The theoretical reflection born from the reform of the Legislative Decree 230/99 which marked the transition from an employee by the Prison Health within prison a fully integrated in the National Health Service. The comparison between an institution of health promotion and institution of punishment which may operate on the same subject held produces multiple attrits, making their relationship problematic. The work shows the daily difficulties in the management of prison health within the institution, physician-patient between different health care roles, and between the latter and prison workers. The coexistence, in fact, is not always harmonious though quite often it is common sense and the willingness of operators to reduce barriers: overcrowding, limited resources and insufficient staff make the application of the rule and therefore the right to goal a difficult to be pursued. It is designed for a scheme of semi-structured interview essay is divided into 3 sections covering: "staff and its functions", "health reform" and "health of the prisoner"; questions were directed to doctors, nurses and psychologists engaged inside the prison of Rimini with the specific aim of examining the ambivalent relationship between the demand for health care in prisons and the need for security and a clear - albeit partial - point of view. We tried to reconstruct the situation of prison health care through the perception of prison operators, capturing the problematic issues that deal on both issues is instrumental to the experience of persons detained by analyzing, in terms of operators , what happens inside of a prison institution in everyday health care.
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Gobbi, Maura <1981&gt. « La salute detenuta : tra diritto e sicurezza”. Un’ indagine nella Casa Circondariale di Rimini ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4585/.

Texte intégral
Résumé :
The survey approachs the issue of health and the problem of its effective protection in a context of deprivation of liberty and coercion, which is the prison. The theoretical reflection born from the reform of the Legislative Decree 230/99 which marked the transition from an employee by the Prison Health within prison a fully integrated in the National Health Service. The comparison between an institution of health promotion and institution of punishment which may operate on the same subject held produces multiple attrits, making their relationship problematic. The work shows the daily difficulties in the management of prison health within the institution, physician-patient between different health care roles, and between the latter and prison workers. The coexistence, in fact, is not always harmonious though quite often it is common sense and the willingness of operators to reduce barriers: overcrowding, limited resources and insufficient staff make the application of the rule and therefore the right to goal a difficult to be pursued. It is designed for a scheme of semi-structured interview essay is divided into 3 sections covering: "staff and its functions", "health reform" and "health of the prisoner"; questions were directed to doctors, nurses and psychologists engaged inside the prison of Rimini with the specific aim of examining the ambivalent relationship between the demand for health care in prisons and the need for security and a clear - albeit partial - point of view. We tried to reconstruct the situation of prison health care through the perception of prison operators, capturing the problematic issues that deal on both issues is instrumental to the experience of persons detained by analyzing, in terms of operators , what happens inside of a prison institution in everyday health care.
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IUDICONE, FELICIANO. « TRASFORMAZIONI DELLA FIGURA DEL DATORE DI LAVORO MULTINAZIONALE. FENOMENI DI MOBILITA' GEOGRAFICA E TUTELE ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2019. http://hdl.handle.net/10280/59518.

Texte intégral
Résumé :
La tesi esplora le sfide poste al diritto del lavoro e alla politiche europee dal distacco di lavoratori, illustrando le sue complesse relazioni con le libertà economiche da un lato e con i diritti sociali dall’altro. In particolare, si propone una analisi della normativa europea alla luce della sua interpretazione da parte della Corte di Giustizia Europea e della concreta applicazione da parte delle autorità pubbliche. Il lavoro è arricchito da evidenze di tipo quantitativo e qualitativo sui flussi e sulle condizioni lavorative dei lavoratori distaccati, incluse le attività e i risultati di progetti volti a migliorare la comprensione del fenomeno rafforzando, al contempo, le capacità di ispettorati e sindacati. Le conclusioni propongono diversi percorsi di riforma, ispirati da visioni alternative dell’equilibrio tra libertà economiche e diritti sociali.
The thesis explores challenges posed to labour law and to European policies by the posting of workers, highlighting its complex relations with economic freedoms on the one side and with social rights on the other side. This is done by providing an analysis of EU-level law provisions in the light of their interpretation by the European Court of Justice and implementation by public authorities. The work is integrated by quantitative and qualitative evidences on flows and working conditions of posted workers, including activities and outcomes of projects meant to improve understanding of the phenomenon while empowering stakeholders, such as inspectorates and unions. The conclusions propose different pathways to reform posting rules, inspired by alternative visions on the balance between economic freedoms and social rights.
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IUDICONE, FELICIANO. « TRASFORMAZIONI DELLA FIGURA DEL DATORE DI LAVORO MULTINAZIONALE. FENOMENI DI MOBILITA' GEOGRAFICA E TUTELE ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2019. http://hdl.handle.net/10280/59518.

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Résumé :
La tesi esplora le sfide poste al diritto del lavoro e alla politiche europee dal distacco di lavoratori, illustrando le sue complesse relazioni con le libertà economiche da un lato e con i diritti sociali dall’altro. In particolare, si propone una analisi della normativa europea alla luce della sua interpretazione da parte della Corte di Giustizia Europea e della concreta applicazione da parte delle autorità pubbliche. Il lavoro è arricchito da evidenze di tipo quantitativo e qualitativo sui flussi e sulle condizioni lavorative dei lavoratori distaccati, incluse le attività e i risultati di progetti volti a migliorare la comprensione del fenomeno rafforzando, al contempo, le capacità di ispettorati e sindacati. Le conclusioni propongono diversi percorsi di riforma, ispirati da visioni alternative dell’equilibrio tra libertà economiche e diritti sociali.
The thesis explores challenges posed to labour law and to European policies by the posting of workers, highlighting its complex relations with economic freedoms on the one side and with social rights on the other side. This is done by providing an analysis of EU-level law provisions in the light of their interpretation by the European Court of Justice and implementation by public authorities. The work is integrated by quantitative and qualitative evidences on flows and working conditions of posted workers, including activities and outcomes of projects meant to improve understanding of the phenomenon while empowering stakeholders, such as inspectorates and unions. The conclusions propose different pathways to reform posting rules, inspired by alternative visions on the balance between economic freedoms and social rights.
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LOZZI, NICOLE. « POLITICHE DELLA SICUREZZA E ALLERTE ALIMENTARI NELL'UNIONE EUROPEA ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2010. http://hdl.handle.net/10280/777.

Texte intégral
Résumé :
La tesi ha come finalità lo studio della sicurezza alimentare e del suo sistema di controllo nel contesto europeo. Per sicurezza alimentare qui s’intende da un lato, quell’insieme di disposizioni e di procedure previste dal legislatore, atte a garantire che gli alimenti a rischio non siano immessi sul mercato; dall’altro quel meccanismo predisposto per individuare i problemi di sicurezza degli alimenti e agire di conseguenza. Sicurezza alimentare, intesa dal punto di vista normativo, è sia l’ampia gamma di disposizioni che hanno un’incidenza diretta o indiretta sulla sicurezza degli alimenti e dei mangimi (come ad esempio i provvedimenti sui materiali e gli oggetti a contatto con gli alimenti, sui mangimi e su altri mezzi di produzione agricola a livello primario), sia un vero e proprio sistema inteso come meccanismo o insieme di procedure pensate per garantire la sicurezza degli alimenti. Tale apparato di tutela opera, tenendo in considerazione tutti gli aspetti della catena di produzione alimentare, come un unico processo, partendo dalla produzione, passando attraverso la trasformazione fino ad arrivare alla distribuzione e vendita dei prodotti. Oggetto principale di questa tesi è l’analisi del sistema di controllo alimentare, poiché non solo elemento integrante, ma soprattutto presupposto della sicurezza stessa. Precisamente, in Europa il sistema di sorveglianza si presenta come un meccanismo di allarme rapido per la notificazione di un rischio diretto o indiretto per la salute umana dovuto ad alimenti o mangimi, una sorta di rete di collegamento cui partecipano gli Stati membri, la Commissione Europea e l’Autorità per la sicurezza alimentare
The idea of research comparing the legal and policy choices which form the basis for the current agrofood safety systems derive from the observation of several cases of “food emergency”(such as BSE, dioxin contamination , bird flu, GMOs) and food alert, which occurred in the recent European history and have caused reactions and worries in public opinion. The study of the above mentioned events and the reflection upon the attitudes and the decisions about food safety made by the European Union institutions raised many different questions. First of all I wondered if this is only a European phenomenon or if it may also apply to overseas countries like the USA. I also wanted to investigate about science regulation policies ruling the safety system born to face feared or evident risks for public health (as a consequence of BSE), i.e. to understand how scientific knowledge is used in legal and policy choices and which are the political and social consequences. In effect, the emergencies, risks and uncertainties caused by the social implementation of science have increased the gap between society and institutions both at national and community level, generating mistrust not so much of scientific and technological progress but of the institutions themselves. The public isn’t only worried about “safety” meant as the likelihood of a damage occurring, but also about the unexpected social effects neglected by the institutions. Europe expressed its concerns about these situations by trying to fill the gap from different perspectives : • new governance of science; • subsequent new regulatory and policy model of science; • expertise and its credibility; • more collective decision making processes Such steps are fundamental to generate and new idea of science governance which connects the need of a more democratic science with that of a more involving society . The Democratization of science implies the acquisition by institutions of several scientific opinions involving all of the aspects of knowledge in order to obtain decisions making processes meeting social needs and, consequently, closer to citizens.
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LOZZI, NICOLE. « POLITICHE DELLA SICUREZZA E ALLERTE ALIMENTARI NELL'UNIONE EUROPEA ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2010. http://hdl.handle.net/10280/777.

Texte intégral
Résumé :
La tesi ha come finalità lo studio della sicurezza alimentare e del suo sistema di controllo nel contesto europeo. Per sicurezza alimentare qui s’intende da un lato, quell’insieme di disposizioni e di procedure previste dal legislatore, atte a garantire che gli alimenti a rischio non siano immessi sul mercato; dall’altro quel meccanismo predisposto per individuare i problemi di sicurezza degli alimenti e agire di conseguenza. Sicurezza alimentare, intesa dal punto di vista normativo, è sia l’ampia gamma di disposizioni che hanno un’incidenza diretta o indiretta sulla sicurezza degli alimenti e dei mangimi (come ad esempio i provvedimenti sui materiali e gli oggetti a contatto con gli alimenti, sui mangimi e su altri mezzi di produzione agricola a livello primario), sia un vero e proprio sistema inteso come meccanismo o insieme di procedure pensate per garantire la sicurezza degli alimenti. Tale apparato di tutela opera, tenendo in considerazione tutti gli aspetti della catena di produzione alimentare, come un unico processo, partendo dalla produzione, passando attraverso la trasformazione fino ad arrivare alla distribuzione e vendita dei prodotti. Oggetto principale di questa tesi è l’analisi del sistema di controllo alimentare, poiché non solo elemento integrante, ma soprattutto presupposto della sicurezza stessa. Precisamente, in Europa il sistema di sorveglianza si presenta come un meccanismo di allarme rapido per la notificazione di un rischio diretto o indiretto per la salute umana dovuto ad alimenti o mangimi, una sorta di rete di collegamento cui partecipano gli Stati membri, la Commissione Europea e l’Autorità per la sicurezza alimentare
The idea of research comparing the legal and policy choices which form the basis for the current agrofood safety systems derive from the observation of several cases of “food emergency”(such as BSE, dioxin contamination , bird flu, GMOs) and food alert, which occurred in the recent European history and have caused reactions and worries in public opinion. The study of the above mentioned events and the reflection upon the attitudes and the decisions about food safety made by the European Union institutions raised many different questions. First of all I wondered if this is only a European phenomenon or if it may also apply to overseas countries like the USA. I also wanted to investigate about science regulation policies ruling the safety system born to face feared or evident risks for public health (as a consequence of BSE), i.e. to understand how scientific knowledge is used in legal and policy choices and which are the political and social consequences. In effect, the emergencies, risks and uncertainties caused by the social implementation of science have increased the gap between society and institutions both at national and community level, generating mistrust not so much of scientific and technological progress but of the institutions themselves. The public isn’t only worried about “safety” meant as the likelihood of a damage occurring, but also about the unexpected social effects neglected by the institutions. Europe expressed its concerns about these situations by trying to fill the gap from different perspectives : • new governance of science; • subsequent new regulatory and policy model of science; • expertise and its credibility; • more collective decision making processes Such steps are fundamental to generate and new idea of science governance which connects the need of a more democratic science with that of a more involving society . The Democratization of science implies the acquisition by institutions of several scientific opinions involving all of the aspects of knowledge in order to obtain decisions making processes meeting social needs and, consequently, closer to citizens.
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Cioli, Federico <1964&gt. « Sicurezza privata e sicurezza partecipata. Le imprese private del settore sicurezza in Italia tra subalternità e sussidirietà ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5867/1/cioli_federico_tesi.pdf.

Texte intégral
Résumé :
La ricerca esamina il ruolo delle imprese che svolgono attività di sicurezza privata in Italia (oggi definita anche "sussidiaria" o "complementare") in relazione allo sviluppo delle recenti politiche sociali che prevedono il coinvolgimento di privati nella gestione della sicurezza in una prospettiva di community safety. Nel 2008/2009 le politiche pubbliche di sicurezza legate al controllo del territorio hanno prodotto norme con nuovi poteri “di polizia” concessi agli amministratori locali e la previsione di associazione di cittadini per la segnalare eventi dannosi alla sicurezza urbana (“ronde”). Nello stesso periodo è iniziata un’importante riforma del settore della sicurezza privata, ancora in fase di attuazione, che definisce le attività svolte dalle imprese di security, individua le caratteristiche delle imprese e fissa i parametri per la formazione del personale. Il quadro teorico del lavoro esamina i concetti di sicurezza/insicurezza urbana e di società del rischio alla luce delle teorie criminologiche legate alla prevenzione situazionale e sociale e alla community policing. La ricerca sul campo si basa sull’analisi del contenuto di diverse interviste in profondità con esponenti del mondo della sicurezza privata (imprenditori, dirigenti, studiosi). Le interviste hanno fatto emergere che il ruolo della sicurezza privata in Italia risulta fortemente problematico; anche la riforma in corso sulla normativa del settore è considerata con scarso entusiasmo a causa delle difficoltà della congiuntura economica che rischia di compromettere seriamente la crescita. Il mercato della sicurezza in Italia è frastagliato e scarsamente controllato; manca un’azione di coordinamento fra le diverse anime della sicurezza (vigilanza privata, investigazione, facility/security management); persiste una condizione di subalternità e di assenza di collaborazione con il settore pubblico che rende la sicurezza privata relegata in un ruolo marginale, lontano dalle logiche di sussidiarietà.
The research examines the role of private companies engaged in security in Italy (now also called subsidiary or complementary) in relation to the development of recent social policies that provide for the involvement of private sector in security management from a perspective of community safety. In 2008/2009 the public policy of safety-related control of the territory have produced standards with new "police" powers granted to local administrators and the prediction of association of citizens to report adverse events to urban safety ("rounds"). At the same time a major reform of the private security industry began, still in the implementation phase, which defines the activities of security companies, identifies their characteristics and sets standards for the training of personnel. The theoretical framework of the paper examines the concepts of security / insecurity and urban risk society in the light of criminological theories related to social and situational prevention and community policing. The fieldwork is based on the contents of several in-depth interviews with members of the private security (contractors, managers, researchers). The interviews revealed that the role of private security in Italy is highly problematic, even the ongoing reform of the regulatory environment is considered with little enthusiasm because of the difficulties of the economic situation that is likely to seriously affect the growth. The security market in Italy is jagged and poorly controlled; missing coordinate between the different souls of security (private security, investigation, facility / security management); a condition of subordination and lack of cooperation remains with the public sector which makes the private security relegated to a marginal role.
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Cioli, Federico <1964&gt. « Sicurezza privata e sicurezza partecipata. Le imprese private del settore sicurezza in Italia tra subalternità e sussidirietà ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5867/.

Texte intégral
Résumé :
La ricerca esamina il ruolo delle imprese che svolgono attività di sicurezza privata in Italia (oggi definita anche "sussidiaria" o "complementare") in relazione allo sviluppo delle recenti politiche sociali che prevedono il coinvolgimento di privati nella gestione della sicurezza in una prospettiva di community safety. Nel 2008/2009 le politiche pubbliche di sicurezza legate al controllo del territorio hanno prodotto norme con nuovi poteri “di polizia” concessi agli amministratori locali e la previsione di associazione di cittadini per la segnalare eventi dannosi alla sicurezza urbana (“ronde”). Nello stesso periodo è iniziata un’importante riforma del settore della sicurezza privata, ancora in fase di attuazione, che definisce le attività svolte dalle imprese di security, individua le caratteristiche delle imprese e fissa i parametri per la formazione del personale. Il quadro teorico del lavoro esamina i concetti di sicurezza/insicurezza urbana e di società del rischio alla luce delle teorie criminologiche legate alla prevenzione situazionale e sociale e alla community policing. La ricerca sul campo si basa sull’analisi del contenuto di diverse interviste in profondità con esponenti del mondo della sicurezza privata (imprenditori, dirigenti, studiosi). Le interviste hanno fatto emergere che il ruolo della sicurezza privata in Italia risulta fortemente problematico; anche la riforma in corso sulla normativa del settore è considerata con scarso entusiasmo a causa delle difficoltà della congiuntura economica che rischia di compromettere seriamente la crescita. Il mercato della sicurezza in Italia è frastagliato e scarsamente controllato; manca un’azione di coordinamento fra le diverse anime della sicurezza (vigilanza privata, investigazione, facility/security management); persiste una condizione di subalternità e di assenza di collaborazione con il settore pubblico che rende la sicurezza privata relegata in un ruolo marginale, lontano dalle logiche di sussidiarietà.
The research examines the role of private companies engaged in security in Italy (now also called subsidiary or complementary) in relation to the development of recent social policies that provide for the involvement of private sector in security management from a perspective of community safety. In 2008/2009 the public policy of safety-related control of the territory have produced standards with new "police" powers granted to local administrators and the prediction of association of citizens to report adverse events to urban safety ("rounds"). At the same time a major reform of the private security industry began, still in the implementation phase, which defines the activities of security companies, identifies their characteristics and sets standards for the training of personnel. The theoretical framework of the paper examines the concepts of security / insecurity and urban risk society in the light of criminological theories related to social and situational prevention and community policing. The fieldwork is based on the contents of several in-depth interviews with members of the private security (contractors, managers, researchers). The interviews revealed that the role of private security in Italy is highly problematic, even the ongoing reform of the regulatory environment is considered with little enthusiasm because of the difficulties of the economic situation that is likely to seriously affect the growth. The security market in Italy is jagged and poorly controlled; missing coordinate between the different souls of security (private security, investigation, facility / security management); a condition of subordination and lack of cooperation remains with the public sector which makes the private security relegated to a marginal role.
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CATERINO, Giuseppina. « L'ACCERTAMENTO DELLA PERICOLOSITA' SOCIALE ». Doctoral thesis, Università degli studi di Cassino, 2021. http://hdl.handle.net/11580/77867.

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Résumé :
THE ASSESSMENT OF SOCIAL DANGEROUSNESS The aim of this thesis was to provide an examination of the meaning that the notion of social dangerousness takes on in our time, an aim that necessarily requires a precise analysis of the factors that contributed to the birth of this institution and its historical and normative development, and the re-evaluation of the concept itself by neurosciences, as it will be highlighted in this work. The modus procedendi of this work has been based on the timely and in-depth consultation of all the most authoritative sources in order to better analyse the various issues dealt with in this work, both in the doctrinal, regulatory and case law fields. As part of this examination, I have also taken into consideration the double-track system, and the problems connected to it, in relation to the above mentioned meaning and its assessment in court and debate. In our discussion, I also pointed out that the term "dangerous" is linked to a concept of human "subjectivity" that originates in the criminological determinism of a purely positivist matrix. In the first chapter of this thesis, I have extensively argued how such a preconception, which identifies such "social dangerousness" with the presumed inclination of an individual to perform criminal actions, has therefore deterministically evolved as an instrument to give evidence of the presence of dysfunctional and deficient aspects in a specific subject. I have also highlighted how the concept of social dangerousness was reformulated by the legislator in 1930 on the basis of a system that was extremely innovative for the time, that is, the "double-track" system mentioned above. This work analyses how, in contrast to the rigorous positivist approaches but also to the huge classical limitations present in the old Zanardelli code, in this framework the notion of social criminality begins to take on completely new characteristics, forming the foundations for what would become the modern multi-functional representation of punishment in the criminal justice system1. As I have highlighted here, this is in line with the contemporary vision that the jurist has of this institution, which is no longer an unchangeable stigma determined by characteristics of dubious scientific nature, but constitutes the founding element to achieve a possible prognostic judgement on the probability of the subject committing further criminal acts in the future. Without prejudice to the considerable complexity of the phenomenon in question, in the second chapter of this work I have attempted to provide an in-depth analysis of the legal institution of social dangerousness, 4 demonstrating how this is an instrument destined to affect the application of ante, praeter or post delictum measures. I have also examined in depth the main legal typological categories of social dangerousness, giving an account of the various safeguards (in term of both security and patrimonial measures) applicable in such circumstances, also trying to provide non-trivial cues on the adoption of such measures and the problem of recidivism. In the third chapter I have deepened the main subject matter, i.e. the assessment of the social dangerousness of the accused person, analysing both the theoretical and the critical aspects inherent in the very evaluation process of this complex and multiform concept, the case law guidelines and the complex process of examination of the subject's personality for the purposes of an overall assessment of his conduct and the preparation of the most suitable treatments and measures for the socially dangerous offender. In the fourth chapter, I have deepened the expert assessment for the evaluation of the accused person’s social dangerousness, focusing above all on the psychiatric and psycho criminological expertise, giving an account of the methods of the expert's intervention and the factual and empirical validity of the same (always within the scope of the law and within the framework of the current legal debate on the subject) in order to provide substantial assistance to the prognostic activity of the judgement in criminal proceedings.
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PORROVECCHIO, Dario. « LA TUTELA PENALE DELLA SICUREZZA SUL LAVORO Profili di responsabilità della persona fisica e della persona giuridica ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2014. http://hdl.handle.net/10447/91291.

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MELILLI, EMANUELE. « D.9.3. Tutela e sicurezza della circolazione urbana nel diritto romano ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2010. http://hdl.handle.net/10281/9449.

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Résumé :
La tesi di dottorato intende fornire una serie di spunti e riflessioni critiche a proposito della tutela della sicurezza viaria e urbana nel diritto romano. In particolare il tema centrale della tesi è costituito dallo studio delle peculiari forme di responsabilità in cui incorrevano i soggetti chiamati a rispondere del danno a cose o persone, della morte o del ferimento di persone libere, in seguito alla caduta di oggetti o allo spargimento di liquidi nei luoghi pubblici, effusum vel deiectum, e di quanti avessero tenuto posti degli oggetti in suggrunda protectove con il pericolo che potessero cadere, positum aut suspensum. Questa materia è pressoché interamente trattata nel titolo terzo del nono libro del Digesto, ‘de his, qui effuderint vel deiecerint’. La dissertazione scritta si apre con un breve capitolo introduttivo sullo stato dell’arte a proposito del suddetto argomento; per molto tempo, infatti, le due fattispecie dell’effusum vel deiectum e del positum aut suspensum sono state sempre analizzate all’interno del più generale tema dei quasi delitti vista e delle fonti di obbligazioni e ciò ha impedito, in alcuni casi, di coglierne le specifiche peculiarità e di affrancarle dalle tendenze sistematiche delle principali fasi ermeneutiche dello studio del diritto romano. Non potendo ovviamente rendere conto di tute le posizioni assunte in dottrina su questo tema generale, vengono selezionate le principali tesi di quegli autori che, in un modo o nell’altro si sono profusi nell’esegesi dei frammenti che compongono D.9.3. Sostanzialmente le varie posizioni propendono per la valorizzazione della natura pretoria di queste fattispecie illecite, oppure sulla rilevanza dell’elemento soggettivo della culpa, o ancora della natura oggettiva della responsabilità in senso stretto oppure nella sua variante di responsabilità per fatto altrui. Il primo capitolo della tesi è dedicato ad un preliminare approccio alla fattispecie edittale della ‘deiectio vel effusio’ ed alla fattispecie ad essa connessa del ‘positum aut suspensum’ contenuta nello stesso titolo del Digesto. L’intento del capitolo è quello di fornire una panoramica sulle problematiche giuridiche di cui sono foriere entrambe le suddette ipotesi quasi delittuali. In particolare ci si sofferma sul variegato regime dell’actio de effusis vel deiectis, sulla legittimazione passiva, sul tipo di responsabilità e sul rapporto con il danno aquiliano, per poi passare a tratteggiare i profili di omogeneità con il ‘positum aut suspensum’, le differenze, la diversa prospettiva rispetto all’evento danno, la questione sulla nossalità, o meno, delle due azioni. Nel corso delle riflessioni portate in questo primo capitolo emerge lo iato tra l’esigenza di contemperare l’interesse pubblico e la necessità di un’adeguata riparazione del danno subito dall’attore che agisce in giudizio e si fa, pertanto, pressante l’esigenza di delimitare con precisione il contesto storico giuridico ed economico in cui le due fattispecie furono emanate per focalizzare al meglio quali siano gli interessi espressamente tutelati dalle norme edittali. Nel secondo capitolo si analizza, attraverso l’ausilio delle fonti letterarie giuridiche il contesto storico e sociale che favorì l’introduzione delle due fattispecie. Le due fattispecie risultano da sempre connesse anche all’interno della stessa tradizione giurisprudenziale ma, attraverso l’analisi dei verba edicti e la struttura delle clausole, si tenta di sminuire il dato originario di questa connessione. Vi sono infatti alcuni elementi che possono indurre a riconsiderare il rapporto tra le due fattispecie e ad inserirlo in un contesto più variegato di provvedimenti ed istituti che probabilmente erano intesi alla salvaguardia di un interesse generale quale poteva essere quello della sicurezza viaria. Infatti il dato comune che si rileva, anche attraverso l’analisi dei verba edicti dell’editto edilizio ‘de feris’, è la protezione del medesimo bene giuridico individuato nelle viae, per quas vulgo iter fiet. In particolare anche la possibilità di stabilire la precisa successione cronologica degli editti non è compito da poco, soprattutto ove si ritenga di sussumere qualche indizio in D.9.3.5.12 dove nell’ipotesi di estensione dell’actio de posito ad opera di Servio per il caso dell’ampfhora ex reticulo suspensa si voglia rilevare dalla motivazione quia legitima et honaria actio deficit la possibilità che Servio non conoscesse ancora l’actio de effusis vel deiectis. A dire il vero non è neanche del tutto sicuro che l’ipotesi degli oggetti suspensi fosse originariamente regolata dall’editto ‘nequis in suggrunda’ facendo riferimento quest’ultimo al solo positum habere. In realtà non si esclude che fosse proprio in epoca serviana che s’iniziasse ad attrarre nell’orbita del positum anche la gemella fattispecie del suspensum. Svolte queste osservazioni, si continua ad analizzare attraverso alcune indicazioni contenute in particolare modo nei frammenti D.9.3.1.1, D.9.3.1.2 e D.9.3.6pr., l’orientarsi di questa tutela alla salvaguardia di interessi pubblici intesi non come interessi statali ma come forme in cui l’utilitas dei singoli cives corrisponde all’utilitas omnium. Un unico dubbio sull’intensità di questa forma di tutela viene dall’attestazione di una divergenza di pareri tra i giuristi Labeone e Paolo in tema di applicazione oraria dell’editto che secondo il primo doveva essere limitata alle sole ore del giorno mentre il secondo rileva svolgersi il traffico anche durante le ore notturne. Una volta analizzato quest’aspetto le tesi prosegue con due capitoli nei quali si esamina nel dettaglio il regime processuale delle azioni edittali, con un particolare occhio di riguardo all’equivalenza tra l’interesse specifico perseguito dall’attore e la forma giuridica predisposta dall’ordinamento. Il commento dei giuristi, come più volte si troverà precedentemente segnalato nel corso della tesi, è come solcato da una sorta di profilo border line, dove accanto ad affermazioni di entusiasmo nei confronti dell’utilità pubblica e la spiccata marca social-preventiva della disciplina penale edittale, si accostano momenti in cui sembra preponderante e prevalente l’interesse del privato: esigenze che non costituiscono necessariamente un’antinomia giuridica, ma che di certo possono essere il portato di una stratificazione del pensare giuridico a proposito di queste fattispecie avvenuta nello scorrere delle varie epoche del diritto romano. Nel terzo capitolo si cerca di individuare, attraverso l’analisi delle singole variabili dell’actio de effusis vel deiectis, il modo in cui veniva ricomposta la dialettica tra l’interesse del privato e l’interesse collettivo alla sicurezza della circolazione. Il caso più complesso è sicuramente quello della prima azione de effusis per il danno alle cose, modellata esattamente sul tenore dell’azione di danno aquiliano. In effetti se è vero che questa prima azione è sicuramente modellata sullo schema aquiliano, non bisogna sottovalutare i vantaggi che l’actio de effusis aveva rispetto alla prima la quale, oltre a richiedere il requisito del damnum corpore corpori, che poteva essere aggirato per il tramite di un’estensione in via utile essere adattato anche alla deiectio, comportava l’individuazione della persona del deiector, mentre, di contro, l’actio de effusis chiamava automaticamente a rispondere l’habitator. La responsabilità oggettiva dell’habitator, se anche costituiva un assoluto vantaggio per il danneggiato non poteva non costituire anche un incentivo per gli habitatores ad attuare una più stretta e rigorosa sorveglianza di ciò che avveniva all’interno dei vari locali contribuendo indirettamente ad attuare una forma di prevenzione al fine di evitare una sicura e vittoriosa chiamata in giudizio da parte dei soggetti danneggiati. Per quanto riguarda il regime delle azioni per la morte e il ferimento dell’uomo libero, si deve rilevare come il dettato di D.9.3.5.5, che spesso presenta uno stile narrativo piuttosto involuto, nella scelta della preferenza a favore degli eredi del soggetto deceduto, non costituisce necessariamente una forzatura al regime delle azioni popolari che non erano trasmissibili attivamente, ma solo un’applicazione concreta del criterio dell’idoneiorem. Nel caso infatti in cui fosse un parente del soggetto deceduto a voler esercitare l’azione, questo veniva preferito come attore popolare, non in relazione al suo personale interesse, ma in funzione del fatto che in esso poteva realizzarsi con più forza la tutela dell’interesse generale. La terza azione per il ferimento rappresenta una difficoltà maggiore in quanto vi si trova affermata la coesistenza di una legittimazione perpetua all’esercizio dell’azione del ferito con la legittimazione popolare del terzo. Riesce difficile comprendere come si potessero conciliare queste due legittimazioni visto che l’azione popolare annuale frustrava la perpetuità dell’azione del ferito. In realtà le due potevano benissimo coesistere se si pensa al fatto che l’azione penale in quanto tale mirava a ripristinare mediante l’irrogazione della poena l’equilibrio sociale destabilizzato dall’illecito. L’azione del terzo forse poteva servire da pungolo al ferito ad esercitare prima possibile la sua azione e non a comprometterla. Infatti, non v’è dubbio che se il ferito avesse esercitato l’azione la sua legittimazione sarebbe stata preferita a quella del terzo in quanto il primo era idoneior rispetto al terzo. Nel caso in cui il terzo non esperisse l’azione entro l’anno il ferito poteva esercitarla quando lo ritenesse più opportuno, e questo sempre a salvaguardia della riparazione del torto che sicuramente in questo caso, procrastinandosi oltre l’anno faceva sfumare l’aspetto repressivo – preventivo generale, per privilegiare quello personale. Negli ultimi due paragrafi viene dato conto del regime della legittimazione passiva nel caso in cui vi fossero più soggetti ad abitare il medesimo cenaculo dal quale si era verificata l’effusio vel deiectio. La scelta è in favore di un regime si solidarietà elettiva in luogo di quella cumulativa tipica delle azioni penali, ma questo ben si spiega in ragione della peculiarità della tutela che mirava a risarcire del danno l’attore senza che questo dovesse riscuotere per intero la somma da ciascuno dei plures. In D.9.3.5.4 sempre in tema di legittimazione viene affrontato un caso particolare ove ad un soggetto condannato ex lege Aquilia per ciò che altri ha gettato o versato di sotto viene concessa un’azione in factum in funzione di rivalsa. L’interpretazione del frammento è, da sempre, molto controversa e la ricostruzione accettata in dottrina è nel senso di configurare un soggetto che, condannato de effusis per ciò che un deiector, astrattamente individuabile e tenuto ex lege Aquilia, ha compiuto, avrebbe un azione di regresso contro quest’ultimo e si ritiene che l’azione in factum possa essere quella aquiliana. In realtà però dall’andamento della narrazione ulpianea non si capisce perché se fino ad un certo punto Ulpiano ha parlato di estensioni della de effusis, ritenga proprio all’ultimo di deviare per un’actio in factum lege aquilia, per cui sembrerebbe più logico che si possa trattare di un’actio de effusis in forma di rivalsa. Inoltre si specifica come sia impossibile, se non legando al precedente D.9.3.5.3 difficile capire come l’habitator potesse essere condannato ex lege Aquilia per un’azione compiuta da un altro. Il quarto capitolo è dedicato allo studio dell’actio de posito ed al suo regime. In particolare l’attenzione si pone principalmente sull’esegesi di un frammento molto controverso in dottrina D.9.3.5.12 in cui nell’ipotesi di caduta di un oggetto positum che ha provocato dei danni viene concessa un’estensione dell’actio de posito. Il frammento pone dei complessi problemi esegetici perché poco prima, in un altro passo, Ulpiano ha affermato che, nel caso di caduta di un oggetto suspensum, doveva applicarsi l’actio de effusis. In effetti, l’interprete si chiede perché mai nell’ipotesi di caduta di un oggetto si deva dare luogo all’actio de posito invece dell’actio de effusis. Inoltre è la motivazione che Ulpiano fornisce per giustificare l’estensione che sembra lasciare intendere un’automatica legittimazione passiva all’actio de posito dell’habitator e del dominus; questa legittimazione, secondo la dottrina maggioritaria, sarebbe inconciliabile con la configurazione della responsabilità nell’actio de posito in cui il legittimato passivo sembrerebbe essere convenuto per un fatto a cui è legato da un preciso nesso causale. Bisogna quindi risolvere preventivamente il problema della forma di responsabilità ed è per questo che, prima di procedere all’esegesi di D.9.3.5.12 viene analizzato bisogna un altro frammento del commento ulpianeo, D.9.3.5.10, che di questo problema si occupa nello specifico. Attraverso l’esegesi di questo frammento si dimostra come la condotta del positum habere possa essere attribuita al soggetto convenuto non solo per averla quest'ultimo tenuta materialmente, ma anche per il fatto che il convenuto abbia tollerato che altri l’abbia fatto senza provvedere a rimuovere l’oggetto malamente collocato. Anche questa ipotesi, infatti, integra una forma di contrarietà alla clausola e quindi permette un’attribuzione del fatto in capo al convenuto come oggettivamente compiuto da lui stesso. A questo punto una volta precisata l’entità della forma di responsabilità, il contenuto D.9.3.5.12 appare meno criptico in quanto la legittimazione che spetta al qui posuit è esattamente identica a quella del is qui positum habeat . Non si dà l’azione de effusis in quanto l’actio de posito è sufficiente coprire tutte queste ipotesi di danno, per il fatto che non si cerca l’autore materiale della condotta; il legittimato passivo de posito potrà ovviamente coincidere con la legittimazione de effusis solo quando questo sia anche habitator. Anche le estensioni serviane, in effetti dimostrano che l’actio de posito non era necessariamente intesa a ricercare il vero colpevole e che il meccanismo in fondo è esattamente identico a quello previsto dall’azione de effusis, con la differenza che nell’actio de posito possono essere convenuti anche soggetti che non sono habitatores. Nonostante i tratti comuni Ulpiano mostra di tenere in distinta considerazione le due azioni dove la prima, la de effusis, è strettamente legata alla produzione di un evento dannoso, mentre la seconda, quella de posito, ha ad oggetto la sanzione del pericolo che, qualora si traduca in un danno cionondimeno non fa mutare la natura dell’illecito che resta sempre un illecito di pericolo con caratteristiche e responsabilità peculiari. In questo senso va letta anche l’affermazione di Ulpiano in D.9.3.5.11. ove si riferisce che si punisce l’is, qui positum habuit sive nocuit sive non nocuit evidenziando che l’editto ‘ne qui in suggrunda’ aveva luogo ove anche l’oggetto caduto fosse caduto senza arrecare alcun danno. Il capitolo dedicato alla questione della nossalità delle azioni de effusis e de posito costituisce un punto a sé rispetto a tutto l’impianto della tesi ma, altresì, copioso di spunti critici e di riflessioni in ordine alla possibile sovrapposizione di più livelli di pensiero giuridico sulle nostre fattispecie. È superfluo ricordare, infatti, che alcuni soggetti non godessero della capacità di stare in giudizio ed è altrettanto noto che nel corso delle differenti epoche della storia giuridica romana si assiste ad un progressivo deterioramento di questo principio. Alcuni brani che si ritrovano in D.9.3 appunto fotografano stadi diversi di questa evoluzione nella condizione dei servi e dei filii familias e denunciano evidenti spunti di cambiamenti sociali e giuridici nel procedere dei secoli che potrebbero essere indirettamente influenzati dalla natura particolarissima delle fattispecie in esame. In particolare il problema che si pone rispetto alla nossalità nelle actiones de effusis e de posito riguarda proprio la forma di responsabilità, che prescinde da un’effettiva colpevolezza del soggetto chiamato a rispondere e che si oppone al sistema della nossalità che si basa sulle ipotesi in cui il dominus venga chiamato a rispondere per un fatto delittuoso del sottoposto. Per il filius il problema non si poneva concretamente essendo probabile che proprio l’actio de effusis potesse essere uno di quei casi in cui per la prima volta la giurisprudenza concesse la legittimazione diretta del filius come testimonierebbe anche l’esegesi di D.44.7.5.5 ove si fa riferimento ad un parere di Giuliano in proposito. Attraverso l’analisi della clausola nossale si constata come l’inconciliabilità sia solo apparente in quanto nell’ipotesi normale al dominus non era impossibile provvedere alla noxae deditio del servus deiector proprio perché l’intentio formulare dell’actio de effusis era costruita in forma impersonale e non era, pertanto, del tutto chiusa ad un’ipotesi di deditio. Più complesso il caso in cui habitator fosse il servo perché era oggettivamente colpevole ma non materialmente. Ora su questo caso non si hanno certezze circa l’opzione preferita dalla giurisprudenza perche D.9.3.1.8, che se ne occupa, risulta con tutta probabilità manipolato, però si può supporre dall’andamento del passo che fosse, con ogni probabilità possibile per il dominus far valere in qualche modo anche la responsabilità oggettiva del servus habitator e liberarsi mediante l’abbandono nossale. Presa posizione rispetto al tema della nossalità la tesi giunge al suo capitolo finale dedicato alla formulazione delle principali conclusioni in ordine ai risultati raggiunti nel corso della trattazione dei vari capitoli. In sintesi si dà conto delle riflessioni generali svolte durante il corso della ricerca e delle possibili direzioni e termini di approfondimento che lo studio di queste fattispecie potrebbe ulteriormente toccare. Emanuele Melilli
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Armenti, Alessandra. « Sicurezza percepita aeroportuale. Approccio multi-metodo per l'analisi della sicurezza percepita dei passeggeri aeroportuali ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3423411.

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In recent years, the issue of security has become a priority for governments seeking to ensure the security of their citizens and entrance to the Seventh Framework Programme (FP7). In order to achieve a long-term security solution at the governmental level and increase a sense of security amongst people, it is necessary to develop a regular, interactive dialogue between people and the institutions that govern them. This research project aims to offer an original contribution to security research by applying an intercultural and multi-method approach to the context of an international airport, an environment in which the assurance of security for all is imperative. Through an examination of the social actors, social practices, and technological artifacts in this setting, I seek to identify the factors and psychosocial processes underlying the perceived security measures taken to protect passengers. The research is divided into two phases: the qualitative phase focuses on an ethnographic study of airport practices while the quantitative phase explores the construction and validation in measures of perceived security (PASQ -Perceived Airport Security Questionnaire). The main findings from this research provides a definition and verification of psychosocial processes underlying perceived airport security constructs, highlighting the strong influence of the passengers'€™ previous knowledge of airport practices and of the social interaction processes, on their perceptions of airport security measures. These results offer a considerable amount of applicable value to the definition of design investment, for structural analysis of airports, and the training of airport personnel.
La Sicurezza è diventata negli ultimi anni un tema emergente, assumendo un ruolo fondamentale per i Governi che mirano a garantire la sicurezza dei propri cittadini, tanto da essere introdotta tra i programmi del VII Programma Quadro. Per realizzare condizioni di sicurezza stabili e durature, in modo da elevare il senso di sicurezza degli individui, risulta necessario sviluppare un dialogo costante e congiunto tra questi e le Istituzioni. Il progetto di ricerca qui presentato, intende offrire un contributo originale alla ricerca sul tema della sicurezza, mediante un approccio interculturale e multi-metodo, che prenda in considerazione trasversalmente gli attori e le pratiche sociali, e gli artefatti tecnologici di un contesto in cui il perseguimento della sicurezza è un imperativo: un aeroporto internazionale. L'obiettivo generale è quello di identificare i fattori e i processi psico-sociali alla base della percezione di sicurezza dei passeggeri aeroportuali mediante lo sviluppo di un modello di integrazione interdisciplinare e metodologica, atto a favorire l’indagine integrata del contesto aeroportuale. Lo studio di un contesto formato da artefatti tecnologici ed attori sociali, in cui l’azione è data dall’interazione tra il soggetto ed il contesto, è possibile tramite l’adozione di metodologie di analisi psicosociale di tipo qualitativo e quantitativo che permettano di far emergere gli aspetti salienti del contesto. La ricerca pertanto è suddivisa in due fasi. La prima fase (qualitativa) finalizzata all'€™ingresso nel contesto ed alla raccolta di informazioni sulle pratiche aeroportuali; la seconda fase (quantitativa) orientata alla costruzione e validazione di uno strumento di misura della sicurezza percepita (SP). L’indagine qualitativa è stata condotta mediante triangolazione metodologica legando tra loro norme sociali, situazioni ed artefatti. Prendendo a riferimento il modello del contesto a tre livelli, è stato predisposto un corpus di dati costituito da ordinanze, interviste a testimoni privilegiati ed osservazioni etnografiche strutturate.Sono state condotte analisi del contenuto, del discorso e della conversazione. La fase quantitativa ha previsto la costruzione di un questionario sulla SP (PASQ- Perceived Airport Security Questionnaire) fondato sui risultati della fase qualitativa. Una prima versione dello strumento è stata sottoposta a multipli pretest con differenti campioni aventi caratteristiche simili a quelle della popolazione di studio, e in differenti modalità. E' stato poi condotto uno studio pilota con passeggeri italiani. Infine, l’ultima versione del PASQ è stata tradotta in altre quattro lingue (inglese, spagnolo, tedesco e portoghese), e somministrata a 1004 passeggeri. Sono state condotte, in ogni lingua, analisi fattoriali esplorative e di attendibilità, analisi di correlazione, di regressione multipla, differenze e confronti tra sottogruppi di partecipanti ed analisi di mediazione. I principali risultati emersi da entrambe le fasi di ricerca, permettono di giungere alla definizione e verifica dei processi psico-sociali alla base del costrutto di sicurezza percepita aeroportuale, evidenziando l'importanza del fattore umano e della conoscenza delle pratiche aeroportuali per la sicurezza percepita dei passeggeri aeroportuali. Questi risultati assumono notevole valenza applicativa nella definizione degli investimenti in fase di progettazione strutturale ed informativa degli aeroporti, e di progettazione formativa del personale aeroportuale.
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Vasaturo, Giulio <1976&gt. « Sistemi di sicurezza urbana ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1908/1/VASATURO_GIULIO_TESI.pdf.

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Il problema della sicurezza/insicurezza delle città, dalle grandi metropoli sino ai più piccoli centri urbani, ha sollecitato negli ultimi anni un’attenzione crescente da parte degli studiosi, degli analisti, degli organi di informazione, delle singole comunità. La delinquenza metropolitana viene oggi diffusamente considerata «un aspetto usuale della società moderna»: «un fatto – o meglio un insieme di fatti – che non richiede nessuna speciale motivazione o predisposizione, nessuna patologia o anormalità, e che è iscritto nella routine della vita economica e sociale». Svincolata dagli schemi positivistici, la dottrina criminologica ha maturato una nuova «cultura del controllo sociale» che ha messo in risalto, rispetto ad ogni visione enfatizzante del reo, l’esigenza di pianificare adeguate politiche e pratiche di prevenzione della devianza urbana attraverso «tutto l’insieme di istituzioni sociali, di strategie e di sanzioni, che mirano a ottenere la conformità di comportamento nella sfera normativa penalmente tutelata». Tale obiettivo viene generalmente perseguito dagli organismi istituzionali, locali e centrali, con diverse modalità annoverabili nel quadro degli interventi di: prevenzione sociale in cui si includono iniziative volte ad arginare la valenza dei fattori criminogeni, incidendo sulle circostanze sociali ed economiche che determinano l’insorgenza e la proliferazione delle condotte delittuose negli ambienti urbani; prevenzione giovanile con cui si tende a migliorare le capacità cognitive e relazionali del minore, in maniera tale da controllare un suo eventuale comportamento aggressivo, e ad insegnare a genitori e docenti come gestire, senza traumi ed ulteriori motivi di tensione, eventuali situazioni di crisi e di conflittualità interpersonale ed interfamiliare che coinvolgano adolescenti; prevenzione situazionale con cui si mira a disincentivare la propensione al delitto, aumentando le difficoltà pratiche ed il rischio di essere scoperti e sanzionati che – ovviamente – viene ponderato dal reo. Nella loro quotidianità, le “politiche di controllo sociale” si sono tuttavia espresse in diversi contesti – ed anche nel nostro Paese - in maniera a tratti assai discutibile e, comunque, con risultati non sempre apprezzabili quando non - addirittura – controproducenti. La violenta repressione dei soggetti ritenuti “devianti” (zero tolerance policy), l’ulteriore ghettizzazione di individui di per sé già emarginati dal contesto sociale, l’edificazione di interi quartieri fortificati, chiusi anche simbolicamente dal resto della comunità urbana, si sono rivelate, più che misure efficaci nel contrasto alla criminalità, come dei «cortocircuiti semplificatori in rapporto alla complessità dell’insieme dei problemi posti dall’insicurezza». L’apologia della paura è venuta così a riflettersi, anche fisicamente, nelle forme architettoniche delle nuove città fortificate ed ipersorvegliate; in quelle gated-communities in cui l’individuo non esita a sacrificare una componente essenziale della propria libertà, della propria privacy, delle proprie possibilità di contatto diretto con l’altro da sé, sull’altare di un sistema di controllo che malcela, a sua volta, implacabili contraddizioni. Nei pressanti interrogativi circa la percezione, la diffusione e la padronanza del rischio nella società contemporanea - glocale, postmoderna, tardomoderna, surmoderna o della “seconda modernità”, a seconda del punto di vista al quale si aderisce – va colto l’eco delle diverse concezioni della sicurezza urbana, intesa sia in senso oggettivo, quale «situazione che, in modo obiettivo e verificabile, non comporta l’esposizione a fattori di rischio», che in senso soggettivo, quale «risultante psicologica di un complesso insieme di fattori, tra cui anche indicatori oggettivi di sicurezza ma soprattutto modelli culturali, stili di vita, caratteristiche di personalità, pregiudizi, e così via». Le amministrazioni locali sono direttamente chiamate a garantire questo bisogno primario di sicurezza che promana dagli individui, assumendo un ruolo di primo piano nell’adozione di innovative politiche per la sicurezza urbana che siano fra loro complementari, funzionalmente differenziate, integrali (in quanto parte della politica di protezione integrale di tutti i diritti), integrate (perché rivolte a soggetti e responsabilità diverse), sussidiarie (perché non valgono a sostituire i meccanismi spontanei di prevenzione e controllo della devianza che si sviluppano nella società), partecipative e multidimensionali (perché attuate con il concorso di organismi comunali, regionali, provinciali, nazionali e sovranazionali). Questa nuova assunzione di responsabilità da parte delle Amministrazioni di prossimità contribuisce a sancire il passaggio epocale «da una tradizionale attività di governo a una di governance» che deriva «da un’azione integrata di una molteplicità di soggetti e si esercita tanto secondo procedure precostituite, quanto per una libera scelta di dar vita a una coalizione che vada a vantaggio di ciascuno degli attori e della società urbana nel suo complesso». All’analisi dei diversi sistemi di governance della sicurezza urbana che hanno trovato applicazione e sperimentazione in Italia, negli ultimi anni, e in particolare negli ambienti territoriali e comunitari di Roma e del Lazio che appaiono, per molti versi, esemplificativi della complessa realtà metropolitana del nostro tempo, è dedicata questa ricerca. Risulterà immediatamente chiaro come il paradigma teorico entro il quale si dipana il percorso di questo studio sia riconducibile agli orientamenti della psicologia topologica di Kurt Lewin, introdotti nella letteratura sociocriminologica dall’opera di Augusto Balloni. Il provvidenziale crollo di antichi steccati di divisione, l’avvento di internet e, quindi, la deflagrante estensione delle frontiere degli «ambienti psicologici» in cui è destinata a svilupparsi, nel bene ma anche nel male, la personalità umana non hanno scalfito, a nostro sommesso avviso, l’attualità e la validità della «teoria del campo» lewiniana per cui il comportamento degli individui (C) appare anche a noi, oggi, condizionato dalla stretta interrelazione che sussiste fra le proprie connotazioni soggettive (P) e il proprio ambiente di riferimento (A), all’interno di un particolare «spazio di vita». Su queste basi, il nostro itinerario concettuale prende avvio dall’analisi dell’ambiente urbano, quale componente essenziale del più ampio «ambiente psicologico» e quale cornice straordinariamente ricca di elementi di “con-formazione” dei comportamenti sociali, per poi soffermarsi sulla disamina delle pulsioni e dei sentimenti soggettivi che agitano le persone nei controversi spazi di vita del nostro tempo. Particolare attenzione viene inoltre riservata all’approfondimento, a tratti anche critico, della normativa vigente in materia di «sicurezza urbana», nella ferma convinzione che proprio nel diritto – ed in special modo nell’ordinamento penale – vada colto il riflesso e la misura del grado di civiltà ma anche delle tensioni e delle contraddizioni sociali che tormentano la nostra epoca. Notevoli spunti ed un contributo essenziale per l’elaborazione della parte di ricerca empirica sono derivati dall’intensa attività di analisi sociale espletata (in collaborazione con l’ANCI) nell’ambito dell’Osservatorio Tecnico Scientifico per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio, un organismo di supporto della Presidenza della Giunta Regionale del Lazio al quale compete, ai sensi dell’art. 8 della legge regionale n. 15 del 2001, la funzione specifica di provvedere al monitoraggio costante dei fenomeni criminali nel Lazio.
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Vasaturo, Giulio <1976&gt. « Sistemi di sicurezza urbana ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1908/.

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Il problema della sicurezza/insicurezza delle città, dalle grandi metropoli sino ai più piccoli centri urbani, ha sollecitato negli ultimi anni un’attenzione crescente da parte degli studiosi, degli analisti, degli organi di informazione, delle singole comunità. La delinquenza metropolitana viene oggi diffusamente considerata «un aspetto usuale della società moderna»: «un fatto – o meglio un insieme di fatti – che non richiede nessuna speciale motivazione o predisposizione, nessuna patologia o anormalità, e che è iscritto nella routine della vita economica e sociale». Svincolata dagli schemi positivistici, la dottrina criminologica ha maturato una nuova «cultura del controllo sociale» che ha messo in risalto, rispetto ad ogni visione enfatizzante del reo, l’esigenza di pianificare adeguate politiche e pratiche di prevenzione della devianza urbana attraverso «tutto l’insieme di istituzioni sociali, di strategie e di sanzioni, che mirano a ottenere la conformità di comportamento nella sfera normativa penalmente tutelata». Tale obiettivo viene generalmente perseguito dagli organismi istituzionali, locali e centrali, con diverse modalità annoverabili nel quadro degli interventi di: prevenzione sociale in cui si includono iniziative volte ad arginare la valenza dei fattori criminogeni, incidendo sulle circostanze sociali ed economiche che determinano l’insorgenza e la proliferazione delle condotte delittuose negli ambienti urbani; prevenzione giovanile con cui si tende a migliorare le capacità cognitive e relazionali del minore, in maniera tale da controllare un suo eventuale comportamento aggressivo, e ad insegnare a genitori e docenti come gestire, senza traumi ed ulteriori motivi di tensione, eventuali situazioni di crisi e di conflittualità interpersonale ed interfamiliare che coinvolgano adolescenti; prevenzione situazionale con cui si mira a disincentivare la propensione al delitto, aumentando le difficoltà pratiche ed il rischio di essere scoperti e sanzionati che – ovviamente – viene ponderato dal reo. Nella loro quotidianità, le “politiche di controllo sociale” si sono tuttavia espresse in diversi contesti – ed anche nel nostro Paese - in maniera a tratti assai discutibile e, comunque, con risultati non sempre apprezzabili quando non - addirittura – controproducenti. La violenta repressione dei soggetti ritenuti “devianti” (zero tolerance policy), l’ulteriore ghettizzazione di individui di per sé già emarginati dal contesto sociale, l’edificazione di interi quartieri fortificati, chiusi anche simbolicamente dal resto della comunità urbana, si sono rivelate, più che misure efficaci nel contrasto alla criminalità, come dei «cortocircuiti semplificatori in rapporto alla complessità dell’insieme dei problemi posti dall’insicurezza». L’apologia della paura è venuta così a riflettersi, anche fisicamente, nelle forme architettoniche delle nuove città fortificate ed ipersorvegliate; in quelle gated-communities in cui l’individuo non esita a sacrificare una componente essenziale della propria libertà, della propria privacy, delle proprie possibilità di contatto diretto con l’altro da sé, sull’altare di un sistema di controllo che malcela, a sua volta, implacabili contraddizioni. Nei pressanti interrogativi circa la percezione, la diffusione e la padronanza del rischio nella società contemporanea - glocale, postmoderna, tardomoderna, surmoderna o della “seconda modernità”, a seconda del punto di vista al quale si aderisce – va colto l’eco delle diverse concezioni della sicurezza urbana, intesa sia in senso oggettivo, quale «situazione che, in modo obiettivo e verificabile, non comporta l’esposizione a fattori di rischio», che in senso soggettivo, quale «risultante psicologica di un complesso insieme di fattori, tra cui anche indicatori oggettivi di sicurezza ma soprattutto modelli culturali, stili di vita, caratteristiche di personalità, pregiudizi, e così via». Le amministrazioni locali sono direttamente chiamate a garantire questo bisogno primario di sicurezza che promana dagli individui, assumendo un ruolo di primo piano nell’adozione di innovative politiche per la sicurezza urbana che siano fra loro complementari, funzionalmente differenziate, integrali (in quanto parte della politica di protezione integrale di tutti i diritti), integrate (perché rivolte a soggetti e responsabilità diverse), sussidiarie (perché non valgono a sostituire i meccanismi spontanei di prevenzione e controllo della devianza che si sviluppano nella società), partecipative e multidimensionali (perché attuate con il concorso di organismi comunali, regionali, provinciali, nazionali e sovranazionali). Questa nuova assunzione di responsabilità da parte delle Amministrazioni di prossimità contribuisce a sancire il passaggio epocale «da una tradizionale attività di governo a una di governance» che deriva «da un’azione integrata di una molteplicità di soggetti e si esercita tanto secondo procedure precostituite, quanto per una libera scelta di dar vita a una coalizione che vada a vantaggio di ciascuno degli attori e della società urbana nel suo complesso». All’analisi dei diversi sistemi di governance della sicurezza urbana che hanno trovato applicazione e sperimentazione in Italia, negli ultimi anni, e in particolare negli ambienti territoriali e comunitari di Roma e del Lazio che appaiono, per molti versi, esemplificativi della complessa realtà metropolitana del nostro tempo, è dedicata questa ricerca. Risulterà immediatamente chiaro come il paradigma teorico entro il quale si dipana il percorso di questo studio sia riconducibile agli orientamenti della psicologia topologica di Kurt Lewin, introdotti nella letteratura sociocriminologica dall’opera di Augusto Balloni. Il provvidenziale crollo di antichi steccati di divisione, l’avvento di internet e, quindi, la deflagrante estensione delle frontiere degli «ambienti psicologici» in cui è destinata a svilupparsi, nel bene ma anche nel male, la personalità umana non hanno scalfito, a nostro sommesso avviso, l’attualità e la validità della «teoria del campo» lewiniana per cui il comportamento degli individui (C) appare anche a noi, oggi, condizionato dalla stretta interrelazione che sussiste fra le proprie connotazioni soggettive (P) e il proprio ambiente di riferimento (A), all’interno di un particolare «spazio di vita». Su queste basi, il nostro itinerario concettuale prende avvio dall’analisi dell’ambiente urbano, quale componente essenziale del più ampio «ambiente psicologico» e quale cornice straordinariamente ricca di elementi di “con-formazione” dei comportamenti sociali, per poi soffermarsi sulla disamina delle pulsioni e dei sentimenti soggettivi che agitano le persone nei controversi spazi di vita del nostro tempo. Particolare attenzione viene inoltre riservata all’approfondimento, a tratti anche critico, della normativa vigente in materia di «sicurezza urbana», nella ferma convinzione che proprio nel diritto – ed in special modo nell’ordinamento penale – vada colto il riflesso e la misura del grado di civiltà ma anche delle tensioni e delle contraddizioni sociali che tormentano la nostra epoca. Notevoli spunti ed un contributo essenziale per l’elaborazione della parte di ricerca empirica sono derivati dall’intensa attività di analisi sociale espletata (in collaborazione con l’ANCI) nell’ambito dell’Osservatorio Tecnico Scientifico per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio, un organismo di supporto della Presidenza della Giunta Regionale del Lazio al quale compete, ai sensi dell’art. 8 della legge regionale n. 15 del 2001, la funzione specifica di provvedere al monitoraggio costante dei fenomeni criminali nel Lazio.
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BELLOTTI, CHIARA. « FORMARE ALLA SICUREZZA NELLE ETA' DELLA VITA ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/42959.

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Résumé :
Il presente progetto di ricerca muove dalle riflessioni sul ruolo e sulle caratteristiche che la formazione alla sicurezza ricopre oggi nei diversi contesti organizzativi ed istituzionali. L’importanza di educare e formare alla salute e alla sicurezza è riconosciuta sia a livello nazionale sia a livello europeo, come dimostrano i numerosi atti normativi italiani ed europei. Il progetto di ricerca si è posto l’obiettivo di analizzarne in maniera approfondita gli aspetti pedagogico-educativi della formazione alla sicurezza in famiglia, nella scuola e negli ambienti di lavoro, per giungere alla formulazione di indicazioni pedagogiche utili per formare alla sicurezza nelle diverse età della vita.
The present research project starts from reflections on the role and characteristics of safety training in the various organizational and institutional contexts. The importance of educating and training in health and safety is recognized both at national and at European level. The research project analyze the pedagogical-educational aspects of safety training in the family, in the school and in the workplace, to arrive at the formulation of pedagogical indications useful for training for safety in different ages of life
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BELLOTTI, CHIARA. « FORMARE ALLA SICUREZZA NELLE ETA' DELLA VITA ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/42959.

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Résumé :
Il presente progetto di ricerca muove dalle riflessioni sul ruolo e sulle caratteristiche che la formazione alla sicurezza ricopre oggi nei diversi contesti organizzativi ed istituzionali. L’importanza di educare e formare alla salute e alla sicurezza è riconosciuta sia a livello nazionale sia a livello europeo, come dimostrano i numerosi atti normativi italiani ed europei. Il progetto di ricerca si è posto l’obiettivo di analizzarne in maniera approfondita gli aspetti pedagogico-educativi della formazione alla sicurezza in famiglia, nella scuola e negli ambienti di lavoro, per giungere alla formulazione di indicazioni pedagogiche utili per formare alla sicurezza nelle diverse età della vita.
The present research project starts from reflections on the role and characteristics of safety training in the various organizational and institutional contexts. The importance of educating and training in health and safety is recognized both at national and at European level. The research project analyze the pedagogical-educational aspects of safety training in the family, in the school and in the workplace, to arrive at the formulation of pedagogical indications useful for training for safety in different ages of life
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CUCINOTTA, CARLO. « Sicurezza alimentare e diritto penale. Uno studio sulla tutela penale della salute pubblica ». Doctoral thesis, Università degli studi di Pavia, 2021. http://hdl.handle.net/11571/1437676.

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Résumé :
Il lavoro affronta una tematica di particolare attualità nel panorama scientifico, concernente la tutela penale della salute pubblica nel settore alimentare. Il presente studio è suddiviso in cinque capitoli: premesse un’indagine di teoria generale sui reati di pericolo (cap. I) e un’analisi storico-comparatistica sulla tutela penale della salute pubblica (cap. II), vengono approfondite le principali problematiche che caratterizzano la disciplina vigente dei reati alimentari (cap. III) e le relative interrelazioni con la normativa sovranazionale (cap. IV), mentre per finire sono esaminate le prospettive di riforma del settore in esame attraverso lo studio di un recente disegno di legge (cap. V). Più precisamente, la ricerca si diparte da un’analisi delle tecniche normative che si offrono al legislatore nella tutela della salute dei consumatori in materia alimentare. Vengono evidenziati i problemi di determinatezza e di praticabilità processuale che concernono i reati di pericolo concreto; sono esaminati i rapporti fra tale tecnica normativa e l’utilizzo del sapere epidemiologico; sono approfonditi i pregi e gli inconvenienti connessi alle ulteriori tecniche di tutela anticipata; particolare attenzione è infine dedicata all’utilizzo dei c.d. limiti-soglia, di cui viene analizzata la posizione nella struttura del reato, la disciplina giuridica, il relativo procedimento di determinazione, nonché i rapporti con i principi di riserva di legge e di offensività. Alla luce di siffatta impostazione, il lavoro procede a investigare l’origine storica dell’attuale disciplina dei reati contro la salute pubblica, nella consapevolezza che la comprensione dei problemi posti dalle fattispecie vigenti non può che passare dalla storia entro cui esse si sono formate. L’analisi è dedicata anzitutto ai principali modelli di codificazione che hanno influenzato la redazione del codice Zanardelli – tra cui il codice napoleonico del 1810, i codici dell’Italia preunitaria e il codice dell’impero tedesco del 1871 –, a cui segue una ricostruzione dei relativi lavori preparatori, tesa a comprendere i profili dogmatici e politico-criminali che caratterizzano i delitti contro la salute pubblica nel codice del 1889. A questo punto la ricerca si sposta sulla normativa vigente. Dopo aver esaminato le problematiche connesse al trattamento sanzionatorio differenziato dei delitti contro la salute pubblica e proposto una ricostruzione maggiormente in linea con il rango primario ricoperto dalla salute all’interno della Costituzione, il lavoro affronta i problemi di tassatività e di ragionevolezza che concernono sia gli artt. 439 ss. c.p., sia il relativo rapporto con le contravvenzioni previste dalla l. n. 283 del 1962, giungendo a sostenere l’opportunità di superare la tradizionale concezione c.d. quantitativa del pericolo comune, incentrata sulla diffusività del danno minacciato. Successivamente vengono analizzati la riforma del settore alimentare operata dal legislatore europeo a partire dal Reg. CE n. 178 del 2002 e i relativi nessi con la disciplina nazionale degli illeciti alimentari, ponendo in luce le principali aporie del sistema sanzionatorio interno. La ricerca si conclude esaminando il disegno di legge C. 2427 del 6 marzo 2020 ed evidenziando, attraverso la formulazione di talune proposte normative, l’opportunità di riformare la disciplina sanzionatoria del settore alimentare al fine di operare un equilibrato bilanciamento tra le istanze di tutela della salute dei consumatori e i principi di ragionevolezza, determinatezza e tassatività.
The work deals with the criminal protection of public health in the food sector. The study is divided into five chapters: after a general theoretical investigation on endangerment crimes (ch. I) and a historical-comparative analysis on the criminal protection of public health (ch. II), the main problems that characterize the current discipline of food crimes (ch. III) and its interrelationship with the supranational legislation (ch. IV) are examined in depth, while finally the prospectives of reform of the sector are examined through the study of a recent draft law (ch. V). More precisely, the research starts from an analysis of the regulatory techniques available to the legislator in the protection of consumer health in the food sector. Then, the study focuses on: the problems of legal certainty and procedural practicability that concern concrete endangerment crimes; the relations between this normative technique and the use of epidemiology; the merits and drawbacks connected to further techniques of anticipated protection. Finally, particular attention is dedicated to the use of the so-called threshold limits, to their role in the structure of the crime as well as to their legal discipline, the relative determination procedure, and the relations with the rule of law and the principle of harmfulness. In the light of this approach, the work proceeds to investigate the historical origin of the current discipline of crimes against public health, in the awareness that the understanding of the problems posed by the current legislation needs to pass through the history within which it was formed. The analysis is first of all dedicated to the main codification models that have influenced the drafting of the Zanardelli code - including the Napoleonic code of 1810, the codes of pre-unification Italy and the code of the German empire of 1871 -, followed by a reconstruction of the related preparatory work, aimed at understanding the dogmatic and political-criminal profiles that characterise crimes against public health in the code of 1889. At this point, the research shifts to current legislation. After examining the problems connected to the differentiated sanctioning treatment of offences against public health and proposing a reconstruction more in line with the primary rank of health within the Italian Constitution, the work addresses the problems of taxability and reasonableness concerning both Articles 439 et seq. of the Criminal Code and the relative relationship with the offences provided for by Law no. 283 of 1962, coming to support the opportunity to overcome the traditional so-called quantitative conception of the public danger, centred on the diffuseness of the threatened damage. Subsequently, the reform of the food sector carried out by the European legislator starting from the EC Reg. n. 178 of 2002 and its connections with the national discipline of food offences are analysed, highlighting the main aporias of the internal sanctioning system. The research concludes by examining the draft law C. 2427 of 6 March 2020 and highlighting, through the formulation of some regulatory proposals, the opportunity to reform the sanctioning discipline of the food sector in order to strike a better balance between the need to protect the health of consumers and the principles of reasonableness and legal certainty.
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Di, Girolamo Luigia <1985&gt. « Il processo di liberalizzazione del trasporto ferroviario con particolare riferimento all'accesso e alla sicurezza ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5819/1/Di_Girolamo_Luigia_Tesi.pdf.

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Résumé :
Il presente elaborato si prefigge di analizzare il processo di liberalizzazione, comunitario e nazionale, del mercato del trasporto ferroviario di merci e di passeggeri, unitamente all'approfondimento della normativa dettata ai fini della tutela della sicurezza in ambito ferroviario.
The present study aims to analyze the process of liberalisation, both in EU and national market, with reference to rail freight and passengers, together with the deepening of the rule drawn up for the protection of safety in the railway sector.
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Di, Girolamo Luigia <1985&gt. « Il processo di liberalizzazione del trasporto ferroviario con particolare riferimento all'accesso e alla sicurezza ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5819/.

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Il presente elaborato si prefigge di analizzare il processo di liberalizzazione, comunitario e nazionale, del mercato del trasporto ferroviario di merci e di passeggeri, unitamente all'approfondimento della normativa dettata ai fini della tutela della sicurezza in ambito ferroviario.
The present study aims to analyze the process of liberalisation, both in EU and national market, with reference to rail freight and passengers, together with the deepening of the rule drawn up for the protection of safety in the railway sector.
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LA, PORTA BEATRICE. « NOVEL FOOD : LA NORMATIVA DELL'UNIONE EUROPEA TRA SICUREZZA ALIMENTARE, SFIDE DELLA TECNICA E TUTELA DELL'AFFIDAMENTO ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2019. http://hdl.handle.net/10280/57797.

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Résumé :
La produzione normativa degli ultimi decenni in campo alimentare permette di evidenziare come sussista una sempre crescente attenzione verso la scienza da parte del diritto e la costante tendenza della dottrina a ripensare, alla luce delle evoluzioni registrate, il legame esistente tra ambiti distinti ma legati tra loro in modo indissolubile. In una globale progressione della sensibilità del legislatore europeo verso le esigenze di garanzia del corretto funzionamento del mercato nonché di una crescente tutela del consumatore e della sua sicurezza, la normativa in materia di nuovi alimenti ha cercato di trovare un equilibrio tra la spinta innovatrice che, da anni, interessa l’intero settore alimentare e le plurime necessità di operatori e consumatori che richiedono prodotti dalle caratteristiche sempre più definite e idonee a soddisfare un ampio ventaglio di preferenze. Assumendo che “la capacità della tecnica è la potenza effettiva di realizzare indefinitamente scopi e di soddisfare indefinitamente bisogni” ben si comprende come quello dei novel food risulti essere un caso paradigmatico di incontro tra scienza, bisogni del mercato e regole giuridiche e come si sia esteso l’interesse sul tema, portando a porre interrogativi sempre più complessi anche in relazione alle modalità di regolamentazione delle novità in campo scientifico.
The last decades' lawmaking in the food field highlights the increasing attention towards science and got lawyers rethinking about the link existing between law and science. In a progression of the European legislator's sensitivity to guarantee the market as well as the food consumers and their safety, the EU legislation on novel foods has tried to balance food innovation and the multiple needs of operators and consumers who require products with increasingly more defined characteristics and suitable to satisfy a wide range of preferences. If "the capacity of the technique is the effective power to achieve goals and to satisfy needs indefinitely" is easy to understand how the novel food turns out to be a paradigmatic case of an encounter between science, market needs and juridical rules. Furthermore, the increasing interest in the food sector raises the question of which methods of regulation of scientific innovations apply.
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LA, PORTA BEATRICE. « NOVEL FOOD : LA NORMATIVA DELL'UNIONE EUROPEA TRA SICUREZZA ALIMENTARE, SFIDE DELLA TECNICA E TUTELA DELL'AFFIDAMENTO ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2019. http://hdl.handle.net/10280/57797.

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La produzione normativa degli ultimi decenni in campo alimentare permette di evidenziare come sussista una sempre crescente attenzione verso la scienza da parte del diritto e la costante tendenza della dottrina a ripensare, alla luce delle evoluzioni registrate, il legame esistente tra ambiti distinti ma legati tra loro in modo indissolubile. In una globale progressione della sensibilità del legislatore europeo verso le esigenze di garanzia del corretto funzionamento del mercato nonché di una crescente tutela del consumatore e della sua sicurezza, la normativa in materia di nuovi alimenti ha cercato di trovare un equilibrio tra la spinta innovatrice che, da anni, interessa l’intero settore alimentare e le plurime necessità di operatori e consumatori che richiedono prodotti dalle caratteristiche sempre più definite e idonee a soddisfare un ampio ventaglio di preferenze. Assumendo che “la capacità della tecnica è la potenza effettiva di realizzare indefinitamente scopi e di soddisfare indefinitamente bisogni” ben si comprende come quello dei novel food risulti essere un caso paradigmatico di incontro tra scienza, bisogni del mercato e regole giuridiche e come si sia esteso l’interesse sul tema, portando a porre interrogativi sempre più complessi anche in relazione alle modalità di regolamentazione delle novità in campo scientifico.
The last decades' lawmaking in the food field highlights the increasing attention towards science and got lawyers rethinking about the link existing between law and science. In a progression of the European legislator's sensitivity to guarantee the market as well as the food consumers and their safety, the EU legislation on novel foods has tried to balance food innovation and the multiple needs of operators and consumers who require products with increasingly more defined characteristics and suitable to satisfy a wide range of preferences. If "the capacity of the technique is the effective power to achieve goals and to satisfy needs indefinitely" is easy to understand how the novel food turns out to be a paradigmatic case of an encounter between science, market needs and juridical rules. Furthermore, the increasing interest in the food sector raises the question of which methods of regulation of scientific innovations apply.
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Tomasi, L. « La tutela comunitaria della vita familiare tra mercato interno e spazio di libertà, sicurezza e giustizia ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2007. http://hdl.handle.net/2434/52020.

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Résumé :
The thesis inquires into the features of EC regulation of family relationships. Respect for family life is a fundamental right recognised by the European Union. Protection of family life arises as a spill-over effect of EC free movement, immigration and sex equality law. It also constitutes an object of EC private international law. Legislation and case-law demonstrate the emergence of a principle of respect throughout the Member States of the European citizens personal and family status as a condition for effective free movement. Such a principle may prevent the application of national laws denying recognition of a family status acquired in another Member State. However, the recognition of status may be inhibited by the necessity to protect general interests of the Member States, whose legitimacy is to be assessed by the European Court of Justice. The principle of recognition of status also deserves a role within the enactment of EC private international law in family matters under art. 65 EC. In conclusion, EC action in family matters is aimed at promoting mutual recognition of family status between the Member States, rather than at harmonising family laws
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MORRA, GAIA. « LA MOBILITÀ TRANSNAZIONALE DEI LAVORATORI. CONTRIBUTO ALLO STUDIO DEI PROFILI GIUSLAVORISTICI E DI SICUREZZA SOCIALE ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2021. http://hdl.handle.net/2434/816806.

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Résumé :
The object of this final dissertation is to provide an analysis of the evolving and debated phenomenon of transnational posting of workers. At first, posting of workers is analysed in a private international law dimension, since the rules established by directive 96/71/CE are mandatory rules as described in art. 9 of Rome I regulation (chapter I). Posting of workers is then investigated in its relevant EU regulatory framework, starting from the case by case approach of the European Court of Justice in the 80s. The jurisprudence of the early stage and its implication are dealt with in chapter II. According to directive 96/71/EC, a “posted worker” is an employee who is sent by his employer to carry out a service in another EU Member State on a temporary basis, in the context of a contract of services, an intra-group posting or a hiring out through a temporary agency. The scope of the directive is to provide, in addition to the application of the sending State law, i.e. the habitual place of work, a set of mandatory rules of the host State so that to grant the posted worker an “hard core of minimum protection”. On the other hand, the directive aims at providing a level-playing field in the market of the provision of services. The above described rules have proved not to be effective to prevent social dumping and therefore the European legislator promoted the recent adoption of the Directive 2018/957/EU amending the Posting of Workers Directive 96/71/EC. The new approach undertaken by the EU legislator with the establishment of the principle of ‘same pay for the same work at the same workplace’ for posted and local workers is evaluated deeply in chapter III. The exam of the legal framework of the social security provisions in the EU is followed by a critical definition of the consequences of those provisions on the effectiveness of the social protection of posted workers (chapter IV). As to the conclusive remarks, a selection of possible legal instruments which would help to build a better protection of the posted workers are analysed, taking in consideration the suggestions of the European trade Unions and the academic community.
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Boldrin, Francesco <1983&gt. « La sicurezza delle attività marittime e l'assetto organizzativo delle operazioni portuali e dei servizi tecnico-nautici ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amsdottorato.unibo.it/8698/1/Boldrin_Francesco_Tesi.pdf.

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Résumé :
La tesi ricostruisce le principali fonti normative in materia di sicurezza marittima, approfondendo gli assetti organizzativi delle operazioni portuali e dei servizi tecnico-nautici.
The thesis retraces the main law sources concerning maritime safety and security, analyzing the management structures of port operations and technical organizational frameworks of cargo handling and technical-nautical services in the light of law no. 84 of 1994.
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ZULPO, CHIARA. « DAL FATTO ALL'AUTORE : PERCORSI DI PERICOLOSITA' SOCIALE ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/17504.

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Résumé :
L’oggetto della ricerca attiene alla rilevanza del concetto di pericolosità del soggetto imputabile, autore di reato, nell’ambito del diritto penale e, in particolare, alla centralità che tale nozione assume sia nel tradizionale campo delle misure di sicurezza, sia, in misura crescente, nell’ambito della stessa pena. La ricerca si propone innanzitutto di indagare le origini anche sociali di una prospettiva connessa alla pericolosità del soggetto, in larga parte da attribuirsi all’allarme sociale che il recidivismo legato a determinate tipologie delittuose suscita. Attraverso un’analisi empirica della categoria e delle difficoltà legate al suo accertamento si mettono poi in luce le problematiche che una sua valorizzazione fa emergere, in particolare qualora il rischio di recidiva venga assunto a presupposto di un quantum sanzionatorio ulteriore alla pena, dato dalla misura di sicurezza. Ma numerosi interrogativi sorgono anche dalla constatazione del rilievo che la pericolosità assume all’interno della stessa pena, dove “tipi d’autore”, considerati pericolosi, assumono importanza, in funzione di pura neutralizzazione del soggetto, nell’ambito di fattispecie astratte di reato, di circostanze aggravanti, di percorsi penitenziari peculiari. Dalla prospettiva empirica emerge, infine, il ruolo che la valutazione del rischio di recidiva potrebbe rivestire, se adeguatamente valorizzata, nella creazione di un percorso rieducativo e trattamentale individualizzato e conforme a Costituzione.
The focus of this research is the concept of dangerousness in criminal law and its increasing relevance not only in the context of measures to prevent dangerousness, but also under the penalty deserved for the wrongdoing. The research investigates the origins of the concept to include the social perspective of dangerousness, due to the social alarms that recidivism of certain types of crimes arouses. Empirical analysis of the predictable level of dangerousness identifies and expands on the implications that prediction carries, especially when the risk of recidivism is assumed and increased punishments are applied. Additionally, more questions arise relating to the credence given to the level of dangerousness within the penalty itself. Whenever different types of perpetrators, deemed dangerous, are punished with increased sentences, dangerousness gains relevance, without regard to the mere neutralization of an offender, aggravating factors, or peculiar imprisonment history. Finally, from empirical observations arises the possibility that the risk of recidivism could assume, if adequately considered, the creation of a rehabilitation plan individually tailored and conforming to the Constitution.
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ZULPO, CHIARA. « DAL FATTO ALL'AUTORE : PERCORSI DI PERICOLOSITA' SOCIALE ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/17504.

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Résumé :
L’oggetto della ricerca attiene alla rilevanza del concetto di pericolosità del soggetto imputabile, autore di reato, nell’ambito del diritto penale e, in particolare, alla centralità che tale nozione assume sia nel tradizionale campo delle misure di sicurezza, sia, in misura crescente, nell’ambito della stessa pena. La ricerca si propone innanzitutto di indagare le origini anche sociali di una prospettiva connessa alla pericolosità del soggetto, in larga parte da attribuirsi all’allarme sociale che il recidivismo legato a determinate tipologie delittuose suscita. Attraverso un’analisi empirica della categoria e delle difficoltà legate al suo accertamento si mettono poi in luce le problematiche che una sua valorizzazione fa emergere, in particolare qualora il rischio di recidiva venga assunto a presupposto di un quantum sanzionatorio ulteriore alla pena, dato dalla misura di sicurezza. Ma numerosi interrogativi sorgono anche dalla constatazione del rilievo che la pericolosità assume all’interno della stessa pena, dove “tipi d’autore”, considerati pericolosi, assumono importanza, in funzione di pura neutralizzazione del soggetto, nell’ambito di fattispecie astratte di reato, di circostanze aggravanti, di percorsi penitenziari peculiari. Dalla prospettiva empirica emerge, infine, il ruolo che la valutazione del rischio di recidiva potrebbe rivestire, se adeguatamente valorizzata, nella creazione di un percorso rieducativo e trattamentale individualizzato e conforme a Costituzione.
The focus of this research is the concept of dangerousness in criminal law and its increasing relevance not only in the context of measures to prevent dangerousness, but also under the penalty deserved for the wrongdoing. The research investigates the origins of the concept to include the social perspective of dangerousness, due to the social alarms that recidivism of certain types of crimes arouses. Empirical analysis of the predictable level of dangerousness identifies and expands on the implications that prediction carries, especially when the risk of recidivism is assumed and increased punishments are applied. Additionally, more questions arise relating to the credence given to the level of dangerousness within the penalty itself. Whenever different types of perpetrators, deemed dangerous, are punished with increased sentences, dangerousness gains relevance, without regard to the mere neutralization of an offender, aggravating factors, or peculiar imprisonment history. Finally, from empirical observations arises the possibility that the risk of recidivism could assume, if adequately considered, the creation of a rehabilitation plan individually tailored and conforming to the Constitution.
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Tonellotto, Maurizio <1971&gt. « La sicurezza nelle organizzazioni aziendali. Un approccio socio-criminologico ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7290/1/Tonellotto_Maurizio_Tesi.pdf.

Texte intégral
Résumé :
In questa tesi si analizza la sicurezza nelle organizzazioni con un approccio di tipo socio-criminologico. Il presupposto alla base è che la sicurezza sia un bisogno primario dell’uomo, ma anche una necessità per la sopravvivenza delle aziende che operano in un mercato sempre più globale. L’impresa viene vista come una realtà sociale, un micro-organismo sociale in continua interazione osmotica con il mondo esterno, dal quale interscambia costantemente le aspettative, il vissuto, la cultura, le esperienze degli individui, che sono attori sociali dentro e fuori l’impresa stessa. Affrontare il tema della sicurezza non può prescindere dall’analisi delle dinamiche presenti all’interno del perimetro aziendale e, l’assunto lewiniano che relaziona il comportamento umano allo spazio di vita ed alla persona, è stato quindi il leitmotiv di questo progetto. Il disegno della ricerca si sviluppa principalmente da una considerazione, ossia: valutare l’esistenza di un legame tra le dinamiche organizzative e la sicurezza nelle imprese. Si è messo in relazione il costrutto psicologico di Clima Organizzativo a quello di Sicurezza, o meglio ancora,la percezione di sicurezza del lavoratore all’interno del perimetro aziendale. La seconda parte della tesi ripercorre, da un punto di vista più tecnico, lo stato dell’arte della security industriale, esaminandone gli aspetti organizzativi e cercando di inquadrarla anche sotto l’aspetto normativo. In questa sede verrà evidenziata l’importanza della responsabilità sociale d’impresa e dell’applicazione di modelli organizzativi e di gestione che possono garantire, attraverso un approccio etico ed una produzione sostenibile orientata al dipendente ed all’ambiente, migliori condizioni di sicurezza e di lavoro.
This thesis analyzes the corporate-security with a socio-criminological approach. The premise is that security is a basic human need, but also a necessity for the survival of businesses operating in an increasingly global market. The company is seen as a social reality, a micro-social organism in continuous osmotic interaction with the outside world, from which constantly interchanges expectations, experience, culture, experiences of individuals , who are social actors inside and outside the organization. Addressing the issue of security can not be separated from the analysis of the forces operating within the company grounds and the Lewin’s assumption that relate human behavior to the space of life and the person, was the leitmotiv of this project. The research design is developed mainly by a consideration, namely: assessing the existence of a link between dynamics organization and corporate security. The psychological construct of organizational climate has linked to that of Security ( the perception of security of the worker inside the enterprise perimeter). The second part of the thesis traces, from a technical point of view, the state of the corporate security, examining the organizational aspects and also trying to situate it under the regulatory aspect. Here we will highlight the importance of corporate social responsibility (CSR) and the application of organizational and management models that can ensure, through an ethical approach and sustainable production oriented to the employee and to the environment, better security conditions and better work
Cette thèse analyse de la sécurité (security) dans les organisations avec une approche socio- criminologique. La prémisse est que la sécurité est un besoin humain fondamental , mais aussi une nécessité pour la survie des entreprises opérant dans un marché de plus en plus global. La société est considérée comme une réalité sociale , un micro- organisme dans l'interaction sociale osmotique continue avec le monde extérieur , à partir de laquelle cesse les échanges attentes , l'expérience , la culture , les expériences des individus qui sont des acteurs sociaux à l'intérieur et à l'extérieur du entreprise .
En esta tesis se analiza la seguridad (security) en las organizaciones con un enfoque socio - criminológica . La premisa es que la seguridad es una necesidad humana básica , sino también una necesidad para la supervivencia de las empresas que operan en un mercado cada vez más global . La empresa es vista como una realidad social , un organismo micro - social en la interacción osmótica continua con el mundo exterior , de la que constantemente intercambios expectativas , la experiencia , la cultura , las experiencias de las personas que son actores sociales dentro y fuera de la empresa .
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Tonellotto, Maurizio <1971&gt. « La sicurezza nelle organizzazioni aziendali. Un approccio socio-criminologico ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7290/.

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Résumé :
In questa tesi si analizza la sicurezza nelle organizzazioni con un approccio di tipo socio-criminologico. Il presupposto alla base è che la sicurezza sia un bisogno primario dell’uomo, ma anche una necessità per la sopravvivenza delle aziende che operano in un mercato sempre più globale. L’impresa viene vista come una realtà sociale, un micro-organismo sociale in continua interazione osmotica con il mondo esterno, dal quale interscambia costantemente le aspettative, il vissuto, la cultura, le esperienze degli individui, che sono attori sociali dentro e fuori l’impresa stessa. Affrontare il tema della sicurezza non può prescindere dall’analisi delle dinamiche presenti all’interno del perimetro aziendale e, l’assunto lewiniano che relaziona il comportamento umano allo spazio di vita ed alla persona, è stato quindi il leitmotiv di questo progetto. Il disegno della ricerca si sviluppa principalmente da una considerazione, ossia: valutare l’esistenza di un legame tra le dinamiche organizzative e la sicurezza nelle imprese. Si è messo in relazione il costrutto psicologico di Clima Organizzativo a quello di Sicurezza, o meglio ancora,la percezione di sicurezza del lavoratore all’interno del perimetro aziendale. La seconda parte della tesi ripercorre, da un punto di vista più tecnico, lo stato dell’arte della security industriale, esaminandone gli aspetti organizzativi e cercando di inquadrarla anche sotto l’aspetto normativo. In questa sede verrà evidenziata l’importanza della responsabilità sociale d’impresa e dell’applicazione di modelli organizzativi e di gestione che possono garantire, attraverso un approccio etico ed una produzione sostenibile orientata al dipendente ed all’ambiente, migliori condizioni di sicurezza e di lavoro.
This thesis analyzes the corporate-security with a socio-criminological approach. The premise is that security is a basic human need, but also a necessity for the survival of businesses operating in an increasingly global market. The company is seen as a social reality, a micro-social organism in continuous osmotic interaction with the outside world, from which constantly interchanges expectations, experience, culture, experiences of individuals , who are social actors inside and outside the organization. Addressing the issue of security can not be separated from the analysis of the forces operating within the company grounds and the Lewin’s assumption that relate human behavior to the space of life and the person, was the leitmotiv of this project. The research design is developed mainly by a consideration, namely: assessing the existence of a link between dynamics organization and corporate security. The psychological construct of organizational climate has linked to that of Security ( the perception of security of the worker inside the enterprise perimeter). The second part of the thesis traces, from a technical point of view, the state of the corporate security, examining the organizational aspects and also trying to situate it under the regulatory aspect. Here we will highlight the importance of corporate social responsibility (CSR) and the application of organizational and management models that can ensure, through an ethical approach and sustainable production oriented to the employee and to the environment, better security conditions and better work
Cette thèse analyse de la sécurité (security) dans les organisations avec une approche socio- criminologique. La prémisse est que la sécurité est un besoin humain fondamental , mais aussi une nécessité pour la survie des entreprises opérant dans un marché de plus en plus global. La société est considérée comme une réalité sociale , un micro- organisme dans l'interaction sociale osmotique continue avec le monde extérieur , à partir de laquelle cesse les échanges attentes , l'expérience , la culture , les expériences des individus qui sont des acteurs sociaux à l'intérieur et à l'extérieur du entreprise .
En esta tesis se analiza la seguridad (security) en las organizaciones con un enfoque socio - criminológica . La premisa es que la seguridad es una necesidad humana básica , sino también una necesidad para la supervivencia de las empresas que operan en un mercado cada vez más global . La empresa es vista como una realidad social , un organismo micro - social en la interacción osmótica continua con el mundo exterior , de la que constantemente intercambios expectativas , la experiencia , la cultura , las experiencias de las personas que son actores sociales dentro y fuera de la empresa .
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ROCCO, FRANCESCA. « Il finanziamento della previdenza : strumento o presupposto della protezione sociale ? » Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/40641.

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Résumé :
Il presente lavoro si pone come obiettivo quello di dimostrare in quali termini la scelta delle modalità di finanziamento del sistema di previdenza pubblica ha una diretta incidenza sull'adeguatezza delle prestazioni sociali. La questione ha uno stretto collegamento con la conformazione giuridica dei diritti sociali nelle Costituzioni contemporanee. Tale natura comporta che i diritti sociali, configurati nella loro variegata e costante espansione, siano esigibili e giustiziabili. Il loro riconoscimento non dovrebbe essere condizionato dal costo della prestazione. Tuttavia, la grave crisi economica che ha attraversato l’Italia ed altri paesi europei negli ultimi anni, ha indotto anche nella giurisprudenza costituzionale domestica, nonché nelle politiche di austerity a carattere recessivo, particolari cautele nell’adottare decisioni che producessero costi incontrollabili e non sostenibili. L’esigenza di una simile riflessione nasce dai recenti accadimenti che hanno visto protagonista il sistema pensionistico italiano, tra cui si annovera l’ennesima manovra di innalzamento dell’età pensionabile operata dalla Riforma Monti/Fornero, cui sono seguite misure di salvaguardia per singole categorie di lavoratori al fine di trovare un temporaneo rimedio all’impasse creata dai c.d. “esodati”. Tutto questo ha imposto un interrogativo sull’efficacia di simili provvedimenti normativi che apportano modifiche all’assetto precedente per far fronte a esigenze di liquidità delle amministrazioni pubbliche previdenziali.
This work aims to demonstrate how the choice of methods of financing the public pension system has a direct impact on the adequacy of social benefits. The topic has a close connection with the legal conformation of social rights in contemporary Constitutions. Such a nature implies that social rights, considered within their variegated and constant expansion, are payable and can be executed. Their recognition should not be conditioned by the cost of the benefit. However, economic crisis that Italy and other European countries have faced during the last years has led domestic constitutional jurisprudence, as well as austerity policies, to adopt with particular caution decisions that would have produced uncontrollable and unsustainable costs. The need to reflect about the topic at hand arises from the recent events affecting the Italian pension system, among which there is the umpteenth decision to raise the retirement age operated by the Monti/Fornero Government. Subsequently, the same Government had to adopt safeguard measures for individual categories of workers to find a temporary remedy for the impasse created by the so-called "Esodati" category. All this has forced a question about the effectiveness of similar regulatory measures that make changes to the structure with the only purpose to meet the need of liquidity of public welfare administrations.
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ROCCO, FRANCESCA. « Il finanziamento della previdenza : strumento o presupposto della protezione sociale ? » Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/40641.

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Résumé :
Il presente lavoro si pone come obiettivo quello di dimostrare in quali termini la scelta delle modalità di finanziamento del sistema di previdenza pubblica ha una diretta incidenza sull'adeguatezza delle prestazioni sociali. La questione ha uno stretto collegamento con la conformazione giuridica dei diritti sociali nelle Costituzioni contemporanee. Tale natura comporta che i diritti sociali, configurati nella loro variegata e costante espansione, siano esigibili e giustiziabili. Il loro riconoscimento non dovrebbe essere condizionato dal costo della prestazione. Tuttavia, la grave crisi economica che ha attraversato l’Italia ed altri paesi europei negli ultimi anni, ha indotto anche nella giurisprudenza costituzionale domestica, nonché nelle politiche di austerity a carattere recessivo, particolari cautele nell’adottare decisioni che producessero costi incontrollabili e non sostenibili. L’esigenza di una simile riflessione nasce dai recenti accadimenti che hanno visto protagonista il sistema pensionistico italiano, tra cui si annovera l’ennesima manovra di innalzamento dell’età pensionabile operata dalla Riforma Monti/Fornero, cui sono seguite misure di salvaguardia per singole categorie di lavoratori al fine di trovare un temporaneo rimedio all’impasse creata dai c.d. “esodati”. Tutto questo ha imposto un interrogativo sull’efficacia di simili provvedimenti normativi che apportano modifiche all’assetto precedente per far fronte a esigenze di liquidità delle amministrazioni pubbliche previdenziali.
This work aims to demonstrate how the choice of methods of financing the public pension system has a direct impact on the adequacy of social benefits. The topic has a close connection with the legal conformation of social rights in contemporary Constitutions. Such a nature implies that social rights, considered within their variegated and constant expansion, are payable and can be executed. Their recognition should not be conditioned by the cost of the benefit. However, economic crisis that Italy and other European countries have faced during the last years has led domestic constitutional jurisprudence, as well as austerity policies, to adopt with particular caution decisions that would have produced uncontrollable and unsustainable costs. The need to reflect about the topic at hand arises from the recent events affecting the Italian pension system, among which there is the umpteenth decision to raise the retirement age operated by the Monti/Fornero Government. Subsequently, the same Government had to adopt safeguard measures for individual categories of workers to find a temporary remedy for the impasse created by the so-called "Esodati" category. All this has forced a question about the effectiveness of similar regulatory measures that make changes to the structure with the only purpose to meet the need of liquidity of public welfare administrations.
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Ceci, Giuseppina. « Il progetto di creazione della Procura europea nello spazio europeo di libertà, sicurezza e giustizia ». Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2017. http://hdl.handle.net/10556/3178.

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Résumé :
2015 - 2016
The article 86 TFEU estabilishes that in order to combat crimes affecting the financial interests of the Union, the Council may establish a European Public Prosecutor's Office from Eurojust. To carry out the cited norm, on the wake of the projects of “Corpus Juris” and “Model Rules”, the Commission worked out a proposal for a Council Regulation on the establishment of the European Public Prosecutor's Office (COM/2013/0534 final). On this proposal the Council wasn’t able to obtain the unanimity, anyway 20 Member States decided to establish enhanced cooperation to adopt the Regulation de quo. Waiting for the consent of the European Parliament, we wish that the expectant organ won’t be too much “weak” and that it will be able - even if without a “european criminal law” – to efficiently protect the financial interests of the EU, in the perspective of a full achievement of the european area of freedom, security and justice. [edited by Author]
XXIX ciclo
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Dalle, Molle Andrea <1987&gt. « Diritto della sicurezza sul lavoro. Da Porto Marghera una analisi della disciplina e uno sguardo al domani tra esigenze delle imprese e diritto dei lavoratori ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4835.

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Résumé :
Di Porto Marghera ho descritto le tappe che ne hanno fatto uno dei maggiori poli economici negli anni Settanta, per poi raccontare le decennali battaglie operai e le richieste pressanti di maggiore sicurezza nei luoghi di lavoro. Ho poi affrontato gli effetti mortali del CVM sulla salute degli operai esposti per poi concludere con il processo che condannò i vertici Montedison. Nel secondo capitolo ho invece esposto la disciplina vigente concentrandomi sul d.lgs. 81/2008. Infine nell'ultimo capitolo, guardando in un ottica futura, ho voluto trattare il bilanciamento tra le esigenze delle imprese, sopratutto in un periodo di crisi, e il diritto dei lavoratori ad un ambiente di lavoro sicuro.
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D'Innocenzo, Santa <1965&gt. « Il bilancio sociale come strumento di comunicazione della sostenibilita delle aziende sanitarie ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7684/2/TESI_SANTA_D%27INNOCENZO.pdf.

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Résumé :
Le indicazioni operative fornite dalla norma istitutiva per la realizzazione del bilancio sociale ne considerano primariamente la funzione di rendere conto ai cittadini in modo trasparente e chiaro di cosa faccia l'amministrazione per loro conto. In particolare, attraverso il bilancio sociale le aziende sanitarie locali sono tenute alla rendicontazione della dimensione di funzionamento anche in un’ottica di sostenibilità. Posta questa funzione essenziale, configurate le strategie per il perseguimento di un equilibrio di sostenibilità dei bilanci sanitari a livello regionale e nazionale, il bilancio sociale delle aziende sanitarie locali può rivelarsi lo strumento più utile ad operare la valutazione delle aree di intervento, unitamente alla rendicontazione e alla comunicazione esatta e partecipata dei relativi risultati tesi al raggiungimento della sostenibilità finanziaria, dimostrando così un ulteriore grado di efficacia nella richiesta qualità di comunicazione delle azioni amministrative.
Operational guidances provided by Italian law for the realization of the social report primarily consider its function to make the administration accountable to citizens in a transparent and clear way. In particular, local healthcare units are required to inform stakeholders about their operating dimension also in terms of economic sustainability through the social report. This means that – whereas a strategy for sustainability is plotted – its use can allow to achieve public policy’s aims by implementing appropriately calibrated interventions on a given area, measuring the action and assessing it. The purpose of this work – after describing social report in general and its distinctive functions – is to delineate the sustainability concept and to indicate if and how the social report can be used in order to pursue social utility goals connected to financial sustainability, empowering the implementation of public policies.
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D'Innocenzo, Santa <1965&gt. « Il bilancio sociale come strumento di comunicazione della sostenibilita delle aziende sanitarie ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7684/.

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Résumé :
Le indicazioni operative fornite dalla norma istitutiva per la realizzazione del bilancio sociale ne considerano primariamente la funzione di rendere conto ai cittadini in modo trasparente e chiaro di cosa faccia l'amministrazione per loro conto. In particolare, attraverso il bilancio sociale le aziende sanitarie locali sono tenute alla rendicontazione della dimensione di funzionamento anche in un’ottica di sostenibilità. Posta questa funzione essenziale, configurate le strategie per il perseguimento di un equilibrio di sostenibilità dei bilanci sanitari a livello regionale e nazionale, il bilancio sociale delle aziende sanitarie locali può rivelarsi lo strumento più utile ad operare la valutazione delle aree di intervento, unitamente alla rendicontazione e alla comunicazione esatta e partecipata dei relativi risultati tesi al raggiungimento della sostenibilità finanziaria, dimostrando così un ulteriore grado di efficacia nella richiesta qualità di comunicazione delle azioni amministrative.
Operational guidances provided by Italian law for the realization of the social report primarily consider its function to make the administration accountable to citizens in a transparent and clear way. In particular, local healthcare units are required to inform stakeholders about their operating dimension also in terms of economic sustainability through the social report. This means that – whereas a strategy for sustainability is plotted – its use can allow to achieve public policy’s aims by implementing appropriately calibrated interventions on a given area, measuring the action and assessing it. The purpose of this work – after describing social report in general and its distinctive functions – is to delineate the sustainability concept and to indicate if and how the social report can be used in order to pursue social utility goals connected to financial sustainability, empowering the implementation of public policies.
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Corbisieri, Alessandro <1997&gt. « Smart working : la regolamentazione nel contesto dell'emergenza sanitaria, il potere di controllo del datore di lavoro e la tutela della salute e della sicurezza del lavoratore agile ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/20826.

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Résumé :
L'elaborato, partendo da una descrizione generale dell'istituto dello smart working durante l'emergenza sanitaria attraverso l’analisi delle principali disposizioni normative, si concentra sul potere di controllo del datore di lavoro e sulla tutela della salute e della sicurezza del lavoratore agile. La presente ricerca ha l’obiettivo di esaminare gli aspetti relativi allo smart working specificando in che modo essi vengano modificati dall’inizio dell’emergenza sanitaria, valutando i benefici e rischi per l’azienda e per il lavoratore.
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Languasco, Silvia <1987&gt. « Crimine e follia. La costruzione sociale della devianza tra diritto, neuroscienze e psichiatria ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4189.

Texte intégral
Résumé :
La devianza,così come i concetti di crimine e follia che include, sono socialmente costruiti. Ogni cultura ha i propri criminali e i propri folli caratterizzati dall'essere anormali, diversi dalla norma. Proprio in questi soggetti, anche storicamente e soprattutto in Occidente, si è rintracciato l'elemento disturbatore, perturbante l'ordine pubblico, che apporta dolore, sofferenza e problemi agli altri componenti della società. Nella contemporaneità, nel tentativo di trovare delle spiegazioni all'agire criminale, hanno fatto ingresso nel campo penalistico le neuroscienze forensi che forniscono una spiegazione di tipo biologico ai comportamenti devianti. Il rischio paventato da molti studiosi al riguardo dell'utilizzo di queste tecniche mediche usate (recentemente anche in Italia) come prove in tribunale comprovanti la parziale o totale mancanza della capacità di intendere e di volere dell'imputato, è quello di un ritorno al paradigma determinista. Paradigma che richiama la teoria dell'atavismo di Cesare Lombroso per l'impostazione riduzionista. Se l'imaging cerebrale e la genetica molecolare sono fertili terreni scientifici che possono portare a scoperte importanti sul funzionamento del cervello e del comportamento umano, anche criminale, se non usate con cautela rischiano di creare delle idee che negano la possibilità di scelta e l'esistenza del libero arbitrio, che portano a sovrapporre le figure di matti e rei, che sminuiscono le discipline di cura privandole della loro ragion d'essere portando a soluzioni che escludono definitivamente i colpevoli dalla società e che non contemplano l'efficacia della prevenzione. Affinché nell'immediato futuro questi risvolti non si verifichino è necessario che la criminologia amplifichi il suo impianto interdisciplinare e che adotti uno sguardo antropologico sull'essere umano che delinque, analizzandolo nella sua completezza e complessità. Solo così è possibile arrivare a comprendere il perché si delinque e a prospettare soluzioni alla questione criminale che pensino al bene della società ma anche a quello del criminale.
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Opocher, Tommaso. « Christian Wolff, filosofo del diritto e della politica ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2012. http://hdl.handle.net/11577/3421752.

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Résumé :
In my Phd thesis, I deal with the juridical and political thought of Christian Wolff, trying to see its connections with his metaphysical and epistemological conception. In fact the idea of systema occupies a very important rule in Wolff’s philosophy, making a separate treatment of practical and theoretical problems impossible. After some biographical notes on the philosopher of Breslau, I deal with his theory of knowledge and his conception of philosophy as a «science of possible». Here I examine the conclusions of the more recent wolffian studies about very debated problems as the relationship between reason and experience, essence and existence, possibility and reality. Secondly, making use of the original texts – particularly of the Institutiones juris naturae et gentium – I analyse the wolffian conception of natural law. I deal with Wolff’s theory of actions, the principle of perfection, the concepts of state of nature, natural obligation, perfect and imperfect right. Nodal point of this analysis is the problem of the relationship between law and moral, resolved by Wolff in the sense of unity (Leibniz) and not of distinction (Thomasius). Thirdly, I examine the wolffian conception of social pact and State, emphasizing the close nexus between Wolff’s political and juridical doctrines. In fact, the fragilities of the state of nature are resolved in the political State, which is seen by Wolff as the main tool of the fulfillment of natural obligations. Here I treat the notions of pactum sociale, imperium publicum, bonum commune and civitas. Wolff’s theory is very detailed. Each concept is connected with the previous one, as imposed by the demonstrative method. The connection between natural law and Aufklärung allows us to see Wolff’s theory under a double perspective: on the one hand as a coherent development of Grotius’ ideas on natural law; on the other hand as a condition – along with the coming of codes – of the birth of legal positivism.
Nella mia tesi di dottorato affronto il pensiero giuridico e politico di Christian Wolff, cercando di vederne le connessioni con la concezione metafisica e gnoseologica. Infatti, come in quasi tutti gli autori illuministi, l’idea di sistema assume in Wolff un ruolo centrale, rendendo impossibile una trattazione separata dei problemi pratici da quelli teoretici. Dopo aver fornito alcuni cenni biografici sul filosofo di Breslavia al fine di collocarlo all’interno della sua epoca e di spiegarne le opzioni filosofiche di fondo, affronto la sua teoria della conoscenza e la sua concezione della filosofia come scienza del possibile. Qui riprendo e metto al vaglio le conclusioni degli studi wolffiani più recenti a proposito di problemi assai dibattuti come il rapporto fra ragione ed esperienza, essenza ed esistenza, possibilità e realtà. In secondo luogo, avvalendomi dei testi originali – in particolare delle Institutiones juris naturae et gentium –, analizzo la concezione wolffiana del diritto naturale. A tal fine seguo l’ordine con cui il filosofo di Breslavia tratta i problemi giuridici, partendo dalla teoria delle azioni, improntata al principio di perfezione, fino ai concetti, di stampo tipicamente giusnaturalistico, di stato di natura, obbligazione naturale, diritto perfetto e diritto imperfetto. Punto cruciale di quest’analisi è il problema del rapporto fra diritto e morale, risolto da Wolff all’insegna dell’unità e non della distinzione, secondo un’impostazione simile a quella di Leibniz e in netta discontinuità con quella di Thomasius. In terzo luogo prendo in esame la concezione wolffiana del contratto sociale e dello Stato, mettendo in evidenza la stretta connessione fra il discorso politico e quello giuridico, del quale il primo ne costituisce, per così dire, l’esito naturale. Le fragilità insite nello stato di natura trovano infatti soluzione nello Stato politico, che Wolff vede come lo strumento principale per l’adempimento delle obbligazioni naturali dell’individuo. In questa prospettiva prendo poi in esame le nozioni di pactum sociale, imperium publicum, bonum commune e civitas. Il quadro che ne risulta è quello di una teoria giuridica e politica estremamente dettagliata, nella quale ciascun concetto è legato all’altro secondo l’ordine imposto dal metodo dimostrativo. Qui sostengo che l’incontro del giusnaturalismo con lo spirito dell’Aufklärung permette di osservare l’opera wolffiana sotto una duplice prospettiva: da un lato quale coerente elaborazione teorica delle idee giusnaturalistiche risalenti a Grozio; dall’altro – e forse proprio in conseguenza di ciò – quale presupposto dell’ideologia giuspositivistica che, con l’avvento dei codici, avrebbe caratterizzato di lì a poco la cultura giuridica europea.
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Gastaldello, Chiara <1985&gt. « Integrazione economica e Diritti sociali : il ruolo della clausola sociale nei Free Trade Agreement ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3280.

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VARI, Licya. « L'articolo 27 del Testo Unico salute e sicurezza : la qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi ». Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2014. http://hdl.handle.net/10446/30734.

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Résumé :
This research aims to investigate the implementation of Article 27 of the Consolidated Act of 2008 on health and safety in relation to enterprises and self-employed workers’ qualification. It underlines the cultural and legislative path which has led to a similar prevision, starting from a detailed analysis of the law by which the Consolidated Act derived (which is also the source of the new qualification system). The mentioned Consolidated Act has identified two priority areas in which a process of new qualification systems starts: hygienizing textile materials and surgical instruments, and building sector. The analysis therefore focuses on these two areas and the attempts that the social partners have advanced during the years, with a particular attention to the building sector and its “patente a punti”: an instrument created by Filca Cisl (one of the Union representing construction workers) to regulate the sector. The research therefore aims to highlight the potential of this tool, but also the problems met during the years by all the actors involved in managing it. Unfortunately, after many years, the standard has not been implemented yet.
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PAOLINI, CHIARA. « Salute e sicurezza sul lavoro nei cantieri temporanei o mobili. Gli incerti confini dell’obbligo di sicurezza ». Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2019. http://hdl.handle.net/11566/263275.

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Résumé :
Nonostante gli importanti progressi normativi in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, l’insicurezza sul lavoro continua ad essere una piaga della nostra società che potrebbe colpire chiunque prenda parte ad un processo produttivo. Nell’indagare della responsabilità dei vari soggetti coinvolti nel sistema prevenzionistico è emersa con particolare evidenza l’inquietudine di chi, come l’ingegnere, assume rilevanti e poliedriche funzioni di prevenzione, in ragione della manifesta incertezza dei confini dell’obbligo di sicurezza, che a tratti sembra quasi sottendere ipotesi di responsabilità oggettiva, non apertamente dichiarate dal legislatore. Per meglio comprendere la questione si è analizzata, preliminarmente, l’evoluzione normativa del principio della massima sicurezza possibile, al fine di comprendere l’estensione del diritto alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro; successivamente, si è approfondito lo studio della normativa attualmente in vigore di cui al d.lgs. 81/2008, ossia dei modelli di ripartizione di responsabilità ivi previsti. Dopo aver descritto i profili di responsabilità di ciascuna figura singolarmente considerata, anche alla luce delle più rilevanti pronunce giurisprudenziali e specie con riferimento a quanto previsto dal Titolo IV del d.lgs. 81/2008, ci si è posti dinanzi alla problematica del concorso di colpa dal quale maggiormente dipende l’incertezza dei confini del dovere di sicurezza. Assumere delle funzioni in materia prevenzionistica, già nella generalità degli ambienti di lavoro, ma ancor di più con riferimento al settore delle costruzioni, comporta l’esposizione ad una non ben definita responsabilità. Benché l’apparato normativo risulti essere piuttosto completo, ben strutturato ed organizzato, quando dall’astrattezza della norma si passa alla concretezza dei giudizi emergono con preponderante evidenza le problematicità dello stesso che alimentano, anziché sopire, l’inquietudine degli operatori. Inquietudine che, parallelamente e conseguentemente, coinvolge per il tramite della legge 123/2007 le persone giuridiche chiamate a rispondere per i reati commessi in violazione delle norme antinfortunistiche dai proprio sottoposti o apicali.
Despite important progress in the field of health and safety regulations in the workplace, job insecurity continues to be a scourge in our society, and that could have an effect on anyone taking part in a production process. While investigating the responsibilities of the various parties involved in the preventative mechanism, it was brought to light the concern of those professional figures like an engineer who assumes relevant and multifaceted prevention functions, due to the evident uncertainty of the limits of the security obligation. At times it almost seems to imply the hypotheses of objective responsibility, not declared by the legislator. To better understand the issue, the legislative evolution of the principle of maximum possible security has been analyzed. In order to understand the extension of the right to health and safety in the workplace, it has been examined in depth the study of the current legislation in force (legislative decree 81/2008) that refers to the models for responsibilities distribution provided by the law. After having described the responsibility profile of each individual figure considered, and in light of the most relevant jurisprudential declaration, especially with reference to what is established in the Title IV of the Legislative Decree 81/2008, the problem of contributory negligence on which the uncertainty of the limits of responsibility on security duties has been faced. To take on a role in prevention matter which is present in the majority of working environments, but even more, in the construction industry, it involves exposure to an undefined responsibility. Although, the regulatory apparatus appears to be rather complete, well-structured and organized, when, from the abstractness of the norm we pass to the concreteness of the judgments, the problems of the same emerge with overwhelming evidence that fuel rather than suppress the apprehension of the operators. Concerns that, in parallel and consequently, sees legal entities called to answer for the crimes committed in violation of the accident prevention regulations by subordinates or top managers according to the law 123/2007.
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BENINCASA, GIADA. « Dagli ambienti confinati agli spazi di coworking. Verso un cambio di paradigma per la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori ? » Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2021. http://hdl.handle.net/10446/181273.

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Franceschetto, Giorgia <1990&gt. « Promesse, impegni, opportunità in un percorso di responsabilità sociale dell'impresa. Filantropica utopia o coraggio della diversità ? » Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4918.

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Résumé :
La tesi si propone di introdurre il lettore in un percorso evoluzionistico di RSI dalle origine filosofiche del concetto, agli sviluppi contemporanei in un'ottica giuridico-economica, per poi analizzare due casi aziendali, rispettivamente prima e dopo il riconoscimento di tale disciplina.
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BERNASCONI, SARA. « La mobilità delle società nell’Unione europea : casi del trasferimento di sede sociale e della fusione transfrontalieri ». Doctoral thesis, Università Bocconi, 2012. https://hdl.handle.net/11565/4054300.

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SCALABRINO, MONICA. « Nuovi scenari della responsabilita’ penale del datore di lavoro : il “caso thyssenkrupp” ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/202031.

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Résumé :
Questo lavoro pone l’obiettivo di studiare i diversi profili della responsabilità penale del datore di lavoro con particolare riferimento al diritto penale della sicurezza sul lavoro. Si procede, quindi, all’analisi degli obblighi di prevenzione e di protezione che gravano sul datore di lavoro il quale, insieme agli altri protagonisti del sistema sicurezza di ogni azienda (dirigenti, preposti ), assume su di se una posizione di garanzia nei confronti dei lavoratori. Una posizione, quest’ultima, per cui i soggetti responsabili della sicurezza divengono destinatari di specifici obblighi di valutazione, intervento, vigilanza e controllo. Ai fini della corretta identificazione della misura della responsabilità penale datoriale, si è quindi esaminato anche il ruolo svolto dalla disciplina del concorso di persone nel reato, anche alla luce del sistema delle deleghe previsto dal D. Lgs. n. 81 del 2008 (testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro – TUSL) che implica un fenomeno di ”scalettamento” delle responsabilità posto che, mediante la delega di funzioni, si assiste ad un parziale trasferimento della posizione di garanzia in capo a soggetti diversi dal datore di lavoro Questo lavoro si è soffermato, in particolar modo, sui reati imputabili al datore di lavoro così come previsti dal codice penale, analizzando l’impegno della responsabilità penale datoriale, in caso di rimozione od omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro (art. 437 c.p.), di omissione colposa di cautele o difese contro disastri o infortuni sul lavoro (art. 451 c.p.), di omicidio colposo (art. 589 c.p.), di lesioni colpose aggravate dalla violazione di norme antinfortunistiche e di disastro colposo (art. 590 c.p.). Ci si è soffermato sull’aspetto determinante della causalità dell’evento e, quindi, della effettiva riferibilità dell’evento dannoso alla condotta inadempiente del datore di lavoro e dei suoi delegati rispetto non solo alle prescrizioni legali in materia di sicurezza sul lavoro ma anche rispetto ai principi della “massima sicurezza tecnologicamente possibile” e della “massima sicurezza tecnologicamente praticabile”. L’occasione per approfondire quest’indagine è stata proprio la celebrazione di uno dei più importanti processi italiani in tema di sicurezza sul lavoro quale quello seguito al rogo dello stabilimento Thyssenkrupp Acciai Speciali Terni di Torino, in cui la notte tra il 6 e 7 dicembre 2007 morirono 7 operai. L’importanza di tale vicenda processuale risiede nella ricostruzione della Procura della Repubblica di Torino che – per la prima volta nella storia del diritto penale della sicurezza sul lavoro – contesta all’amministratore delegato della società Thyssenkrupp il rato di omicidio volontario (art. 575 c.p.) seppure con dolo eventuale. L’esperienza processuale e lo studio di questo processo hanno consentito un’analisi approfondita della prospettazione accusatoria e della posizione della difesa della Società che ha premesso di studiare da vicino l’innovazione e l’audacia della ricostruzione del Pubblico Ministero che ha sostenuto il proprio ragionamento con un imponente excursus di tutta la giurisprudenza intervenuta sui singoli argomenti contestati. La Corte di Assise di Torino, dinanzi alla quale il processo si è svolto, pare aver aderito integralmente alla ricostruzione della procura della Repubblica da ciò che si evince dal solo dispositivo (al momento non sono ancora state depositate le motivazioni). Una decisione destinata a far scuola poiché per la prima volta si è ritenuto che il datore di lavoro sia "rappresentato", e "abbia accettato" il rischio che si potesse verificare un infortunio mortale ma, ciò nonostante, abbia preferito la "logica del risparmio economico" rispetto alla tutela della sicurezza in uno stabilimento in fase di dismissione e abbandonato a se stesso. Il presente lavoro, quindi, illustra tale avveniristica ipotesi accusatoria alla luce della rigorosa e attenta tesi difensiva che, con sforzo certosino, ha descritto ogni dettaglio del tragico fatto per di confutare punto per punto la tesi della Procura.
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ZANONI, DAVIDE. « LA FABBRICA DEL PLURALISMO. IL GOVERNO DELLA CONFLITTUALITA' SOCIALE DA PARTE DELLA CORTE COSTITUZIONALE ALLA LUCE DELLE PIU' RECENTI MODIFICHE DEL SUO PROCESSO ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2022. http://hdl.handle.net/10280/130965.

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Résumé :
L’obiettivo del lavoro è studiare la trasformazione della giustizia costituzionale italiana alla luce di alcuni istituti recentemente introdotti dalla Corte costituzionale con la modifica delle Norme Integrative. Al tal fine appare necessario un lavoro di (ri)definizione dei concetti impiegati in questo tentativo riformatore, poiché nei discorsi della dottrina questi presentano una serie molto variegata ed eterogenea di impieghi. In aggiunta i giuristi sono spesse volte soliti identificarne il significato senza prendere in conto le teorie e tesi filosofiche che essi involgono. Per esempio, al fine di spiegarne la ratio, si può arrivare financo a parlare di «partecipazione» nel processo, «democratizzazione» del controllo di costituzionalità o «strumento di lotta politica a mezzo del diritto», senza mai chiarire fino in fondo a quale base culturale di riferimento ci si appoggi. Per pervenire alla mia personale proposta dogmatica, realizzerò dunque preliminarmente una ricostruzione prevalentemente descrittiva dell’uso dei concetti giuridici considerati rilevanti. È necessario parlare di ricostruzione e non di mera descrizione, dal momento che una componente prescrittiva è pur sempre ineliminabile già solo per la scelta dei materiali su cui lavorare, perché la ricostruzione del pensiero degli autori è sempre pure una sua appropriazione o infine per l’influenza dettata dai personali preconcetti. Cionondimeno, ciò che al contempo differenzia l’analisi da una mera personale presa di posizione, salvaguardandone così anche la scientificità, consta nello sforzo di comparare diversi punti di vista, al fine di fare emergere la normatività nascosta i.e. le scelte orientate dei giuristi e della stessa Corte in un determinato momento storico. Peraltro, la ricerca aiuta a semplificare il quadro di riferimento poiché alcuni approcci studiati si riveleranno alla luce dell’analisi compiuta inconferenti, contraddittori o anacronistici rispetto all’ambito di studio. In questo senso, la mia indagine meta-dottrinale affronterà in particolare l’uso di due istituti: l’amicus curiae e gli esperti. Ciascuna parte della trattazione ad essi dedicata si articolerà in due momenti: nella prima effettuerò una esposizione dell’impiego del concetto nel discorso dei giuristi, mentre nella seconda studierò le ripercussioni teorico-filosofiche dei risultati della mia analisi. Partendo all’amicus curiae, nella prima fase si dimostrerà che il lavoro ricostruttivo è complicato dal fatto che si tratta di un costrutto concettuale frutto dell’ibridazione di strutture semanticamente differenziate e dagli usi non necessariamente coincidenti nel loro tradizionale impiego fatto dai giuristi. Ciò che viene rubricato come «amicus curiae» è infatti l’«intervento» di qualcuno che sia una «formazione sociale» o un portatore di «interessi collettivi o diffusi», senza che da ciò possa derivare l’acquisizione della posizione di «parte» nel giudizio costituzionale. Sarà necessario allora procedere con un’analisi separata di ciascuno degli elementi che compone questa complessa architettura. La seconda fase si rende necessaria, invece, perché parto dalla premessa che vi sia una connessione strettissima tra le scelte operative dei giuristi e la loro visione del diritto. Nel caso dell’amicus curiae questo sbocco è evidente in ragione di quella letteratura che individua proprio nel campo processuale il terreno privilegiato per obliterare il confine tra militanza politica e diritto. Il tema, letto attraverso le lenti della dicotomia tra punto di vista interno ed esterno al giuridico, ci porterà a sposare una metodologia neoistituzionalista che sarà impiegata per illuminare di senso l’amicus curiae. Le conclusioni a cui si perverrà sono infatti che l’istituto serva a impedire derive illiberali nel governo da parte della Corte del conflitto sociale, attraverso l’uso delle tecniche interpretative e non-interpretative del diritto. Nella seconda parte dedicata agli esperti, data per acquisita la medesima componente metodologica, si studierà egualmente la descrizione da parte dei giuristi dell’influsso delle diverse razionalità tecnico-scientifiche sulla teoria dell’argomentazione. Si giungerà all’approdo che la Corte difende egualmente la sua posizione nell’ambiente sociale ma, a differenza dell’amicus curiae, non disinteressandosi volontariamente del pluralismo non addomesticabile attraverso la sua legittimazione tecnica quanto piuttosto mimando le altre razionalità sistemiche, attraverso l’interiorizzazione del loro punto di vista nel suo linguaggio.
The work enquires the transformation of the Italian constitutional justice in the light of the procedural reform recently introduced by the Italian Constitutional Court. On January 8th 2020, the Court has opened the proceeding to stakeholders (labelling them as amici curiae) and to the opinion of well-known experts, amending the Supplementary Rules on Proceedings. According to the press release of the Press Office of the Court «from now on, civil society too will be able to make its voice heard on issues discussed before the Constitutional Court». To fully grasp the implications of such a novelty, it seems necessary a work of (re-)definition of the relevant concepts used by the Court and legal scholars, since in the relevant literature they present a varied and heterogeneous series of uses. For instance, in order to explain the rationale of the reform, legal doctrine may even go so far as to speak of «citizens’ participation» in the constitutional adjudication process, «democratization» of the control of constitutionality or even of enactment of an «instrument of political mobilization by the means the legal discourse», without clarifying which cultural basis of reference they are relying on. Indeed, constitutional scholars seem to import concepts and conceptions from other fields of investigation or literature (for instance political theory, philosophy and social sciences) without taking into account the theoretical ramifications and practical consequences they involve. Relying on French postmodernism and the Marxist inheritance of Critical legal studies, the work aims on the contrary to study how underlying moral and political assumptions intervene in the judicial decision-making activity and the scientific quest. Such normative conceptions - which are traditionally swept under the rug by legal orthodoxy - can hardly be eradicated, yet can be accounted for: understanding, and then highlighting their relevance to practical reasoning before Courts lies at the heart of the research. The thesis is thus divided into two parts dedicated respectively to the concepts of amicus curiae and expert. Each part has been then divided into two sub-sections: in the first one I have made an exposition of the use of the concept in the discourse of legal scholars, while in the second one I have studied the theoretical and practical outcomes of the analysis, especially with reference to their impact on legal argumentation because, as stated above, I start from the premise that there is a very close connection between the operational choices of scholars and their vision of law so that it is possible to bring out the hidden normative agendas of legal scholars and of the Court itself in each historical moment. In the case of the amicus curiae this result is self-evident because of the legal doctrine that identifies in the procedural field the privileged ground to obliterate the boundary between political activism and judicial disputes resolution. Combining internalism and externalism, I have been then able to understand the ratio of amicus curiae. The conclusion is indeed that the concept serves to prevent illiberal drifts in the government by the Court of social conflict when it comes to the use of its interpretive and non-interpretive techniques. In the second part dedicated to the renowned experts, given the same methodological background, I have studied the influence of the different technical-scientific rationalities on legal reasoning. Building on that, I reached the conclusion that the Court equally defends its institutional position in the social environment not by disregarding the pluralism which it cannot tame through its technical legitimation, but rather by mimicking the other systemic rationalities through the internalization of their points of view in its own language.
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SALVI, Laura. « PROCESSI DECISIONALI SCIENCE-BASED NELL’UNIONE EUROPEA : IL RUOLO DEGLI ORGANI TECNICO-SCIENTIFICI E DELLA COMMISSIONE NELLA REGOLAZIONE DEL RISCHIO. IL PARADIGMA DEL DIRITTO ALIMENTARE ». Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2012. http://hdl.handle.net/11392/2388785.

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Résumé :
Scientific and technological advances which took place during the twentieth century have totally changed the relationship between science and society and, as a consequence, the relationship between science and law, that are nowadays more and more involved in several fields of the governmental action. Public authorities working at a local, a supranational and a global level, are often in charge of regulating the risks which arise also from new technologies; therefore, today, many policy and decision-making processes enshrine a scientific or technological dimension that often lead policymakers to seek scientific advice, in order to provide public policies and decisions related to risks with a solid foundation and legitimation. Science-based decision-making processes are particularly relevant in the European Union context, where “the best available science” becomes a key input in many decisions adopted by EU institutions, in particular in the food safety domain, that is somewhat paradigmatic with regard to the issue of risk regulation in the EU. The outbreak of the 1996 BSE crisis, and other food scandals, have shown the inadequacy of the former EU approach to food safety regulation, as applied until then, and called for a reform of the system, that lead to the enactment of regulation (EC) n. 178/2002 and the establishment of the European Food Safety Authority (EFSA). The cornerstone of the new global and science-based EU food policy is the risk analysis scheme, structured upon three different components: risk assessment, risk management and risk communication. In the dichotomy between risk assessment and risk management, respectively entrusted to EFSA and to the European Commission, we can find one of the key features of this legislation, with the aim to ensure the excellence and, first and foremost, the independence of the scientific outputs from political influences, on the one hand, and providing political authorities with sound scientific basis for their regulatory choices, on the other. In practice, a clear-cut distinction between risk assessment and risk management is nevertheless problematic, and this has been demonstrated by the concrete way in which one of the most important, and also contested, regulatory fields (like GMOs’ regulation) has worked until today. In the context of the GM food and feed authorization procedure established at the EU level there is a close interaction between risk assessment and risk management spheres, resulting in a relevant influence by EFSA on the Commission risk management decisions. In several cases, the European Commission showed a great reliance on scientific information and advice deriving from risk assessment conducted by EFSA. The role of EFSA in this framework is however strongly contested. EFSA is often blamed of not being really and totally independent from political and economic interests, with consequential problems with regard to the recognition of the Authority as the legitimacy provider of the measures adopted by the European Commission in the health and in the food safety domain. Risk management measures mostly consist in a balance between opposite interests and values; this balance involved a certain discretion by the political authorities, which is particularly wide in cases where scientific uncertainty requires to behave on a precautionary basis, so granting a sort of “advanced” protection. However, the exercise of this discretion have to be balanced with the results of the scientific risk assessment, able to granting the (technical and scientific) legitimation needed for the risk management activity. The complex balance between the technical and scientific moment, and the political one, is the heart of our matter, namely of the risk regulation process; behind it, there is a tension between the functional necessity for science-based decision-making and the wider demand for some kind of public participation; this tension is epitomized in the dichotomy “input-output legitimacy”. The EU risk regulation in the food domain is therefore paradigmatic in studying and in understanding the wide and complex questions related to the legitimation of the EU decisionmaking processes (and of the European Union itself), still often perceived (although less and less) as being affected by a legitimacy and democratic deficit.
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Gobbato, Carlo Antonio <1955&gt. « La salute come promessa. Ingegneria genetica e biotecnologie fra biopolitica, diritto e criminalità ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/728/1/tesi_CarloAntonio_Gobbato.pdf.

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Résumé :
La tesi di dottorato di Carlo Antonio Gobbato prende in considerazione e sviluppa, secondo una prospettiva rigorosamente sociologica, i temi e i problemi che discendono dai progressi delle bioscienze e delle biotecnologie con particolare riferimento alla programmazione degli esseri umani con precise caratteristiche. Muovendo dalla riflessione di Jurgen Habermas sui caratteri della genetica liberale, sono stati, innanzi tutto, ripresi alcuni temi fondamentali della storia del pensiero politico e giuridico sviluppatisi in età moderna, considerando con particolare attenzione la ricostruzione epistemologica operata da Michel Foucault in merito alla nozione di biopolitica, ovvero sia al modo con cui si è cercato, a partire dal XVIII secolo, di razionalizzare i problemi posti dalla pratica governamentale nei confronti delle persone (pratiche concernenti la salute, il controllo sociale, l’igiene, la mortalità, le razze, ecc.). La biopolitica è una categoria gnoseologica di spiegazione dell’idea di sviluppo presente nell’età moderna, dove sono iscritti vari saperi e pratiche governamentali, risultando così un concetto storicamente determinato da costruzioni produttive e tecnologiche che consentono, oppure obbligano, la vita ad entrare nella storia. D’altra parte, la biopolitica non produce letteralmente la vita, ma interviene direttamente sulla vita consentendone le condizioni di mantenimento e sviluppo. Se la biopolitica ha determinato l’instaurazione del dominio della specie umana sulla materia inerte, la rivoluzione scientifica in atto, anche in ragione dell’intensità con cui procede lo sviluppo delle bioscienze e delle biotecnologie, sta determinando l’affermazione del dominio sulla materia vivente Il progressivo affrancamento delle bioscienze e delle biotecnologie dal sistema sociale e dal sotto sistema sanitario sta comportando un’intensa proliferazione legislativa e normativa di cui la bioetica è parte, assieme alla costituzione ed allo sviluppo di un polo di apparati tendenzialmente autonomo, anche in ragione delle grandi quantità di trasferimenti finanziari, pubblici e privati, specificatamente dedicati e del nuovo mercato dei brevetti sulla vita. Sono evidenti le preoccupazioni degli organismi internazionali e nazionali, ai loro massimi livelli, per un fenomeno emergente, reso possibile dai rapidi progressi delle bioscienze, che consente la messa a disposizione sul mercato globale di “prodotti” ricavati dal corpo umano impossibili da reperire se tali progressi non si fossero verificati. Si tratta di situazioni che formano una realtà giuridica, sociale e mercantile che sempre più le bioscienze contribuiscono, con i loro successi, a rappresentare e costruire, anche se una parte fondamentale nell’edificazione, cognitiva ed emozionale, di tali situazioni, che interagiscono direttamente con l’immaginario soggettivo e sociale, è costituita dal sistema dell’informazione, specializzata e non, che sta con intensità crescente offrendo notizie e riproduzioni, vere o verosimili, scientificamente fondate oppure solo al momento ipotizzate, ma poste e dibattute, che stanno oggettivamente alimentando nuove attese individuali e sociali in grado di generare propensioni e comportamenti verso “oggetti di consumo” non conosciuti solo fino a pochi anni fa. Propensioni e comportamenti che possono assumere, in ragione della velocità con cui si succedono le scoperte delle bioscienze e la frequenza con cui sono immessi nel mercato i prodotti biotecnologici (indipendentemente dalla loro vera o presunta efficacia), anche caratteri di effervescenza anomica, fino alla consumazione di atti gravemente delittuosi di cui la stessa cronaca e le inchieste giudiziarie che si stanno aprendo iniziano a dare conto. La tesi considera criticamente la nuova realtà che emerge dai progressi delle bioscienze e, dopo aver identificato nella semantica dell’immunità e nel dominio sul movimento del corpo gli orientamenti concettuali che forniscono il significato essenziale alla biopolitica di Foucault, cerca di definire secondo una prospettiva propriamente sociologica la linea di separazione fra le pratiche immunitarie ed altre pratiche che non possono essere fatte rientrare nelle prime o, anche, il limite del discorso di Foucault davanti alle questioni poste da Habermas ed inerenti la programmazione genetica degli esseri viventi. Le pratiche genetiche, infatti, non sono propriamente immunitarie e, anzi, la stessa logica discorsiva intorno al gene non ha carattere immunitario, anche se può apportare benefici immunitari. La logica del gene modifica la forma del corpo, è generativa e rigenerativa, può ammettere ed includere, ma anche negare, la semantica biopolitica, i suoi oggetti e i suoi nessi. Gli oggetti della biopolitica sono ogni giorno di più affiancati dagli oggetti di questa dimensione radicalmente originale, per significati e significanti, dimensione che, con un neologismo, si può definire polisgenetica, ovvero sia una pratica governamentale sui generis, con importanti riflessi sul piano socio – criminologico. L’ultima parte della tesi riporta i risultati di recenti ricerche sociologiche sulla percezione sociale dell’ingegneria genetica e delle biotecnologie, nonché presenta i risultati dell’elaborazione delle interviste effettuate per la tesi di ricerca.
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Gobbato, Carlo Antonio <1955&gt. « La salute come promessa. Ingegneria genetica e biotecnologie fra biopolitica, diritto e criminalità ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/728/.

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Résumé :
La tesi di dottorato di Carlo Antonio Gobbato prende in considerazione e sviluppa, secondo una prospettiva rigorosamente sociologica, i temi e i problemi che discendono dai progressi delle bioscienze e delle biotecnologie con particolare riferimento alla programmazione degli esseri umani con precise caratteristiche. Muovendo dalla riflessione di Jurgen Habermas sui caratteri della genetica liberale, sono stati, innanzi tutto, ripresi alcuni temi fondamentali della storia del pensiero politico e giuridico sviluppatisi in età moderna, considerando con particolare attenzione la ricostruzione epistemologica operata da Michel Foucault in merito alla nozione di biopolitica, ovvero sia al modo con cui si è cercato, a partire dal XVIII secolo, di razionalizzare i problemi posti dalla pratica governamentale nei confronti delle persone (pratiche concernenti la salute, il controllo sociale, l’igiene, la mortalità, le razze, ecc.). La biopolitica è una categoria gnoseologica di spiegazione dell’idea di sviluppo presente nell’età moderna, dove sono iscritti vari saperi e pratiche governamentali, risultando così un concetto storicamente determinato da costruzioni produttive e tecnologiche che consentono, oppure obbligano, la vita ad entrare nella storia. D’altra parte, la biopolitica non produce letteralmente la vita, ma interviene direttamente sulla vita consentendone le condizioni di mantenimento e sviluppo. Se la biopolitica ha determinato l’instaurazione del dominio della specie umana sulla materia inerte, la rivoluzione scientifica in atto, anche in ragione dell’intensità con cui procede lo sviluppo delle bioscienze e delle biotecnologie, sta determinando l’affermazione del dominio sulla materia vivente Il progressivo affrancamento delle bioscienze e delle biotecnologie dal sistema sociale e dal sotto sistema sanitario sta comportando un’intensa proliferazione legislativa e normativa di cui la bioetica è parte, assieme alla costituzione ed allo sviluppo di un polo di apparati tendenzialmente autonomo, anche in ragione delle grandi quantità di trasferimenti finanziari, pubblici e privati, specificatamente dedicati e del nuovo mercato dei brevetti sulla vita. Sono evidenti le preoccupazioni degli organismi internazionali e nazionali, ai loro massimi livelli, per un fenomeno emergente, reso possibile dai rapidi progressi delle bioscienze, che consente la messa a disposizione sul mercato globale di “prodotti” ricavati dal corpo umano impossibili da reperire se tali progressi non si fossero verificati. Si tratta di situazioni che formano una realtà giuridica, sociale e mercantile che sempre più le bioscienze contribuiscono, con i loro successi, a rappresentare e costruire, anche se una parte fondamentale nell’edificazione, cognitiva ed emozionale, di tali situazioni, che interagiscono direttamente con l’immaginario soggettivo e sociale, è costituita dal sistema dell’informazione, specializzata e non, che sta con intensità crescente offrendo notizie e riproduzioni, vere o verosimili, scientificamente fondate oppure solo al momento ipotizzate, ma poste e dibattute, che stanno oggettivamente alimentando nuove attese individuali e sociali in grado di generare propensioni e comportamenti verso “oggetti di consumo” non conosciuti solo fino a pochi anni fa. Propensioni e comportamenti che possono assumere, in ragione della velocità con cui si succedono le scoperte delle bioscienze e la frequenza con cui sono immessi nel mercato i prodotti biotecnologici (indipendentemente dalla loro vera o presunta efficacia), anche caratteri di effervescenza anomica, fino alla consumazione di atti gravemente delittuosi di cui la stessa cronaca e le inchieste giudiziarie che si stanno aprendo iniziano a dare conto. La tesi considera criticamente la nuova realtà che emerge dai progressi delle bioscienze e, dopo aver identificato nella semantica dell’immunità e nel dominio sul movimento del corpo gli orientamenti concettuali che forniscono il significato essenziale alla biopolitica di Foucault, cerca di definire secondo una prospettiva propriamente sociologica la linea di separazione fra le pratiche immunitarie ed altre pratiche che non possono essere fatte rientrare nelle prime o, anche, il limite del discorso di Foucault davanti alle questioni poste da Habermas ed inerenti la programmazione genetica degli esseri viventi. Le pratiche genetiche, infatti, non sono propriamente immunitarie e, anzi, la stessa logica discorsiva intorno al gene non ha carattere immunitario, anche se può apportare benefici immunitari. La logica del gene modifica la forma del corpo, è generativa e rigenerativa, può ammettere ed includere, ma anche negare, la semantica biopolitica, i suoi oggetti e i suoi nessi. Gli oggetti della biopolitica sono ogni giorno di più affiancati dagli oggetti di questa dimensione radicalmente originale, per significati e significanti, dimensione che, con un neologismo, si può definire polisgenetica, ovvero sia una pratica governamentale sui generis, con importanti riflessi sul piano socio – criminologico. L’ultima parte della tesi riporta i risultati di recenti ricerche sociologiche sulla percezione sociale dell’ingegneria genetica e delle biotecnologie, nonché presenta i risultati dell’elaborazione delle interviste effettuate per la tesi di ricerca.
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