Littérature scientifique sur le sujet « Diritti di proprietà intellettuale »

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Articles de revues sur le sujet "Diritti di proprietà intellettuale"

1

Mariani, Serena. « Il grano della discordia : il provvedimento Cappelli dell'Agcm e la sentenza San Carlo del Tribunale di Roma ». AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, no 2 (janvier 2021) : 133–59. http://dx.doi.org/10.3280/aim2018-002008.

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Résumé :
Il presente contributo ha l'obiettivo di analizzare due recenti decisioni aventi ad oggetto distinte varietà di grano duro: il provvedimento sul frumento Cappelli dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato e la sentenza sul grano San Carlo del Tribunale di Roma. Entrambi i casi riguardano, sebbene in modo diverso, il tema dei diritti di esclusiva sulle varietà vegetali. Nella vicenda San Carlo, tali diritti derivano dalla concessione di una privativa nazionale sulla nuova varietà vegetale. Diversamente, nel caso Cappelli è stata posta in essere una privatizzazione de facto di una varietà antica, in assenza di qualsivoglia diritto di proprietà intellettuale sulla stessa. L'elaborato vuole altresì porre l'accento sull'importanza del miglioramento genetico in agricoltura, necessario affinché vengano sviluppate varietà sempre più produttive, resistenti e sostenibili. Per fare ciò, è opportuno permettere al costitutore di ottenere un ritorno sugli investimenti, mediante il riconoscimento di un'esclusiva sulla nuova varietà. Tuttavia, tale esclusiva non può essere illimitata né estendersi a varietà di pubblico dominio.
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2

Corigliano, Alessandra. « Web scraping e diritti di proprietà intellettuale nell'intermediazione di biglietti aerei low cost ». RIVISTA ITALIANA DI DIRITTO DEL TURISMO, no 22 (novembre 2018) : 120–64. http://dx.doi.org/10.3280/dt2018-022005.

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Résumé :
Nella sentenza di seguito commentata, la Corte d'Appello di Milano, in merito alla decisione di Ryanair di escludere qualsiasi intermediazione commerciale nella vendita dei propri biglietti aerei, si è pronunciata nella vertenza tra la compagnia aerea irlandese e l'agenzia di viaggi italiana Viaggiare che, in primo grado, ha denunciato il comportamento di Ryanair in quanto avrebbe ostacolato con il proprio comportamento l'agenzia di viaggio nella vendita dei biglietti aerei di Ryanair direttamente ai consumatori, costringendo l'agenzia stessa a riutilizzare i dati forniti dal database di Ryanair al fine di vendere indirettamente i biglietti sul suo sito web. La Corte (in parziale riforma della sentenza del Tribunale di primo grado) ha ritenuto che la decisione della compagnia aerea di riservarsi la vendita di biglietti aerei non costituisse un abuso di posizione dominante come previsto dall'articolo 102 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea, in quanto Ryanair deteneva nel mercato dei voli europei solo il 10%, quota questa molto bassa, che varrebbe a escludere una posizione dominante della compagnia su detto mercato. Nell'ottica della normativa antitrust, è stata accolta la mozione di Ryanair volta ad escludere una posizione dominante sul mercato dei voli europei, mentre nell'ottica dei diritti di proprietà intellettuale la domanda di Ryanair è stata respinta. A questo proposito, la Corte non ha accolto la mozione di Ryanair in base alla quale l'uso dei suoi marchi da parte di Viaggiare violasse i diritti privativi di Ryanair; la Corte ha inoltre stabilito che il database di Ryanair non potesse essere considerato di proprietà di quest'ultima, in quanto lo stesso, essendo del tutto svincolato da specifiche tecniche e funzionali che ne dettano la scelta e l'organizzazione dei dati, non può essere considerato alla stregua di una manifestazione creativa e, quindi, proprietà intellettuale ai sensi dell'art. 2, 64-quinques e 64-sexies della Legge sul Copyright. La Corte ha quindi ritenuto che non vi fosse nemmeno protezione ai sensi della cosiddetta dottrina "sui generis" del database Rynair poiché la protezione di tale database era finalizzata ad escludere la commercializzazione dei biglietti aerei e non a proteggere gli sforzi di investimento di Ryanair. La condotta di Viagiare di "screen scraping" dei dati Ryanair relativi all'offerta di biglietti aerei è stata considerata legittima in quanto Ryanair - nei Termini di Utilizzo del suo sito web - ha fornito l'accesso (concessione di licenza) a terzi dei suoi dati
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Chakrabarty, Ananda M. « Diritti di proprietÀ intellettuale e problematiche legali e sociali legate allo sfruttamento delle biotecnologie ». SALUTE E SOCIETÀ, no 3 (octobre 2010) : 191–214. http://dx.doi.org/10.3280/ses2010-003012.

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4

Lacey, Eric F. « Some Comparative and Contrasting Features of OECD Countries’ Competition Laws* ». Journal of Public Finance and Public Choice 7, no 1 (1 avril 1989) : 81–87. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907344703.

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Résumé :
Abstract La legislazione sulla concorrenza nei paesi OCSE presenta, nei rispettivi ordinamenti, profonde diversità, sia sostanziali che procedurali.La relativa regolamentazione riguarda, soprattutto: 1) accordi orizzontali tra imprese concorrenti, con esclusione di quelli che non sono considerati anti-competitivi, come gli accordi a fini di ricerca e sviluppo e quelli attinenti ai diritti di proprietà intellettuale; 2) accordi verticali; 3) abuso di posizione dominante (con ampie differenze, sia nella definizione di « posizione dominante » che di « abuso »); 4) fusioni e concentrazioni, con « soglie », anche in questo caso, molto diverse, ma generalmente con un uso limitato del potere di controllo delle autorità, per evitare interferenze con il mercato.Le procedure per l’applicazione della liquidazione sono caratterizzate in tutti i paesi OCSE dalla distinzione tra l’attività investigativa e quella decisionale, ma gli organi preposti possono anche essere numerosi (come nel Regno Unito), con conseguenti complicazioni.
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Paoloni, Lorenza. « Farmers' Rights, tutela della biodiversitĂ e salvaguardia delle risorse genetiche : l'esperienza del Canada ». AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, no 3 (mars 2011) : 11–39. http://dx.doi.org/10.3280/aim2009-003002.

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Résumé :
Isono stati introdotti dal Trattato internazionale sulle risorse genetiche vegetali per l'alimentazione e l'agricoltura nel 2001 quale riconoscimento del contributo che gli agricoltori e le comunità rurali hanno dato nella creazione, conservazione, scambio e valorizzazione delle risorse genetiche. Essi sono dei diritti collettivi che appaiono antitetici ai quelli di natura individuale rappresentati dai diritti di proprietà intellettuale che hanno determinato, da parte delle multinazionali farmaceutiche e del seme, la sottrazione dell'uso di dette risorse alle comunità rurali. Nell'attuale fase storica è importante l'affermazione dei "diritti degli agricoltori" sulle risorse genetiche ai fini sia della sicurezza alimentare che della preservazione dell'ambiente e della biodiversità ; contribuiscono, altresì, alla prevenzione del cambiamento climatico e al mantenimento delle conoscenze tradizionali e locali.
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Fontanarosa, Fiore. « Common property rights e traditional knowledge : appunti comparatistici in tema di diritti di proprietà intellettuale delle collettività locali ». AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, no 2 (février 2019) : 136–74. http://dx.doi.org/10.3280/aim2016-002009.

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Spoto, Giuseppe. « Luci e ombre del sistema multilaterale degli accordi internazionali sul commercio dei prodotti agricoli ». Przegląd Prawa Rolnego, no 2(29) (30 décembre 2021) : 423–60. http://dx.doi.org/10.14746/ppr.2021.29.2.22.

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Résumé :
Anche se le regolazioni sul commercio dei prodotti agricoli si sono evoluti dagli obiettivi di piena liberalizzazione perseguiti per il commercio dei prodotti industriali, le regole del GATT sono state applicate fin dall’inizio. L’autore dell’articolo ricostruisce il quadro normativo delle fonti internazionali, con particolare attenzione all’Accordo SPS (sulle misure sanitarie e fitosanitarie), all’Accordo TBT (sulle barriere tecniche al commercio), e all’Accordo TRIPs (Trade Related Intellectual Property Rights; Accordo sugli aspetti commerciali dei diritti di proprietà intellettuale). La seconda parte dello studio approfondisce il tema del commercio e dell’informazione a garanzia del diritto internazionale umanitario, partendo da un esame del caso del vino israeliano e dalla motivazione della sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea (C-368/18). Da quando l’OMC è stata istituita sono avvenuti molti cambiamenti, ma soprattutto c’è stata un’inversione di rotta da parte dei Paesi industrializzati che hanno scelto di stimolare accordi commerciali bilaterali rispetto al sistema multilaterale, minando così l’importanza delle regole dell’OMC. La novità più significativa di questa evoluzione è che tali accordi bilaterali non sono più da considerare come ulteriori sviluppi nella costruzione del sistema multilaterale, ma sono spesso diventati dei veri e propri ostacoli alla ricostruzione. Per l’autore, sono proprio le regole del commercio internazionale stabilite con l’OMC a offrire le migliori garanzie di fronte alla crescita degli scambi e alla conquista sempre più crescente di quote significative del mercato mondiale da parte dei Paesi più aggressivi. Le crisi economiche degli ultimi anni e, soprattutto, i recenti sconvolgimenti dei mercati internazionali a seguito della pandemia hanno mostrato la necessità di rinnovare l’agenda globale, legando indissolubilmente la circolazione delle merci (soprattutto agricole) ad ulteriori obiettivi che non possono prescindere dal cambiamento climatico, dalla lotta all’inquinamento e dalla soluzione dei problemi ambientali che sono diventati temi da considerare come tasselli di un unico grande mosaico. Questi obiettivi richiederebbero un rilancio del multilateralismo e confermerebbero l’importanza di trovare un anello comune all’interno dell’OMC.
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Bompiani, Adriano. « L’elaborazione di “regole” per le innovazioni biotecnologiche ». Medicina e Morale 49, no 4 (31 août 2000) : 713–50. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2000.765.

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Résumé :
Come è noto, l'unione Europea ha fra i suoi scopi quello di favorire lo sviluppo sociale ed economico dei Paesi aderenti, facilitando la ricerca scientifica, l’innovazione tecnologica, la produzione di beni e la circolazione degli stessi nell’ambito dell’Unione, eliminando per quanto è possibile differenze, normative e conflitti commerciali. Con questo spirito, dopo anni di difficile lavoro, è stata emanata la Direttiva 98/44/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio (6luglio 1998) che riguarda la protezione giuridica delle invenzioni biotecnologiche, ne presupposto che si tratti di genoma – sia esso di origine vegetale, animale o umano – in quanto risultati da “invenzioni” suscettibili di applicazioni industriali e non dal mero isolamento (“scoperta”). L’Autore, che già ha esaminato in un precedente contributo gli aspetti etici dell’impiego delle biotecnologie nel campo vegetale e animale (v. Medicina e Morale 2000, 3: 449-504), si sofferma a descrivere quanto prevede la Direttiva 98/44/CE stessa, assieme ad altre norme internazionali precedentemente emanat, per la tutela dell’ambiente, degli animali e degli organismi umani. L’Autore riconosce che la direttiva vieta, nel dispositivo, lo sfruttamento commerciale che sia contrario all’ordine pubblico e al buon costume, fornendo gli esempi concreti dei divieti applicabili ai processi di clonazione umana a scopo riproduttivo, di modificazione dell’identità genetica germinale dell’essere umano; di modificazione degli embrioni umani a fini commerciali e industriali; di modificazione dell’identità genetica animale di natura tale da provocare sofferenza negli stessi, senza utilità sostanziale per l’uomo o per l’animale. Tuttavia la Direttiva – sotto l’aspetto giuridico – consente l’utilizzazione di embrioni umani (sia pure non direttamente ed espressamente prodotti a scopo di ricerca in base all’art. 18 della Convenzione sui diritti dell’uomo e la biomedicina) a scopo sperimentale e per applicazioni biotecnologiche riguardanti la produzione di cellule staminali od i medicamenti. L’Autore esamina anche il dibattito che è seguito alla emanazione della Direttiva soprattutto a livello di Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (Strasburgo) in merito alle preoccupazioni dell’opinione pubblica sui cosiddetti “cibi transgenici” (raccomandazione n. 1398 (1998) dal titolo “sicurezza del consumatore e qualità degli alimenti”), nella quale è stata espressa contrarietà alla brevettabilità degli organismi viventi, pur riconoscendo la necessità di assicurare un’adeguata protezione ai diritti dell’”invenzione” (proprietà intellettuale) [Raccomandazione 1417/1999]. Questi problemi sono stati affrontati ma non risolti nella conferenza internazionale di Oviedo (16-19 maggio 19999) organizzata dal Consiglio d’Europa. Il Comitato Direttivo di Bioetica del medesimo Consiglio d’Europa è stato indicato di esprimere “parere” sulla complessa materia; nel frattempo sono intervenute la conferenza di Seattle e Montreal, ove è stato firmato, nel gennaio 2000, un Protocollo sulla biosicurezza che regolamenta il commercio internazionale di sementi e sostanze geneticamente modificate ritenuti pericolosi per l’ambiente e la salute, escludendo però i prodotti finiti, e perciò il cibo transgenico. Nel momenti in cui – scadendo la moratoria –la Direttiva 98/44/CE entrerà in vigore (31 luglio 2000) essendo improbabile l’accettazione delle argomentazioni di invalidazione sollevate da Olanda e Italia, l’Autore insiste per l’adozione del “principio di precauzione”, esplicitamente incorporato nel diritto comunicato relativo alla protezione della salute, oltreché alla tutela dell’ambiente, che dovrà essere tuttavia meglio specificato nella sua estensione e nelle conseguenze attese. Un secondo principio, quello della “trasparenza”, richiede un’ulteriore affinamento delle informazioni rivolte al consumatore, tramite una più chiara etichettatura che consenta una scelta realmente libera e consapevole dei prodotti derivanti da organismi geneticamente modificati posti in commercio. Dovrà essere perseguita la ricerca, escludendo peraltro l’uso dell’embrione umano.
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Clerico, Giuseppe. « Equità, efficienza e diritti di proprietà ». Journal of Public Finance and Public Choice 7, no 3 (1 octobre 1989) : 173–90. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907344802.

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Résumé :
Abstract Because of the market failures private property rights not always are such to obtain socially acceptable outcomes through the exchange. To guarantee social welfare the policy maker usually limits the property rights. Such limitations concern: the existence of the private property rights in itself; the right of transferring and exchanging the above mentioned; the right of discretionary use of the private property.The restrictions to private property rights are motivated by efficiency and equity. On the efficiency side the public policy can be set up by three reasons: presence of externalities; existence of imperfect information; difficulties to coordinate economic activity and exchange.Efficiency and equity are obviously affected by any restriction of the property rights. We face the fact that often the equity aim is not a universal aim but instead a particular one restricted to some social group. On the equity side public policy claims its right to intervene particularly when the right holder earns pure profits limitative of the consumer welfare and exploits his market power.Any restriction to private property rights is either a source of benefits for people not paying the relative cost or a cause of cost for people not enjoying any benefit. Ideally it would be necessary either to levy a tax or to give a subsidy in order to bring back the initial welfare conditions. This rarely happens above all because of tangled effects and transaction costs.
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Pejovich, Svetozar. « Law, Tradition and Liberalism in Practice : Quo Vadis Eastern Europe* ». Journal of Public Finance and Public Choice 14, no 1 (1 avril 1996) : 3–13. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907540219.

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Abstract Questo articolo analizza i fattori che possono rafforzare le prospettive di radicamento del capitalismo nei Paesi ex-socialisti dell’Europa dell’Est. Sulla base del fatto che i valori astrattamente presi non possono aiutarci a fornire valutazioni di tipo economico, l’A. utilizza un approccio del tipo «analisi costi-benefici» al fine di comparare e scegliere tra sistemi capitalistici imperfetti.Dopo aver enunciato i principi basilari del libero mercato, l’A. sottolinea il ruolo da essi svolto come incentivo nel comportamento degli attori economici: diritti di proprietà, liberta di contratto e governo delle leggi valorizzano i diritti individuali e generano un ambiente fertile per lo sviluppo economico e sociale dell’individuo.Al fine di costruire le basi per un solido capitalismo nei Paesi dell’Europa dell’Est l’A suggensce ai governanti di quei Paesi di creare un contesto legale che possa permettere agli individui di spenmentare ogni sorta di accordo al fine di produrre ricchezza e di earantire i diritti di proprietà degli individui.
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Thèses sur le sujet "Diritti di proprietà intellettuale"

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Pauri, Elena. « Aiuti di Stato e diritti di proprietà intellettuale nel ciclo dell’innovazione ». Doctoral thesis, Luiss Guido Carli, 2020. http://hdl.handle.net/11385/204244.

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Résumé :
Aiuti di stato e proprietà intellettuale nel settore della ricerca, dello sviluppo e dell’innovazione. Aiuti di Stato e proprietà intellettuale nel settore degli appalti pubblici. Aiuti di Stato e diritti di proprietà intellettuale nel settore fiscale: i tax rulings. Aiuti di Stato e diritti di proprietà intellettuale nel settore fiscale: i regimi Intellectual Property (IP) Box.
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Bandera, Manuela. « Abuso di posizione dominante e rifiuto di concedere in licenza diritti di proprietà intellettuale ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2009. http://hdl.handle.net/10077/3158.

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2006/2007
La tesi di dottorato ha ad oggetto l’analisi del trattamento in ambito comunitario del rifiuto abusivo di concedere in licenza diritti di proprietà intellettuale (i “diritti IP”) da parte di imprese in posizione dominante. Il tema ha acquistato notevole interesse a seguito di alcune sentenze della Corte di giustizia e del Tribunale di primo grado e di alcuni recenti interventi della Commissione diretti all’uniformazione dell’approccio nella valutazione degli abusi di esclusione. La definizione di un trattamento chiaro del rifiuto di licenza è di particolare importanza vista l’esigenza di un’interpretazione omogenea dei principi di diritto della concorrenza a livello decentralizzato, resa necessaria dalla modernizzazione della disciplina antitrust e dalla prevedibile futura diffusione delle azioni di risarcimento del danno concorrenziale. Partendo dall’apparente conflittualità tra diritti di proprietà intellettuale, che postulano un potere di monopolio sul bene protetto e l’esclusione dei concorrenti dal relativo godimento, e il diritto antitrust, che invece è volto ad evitare comportamenti abusivi e distorsivi della concorrenza, la tesi si propone di individuare i principi e il metodo più adatti a regolare tali condotte delle imprese dominanti. A tal fine, la tesi esamina con spirito critico le teorie ed i concetti sviluppati dalla prassi comunitaria e dalla recente Comunicazione relativa agli “Orientamenti sulle priorità della Commissione nell’applicazione dell’articolo 82 del trattato CE al comportamento abusivo delle imprese dominanti volto all’esclusione dei concorrenti”. Lo studio si compone di cinque capitoli. Dopo il primo capitolo introduttivo, i successivi due capitoli sono diretti all’analisi dei criteri utilizzati per l’esame dei casi di rifiuto di contrarre e delle fattispecie abusive che coinvolgono diritti IP: i criteri tratti dal diritto antitrust sono esaminati nel secondo capitolo e quelli derivanti da nozioni proprie della materia della proprietà intellettuale nel terzo. Il quarto e il quinto capitolo sono quindi dedicati allo studio critico della disciplina individuata per la valutazione dei dinieghi di licenza nelle pronunce della Commissione, del Tribunale e della Corte di giustizia nonché nella Comunicazione della Commissione e nel dibattito che ne ha preceduto l’adozione. Più in particolare, il primo capitolo definisce la nozione di abuso di posizione dominante ex art. 82 TCE e fornisce al lettore gli strumenti per l’analisi della fattispecie, approfondendo i più significativi per lo studio del diniego di licenza: dopo un esame del mercato rilevante, l’attenzione si concentra sul concetto di dominanza, sulla nozione di sfruttamento abusivo e le sue caratteristiche, il cui studio è effettuato con l’ausilio esemplificativo di alcune tipologie di abuso individuate dalla Commissione e dalle corti comunitarie. Il secondo capitolo analizza i criteri rilevanti per il trattamento del rifiuto abusivo di contrarre sviluppati alla luce dei principi di diritto antitrust. Nell’esame dei rifiuti rivolti a clienti nuovi, in particolare, è oggetto di approfondimento la prassi comunitaria elaborata con riferimento alla fornitura di beni e infrastrutture “essenziali” che viene analizzata anche alla luce della cd. “essential facilities doctrine” definita dalla giurisprudenza nordamericana. Il terzo capitolo è diretto invece a studiare il rapporto tra diritto della concorrenza e diritto della proprietà intellettuale. Esso esamina le nozioni di “esistenza/esercizio” del diritto IP, di “oggetto specifico” e di “funzione essenziale”, tratte dalla giurisprudenza in materia di privative intellettuali ed industriali e libera circolazione delle merci, analizzandone l’applicabilità alle fattispecie di abuso di posizione dominante e agli strumenti utili per la relativa analisi. Negli ultimi due capitoli, infine, si studia la disciplina elaborata per il trattamento delle ipotesi di rifiuto abusivo di licenza, evidenziando in particolare i criteri con cui si è cercato di coniugare le specificità dei diritti di proprietà intellettuale con i principi di diritto antitrust sviluppati per i casi di rifiuto di contrarre. Nei casi di diniego di licenza occorre infatti bilanciare l’esigenza di garantire la concorrenza e lo sviluppo dei mercati (da cui conseguirebbe la necessità di imporre l’accesso al bene protetto) con l’esigenza di tutelare gli sforzi e gli investimenti del titolare del diritto (il quale sarebbe privato dell’incentivo ad innovare nel caso si concedesse un accesso indiscriminato alle sue risorse). L’atteggiamento della Commissione e dei giudici comunitari si è evoluto nel tempo. Rispetto all’approccio utilizzato nei primi casi Volvo e Renault, dove la valutazione di abusività era effettuata in base ai concetti di “esistenza”, “esercizio” e “oggetto specifico” del diritto IP, la prassi ha modificato progressivamente la propria impostazione nei casi Magill, IMS e Microsoft nei quali ha sviluppato modelli di analisi tratti dalla disciplina dei rifiuti di contrarre e delle essential facilities, integrati, in ragione della specificità dell’oggetto del rifiuto, dal criterio dell’ostacolo alla comparsa del “prodotto nuovo”. Chiude la tesi l’analisi della Comunicazione della Commissione, ultimo intervento comunitario in materia, nella quale allo specifico test per i casi di rifiuto abusivo di licenza elaborato dalle corti comunitarie, si sostituisce un’unica disciplina che assimila il trattamento del rifiuto di licenze a quello previsto per il rifiuto di contrarre avente ad oggetto beni ed infrastrutture materiali. L’analisi delle interpretazioni succedutesi in materia, di cui si studiano aspetti positivi e criticità, dimostra la difficoltà di individuare il corretto trattamento del rifiuto di concedere in licenza diritti di proprietà intellettuale. Alla luce dei criteri progressivamente delineati in ambito comunitario con riferimento a tale fattispecie, sembra che la valutazione del rifiuto di licenza di diritti IP debba essere realizzata mediante l’applicazione dei principi di diritto antitrust, seppur adattati alla peculiare natura di tali privative. Occorrerebbe quindi in primo luogo riconoscere la necessità di un trattamento differenziato dei diritti IP rispetto ai diritti di proprietà sugli altri beni. La disciplina della proprietà intellettuale mediante l’attribuzione della privativa sul bene protetto solo per una durata limitata di tempo, infatti, effettua già il bilanciamento dell’esigenza di tutela del titolare con l’interesse dei concorrenti e della collettività alla condivisione dell’invenzione o della creazione. Di conseguenza, il trattamento delle fattispecie di rifiuto aventi ad oggetto diritti IP non può essere identico a quello riservato ai rifiuti di concedere l’accesso a risorse materiali, per cui manca tale bilanciamento di opposti interessi. Si dovrebbe riconoscere inoltre che non vi è contrasto ma, al contrario, complementarità tra le finalità e gli effetti del diritto antitrust e della proprietà intellettuale, essendo entrambi diretti a favorire un’efficienza e una concorrenza dinamica fondata sullo sviluppo di nuovi beni e processi, sulla sostituzione anziché sull’imitazione di prodotti. Tali constatazioni portano quindi a concludere a favore di un’interpretazione che preveda che il rifiuto di concedere in licenza un diritto di proprietà intellettuale debba essere ritenuto abusivo in forza della disciplina antitrust solo nei casi eccezionali in cui l’esercizio in concreto del diritto non risponda alla finalità astratta per cui esso è stato riconosciuto e cioè escluda la promozione dell’innovazione. L’individuazione dei criteri di valutazione dell’abusività del rifiuto del diritto IP può essere effettuata mediante un test fondato su condizioni precise, definite ex ante e specifiche per detta fattispecie, sul modello del test proposto dalla Corte di giustizia nella sentenza IMS, oppure sulla base di principi più generali, applicabili ad una pluralità di ipotesi, come previsto nella Comunicazione della Commissione. Il primo metodo sembra avere il vantaggio di essere certo e conoscibile, il secondo di essere adattabile alle esigenze del caso concreto, pur essendo suscettibile di applicazioni scarsamente prevedibili a priori. Dall’analisi si deriva in ogni caso che, per ridurre le ipotesi di intervento del diritto antitrust nell’esercizio delle prerogative attribuite al titolare del diritto IP, è necessario che all’interpretazione del trattamento del rifiuto di licenza sopra indicata si accompagni una disciplina del diritto della proprietà intellettuale che protegga tramite diritti di privativa industriale ed intellettuale solo beni effettivamente meritevoli di tutela mediante esclusiva. L’azione comunitaria intesa a realizzare questo obiettivo, già avviata mediante la parziale armonizzazione delle leggi nazionali in materia e l’individuazione di alcuni diritti IP aventi validità europea, sembra ora ulteriormente confermata dall’art. 118 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea previsto dal Trattato di Lisbona, diretto ad istituzionalizzare la creazione di diritti di proprietà intellettuale di portata comunitaria.
XX CICLO
1977
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3

Trevisan, Arianna <1993&gt. « La violazione dei diritti di proprietà intellettuale : il caso dell'industria della moda in Europa ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15158.

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Résumé :
Il tema dei diritti di proprietà intellettuale rappresenta un tema di più sempre attualità e importanza nell'economia globalizzata in cui ci troviamo. L'industria della moda, che si basa in buona parte su assetti immateriali come la creatività e l'innovatività e che ricopre un ruolo sempre più importante nell'economia europea, costituisce una delle industrie che maggiormente dovrebbe fare uso di questa tipologia di diritti, anche alla luce del fatto che gli ultimi dati la ritraggono come una delle principali industrie afflitte dal problema della contraffazione e della pirateria. L'obiettivo di questo elaborato è quello di analizzare, tramite i più recenti studi e report rilasciati dai principali attori coinvolti nel rilascio di questi diritti e nella loro tutela e i più noti casi giudiziari, gli effetti che la violazione dei diritti di proprietà intellettuale provocano all'industria della moda e valutare se l'attuale normativa europea e i relativi strumenti implementati ben si adattano alle esigenze di protezione di cui essa necessita.
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4

Dal, Lago Eugenia <1992&gt. « La legittimità dell'azione inibitoria : tra diritto di proprietà intellettuale e tutela della concorrenza ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10677.

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5

ANDREONI, MARTINO MARIO. « La tutela cautelare anticipatoria. Premesse per uno studio dei provvedimenti cautelari nel diritto della proprietà intellettuale ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2010. http://hdl.handle.net/10281/7773.

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Nell’elaborato si esamina la tutela cautelare anticipatoria quale forma di tutela minore rispetto a quella del processo ordinario, ma potenzialmente satisfattiva e autonoma e di frequente utilizzo in alcuni settori del diritto, quale, in particolare, il diritto della proprietà intellettuale e della concorrenza. Prendendo le mosse dalle nozioni di tutela anticipatoria elaborate dalla dottrina, si tenta di definire le caratteristiche di questa forma di tutela, così come è stata realizzata nel corso degli anni nell’ordinamento italiano, analizzando anche le esperienze, più risalenti e mature, dell’ordinamento francese, con la procédure en référé e dell’ordinamento tedesco, con le eistweilige Verfügungen. Si procede poi ad individuare le caratteristiche strutturali e funzionali dei provvedimenti cautelari anticipatori, e le loro differenze da quelli conservativi, alla luce delle norme sulla strumentalità attenuata introdotte, a partire dal 2003, nelle leggi speciali e nel codice di procedura civile, con particolare riguardo ai presupposti di concessione, all’autonomia, alla stabilità e all’efficacia, sul piano sostanziale e su quello processuale, di tali provvedimenti, e alle peculiarità dei giudizi di merito che eventualmente siano instaurati dopo il provvedimento cautelare anticipatorio. Si affronta, inoltre, il problema di quali siano gli effetti della sentenza anticipabili con il provvedimento cautelare, con riguardo alle pronunce di condanna, di mero accertamento e costitutive, e le forme di attuazione del provvedimento cautelare. Si procede, infine, con l’analisi dei provvedimenti cautelari anticipatori previsti dal codice della proprietà industriale e dalla legge sul diritto d’autore, ed in particolare dell’inibitoria e della sua attuazione, e si affronta il problema della stabilità di tali provvedimenti, alla luce delle norme nazionali e di quelle comunitarie ed internazionali.
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6

Leonardi, Amedeo <1990&gt. « Il diritto di proprietà intellettuale giapponese e le regolamentazioni internazionali. Il Partenariato Trans-Pacifico e le sue future implicazioni ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/7616.

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Résumé :
Il lavoro di tesi proposto ha l'obiettivo di analizzare la situazione delle regolamentazioni dei diritti sulle proprietà intellettuali e industriali (P.I.) giapponesi sia nel suo aspetto di evoluzione storica, sia in quello contenutistico, ponendo particolare attenzione alle nuove condizioni di cooperazione internazionale dell'area pacifica. Il Capitolo I si concentra sui concetti e sui testi di legge oggi applicati, di istituti giuridici quali copyright, brevetti, modelli di utilità, design e trademark, e sul nuovo sistema nazionale promosso dal primo governo Koizumi, atto alla valorizzazione del ricco capitale intellettuale giapponese. Volgendo lo sguardo oltre i confini nazionali, il Capitolo II presenta una riflessione riguardo al ruolo del Giappone all'interno del percorso di globalizzazione delle norme sui diritti di P.I., attraverso uno studio del processo di armonizzazione internazionale. Il Capitolo III è una parentesi nello studio delle P.I. volta alla presentazione del secondo grande tema della tesi, il Partenariato Trans-Pacifico (TPP). Ne vengono illustrate le origini, i contenuti, lo sviluppo del dibattito sull'adesione interno al Giappone e le ripercussioni macroeconomiche sul Paese. L'ultimo capitolo, il IV, affronta le implicazioni delle nuove norme in materia di P.I. previste nel testo del TPP, pubblicato ufficialmente il 5 novembre 2015. Le ripercussioni riguarderanno il settore dell'editoria, dei contents e il sistema sanitario nazionale. Infine, le pagine dedicate alle Conclusioni tentano una valutazione complessiva del cammino del Giappone nel campo dei diritti di P.I.
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ALIPRANDI, SIMONE. « Il diritto d'autore nell'era digitale. Una ricerca empirica su comportamenti, percezione sociale e livello di consapevolezza tra gli utenti della rete ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2012. http://hdl.handle.net/10281/30053.

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Résumé :
Lo spirito di questo lavoro di ricerca è quello di proporre un modello per un'indagine empirica su come tutti questi temi oggetto di raffinate disquisizioni accademico-scientifiche vengano percepiti dalla gente comune. Tale sfida rientra nella mission classica di cui si fa carico la sociologia del diritto, ma nello stesso tempo si spinge in un terrenno davvero ancora troppo poco esplorato, dato che è solo da pochi anni che il problema "diritto d'autore" è uscito dalla nicchia degli addetti ai lavori. L'indagine, che si focalizza sui tre macro-temi "comportamenti degli utenti", "percezione sociale" e "livello di consapevolezza" in materia di diritto d'autore nell'era digitale, prevede una preliminare rassegna delle principali ricerche empiriche condotte negli ultimi anni su questi temi e si estrinsecherà nella descrizione metodologica della online survey condotta tra febbraio e giugno 2011 e nella presentazione dei relativi risultati.
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Lincesso, Irene. « 1. Antitrust e proprietà intellettuale nell'era digitale : il caso Google Book search. 2. Luci ed ombre del principio di precauzione : il caso delle nano-tecnologie. 3. Come togliere dal giro i danni non patrimoniali : note in margine alla "teoria dell’assicurazione" ». Doctoral thesis, Luiss Guido Carli, 2011. http://hdl.handle.net/11385/200874.

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Résumé :
1. I dettagli dell’accordo. Questo settlement non s’ha da fare. Il problema dei non-display uses. Effetti procompetitivi. Fattori che hanno contribuito al GBS. In arrivo tanti Google Books Search nazionali? Chi ha paura di Google? L’Europa cede a Google. 2. La cultura della precauzione. Le nano-tecnologie: tra opportunità e precauzioni. Verso la terza via. 3. Danni non patrimoniali: una caratterizzazione. Due teorie a confronto. Danni e compensazione. La disciplina dei danni non patrimoniali in diversi ordinamenti. Dibattito dottrinario. In conclusione: mancanza di domanda o di offerta?
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Terranova, G. « I NUOVI DIRITTI DI PROPRIETÀ : UN'ANALISI COMPARATA ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2016. http://hdl.handle.net/2434/361088.

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Résumé :
La ricerca analizza l'evoluzione del concetto di proprietà nel diritto italiano, quale conseguenza dell'evoluzione della realtà economica e degli scambi commerciali e, in particolare, si concentra sull'avvicinamento della concezione dominicale ad esso sottesa a quella propria degli ordinamenti di common law, in particolare quello inglese e quello statunitense. A tale scopo sono esaminati alcuni istituti giuridici in cui é evidente l'esigenza della prassi, da un lato, e la tendenza del legislatore, dall'altro, a servirsi di schemi di appartenenza distinti rispetto al modello tradizionale. L'analisi, infine, si interroga sulla capacità del diritto italiano a dar riconoscimento a nuove forme di appartenenza elaborate dall'autonomia privata, ancorché non ancora riconosciute a livello legislativo e fornisce, quindi, una possibile soluzione de iure condendo.
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Rocca, Samuela <1988&gt. « Le droit de suite nel sistema della proprietà intellettuale : efficacia e problemi di applicazione ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/8517.

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Résumé :
Il diritto d’autore rappresenta oggi un campo d’indagine dinamico caratterizzato dall'emergere di nuove fattispecie, le quali, scaturite parallelamente al processo tecnologico, richiedono una continua revisione delle disposizioni atte a disciplinarle. Dopo un primo capitolo esplicativo delle principali fonti universali, regionali e nazionali in materia di proprietà intellettuale, si procederà all'esame dei rapporti esistenti tra gli obblighi di matrice convenzionale e le disposizioni emanate in ambito comunitario. Verranno esaminati pertanto, problemi di ripartizione delle competenze nei casi di accordo misto e problemi di compatibilità nei casi di accordi stipulati dai Paesi prima di divenire membri della Comunità europea. Lo scopo dichiarato, in tale prima fase della ricerca, sarà cercare di capire il modo e l’efficacia con cui tali disposizioni siano state recepite dall'ordinamento italiano. Procedendo in tale direzione, si cercherà, attraverso le principali direttive comunitarie, di analizzare il diritto d’autore in Italia nei suoi numerosi aspetti, al fine di giungere alle questioni pertinenti il diritto di seguito. In tale ultimo capitolo, verrà analizzato approfonditamente la situazione precedente all'attuazione della direttiva 2001/84/CE, con sguardo particolare alle novità introdotte dalla medesima. Si cercherà in ultima istanza di comprendere la portata delle sue disposizioni, eventuali problematiche ancora da disciplinare, senza tralasciare il livello di armonizzazione raggiunto in tale settore.
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Livres sur le sujet "Diritti di proprietà intellettuale"

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Vanzetti, Adriano. Studi di diritto industriale in onore di Adriano Vanzetti : Proprietà intellettuale e concorrenza. Milano : Giuffrè, 2004.

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Robbio, Antonella De. Diritto d'autore : La proprietà intellettuale tra biblioteche di carta e biblioteche digitali. Roma : Associazione italiana biblioteche, Sezione Lazio, 2001.

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Ghidini, Gustavo, et Andrea Stazi. Accesso a informazione e conoscenza nell'era multimediale : Libertà di espressione, libertà di concorrenza, proprietà intellettuale. Roma : LUISS, University Press, 2011.

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Carletti, Maela. Bona episcopatus Senogaliensis : Proprietà e diritti dell'episcopato di Senigallia (secoli XIV-XV). Spoleto (Perugia) : Fondazione Centro italiano di studi sull'alto Medioevo, 2012.

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5

Mascia, Katia. L'usucapione : La casistica giurisprudenziale di acquisto della proprietà di beni mobili e immobili e di altri diritti reali attraverso il decorso del tempo. Matelica, (MC) : Nuova giuridica, 2013.

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Le sezioni specializzate italiane della proprietà industriale e intellettuale : Italian IP courts case law report : rassegna di giurisprudenza : anni 2009-2010. Milano : Giuffrè, 2013.

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Panero, Francesco. Una signoria vescovile nel cuore dell'impero : Funzioni pubbliche, diritti signorili e proprietà della Chiesa di Vercelli dall'età tardocarolingia all'età sveva. Vercelli : Società storica vercellese, 2004.

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Panero, Francesco. Una signoria vescovile nel cuore dell'impero : Funzioni pubbliche, diritti signorili e proprietà della Chiesa di Vercelli dall'età tardocarolingia all'età sveva. Vercelli : Società storica vercellese, 2004.

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Organisation for economic co-operation and development. Commercio Di Beni Contraffatti e l'economia Italiana Tutelare la Proprietà Intellettuale Dell'Italia. Organization for Economic Cooperation & Development, 2018.

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Chapitres de livres sur le sujet "Diritti di proprietà intellettuale"

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Pagliarin, Carola. « Profili costituzionali della tutela dei diritti sui beni immateriali ». Dans Italienisches, europäisches und internationales Immaterialgüterrecht, 177–200. Berlin, Heidelberg : Springer Berlin Heidelberg, 2020. http://dx.doi.org/10.1007/978-3-662-62179-0_10.

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ZusammenfassungCome è noto, nella nostra Costituzione non si rinvengono norme dedicate in modo espresso alla tutela dei diritti sui beni immateriali o della proprietà intellettuale. Non si sono, dunque, seguiti precedenti illustri, come la Costituzione americana del 1787.
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Roncaglia, Gino. « La proprietà intellettuale è un furto ? Qualche appunto di introduzione a un dibattito ». Dans L'editoria tra cartaceo e digitale, 45–50. Ledizioni, 2012. http://dx.doi.org/10.4000/books.ledizioni.975.

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