Thèses sur le sujet « Demi greci »

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Lago, Paolo. « Pasolini traduttore dei classici greci e latini ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3423157.

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Résumé :
My Phd thesis focuses on classic translations made by Pier Paolo Pasolini. The first part analyzes translations from ancient Greek and the second translations from Latin. Chapter 1 analyzes the translation of some fragments from Sappho’s poems; chapter two the “Orestiade”, the translation of the Oresteia of Aeschylus; chapter three the translation of the Antigone of Sophocles (only the first 281 verses translated by Pasolini); chapter four the insert of some verses of the Sophocles’ Trachinie in the tragedy “Affabulazione”; chapter five focuses on the text of movies “Edipo re” (1967) and “Medea” (1969). The second part is dedicated to the analysis of the translations from Latin: the first 300 verses of the first Book of the Aeneis and “Il vantone”, a roman translation of the Miles gloriosus by Plautus.
La tesi analizza le traduzioni greche e latine di Pasolini, di natura teatrale e letteraria. La prima parte è dedicata alle traduzioni dal greco, la seconda a quelle dal latino. Nella prima parte l’analisi si concentra sulle traduzioni giovanili di alcuni frammenti di Saffo, tutte anteriori al 1949 (primo capitolo); sull’Orestiade, la versione dell’Orestea di Eschilo realizzata da Pasolini nel 1960 per una messa in scena del Teatro Popolare Italiano (secondo capitolo; un’analisi è stata dedicata anche al film Appunti per un’Orestiade africana, nel quale sono inseriti brani dell’Orestiade, nel capitolo 2 b); sulla traduzione solamente abbozzata dell’Antigone di Sofocle (terzo capitolo); sulla presenza di alcuni versi tratti dalle Trachinie di Sofocle in Affabulazione, una delle tragedie composte da Pasolini. In essa, infatti, all’interno della prima stesura del VI episodio (poi sostituito nella veste definitiva), sono stati inseriti dei versi della tragedia greca, all’interno di un rifacimento del dialogo finale fra i personaggi di Eracle e di suo figlio Illo (capitolo quarto). Il quinto capitolo, infine, è dedicato alle sceneggiature dei film Edipo re (1967) e Medea (1969) per individuare, all’interno di esse, la presenza di traduzioni letterali del testo greco originale. La seconda parte, nel primo capitolo, prende in esame la traduzione dei circa trecento versi iniziali del libro I dell’Eneide, alla quale il poeta pose mano nel 1959 e che può bene essere considerata come un importante ‘laboratorio’ testuale nel quale Pasolini sperimenta la propria tecnica di traduttore. Nel capitolo secondo, invece, l’analisi si sposta su un’altra importante traduzione pasoliniana di un classico portata sulle scene: il Vantone, dal Miles gloriosus di Plauto, una versione in romanesco realizzata nel 1961.
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2

Pausillo, Giorgia <1991&gt. « Un nuovo catalogo dei manoscritti alchemici greci delle biblioteche italiane ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022. http://amsdottorato.unibo.it/10285/1/Pausillo_Giorgia_tesi.pdf.

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Résumé :
Il presente lavoro di ricerca propone una revisione del corpus greco dei manoscritti alchemici conservati presso le biblioteche italiane attraverso la realizzazione di un nuovo catalogo, aggiornato ed elaborato secondo le recenti norme di catalogazione. Tale progetto risponde alla necessità di un completo riesame dell’attuale catalogo dei codici alchemici italiani curato da Carlo Oreste Zuretti e pubblicato a Bruxelles nel 1927 (Catalogue des manuscrits alchimiques grecs, II). L’inadeguatezza e insufficienza di tale sussidio emerge soprattutto nella descrizione dei singoli esemplari, specie per quanto riguarda gli aspetti codicologici e paleografici. Il nuovo accurato studio che ha coinvolto ciascun manoscritto mira alla realizzazione di un esaustivo strumento di lavoro in grado di coniugare gli aspetti materiali, scrittori, testuali e storico-culturali degli esemplari esaminati. Le nuove acquisizioni emerse dallo studio dei codici consentono di delineare meglio la storia della circolazione dei testi alchemici greci e dei loro lettori.
This work proposes a revision of the Greek corpus of alchemical manuscripts preserved in Italian libraries through the creation of a new and updated catalogue, compiled according to recent cataloging standards. This project responds to the need for a complete revision of the current catalogue of Italian alchemical manuscripts edited by Carlo Oreste Zuretti and published in Brussels in 1927 (Catalogue des manuscrits alchimiques grecs, II). The insufficiency of that work emerges in the description of individual items, especially with regard to codicological and paleographic aspects. The new careful study involving each manuscript aims at the realization of a comprehensive working tool capable of combining the material, scriptural, textual and historical-cultural aspects of each codex.
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3

Stella, Tommaso. « Dal rilievo digitale all'ipotesi di ricostruzione della Biblioteca Greca di Villa Adriana ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/19988/.

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Résumé :
L’obiettivo della tesi è esplorare nuovi metodi e tecniche di documentazione dei Beni Culturali, nel campo dell’archeologia e anche per eventuali esperienze virtuali di esplorazione, mostrando i possibili vantaggi di portabilità derivanti dall'applicazione di tecniche di compressione dei dati ottenute con strumenti dedicati all’entertainment. Lo studio espone in maniera dettagliata l’esperienza del rilevamento tramite l’uso di moderne tecnologie di acquisizione digitale dei dati, che si uniscono nell'elaborazione dei dati stessi a metodi e tecniche di reverse modeling. La definizione di una pipeline operativa che metta in successione logica queste tecniche, la loro sistemazione e ottimizzazione , consentono di ottenere una valida documentazione in formato digitale della Biblioteca Greca di Villa Adriana (TI), completa sia dal punto di vista tridimensionale che di elaborati bidimensionali.
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4

Lovino, Francesco. « Bisanzio fuori Bisanzio. Le illustrazioni dei manoscritti greci di origine provinciale conservati alla Biblioteca Nazionale Marciana ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3424019.

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Résumé :
The aim of the essay is to analyze the production of greek manuscripts in the peripheral areas of the byzantine empire, providing an art-historical perspective to one of the most debated issues in studies. Moving from the extraordinary heritage of the Biblioteca Marciana of Venice, were selected fifteen decorated manuscripts, emblematic of a production often underestimated. After an introduction dedicated to the constitution and development of the collection, from Bessarion to the eighteenth-century collectors, the essay will firstly focus on greek manuscripts made in Southern Italy and Sicily between the tenth and fourteenth centuries. The study of ornamentation between the tenth and eleventh century is conducted through the analysis of the decorative repertoire that developed in Calabria, Campania and Lazio as a result of the intensification of relations between greek monasticism and Benedictine monasticism; then it goes to the study of cultural policy of Norman rulers in Sicily during the twelfth century, and its effects on the byzantine miniature in Sicily. A further chapter is finally devoted to the Salento of the fourteenth century, deepening the illustrations of Glycas Marc. gr. Z. 402 (1031). The second section of the essay focuses on oriental provinces and Greece between X and XIV century. Moving from paleographic and codicological studies, the first chapter of the section is intended to provide an art-historical perspective on manuscript production in the peripheral areas of Constantinople, tying some "eccentric" details to the ornamental repertoire of certain provinces, from Cappadocia to Bithynia, to Greece. Finally, the last chapter deepens the book decoration in Thessalonica at the beginning of the fourteenth century, studying its relations with the monumental art in Macedonia and in Serbia under Stephen Uroš II Milutin.
L’elaborato intende affrontare criticamente la produzione di manoscritti greci nelle aree periferiche dell’impero bizantino, fornendo un punto di vista storico-artistico ad una delle problematiche più dibattute dagli studi contemporanei. Muovendo dallo straordinario patrimonio della Biblioteca Marciana di Venezia, sono stati selezionati quindici codici che, per la loro decorazione, sono emblematici di una produzione spesso sottovalutata. Dopo un’introduzione dedicata alla nascita e allo sviluppo della collezione marciana, da Bessarione fino ai collezionisti del Settecento, nella prima parte del lavoro l’attenzione è posta sui codici greci realizzati in Italia meridionale e in Sicilia fra il X e il XIV secolo. Dallo studio dell’ornamentazione fra X e XI secolo, attraverso l’analisi del repertorio decorativo che si sviluppò fra Calabria, Campania e Lazio quale conseguenza dell’intensificarsi dei rapporti fra monachesimo greco e monachesimo benedettino, si passa quindi ad analizzare la politica culturale della dinastia Altaville nel XII secolo, e dei suoi riflessi sulla miniatura bizantina nell’isola. Un ulteriore capitolo è poi dedicato al Salento del XIV secolo, approfondendo le illustrazioni del Glycas Marc. gr. Z. 402 (1031). La seconda sezione dell’elaborato si concentra invece sulle provincie orientali e la Grecia fra X e XIV secolo. Muovendo da studi paleografici e codicologici, il primo capitolo della sezione intende offrire un punto di vista storico-artistico sulla produzione manoscritta nelle aree periferiche di Costantinopoli, legando alcuni dettagli “eccentrici” del repertorio ornamentale a determinate provincie, dalla Cappadocia alla Bitinia, alla Grecia continentale.Conclude il lavoro un approfondimento sulla decorazione libraria a Tessalonica all’inizio del Trecento, e sui suoi rapporti con l’arte monumentale in Macedonia e nella Serbia di Stefano II Uroš Milutin.
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Colugnati, Giulia. « Al di là di Apollo. Ricostruire un politeismo greco a Delfi ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2016. http://hdl.handle.net/11577/3425235.

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Résumé :
Delphi, one of the best known sanctuaries of the ancient world, has been studied in many different ways, especially with a specific attention to the cult of Apollo, the Oracle, the Panhellenic Games. The studies about the “other gods” of the sanctuary are, today, sporadic and dated. The present work has a double purpose. At first, we want to collect the sources proving the presence of the extra Apollonian cults at Delphi, considering archeological, epigraphical and literary sources. Following, we want to propose a religious-historical interpretation of the gods analized, underlining their role and value into the greek polytheism. The multi-disciplinary method, anchored in the concrete data, let us going beyond the source's informations and consider the meaning of the greek holy sphere, of what was proper, with the intermediation of myth and ritual, of the greek way to think about the world.
Il santuario di Delfi, fra i più noti del mondo antico, è stato oggetto di molteplici studi, per la maggior parte inerenti Apollo e il suo culto, l'oracolo, i giochi panellenici. Restano sporadiche o datate le indagini inerenti le altre divinità, pur presenti al santuario. Il presente lavoro si pone un duplice obiettivo. Anzitutto si intende raccogliere, nel modo più completo possibile, le fonti disponibili, testimonianti la presenza di culti extra apollinei a Delfi, prendendo in considerazione dati materiali, epigrafici e letterari. Successivamente si tenta di fornire un inquadramento in senso storico religioso, delle divinità analizzate, evidenziandone il ruolo e la valenza all'interno del politeismo greco. Il metodo multidisciplinare permette così , pur rimanendo ancorati a dati concreti, di andare oltre alle informazioni fornite dalle fonti e riflettere sul senso di ciò che costituiva, per i Greci, la sfera del sacro, ciò che connotava, attraverso il mito e il rito, il modo di pensare il mondo dell' uomo greco.
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Cappellari, Erica <1989&gt. « Cantori epici e cani molossi. Alcuni topoi nelle Vite dei poeti greci di età arcaica e classica ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5487.

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Résumé :
Il presente elaborato si propone di indagare la formazione e lo sviluppo della tradizione biografica riguardante le figure di alcuni poeti greci di età arcaica e classica: nella fattispecie vengono considerate sotto aspetti diversi le figure di Omero, Esiodo, Eschilo ed Euripide. L’indagine si fonda sullo studio dei testi biografici, passando attraverso l’analisi delle informazioni e degli aneddoti disseminati nell’opera di svariati autori dall’età classica al periodo bizantino. La ricerca si avvale inoltre dell’individuazione di possibili analogie tra le figure dei poeti e i personaggi appartenenti a tradizioni, generi ed epoche diversi, come ad esempio l’epica arcaica e la Fabula Aesopi. Particolare attenzione viene dedicata ai resoconti riguardanti la morte dei poeti: lo studio delle diverse rappresentazioni induce a porsi nuovi interrogativi su come venisse pensato, ma soprattutto costruito, lo status di questi personaggi, nell’ottica di una sostanziale ambivalenza tra la condizione umana e quella eroica.
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Alessi, Giulia. « Studio analitico e sensoriale dei vini bianchi campani : Falanghina, Fiano e Greco ». Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Résumé :
L’elaborato è frutto di uno studio analitico e sensoriale di tre vini bianchi campani, vinificati in purezza: Falanghina, Fiano di Avellino e Greco di Tufo. Alla base del confronto comparato tra i vini in oggetto vi è l’abbattimento delle variabili tecnologiche (tipologia di lievito, processo di vinificazione, affinamento) al fine di agevolare una ricerca distintiva dei caratteri dei tre vini. Questo perché la tipicità e la riconoscibilità dei vini derivanti da uve neutre è spesso complicata, poiché il profumo è frutto di un equilibrio fragile e labile tra i differenti componenti e quindi risulta più difficile mettere in evidenza dei descrittori sensoriali ed analitici definiti. L’obiettivo era, quindi, partendo da una base comune sottolineare le differenze caratterizzanti dei vini Falanghina, Fiano di Avellino e Greco di Tufo.
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Olivieri, Matteo Fulvio. « La politica internazionale dei tiranni nella Grecia arcaica : il caso di Atene ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2012. http://hdl.handle.net/11577/3425320.

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Résumé :
The research traces the history of the activities of the tyrants and of the major aristocratic families of Athens on the international level, from the end of the VII to the early V century B.C. Examined are both the private sphere, thus international initiatives and contacts of interpersonal and familial nature, and the public sphere, that is the conduction of the foreign policy and interstate diplomacy of Athens under the influence of the tyranny. The analysis centers upon the position and motives both of the tyrants as well as of each non-Athenian counterpart involved in the contacts: in this way a depiction the international alliance networks, areas of interest and centers of influence takes form, essentially providing a history a case in point for the international system of archaic age Greece. In the most ancient tyrannical attempt by Cylon and later in the early activities of Peisistratus we may identify instances of the clash between Athens and Megara for control over the island of Salamis. The first attestations relative to Peisistratus reveal the network of international private contacts and initiatives that ensured his power in Athens; the tyranny of Peisistratus is attributed with a maritime strategy directed Athens towards control of the Cyclades and the Hellespont. After the death of his father in 528/7 B.C. Hippias was involved in the changes and hegemonic attempts that took place within the interstate regional system of Attica, Boeotia and Thessaly. From the second last decade of the VI century B.C. hostility between the tyrant and the Athenian aristocracy came to a critical phase: then the respective personal alliance networks of the Peisistratids and of their opponents, the Alcmaeonids, were activated; in this context emerges the functional character of the traditional relations between the Alcmaeonids and the Panhellenic sanctuary of Delphi. The research furthermore traces the history of the tyranny held in the Thracian Chersonese by the Athenian aristocratic family of the Philaids. Between these and the Peisistratid tyrants there was an interfamily agreement aimed at safekeeping the international strategic interests of Athens in accessing navigation of the Hellespont. The final part of the chronological sequence examines the expansion of the Persian Empire in Europe that revolutionized the assents of international power: the Philaids reacted by assuming an anti-Persian policy; differently the Peisistratids gradually associated themselves to Persia. The conclusions encourage contemplating the undetermined nature of the distinction between public and private sphere in the tyrants’ activities; a logn term historical perspective finally unlocks a discussion over the possibility of identifying phenomena of continuity binding the objectives pursued by the tyranny and the international strategic interests of democratic Athens in the following V century B.C.
La ricerca traccia la storia delle attività sul piano internazionale dei tiranni e delle principali famiglie aristocratiche di Atene, dalla fine del VII all’inizio del V secolo a.C. Prese in esame sono sia la sfera privata, ovvero le iniziative e i contatti internazionali di natura interpersonale e familiare, sia la sfera pubblica, ovvero la conduzione della politica estera e della diplomazia interstatale di Atene sotto l’influenza della tirannide. L’analisi verifica la posizione e i moventi tanto dei tiranni, quanto di ogni controparte non-ateniese coinvolta nei contatti: emerge così un quadro delle reti di alleanze, degli ambiti d’interesse e dei centri di potere internazionali, dunque una campione significativo del sistema internazionale della Grecia arcaica. Nel più antico tentativo tirannico di Cilone e in seguito nelle prime attività di Pisistrato si identificano istanze della contesa fra Atene e Megara per il controllo di Salamina. Le prime attestazioni relative a Pisistrato rivelano la rete di contatti e iniziative familiari che gli assicurarono la presa del potere ad Atene; alla tirannide pisistratide si attribuisce una strategia marittima che indirizzò Atene verso il controllo delle Cicladi e dell’Ellesponto. Dopo la morte del padre nel 528/7 a.C. Ippia fu coinvolto nella gestione dei mutamenti e dei tentativi egemonici che interessarono il sistema interstatale e regionale dell’Attica, della Beozia e della Tessaglia. Nel penultimo decennio del VI secolo a.C. l’ostilità fra il tiranno e gli aristocratici ateniesi divenne critica: furono allora attivate le rispettive reti di alleanze personali dei Pisistratidi e degli Alcmeonidi loro avversari; in questa situazione emerge la funzionalità dei tradizionali rapporti fra gli Alcmeonidi e il santuario panellenico di Delfi. La ricerca ripercorre inoltre la storia della tirannide tenuta nel Chersoneso Tracico dalla famiglia aristocratica ateniese dei Filaidi. Fra questi e i tiranni pisistratidi esistette un’intesa interfamiliare volta alla tutela degli interessi strategici internazionali di Atene nell’accesso alla navigazione dell’Ellesponto. La parte finale della sequenza cronologica presa in esame è segnata dall’espansione dell’impero persiano in Europa che sconvolse gli assetti del potere internazionale: i Filaidi reagirono assumendo una posizione antipersiana; invece i Pisistratidi si associarono gradualmente alla Persia. Le conclusioni portano a riflettere sull’indeterminatezza della distinzione fra sfera pubblica e sfera privata nell’operato dei tiranni; in una prospettiva storica di lungo corso si apre infine una questione in merito all’individuazione di fenomeni di continuità fra gli obiettivi della tirannide e gli interessi strategici internazionali dell’Atene democratica nel successivo V secolo a.C.
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Zelepos, Ioannis. « Die Ethnisierung griechischer Identität 1870-1912 : Staat und private Akteure vor dem Hintergrund der "Megali Idea / ». München : R. Oldenbourg, 2002. http://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb39910376f.

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Campagnolo, Marco <1962&gt. « Commento al secondo logos dei Posthomerica di Quinto Smirneo ». Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1218.

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Résumé :
Commento analitico del secondo logos dal punto di vista lessicale e tematico. Analisi del mito di Memnone in rapporto con le fonti letterarie e iconografiche del periodo arcaico e con discussione di temi e motivi pertinenti solo all’eroe. Analisi della tecnica impiegata da Quinto Smirneo attraverso la rielaborazione delle strutture compositive dell’epica arcaica e alessandrina. Discussione delle sequenze narrative presenti nel secondo logos e ricorrenti altrove nel poema (il risultato è presentato in tabelle sinottiche). Indagine sulle ragioni ispiratrici del poema con riguardo all’etica stoica e alla παιδεία, intesa come dimostrazione della supremazia culturale greca nei confronti del predominio politico romano durante la seconda sofistica.
Analytical commentary of the second logos from a lexical and thematic point of view. Analysis of Memnon’s myth in relation to literary and iconographic sources of the archaic period and with discussion about themes and motifs pertaining to the hero alone. Analysis of the technique employed by Quintus of Smyrna through the rearrangement of the compositional structures of the archaic and Alexandrian epic. Discussion of the narrative sequences in the second logos and repeatedly applied throughout the poem (the result has been presented in synoptical tables). Research about the sources of inspiration of the poem with reference to the stoic ethics and the παιδεία, as evidence of the greek cultural power against the roman political power during the Second Sophistic.
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Maielli, Fabio <1990&gt. « Il ruolo politico dei Corinzi tra età arcaica e Guerre Persiane : analisi a partire da Erodoto ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12065.

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Résumé :
Nella stesura delle sue Storie, Erodoto sembra caratterizzare i Corinzi, a cavallo tra VI e V secolo a.C., come forza politica in grado di inserirsi nelle relazioni di diverso genere coinvolgenti Greci e non-Greci, spostandone gli equilibri così da condizionare l'evoluzione degli eventi storici secondo il loro interesse.
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De, Rossi Maria Ilaria <1992&gt. « LE FRONDE DEGLI DEI - Gli alberi nella vita religiosa della Grecia antica : il contributo dell’epigrafia ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/8659.

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Résumé :
- INTRODUZIONE: che cosa si intende trattare e secondo quali criteri, motivazioni, metodo di lavoro, storia degli studi. - I PARTE: • Alberi, dei ed eroi • L’importanza dell’albero nel culto: boschi sacri - II PARTE: Catalogo con riferimenti a tutte le iscrizioni presenti sul tema trattato - Esempi epigrafici: schede scelte raggruppate nelle seguenti sezioni. • L’ἄλσος e le sue regole • I benefici dell’ἄλσος • Gli dei e le loro piante • Le tombe e i boschi sacri • Ai confini del mondo - CONCLUSIONI: ricapitolando, osservazioni conclusive, autocritiche, ringraziamenti. - BIBLIOGRAFIA
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SAVIO, MARTINA. « I frammenti dell'erudita Demò : edizione, traduzione e commento, con un'introduzione sull'allegoresi antica ». Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2018. http://hdl.handle.net/11567/928641.

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Résumé :
Demo was an allegorical exegete of Homer. The tradition preserves nine fragments under the name of Demo. These fragments are transmitted respectively by the scholia to the Iliad, precisely the classes of D-Scholia and Exegetical scholia, by the Parekbolai on Homer’s Iliad and on Homer’s Odyssey of Eustathius of Thessalonica, and by the scholia to Lucian. There are also four testimonies about Demo respectively in the Suda lexicon, in the Allegories of the Iliad and of the Odyssey by John Tzetzes, and in a letter of the Byzantine physician, rhetor and scholar Michael Italicus. The fragments contain the interpretation of some passages of Iliad and Odyssey. These interpretations consist in tracking down in the Homeric text, by means of a systematic application of substitutive allegoresis, hidden allusions to physical-astronomical phenomena, which are frequently presented in detail and by way of lexicon and definitions characteristic of scientific-specialized contexts. A global reconsideration of this female scholar based on an accurate analysis of the texts transmitted under her name results to be essential in order to remove the “chronogical prejudice” weighing on her, starting from Ludwich’s edition in the early 1900s. Ludwich indeed collocated Demo in the 5th c. AD (see A. Ludwich, Die Homerdeuterin Demo. Zweite Bearbeitung ihrer Fragmente, in “Verzeichnisse der auf der Königl. Albertus-Universität zu Königsberg zu haltenden Vorlesungen”, Königsberg 1912-1914, pp. 70-74). His proposal of chronogical collocation was based exclusively on a terminus post quem contained in a fragment of an allegorical commentary of Il. 1, 1-56 (transmitted by the ms. Wien, ÖNB, phil. gr. 49, ff. 8r.-12r.). However, the attribution of this exegetical work to Demo does not find any convincing foundation and, hence, needs to be overcome (see introd. § 5.2). Although some scholars raised doubts on Ludwich’s dating in the past, nevertheless it has by now become a common habit to adopt a low chronology for Demo, which unavoidably leads to consider her like a mere compiler of prior exegetical materials. On the contrary, the considerations transmitted under Demo’s name suggest to situate her work in the Hellenistic period, perhaps in a Rhodian context, around the 1th c. BC or in the early imperial age, at most. Furthermore, the fragments do not show any sign of (more or less) mechanical compilation, but display remarkable characteristics of internal coherence and cohesion.
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Attardo, Ezio Ciro <1956&gt. « Materiale epigrafico per la ricostruzione dei contatti nel Mediterraneo tra il 1200 a.C. e il 500 a.C ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/6073/1/Attardo_EzioCiro_Tesi.pdf.

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Résumé :
La Tesi Materiale epigrafico per la ricostruzione dei contatti nel Mediterraneo tra il 1200 a.C. e il 500 a.C. si propone di illustrare i complessi rapporti instauratisi tra i vari popoli che si affacciarono sulle rive del Mediterraneo e nelle sue vicinanze, tra il 1200 e il 500 a.C. circa, quali emergono dalle iscrizioni disponibili, principalmente greche e semitiche (soprattutto fenicie, ebraiche, aramaiche e assire), prendendo tuttavia in esame anche iscrizioni ittite, egiziane, frigie, etrusche e celtiche. Le date suddette riguardano due eventi cruciali, che sconvolsero il Mediterraneo: gli attacchi dei Popoli del Mare, che distrussero l'Impero Ittita e indebolirono l'Egitto, e le guerre Persiane. Le iscrizioni riportate sono 1546, quasi sempre traslitterate, tradotte, e accompagnate da un'immagine, da riferimenti bibliografici essenziali e da una breve motivazione del collegamento proposto. Il quadro che si delinea ben testimonia la complessità dei rapporti che si intrecciarono in quel periodo: si pensi alle centinaia di graffiti greci trovati a Naucrati, in Egitto, o alle decine di iscrizioni greche trovate a Gravisca. Anche le iscrizioni aramaiche e assire attestano gli stretti rapporti che si formarono tra Siria e Mesopotamia; ugualmente Iran e Arabia sono, direttamente o indirettamente, collegati a Etruria e Grecia; così troviamo un'iscrizione greca nel cuore dell'Impero Persiano, e un cratere laconico nel centro della Gallia. In realtà lo scopo di questo lavoro è anche quello di mettere in contatto due mondi sostanzialmente separati, ossia quello dei Semitisti e quello dei Grecisti, che solo apparentemente si conoscono e collaborano. Inoltre vorrei soavemente insinuare l'idea che la tesi di Joseph Naveh, che ipotizzò che gli alfabeti greci abbiano tratto origine in prima istanza dalle iscrizioni protocananaiche, nel XII sec. a.C., è valida, e che solo in un secondo tempo i Fenici abbiano dato il loro apporto.
My Degree Thesis Materiale epigrafico per la ricostruzione dei contatti nel Mediterraneo tra il 1200 a.C. e il 500 a.C. intends to illustrate the complex relations, established among the various peoples settled in the Mediterranean sea-shores and in their vicinity, between 1200 B.C. and 500 B.C., which can be seen in the available inscriptions, above all the Greek and Semitic ones (Phoenician, Hebrew, Aramaic and Assyrian); but in this Degree Thesis I consider also the Hittite, Egyptian, Phrygian, Etrusk, and Celtic inscriptions, et cetera. The above mentioned dates concern two crucial events, which perturbed the Mediterranean Sea: the attacks of the Sea Peoples, which destroyed the Hittite Empire and weakened the Egypt, and the so-called Persian wars. The considered inscriptions are 1546, almost always transliterated, translated, with a photo or a drawing, essential bibliography and a very little comment. The drawn picture well attests the complexity of the relations in that period: we must consider the hundreds of Greek graffiti found in Naukratis, in Egypt, or the tens of Greek inscriptions discovered at Gravisca. Also the Aramaic and Assyrian inscriptions attest intense relations between Syria and Mesopotamia. Also Iran and Arabia show, directly or indirectly, connections with Greece and Etruria. With my work I hope to suggest the idea that it is necessary the scholars of Greek and Semitic things cooperate to the reconstruction of four centuries of the History of the Near Eastern, and that the theory of Joseph Naveh, who hypothesized the Greek alphabets originated in the 12th century in the Canaanite coast, is valid.
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Attardo, Ezio Ciro <1956&gt. « Materiale epigrafico per la ricostruzione dei contatti nel Mediterraneo tra il 1200 a.C. e il 500 a.C ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/6073/.

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Résumé :
La Tesi Materiale epigrafico per la ricostruzione dei contatti nel Mediterraneo tra il 1200 a.C. e il 500 a.C. si propone di illustrare i complessi rapporti instauratisi tra i vari popoli che si affacciarono sulle rive del Mediterraneo e nelle sue vicinanze, tra il 1200 e il 500 a.C. circa, quali emergono dalle iscrizioni disponibili, principalmente greche e semitiche (soprattutto fenicie, ebraiche, aramaiche e assire), prendendo tuttavia in esame anche iscrizioni ittite, egiziane, frigie, etrusche e celtiche. Le date suddette riguardano due eventi cruciali, che sconvolsero il Mediterraneo: gli attacchi dei Popoli del Mare, che distrussero l'Impero Ittita e indebolirono l'Egitto, e le guerre Persiane. Le iscrizioni riportate sono 1546, quasi sempre traslitterate, tradotte, e accompagnate da un'immagine, da riferimenti bibliografici essenziali e da una breve motivazione del collegamento proposto. Il quadro che si delinea ben testimonia la complessità dei rapporti che si intrecciarono in quel periodo: si pensi alle centinaia di graffiti greci trovati a Naucrati, in Egitto, o alle decine di iscrizioni greche trovate a Gravisca. Anche le iscrizioni aramaiche e assire attestano gli stretti rapporti che si formarono tra Siria e Mesopotamia; ugualmente Iran e Arabia sono, direttamente o indirettamente, collegati a Etruria e Grecia; così troviamo un'iscrizione greca nel cuore dell'Impero Persiano, e un cratere laconico nel centro della Gallia. In realtà lo scopo di questo lavoro è anche quello di mettere in contatto due mondi sostanzialmente separati, ossia quello dei Semitisti e quello dei Grecisti, che solo apparentemente si conoscono e collaborano. Inoltre vorrei soavemente insinuare l'idea che la tesi di Joseph Naveh, che ipotizzò che gli alfabeti greci abbiano tratto origine in prima istanza dalle iscrizioni protocananaiche, nel XII sec. a.C., è valida, e che solo in un secondo tempo i Fenici abbiano dato il loro apporto.
My Degree Thesis Materiale epigrafico per la ricostruzione dei contatti nel Mediterraneo tra il 1200 a.C. e il 500 a.C. intends to illustrate the complex relations, established among the various peoples settled in the Mediterranean sea-shores and in their vicinity, between 1200 B.C. and 500 B.C., which can be seen in the available inscriptions, above all the Greek and Semitic ones (Phoenician, Hebrew, Aramaic and Assyrian); but in this Degree Thesis I consider also the Hittite, Egyptian, Phrygian, Etrusk, and Celtic inscriptions, et cetera. The above mentioned dates concern two crucial events, which perturbed the Mediterranean Sea: the attacks of the Sea Peoples, which destroyed the Hittite Empire and weakened the Egypt, and the so-called Persian wars. The considered inscriptions are 1546, almost always transliterated, translated, with a photo or a drawing, essential bibliography and a very little comment. The drawn picture well attests the complexity of the relations in that period: we must consider the hundreds of Greek graffiti found in Naukratis, in Egypt, or the tens of Greek inscriptions discovered at Gravisca. Also the Aramaic and Assyrian inscriptions attest intense relations between Syria and Mesopotamia. Also Iran and Arabia show, directly or indirectly, connections with Greece and Etruria. With my work I hope to suggest the idea that it is necessary the scholars of Greek and Semitic things cooperate to the reconstruction of four centuries of the History of the Near Eastern, and that the theory of Joseph Naveh, who hypothesized the Greek alphabets originated in the 12th century in the Canaanite coast, is valid.
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Kovačić, Franjo. « Der Begriff der Physis bei Galen vor dem Hintergrund seiner Vorgänger / ». Stuttgart : F. Steiner, 2001. http://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb38803752r.

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LANGELLA, ELENA. « COMMENTO AL LIBRO VII DEI POSTHOMERICA DI QUINTO SMIRNEO ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2019. http://hdl.handle.net/2434/611610.

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Résumé :
This doctoral thesis aims to provide the reader with a commentary on book 7 of Quintus Smyrnaeus’ Posthomerica. The starting point for this work has consisted in a detailed analysis of the lexicon, to which the most part of Chapter 3 is devoted. This research has allowed to achieve meaningful results, not only on a linguistic level, but also on a thematic and historico-literary one. These are displayed in Chapter 2 and they mainly deal with: 1) the use of language and similes in order to create intra- and intertextual links and contribute to characterization; 2) the position of book 7 within the poem and the relationship in particular with books 3, 5, 6, 8, 9 and 14; 3) intertextual references to authors prior to Quintus – firstly Homer, in relation to whom the Smyrnean poet operates according to the principle of imitatio cum variatione, but also Hesiod, the Trojan Cycle, the tragics, Apollonius Rhodius, Aratus, Oppian of Anazarbus and maybe also Virgil, Statius, Dictys and Dares; 4) the relationship with an author who was maybe contemporary with Quintus, namely Philostratus the Younger, and with other poets which may have recalled the Posthomerica, specifically Triphiodorus, Nonnus, Christodorus and Tzetzes; 5) the most relevant themes of the poem and of book 7 in particular: the bond between Neoptolemus and Achilles, the importance of parent-child relationships throughout the whole poem, the meaningful role played by Nestor and the stoic (or nearly stoic) morality supported by the poet.
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Tosetti, Sara <1989&gt. « Analisi linguistica dei frammenti 'ex Alcimo' di Epicarmo e la tradizione degli Pseudepicharmeia ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3187.

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Résumé :
La tesi propone l'analisi linguistica e contenutistica dei frammenti 'ex Alcimo' di Epicarmo, dei quali discute l'autenticità nel contesto della tradizione dei cosiddetti Pseudepicharmeia, opere spurie attribuite al commediografo siciliano. Una prima parte introduttiva chiarisce quale sia la posizione di Epicarmo nel contesto culturale della Sicilia di V secolo a.C. In essa, vengono esaminati la datazione e il luogo di nascita e le possibili relazioni culturali e intellettuali che potrebbero emergere dall'opera del commediografo. Segue una sezione dedicata alla lingua di Epicarmo e alle sue particolarità, nel contesto del dialetto dorico di Sicilia. Il cuore del lavoro è costituito dall'analisi dei frammenti 'ex Alcimo', che in passato non sono stati univocamente attribuiti al commediografo. Ogni frammento è seguito da un attento studio linguistico e tematico, e concluso da un commento che si pronuncia sull'autenticità del frammento. Nell'ultima parte, la discussione si concentra sulla tradizione degli Pseudepicharmeia, ossia quei testi, evidentemente spurii, attribuiti ad Epicarmo in epoca posteriore. La conclusione generale contestualizza le tesi sostenute e fornisce alcuni spunti per future linee di ricerca.
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Tonin, Alessandro <1998&gt. « Longaevi, ovvero dei vecchi illustri. Commento a un testo spurio del corpus lucianeo ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21813.

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Résumé :
La tesi si propone di commentare i Longaevi, la cui paternità lucianea può essere esclusa sulla base dell'indagine sugli eventuali confronti tra essi e l'opera di Luciano. Questo testo offre un catalogo ricco di figure paradigmatiche per la loro lunga vecchiaia, alle quali spesso si accompagna un aneddoto prezioso dal punto di vista biografico e culturale. Nell'analisi si tenta di sottolineare la rilevanza delle notizie sui vecchi illustri del catalogo, le quali possono servire a collocare la composizione di quest'opera in un contesto storico che potrebbe essere vicino alla fine dell'epoca dell'imperatore Tiberio.
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Sarischouli, Panagiota. « Berliner Griechische Papyri : christliche literarische Texte und Urkunden aus dem 3. bis 8. Jh. n. Chr. / ». Wiesbaden : L. Reichert, 1995. http://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb389671456.

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D’Atri, Azzurra <1983&gt. « Provenienza dei sedimenti arenitici nel bacino di Tracia (eo-oligocene, Turchia nord-occidentale e Grecia nord-orientale) ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2667/1/d%27atri_azzurra_tesi.pdf.

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Résumé :
The Thrace Basin is the largest and thickest Tertiary sedimentary basin of the eastern Balkans region and constitutes an important hydrocarbon province. It is located between the Rhodope-Strandja Massif to the north and west, the Marmara Sea and Biga Peninsula to the south, and the Black Sea to the est. It consists of a complex system of depocenters and uplifts with very articulate paleotopography indicated by abrupt lateral facies variations. Its southeastern margin is widely deformed by the Ganos Fault, a segment of the North Anatolian strike-slip fault system . Most of the Thrace Basin fill ranges from the Eocene to the Late Oligocene. Maximum total thickness, including the Neogene-Quaternary succession, reaches 9.000 meters in a few narrow depocenters. This sedimentary succession consists mainly of basin plain turbiditic deposits with a significant volcaniclastic component which evolves upwards to shelf deposits and continental facies, with deltaic bodies prograding towards the basin center in the Oligocene. This work deals with the provenance of Eocene-Oligocene clastic sediments of the southern and western part of Thrace Basin in Turkey and Greece. Sandstone compositional data (78 gross composition analyses and 40 heavy minerals analyses) were used to understand the change in detrital modes which reflects the provenance and geodinamic evolution of the basin. Samples were collected at six localities, which are from west to est: Gökçeada, Gallipoli and South-Ganos (south of Ganos Fault), Alexandroupolis, Korudağ and North-Ganos (north of Ganos Fault). Petrologic (framework composition and heavy-mineral analyses) and stratigraphic-sedimentologic data, (analysis of sedimentologic facies associations along representative stratigraphic sections, paleocurrents) allowed discrimination of six petrofacies; for each petrofacies the sediment dispersal system was delineated. The Thrace Basin fill is made mainly of lithic arkoses and arkosic litharenites with variable amount of low-grade metamorphic lithics (also ophiolitic), neovolcanic lithics, and carbonate grains (mainly extrabasinal). Picotite is the most widespread heavy mineral in all petrofacies. Petrological data on analyzed successions show a complex sediment dispersal pattern and evolution of the basin, indicating one principal detrital input from a source area located to the south, along both the İzmir-Ankara and Intra-Pontide suture lines, and a possible secondary source area, represented by the Rhodope Massif to the west. A significant portion of the Thrace Basin sediments in the study area were derived from ophiolitic source rocks and from their oceanic cover, whereas epimetamorphic detrital components came from a low-grade crystalline basement. An important penecontemporaneous volcanic component is widespread in late Eocene-Oligocene times, indicating widespread post-collisional (collapse?) volcanism following the closure of the Vardar ocean. Large-scale sediment mass wasting from south to north along the southern margin of the Thrace Basin is indicated (i) in late Eocene time by large olistoliths of ophiolites and penecontemporaneous carbonates, and (ii) in the mid-Oligocene by large volcaniclastic olistoliths. The late Oligocene paleogeographic scenario was characterized by large deltaic bodies prograding northward (Osmancik Formation). This clearly indicates that the southern margin of the basin acted as a major sediment source area throughout its Eocene-Oligocene history. Another major sediment source area is represented by the Rhodope Massif, in particolar the Circum-Rhodopic belt, especially for plutonic and metamorphic rocks. Considering preexisting data on the petrologic composition of Thrace Basin, silicilastic sediments in Greece and Bulgaria (Caracciolo, 2009), a Rhodopian provenance could be considered mostly for areas of the Thrace Basin outside our study area, particularly in the northern-central portions of the basin. In summary, the most important source area for the sediment of Thrace Basin in the study area was represented by the exhumed subduction-accretion complex along the southern margin of the basin (Biga Peninsula and western-central Marmara Sea region). Most measured paleocurrent indicators show an eastward paleoflow but this is most likely the result of gravity flow deflection. This is possible considered a strong control due to the east-west-trending synsedimentary transcurrent faults which cuts the Thrace Basin, generating a series of depocenters and uplifts which deeply influenced sediment dispersal and the areal distribution of paleoenvironments. The Thrace Basin was long interpreted as a forearc basin between a magmatic arc to the north and a subduction-accretion complex to the south, developed in a context of northward subduction. This interpretation was challenged by more recent data emphasizing the lack of a coeval magmatic arc in the north and the interpretation of the chaotic deposit which outcrop south of Ganos Fault as olistoliths and large submarine slumps, derived from the erosion and sedimentary reworking of an older mélange unit located to the south (not as tectonic mélange formed in an accretionary prism). The present study corroborates instead the hypothesis of a post-collisional origin of the Thrace Basin, due to a phase of orogenic collapse, which generated a series of mid-Eocene depocenters all along the İzmir-Ankara suture (following closure of the Vardar-İzmir-Ankara ocean and the ensuing collision); then the slab roll-back of the remnant Pindos ocean played an important role in enhancing subsidence and creating additional accommodation space for sediment deposition.
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D’Atri, Azzurra <1983&gt. « Provenienza dei sedimenti arenitici nel bacino di Tracia (eo-oligocene, Turchia nord-occidentale e Grecia nord-orientale) ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2667/.

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Résumé :
The Thrace Basin is the largest and thickest Tertiary sedimentary basin of the eastern Balkans region and constitutes an important hydrocarbon province. It is located between the Rhodope-Strandja Massif to the north and west, the Marmara Sea and Biga Peninsula to the south, and the Black Sea to the est. It consists of a complex system of depocenters and uplifts with very articulate paleotopography indicated by abrupt lateral facies variations. Its southeastern margin is widely deformed by the Ganos Fault, a segment of the North Anatolian strike-slip fault system . Most of the Thrace Basin fill ranges from the Eocene to the Late Oligocene. Maximum total thickness, including the Neogene-Quaternary succession, reaches 9.000 meters in a few narrow depocenters. This sedimentary succession consists mainly of basin plain turbiditic deposits with a significant volcaniclastic component which evolves upwards to shelf deposits and continental facies, with deltaic bodies prograding towards the basin center in the Oligocene. This work deals with the provenance of Eocene-Oligocene clastic sediments of the southern and western part of Thrace Basin in Turkey and Greece. Sandstone compositional data (78 gross composition analyses and 40 heavy minerals analyses) were used to understand the change in detrital modes which reflects the provenance and geodinamic evolution of the basin. Samples were collected at six localities, which are from west to est: Gökçeada, Gallipoli and South-Ganos (south of Ganos Fault), Alexandroupolis, Korudağ and North-Ganos (north of Ganos Fault). Petrologic (framework composition and heavy-mineral analyses) and stratigraphic-sedimentologic data, (analysis of sedimentologic facies associations along representative stratigraphic sections, paleocurrents) allowed discrimination of six petrofacies; for each petrofacies the sediment dispersal system was delineated. The Thrace Basin fill is made mainly of lithic arkoses and arkosic litharenites with variable amount of low-grade metamorphic lithics (also ophiolitic), neovolcanic lithics, and carbonate grains (mainly extrabasinal). Picotite is the most widespread heavy mineral in all petrofacies. Petrological data on analyzed successions show a complex sediment dispersal pattern and evolution of the basin, indicating one principal detrital input from a source area located to the south, along both the İzmir-Ankara and Intra-Pontide suture lines, and a possible secondary source area, represented by the Rhodope Massif to the west. A significant portion of the Thrace Basin sediments in the study area were derived from ophiolitic source rocks and from their oceanic cover, whereas epimetamorphic detrital components came from a low-grade crystalline basement. An important penecontemporaneous volcanic component is widespread in late Eocene-Oligocene times, indicating widespread post-collisional (collapse?) volcanism following the closure of the Vardar ocean. Large-scale sediment mass wasting from south to north along the southern margin of the Thrace Basin is indicated (i) in late Eocene time by large olistoliths of ophiolites and penecontemporaneous carbonates, and (ii) in the mid-Oligocene by large volcaniclastic olistoliths. The late Oligocene paleogeographic scenario was characterized by large deltaic bodies prograding northward (Osmancik Formation). This clearly indicates that the southern margin of the basin acted as a major sediment source area throughout its Eocene-Oligocene history. Another major sediment source area is represented by the Rhodope Massif, in particolar the Circum-Rhodopic belt, especially for plutonic and metamorphic rocks. Considering preexisting data on the petrologic composition of Thrace Basin, silicilastic sediments in Greece and Bulgaria (Caracciolo, 2009), a Rhodopian provenance could be considered mostly for areas of the Thrace Basin outside our study area, particularly in the northern-central portions of the basin. In summary, the most important source area for the sediment of Thrace Basin in the study area was represented by the exhumed subduction-accretion complex along the southern margin of the basin (Biga Peninsula and western-central Marmara Sea region). Most measured paleocurrent indicators show an eastward paleoflow but this is most likely the result of gravity flow deflection. This is possible considered a strong control due to the east-west-trending synsedimentary transcurrent faults which cuts the Thrace Basin, generating a series of depocenters and uplifts which deeply influenced sediment dispersal and the areal distribution of paleoenvironments. The Thrace Basin was long interpreted as a forearc basin between a magmatic arc to the north and a subduction-accretion complex to the south, developed in a context of northward subduction. This interpretation was challenged by more recent data emphasizing the lack of a coeval magmatic arc in the north and the interpretation of the chaotic deposit which outcrop south of Ganos Fault as olistoliths and large submarine slumps, derived from the erosion and sedimentary reworking of an older mélange unit located to the south (not as tectonic mélange formed in an accretionary prism). The present study corroborates instead the hypothesis of a post-collisional origin of the Thrace Basin, due to a phase of orogenic collapse, which generated a series of mid-Eocene depocenters all along the İzmir-Ankara suture (following closure of the Vardar-İzmir-Ankara ocean and the ensuing collision); then the slab roll-back of the remnant Pindos ocean played an important role in enhancing subsidence and creating additional accommodation space for sediment deposition.
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Tasso, Miro <1963&gt. « Tracce culturali bizantine nelle distribuzioni dei cognomi di etimologia greca in Calabria, Lucania e Puglia-Terra d'Otranto ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12938.

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Résumé :
Nella presente Tesi si definisce l’attuale distribuzione dei cognomi di etimologia greca in tre regioni dell’Italia meridionale, vale a dire Calabria, Lucania e Puglia-Terra d'Otranto, oggi chiamata Salento, sulla base delle indicazioni riportate nei dizionari onomastici del linguista Gerhard Rohlfs, andando inoltre ad individuare le loro occorrenze mediante gli elenchi telefonici delle singole province ivi esistenti. Tali distribuzioni, accompagnate da un’appropriata ricerca storico-etimologica, permettono di ricavare delle correlazioni con l’antica presenza bizantina nei suddetti territori.
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Sciortino, Gabriella. « Fenici e Greci in Sicilia in età arcaica : Il significato dei materiali di tradizione fenicia all'interno di contesti sicelioti nello studio delle interazioni culturali ». Doctoral thesis, Universitat Pompeu Fabra, 2014. http://hdl.handle.net/10803/283659.

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Résumé :
The research project aim is to analyze the cultural interactions in archaic Sicily, a period particularly significant about colonial encounters, strongly characterized by the presence of different groups of colonizers of different origins: the Phoenicians and the Greeks. This analysis will be realized through the study of different kinds of archaeological records, such as items and fragments of an important Phoenician marker, such as the Red-Slip pottery, or through the evidence of group of orientalia and Phoenician-Punic amphorae from some of the most important Greek colonies. Although the elusive nature of these data the support of the contextual approach constitutes a valuable tool to understand the social and cultural framework of the colonial communities through a flow of information conveyed by the same objects and their associations by combining different perspectives of analysis.
El principal objetivo de esta investigación es de analizar las interacciones culturales en la Sicilia arcáica, una época en que la isla se caracteriza por los encuentros culturales, determinados por la presencia de diferentes grupos de colonos: lo Fenícios y los Griegos. El análisis pretende alcanzar el estudio de diferentes tipos de evidencias materiales, como ejemplares y fragmentos de cerámica de engobe rojo, materiales como los “orientalia” y las amphoras de tipo fenício-púnico, todos hallados en algunos de los principales asentamientos griegos de la isla. Sin embargo, debido a la dificultad de enmarcar estos materiales en una perspectiva histórico-arqueológica, el uso de la aproximación contextual en este análisis representa un instrumento valioso para la comprensión de las situaciones socio-culturales del mundo colonial, gracias a la combinación de datos, que permite vehicular todas las informaciones que estos proporcionan a través de diferentes perspectivas de análisis.
L’obiettivo principale di questa ricerca è quello di analizzare le interazioni culturali nella Sicilia arcaica, in un’epoca particolarmente significativa per gli incontri coloniali, caratterizzati prevalentemente dalla presenza di due gruppi coloniali: i Fenici e i Greci. Quest’analisi verrà condotta attraverso lo studio di differenti tipi di evidenza materiale, da un lato quella dei materiali fenici e di tipo fenicio, prevalentemente in stato frammentario e in molti casi da includersi all’interno della red-slip, da un altro, quella di attestazioni di natura diversa, come gli “orientalia” o le anfore di tipo fenicio-puniche, materiali che provengono esclusivamente da contesti sicelioti. Data la natura elusiva di questi dati, il ricorso all’analisi contestuale costituisce un utile strumento metodologico in grado di suggerire indicazioni su determinate situazioni coloniali e di fornire nuove interpretazioni mediante la combinazione dei dati e delle loro associazioni, nonché dal combinare differenti livelli di ricerca.
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Stilp, Florian. « Die Jacobsthal-reliefs : konturierte tonreliefs aus dem Griechenland der Frühklassik / ». Roma : G. Bretschneider, 2006. http://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb40241230c.

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Prignano, Stefano <1993&gt. « Paradigmi e contrario in Senofonte. Studio dei personaggi negativi attraverso le strategie narrative e le scelte stilistiche ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022. http://amsdottorato.unibo.it/10367/1/PRIGNANO_STEFANO_TESI.pdf.

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Résumé :
La presente indagine di ricerca si concentra sulle opere storiografiche di Senofonte, focalizzandosi in modo particolare su quelle figure minori presenti in esse, che mostrano caratteristiche o comportamenti tali da renderle indegne del ruolo di governo che occupano. Da tempo, infatti, la critica si è focalizzata nell’individuare e analizzare quei personaggi che rappresentano il perfetto modello di leadership descritto da Senofonte e offerto all’imitazione del suo pubblico. Tuttavia, ben poco si è detto riguardo le figure opposte, quei paradigmi e contrario, destinati non tanto ad essere imitati, ma utili, piuttosto, a rappresentare gli errori che un lettore deve evitare e a far risaltare ancor di più i modelli di leadership illuminata e capace che sono il reale focus dell’attenzione di Senofonte in diverse opere. Se, infatti, è evidente la volontà e le caratteristiche paideutiche del corpus senofonteo, destinato ad insegnare le qualità, politiche ma ancor di più morali, necessarie per ricoprire un ruolo di governo e guida; sembrerebbe logico ipotizzare che questo fine didattico delle opere di Senofonte possa trovare realizzazione anche nelle figure negative, il cui ruolo è sottolineato ed evidenziato dall’autore attraverso strategie letterarie sempre nuove.
The present research investigation concentrates on Xenophon's historiographical works, focusing in particular on those minor figures in them who display characteristics or behaviour that render them unworthy of the governing role they occupy. Critics have long focused on identifying and analysing those characters who represent the perfect model of leadership described by Xenophon and offered for imitation by his audience. However, very little has been said about the opposite figures, those paradigms and opposites, destined not so much to be imitated, but rather useful in representing the mistakes that a reader must avoid and to bring out even more the models of enlightened and capable leadership that are the real focus of Xenophon's attention in various works. If, in fact, the paideutic intention and characteristics of the Senofonte corpus is evident, intended to teach the qualities, political but even more so moral, necessary to hold a role of government and leadership; it would seem logical to assume that this didactic purpose of Xenophon's works can also be realised in the negative figures, whose role is emphasised and highlighted by the author through ever new literary strategies.
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PACE, CRISTINA. « Il commediografo Archippo. Introduzione e analisi critica dei frammenti ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 1996. http://hdl.handle.net/2108/49011.

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Pasquato, Alessandro <1988&gt. « Ricerche sugli scholia h dell'Iliade : il corpus esegetico dei codici Ambrosianus A 181 sup. e Parisinus graecus 2766 ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amsdottorato.unibo.it/8468/1/pasquato_alessandro_tesi.pdf.

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Résumé :
Intento di questa tesi è rappresentare un ulteriore sviluppo nell’indagine delle fonti e della tradizione degli scholia h dell’Iliade. Gli scholia h dell’Iliade sono un non secondario frutto dello studio di Omero in epoca bizantina, il cui ruolo nella trasmissione dell’esegesi antica, a lungo screditato, ha subito a partire dagli studi di H. Erbse un’importante e sempre più crescente riabilitazione. L’autore degli scholia h ebbe infatti accesso alle medesime fonti, ora perdute, cui attinsero tutti gli altri principali testimoni dell’esegesi iliadica, cioè il Venetus A, l’Etymologicum Genuinum ed Eustazio. Tali fonti sono: il VMK, per tramite del Commentario di Apione ed Erodoro (ApH), gli scholia D, di cui costituiscono un testimone tardivo ma non eludibile, e un commentario esegetico. Sebbene h spesso indulga in banalizzazioni e sia largamente arricchito con materiale tardo, ad esempio escerti dagli Epimerismi Homerici, cionondimeno esso rappresenta in diversi casi il testimone unico per numerosi scoli di chiara origine antica. Oltre al ruolo prestigioso di collettore di esegesi antica, h rappresenta anche un significativo esempio di ricezione e studio di Omero a Bisanzio. Tenendo costantemente presente questo duplice ruolo, la ricerca ha preso le forme di una edizione dell’intero corpus esegetico (scoli marginali, intermarginali, interlineari, intercolumnari e recenzioni) all’Iliade dei codici Ambrosiano A 181 sup. e Parigino gr. 2766, due manoscritti ‘fratelli’ derivanti da un medesimo codice perduto, tratto a sua volta dall’ipoarchetipo h1. L’analisi codicologica e paleografica dei due manoscritti e lo studio del materiale esegetico in essi contenuto hanno permesso di elaborare alcune considerazioni in merito sia alla genesi e alla tradizione testuale di h sia alle fonti cui ebbe accesso il suo autore e al modo in cui ne fece uso.
This dissertation aims to be a further step in the investigation of the sources and the manuscript tradition of the «scholia h» of the Iliad. It consists of an edition af the whole exegetical corpus (scholia marginal, interlinear, intermarginal and recentiora) of the manuscripts Ambrosianus A 181 sup. (XIV cent.) and Parisinus gr. 2766 (XV cent.), two witnesses of the h1 branch of the bipartite manuscript tradition of the scholia h, as reconstructed by H. Erbse. Scholia h are a long time neglected yet primary strand of Homeric philology, as they had indipendent access to the same prestigious sources from which also the Venetus A, the Etymologicum Genuinum and Eustathius drew, namely the lost Commentary of Apion and Herodorus (ApH), the D scholia, and an exegetical commentary, to which h added information excerpted from later works as the Epimerismi Homerici. The h recension, as both its palaeographical and codicological structure and its exegetical corpus seem to prove, appears to be a byzantine ‘commented edition’ of the Iliad made by a school teacher in the XI cent., where fragments of ancient Homeric scholia coexists with more trivial and pedantic dissertations. In this way h is both a non negligible witness of ancient exegesis and an eminent testimony of the study and reception of Homeric poetry in Byzantium.
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Bräuning, Andrea. « Untersuchungen zur Darstellung und Ausstattung des Kriegers im Grabbrauch Griechenlands zwischen dem 10. und 8. Jahrhundert v. Chr. / ». Espelkamp : M. Leidorf, 1995. http://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb39277847z.

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FALCO, GIACINTO. « Contro Timoteo ([Dem.] 49) : introduzione, traduzione e commento ». Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2020. http://hdl.handle.net/11384/97644.

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Lehouillier, Lauriane. « Ce pilon à patate est un demi-dieu grec ; le rôle de l’acteur–manipulateur dans le théâtre d’objets et dans l’adhésion du spectateur à la fiction théâtrale ». Thesis, Université d'Ottawa / University of Ottawa, 2016. http://hdl.handle.net/10393/34471.

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Résumé :
Le bon sens veut qu’une distance émotionnelle sépare l’humain de l’objet inerte, surtout si celui-ci est une chose fabriquée à des millions d’exemplaires et destinée à un usage quotidien et banal. Sauf exception, l’individu adulte n’est pas porté à développer un sentiment d’empathie pour une théière, une lavette, un rouleau à peinture ou une épingle à linges, tous des objets que l’on pourrait retrouver dans une scène de théâtre d’objets. Le théâtre d’objets, pourtant, s’efforce de créer de l’empathie entre l’humain et l’inanimé, de sorte que le spectateur en vienne à développer un rapport affectif avec le personnage-objet lorsque celui-ci est animé par un acteur-manipulateur (un manipul’acteur). Cette thèse de maîtrise se penche sur le phénomène de dénégation dans le théâtre d’objets et sur les façons dont l’acteur-manipulateur permet ou facilite l’adhésion du spectateur à la fiction scénique. Dans un premier temps, une étude de la littérature savante permettra de distinguer le théâtre de marionnette du théâtre d’objets, mais aussi d’examiner le rôle qu’y joue le manipulateur dans sa relation à l’objet et au public. Dans un second temps, il s’agira de mettre à l’épreuve ce savoir par un laboratoire expérimental de théâtre d’objets qui évaluera l’importance de la présence visible de l’acteur-manipulateur ainsi que de l’anthropomorphisation de l’objet dans le processus de dénégation du public et de son adhésion empathique pour l’inanimé. Nous déterminerons que c’est notamment par transfert mimétique du manipulateur vers l’objet que cette adhésion se fait.
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D'Agostino, Michele Giuseppe. « Il primato della Sede di Roma in Leone IX : 1049-1054 : studio dei testi latini nella controversia greco-romana nel periodo pregregoriano / ». Romae : Pontificia universitas gregoriana, 2006. http://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb41166161z.

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Stilp, Florian. « Die Jacobsthal-Reliefs : Konturiete Tonreliefs aus dem Griechenland der Frühklassik ». Paris 1, 2004. http://www.theses.fr/2004PA010524.

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Résumé :
Les Jacobsthal-Reliefs - autrefois appelés "reliefs méliens" - représentent des petits reliefs en terre cuite découpés qui ont été fabriqués en Grèce pendant la première moitié du Vème siècle av. J. -C. L'examen méticuleux des particularités techniques des reliefs n'a pas seulement pu déboucher sur une meilleure connaissance des bases de la production, mais aussi sur une répartition des reliefs en groupes, provenant d'ateliers différents. L'existence de plusieurs ateliers est confirmée par l'analyse stylistique des reliefs. Leur localisation est, au contraire. Difficile. Pour le premier groupe, une provenance attique est probable. Les Jacobsthal-Reliefs n'ont pas seulement été trouvés dans des tombes, mais aussi dans des sanctuaires. A part cela, leur emploi comme décoration dans le domaine privé paraît probable. La grande variété des thèmes iconographiques transmis témoigne de l'utilisation variée des reliefs.
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AINO, LUISA. « ARCHEOLOGIA DEI PAESAGGI IN ETÀ ANTICA TRA AGRI E SINNI. LE RICOGNIZIONI NELLA CHORA DI HERAKLEIA (2012-2019) ». Doctoral thesis, Università degli studi della Basilicata, 2021. http://hdl.handle.net/11563/149163.

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Résumé :
The study focuses attention on the chora of Herakleia, the subject of the reconnaissance project of the School of Specialization in Archaeological Heritage of Matera, carried out in close collaboration with the Superintendence of Archaeology, Fine Arts and Landscape of Basilicata. It returns new data every year, adding important pieces to our knowledge of the chora of one of the most prosperous Greek colonies in the Magna Graecia territory. In surface archaeological research traditional methods have been applied in the field alongside more recent techniques. The computerization of the data in a dedicated database and the computer processing process in a GIS environment, structured specifically for the needs of the project, were fundamental for the management and overall interpretation of spatial and archaeological data. Here we present an overall reading of the data collected to date. In reading the territory through the data presented here, it is essential to consider that the data are still partial, since the Herakleia survey project has not yet been completed, but that in any case refer to a very large part of the area covered by the survey, which allows, therefore, to hypothesize an "average trend" of land occupation. The work is presented by dividing the paper into three parts. The first part is dedicated to the general framework of the area from a geographical and settlement point of view; the first chapter describes the geography and the environment in which the colony is inserted: the morphological system of the colony of Herakleia is outlined, its specific physical-geomorphological, hydrographic and geological characteristics, as well as the spontaneous vegetation characteristics and the current use of the soil. We then proceed with a chapter in which a brief examination of the settlement dynamics of Basilicata is expounded, and then a focus on the colony of Siris-Herakleia through the analysis of ancient sources and a presentation of the history of the studies, as well as of the characteristics archaeological-settlement of the urban center and the chora. The second consists of all the land, suitable for agricultural exploitation, on which the city depended for its livelihood, directly, with the consumption of products, and indirectly, for the development of commercial activities generated in part also by the sale of the surplus. This part of the territory was divided into kleroi, assigned to individual citizens: the act of subdivision of the land was public and took place at the time of the foundation of the apoikìa, representing "... one of the constitutive acts of the birth of a new community ...". In the second part the strategy, the research method and the documentation techniques in the field are then explained. Over the last few decades, the surface archaeological survey has become an indispensable tool for studying the distribution and typology of ancient sites in order to understand the evolution of settlements and territories: even within its limits, it constitutes a large container of information, whose critical analysis allows us to envisage a panorama of the population trends of the territories. The system adopted for the classification of Topographical Units is also explained, through the description of the typological criteria. The second chapter contains the analytical part, dedicated to the catalog of known sites falling within the area affected by our surveys and to the catalog of Topographic Units, containing the new data that emerged during the survey, i.e. the consequential display of the UT data sheets. The catalogue cards show the data for each Topographic Unit found, summarized on the basis of specific items: definition, location and coordinates, dimensions, altitude, type and use of land, vegetation and degree of visibility, method applied, density, brief description, chronology and possible bibliography. Each Topographic Unit card is accompanied by a table relating to the materials found. The third part of the work follows, in which, starting from the elaboration of the available archaeological documentation, the results are outlined by proceeding by "periods" of attendance, use of Topographic Units and types of contexts, from the Neolithic to the Imperial Age. Later, in the chapter of the concluding remarks, the historical-settlement evolution of the Heracleota chora is discussed. Finally, the appendix describes the preliminary stages of a project aimed at identifying evidence of ancient agricultural crops. The project, in fact, has turned in two directions: alongside the carrying out of the archaeological reconnaissance of the surface, which represent the main purpose of the work, "botanical reconnaissance" was carried out, proceeding with the recovery of the wrecks of grapevines. It is an experimental method, built and adapted from time to time, in continuous development. The vine samples found were collected and analyzed with the help of experts in agronomy, applying the techniques of ampelography and geometric morphometry applied to samples of leaves and seeds, in order to make comparisons with seeds from archaeological layers of sites more or less close to Herakleia.
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Luppino, Angela. « Raffaele Gargiulo e la sua collezione di vasi al Museo Archeologico Nazionale di Napoli : ricerche sul restauro dei vasi antichi nella prima metà del XIX secolo a Napoli : tecniche e materiali ». Thesis, Paris 10, 2017. http://www.theses.fr/2017PA100020.

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Résumé :
La recherche a analysé la figure éclectique de Raffaele Gargiulo, marchand d'antiquités célèbre en Europe, collectionneur, personnage complexe et controversé de l'histoire du Musée de Naples, dans le monde des Antiquités napolitaines de la première moitié du XIXème siècle. À partir de sa collection d’objets provenant de la Grande-Grèce; l'une des plus riches du Musée de Naples, et en examinant en particulier les vases peints, nous avons analysé ses méthodes de travail ainsi que ses techniques de restauration, les matériaux qu’il a utilisés et les choix qu’il a faits pour reconstruire et comprendre les critères qui ont guidé la pratique de la restauration des vases du musée Royal Bourbon dans la première moitié du XIXème siècle. La recherche a analysé les événements historiques qui ont conduit le Musée Royal à acheter l’intégralité de la collection de Raffaele Gargiulo et, en particulier, sa collection de vases. Le travail effectué est accompagné de documents d'archives qui illustrent les longues négociations concernant l'achat des matériaux, commencé en 1852 et achevé en 1855 et renseignent sur les tendances et les choix effectués par le Musée Royal de Naples en étroite collaboration avec la Commission des Antiquités et des Beaux-Arts. L’enquête a permis d’en savoir plus sur le restaurateur-marchand qu’était R. Gargiulo et sur les relations qu’il entretenait avec les personnes impliquées dans ces affaires. En partant des sources bibliographiques, des anciens inventaires et des documents d’archives, nous avons identifié les vases de la collection Gargiulo (environ 481 vases) et tous les “vases Gargiulo" achetés par le Musée de Naples. Nous avons compilé le catalogue des vases, en les classant par type de céramique et en rédigeant une fiche pour chacun d’eux. À travers le catalogage des vases, qui a permis la reconstruction de la collection, nous avons cherché à identifier et à mettre en évidence les goûts du collectionneur R. Gargiulo mais aussi des personnes impliquées dans les choix (ministre, directeur du Musée, experts), qui ont déterminé un certain style pour les collections du Musée de Naples
The research focuses on the eclectic figure of Raffaele Gargiulo, who was a dealer, an expert, a restorer, a collector, a controversial figure in the history of the Naples Museum and Neapolitan antiques market in the first half of the nineteenth century. Starting from his collection of antiquites, one of the richest coming from Magna Graecia and which arrived in the Naples Museum, we have primarily examined the vases and have tried to analyze the restoration methods, the materials used and the choices made to reconstruct the criteria that guided the practice of the vases restoration in the Royal Bourbon Museum in the first half of the nineteenth century. The research analyzes the historical events that led to the purchase, by the Museum, of Raffaele Gargiulo’s collection, focusing mainly on the study of the vases collection. The research, enriched by archival documentation aimed at illustrating the long negotiation in the acquisition of the objects, which began in 1852 and ended in 1855, has shown the judgements and the choices made by the Neapolitan Museum in cooperation with the Commissione di Antichità e Belle Arti. Furthermore, it has contributed to define the figure of the restorer-dealer Gargiulo and his relationship with the people interested in the deal. A combination of archival documentation, old inventories and surveys in the Museum’s stores has allowed us to identify the Gargiulo’s vases collection (about 481 vases) and all the "Gargiulo’s vases" in the Museum. The vases catalogue has been created, in order to classify them according to type of ceramic, with an individual file for each vase. Thanks to the catalogue, which has aimed to the reconstruction of the collection, we have been able to highlight the aspects related to the criteria and to the taste of the collector Gargiulo and of the figures involved (Minister, Director of the Museum, experts, etc.). They have all contributed to the enrichment of the collections of the Naples Museum through the variety of artifacts and provenance from different locations in the Naples Kingdom.The research has also investigated the figure of the restorer Gargiulo, his "career" and his activities at the «Officina dei Vasi Italo-greci» of the Naples Museum. The restoration methods have been analyzed on some vases that still preserve the ancient interventions, focusing on a comparative study between old photos and archival documentation
La ricerca ha analizzato l'eclettica figura di Raffaele Gargiulo, commerciante, abile restauratore, collezionista, figura controversa nella storia del Museo di Napoli e dell’antiquaria napoletana nella prima metà del XIX secolo. Partendo dalla sua collezione, una delle raccolte più ricche di materiali di provenienza magnogreca mai giunte nel Museo di Napoli, esaminando in particolare i vasi, si è cercato poi di analizzare i metodi di restauro, i materiali adoperati e le scelte attuate per ricostruire e comprendere i criteri che guidarono la pratica del restauro dei vasi del Museo Borbonico nella prima metà dell'Ottocento. La ricerca ha analizzato le vicende che hanno portato all’acquisizione da parte del Museo Borbonico della collezione di Gargiulo nella sua totalità e, in particolare, della collezione vascolare. Il lavoro, corredato da documenti archivistici volti ad illustrare la lunga trattativa nell'acquisizione dei materiali, iniziata nel 1852 e conclusa nel 1855, ha messo in evidenza le valutazioni, le tendenze e le scelte operate a Napoli presso il Museo in stretto rapporto con la Commissione di Antichità e Belle Arti e ha contribuito a delineare la figura del restauratore-commerciante Gargiulo e il suo rapporto con le figure che, più o meno appassionatamente, si interessarono alla vicenda.Sono stati individuati, sulla base delle fonti, degli antichi inventari e dei documenti archivistici, i vasi della collezione Gargiulo (481 vasi ca.) e tutti i “vasi Gargiulo” immessi nel Museo. Si è redatto il catalogo dei vasi, diviso per classi ceramiche e con la redazione di singole schede per ogni vaso. Attraverso il catalogo e quindi la ricostituzione della collezione, si sono potute individuare, nella sua varietà di classi ceramiche e di provenienze, gli aspetti relativi ai criteri e al gusto di Gargiulo e delle figure coinvolte (Ministro, Direttore del Museo, esperti, etc.) che hanno determinato anche una scelta di gusto e di rappresentatività per le collezioni del Museo di Napoli. La ricerca ha anche preso in esame la figura del restauratore Gargiulo, la sua “carriera” e la sua attività presso «l’Officina dei Vasi Italo-greci» del Museo di Napoli. Si sono esaminati i metodi di restauro su alcuni vasi che ancora conservano gli interventi antichi, anche attraverso uno studio comparativo tra le foto antiche e i documenti di archivio
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Vitagliano, Daniela. « Analisi ed esegesi dei Dialoghi con Leuco di Cesare Pavese : verso un ipertesto digitale ». Thesis, Aix-Marseille, 2019. http://www.theses.fr/2019AIXM0154.

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Résumé :
Cette recherche vise à fournir aux lecteurs une carte pour être guidés à l’intérieur de l’univers des Dialogues avec Leucò de Cesare Pavese. Notre intention est d’analyser l’architecture de l’œuvre-Dialogues pour démontrer sa valeur programmatique, poétique et heuristique. Nous examinons premièrement les différents aspects de l’opération de réécriture des mythes grecs. Deuxièmement la question du “temps”, d’un point de vue formel – l’analyse de la langue et du style de la prose – et du point de vue des contenus – l’étude de la nostalgie des héros des dialogues, la dialectique entre les personnages et entre l’auteur et son lecteur. Les Dialogues avec Leucò représentent la synthèse de la poétique de Pavese et nous le démontrons en les analysant à travers le filtre des études ethnologiques, psychologiques et religieuses de la première moitié du XXe siècle et à travers les autres travaux de l’auteur, œuvres, journal, lettres. Cette thèse est complétée par un hypertexte numérique, un “wiki” de l’édition numérique des Dialogues avec Leucò, un outil critique transdisciplinaire qui facilite l’accès des usagers-lecteurs à l’œuvre. L’analyse lexicographique amène à trois liens hypertextuels : des pages sur les personnages mythologiques, les mots-clés et les thèmes de l’univers pavésien
This research aims to analyse Cesare Pavese’s Dialogues with Leucò and to provide readers a map to be guided in this universe. It intends us to face, in a first moment, the aspects of the operation of rewriting Greek myths, the manipulation of traditional material by Pavese. In the second chapter we raise the question of time, from a formal point of view: the analyse of language and styles of the author’s prose; and in terms of content: the study of nostalgia of protagonists of dialogues, the dialectics between personages and between the author and his lector. Pavese’s Dialogues are the synthesis of his poetic and we show it in the third part of this work: we analyse the book trough the Pavese’s interest for ethnological, psychological and religious studies of first half of 20th century and through the Pavese’s others works, journals, letters. This research is completed by a digital hypertext, a “wiki” of a digital edition of Dialogues avec Leucò, a useful critical instrument to facilize the access of users to this work. Le text is completed by link that refer to pages with mythological personages, keywords of the text and themes of pavesian universe. To realize it, we used the technical competences of Pop-eye studio, web designer, and of the artistic competence of Vincenzo Del Vecchio, illustrator
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Tel, Lorenzo <1977&gt. « DEI CAPITOLI 1-5 DEL LIBRO A DELLA RETORICA DI ARISTOTELE TRADUZIONE, ANALISI E COMMENTO COMPARATIVI TRA IL TESTO GRECO D’ORIGINE [54a 1 – 62a 14] E LA SUA VERSIONE ARABA, DETTA “ANTICA” [1, 1 – 28, 12] ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6979.

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Résumé :
A partire dai dati intratestuali, sia a livello sintattico – metodo word-by-word – che lessicale – ricerca analitica della radice greca per cogliere la letteralità del lemma, considerato in sé e per sé al di là del contesto frasale –, il cosiddetto al-tarǧam al-qadīm della Retorica di Aristotele è un’opera databile da dopo la seconda metà del secolo VIII – come è arguibile, interpretando le informazioni derivate dalla Lettera 43 di Timoteo I, Patriarca nestoriano di Baġdād, e dalle considerazioni dello studioso francese Hugonnard-Roche –, fino a non oltre il 809, anno di fondazione del bayt al-ḥikma sotto Hārūn al-Rašīd (169/786 - 193/809). A partire dal nostro lavoro di analisi e commento comparativi tra il testo greco e la sua versione araba, questa traduzione è verosimilmente uscita dalla penna di un unico mutarǧim. Crediamo che costui possa essere stato membro appartenente o affiliato a un ambiente ecclesiastico; non è di madre lingua greca né araba, bensì siriaca; a ogni modo, è riscontrabile che egli abbia una maggiore affinità e padronanza con la lingua dei nuovi conquistatori a differenza del dialetto attico di Aristotele. Secondo il nostro parere costui è in possesso di una discreta conoscenza di alcune opere logiche di Aristotele, dal momento che ogni loro menzione è stata vòlta in arabo mediante una fattiva traslitterazione, e non mediante una traduzione di tipo etimologico. È possibile parlare anche di una sua probabile familiarità con alcune nozioni della filosofia platonica. Pur avendo riconosciuto e attribuito la paternità di questa traduzione a un unico mutarǧim, i medesimi dati intratestuali ci guidano e ci conducono a dichiarare attendibile e legittima la presenza collaborativa di un consulente, facilmente immaginabile come una figura professionale dotata di una più sicura e ferma conoscenza della lingua araba e di qualche altra nozione, che poteva magari riguardare, per esempio, l’uso di una terminologia pertinente al dettato coranico o alle scienze giuridiche. Accanto a questa figura ausiliare, siamo riusciti a rilevare la presenza di interventi, o se si preferisce, di inserimenti lessicali e sintattci, che abbiamo catalogato come posteriori, poché li abbiamo attribuiti a figure terze, dette altrimenti professionali – come copisti, revisori, commentatori, traduttori filosofi –, le quali, per la qualità e la puntualità delle loro scelte lessicali e per le loro libere riformulazioni interpretative del periodo, si stagliano nettamente su quell’orizzonte semantico, ascrivibile e databile in riferimento alle prime due figure summenzionate, e, nel contempo, denunciano il fatto che il cosiddetto al-tarǧam al-qadīm, entro un determinato arco di tempo, è stato fatto oggetto di rivisitazioni, vòlte a ottenere non una correttezza terminologica nei confronti del dettato greco, ma una maggiore comprensibilità, legata alla tematica, e una migliore chiarezza e fluidità, legate allo stile, in modo che il tutto potesse divenire più fruibile e che il lettore fosse in grado di trarne profitto e insegnamento.
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REQUILIANI, VALERIA. « Libertà d'avventura e verosimiglianza dei caratteri nel romanzo del Seicento : il caso del Calloandro di Giovan Ambrogio Marini ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/928.

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Résumé :
La tesi mira a esaminare la genesi del Calloandro di Giovan Ambrogio Marini nel contesto del ricco e dinamico contesto sociale e culturale della Genova della prima metà del XVII secolo. Le pagine prefattorie premesse alle varie edizioni dell’opera rappresentano un contributo importante per la definizione di un genere la cui diffusione non fu accompagnata, in Italia, da uno studio teorico e sistemico. Dopo una ricognizione delle fonti sulla biografia e la produzione letteraria dell’autore, nel primo capitolo viene proposta una sintesi dettagliata della trama del romanzo che illumina gli elementi fondamentali del testo e del genere. Nel secondo, si prosegue con l’analisi della struttura narrativa dell’opera, soffermando l’attenzione sulle tecniche di costruzione dell’intreccio. Quindi, si procede all’individuazione nel romanzo greco d’epoca ellenistica e nella tradizione comica i modelli letterari che influenzarono in modo più significativo la fantasia del Marini nella composizione del Calloandro. Nel quarto capitolo è affrontato il sistema dei personaggi, in cui, tra le molte figure generiche e inconsistenti, si distinguono alcuni personaggi complessi e imprevedibili: questi fanno del Calloandro un esperimento maturo del genere in cui il realismo psicologico di matrice ligure si combina con il gusto per l’avventura proprio dei romanzi di produzione veneta.
This thesis examines the origin of Giovan Ambrogio Marini’s Calloandro in Genoa’s rich and dynamic social and cultural context of the first half of the XVII century. Introductory pages to the novel’s various editions represent an important contribution about the novel’s developement in Italy, where the success of the genre wasn’t followed by a theoric and systemic study. After a research on the sources concerning the author’s biography and literary production, the first chapter presents a detailed synthesis of the novel’s plot which fixes some fundamental elements of this kind of work. The second chapter is about the novel’s narrative structure focusing on the techniques of the plot’s building. Then the third chapter describes literary models which influenced Marini’s work, in particular the Greek novels of Hellenism and the comic tradition. The fourth chapter analyses the characters' system: there are some subtle and unforeseeable characters, among many generic and insubstantial figures, that make Calloandro a unpredictable novel in which the psychological realism, typical of Ligurian novels, is combined with the taste of adventure, typical of the Venetian novels.
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BENEDETTI, MARTA. « I classici attraverso l'Atlantico : la ricezione dei Padri Fondatori e Thomas Jefferson ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/10784.

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Résumé :
La tesi si occupa di verificare l’influenza che i classici greci e latini hanno esercitato su i padri fondatori americani e più in particolare su Thomas Jefferson. La prima sezione tratteggia il contesto universitario e lo studio delle lingue classiche tra seicento e settecento, comprendendo non solo le università inglesi (Oxford e Cambridge) e scozzesi, ma anche i nuovi college nati nelle colonie americane. Tale analisi dei modelli e delle pratiche educative ha permesso, in effetti, di comprendere meglio l’influenza dei classici sui rivoluzionari americani. Nello specifico viene scandagliata a fondo l’educazione ricevuta da Jefferson. Tra i numerosi spunti di studio aperti da codesto argomento, il lavoro si concentra sulle modalità con cui i classici gli furono insegnati, sul suo Commonplace Book (una raccolta di brani tratti in parte da autori antichi letti in giovinezza) e su documentazione epistolare. Quest’ultima è oggetto particolare di studio, allo scopo di scoprire quali opere antiche Jefferson, in età adulta e durante la vecchiaia, lesse e apprezzò. Essendo un collezionista di libri, comprò moltissimi testi classici come dimostrano alcuni suoi manoscritti. Nonostante manchino dati precisi a riguardo, risulta inoltre che Jefferson, benché facesse largo uso di traduzioni, preferiva leggere in originale e che probabilmente abbia letto la maggior parte di questi libri durante il ritiro dalla vita politica. La seconda parte della tesi si concentra, invece, a indagare quanto la sua educazione classica abbia contributo alla formazione della sua personalità e delle sue idee, nonché alla forma stessa del suo pensiero in merito ad alcune tematiche. Lo studio è di conseguenza dedicato all’esperienza umana di Jefferson, in particolare alla sua riflessione sulla morte e sull’eternità, temi fortemente legati alla sua ricezione di idee epicuree e stoiche. Epicureismo e Stoicismo rappresentano, in definitiva, i due sistemi filosofici antichi che hanno maggiormente influenzato la sua personalità e il suo pensiero.
The aim of the present work is to evaluate the impact of the ancient classics on the American Founding Fathers, with a particular focus on Thomas Jefferson. The first section gives a wide portrait of the academic context in which the Founders were educated, comprising not only of Oxford, Cambridge, and the Scottish universities, but also the colonial colleges. The evaluation of the educational practices in use at the time makes it possible to understand better the classical impact on revolutionary Americans. In particular, this analysis studies in depth Jefferson's education. Of the many possible perspectives and approaches to this topic, the present work focuses on the way ancient classics were taught to him, his Commonplace Book, which reports part of the ancient classics he read during his youth, and his correspondence. The latter has been studied especially to understand which other ancient writers he read, valued, and esteemed in his adulthood and old age. As book collector, Jefferson bought an incredible number of ancient classics, as attested by a few manuscripts of his book lists. Despite the dearth of sure evidence, it is very likely that he read the ancient works largely during his retirement. He loved reading them in the original, though he made great use of translations. The second part of this work is dedicated to investigating how Jefferson's classical education contributed to the building of his personality and ideas, as well as how he elaborated specific classical themes in his own life. The study is thus focused on Jefferson's personal human experience, specifically on his reflection on human mortality and the afterlife. These themes, indeed, are strictly linked to his reception of Epicurean and Stoic tenets, the two ancient philosophical systems which had the greatest and most profound impact on Jefferson's personality and thought.
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SWAIN, ROBERT FRANCIS. « Introibo ad Altare Dei : El Greco's 'Espolio' in the context of post-Tridentine Spain ». Thesis, 2011. http://hdl.handle.net/1974/6723.

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Résumé :
In the vestry of the cathedral church of Santa Maria in Toledo hangs a large painting by El Greco entitled El Espolio, the ‘Disrobing of Christ’. Executed shortly after his arrival in Spain the painting marks a major stylistic departure from the artist’s earlier work and would command attention on that basis alone. The subject, while iconographically obscure, is, at another remove, utterly familiar as a Passion scene tied to a well known iconographical canon. Compositionally, the Christ figure predominates but the ‘legionnaire’ occupies a contrasting and almost equivalent space in his carapace of steel. These figures beg for further elaboration I will argue that this painting can be read as a nexus between a reformed liturgy and a post-Tridentine programme of Church renewal in Spain allied to a monarchical programme of nación under Philip II (1527-98) that was essentially one and the same. The salient questions needing a response are these: How, in a vestry, can we expect such a subject to have much impact beyond the very limited audience it was designed for? This is the crux of the matter in many ways. What in the painting suggests more than the straightforward analysis of the subject matter? What in the times suggests another reading of this great work of art? The pursuit of the answers to these questions constitutes the driving force behind this investigation. Biography, the intellectual and artistic formation of the artist, are positioned with reference to the intellectual ferment of the period, the religious upheaval iii in Christendom, the advances in the understanding of the nation state. More specifically, the altered relationship between the monarchy and the church in Spain, following the Council of Trent (1545-63)will be shown to have a reflection in El Espolio. El Greco’s work has mostly been treated as the product of a painter of the spirit, of religiosity, even of mysticism. El Espolio has been interpreted here within a broader frame of reference and the argument suggests our understanding of El Greco’s oeuvre has been somewhat narrow.
Thesis (Master, Art History) -- Queen's University, 2011-09-15 16:13:04.047
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Harvey, Carolyn M. « Lactantius' De ira Dei an explication of the arguments and study of lactantius' treatment of Greco-Roman philosophy / ». 2003. http://purl.galileo.usg.edu/uga%5Fetd/harvey%5Fcarolyn%5Fm%5F200308%5Fma.

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DI, SERIO CHIARA. « La corrispondenza tra Alessandro e Dindimo : la costruzione dell’immagine dei Bramani ». Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/11573/1375320.

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Oggetto della ricerca. Nell’ambito delle rappresentazioni stereotipate del mondo orientale, costituite dalla letteratura proveniente dalle tradizioni greca, cristiana e medievale sull’India e sui suoi abitanti, si colloca la Collatio Alexandri et Dindimi, come testimonianza significativa della costruzione simbolica di un ritratto convenzionale dei saggi indiani. Essa ha costituito il fulcro di questa ricerca. Si tratta della corrispondenza apocrifa tra Alessandro Magno e Dindimo il re dei Bramani, un documento latino di epoca tardo-antica, datato agli inizi del V secolo d. C., scritto da un anonimo autore cristiano. Essa è composta da cinque lettere, di cui la prima, la terza e la quinta sono attribuite ad Alessandro, e le altre due al bramano Dindimo. L’epistolario, che rientra negli scritti minori afferenti al corpus latino del Romanzo di Alessandro, era circolato per vari secoli come documento indipendente. La ricostruzione della complessa trasmissione del testo mostra come della Collatio esistano altre due versioni differenti, una databile al X secolo, presente nel solo manoscritto di Bamberga Hist. 3 (precedentemente E. III. 14), l’altra interpolata nelle recensioni J1, J2 e J3 dell’Historia de preliis di Leone Arciprete, di cui le prime due appartengono all’XI secolo, la terza al XIII. Nel corso del Medioevo vi furono numerosi rifacimenti di tale corrispondenza, che venne variamente riutilizzata e inserita, spesso con notevoli modificazioni testuali, nelle cronografie e nelle enciclopedie di letterati ed eruditi, come Giovanni di Salisbury, Vincenzo di Beauvais, o Ranulfo di Higden. La Collatio fa parte del gruppo dei cosiddetti “trattati indiani” – secondo la definizione di G. Cary –, che per la maggior parte illustrano i costumi dei Bramani. Descrizione. Nel primo capitolo, innanzi tutto, è stata ricostruita la storia della trasmissione della Collatio, che costituisce una rielaborazione dell’episodio dell’incontro di Alessandro con i gimnosofisti. Sono state presentate poi le vicende testuali degli altri “trattati indiani”: il Commonitorium Palladii, il De Gentibus Indiae et Bragmanibus di Palladio, il De Moribus Brachmanorum di Ambrogio e l’Epistola Alexandri ad Aristotelem. Nel secondo capitolo si è trattato dell’ampia diffusione dei topoi sullo stile di vita dei Bramani, attraverso le fonti greche, gli autori tardo-antichi, i “trattati indiani”, fino ad arrivare alle testimonianze dei Padri della Chiesa. I motivi ricorrenti nelle loro descrizioni sono stati individuati ed esaminati secondo questo schema: a) la nudità; b) la frequentazione di foreste e deserti, i ricoveri nelle caverne; c) il consumo di prodotti spontanei della terra; d) l’astinenza dalla carne; e) l’assenza di malattie e l’indifferenza verso la morte; f) le pratiche di resistenza; g) la programmazione delle nascite; h) l’inattività e la mancanza di civiltà; i) l’esercizio della filosofia; l) la divinazione, l’astrologia, le ordalie e il rapporto con il sacro. Nel terzo capitolo sono state affrontate le questioni esegetiche più rilevanti. Si è potuto constatare come la Collatio debba essere collocata nel filone dell’apologetica cristiana dei secoli II, III e IV, per la quale il bersaglio principale era il sistema delle religioni del mondo classico. Due sono stati i motivi analizzati: a) la polemica di Dindimo contro la pratica del sacrificio cruento; b) le critiche rivolte al culto politeistico. Nel quarto capitolo l’indagine si è rivolta alla fortuna del testo, come testimonianza significativa della ricezione dei topoi sui Bramani in epoca medievale. Sono stati presi in considerazione: a) l’epigramma inviato da Alcuino a Carlo Magno, con la dedica all’imperatore dei due epistolari tra Alessandro e Dindimo, e tra Seneca e Paolo; b) le notizie sui Bramani fornite da Pietro Abelardo nelle sue opere teologiche; c) i passi dei commentari di Alberto Magno all’Ethica e alla Politica di Aristotele, in cui compaiono i Bramani; d) il capitolo del Polycraticus di Giovanni di Salisbury, che ricorda l’esempio positivo dei Bramani; e) il rifacimento della Collatio nello Speculum Historiale di dello Speculum Historiale di Vincenzo di Beauvais; f) il capitolo del Polychronicon di Ranulfo di Higden, dove si trova un riadattamento dell’epistolario, nel quale tre lettere appartengono a Dindimo e due ad Alessandro. Metodologia. Nello svolgimento della ricerca è stato adottato un metodo non fondato puramente sugli strumenti della storia e della filologia, ma si è cercato di tenere conto anche della svolta degli studi antropologici e postcoloniali, della storia delle idee, e del campo storico-religioso. Questo ha costituito il reale aspetto innovativo del lavoro scientifico. Questioni sollevate. Il materiale documentario utilizzato e la bibliografia consultata sono stati selezionati ed esaminati per rispondere a queste tre principali domande: 1. In che modo la visione dell’Oriente fu sviluppata a partire dalla cultura greca? 2. Quale fu la rappresentazione dei Bramani inventata dai “trattati indiani”? 3. Come fu immaginata la società utopica di tale gruppo? Impatto. Il primo evidente risultato di questo studio consiste nella ricostruzione del contesto storico e ideologico della Collatio, nella quale hanno un ruolo determinante due componenti: a) il retaggio greco, che ha costruito i modelli culturali dell’emarginazione dei popoli altri e dell’idealizzazione di una originaria “sapienza orientale”; b) la matrice cristiana, che ha “inventato” un’immagine dei saggi indiani come protocristiani, o cristiani per natura. L’innovazione di questa indagine è emersa dalla comparazione tra i diversi approcci culturali verso la civiltà indiana in genere, e la comunità dei Bramani in particolare. Il secondo esito consistente del lavoro svolto sta nella traduzione e nell’analisi di un testo, che a tutt’oggi in Italia ancora non è conosciuto né è mai stato pubblicato integralmente.
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EMILIANI, ZAULI NALDI ANDREA. « Studi per una nuova edizione critica commentata dei frammenti di Mimnermo ». Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/11570/3205517.

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SARACENO, ARIANNA. « Per una nuova edizione dei "Georgica" di Nicandro di Colofone ». Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/11570/3205430.

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Résumé :
My doctoral dissertation deals with Nicander of Colophon's "Georgica". The first chapter examines author's life and the inconsistencies between ancient sources, which lead to postulate the existence of two different Nicanders, Nicander the Elder and Nicander the Younger. In the second chapter the "Georgica" and the main source of the fragments, Athenaeus of Naucratis' "Deipnosophists", are examined. Then the critical text of the fragments follows, with apparatus, translation, and notes.
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TUFANO, SALVATORE. « L'inizio della storiografia locale beotica : edizione e commento dei Boiotiaka di Ellanico, Armenida, Aristofane e Daimaco di Platea ». Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/11573/1110913.

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RECCHI, Simonetta. « THE ROLE OF HUMAN DIGNITY AS A VALUE TO PROMOTE ACTIVE AGEING IN THE ENTERPRISES ». Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251122.

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Résumé :
Ogni azienda che si riconosca socialmente responsabile deve occuparsi dello sviluppo delle carriere dei propri dipendenti da due punti di vista: quello individuale e personale e quello professionale. La carriera all’interno di un’azienda coinvolge, infatti, la persona in quanto individuo con un proprio carattere e una precisa identità e la persona in quanto lavoratore con un bagaglio specifico di conoscenze e competenze. L’azienda ha, quindi, il compito di promuovere carriere professionalmente stimolanti che si sviluppino in linea con i suoi stessi valori, la sua visione e la sua missione. Nel panorama moderno, aziende che sviluppano la propria idea di business nel rispetto dei lavoratori proponendo loro un percorso di crescita, si mostrano senza dubbio lungimiranti. Un tale approccio, però, non basta a far sì che vengano definite socialmente responsabili. I fattori della Responsabilità Sociale d’Impresa sono infatti numerosi e, ad oggi, uno dei problemi principali da affrontare è quello del progressivo invecchiamento della popolazione. Dal momento che la forza lavoro mondiale sta invecchiando e che si sta rispondendo al problema spostando la linea del pensionamento, tutte le aziende sono obbligate a mantenere le persone il più a lungo possibile attive e motivate a lavoro. L’età è spesso visto come un fattore di diversità e di discriminazione, ma nello sviluppare la mia argomentazione, cercherò di dimostrare che una politica del lavoro che supporti l’idea dell’invecchiamento attivo può trasformare questo fattore da limite in opportunità. Il rispetto degli esseri umani, a prescindere dalle differenze legate all’età, dovrebbe essere uno dei valori fondanti di ogni impresa. Nel primo capitolo della tesi, svilupperò il tema della dignità umana così come è stato concepito a partire dalla filosofia greca fino alla modernità. La dignità intesa come valore ontologico, legato all’essenza dell’uomo, diventerà con Kant il fattore di uguaglianza tra tutti gli esseri viventi, la giustificazione del rispetto reciproco. Il concetto di dignità verrà, poi, definito nel secondo capitolo come il principale valore che deve ispirare l’azione sociale delle imprese, come l’elemento che garantisce il rispetto di ogni dipendente che prima ancora di essere un lavoratore è un essere umano. La dignità è ciò che rende l’essere umano degno di essere considerato un fine in se stesso piuttosto che un mezzo per il raggiungimento di un fine esterno. Nell’era della globalizzazione, dove il denaro è il valore principale, gli esseri umani rischiano di diventare un mezzo al servizio dell’economia. A questo punto, il rispetto della dignità deve divenire il fondamento di un ambiente di lavoro che promuove la crescita e la fioritura dell’essere umano. Nel secondo capitolo cercherò quindi di dimostrare come l’idea di dignità possa promuovere un management “umanistico” centrato sul rispetto dell’essere umano. Un’impresa socialmente responsabile può promuovere il rispetto di ogni lavoratore se fa propri i valori di dignità e uguaglianza. Attraverso la teoria dello Humanistic Management che veicola tali valori, il lavoro diventa un luogo in cui l’uomo può esprimere se stesso, la sua identità, le sue conoscenze e competenze. Inoltre, dal momento che la popolazione sta invecchiando, le aziende devono farsi carico della forza lavoro più anziana, come è emerso sopra. A questo punto, nel terzo capitolo, il concetto della Responsabilità Sociale d’Impresa sarà analizzato nel suo legame con i temi dell’invecchiamento attivo e della diversità sul posto di lavoro. Conosciamo diverse ragioni di differenza a lavoro: genere, cultura, etnia, competenze, ma qui ci concentreremo sul fattore età. È naturale che i lavoratori anziani abbiano un’idea di lavoro diversa da quella dei giovani e che le loro abilità siano differenti. Ma questa diversità non deve essere valutata come migliore o peggiore: essa dipende da fattori che analizzeremo e che l’impresa socialmente responsabile conosce e valorizza per creare un ambiente di lavoro stimolante e collaborativo, eliminando possibili conflitti intergenerazionali. Alcune delle teorie che permettono di raggiungere tali obiettivi sono il Diversity Management e l’Age Management: ogni impresa può promuovere pratiche per valorizzare gli anziani, permettendo loro di rimanere più a lungo attivi e proattivi a lavoro e di condividere le proprie conoscenze e competenze. L’ultimo capitolo della tesi si concentrerà su un caso di azienda italiana che ha sviluppato uno strumento di valorizzazione di collaboratori over 65. Sto parlando della Loccioni, presso cui ho svolto la ricerca applicata e che promuove il progetto Silverzone, un network di persone in pensione che hanno conosciuto l’azienda nel corso della loro carriera e che continuano a collaborare con essa ancora dopo il pensionamento. Per capire l’impatto qualitativo e quantitativo che il progetto ha sull’azienda, ho portato avanti un’analisi qualitativa dei dati ottenuti grazie a due tipi di questionari. Il primo ha visto il coinvolgimento dei 16 managers della Loccioni a cui sono state sottoposte le seguenti domande: 1. Chi sono i silver nella tua area di business? Quali i progetti in cui essi sono coinvolti? 2. Qual è il valore del loro supporto per l’azienda? E, allo stesso tempo, quali sono le difficoltà che possono incontrarsi durante queste collaborazioni? 3. Qual è la frequenza degli incontri con i silver? 4. Perché l’azienda ha bisogno di questo network? Successivamente, ho sottoposto un altro questionario agli 81 silver della rete. Di seguito i dettagli: 1. Qual è il tuo nome? 2. Dove sei nato? 3. Dove vivi? 4. Qual è stato il tuo percorso formativo? 5. Qual è stata la tua carriera professionale? 6. Come e con chi è avvenuto il primo contatto Loccioni? 7. Come sei venuto a conoscenza del progetto Silverzone? 8. Con quali dei collaboratori Loccioni stai lavorando? 9. In quali progetti sei coinvolto? 10. Potresti descrivere il progetto in tre parole? 11. Che significato ha per te fare parte di questa rete? 12. Nella tua opinione, come deve essere il Silver? 13. Che tipo di relazioni hai con i collaboratori Loccioni? 14. Quali dimensioni umane (dono, relazione, comunità, rispetto) e professionali (innovazione, tecnologia, rete) emergono lavorando in questo progetto? Il progetto Silverzone è sicuramente una buona pratica di Age Management per mantenere più a lungo attivi i lavoratori over 65. I progetti in cui i Silver sono coinvolti hanno un importante impatto economico sull’impresa, in termini di investimento ma anche di guadagno. Ad ogni modo, qui la necessità di fare profitto, stando a quanto è emerso dai risultati delle interviste, è subordinata al più alto valore del rispetto dei bisogni umani che diventa garante di un posto di lavoro comfortable, dove si riesce a stringere relazioni piacevoli, collaborative e produttive.
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