Thèses sur le sujet « DEL TERRITORIO E DELLA SOCIETA' »

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1

Amelii, Valeria. « Evoluzione spazio-temporale della distribuzione della popolazione nel bacino del Limpopo in relazione a eventi di siccità ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/17392/.

Texte intégral
Résumé :
In un contesto mondiale in cui disastri naturali come inondazioni e siccità sono in drastico aumento, è necessario approfondire l’analisi di coevoluzione tra tali estremi idrologici e le società umane. Recenti ricerche sui cambiamenti climatici [IPCC, 2014] hanno messo in evidenza la teoria secondo cui alla base delle frequenti alluvioni, ci siano lunghi e severi periodi di siccità che abbiano spesso spinto le comunità a riavvicinarsi ai fiumi, rendendole maggiormente esposte al rischio inondazioni. Il seguente studio propone una valutazione dell’evoluzione spazio-temporale della distribuzione della popolazione nel bacino del Limpopo (Africa meridionale) dal 1975 al 2013, al fine di valutare le migrazioni avvenute nei periodi siccitosi, in contrasto con gli allontanamenti ampiamente diffusi nel caso di inondazioni. L’analisi è stata effettuata a livello planimetrico ed altimetrico attraverso l’uso di immagini satellitari contenenti informazioni di luminosità artificiale notturna, densità abitativa e percentuale di edificato ad una risoluzione dettagliata di 1 km. I risultati si sono dimostrati coerenti tra loro nel confermare che la popolazione continua a concentrarsi maggiormente vicino al fiume e hanno evidenziato diverse occasioni di avvicinamento, in seguito a lunghi periodi di siccità. Così come è stata ottenuta una corrispondenza tra valori negativi dell’indice di siccità idrologica SRI (condizioni siccitose) e minimi valori di distanza umana media dal Limpopo. Ricerche come queste basate sull’indagine di come la società influenzi e si faccia influenzare da eventi di questo genere, potrebbero rappresentare oggigiorno una buona guida per la messa a punto di nuove strategie di previsione e mitigazione della siccità, ma anche di costruzione di società resilienti e consapevoli.
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2

Bertolin, Paolo <1973&gt. « Alcune riflessioni sulla realtà sociale del territorio pordenonese e il ruolo del Servizio Sociale in rapporto all’evoluzione della società e dei suoi bisogni ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/9430.

Texte intégral
Résumé :
Il servizio sociale ha un importante funzione di osservatorio e di riflessione sui fenomeni sociali, sui loro mutamenti e sull’evoluzione dei bisogni nel contesto in cui opera, per individuare interventi adeguati in un sistema integrato di servizi. Il presente lavoro intende evidenziare i maggiori processi economici e sociali che operano a livello nazionale e sovranazionale, rilevare come interagiscono con il contesto pordenonese in relazione alla sua storia economica, sociale e culturale. Molti specialisti e operatori dei servizi riportano come, negli ultimi anni, siano emerse in Italia nuove fragilità tra la popolazione, il cronicizzarsi e l’aumento delle situazioni di marginalità sociale rispetto ai quali i territori si dimostrano espulsivi e i servizi in difficoltà. È necessario adottare uno sguardo ampio che riesca a riconoscere la complessità dei fenomeni emergenti, con le loro connessioni e contraddizioni, e insieme affinare un’attenzione ai microcontesti per identificare i problemi, le disuguaglianze, le emarginazioni e le sofferenze, ma anche le risorse mobilitabili e valorizzabili. Ho voluto quindi analizzare quali bisogni, progettualità, strategie di lavoro ha individuato l’Ambito Distrettuale Urbano 6.5, attraverso gli strumenti che gli sono propri: i profili di comunità, i piani di zona, i percorsi di studio e di ricerca, l’operatività degli assistenti sociali con gli utenti e il lavoro di rete con i servizi e le istituzioni.
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3

Saule, Francesca Romana. « Infrastrutture, prezzi e regolamentazione dei mercati del gas naturale ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2011. http://hdl.handle.net/10077/4562.

Texte intégral
Résumé :
2009/2010
Lo scopo della presente ricerca è quello di investigare le interdipendenze di prezzo tra i diversi mercati, con particolare attenzione agli impatti che le infrastrutture fisiche e il loro funzionamento hanno avuto sulla struttura di dipendenza della dinamica dei prezzi relativamente al caso Transitgas. A partire dall’analisi dei Day Ahead Prices sulle principali Borse Europee impattate dalla chiusura del gasdotto (APX-Olanda, EEX-Germania e PSV- Italia), e dalle simulazioni di possibili scenari di aumento di capacità gas per il PSV, sono state tracciate le principali problematiche del Sistema Gas Nazionale nell’ambito di organizzazione, regolamentazione e pricing, proponendo nel contempo alcune direttrici ed azioni di intervento per risolvere le principali criticità, attraverso: 1).la presentazione di un quadro completo e sistemico della letteratura; 2). la valutazione degli aspetti più importanti della regolamentazione del settore identificandone le principali fonti di rischio presenti nel mercato (AEEG, 2008); 3). l’analisi dei modelli esistenti della liberalizzazione nel mercato del gas (Fiorenzani, 2009) ed il relativo studio dei meccanismi di funzionamento dell’industria del gas naturale; 4). la comprensione delle modalità di determinazione delle tariffe e dei meccanismi di pricing all’interno della business supply chain del gas naturale (Portatadino, 2004); 5). l’individuazione e la scelta delle soluzioni idonee a dare liquidità, competitività e flessibilità al mercato scegliendo quale modalità di trasporto sia più efficiente ed efficace (AIEE, 2006). Sono state individuate alcune previsioni e prospettive sul mercato del gas Italia (possibili scenari e trend) per orientare gli investimenti e sapere come devono muoversi gli operatori per evidenziare quali sono gli elementi necessari per sviluppare il mercato, brevemente: a). presenza di un hub che sia in grado di concentrare la liquidità commerciale; b). presenza di una borsa del Gas Italiana (P-Gas) per aumentare la liquidità, la flessibilità di sistema e ridurre i prezzi; c). presenza di maggiori infrastrutture (potenziamento gasdotti o GNL); d). evoluzione dello stoccaggio strategico. Sono state formulate inoltre ipotesi di linee guida per operare con successo e sfruttare tutte le opportunità all’interno della complessa filiera gas: riduzione contratti take or pay con diversificazione delle fonti di approvvigionamento; assetto di mercato favorevole alla concorrenza; gas release pluriennali che inducano un comportamento di offerta concorrenziale condizione fondamentale perché la futura Borsa Gas possa produrre suoi benefici effetti.
XXII Ciclo
1981
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4

Millo, Giovanni. « Some economic aspects of insurance ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2010. http://hdl.handle.net/10077/3505.

Texte intégral
Résumé :
2008/2009
This dissertation is based on three papers concerning aspects of insurance market development, analyzed in the light of the economic function of insurance and with the methodological tools of Econometrics and based on evidence from Italy. The first deals with the development of the non-life market, the second analyzes the life market and the third a particular facet of, again, non-life: the influence of the legal environment. The abstracts for the three papers follow. In the first, we analyze the consumption of non-life insurance across 103 Italian provinces in 1998-2002 in order to assess its determinants, in the light of the empirical literature. Using sub-regional data we overcome an important limitation of cross-country analyses, i.e. the systemic heterogeneity due to country-specific characteristics. Individual heterogeneity is accounted for through panel data techniques. However, considering spatial units within a single market raises issues of cross-sectional or spatial dependence, either due to common nation-wide and/or regional factors or to spatial proximity. We carefully assess spatial dependence, employing recent diagnostic tests, finding out that the regressors included in our specification successfully account for spatial dependence. Insurance turns out to depend on income, wealth and some demographics, as already established, but also on trust, judicial efficiency and borrowing conditions. This finding helps in explaining the gap between Central-Northern Italy and the South of the country. In the second we analyze the consumption of life insurance across 103 Italian provinces in 1996-2002. Cross-country analyses of insurance development have suffered from the presence of too many idiosyncratic country-level determinants (like legal system, social security, taxation or inflation history). Panel studies in the field suffer from the curse of dimensionality as well. A regional analysis of Italy, a notoriously very diverse country, provides an environment with less unobserved heterogeneity while retaining a fair amount of variance in income, demographics etc.. An- other limitation of cross-country studies of life insurance, the difficulty of observing prices, may be overcome as average policy loadings tend to be uniform across regions. On the converse, a regional study raises issues of cross-sectional dependence, either due to common nationwide factors or to spatial proximity. We control for unobserved heterogeneity through macroregional and time fixed effects. We develop a new spatial random effects model including both spatial lags of the dependent variable and spatial and serial correlation in the errors; we estimate it by maximum likelihood through an algorythm implemented in the R language. Life insurance turns out to depend on economic development, savings and some demographics, as expected, but also on the general level of trust and the density of the distribution network. Life insurance is negatively correlated with education, supporting the view that better education fosters financial risk taking. In the third, we start from the consideration that civil trials take far too long in Italy compared to other countries. Inefficiency of civil law in enforcing property rights is recognized as a limiting factor for economic development at large and for that of financial markets in particular. Of the three main elements of judicial inefficiency: unfair judgment, costly procedures and lengthy procedures, we concentrate on the third analyzing its relevance for the insurance contract. We contend that the duration of civil trials is an important obstacle to non-life insurance, because it reduces the present value of the contingent claim held by the insured in case of litigation. Thus we expect non-life insurance consumption to be lower, all other things being equal, where judicial procedures are slower. We test our hypothesis on two datasets: a provincial panel dataset for the years 1998-2002 and a household survey comprising three waves for the years 1989, 1991 and 1993. We estimate a number of alternative specifications on the aggregate data, and probit and tobit models on household data, finding significant negative effects of judicial inefficiency on insurance consumption in both settings. We conclude that the excessive length of civil trials is a depressing factor for the development of the Italian non-life insurance market.
Questa tesi si basa su tre articoli riguardanti aspetti dello svilupo del mercato assicurativo, analizzato alla luce della funzione economica dell’assicurazione e con gli strumenti metodologici dell’Econometria, sulla base di dati italiani. Il primo si occupa dello sviluppo del mercato non-vita, il secondo analizza il mercato vita e il terzo un particolare aspetto del non-vita: l’influsso dell’ambiente legale. Nel primo articolo analizziamo il consumo di assicurazione non-vita in 103 province italiane nel 1998-2002 allo scopo di stabilirne le determinanti, alla luce della letteratura empirica. Usando dati provinciali superiamo un’importante limite degli studi sui paesi:l’eterogeneità sistemica. Teniamo conto di quella individuale tramite tecniche per dati panel. Comunque, considerare unità spaziali entro un singolomercato dà luogo a problemi di dipendenza sezionale o spaziale, dovuta a fattori comuni o alla prossimità nello spazio. Controlliamo la dipendenza spaziale per mezzo di recenti test diagnostici, scoprendo che i regressori da noi inclusi nella specificazione cntrollano efficacemente la dipendenza spaziale. Ne risulta che l’assicurazione dipende dal reddito, dalla ricchezza e da variabili demografiche, come già noto, ma anche dal livello di fiducia nel prossimo, dall’efficienza del sistema giudiziario e dalle condizioni del mercato del credito. Questi risultati aiutano a spiegare il divario tra il Centro-Nord e il Sud del paese. Nel secondo lavoro analizziamo il consumo di assicurazione vita in 103 province italiane nel 1996-2001. Le analisi sezionali su paesi dello sviluppo assicurativo hanno sofferto della presenza di troppi elementi idiosincratici (il sistema legale, quello di sicurezza sociale, quello fiscale o la storia inflazionistica). Anche le analisi panel soffrono del problema delle variabili incidentali. Un’analisi regionale dell’Italia, paese notoriamente vario, offre un ambiente con meno eterogeneità mantenendo una buona variabilità nelle caratteristiche osservabili. Un’ulteriore limitazione degli studi sui paesi, la difficoltà nel definire e nell’osservare i prezzi, viene superata constatando che gli stessi sono uniformi a livello nazionale. D’altra parte, uno studio regionale pone prob- lemi di dipendenza sezionale dovuta a fattori comuni o alla prossimità nello spazio. Controlliamo per l’eterogeneità non osservabile mediante effetti fissi macroregionali e temporali. Sviluppiamo un nuovo modello a effetti random comprendente sia ritardi spaziali della variabile dipendente che correlazione seriale e spaziale negli errori. Lo stimiamo a massima verosimiglianza tramite un algoritmo implementato nel linguaggio R. L’assicurazione vita risulta dipendere dallo sviluppo economico, dal risparmio e da alcune variabili demografiche, come ci si attendeva, ma anche dal livello generale di fiducia e dalla densità della rete agenziale. L’assicurazione vita è negativamente correlata con il livello di educazione, supportando l’ipotesi che una maggiore educazione aumenti la propensione al rischio finanziario. Nel terzo partiamo dalla constatazione che i processi civili sono troppo lunghi in Italia rispetto agli altri paesi. L’inefficienza della giustizia civile nel far valere i diritti di proprietà è riconosciuta come un fattore limitante per lo sviluppo economico in generale e per quello finanziario in particolare. Dei tre elementi del’inefficienza giuridica: giustizia, costo e tempo dei procedimenti, ci concentriamo sul terzo analizzando la sua rilevanza per il contratto assicurativo. Sosteniamo che la durata dei processi civili è un importante ostacolo per l’assicurazione non-vita, in quanto riduce il valore attuale del diritto condizionato detenuto dall’assicurato nel caso si vada in giudizio. Pertanto ci aspettiamo che a parità di altre condizioni il consumo di assicurazione sia minore dove le procedure giudiziarie sono più lente. Testiamo la nostra ipotesi su due basi dati: una provinciale relativa agli anni 1998-2002 e un’indagine campionaria sulle famiglie comprendente le tre ondate 1989,1991 e 1993. Stimiamo varie specificazioni alternative sui dati aggregati e modelli probit e tobit sui dati micro, trovando un significativo effetto negativo dell’ineficienza giudiziaria sul consumo di assicurazione in entrambi i casi. Ne concludiamo che l’eccessiva lunghezza dei processi civili deprime lo sviluppo del mercato assicurativo non-vita in Italia.
XXII Ciclo
1970
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5

Della, Puppa Marco. « I driver del Global logistics network design nel legame economia, trasporti e logistica - aspetti teorici e casi applicativi ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2011. http://hdl.handle.net/10077/6001.

Texte intégral
Résumé :
2009/2010
La tesi di dottorato si sviluppa avendo come punto di partenza un filone secondo il quale la ricerca scientifica nelle discipline del logistics management e dell’economia spaziale procede autonomamente facendo si che i due ambiti di ricerca risultano essere slegati pur essendovi alcuni elementi che li accomunano; per questo motivo viene proposta una agenda di ricerca finalizzata all’integrazione delle due al fine di creare un nuovo sistema di supporto alle decisioni per le politiche logistico/trasportistiche in capo al pianificatore pubblico. Più in particolare è posto l’accento principalmente su due specifici problemi di ricerca aperti dei quali il primo può essere considerato funzionale al secondo. In quest’ottica se il primo è volto all’ulteriore approfondimento dei principali driver firm level che stanno alla base delle configurazioni oggi assunte dalle reti logistiche globali (global logistics network design), l’altro filone è finalizzato allo sviluppo di nuovi modelli interpretativi dei legami tra la logistica in un’ottica aggregata (che supera quindi la visione puramente micro a favore dei livelli meta e macro) e l'economia regionale/spaziale. In altre parole essendo il logistics management focalizzato sulle dinamiche dell’impresa, la sfida proposta consiste nel capire ancora meglio le dinamiche logistico-trasportistiche micro indotte dai recenti fenomeni di globalizzazione in modo da poter elaborare, in step successivi, modelli logistici aggregati (meta e macro appunto, quali possono essere ad esempio quelli distrettuale/locale e regionale) che possano essere utili a meglio comprendere quale è il ruolo della logistica (e del logistics network design più precisamente), come evoluzione del trasporto, nell’ambito delle relazioni economiche a livello spaziale e quindi nella spatial economics. La tesi si è inserita all'interno del primo dei due ambiti di ricerca individuati, ossia quello finalizzato all'ulteriore approfondimento delle tematiche attinenti i trasporti e la logistica facendo particolare riferimento ai driver, cioè alle forze che determinano l'evoluzone globale della logistica, nonchè ai connessi aspetti decisionali e comportamentali che stanno alla base delle attuali configurazioni di logistics network design. Più in particolare obiettivo specifico della tesi è verificare, attraverso l'analisi di una serie di casi studio, quali sono i driver sottostanti i processi decisionali e comportamentali che hanno portano al (ri)disegno dei network logistici considerati. Dal punto di vista metodologico il lavoro si articola in quattro parti. Nella prima parte, muovendo da un’analisi della letteratura scientifica, sarà preso in esame il legame trasporti, logistica ed economia ed esplicitato perchè è opportuno progredire nella sua conoscenza sia a fini positivi che normativi. Per quanto riguarda la finalità positiva di approfondimento della conoscenza del legame, partendo dalla disamina di ciò che accomuna i trasporti e la logistica (come evoluzione del trasporto) con l'economia regionale/spaziale, sono analizzati i processi di evoluzione dei trasporti con particolare riferimento all'evoluzione del concetto di "costo del trasporto" ed esplicitati i punti di vista (gli approcci) dai quali il legame può essere analizzato. In relazione alla seconda, quella normativa, si va invece a verificare come una più approfondita conoscenza del legame economia-trasporti-logistica oltre alla finalità di arricchimento scientifico ha anche un risvolto normativo, ossia si configura quale elemento utile ai soggetti chiamati a pianificare le reti logistico-trasportistiche a livello territoriale. Nella seconda parte ci si concentra a livello micro e si entra nella c.d. black box della logistica prendendo in esame la letteratura sul logistics management. Più in particolare si va a vedere quali sono le principali problematiche logistico-trasportistiche generate dai recenti fenomeni di globalizzazione dell'economia, quali sono le forze (i driver) alla base dell'attuale evoluzione globale della logistica e più specificamente della (ri)configurazione globale dei network logistici. Nella terza parte del lavoro, ricorrendo ad un framework analitico che si basa su pecifiche metodologie proposte dal logistics management, vengono analizzati una serie di case study appartenenti sia al versante domanda che a quello dell'offerta logistico-trasportistica. Il framework applicato si sviluppa attorno due “sotto-metodologie” complementari che intendono descrivere i casi ponendosi in una prospettiva che abbraccia tanto le strategie e le soluzioni adottate in passato quanto quelle attuali in modo da evidenziare i processi di evoluzione delle configurazioni di network design implementate in risposta ai driver evolutivi. Più nello specifico la prima delle due “sotto-metodologie” si concretizza in uno schema di analisi dei processi e delle attività logistiche finalizzata alla ricostruzione della catena logistico-produttiva/supply chain nelle sue diverse componenti approvvigionamento, produzione e distribuzione; la seconda è invece finalizzata ad identificare le strategie, i modelli operativi e le pratiche operative (logistico-trasportistiche) contestualizzate rispetto l’ambiente in cui le imprese sono calate. Le evidenze emerse nella terza parte sono oggetto di elaborazione all'interno della quarta, quella il cui obiettivo (che è anche obiettivo della tesi) è fornire un contributo alla comprensione delle forze (cioè dei driver) che hanno determinato i processi di (ri)disegno delle reti logistiche globali. In altre parole ciò che si vuole ottenere è una maggiore chiarezza di quali sono i motivi che, in chiave del mantenimento o dell'accrescimento della competitività globale, hanno indotto una serie di imprese ad intraprendere dei percorsi di (ri)disegno delle proprie reti logistico-trasportistiche e di capire altresì quali sono le soluzioni logistico-trasportistiche concretamente implementate in risposta a tali forze.
XXII Ciclo
1975
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6

Salera, Antonio. « Policy evaluation e policy learning nella regione FVG : indicazioni dall' applicazione dell'approccio controfattuale alle politiche di sviluppo nel settore turistico della montagna marginale ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2010. http://hdl.handle.net/10077/3628.

Texte intégral
Résumé :
2008/2009
Il tema centrale del progetto di ricerca riguarda la valutazione delle politiche pubbliche regionali di sviluppo mediante l’introduzione di un approccio di tipo quantitativo; la valutazione è intesa come un processo di policy learning in grado non solo di stimare se e quanto un set di interventi sia stato efficace, ma anche di restituire capacità cognitiva ai soggetti interessati in vista di applicazioni future. In particolare, si vuole valutare l’applicabilità di metodologie statistiche consolidate in ambito valutativo, quali quelle afferenti al cosiddetto “approccio controfattuale” su tematiche scelte in coerenza con il Piano Unitario di Valutazione (PUV) della Regione FVG. Tale approccio ha il pregio di fornire stime robuste senza dover esplicitare la forma funzionale utilizzata, come accade, invece, nel caso di metodologie che si basano su modelli di stima parametrica - ad esempio, i modelli di regressione. Il lavoro, attraverso una ricognizione della letteratura esistente in materia, espone, innanzitutto, le motivazioni che spingono le pubbliche amministrazioni a dotarsi di sistemi di valutazione e pone in evidenza come, a livello di Unione Europea, soggetto istituzionale che ha spinto le Regioni a dotarsi di un piano di valutazione unitario per la politica regionale di sviluppo, non ci sia una visione univoca del concetto di valutazione. La “confusione concettuale” che ne deriva comporta distorsioni nella portata e nella fruizione delle evidenze che emergono dai singoli rapporti di valutazione generalmente realizzati nel caso di programmi di politica regionale di sviluppo. Tra tutti gli interventi pubblici oggetto di ricognizione la ricerca prende in esame il Docup Ob2, asse 4, misura 3: la misura consiste in un set di interventi (contributi, compartecipazione al costo) per la valorizzazione turistica del territorio alpino della cosiddetta “montagna marginale”. Essendo la partecipazione al programma su base volontaria, esiste un’elevata probabilità di autoselezione dei partecipanti. Di conseguenza, la metodologia scelta per la valutazione è il Difference in Difference design con assunto di parallelismo nei trend. L’analisi viene condotta sui 59 Comuni della montagna marginale del FVG, di cui 33 beneficiari di almeno uno degli interventi previsti dalla misura e 26 non partecipanti. La domanda valutativa a cui si cerca risposta è se e in che misura aver beneficiato dei contributi previsti abbia avuto un effetto sui flussi turistici nei comuni beneficiari, ovviamente in ottica controfattuale. Le variabili outcome oggetto di analisi sono la variazione annuale del flusso degli arrivi, delle presenze e la permanenza media. Dall’analisi emerge che l’aver partecipato al programma ha contribuito in modo significativo al contenimento del calo dei flussi turistici registrati dal 2000 al 2006. Infatti, sia per quanto riguarda gli arrivi turistici che le presenze turistiche e la permanenza media si osserva, nonostante il calo generalizzato che ha colpito il settore turistico regionale nel periodo in analisi, una riduzione significativa dei differenziali esistenti tra i Comuni che hanno beneficiato degli interventi e quelli che non hanno partecipato alla politica. Tuttavia, i risultati più importanti non riguardano soltanto le evidenze empiriche; l’analisi consente, infatti, di porre in evidenza quali siano i diversi limiti organizzativi e operativi che riducono l’efficacia della valutazione di policy in ambito regionale. I problemi attengono al coordinamento tra i diversi attori, alla frammentazione, incompletezza e instabilità dei sistemi di monitoraggio ed alla assenza di integrabilità tra fonti dirette e fonti indirette di dati. Nelle conclusioni si sottolinea come la valutazione d’impatto potrà essere significativamente applicata in futuro a condizione che: ­ l’Amministrazione Regionale sia in grado di configurare la valutazione come una fase del processo di programmazione; ­ a livello organizzativo, il committente e i gestori delle informazioni riescano a condividere l’obiettivo valutativo e ad impostare un percorso di armonizzazione delle banche dati esistenti e di predisposizione di sistemi di raccolta dati ad hoc, anche prendendo spunto dalla letteratura in materia. La Regione FVG, attraverso il Piano di Valutazione Unitario e il Piano di Monitoraggio Unitario, sembra dare una risposta che va in questa direzione.
XXII Ciclo
1981
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7

Marzaro, Mattia. « Idea/Processo/Architettura. Fenomenologia di un procedere pratico nella progettazione architettonica ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2012. http://hdl.handle.net/10077/7412.

Texte intégral
Résumé :
2010/2011
Nel corso del XXI secolo, nel progetto di architettura si sono sviluppate attitudini volte a rispondere alle esigenze dettate dall’evoluzione tecnica, sociale, economica, ambientale, artistica e culturale, che hanno permeato fortemente l’evoluzione del pensiero del Novecento. Gli sviluppi di questa rivoluzione permanente hanno condotto ad uno svolgimento sperimentale del fare architettura, spostando la visione del progetto verso approcci legati al divenire e non come metodi legati a una prassi. L’uomo, e quindi l’architetto, vive quello che Agamben definisce lo stato di eccezione, in cui la logica e la prassi non si determinano. Un’assenza di pensiero pretende di attuare un enunciato senza riferimenti alla realtà, o meglio giungendoci in un secondo momento, a posteriori, a volte inconsciamente. In questo quadro d’incoscienza ciò che ne deriva è un modo diverso di stare al mondo, o meglio la nascita di modi e visioni individuali, personalistiche. Si assiste così alla fine delle certezze e quindi alla fine della univocità di dati sui quali fondare ogni possibile concatenamento, ogni possibile continuità. Questo disordine generale, questo quadro d’incertezza, costituisce la nascita di quelle che nel corso della tesi andranno a definirsi come le processualità; esse costituiscono la necessaria volontà di definire in modo determinato ciò che in realtà è espresso dall’infinita varietà e possibilità dello spazio. Assumiamo come inizio della ricerca questo dualismo tra realtà instabile e infinita, da un lato, e necessaria determinazione di elementi concatenati dall’altro, che reggano i principi su cui fondare lo sviluppo progettuale nell’intento di stabilire dei principi di verità. Un sistema in questo senso processuale che garantisca di volta in volta nella prefigurazione dell’idea il controllo della forma, nell’intento di affermarla nel tutto reale, e non rendendola fine a se stessa e quindi in grado di smentirsi. Necessariamente il discorso si muove su diversi ambiti, tra i quali quello filosofico, perché in esso si fonda il pensiero dell’uomo, quello architettonico, artistico e tecnico, perché in essi vi sono le più alte forme di espressione e di linguaggio. In particolare, rispetto alla questione progettuale, nello scorso secolo la ricerca si è mossa tra forma, struttura, contenuto, previsione, ideazione, composizione; e ancora tra standard, economicità, velocità di produzione. Aspetti che hanno assunto all’interno del progetto di architettura un valore del tutto differente da prima, determinandone le condizioni stesse. L’architetto, pertanto, ha dovuto cambiare la sua prospettiva nelle procedure creative e compositive, affrontando la necessaria convivenza all’interno del progetto di una pluralità di attori, e mettendo da parte la sua attitudine progettuale individuale, perdendo la propria innocenza. In assenza di precedenti, nascono autonomie progettuali in grado di controllare e coordinare tutti o alcuni dei fattori culturali e tecnici di innovazione interni al progettare, e di coordinare i diversi attori che concorrono alla realizzazione dell’opera. Tale evoluzione non ha tuttavia tralasciato la parte più intima della composizione architettonica e del suo linguaggio, che ha dovuto adeguarsi con una serie di declinazioni e mutazioni, destinate a esplorare anche il campo dell’informe. In questa complessità d’azione diviene necessaria la costruzione di sistemi processuali di sviluppo progettuale; la composizione svolge in questo quadro del dubbio un ruolo chiave di chiarificazione e di verificazione, in quanto una parte dell’atto compositivo è legata alla ragione e una parte al mondo dell’intuizione, dell’istinto, del sensibile, anche se quest’ultima in un secondo momento viene posta nel dubbio. In tal senso questa tesi ha lo scopo di porre in evidenza alcune problematiche della progettazione, che oggi si manifesta attraverso quello che definiamo processo. La composizione, a differenza di quanto può apparire, ancora conserva un valore all’interno del progetto; essa ha solamente cambiato aspetto e diversificato i sui fattori operativi, in un certo senso si è evoluta. La composizione assume il ruolo di esperienza dell’indeterminazione progettuale, di medium, di strumento di ricerca di un senso tra ciò che determina relazioni tra soggetti e figure e le sue brusche rotture. Anche in architettura si assiste a un fenomeno simile a quello che riguarda i fenomeni linguistici, che nel tempo mutano a causa di influenze esterne di carattere sociale, storico, o di contaminazioni. Il progetto e il suo linguaggio necessariamente sono in un continuo divenire, in mutamento, nel senso di questa tesi, in processo. Riconosciamo il principio di mutazione a partire dalla nascita del Movimento Moderno, e in particolare dalla nascita di due scuole di pensiero, l’una facente capo alle sperimentazioni in ambito europeo e l’altra alla scuola americana, entrambe legate da un quadro culturale fondato sulla ricerca delle regole nell’intento di coniugare, attraverso la razionalità tecnica, il particolare con l’universale, lo standard con l’unico, il caos con l’ordine. Le sperimentazioni del moderno hanno giocato un ruolo cardine d’influenza e di propulsione introducendo il concetto di standard funzionale nel metodo e scardinando le teorie consolidate legate agli stili, in funzione di una maggiore libertà progettuale, legata ai materiali, al processo di produzione dell’architettura e alla ricerca dell’unità minima di vita. Quest’ultimo aspetto ha generato una specifica formulazione teorica e progettuale indirizzata alla risoluzione delle problematiche inerenti la questione funzionalista. Questo ha comportato una sovrapposizione di visioni rispetto alla questione della standardizzazione e la ricerca di un’unità universale di misura. Assistiamo così alla nascita di una diversa posizione linguistica nell’atto progettuale, attribuendo al termine standard non solamente la sua declinazione produttiva, ma la ricerca di regole valide atte a sostenere e verificare il progetto moderno, ricondotte all’uomo, alla sua dimensione biologica. L’attenzione è quindi posta sul pro-getto, sulle modalità del procedere, momento in cui la ricerca si fa espressione della propria tesi, configurandosi essa stessa quale progetto di esperienza. In un certo senso il processo è parte della visione, “e la visione è ciò che il linguaggio scientifico chiama verificazione o falsificazione della previsione. (…) Proprio perché il divenire è l’incominciare ad esistere, il divenire è l’irruzione dell’inatteso e dell’inaudito, ossia di ciò che per la sua radicale novità e imprevedibilità minaccia ogni cosa esistente. (…) Per salvarsi è necessario arginare la minaccia del divenire, cioè controllarla, sottoporla ad una legge e quindi dominarla.” In questo senso, l’atto progettuale s’identifica e si determina con il processo creativo. Assume il ruolo di elemento della formulazione, dalla visione nel controllo di uno spazio certo, entro il quale sia possibile cadere in una verificazione o meglio in un processo di verificazione. I movimenti artistici e le avanguardie hanno contribuito a scardinare l’esplorazione figurativa, portando a paralleli sviluppi in campo architettonico l’assunzione di sistemi compositivi e di prefigurazione innovativi grazie alla trasposizione in arte dei concetti di temporalità e di serialità. Il rapporto tra arte e architettura trova una nuova dimensione attraverso l’acquisizione di sistemi espressivi e di ricerca figurativa del tutto simili. La progettazione in questo quadro evolutivo ha dovuto appropriarsi di apposti strumenti, utili allo svolgimento processuale. S’introducono così nell’atto progettuale una serie di strumenti specifici, tra i quali possiamo individuare la geometria, i diagrammi, il modello. Questi strumenti, non nuovi al campo progettuale, assumono nella questione processuale specifiche manifestazioni. La geometria si è evoluta grazie all’uso del computer, che ha permesso un più radicale controllo del progetto architettonico e delle esplorazioni delle sue nuove forme. I modelli figurativi e prefigurativi hanno assunto una duplice funzionalità: come fonti di astrazione e concettualizzazione dei principi compositivi, e come vere e proprie manifestazioni della verifica e della composizione diretta e “materiale”. Il diagramma diventa fonte di sintesi funzionale, distributiva, d’interazione fra le parti e sistema per la figurazione dell’opera, assumendo addirittura il ruolo di “arbitro determinante” di una nuova definizione compositiva. La manifestazione processuale s’instaura in quanto “abbiamo cominciato a intendere che modellare il nostro ambiente fisico non significa applicarvi uno schema formale fisso, ma vale piuttosto un continuo, interno sviluppo, una convinzione che va continuamente ricercando il vero, al servizio dell’umanità.” D’altro canto, la sperimentazione si spinge verso una chiave di lettura del progetto architettonico e del suo processo creativo inteso come sistema processuale generalizzabile e sempre valido. Il luogo dell’analisi è costituito dai fenomeni evolutivi che hanno accompagnato la progettazione nel corso del XX secolo, dalla posizione del Movimento Moderno alla contemporaneità. Fasi queste in cui il processo è continua mutazione e i cui fattori creativi subiscono un continuo riposizionamento rispetto all’idea architettonica. Di fronte a fenomeni progettuali sempre più sconnessi da teorie, frutto di elaborazioni pluri-disciplinari, la produzione letteraria critica tende a descriverne i risultati anziché analizzarne in profondità i contenuti processuali. A noi interessa, invece, capirne i meccanismi di formulazione e le diverse manifestazioni. In luogo di un’analisi di tipo storico, cercheremo di leggere alcuni progetti significativi concentrandoci sugli aspetti funzionali alla tesi, con particolare attenzione ai processi di verificazione e controllo. Si tratta, in altre parole, di individuare una lingua e un suo ordine strutturale, che utilizzi le evoluzioni geometriche come punti assoluti, e l’uso dei diagrammi e dei modelli come fonti esplorative. Attraverso l’esposizione di atteggiamenti progettuali, si cercherà di chiarire il rapporto tra architettura, forma, funzione, e da tale analisi istituire un catalogo di processualità progettuali attraverso una fenomenologia definita. La nostra analisi, d’altra parte, non vuole diventare la ricerca di una teoria o di un metodo attraverso il quale accedere alla formulazione di un progetto. Diversamente, essa cerca di mettere in luce la chiara e incontrollabile capacità evolutiva e rigeneratrice del sistema delle idee, della prefigurazione e della creazione. Ci interessa l’analisi degli strumenti che costituiscono il processo architettonico contemporaneo e le sue declinazioni, attraverso lo studio di casi particolari classificati per tipologia di approccio processuale, secondo quello che possiamo definire processo lineare, processo continuo e processo stocastico o probabilistico. Quello che si cercherà di fare è di fotografare una situazione in continuo divenire, studiandone i sistemi principali e cercando di capirne i fenomeni scatenanti, il luogo in cui l’architettura si tramuta nella risoluzione di un problema, metafora presa dalla matematica, attraverso quello che possiamo definire “processo risolutivo”.
XXIII Ciclo
1980
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
8

Vedovato, Donatella. « Gli impatti attesi derivanti dall'applicazione di una soluzione ICT per i trasporti e la logistica sull'efficenza delle imprese : il caso dell'intelligent cargo ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2011. http://hdl.handle.net/10077/5366.

Texte intégral
Résumé :
2009/2010
Il presente lavoro si inserisce all’interno dello scenario socio-economico attuale in cui l’informazione, a partire dagli anni Settanta del secolo scorso, inizia a diventare sempre più accessibile e diffusa. Questo ha segnato l’inizio di una nuova era che studiosi e ricercatori definiscono “information society”. Il cambiamento è stato reso possibile grazie alla rapida espansione dell’Information and Communication Technology (ICT) che permette la veloce creazione, raccolta, elaborazione e diffusione delle informazioni (Duncombe e Heeks, 1999). L’economia non rimane immune da questo cambiamento ma, anzi, la knowledge economy diventa la controparte economica dell’information society. L’informazione diviene ancora più importante in ambito economico in quanto, nello stesso periodo, avviene un altro mutamento: una forte disintegrazione della produzione e la necessità di un altrettanto forte integrazione del commercio globale. Le imprese sono quindi chiamate a gestire delle catene globali del valore che diventano sempre più lunghe e tese. Il numero di attori all’interno della rete logistica diventa cospicuo: essi sono chiamati a condividere e a scambiare un elevato numero di informazioni relative ad unico oggetto, ovvero la merce. E’ in questo contesto che l’ICT inizia ad essere utilizzata in modo diffuso nel settore dei trasporti e della logistica merci. L’ICT permette l’aumento della produttività delle imprese, il miglioramento della qualità dei servizi e l’integrazione tra diverse modalità di trasporto con il fine ultimo di aumentare la crescita e lo sviluppo economico. La portata del fenomeno è talmente ampia da sensibilizzare anche le istituzione europee: la Commissione Europea inizia ad intervenire, soprattutto a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, per promuovere l’utilizzo dell’ICT nel settore dei trasporti e della logistica. In particolare, negli ultimi anni l’ICT applicata a questo settore diventa sempre più integrata, web-based, intelligente e trasversale a tutte le modalità di trasporto. Tra i progetti di ricerca applicata promossi dalla Commissione Europea in quest’ambito, una best practice è rappresentata dal progetto appartenente al Settimo Programma Quadro del bando ICT per i trasporti e la logistica, EURIDICE (EURopen Inter-Disciplinary research on Intelligent Cargo for Efficient, safe and environment-friendly logistics). Considerato “star project” da parte della Commissione Europea, il progetto ha l’obiettivo di sviluppare l’”Intelligent Cargo” (IC). Si tratta di un sistema ICT che permette di raccogliere, elaborare e trasmettere informazioni legate al cargo ai diversi players della filiera logistica per tutte le modalità di trasporto. Con l’utilizzo dei sistemi attuali l’informazione è gestita ed elaborata da sistemi proprietari collegati a mezzi di trasporto o alle infrastrutture (es. magazzino) facendo si che spesso flusso fisico ed informativo risultino disgiunti. Le relative informazioni, quando presenti, devono essere trasformate e tradotte per essere accessibili a terzi. Nel caso dell’Intelligent Cargo, invece, le informazioni “viaggiano” con il cargo: è in quest’ottica che un nuovo approccio alla gestione delle informazioni, definito “cargo-centrico” porta benefici sostanziali in grado di superare i limiti citati. Questo è l’aspetto innovativo dell’Intelligent Cargo. Alla data della scrittura della tesi si è sviluppato il prototipo e si è nella fase tecnica di deployment presso otto casi pilota, partner del progetto. E’ in questo quadro socio-economico che si inserisce l’obiettivo della tesi: lo studio degli impatti attesi derivanti da una soluzione ICT per i trasporti e la logistica sull’efficienza delle imprese utilizzatrici. La soluzione ICT è l’Intelligent Cargo sviluppato nel progetto EURIDICE. La motivazione che spinge questo studio è duplice. Da un lato, esso offre informazioni utili sui benefici attesi che serviranno all’impresa innovatrice nella fase di commercializzazione dell’Intelligent Cargo affinchè essa possa appropriarsi dei benefici economici derivanti dalla commercializzazione del prodotto (teoria Profiting From Innovation (PFI), Teece 1986). Il carattere innovativo della soluzione ICT fa si che si possano presentare alcuni rischi in una futura fase di distribuzione. E’ noto anche in letteratura che molte idee brillanti non trovano o non creano un mercato: molte imprese innovatrici non riescono ad appropriarsi dei benefici economici derivanti dalla vendita. Dall’altro, l’esplicitazione dei benefici attesi permetterà alla potenziale impresa utilizzatrice di ridurre l’incertezza sulle conseguenze attese (benefici e rischi) derivanti dall’adozione dell’innovazione (teoria Diffusion of Innovation, Rogers, 2003) e contribuirà quindi nella scelta della sua adozione. Inoltre, l’individuazione dei benefici attesi permetterà di realizzare un benchmark futuro tra essi e i benefici reali realizzando quindi un’analisi dell’investimento ICT ex-post (Paradosso della Produttività; Brynjolfsson, 1993 e Brynjolfsson e Yang, 1996). Per raggiungere l’obiettivo della tesi, si sono indagati i principali indicatori di performance e gli approcci metodologici tradizionalmente utilizzati per valutare l’impatto di un’innovazione ICT per i trasporti e la logistica sull’efficienza delle imprese. Dalla disamina della letteratura sul tema sono emerse due domande di ricerca aperte a cui la tesi intende dare una risposta. Da un lato la letteratura prevalente segnala la mancanza di studi empirici relativi alla valutazione degli impatti derivanti dall’applicazione di un’innovazione ICT per i trasporti e al logistica (Banister e Stead, 2003; Auramo et al. 2005; Pokharel, 2005; Feng e Yuan, 2006). Dall’altro, mancano dei modelli specifici per la valutazione dell’impatto di un’innovazione ICT per i trasporti e la logistica sull’efficienza delle imprese. Eccezione fatta per l’”Intelligent Cargo System Study” condotto nel 2009 da Planung Transport Verkehr AG (PTV) e ECORY che presenta tuttavia, alcune carenze. Appare invece cospicua la letteratura sui modelli di valutazione delle applicazioni ICT anche non innovative a cui si è fatto riferimento nella tesi (letteratura di Logistics management e di Management Information System) ma anche essa dimostra alcuni punti deboli come di seguito spiegato. Dalla disamina di questa letteratura emergono due tipologie di modelli: “Input-Output” e “Input-Process-Output”. La prima tipologia include l’analisi costi-benefici e quella microeconomica: secondo tali modelli un’applicazione ICT determina dei benefici per un’impresa se nel confronto tra input (costi dell’ICT) e output (obiettivi di carattere economico come costi e ricavi), gli output sono superiori agli input. Questi modelli, oltre a non chiarire esattamente che cosa si intenda per input e per output, presentano una visione piuttosto ristretta sulla tipologia di impatti che derivano dall’applicazione dell’ICT. Essi infatti tralasciano tutti quei benefici che l’ICT determina a livello di processo, ovvero ad un livello intermedio tra input ed output. Inoltre, se gli input sono superiori agli output, per questi modelli significa che l’applicazione ICT non è profittevole per l’impresa. Questa conclusione potrebbe non essere veritiera in quanto l’applicazione ICT potrebbe determinare un impatto positivo sui processi ma gli output potrebbero essere influenzati da elementi esterni esogeni all’ICT. Non indagando i processi, i modelli non forniscono gli strumenti necessari per capire se le cause di un andamento negativo degli output sono legate o meno all’applicazione dell’ICT. La seconda tipologia di modelli seguono uno schema logico definito “Input-Process-Output”. A differenza della tipologia precedente, questi modelli esaminano gli impatti delle applicazioni ICT anche a livello di processo. All’interno di questa tipologia si individuano due approcci così definiti: “per singoli impatti” e “con impatti a catena”. Il primo esamina gli impatti, intesi come benefici e barriere, sia a livello di processo che a livello di output. Tuttavia, pone sullo stesso piano impatti di processo e di output e non li lega tra di loro con rapporti di causa-effetto anche quando essi sono chiaramente presenti. Da qui emerge lo svantaggio nell’utilizzare questo approccio: non indica l’esistenza di legami di tipo “causa-effetto” tra impatti di processo e obiettivi dell’impresa anche quando essi sono presenti. Questa criticità è superata nell’approccio “con impatti a catena”. Rientra in questo modello l’approccio seguito nello studio ICSS (2009) in cui si individuano una serie di singoli impatti sia di processo che di output legati tra di loro da rapporti di causa-effetto. Tuttavia, nel modello non sono esplicitate le linee guida da utilizzare per individuare i legami di causa-effetto tra gli impatti: essi sono presentati come una successione estesa di impatti “a cascata”. Il punto critico del modello consiste quindi nella mancanza di linee guida per individuare la logica dei legami di causa-effetto tra gli impatti. Tale mancanza è superata nella letteratura MIS (Management Information System) e, in particolare, dalla metodologia Six Sigma e, nello specifico, da un’applicazione della metodologia nella logistica interna, definita “Metric Linkage Model” di Kapadia et al. (2003). Il modello stabilisce chiaramente le linee guida da seguire per individuare i legami di causa-effetto tra diversi impatti. In particolare, secondo il modello, un qualsiasi input determina dei cambiamenti nei processi interni all’impresa definiti “Working Processes”. Questi mutamenti condizionano i processi che determinano la soddisfazione del cliente, i “Customer Satisfaction Processes” e quindi le relative performance. I cambiamenti in questi processi influenzano il raggiungimento degli obiettivi dell’impresa (output). Questi legami formano la spina dorsale di tutti i progetti Six Sigma (Kapadia et al., 2003). Tuttavia, questo modello non è stato ancora applicato al settore dei trasporti e della logistica esterna e in relazione ad una specifica applicazione ICT di tipo innovativo. Visto che questo modello supera le mancanze degli approcci metodologici precedentemente indicati, esso è stato adattato per la valutazione degli impatti dell’Intelligent Cargo sull’efficienza delle imprese. Il modello proposto nella tesi è stato definito “Three Pillars’ Model”. Secondo il modello una soluzione ICT innovativa provoca un impatto sui processi interni dell’impresa determinando dei miglioramenti di tipo “operativo” (es. tempo necessario per ottenere un’informazione). Essi causano delle conseguenze di tipo “tattico” (es. servizio al cliente) che si traducono in ritorni economici per l’impresa (es. costi/ricavi). A questi tre “passaggi” logici corrispondono tre tipologie di indicatori di performance legati tra di loro da rapporti di causa-effetto e così definiti: “Parametri di Processo”, “Performance di Processo” ed “Effetti di Business”. Da qui deriva il nome del modello, “Three Pillars’ Model”: le tre tipologie di indicatori rappresentano i “pilastri” della metodologia di valutazione dell’impatto. Il “Parametro di Processo” è un indicatore di performance di tipo operativo direttamente impattato dall’utilizzo dell’Intelligent Cargo. Il cambiamento del Parametro di Processo determina una variazione sul secondo pilastro, le “Performance di Processo”. Esse si distinguono dai Parametri di Processo in quanto non sono direttamente impattate dall’utilizzo dell’Intelligent Cargo, sono l’effetto dell’applicazione di uno o più Parametri di Processo e possono essere condizionate anche da elementi esterni all’applicazione dell’Intelligent Cargo. Esse rappresentano quindi le conseguenze dei Parametri di Processo e indicano un livello di impatto “tattico”. A loro volta, mutamenti nelle Performance di Processo determinano dei cambiamenti nei costi e nei ricavi. Questi sono definiti “Effetti di Business”. Il primo vantaggio nell’utilizzare il “Three Pillars’ Model”, rispetto a quelli precedentemente descritti, consiste nella capacità del modello di individuare gli impatti sia a livello di processo che a livello di output (costi/ricavi). In questo modo non sono tralasciati importanti benefici che si ottengono con l’applicazione ICT nel processo che, invece, uno schema “input-output” non considera. Inoltre, in questo modo è possibile capire se il mancato o parziale raggiungimento degli obiettivi economici dell’impresa (gli Effetti di Business) dipenda da cambiamenti dei processi derivanti dall’utilizzo dell’ICT o da cause esterne ed esogene. Il terzo vantaggio consiste nella possibilità di utilizzare anche solo alcune “parti” del modello, ovvero l’utilizzatore può scegliere ed escludere alcuni indicatori di performance proposti per ogni pilastro. Oltre a ciò, l’utilizzatore può decidere di aggiungere alcuni indicatori di performance che non sono proposti dal modello. Si tratta quindi di un modello “modulare” e flessibile. Inoltre, i legami di causa-effetto sono decisi a discrezione dell’utilizzatore in quanto gli stessi indicatori di performance possono avere legami diversi. Si lascia così ampia libertà e flessibilità nell’individuare i rapporti di causa-effetto. Una serie di vantaggi derivano anche dalla precisione e dalla chiarezza con la quale sono indicate le linee guida da seguire per applicare il modello. In particolare, la chiarezza abbinata alla semplicità del modello contribuiscono alla facile comprensione e alla sua veloce applicazione in casi reali. Il modello è stato applicato in otto casi pilota: si sono definiti i singoli indicatori di performance afferenti ai tre pilastri, le formule per il loro calcolo e i legami di causa-effetto. I casi pilota hanno individuato, complessivamente, 71 indicatori di performance impattati dall’utilizzo dell’Intelligent Cargo. Per ognuno di essi hanno misurato: - Valore attuale; - Valore atteso (con l’implementazione dell’IC); - Miglioramento atteso. Si sono raccolte, in totale, 197 osservazioni di cui 183 espresse in modo quantitativo e 14 in modo qualitativo. L’analisi dei dati ha permesso di giungere a delle conclusioni di tipo qualitativo e quantitativo. I risultati qualitativi indicano la tipologia di impatto che le imprese si attendono di ottenere con l’applicazione dell’Intelligent Cargo in relazione ai tre pilastri mentre quelli quantitativi stimano i valori dei miglioramenti attesi. Dall’analisi qualitativa emerge che gli impatti nei processi interni (Parametri di Processo) che le imprese si attendono sono relativi alla maggiore velocità con la quale le informazioni di loro interesse sono disponibili e nella migliore affidabilità (assenza di errori). Tali informazioni hanno per oggetto: 1. L’identificazione del cargo (es. tipologia, quantità). 2. Il controllo delle condizioni del cargo (es. temperatura). 3. Il monitoraggio del percorso (es. deviazione dall’itinerario stabilito). 4. Il monitoraggio dello status del cargo (es. arrivato, partito). Si precisa che le imprese hanno dichiarato di attendersi un impatto nella rapidità di invio di tutte le queste tipologie di informazioni fornite dall’Intelligent Cargo mentre l’affidabilità riguarda solamente l’identificazione del cargo e la corretta stima dell’orario di arrivo. Sembra quindi che le imprese abbiano già le informazioni di cui necessitano in modo preciso ed affidabile ma non veloce. Di conseguenza i Parametri di Processo individuati dalle imprese misurano il tempo necessario a ricevere l’informazione e la sua precisione. L’impatto dell’utilizzo dell’Intelligent Cargo sulla rapidità e affidabilità dell’informazione scambiata determina una serie di conseguenze a livello “tattico”, ovvero sulle Performance di Processo. I casi pilota si attendono un miglioramento su queste categorie di impatto: 1. Gestione degli asset, ovvero nella gestione delle scorte (rotazione delle scorte e quantità di prodotto finito stoccato a magazzino), dei mezzi di trasporto (viaggi addizionali per errata consegna e fattore di riempimento dei mezzi), dell’infrastruttura (ottimizzazione dell’utilizzo della capacità dell'infrastruttura) e delle risorse umane (pianificazione dell’utilizzo delle risorse umane). 2. Servizio al cliente, ovvero nell’evasione corretta degli ordini e nei tempi di risposta al cliente. 3. Tempo necessario per svolgere un’attività. 4. Gestione della security (diminuzione di furti). I miglioramenti attesi nelle Performance di Processo determinano degli impatti in questi “Effetti di Business”: 1. Costi relativi agli asset (costo del magazzino, del trasporto e delle scorte), al lavoro (costo per il dispatching, per il re-scheduling, per la risoluzione delle problematiche sulla temperatura, per la chiusura di un ordine di prenotazione e per la gestione dei controlli di sicurezza), costi finanziari (interessi bancari passivi), dei resi e assicurativi. 2. Ricavi; rientrano in questa categoria i ricavi di vendita, l’aumento della quota di mercato e il miglioramento del servizio al cliente. Gli impatti sopra descritti sono stati individuati complessivamente dai casi pilota i quali rappresentano i tipici attori di una supply chain, ovvero: imprese di produzione e di distribuzione, operatori logistici (trasportatori, imprese di logistica e di warehousing) e autorità pubbliche. Ciò detto, si può quindi affermare che l’analisi cross-pilot ha permesso di individuare i benefici apportati da una soluzione innovativa ICT alla filiera logistico-trasportistica, nel suo complesso. Si sono inoltre individuati gli impatti attesi comuni a più casi pilota. Da un punto di vista quantitativo, è emerso che le imprese hanno importanti aspettative nei confronti dell’applicazione dell’Intelligent Cargo. Relativamente ai Parametri di Processo, il valore massimo atteso di quasi tutti gli indicatori di performance riferiti alla “rapidità” con cui è trasmessa l’informazione è pari al 100%: questo significa che le imprese si attendono di eliminare i tempi di attesa per ricevere l’informazione grazie alle comunicazioni in real time fornite dall’Intelligent Cargo. In relazione alle Performance di Processo e agli Effetti di Business non si riscontrano delle tendenze omogenee di miglioramento all’interno delle categorie individuate date le specificità dei processi delle imprese e dei relativi obiettivi a livello di impresa. Tuttavia, vi è una certa tendenza, nelle Performance di Processo, a considerare dei possibili miglioramenti soprattutto nella categoria “Tempo per svolgere un’attività”. Negli Effetti di Business tale tendenza è relativa soprattutto nella riduzione dei valori dell’indicatore “Costo del lavoro”. In conclusione, la tesi ha apportato un contributo innovativo alla ricerca in quanto ha risposto a due importanti domande di ricerca aperte relative allo studio degli impatti delle applicazioni innovative ICT per i trasporti e la logistica: - la definizione di un modello per valutarne gli impatti; - la realizzazione di uno studio empirico che quantificasse i benefici. Un nuovo modello definito “Three Pillars’ Model” in grado di superare i limiti dei precedenti approcci metodologici è stato proposto ed applicato con successo. Lo studio empirico è stato condotto in relazione ad un’innovazione ICT per i trasporti e la logistica, ovvero l’Intelligent Cargo. Lo studio potrà continuare confrontando i benefici attesi individuati con quelli reali e commisurandoli anche con il prezzo di mercato dell’innovazione. Nel lungo periodo, si potrebbero individuare in modo più approfondito gli impatti anche a livello di Business Process Reengineering per individuare eventuali cambiamenti nei Business Model delle imprese. L’indagine potrebbe essere estesa anche ad altre tipologie di impatti come quella sull’ambiente, sulla sostenibilità, su safety e security. Inoltre, si potrebbe approfondire anche l’analisi dell’Intelligent Cargo come innovazione indagandone la forma di mercato, le barriere all’entrata e la domanda attesa per riuscire a catturare valore dall’innovazione in modo che essa non rimanga solamente un’idea.
XXIII Ciclo
1981
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
9

Zanetti, Michelangelo. « Architetture di scarto. Riciclaggio e progetto da drop city a lot-ek ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2010. http://hdl.handle.net/10077/3493.

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Résumé :
2008/2009
La pratica del riciclaggio, inteso come lavoro volto alla reinterpretazione creativa del già costruito nella composizione, occupa oggi un ruolo di primo piano, in ragione del rilievo che assume la questione della cosiddetta sostenibilità. Il fenomeno del “riciclaggio”, che negli ultimi anni ha interessato altri ambiti disciplinari oltre l’ecologia, costituisce una stimolante opportunità per ripensare il progetto di architettura a tutte le scale, da quella del singolo manufatto a quella del paesaggio. L’esplorazione, condotta su un campione di progetti esemplificativo delle varie esperienze che ho considerato, è circoscritta all’Occidente industrializzato; nel settore delle costruzioni del Terzo e Quarto mondo, infatti, il riciclaggio, prassi ampiamente consolidata, determinata essenzialmente da fattori economici, si distingue nettamente da pratiche analoghe condotte nei paesi più sviluppati, in cui sono presenti ulteriori istanze di natura etica o estetica. Attraverso esplorazioni teoriche di progetti e opere realizzate, la ricerca intende verificare quelle che sono le possibilità e gli eventuali vantaggi offerti dal ricorso alla pratica del riciclaggio nell’architettura della città e del paesaggio – relativamente ai contesti europeo e nord-americano e nell’arco di tempo degli ultimi quarant’anni (1968 – 2008).
XXII Ciclo
1974
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
10

Bisiani, Thomas. « Archigrafia,tra architettura e parola ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2010. http://hdl.handle.net/10077/3492.

Texte intégral
Résumé :
2008/2009
La tesi indaga il rapporto originario tra architettura e parola attraverso una riflessione sulla scrittura archigrafica, ricollocata nel paesaggio della comunicazione contemporanea. In questo scenario eterogeneo e cacofonico, dominato dalla sistematica sovrapposizione di segni, linguaggi e significati, l’archigrafia grazie alle sue caratteristiche strutturali di concretezza e permanenza viene riscoperta prima, e verificata poi, ricomponendo a posteriori una geografia di contributi sia scritti che costruiti. Il percorso di ricerca è diviso in due parti: l’indagine si articola a partire dalle sperimentazioni delle avanguardie artistiche del ‘900 per comporre uno scenario teorico-critico che, stabilendo una possibile distinzione tra architettura e design, attribuisce all’archigrafia, nel percorso che porta dal moderno al contemporaneo, una dimensione progettuale autonoma. La seconda parte della tesi ricompone un atlante, che raccoglie e cataloga le esperienze significative in questo campo, individuando come area di indagine un corpus di progetti esemplari realizzati negli ultimi vent’anni.
XXII Ciclo
1974
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
11

Verri, Marko. « Puntualizzazioni monumentali : elementi decorativi e piccole architetture nell'opera di Jože Plečnik ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2011. http://hdl.handle.net/10077/4518.

Texte intégral
Résumé :
2009/2010
Nel 2007 ricorreva il cinquantenario della morte dell’architetto sloveno Jože Plečnik (1872 - 1957), figura discussa e controversa all’interno di un panorama architettonico e culturale in rapido e radicale mutamento. Si tratta di un artista attorno alla cui presa di posizione nei confronti dell’architettura si è spesso discusso, e proprio in questi anni si è tornato a discuterne in occasione della ricorrenza dell’anniversario della sua morte. Soprattutto in Slovenia, dove il 2007 è stato eletto ad “anno di Plečnik”, sono stati organizzati dibattiti e convegni e sono state edite alcune nuove pubblicazioni sull’architetto e la sua opera. L’opinione pubblica ha accettato Plečnik come il maggiore architetto sloveno di tutti i tempi, ma tuttavia “la teoretica e la storia dell’architettura non riescono ancora a inquadrarne in maniera coerente l’operato”1. Geniale interprete di forme antiche, rappresenta comunque con i suoi lavori, sviluppati soprattutto attorno alle città di Vienna, Praga e Lubiana, un personaggio di assoluto rilievo nel panorama architettonico e culturale sloveno ed europeo. Le sue ferme convinzioni in merito al ruolo dell’architetto e della sua arte, hanno portato a interpretazioni differenti riguardo la sua opera e spaziano dalla sfera mistica a quella di origine formalista, da quella storicista a quella classicista, da quella espressionismta2 a quella del modernismo. Non è obiettivo della presente tesi risolvere tale questione, piuttosto si è interessati alla lettura dell’opera dell’architetto sloveno in relazione a una parte del suo lavoro meno nota e meno indagata. Molto del materiale bibliografico inerente la sua opera riguarda infatti analisi e studi sul tema delle sue grandi architetture monumentali e del loro ruolo rivestito all’interno di un’ottica di trasformazione urbana ad esse legata o delle varie innovative varianti sul tema dell’architettura sacra. La bibliografia attorno all’opera di Plečnik è sufficientemente ricca per quanto riguarda questi argomenti, benché la maggior parte degli scritti sia edita in lingua slovena o ceca. Il materiale tradotto in altre lingue non è molto. inoltre va specificato che non esiste ancora un “opera omnia” sull’opera di Plečnik che contenga non solo la ingente quantità di architetture realizzate, ma anche le moltissime idee progettuali per soluzioni a temi mai realizzati. Nel corso della sua vita infatti, l’architetto sloveno progetta instancabilmente, riesce a seguire la realizzazione dei lavori e continuamente riflette su nuove soluzioni possibili e su nuove interpretazioni delle forme classiche, disegnando spesso ciò che gli viene in mente. Particolarmente ricca è infatti la collezione dei suoi disegni presso l’archivio del Museo di architettura e design di Lubiana. La mancanza di una pubblicazione che ne raccolga il prezioso materiale, è indice di quanto l’opera dell’architetto sloveno sia in parte relegata a un ambito marginale rispetto al panorama europeo, limitandosi a rivestire un ruolo quasi meramente locale. Ciò pare andare in contrasto con quanto invece è quello che Plečnik persegue attraverso l’architettura, ovvero qualcosa che è molto di più e va ben oltre la ricerca di un’architettura che sia meramente “locale” o “regionale”. Egli, di fatto, persegue l’idea di un’architettura o meglio di un metodo progettuale “universale”, ma non intessa come ricerca di uno stile o di un determinato materiale, bensì conseguita attraverso la volontà di creare una particolare “atmosfera”, un particolare “effetto” che ogni luogo è in grado di assumere attraverso l’architettura. Per conseguire tale fine egli è convinto della necessità del dover partire da elementi originari dell’architettura che non siano stati ancora “contaminati” o naturalizzati, perché solo attraverso essi sarà possibile reinventarli in una nuova condizione estetica che riesca a dar forma a una particolare atmosfera. Egli trova tali elementi primari nell’architettura classica e antica ed è proprio da qui che hanno origine le sue riflessioni attorno alle possibili reinterpretazioni delle forme e degli elementi antichi. Tali riflessioni vengono trasposte su carta in forma di schizzi e disegni. Plečnik infatti non scrive alcun trattato teorico e ritiene che le questioni teoriche debbano essere chiarite e presentate attraverso il progetto e la realizzazione, attraverso l’architettura. Le uniche frasi scritte di su pugno sono presenti all’interno della sua corrispondenza con amici, parenti e collaboratori. Il fatto, però, che non esista ancora un’opera completa riguardo l’ingente quantità di progetti, realizzati e non, dall’architetto sloveno, né tantomeno una completa edizione di tutta la sua corrispondenza, rappresenta in modo evidente il fatto che vi sia ancora molto da studiare attorno alla figura di Plečnik Obiettivo del presente lavoro vuole essere infatti quello di andare ad aggiungere un contributo all’analisi e alla presentazione di alcuni progetti dell’opera di Plečnik mai particolarmente approfondita. Si tratta infatti di una raccolta delle piccole architetture realizzate e progettate dal maestro sloveno che sono parte integrante del suo operato. Plečnik è infatti particolarmente legato al tema del “piccolo”, del “minuto” e se ne occupa infatti costantemente nel corso della sua vita. In ogni progetto egli cura anche il minimo dettaglio, compresi gli elementi d’arredo, per una progettazione che spazia “dal cucchiaio alla città”. Parallelamente alla progettazione dei grandi edifici pubblici o privati, egli progetta infatti anche un’ingente quantità di architetture “in scala ridotta”. Nella maggior parte dei casi si tratta di opere dall’importante significato simbolico e monumentale come ad esempio i monumenti ai caduti o opere di architettura sepolcrale, in altri casi invece, si tratta di piccole architetture urbane, al cui importanza all’interno dello spazio urbano stesso si rivela strategica. Vista la grande quantità di opere realizzate dal maestro sloveno, il campo di ricerca si limita a una parte delle piccole opere progettate. Trascurando gli elementi propri dell’architettura interna, i quali di per sé rappresentano un capitolo a sé grazie al vastissimo repertorio di oggetti prodotti da Plečnik e che indubbiamente necessiterebbero di un approfondimento specifico, la ricerca prende in considerazione tutti quegli elementi che fanno parte della sfera architettonica “non abitabile”, a partire dagli elementi primari dell’architettura, quali la colonna o il pilastro, per arrivare a quelle architetture che rappresentano il limite ultimo del tema di ricerca, ovverosia le architetture composte da una solo vano, ma senza offrire una vera e propria condizione “abitabile”, quali piccole edicole o cappelle. A corollario della presentazione della piccole architetture realizzate, vengono presentati anche alcuni disegni originali tratti dall’archivio del Museo di architettura e design di Lubiana, nonché due interviste con due dei massimi studiosi dell'opera di Plečnik.
XXII Ciclo
1976
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12

Riillo, Cesare Antonio Fabio. « Why do companies choose to be ISO 9000 certified and what is the relationship between certification and innovation ? An empirical analysis for Luxembourg ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2012. http://hdl.handle.net/10077/7422.

Texte intégral
Résumé :
2010/2011
Quality is one important characteristic of products and services, but customers can find some difficulties in evaluating it. If information is not uniformly distributed (e.g. sellers have more information than buyers), trade can be difficult (Akerlof 1970). Certification, defined as the assurance that certain requirements are respected, is a possible mechanism to mitigate the asymmetric information. A typical example of certification is the university degree that assures of the fulfillment of academic requirements. This thesis focuses on the ISO 9000 certification, which assures that the quality management system respects the requirements of the ISO 9000 standards family. Having been adopted by more than 1.000.000 organizations in the world, ISO 9000 is a well-known family of standards based on Total Quality Management, a managerial approach aimed to improve quality and organization performance. Several studies investigated ISO 9000 focusing mainly on the manufacturing sector where ISO 9000 originated. However, over the last years, ISO 9000 has being increasingly adopted in service sector. The current study contributes to this research stream taking on both qualitative and quantitative methods to investigate the adoption and the impact of ISO 9000 certification in services. More precisely, the thesis focuses on two main research questions: Why do companies choose to be ISO 9000 certified? What is the relationship between ISO 9000 and innovation? The two research questions are investigated through the lens of the signaling model of education (Spence 1973, Weiss 1995). According to this framework, education can benefit the employee directly by increasing his expertise of an employee and by indirectly signaling his unobserved but relevant abilities (e.g. persistence). Similarly to education, ISO 9000 can improve organization performances and ISO 9000 certification can signal unobservable abilities of better companies. Some implications are drawn from this theoretical framework and they are tested using a dedicated dataset obtained by combining firm-level data from the Community Innovation Survey (CIS 2006) with the list of ISO 9000 certified companies from Mouvement Luxembourgeois pour la Qualité (MLQ). In the quantitative analysis, the decision of ISO 9000 certification is modeled within a discrete choice model. The quantitative analysis is integrated by a multiple-case study that considers both manufacturing and service companies rigorously selected with the Coarsened Exact Matching method. Addressing the first research question, the study focuses on the signaling effect of ISO 9000 certification. Results shows that companies seek for certification in order to signal to the market unobserved abilities only in specific contexts (e.g. when operating in international market). In addition, it appears that large companies are more likely to be certified than smaller companies. The quantitative analysis shows that the main motivation for certification is the requirements of business customers suggesting that certification is more effective in business to business market that than business to consumers. From a signaling point of view, it can be concluded that qualitative and quantitative findings are not in contrast but the hypothesis that ISO 9000 certification acts as signal is only partially supported. Addressing the second research question, the study suggests that management of quality and management of innovation are not conflicting. Even if distinguishing between organizational benefits and the signaling effect can be difficult, qualitative results shows that ISO 9000 certified companies are more likely to successfully introduce new products and services or new organization and marketing techniques. ISO 9000 certification is correlated with technological innovation (product and process) of manufacturing companies and with innovation of service sector companies when non-technological innovation is considered (organizational and marketing). The qualitative results suggest that ISO 9000 especially in recent versions is not hindering innovation. Reading together the results for both research questions, it appears that ISO 9000 could be a tool for policy-makers willing to improve innovation performance targeting specific groups of companies. Practitioners can better understand the features of firms for which the certification provides the best potential, also in terms of innovation. In this respect, management standards can be an effective tool to diffuse organizational skills among companies especially to companies that have less access to external managerial skills, like small companies. Additionally, the findings of the research can be interpreted as an example of the positive impact that standardization can have on innovation, in line with the policies of European Union that recognize standardization as a potential catalyst for innovation.
La qualità è una caratteristica importante di prodotti e servizi, ma gli acquirenti possono trovare alcune difficoltà nella sua valutazione. Nei caso che l’ informazione non sia uniformemente distribuita (ad esempio, chi vende ha più informazioni di chi compra), le transazioni possono essere difficili da realizzarsi (Akerlof 1970).La certificazione, definita come la garanzia che determinati requisiti sono rispettati, è un possibile meccanismo per mitigare l'asimmetria informativa. Ad esempio, la laurea é un tipico esempio di certificazione che assicura il rispetto dei requisiti accademici. Partendo da queste premesse, questa tesi studia la certificazione ISO 9000, che assicura che il sistema di gestione della qualità rispetti i requisiti della famiglia di standard ISO 9000. L’ ISO 9000, che trova origine nel Total Quality Management, un approccio manageriale volto a migliorare la qualità e le performances dell'organizzazione, è la piú nota famiglia di standards al mondo ed è adottata da più di 1.000.000 organizzazioni. Molte ricerche hanno studiato l’ ISO 9000, concentrandosi principalmente sul settore manifatturiero, ove l’ ISO 9000 ha avuto origine. Tuttavia, negli ultimi anni, ISO 9000 è sempre più adottato nel settore dei servizi. Il presente studio contribuisce a questo linea di ricerca adottando metodologie qualitative e quantitative per indagare l'adozione e l'impatto della certificazione ISO 9000 nel settore dei servizi. Più precisamente, la tesi si focalizza su i due seguenti quesiti: Perché le aziende scelgono di essere certificate ISO 9000? Qual è il rapporto tra ISO 9000 e l'innovazione? Le due domande sono studiate attraverso la lenti del modello di segnale sviluppato originariamente nella ambito degli studi sull’ istruzione (Spence 1973, Weiss 1995). In base a questo approccio teorico, l'istruzione può beneficiare il lavoratore sia aumentandone il capitale umano sia segnalando abilità inosservate, ma rilevanti (es. persistenza). Si ipotizza che in maniera simile all’ istruzione, l‘ ISO 9000 può migliorare le prestazioni aziendali di per sé e la certificazione ISO 9000 sia in grado di segnalare abilità inosservabili delle aziende. Alcune implicazioni tratte da questo quadro teorico sono state verificate su un set di dati ottenuto combinando i dati lussemburghesi a livello di impresa della Community Innovation Survey (CIS 2006) e l'elenco delle aziende certificate ISO 9000 del Mouvement Luxembourgeois pour la Qualité (MLQ). La decisione di certificazione è modellata quantitivamente in un modello a scelta discreta. L'analisi quantitativa è poi integrata dallo studio di casi indagando alcune imprese manifatturiere e di servizi opportunamente selezionate sulla base del Coarsened Exact Matching. Affrontando il primo quesito, la tesi si concentra sugli effetti di segnale della certificazione ISO 9000. I risultati quantitativi suggeriscono che le aziende si certificano al fine di segnalare al mercato capacità difficilmente osservabili in contesti specifici (ad esempio, quando opera sui mercati internazionali). Inoltre, lo studio quantitativo mostra che le imprese piú grandi hanno maggiore probabilità di essere certificate rispetto alle aziende più piccole. Lo studio di casi mostra che le aspettative della clientela sono il motivo principale per certificarsi e che le aziende sono più sensibili alla certificazione ISO 9000 rispetto a consumatori suggerendo che la certificazione è più efficace nel mercato Business to Business. In una ottica di segnale, si può concludere che i risultati quantitativi e qualititativi non sono in contrasto ma l'ipotesi che la certificazione ISO 9000 agisca da segnale è solo parzialmente supportata. Riguardo al seconda quesito, i risultati della tesi sembrano suggerire che la gestione della qualità e gestione dell'innovazione non sono in conflitto. Anche se distinguere tra effetto organizzativo e effetto di segnale non è agevole, i risultati qualitativi mostrano che le aziende certificate sono ,generalmente più propense a introdurre con successo nuovi prodotti e servizi o nuovi tipi di organizzazione e tecniche di marketing. Piú precisamente, la certificazione ISO 9000 è correlata con l'innovazione tecnologica (di prodotto e di processo) delle aziende manifatturiere e con l'innovazione delle imprese del settore dei servizi, quando l'innovazione non tecnologica è considerato (organizzative e di marketing). I risultati qualitativi suggeriscono che l’ ISO 9000, soprattutto nelle versioni più recenti, non è ostacola l'innovazione. Complessivamente, appare che ISO 9000 può essere un valido strumento per i policy makers che desiderano migliorare l' innovazione di specifici tipi di aziende. Inoltre, gli operatori del settore possono comprendere meglio le caratteristiche di imprese per le quali la certificazione fornisce il miglior potenziale, anche in termini di innovazione. In questo senso, standards di gestione possono essere uno strumento efficace per diffondere capacità organizzative tra le imprese, in particolare tra le aziende che hanno meno accesso a competenze manageriali esterne, come le piccole e imprese. Complessivamente, i risultati presentati nella tesi possono essere interpretati come un esempio di impatto positivo che la standardizazione può avere sull'innovazione, in linea con le politiche dell'Unione Europea che riconoscono la standardizzazione come potenziale catalizzatore per l'innovazione.
XXIII Ciclo
1981
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MACNEIL, JAMES PATRICK. « Uscire dal torre d'avorio : il ruolo della ricerca di comunità nella trasformazione e i cambiamenti sociali ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2020. http://hdl.handle.net/10281/263130.

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Résumé :
Le città e le società hanno subito grandi cambiamenti durante gli ultimi secoli, lasciando indietro alcune comunità, senza speranza per un futuro migliore. Crediamo che le università debbano assumere un ruolo più attivo non solo capendo i problemi presenti nei quartieri svantaggiati, ma proponendosi anche come attori di cambiamento, invece che attenersi ad un ruolo passivo tramite la ricerca. É necessario comprendere le dinamiche di mutamento in corso, nonché come facilitare uno sviluppo della comunità che sia favorevole ai quartieri che sono stati lasciati a sé stessi, dissuasi da ogni possibilità di sviluppo e miglioramento. Le università hanno la capacità per promuovere questo stile di ricerca-azione e apprendimento-azione, agendo come infrastruttura sociale potente, fornendo in aggiunta un’esperienza unica agli studenti coinvolti. Per i miei casi di studio ho svolto un’osservazione partecipante con Tesserae Urban Social Research, un società di ricerca indipendente situata a Berlino che si focalizza sulle politiche urbane, e Mapping San Siro, un gruppo di ricerca-azione associato al Politecnico di Milano che opera all’interno della città. Ho trascorso alcuni mesi con ciascun gruppo per comprendere i loro differenti approcci, i loro ruoli nel proprio contesto e le loro relazioni con differenti attori a livello pubblico e locale, conducendo interviste con tre livelli di attori diversi nel caso di Mapping San Siro. Applicando la teoria del cambiamento sociale di Margaret Archer e il Morphogenetic Approach, ho analizzato le attività di Mapping San Siro dal loro inizio ad oggi, esaminando come il suo ruolo nel quartiere si sia adatto durante tre fasi distinte, e come il gruppo abbia contribuito ad unire le realtà locali ed associazioni per dare forma alla rete locale di Sansheroes. La posizione unica di Mapping San Siro come attore all’interno della rete locale e al contempo come istituzione pubblica gli ha permesso agire da intermediato tra la città e le realtà locali, mettendo i suoi bisogni in risalto agli occhi della sfera pubblica. In più, ritengo chela mia esperienza con i due gruppi mi abbia portato beneficio, e che aver eseguito la ricerca all’interno di un quartiere svantaggiato osservandone la realtà quotidiana abbia contributo al mio sviluppo, dimostrando inoltre che i ricercatori non sono tenuti ad assumere un approccio imparziale e passivo nella loro ricerca.
Cities and societies have undergone major changes over the last several centuries, leaving certain communities lagging behind and without hope of a better future. I argue that universities need to take a more active role in not only understanding the problems that are faced by disadvantaged communities, but by becoming agents of change instead of taking a passive role to research. We need to understand the processes of change, how to facilitate community development that is beneficial to the communities that have been left discouraged and forgotten. Universities can actively promote this style of action-research and learning, acting as powerful community and social infrastructure while also providing a unique experience to the students involved. For my case studies I assumed the role of a participant observer with Tesserae Urban Social Research, an independent research organisation focused on urban policy located in Berlin, and Mapping San Siro, an action-research group affiliated with the Politecnico of Milan, located within the city. I stayed with both groups for several months to understand their diverse approaches, roles in the respective context and relationships with different actors at the local and city level, carrying out interviews with the three different level of actors in the case of Mapping San Siro. Using Margaret Archer’s theory of social change and Morphogenetic Approach, I carry out an analysis from Mapping San Siro’s inception to present day, examining how their role in the neighbourhood has adapted over three distinct periods, and how they brought together the local groups and associations to form the Sansheroes network. I conclude that Mapping San Siro’s unique position as an actor within the network and a public institution has allowed them to act as an intermediary between the city and the local associations, bringing the needs of the neighbourhood into the public eye. I also highlight my beneficial situating experience with the two groups, how carrying out research within a disadvantaged neighbourhood and the daily situations has contributed to my development and demonstrated that researchers do not need to take an objective, passive approach in their research.
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Kruml, Christina. « La seduzione dell'INvisibile : considerazioni sull'abitare attraverso l'architettura di Josef Frank ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2011. http://hdl.handle.net/10077/4517.

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Résumé :
2009/2010
La seduzione dell’INvisibile è una ricerca che affronta il tema dell’Abitare secondo un approccio antropologico-filosofico per riflettere e ridefinire questioni attorno al rapporto tra spazio architettonico e corpo umano, ma anche tra intimità domestica e spettacolarità urbana.
Attraverso la poetica degli spazi amati descritti dal filosofo francese Gaston Bachelard - luoghi piccoli e raccolti in cui viene voglia di rannicchiarsi perché «solo chi ha saputo rannicchiarsi sa abitare con intensità” - la casa viene paragonata ad un utero materno che avvolge e protegge il suo abitante e il cui involucro al tempo stesso è una membrana osmotica che permette una comunicazione trasversale tra esterno ed interno, tra pubblico e privato, tra socializzazione ed intimità. Da qui deriva l’intendere la parete come Ge-wand, come sovrapposizione di veli che crea un effetto di trasparenza fenomenica, di profondità spaziale, spessore.
Secondo questo punto di vista dispute come quelle tra ornamento e delitto, forma e funzione, modernità e tradizione, virtuale e reale, trovano qui una riconciliazione: al posto di teorie esclusive si vuole lasciare spazio all’INclusione, alla molti-plica-zione delle relazioni e possibilità tra i vari termini che si oppongono, dove non esiste l’uno senza l’altro e sono anzi proprio gli intricati intrecci di trama e ordito, i nodi e le piegature, i simboli e gli archetipi, a rendere l’architettura così seducente.
L’applicazione pratica di questi concetti è stata analizzata nell’opera di Josef Frank, architetto viennese vissuto tra il 1885 e il 1967 e figura di primo piano nel panorama internazionale a cavallo tra le due guerre mondiali.
In un mondo incentrato sulla grande dimensione, sull’immagine di effetto e alla moda, a una prima vista l’architettura umile e modesta di Frank non colpisce. Eppure c’è qualcosa che ci incuriosisce, che ci fa pensare che dietro all’apparenza, al visibile, si nasconda un significato più profondo, un INvisibile che fa parte dell’intimità domestica, del valore simbolico dell’abitare. La sua architettura ci invita alla riflessione.
La tesi si compone di due volumi, di cui il secondo costituisce un compendio biografico sull’architetto Josef Frank.
XXII Ciclo
1981
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Ferraresi, Miriam <1988&gt. « I SIGILLI DILMUNITI : MEMORIA ARCHEOLOGICA DELL'ATTIVITA' COMMERCIALE E DELLA SOCIETA' DEL BAHRAIN NELL'ETA' DEL BRONZO ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1843.

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COLMELLERE, DARIO. « L'energia della conoscenza : per una consapevolezza estetica del progetto del territorio ». Doctoral thesis, Università IUAV di Venezia, 1999. http://hdl.handle.net/11578/285978.

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SANTULIN, MARCO. « RICLASSIFICAZIONE SISMICA DEL TERRITORIO DELLA REGIONE FRIULI VENEZIA GIULIA ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2007. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/12219.

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Résumé :
2005/2006
Questa tesi di dottorato ha avuto come obiettivo la creazione di un Sistema Informativo Territoriale per la gestione della Pericolosità Sismica regionale, in particolare per la realizzazione delle carte di pericolosità sismica regionale che contemplino la variazione dell'accelerazione massima a seconda delle diverse tipologie di terreno e la quantificazione a larga scala della risposta sismica locale. E' inserito nell'ambito di una convenzione tra la Regione, attraverso la Direzione Regionale della Protezione Civile ed i tre enti, OGS, Università' di Trieste ed Università' di Udine, con obiettivo finale una proposta di riclassificazione sismica del territorio del Friuli Venezia Giulia, non trattata nel presente lavoro. Con tale spirito è stato sviluppato un sistema GIS in cui confluiscono le informazioni geologico-geofisiche e quelle prettamente sismologiche. Tutte le informazioni sono state archiviate in modo da poter gestire adeguatamente le varie problematiche territoriali ai fini di classificazione sismica e da permettere un comodo scambio di dati tra gli enti coinvolti. Alla luce delle misure geofisiche effettuate nel corso della convenzione, è stata calcolata la risposta locale per effetto litologico tramite modellazione mono- e bidimensionale. I fattori amplificativi così ottenuti, sono stati applicati alla carta di pericolosità riferita a roccia relativamente ai terreni specificativamente individuati in dettaglio dalle indagini geologiche condotte dall'Università di Trieste. La precedente suddivisione del territorio regionale in tre tipologie di terreni è stata cosi affinata basandosi sulla classificazione NEHRP, che suddivide le diverse litologie in termini di velocita' delle onde S nei 30 metri superficiali (V30), applicata alle aree campione ed espansa all'intera regione. Oltre a questo, sono stati applicati i fattori amplificativi regionali per effetto morfologico, calcolati dall'Università di Udine, sempre alla mappa di pericolosità riferita a roccia e sulla base della caratterizzazione morfologica dei terreni predisposta dall'Università di Trieste. Mettendo assieme tutte queste informazioni, sono state realizzate, e strumento indispensabile in questo lavoro è stato l'utilizzo intensivo del GIS, tutta una serie di mappe di pericolosità' sismica del territorio regionale ai fini di una riclassificazione sismica del territorio del Friuli Venezia Giulia. Dall'esperienza condotta nell'ambito di questo studio, si ritiene che, ormai, non sia possibile prescindere dall'impiego dei sistemi informativi territoriali in alcuna ricerca ad alto livello che si basi sull'acquisizione, trattamento e restituzione di dati territoriali.
XIX Ciclo
1971
Versione digitalizzata della tesi di dottorato cartacea.
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CIALDINO, Maria. « Sostenibilità, territorio, lavoro : Il caso della Comunità Energetica del Pinerolese ». Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2022. http://hdl.handle.net/10446/213027.

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19

Maric, Nina <1988&gt. « Sviluppo sostenibile del territorio turistico - il caso della Lecca Segna ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2679.

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20

Zara, Antonella <1990&gt. « Il turismo nei luoghi della memoria della Germania Nazista ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5184.

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Résumé :
Il mio elaborato si pone l'obiettivo di delineare una possibile definizione di turismo della memoria, ossia quel turismo nei luoghi, aventi particolare rilevanza storico-memoriale per la collettività. La memoria ed il ricordo, infatti, costituiscono il fondamento per la creazione d'una identità collettiva, ma anche individuale, attraverso al quale dare origine alle più profonde riflessioni. Il mio percorso esamina i casi d'un campo di concentramento e dell'Adolf-Hitler-Koog, patrimonio ereditato dal Regime repressivo del Nazionalsocialismo. Essendo, in ogni caso, i luoghi della memoria, visitabili dai turisti, si propone un approccio, da parte degli operatori turistici, non più turistico od aziendalistico, bensì un approccio finalizzato all'elaborazione della memoria ed alla sua trasmissione alle generazioni future.
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Pellizzone, A. « PUBLIC ENGAGEMENT WITH GEOTHERMAL ENERGY : TWO ITALIAN CASE STUDIES ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2015. http://hdl.handle.net/2434/259838.

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Résumé :
L’Italia, nel 1904, è stata il primo paese ad utilizzare la geotermia per la produzione di energia elettrica e oggi si colloca al quinto posto a livello globale per produzione di energia elettrica da fonte geotermica. Nonostante lo straordinario potenziale della risorsa geotermica italiana, le opportunità e le possibili implicazioni sociali derivanti dallo sviluppo della geotermia sono state ad oggi poco esplorate. Tuttavia, come dimostrato in letteratura da diversi studi, la mancanza di un coinvolgimento della società nel processo di innovazione può essere uno dei principali fattori di limitazione alla diffusione delle energie rinnovabili. A partire da questa considerazione, l’integrazione dei programmi di ricerca con indagini sull’accettabilità sociale delle nuove tecnologie, e, nel caso specifico, con indagini sull’accettabilità sociale delle energie rinnovabili, si sta rivelando sempre di più una necessità imprescindibile per un’innovazione socialmente ed eticamente sostenibile. Il primo capitolo di questa tesi descrive il contesto di più ampio respiro in cui questo lavoro è incluso. Questo studio è infatti parte integrante di due progetti di ricerca condotti a livello nazionale per indagare il potenziale geotermico del centro e del sud Italia (Progetto VIGOR e Progetto Atlante Geotermico del Mezzogiorno). Nel secondo capitolo dell’elaborato è invece proposta una sintesi dei concetti chiave utilizzati nell’ambito delle scienze sociali per l’analisi dell’accettabilità sociale delle energie rinnovabili e per l’elaborazione di nuove policy destinate all’innovazione: fiducia, rischio, place-attachment, Responsible Research and Innovation e public engagement with science. Il cuore di questa ricerca è presentato nei capitoli 3 e 4. Per indagare l’attitudine e i punti di vista dei cittadini rispetto alle tecnologie geotermiche ho condotto due casi studio: il primo (Capitolo 3) nella provincia di Palermo (Sicilia), il secondo (Capitolo 4) nella provincia di Viterbo (Lazio). Per stabilire l’accettabilità sociale dell’energia geotermica nelle aree selezionate, ho utilizzato sia metodi di indagine qualitativa (focus group), sia metodi di indagine quantitativa (questionari). Alla luce dei risultati che ho ottenuto da questi due casi studio, le conclusioni sono presentate nel Capitolo 5. Dopo alcuni richiami alla letteratura, il capitolo presenta alcune riflessioni conclusive derivanti da un’analisi comparativa dei due casi studio: i risultati ottenuti nelle aree di indagine presentano infatti alcune peculiarità che confermano la forte relazione, già confermata in letteratura, tra l’accettabilità sociale e il concetto di place-attachment. Sulla base di questi risultati, la tesi si conclude con alcuni suggerimenti di buone pratiche orientate a garantire la partecipazione pubblica, col fine ultimo di coinvolgere tutti gli attori sociali coinvolti nell’innovazione tecnologica in ogni fase del processo di innovazione stessa: dalle prime valutazioni in termini di priorità di ricerca e di strategia su larga scala, fino allo sviluppo di singoli progetti sul territorio.
Italy was the first country to exploit geothermal resources for energy production, already back in 1904, and ranks fifth in the world for geothermal power production. Despite the extraordinary potential of the Italian geothermal resource, there appears to be little knowledge or understanding of this opportunity and its implications for the general society. However, several literature studies show that the lack of public engagement in the innovation process may be a constraining factor for eventual increase the share of renewables and that social acceptance of new technologies should be included in research programs. In the first Chapter of this thesis I describe the research framework in which this work is included. The research is part of two national research projects assessing the geothermal resources of central and southern Italy (Progetto VIGOR and Progetto Atlante Geotermico del Mezzogiorno). In the second chapter of this thesis I describe the key concept adopted by recent line of social sciences scholarship in order to analyze the social acceptance of renewables and to elaborate new innovation policy: trust, risk perception and communication, place-attachment, Responsible Research and Innovation and public engagement with science. The core of the research is presented in chapter 3 and 4. To explore attitudes and public views towards geothermal energy technologies, we conducted two case studies: the first (Chapter 3) in the Palermo Province (Sicily) and the second (Chapter 4) in the Viterbo Province (Central Italy). In order to assess social acceptance of geothermal energy in the selected areas, we used a mix of qualitative (focus groups) and quantitative methods (survey). In the light of the outcomes of these two case studies, I present the overall conclusions in Chapter 5. After some literature remarks, an overall comparative reasoning on the findings of my research is given: beside some general similarities, the two case studies show significant peculiarities that confirm the strong relation existing between social acceptance and place-related meanings. Based on these findings, I conclude the thesis by suggesting some good practices oriented towards public engagement in order to include all relevant actors at every phase of the innovation process, from the very early stage (i.e. identification of priorities, social needs and future visions at a large scale level) to the development of single innovation projects (i.e. facilities siting and plants development at local level).
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Tonon, Leda <1988&gt. « Il turista protagonista della valorizzazione del patrimonio locale ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3731.

Texte intégral
Résumé :
Analizzando dapprima le caratteristiche del turismo culturale e l'importanza del turismo nella valorizzazione del patriomonio storico-artistico-naturalistico locale in un'ottica di sostenibilità, l'elaborato vuole proporre un'iniziativa di coinvolgimento in prima persona della figura del turista pernottante nella valorizzazione del patrimonio storico-artistico-naturalistico che visita. Attraverso una collaborazione tra enti istituzionali e strutture ricettive, l'idea del progetto è quella di trattenere una parte del prezzo che il turista paga per una camera per investirlo in conservazione, manutenzione e valorizzazione del patrimonio locale. In questo modo si cerca di rendere responsabile il turista nei confronti di ciò che visita.
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Mongardi, Manuela <1984&gt. « L’instrumentum fittile inscriptum della colonia romana di Mutina e del suo territorio ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6382/1/Mongardi_Manuela_tesi.pdf.

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Résumé :
Il presente lavoro è incentrato sulla raccolta e l’analisi dell’instrumentum fittile inscriptum – in particolare laterizi, dolia, lucerne, ceramica fine da mensa, anfore e tappi d’anfora - rinvenuto a Modena e nel suo territorio. L’attenzione è stata concentrata sul materiale bollato e, per quanto riguarda le anfore, anche sullo studio degli esemplari recanti tituli picti. Si è proceduto ad una raccolta di tutto il materiale edito, a cui si è aggiunto lo studio di un’ingente quantità di reperti provenienti da due recenti scavi suburbani: quello presso il Parco Novi Sad, che si segnala soprattutto per la ricchezza del materiale anforico, e quello di Viale Reiter, ove sono venuti alla luce numerosi scarti di cottura di lucerne a canale recanti le firme di alcuni dei più noti produttori di tali oggetti nel mondo romano. A ciascuna categoria di instrumentum è stato dedicato un capitolo, corredato di tabelle in cui è stato raccolto tutto il materiale considerato; inoltre, per i reperti del Parco Novi Sad e di Viale Reiter, è stato realizzato un catalogo corredato di riproduzioni grafiche e fotografiche. Per quanto concerne le iscrizioni dipinte, un capitolo è stato dedicato a quelle presenti sulle anforette adriatiche da pesce; quanto ai tituli picti su anfore di morfologia betica per il trasporto di salse di pesce è stato effettuato un confronto con esemplari rinvenuti in due scavi inediti a Parma, che presentano significative analogie col materiale modenese. Dall’analisi dell’instrumentum inscriptum di Mutina, pur consapevoli dei limiti insiti in una ricerca incentrata unicamente su tale tipo di materiale, è emersa un’immagine della colonia, tra la tarda età repubblicana ed il I sec. d.C., congruente con quella delineata dalle fonti letterarie, dall’epigrafia lapidaria e dai rinvenimenti archeologici, ossia di una città di notevole importanza e ricchezza.
This paper focuses on the collection and analysis of the instrumentum inscriptum of Mutina and its territory, that is lateres, dolia, lamps, fine ware pottery, amphorae and amphora stoppers. I payed attention mainly on stamps and, as for the amphorae, also to the examples bearing painted inscriptions. The study includes both all the published material and that found in two recent suburban excavations: the first near the Novi Sad Park, that is rich in amphorae, and the second in Viale Reiter, where archaeologists found a lot of Firmalampen wastes bearing the names of same of the most well-known productors of this kind of objects in Roman times. A Chapter is dedicated to each category of instrumentum, with charts that collect all the material; what’s more, two Chapters are dedicated respectively to a catalogue of the examples of Novi Sad Park excavation and Viale Reiter excavation. As for painted inscriptions, a Chapter is dedicated to those on small Adriatic amphorae for fish products; as for the Betic amphorae for fish products I made a comparison with a rich group of examples found in two unpublished excavations in Parma, that have some interesting similarities with the material of Modena. The analysis of the instrumentum inscriptum of Mutina gives an image of this colony congruent to that provided by literary sources, epigraphy and archaeological findings, that is a very important and rich colony between Late Republic and Early Empire.
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Mongardi, Manuela <1984&gt. « L’instrumentum fittile inscriptum della colonia romana di Mutina e del suo territorio ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6382/.

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Résumé :
Il presente lavoro è incentrato sulla raccolta e l’analisi dell’instrumentum fittile inscriptum – in particolare laterizi, dolia, lucerne, ceramica fine da mensa, anfore e tappi d’anfora - rinvenuto a Modena e nel suo territorio. L’attenzione è stata concentrata sul materiale bollato e, per quanto riguarda le anfore, anche sullo studio degli esemplari recanti tituli picti. Si è proceduto ad una raccolta di tutto il materiale edito, a cui si è aggiunto lo studio di un’ingente quantità di reperti provenienti da due recenti scavi suburbani: quello presso il Parco Novi Sad, che si segnala soprattutto per la ricchezza del materiale anforico, e quello di Viale Reiter, ove sono venuti alla luce numerosi scarti di cottura di lucerne a canale recanti le firme di alcuni dei più noti produttori di tali oggetti nel mondo romano. A ciascuna categoria di instrumentum è stato dedicato un capitolo, corredato di tabelle in cui è stato raccolto tutto il materiale considerato; inoltre, per i reperti del Parco Novi Sad e di Viale Reiter, è stato realizzato un catalogo corredato di riproduzioni grafiche e fotografiche. Per quanto concerne le iscrizioni dipinte, un capitolo è stato dedicato a quelle presenti sulle anforette adriatiche da pesce; quanto ai tituli picti su anfore di morfologia betica per il trasporto di salse di pesce è stato effettuato un confronto con esemplari rinvenuti in due scavi inediti a Parma, che presentano significative analogie col materiale modenese. Dall’analisi dell’instrumentum inscriptum di Mutina, pur consapevoli dei limiti insiti in una ricerca incentrata unicamente su tale tipo di materiale, è emersa un’immagine della colonia, tra la tarda età repubblicana ed il I sec. d.C., congruente con quella delineata dalle fonti letterarie, dall’epigrafia lapidaria e dai rinvenimenti archeologici, ossia di una città di notevole importanza e ricchezza.
This paper focuses on the collection and analysis of the instrumentum inscriptum of Mutina and its territory, that is lateres, dolia, lamps, fine ware pottery, amphorae and amphora stoppers. I payed attention mainly on stamps and, as for the amphorae, also to the examples bearing painted inscriptions. The study includes both all the published material and that found in two recent suburban excavations: the first near the Novi Sad Park, that is rich in amphorae, and the second in Viale Reiter, where archaeologists found a lot of Firmalampen wastes bearing the names of same of the most well-known productors of this kind of objects in Roman times. A Chapter is dedicated to each category of instrumentum, with charts that collect all the material; what’s more, two Chapters are dedicated respectively to a catalogue of the examples of Novi Sad Park excavation and Viale Reiter excavation. As for painted inscriptions, a Chapter is dedicated to those on small Adriatic amphorae for fish products; as for the Betic amphorae for fish products I made a comparison with a rich group of examples found in two unpublished excavations in Parma, that have some interesting similarities with the material of Modena. The analysis of the instrumentum inscriptum of Mutina gives an image of this colony congruent to that provided by literary sources, epigraphy and archaeological findings, that is a very important and rich colony between Late Republic and Early Empire.
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Montagner, Anna <1993&gt. « La valorizzazione del territorio rurale a fini turistici nell'area della Venezia Orientale ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10735.

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La tesi analizza sotto tutti gli aspetti la valorizzazione del territorio rurale in chiave turistica. Partendo dalla definizione del concetto di ruralità, si passa alla descrizione del percorso svolto in merito dalla normativa comunitaria. In seguito vengono descritti gli elementi di marketing applicati al territorio per lo sviluppo e la promozione delle risorse e dei fattori di attrattiva che lo caratterizzano. Infine, dopo aver analizzato il turismo rurale e le sue forme, la tesi si conclude con l'analisi della valorizzazione territoriale nella Venezia Orientale, con particolare attenzione all'operato gruppo di azione locale VeGAL, specialmente per il periodo di programmazione 2014-2020.
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Bradaschia, Cristina. « Potenzialità dell'infrastruttura ferroviaria nella trasformazione del territorio e della città:il caso Trieste ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2008. http://hdl.handle.net/10077/2679.

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2006/2007
Il presente studio, svolto nell’ambito del Dottorato di Ricerca in Progettazione Architettonica e Urbana, è finalizzato ad indagare gli spazi della sperimentazione nella città e nel territorio contemporanei attraverso un approccio multidisciplinare, a diversi livelli e scale di approfondimento, al fine di suggerire risposte e sollecitazioni in termini progettuali. Sperimentare significa provare, tentare, sottoporre qualcosa a esperimento allo scopo di conoscerne e verificarne le caratteristiche, la funzionalità, le qualità. Nella scelta degli spazi da sottoporre a sperimentazione si è deciso di privilegiare esempi esistenti riconducibili ad una categoria generale, in modo da poter confrontare tra loro le soluzioni e le proposte progettuali adottate. Tali esempi sono stati distinti in due gruppi: - spazi che continuano ad assolvere alle funzioni per cui sono stati realizzati, in cui però entra in gioco una variabile, che ne comporta una trasformazione in termini relazionali, funzionali ed architettonici; - spazi che sono stati privati della funzione originaria, per cui sono stati costruiti, ed in cui la variazione di alcuni fattori del contesto rivela, nella forma architettonica e nella speciale localizzazione, nuove potenzialità e risorse. Oggetto della ricerca è il sistema ferroviario; ambito di studio è l’area di Trieste, considerata punto di arrivo e di partenza, ma anche come territorio attraversato da linee ferroviarie. Dopo aver approfondito e confrontato alcune esperienze nazionali ed europee di «sperimentazione» sul sistema ferroviario, è stato preso in considerazione il caso di Trieste, che rappresenta un campo di studio particolarmente interessante per la compresenza di varie situazioni. Sono infatti attuali e accese le discussioni in merito alla definizione, sul territorio della Regione Friuli Venezia Giulia, del tracciato dell’alta velocità/alta capacità, il cosiddetto corridoio paneuropeo V, che collegherà Lisbona e Kiev. Nella Stazione Centrale di Trieste, sono in corso gli interventi di rifunzionalizzazione, programmati anche per altre centotre stazioni nel territorio nazionale, dal gruppo Centostazioni S.p.A.. Sta per essere ultimato il recupero del sedime ferroviario dismesso nella Val Rosandra per la sua riconversione a itinerario ciclabile di interesse regionale; alcune tratte dismesse sono saltuariamente percorse da treni turistici, per iniziativa di associazioni di volontari; e ciclicamente si legge, sul quotidiano locale, l’ipotesi, promossa da enti ogni volta diversi, di recuperare alcuni sedimi dismessi per realizzare una linea di metropolitana leggera. L’obiettivo della ricerca è quello di contribuire ad un governo del territorio che sia in grado di prescindere dai confini delle competenze amministrative per progettare strategicamente, in modo agile, dinamico, attento alle mutevoli sollecitazioni esterne, ed in grado di valorizzare a pieno e durevolmente le potenzialità del sistema ferroviario nel suo complesso, senza fare del commercio l’unico motore e regolatore dei processi di sviluppo. I binari, come le mura antiche della città, rappresentano un limite, un confine. Le recenti soluzioni progettuali, che prevedono in alcuni casi l’interramento dei binari ed in altri la dismissione del servizio di trasporto, restituiscono alla città nuovi spazi. Come le superfici rimaste libere in seguito alla demolizione delle mura, nell’Ottocento, così, oggi, gli spazi un tempo occupati dall’infrastruttura, rappresentano una risorsa preziosa per la collettività, che merita di essere progettata seriamente, e non saturata o frammentata indiscriminatamente. Nella prima parte della tesi il sistema ferroviario esistente viene scomposto negli elementi che lo costituiscono e ne vengono studiate, attraverso alcuni approfondimenti, le soluzioni progettuali. Ci si interroga, infine, se il sistema ferroviario possa essere considerato patrimonio culturale. Solamente se esso è inteso come «patrimonio dell’eredità culturale dei luoghi» può essere riconosciuto e condiviso il suo valore aggiunto e il suo ruolo nei processi di pianificazione e governo del territorio. Per la seconda parte dello studio sono stati necessari sopralluoghi e ricerche di archivio al fine di ricostruire la storia e la configurazione del patrimonio ferroviario di Trieste. Attraverso la forma dell’osservatorio territoriale del sistema ferroviario sono stati presentati gli interventi in corso a livello europeo, nazionale e regionale che interessano l’area di studio. Sono state quindi prese come riferimento tre linee, considerate rappresentative, ed è stata indagata la loro potenzialità nella trasformazione della città e del territorio. A conclusione del percorso di ricerca, viene presentata un’applicazione informatica, semplificata a livello dimostrativo, come possibile strumento di sperimentazione delle caratteristiche e delle potenzialità del patrimonio ferroviario triestino. Essa tiene conto dei vari livelli di intervento, dalla scala europea a quella locale e presenta le tre linee oggetto di studio. L’applicazione propone una struttura che è possibile in futuro ampliare ed arricchire con maggiori dettagli oltre a quelli presenti, oggi limitati alla denominazione, localizzazione, uso e proprietà delle linee e delle stazioni. Lo scopo è promuovere l’uso creativo delle risorse. L’infrastruttura ferroviaria viene considerata come patrimonio da immettere nel campo delle opportunità. A tal fine vengono individuati principalmente due tipi di interventi: la riconversione dei manufatti ferroviari e il recupero del rapporto tra il manufatto ferroviario e il contesto. Lo studio intende sensibilizzare gli enti sulle vaste potenzialità dell’infrastruttura ferroviaria e promuoverne la conservazione, come bene pubblico da valorizzare. L’aspetto della comunicazione e della trasparenza delle informazioni, è ritenuto fondamentale per il coinvolgimento di possibili attori nel processo di conoscenza, partecipazione e gestione del patrimonio.
XIX Ciclo
1977
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Ferretto, Micol. « Modellistica della circolazione del Mare Adriatico e sensitività alla risoluzione della batimetria ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/1963/.

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Presotto, Veronica Angela <1993&gt. « “LA SINERGIA NELLE RETI DI IMPRESE : l'utilizzo del contratto di rete come driver della competitività e della valorizzazione del territorio veneto” ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10747.

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Résumé :
Con la presente proposta, si intende indagare la realtà delle Reti di imprese nel settore turistico veneto. L’obiettivo corrisponde a capire se esista una relazione tra l’adesione ad una forma organizzativa a rete e la performance di ogni singola impresa ad essa aderente, partendo da due case studies operanti nel settore turistico regionale. L’elaborato sarà strutturato come segue: approfondito il tema delle Reti di imprese e delineata l’evoluzione del settore turistico in ambito regionale, si procederà poi all'indagine sulle realtà di “Filiera Veneta” e “SlowVenice Network”.
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Stagliano', Antonella. « Geocronologia u-pb del Plutone della Valle del Cervo (Biella) ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/8237/.

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I complessi intrusivi alcalini, e i loro prodotti di alterazione, costituiscono una delle principali risorse di materie prime ad alto valore economico. Il magmatismo alcalino è di solito associato a fenomeni di rifting continentale che può essere legato o ad un’incipiente divergenza di placche litosferiche (Rift dell’Africa Orientale) o ad eventi distensivi post-collisionali. La caratterizzazione petrografica, geochimica e geocronologia di questi complessi sono prerequisiti essenziali per ogni progetto di prospezione mineraria. In Italia uno dei complessi alcalini più conosciuti è il Plutone Oligocenico della Valle del Cervo (Biella). La petrografia e la composizione degli elementi maggiori e in traccia dei diversi litotipi che lo compongono sono conosciuti nella letteratura geologica. Le datazioni radiometriche disponibili, tuttavia, sono limitate a dati Rb-Sr su separati di biotite e a più recenti dati U-Pb su zircone separato dal piccolo nucleo granitico del Plutone Oligocenico della Valle del Cervo. In entrambi i casi sono state ottenute età radiometriche di circa 30 Ma. Questo lavoro di tesi si basa sull’analisi degli isotopi U-Pb di zirconi separati dalla sienite e dal monzogranito a megacristalli di ortoclasio che costituiscono gran parte del Plutone Oligocenico della Valle del Cervo. Dopo una caratterizzazione petrografica e geochimica dei campioni scelti si è proceduto alla separazione degli zirconi tramite i metodi di routine che includono separazione gravimetrica, magnetica e liquidi pesanti. I rapporti isotopici U-Pb degli zirconi sono stati determinati presso l’Istituto di Geoscienze e Georisorse, Unità di Pavia, usando la tecnica di spettrometria di massa accoppiata ad una microsonda ad ablazione laser (LA ICP-MS). Le età U-Pb medie determinate per la sienite (33 Ma) e per il monzogranito a megacristalli di ortoclasio (29 Ma) sono da considerarsi età magmatiche relative alla cristallizzazione dei fusi che diedero origine a queste rocce.
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Comaro, Chiara <1989&gt. « Una proposta per lo sviluppo del territorio di Gorizia : La rivalorizzazione del patrimonio ebraico della città ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14577.

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L’oggetto di questo elaborato è una proposta per la valorizzazione dell’area urbana di Gorizia; il progetto presentato si concentra sulla possibilità di migliorare la gestione e fruizione delle risorse storico-culturali presenti in città con l’obbiettivo finale di favorire lo sviluppo del territorio preso in esame, sia dal punto di vista economico, attraverso un incremento del turismo, sia da un punto di vista sociale, attraverso il coinvolgimento della comunità locale che partecipa al processo di riconoscimento e valorizzazione del proprio patrimonio culturale. A questo scopo si è scelto di varare un ipotesi per la riqualificazione di Palazzo Paternolli, un importante palazzo storico del centro della città, oggi inutilizzato. La tesi è suddivisa in cinque capitoli; la parte teorica è compresa nei primi due capitoli dove nel primo viene fornito un breve inquadramento della materia trattata, viene cioè illustrato il concetto di valorizzazione territoriale nelle sue varie dimensioni per poi passare alla descrizione della disciplina del marketing territoriale la cui metodologia e set di strumenti costituisce lo scheletro che sostiene la parte progettuale del lavoro; nel secondo ci si concentra sul valore e le potenzialità del turismo religioso, in particolare quello ebraico, fornendo una panoramica di questo fenomeno in Italia ed in Friuli Venezia Giulia. Nel terzo capitolo viene esaminato il contesto territoriale, nella fattispecie la città di Gorizia, fornendo coordinate geografiche e storiche, cercando di presentare brevemente la situazione economica e soffermandosi sull’offerta culturale e turistica. Il quarto capitolo si occupa di descrivere in dettaglio il patrimonio culturale ebraico di Gorizia ed infine il quinto capitolo consta del piano strategico di valorizzazione. Come detto il focus è il riuso di Palazzo Paternolli con l’obbiettivo di rivalorizzare l’offerta culturale riguardante una specifica parte del patrimonio goriziano: viene descritto il bene, la sua storia e il suo attuale stato di conservazione; successivamente nell’ipotesi di progetto gli obbiettivi del piano, le azioni che si intende intraprendere, i possibili finanziatori. Importante ricordare che Palazzo Paternolli ben si inserisce all’interno dell’itinerario turistico culturale ebraico già esistente in città in quanto le vicende di Michelstaedter e della sua famiglia si incrociano con quelle della comunità ebraica costituendo un filo conduttore nella trama della narrazione di questi beni culturali, rendendo il progetto radicato nel territorio e più efficace. Si conclude infine proponendo la creazione di una rete dei siti ebraici presenti in regione basandosi sul modello della “Red de Juderia” realizzato in Andalusia.
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Maset, Marina <1986&gt. « L'accoglienza del turista cinese : analisi delle aspettative e proposte di valorizzazione del territorio trevigiano ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3298.

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Colanardi, Donato. « Gestione sostenibile della risorsa idrica. Studio di ipotesi di aumento della disponibilità idrica nel territorio di biccari ai fini di un miglioramento economico e strutturale del territorio ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amslaurea.unibo.it/1689/.

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Marchi, Alessandra. « La gestione del rischio sanitario nell'ambito della ristorazione collettiva : esperienza nel territorio emiliano-romagnolo ». Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/11824/.

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Résumé :
L’elaborato illustra come il cambiamento delle abitudini quotidiane, nel corso degli anni, ha portato alla nascita di un tipo di ristorazione capace di conciliare i bisogni di tipo nutrizionale e relazionale con l’aspetto qualitativo fondato sulla salubrità degli alimenti. Il settore della ristorazione collettiva è disciplinato dai Reg. CE 178\02 e 852\04, i quali stabiliscono rispettivamente i principi ed i requisiti generali della legislazione alimentare e le linee guida sull'igiene dei prodotti alimentari. Le principali categorie di ristorazione collettiva sono quella aziendale, scolastica e sociosanitaria che soddisfano le esigenze di un numero ampio di persone accomunate dall’esigenza di usufruire dei pasti, al di fuori della propria abitazione (lavoratori-studenti- degenti di un ospedale). Le fasi principali da affrontare nell’analisi della ristorazione sono la preparazione e la distribuzione dei pasti con attenzione alla prevenzione delle tossinfezioni alimentari e la salubrità degli alimenti prodotti, trasformati e somministrati. La qualità non deve rappresentare un costo bensì un investimento: le aziende che operano nel settore alimentare hanno necessità di certificare ufficialmente il proprio adeguamento alla Normativa HACCP,al fine di aumentare la trasparenza, fornire sicurezza al consumatore e diminuirne l’incertezza, nel rispetto di quanto previsto dalle Leggi. I centri di produzione durante l’intero ciclo di lavorazione dei pasti, dalla preparazione alla commercializzazione, si affidano all’autocontrollo igienico fondato sui principi del modello HACCP che racchiude tute le misure da adottare per garantire la sicurezza igienico sanitaria e l’integrità degli alimenti. L’adempimento dei principi dell’HACCP nelle catene ristorative viene garantito dai controlli ufficiali svolti dalle autorità sanitarie con programmi ed interventi di vigilanza atti a ridurre i pericoli fisici-biologici che possono rendere dannoso un alimento per il consumatore.
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Macor, Lisa <1989&gt. « Energia e Territorio Integrazione della variabile energetica nella pianificazione territoriale del comune di Caorle ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3486.

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Résumé :
Il progetto di tesi ha lo scopo di implementare gli strumenti a supporto delle politiche urbane per l’efficienza energetica. Lo studio prenderà in considerazione i Piani d’Azione per l’Energia Sostenibile (PAES), focalizzando l’indagine sull’area del comune di Caorle, territorio del litorale veneziano. Il punto di partenza è la lettura delle azioni di riduzione della CO2 già proposte dall’amministrazione comunale, analizzando non solamente gli aspetti ambientali diretti, ma anche le ricadute positive in termini di coinvolgimento della popolazione ed educazione al risparmio energetico condiviso. Si favorirà l’adozione di politiche di mobilità urbana sostenibile, educazione ambientale, risparmio energetico nei consumi e nell’edilizia, oltre alla produzione energetica da fonti rinnovabili. Il progetto di tesi intende elaborare una mappatura completa, tramite software GIS, dei consumi energetici del territorio, un catasto energetico suddiviso per tipologia e uso degli edifici, e delle produzioni locali di energia da fonti rinnovabili. Tale indagine fornirà uno strumento per mettere in luce le porzioni di territorio maggiormente energivore, permettendo all’amministrazione di valutare in quali aree la fluttuazione turistica stagionale causa picchi nella concentrazione dei consumi di vettori energetici. Questo tipo di analisi rappresenta un supporto decisionale all’amministrazione locale per localizzare le azioni più rilevanti nell’efficientamento della rete e degli usi finali di energia.
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Vacca, Walter. « Caratterizzazione preliminare del sistema ambientale del delta dell'Ural per l'istituzione di una Riserva della Biosfera Unesco-Mab ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amslaurea.unibo.it/1262/.

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Demurtas, Luca. « Analisi stratigrafica della successione medio-tardo olocenica della Pianura di Pisa : evoluzione del sistema costiero-deltizio ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/15547/.

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Le successioni sedimentarie medio-tardo oloceniche, sepolte al di sotto delle attuali pianure alluvionali-deltizie, rappresentano un archivio contenente importanti informazioni sull’evoluzione di queste aree in un momento chiave per la loro formazione. In questo lavoro è stata studiata la successione medio-tardo olocenica (ultimi 8500/9000 anni circa e focus a partire da 8000 anni fa) della Pianura di Pisa tramite la gestione e l’analisi di una banca dati di sottosuolo preesistente. A seguito di un’analisi di facies dei sondaggi prescelti, sono stati riconosciuti i principali corpi deposizionali presenti entro la successione in esame (i primi 25 m di sottosuolo circa) tramite correlazioni stratigrafiche lungo sezioni. Sono state inoltre create mappe di superfici di interesse tramite Petrel. I risultati ottenuti mostrano al passaggio fra la fase di riempimento e quella di post-riempimento della paleovalle lo sviluppo di un esteso corpo di piana costiera-alluvionale in progradazione su depositi estuarini. Tale corpo, che segna di fatto la colmatazione dell’estuario e contiene un’associazione pollinica associabile all’evento climatico 8.200, è marcato al tetto da una superficie di flooding datata circa 8000 anni fa (ultimo scatto di risalita del livello del mare-l.m.). Tale annegamento porta allo sviluppo e progressiva estensione, fino alla massima ingressione circa 7800 anni fa, di un’ampia laguna la cui morfologia pare riflettere quella della paleovalle. Tale bacino lagunare ha dominato il paesaggio dell’attuale pianura fino a circa 5000 anni fa, quando a seguito della progradazione di corpi di bay-head delta si arriva nell’arco di circa 1000 anni alla sostituzione della laguna da parte di un’ampia area palustre. Ciò avviene durante un generale inaridimento del clima ben conosciuto in letteratura. Infine, a partire da 4000 anni fa, in concomitanza con una forte decelerazione nella risalita del l.m., avviene lo sviluppo della pianura deltizio-alluvionale attuale.
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Lomonaco, Alice <1983&gt. « Discriminazione e diseguaglianza nell'accesso alla casa della popolazione straniera a Bologna ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amsdottorato.unibo.it/9218/1/Tesi_PhD_Unibo_AL_2020_.pdf.

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Résumé :
L’oggetto di ricerca del presente elaborato è la condizione abitativa della popolazione straniera a Bologna. Attraverso una metodologia mixed method, abbiamo cercato di indagare il rapporto esistente tra integrazione dei migranti e questione abitativa, focalizzandoci sul peso giocato da eventuali forme di disuguaglianza e discriminazione. L’obiettivo della ricerca è duplice. Da un lato, ricostruendo il panorama delle politiche pubbliche adottate nell’ultimo decennio abbiamo voluto comprendere se e come si definiscano situazioni di dise-guaglianza per i nuclei familiari i cui bisogni non possono essere soddisfatti alle condizioni di mercato. Detto altrimenti, abbiamo voluto verificare se e come le housing policies adottate definiscano una di-seguaglianza strutturale di accesso alla casa, intercettando solo alcuni destinatari ed escludendone altri. In secondo luogo, abbiamo voluto indagare più nel dettaglio quanto i requisiti di accesso previsti dalle singole misure di intervento abbiano implicazioni sull’acceso al bene casa, in particolare per la popola-zione straniera. A partire dal quadro teorico degli housing studies e da una ricognizione della storia delle politiche abitative in Italia, l’analisi empirica si fonda da un lato sulla comparazione degli ultimi dati censuari di-sponibili (2001-2011) per le popolazioni autoctone e per gli stranieri, e dall’altro sui dati qualitativi, ossia interviste semi strutturate a migranti e agenti immobiliari, e note prodotte durante la fase di os-servazione diretta presso la principale associazione per il diritto alla casa: il Sunia. Alla luce della ricerca empirica condotta nella città di Bologna, la popolazione migrante, come di-mostra l’analisi quanti-qualitativa condotta, è quella che maggiormente risente di una condizione abita-tiva polarizzata considerando tutti i maggiori indicatori utilizzati (titolo di godimento, affordability, presenza di servizi, sovraffollamento), e che rispetto alla popolazione autoctona è maggiormente colpi-ta dalla povertà abitativa.
The topic of this research is the housing condition of migrant in Bologna. Using a mixed method methodology, we have tried to investigate the relationship between migrants’ integration and housing issues, focusing on the role played by possible forms of inequality and discrimination. The research objective is twofold. On the one hand, by reconstructing the panorama of public policies adopted in the last decade, we aimed at understanding if and how they entail situations of inequality for citizens and households whose needs cannot be satisfied under market conditions. In this regard, we aimed to verify if and how policies define structural inequalities in housing access, intercepting only some beneficiaries and excluding others. On the other hand, we aimed at investigating in detail to what extent the requirements provided by these intervention measures have implications for access housing, particularly for the non-national population. Starting from the theoretical framework of housing studies and from a reconstruction of the history of housing policies in Italy, the empirical analysis is based, on the one hand, on the comparison of the last available census data (2001-2011) for the native and for immigrants, and, on the other hand, on the qualitative data, i.e. semi-structured interviews with migrants and real estate agents, and fieldnotes from direct observation in the principal association for housing rights in Bologna: Sunia. Considering the empirical research conducted in Bologna, the migrant is the most affected by a polarized housing condition considering the most important indicators (such as tenure status, affordability, services availability, overcrowding), and compared to the native is more affected by housing poverty. The results, therefore, suggest that the relationship between inequality and the housing should be interpreted confirming that it is not the result of subjective choices and individual characteristics, but considering that these choices are socially structured.
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Podeschi, Claudio <1988&gt. « Turismo sostenibile e turismo dell'entroterra : il caso della Provincia di Rimini ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4148.

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Partendo dai concetti di sviluppo e turismo sostenibile, si parlerà della situazione turistica di Rimini e della sua Provincia, fino ad arrivare alla descrizione delle azioni volte allo sviluppo e valorizzazione del turismo dell'entroterra riminese.
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Zannoni, Elena. « Ipotesi di potenziamento della capacità di laminazione del tratto medio-inferiore del Fiume Po attraverso una corretta gestione del sistema di arginature golenali ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amslaurea.unibo.it/776/.

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LEONE, Natalia. « Studio dell'evoluzione quaternaria di alcune conche intermontane dell'Appennino campano-molisano, a supporto della pianificazione e gestione del territorio e della prevenzione del rischio sismico ». Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2017. http://hdl.handle.net/11695/75943.

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Résumé :
La presente ricerca riguarda lo studio dell’evoluzione quaternaria di alcune conche intermontane ubicate lungo il versante occidentale del Matese (Appennino centro-meridionale). Tale studio è finalizzato ad approfondire il quadro delle conoscenze di carattere morfo-stratigrafico e morfo-evolutivo del settore di catena investigato, attraverso approfondimenti mirati in aree per le quali gli studi sono ancora poco numerosi, e produrre informazioni di base utilizzabili nella gestione e pianificazione del territorio, soprattutto dal punto di vista della prevenzione del rischio sismico. L’area del Sannio-Matese è un settore ad elevata pericolosità sismica che è da sempre sede di numerosi terremoti spesso anche distruttivi. La maggior parte dei terremoti è associata all’attività delle faglie che bordano i bacini intermontani, alcune delle quali possono essere considerate ancora attive. Tuttavia, sebbene negli ultimi anni sia stata rivolta maggiore attenzione allo studio e all’ubicazione delle faglie attive e alla loro correlazione con le principali sequenze sismiche e con la tettonica regionale, risultano ancora numerose questioni aperte circa il timing e il ruolo esercitato dalla tettonica nell’evoluzione morfostratigrafica di questo settore dell’Appennino centro-meridionale, soprattutto per il settore occidentale del Matese. Per tale ragione, si è scelto di concentrare l’attenzione su quattro bacini intermontani del settore occidentale del Matese, che sono il bacino di Venafro, la Piana di Alife, la Piana di Telese e la bassa valle del Fiume Calore. Per tali aree lo studio condotto si è basato su un approccio multidisciplinare di carattere geomorfologico, stratigrafico e strutturale, che è stato integrato con analisi di laboratorio su livelli di tefra e di travertini. I dati prodotti hanno consentito di comprendere l’assetto morfostratigrafico delle quattro aree di studio e di identificare le principali faglie quaternarie, definendo un quadro morfo-evolutivo di questo settore della catena. Inoltre, essi hanno dimostrato che, in accordo con la storia morfo-evolutiva delle principali conche intermontane situate nel settore nord-orientale del Matese (Isernia, Sessano, Carpino, Boiano e Sepino), la tettonica ha svoluto un ruolo dominante anche nella genesi e nell’evoluzione dei bacini del settore sud-occidentale, favorendo la deposizione di centinaia di spesse successioni lacustri e fluvio-palustri. La genesi e le prime fasi evolutive dei bacini intermontani del Matese può essere attribuita alla tettonica trastensionale del Pleistocene inferiore e le successive fasi evolutive al regime estensionale del Pleistocene medio. Evidenze di tettonica sono state osservate nei depositi delle piane alluvionali e soprattutto lungo i versanti del Matese e del Camposauro, dove alcune faglie interessano i depositi di versante del Pleistocene inferiore e quelli di conoide appartenenti alla 1° e 2° generazione, vincolati al Pleistocene medio-superiore da livelli di tefra in esse intercalati attribuiti al Tufo Giallo Napoletano (15 ka), all’Ignimbrite Campana (39 ka) e ad altri depositi piroclastici più antichi del Roccamonfina (BLT 350 ka; WTT 331 ka) e della Provincia Vulcanica Campana (ca. 130-105 ka). Sebbene i dati prodotti evidenziano che la tettonica è stata attiva in questo settore del Matese a partire dal Pleistocene inferiore fino almeno al Pleistocene superiore, non si può tuttavia escludere che alcune delle faglie individuate possano ritenersi ancora attive; infatti, considerata la sismicità storica di quest’area, testimoniata dall’occorrenza di terremoti di media ed elevata magnitudo, la tettonica estensionale può essere ritenuta ancora attiva, anche se con una intensità minore.
The present research concerns the study of the quaternary evolution of some intermountain basins located along the western side of the Matese Mountains (central-southern Apennine). The main aim of the study is to increase the degree of knowledge on the morpho-stratigraphic and morpho-evolutive setting of the investigated sector since the Middle Pleistocene. Furthermore, the study was aimed to produce enough new geological data for the management and planning of the territory, especially from the point of view of the seismic risk prevention. The Sannio-Matese is an area of high seismic hazard that has been affected by many earthquakes, often destructives. Most of these earthquakes are associated with the activity of some faults that border the studied intermountain basins and, in some cases, could be considered still active. Although in recent years more attention has been paid to the study and the location of active faults and to their correlation with the main seismic sequences and regional tectonics, there are still many open problems on the timing and the role played by tectonic in the morpho-stratigraphic evolution of this sector of the central-southern Apennines, especially for the western sector of the Matese Mountains. For this reasons, the attention has been focused on four intermountain basins of the western sector of the Matese Mountains, which are the Venafro basin, the Alife plain, the Telese plain and the lower Calore River valley. For these areas, the study was based on a multidisciplinary geomorphologic, stratigraphic and structural approach, integrated with laboratory analysis on tephra layers and travertines. The data produced allowed to understand the morpho-stratigraphic setting of the four basins and to identify the main quaternary faults, defining a morpho-evolutive framework of this sector of the chain. In addition, they have shown that, according to the morpho-evolution of the main intermountain basins located in north-eastern sector on the Matese Mts. (Isernia, Sessano, Carpino, Boiano and Sepino), tectonic have been played a key role in the genesis and the evolution of the intermountain basins of the south-western sector of the Matese, allowing the accumulation of hundreds of meters of lacustrine to fluvial-marshy deposits in the basin floors. The genesis and the early stages of evolution of the intermountain basins of he Matese could be referred to the Lower Pleistocene transtensional tectonic and their further evolution to the Middle Pleistocene extensional regime. Most evidences of tectonic activity have been observed in the alluvial plain deposits and especially along the slopes of the Matese and Camposauro Mts., where some faults affect the slope deposits of the Lower Pleistocene and the first two generations of alluvial fan deposits constrained to the Middle-Upper Pleistocene by tephra layers belongings to the Neapolitan Yellow Tuff (15 ka), the Campanian Ignimbrite (39 ka) and other ancient pyroclastic deposits of the Roccamonfina (BLT 350 ka; WTT 331 ka) and Campanian Volcanic Zone (ca. 130-105 ka). Although the data produced highlight that in the study area the tectonic has been active from the Lower to the Upper Pleistocene, at least, it can not be excluded that some of the detected faults could be still active; in fact, considering the historical seismicity of the area, testified by the occurrence of medium and high magnitude earthquakes, extensional tectonics may be considered still active, though with a minor intensity.
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De, Poli Giulia <1994&gt. « Analisi comparativa tra Venezia ed Amsterdam : quali policies a favore della Serenissima ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15462.

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Résumé :
Negli ultimi anni molte delle città europee considerate capitali turistiche hanno visto emergere il fenomeno dell’Overtourism. All’interno della seguente tesi, dapprima, verrà definito il fenomeno sulla base delle informazioni presenti all’interno della letteratura, in seguito verrà preso come caso studio la città di Venezia. Il mio obiettivo è quello di analizzare in che modo Venezia ha cercato di implementare un piano di gestione ed attuare delle politiche per gestire i flussi turistici, di conseguenza capire in che modo la città può armarsi per riuscire a far fronte al problema dell’Overtourism. Comprendere come quest’ultimo affligga la vivibilità e la sopravvivenza della città e dei suoi cittadini e come le autorità stiano cercando di intervenire per controllare e arginare il fenomeno. Di seguito, verrà presa in esame la città di Amsterdam, analizzandone il piano di gestione e le policy. L’obiettivo sarà quello di effettuare un’analisi comparativa delle due città e cercare di comprendere se le soluzioni applicate all’interno della capitale olandese possano essere risolutive per il decongestionamento turistico della città di Venezia.
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Biolo, Evarossella. « Identità teatrali e territorio. Indagine geografica sulla capacità della scena teatrale contemporanea di mettere in evidenza elementi identitari del territorio Veneto d'oggi ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2012. http://hdl.handle.net/11577/3422530.

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Résumé :
In the current work it was addressed the relationship between the territory and professional theatre through a case study focused on the theatre for adults which is produced and distributed in Venice (year 2009/2010). Through a geographic point of view, it was addressed the ability of the contemporary theatre stage to shed light on identity factors related to today’s Veneto territory. The methodological approach we adopted was interactive and flexible. The chosen methodology outlines, as one of the primary factors, the relationship with the actors of the territory involved in the study (Ricolfi, 1997). The missions and the deep examinations, addressed through a participating research, the interviews and the sampling of the theatre offered in the territory under investigation, allowed to map and to provide an interpretation to a series of elements that, within the net of the reviews, shed light on the effective relationship between the theatre which is produced and programmed in the Province, on one hand, and the territory, on the other. The theatre phenomenology was investigated from two points of view: the first was internal to the process and the second was external. The internal point of view was aimed to identify, through the analysis of two case studies (Sexmachine by Giuliana Musso and Ciranò e il suo invadente naso by La Piccionaia – I Carrara), which connecting elements are developed in the production of the play, and between the play and the territory. According to the second point of view, the external one, the potentialities and the critical factors of the territorial review system that allows the plays to reach the spectators, were highlighted. In conclusion, these two levels of analysis are interconnected in order to think about the ability of the contemporary stage to relate with the territory in which it is developed.
In questo lavoro si indagano le relazioni tra il territorio e il teatro professionale, con un’applicazione al caso del teatro per adulti prodotto e distribuito in Provincia di Venezia (anno teatrale 2009/2010). Attraverso uno sguardo geografico, si approfondisce la capacità della scena teatrale contemporanea di mettere in evidenza elementi identitari del territorio Veneto d’oggi. Ci si è orientati verso l’adozione di un approccio metodologico interattivo e flessibile. Si è scelto di utilizzare una metodologia che considerasse come uno dei punti cardine la relazione tra gli attori che producono e distribuiscono teatro e i territori coinvolti (Ricolfi, 1997). Le missioni e gli approfondimenti, attraverso la ricerca partecipata, le interviste e il campionamento dell’offerta teatrale sul territorio scelto per l’analisi, hanno permesso di mappare e di dare significato ad una serie di elementi che, all’interno della rete delle rassegne, ci parlano di alcuni aspetti del rapporto che intercorre tra il teatro prodotto e programmato in Provincia e il territorio stesso. Si indaga il fenomeno teatro da due punti di vista: uno interno al processo e uno esterno. Il punto di vista interno ha la funzione di identificare, attraverso principalmente due casi di studio (Sexmachine di Giuliana Musso e Ciranò e il suo invadente naso, de La Piccionaia-I Carrara), quali elementi di collegamento sono sviluppati nella produzione di uno spettacolo, tra lo spettacolo stesso e il territorio. Attraverso il secondo punto di vista, quello esterno, si evidenziano le potenzialità e i punti critici del sistema territoriale di rassegne, che permette agli spettacoli di arrivare al pubblico. In conclusione si ricollegano questi due piani per ragionare sulla capacità della scena contemporanea di essere in relazione con il territorio nel quale si sviluppa.
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Brentan, Giulia. « Studio con HEC-RAS di alcuni interventi per miglioramenti della funzionalità idraulica nel territorio del Consorzio di Bonifica della Romagna ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016.

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Résumé :
Nel lavoro di tesi vengono esposti gli studi svolti su due aree situate nella giurisdizione riminese del Consorzio di Bonifica, riportanti forti problematiche idrauliche nelle reti di scolo: il territorio dei canali Tamagnino e Zonara Masere ed il Rio Gessi. La modellazione dei tratti è avvenuta attraverso i software Hec-Ras ed Hec-Hms, realizzati rispettivamente per l’analisi dei corsi d’acqua nelle pianure alluvionali attraverso la modellazione dell’evoluzione dei livelli e della corrente e per l’analisi dell’idrologia delle superfici di bacino. Il primo studio è dovuto a problematiche verificatesi fin dal 2014 causate da una variazione d’uso del suolo, il secondo studio è dovuto a dissesti idraulici iniziati nel 2013 causati alla presenza di un tombinamento che provoca l’ostruzione del tratto verso valle. Si esegue la modellazione dello stato di fatto per identificare le sezioni ed i manufatti problematici, in secondo luogo si realizzano le modellazioni delle ipotesi di progetto. Si definiscono infine le soluzioni praticabili e la spesa ipotizzata a seguito della realizzazione di un computo metrico estimativo.
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GAGLIARDI, ANNAMARIA FABRIZIA. « Le tre acque : la gestione delle risorse idriche nel progetto della citta e del territorio ». Doctoral thesis, Università IUAV di Venezia, 2004. http://hdl.handle.net/11578/278515.

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Brondi, Sonia. « Partecipazione pubblica, memoria collettiva e conflitti ambientali : Un'analisi psicosociali sul territorio della Valle del Chiampo ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2012. http://hdl.handle.net/11577/3422944.

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Résumé :
In the last years, public participation in debates on environmental issues is required by local, national and international political institutions. Moreover, according to recent Italian and European researches, citizens consider environmental threats as one of the most relevant problems and thinks that they are a responsibility of every person. This psychosocial research aims to interpret citizens’ disengagement from decision-making processes organized by Administrations in an attempt to mend the rift between economic development and environmental sustainability, specifically in contexts historically marked by environmental criticalities. Recent studies in social psychology have contributed to the debate on environmental issues and public participation: both with the formulation of theoretical models aimed at identifying the psychological processes that underlie opinions, experiences, practices 'environmentally' significant; both with potential applications and concrete proposals in terms of actions aimed at those sectors equally committed to finding a more efficient environmental management for ensuring sustainable development. Following a constructionist perspective, this research finds its epistemological framework in the theory of social representations (Moscovici, 1961/76). Related domains are: studies on collective memory (Halbwachs, 1925, 1950), as well as social identity theory (Tajfel, 1981) and processes of place identity (Proshansky, Fabian, Kaninoff, 1983). Research aims to investigate the role of psychosocial constructs of collective memory and social and place identity in contributing to co-construct a shared representation of the territory, as well as in their relations with citizens’ participation in debates on environmental issues in contexts marked by widespread environmental criticalities. Examined case is the the Chiampo Valley, near Vicenza (North-East Italy), characterized by the activity of the tanning industries so much that the area is one of the most prosperous industrial districts in this sector worldwide. Research design involves integration of some aspects of the case studies with those of retrospective and longitudinal studies; adopted methodological approach is multimethod (with particular attention to strategies of triangulation) and quali-quantitative. Main findings emerged from the four studies that comprise the plan of research show that the considered constructs (collective memory and social and place identity) contribute to the co-construction of a representation of the territory shared by the members of the community under study, that indicates their non-priority to a direct involvement in the discussion of environmental policies. In order to clarify this statement three dimensions - knowledge, methods and applications - are discussed as well as accurate and adequate reasons to support it are provided.
La partecipazione pubblica su questioni ambientali costituisce oggi un tema centrale di sempre maggior attualità nel dibattito politico e programmatico, nazionale e internazionale. Parallelamente, la crescente sensibilità sulle tematiche ambientali ha prodotto negli anni una diffusa consistente domanda di informazione da parte dei cittadini stessi, inducendo le Istituzioni ad affrontarle con particolare cura e attenzione. La presente ricerca si propone la finalità di rileggere con uno sguardo psicosociale la ridotta partecipazione dei cittadini ai processi decisionali proposti dalle Amministrazioni nel tentativo di ricomporre le fratture venutesi a creare tra sviluppo economico e sostenibilità ambientale, particolarmente in contesti storicamente già ampiamente segnati da criticità in questo senso. La psicologia sociale nei suoi sviluppi recenti ha contribuito ampiamente alle riflessioni su questioni ambientali e partecipazione pubblica, sia con la formulazione di modelli interpretativi teorici che mirano a individuare i processi psicologici che sottostanno a opinioni, vissuti, pratiche ‘ambientalmente’ rilevanti sia con risvolti applicativi concreti in termini di proposte di linee di intervento indirizzate a quei settori ugualmente impegnati nella ricerca di una più efficiente gestione ambientale per consentire uno sviluppo sostenibile. Fondando i suoi presupposti in una prospettiva costruzionista, la presente ricerca trova la propria cornice epistemologica nella teoria delle rappresentazioni sociali (Moscovici, 1961/76). Altri domini ad essa strettamente intrecciati sono gli studi sulla memoria collettiva (Halbwachs, 1925; 1950), la teoria dell’identità sociale (Tajfel, 1981) e il costrutto di identità di luogo (Proshansky, Fabian, Kaninoff, 1983). La ricerca si pone l’obiettivo di indagare il ruolo dei costrutti psicosociali della memoria collettiva e dell’identità sociale e di luogo nel contribuire alla co-costruzione di una rappresentazione condivisa del territorio, oltre che nelle loro relazioni con la partecipazione dei cittadini al dibattito su questioni ambientali in un contesto diffusamente industrializzato e fortemente segnato da criticità in questo senso. Il caso di studio è quello della Valle del Chiampo, in Provincia di Vicenza, la cui principale attività economica è quella della concia delle pelli, tanto che la zona costituisce uno fra i più caratteristici e prosperi distretti industriali in tale settore a livello mondiale. Il disegno di ricerca prevede l’integrazione degli aspetti caratteristici degli studi di caso con quelli di studi retrospettivi e longitudinali; l’approccio metodologico adottato è multimetodo (con una particolare attenzione alle strategie di triangolazione) e quali-quantitativo. La rilettura unitaria dei principali risultati emersi dai quattro studi che compongono il piano della ricerca permette di rispondere che i costrutti considerati contribuiscono alla co-costruzione di una rappresentazione del territorio condivisa dai membri della comunità presa in esame, tale da far ritenere non prioritario un loro diretto coinvolgimento nella discussione di politiche ambientali. Per chiarire in modo esaustivo questa affermazione si sono approfondite tre dimensioni - di conoscenza, metodologica e applicativa - e fornite precise e adeguate motivazioni a ciò che si intende sostenere.
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Trotta, Valentina. « Trasformazioni del paesaggio nel territorio di Segesta tra VII e II SECOLO a.C ». Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2014. http://hdl.handle.net/10556/1782.

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2012 - 2013
La ricerca propone un’analisi delle dinamiche di popolamento che hanno caratterizzato la parte di territorio compresa all’interno dei confini comunali di Calatafimi-Segesta tra il VII ed il II secolo a.C., attraverso una revisione critica dei dati del survey condotto dall'Università di Siena negli anni 1995-1997, finalizzato alla redazione di una Carta archeologica del Comune. La scelta del termine cronologico più antico è dovuta al fatto che le prime tracce materiali di una pianificazione dello spazio cultuale, e forse anche abitativo, sul Monte Barbaro, sede in età classica dell'abitato indigeno di Segesta, risalgono all'ultimo quarto del VII secolo a.C. Nel corso dell'età ellenistica si assiste ad una profonda trasformazione del paesaggio segestano, con la fitta occupazione stabile delle campagne. Alla fine del II secolo a.C. una netta cesura è evidente nella complessa ristrutturazione urbanistica della città di Segesta e nelle forme monumentali di alcune aree cultuali nel territorio circostante, espressioni del potere politico e della ricchezza della classe dirigente locale. [a cura dell'autore]
XII n.s.
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Billi, Erica. « La rinascita del Lido Iride. Progetto di riqualificazione della fascia costiera di Platamona ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/2426/.

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Résumé :
Questo progetto, maturato in seguito a profonde riflessioni basate sull’analisi e la valutazione della situazione territoriale, è scaturito dalla volontà di fornire una risposta alle carenze funzionali e strutturali di un’area dalle molteplici potenzialità. La fascia costiera di Platamona è stata al centro di progetti di lottizzazione che, invece di tutelare l’aspetto naturalistico e unificare un sistema costiero che si estende per circa otto chilometri, hanno inserito strutture prevalentemente ricettive e turistiche in maniera piuttosto arbitraria e senza tener conto della possibilità di organizzare il progetto d’intervento tramite un apposito strumento urbanistico. Il risultato, un tessuto edilizio disomogeneo e disorganizzato, non contribuisce certo alla volontà di attribuire un carattere e un’identità al luogo; anzi, la frequenza di aree in stato di abbandono, che rischiano di diventare discariche a cielo aperto fa quasi pensare ad una situazione di stallo e di incuria sia da parte delle amministrazioni che dei privati. L’idea del progetto deriva da un approccio che ha come obiettivo il massimo sfruttamento delle risorse locali e il minor impatto possibile sul paesaggio e sul sistema attuale. La volontà è quella di riorganizzare e riqualificare gli spazi più significativi, inserendoli all’interno di un sistema di percorsi e connessioni che vogliono unificare e rendere fruibile l’intero sistema costiero fra Platamona e Marina di Sorso. Inoltre è da rivalutare l’aspetto naturalistico del SIC dello Stagno e Ginepreto di Platamona, un’oasi naturalistica che ha tutte le potenzialità per essere posta al centro di un’attività di ricerca e diventare la meta di un turismo mirato. Nel Piano di gestione dello stagno sono già stati previsti e realizzati percorsi su passerelle in legno che si snodano fra i canneti e la pineta limitrofa, con alcune torrette di avvistamento, attualmente posizionate nella zona a sud. Uno degli obiettivi è dunque quello di completare questi percorsi per gran parte del perimetro dello stagno e di stabilire un percorso ciclo-pedonale ad anello che circondi e renda fruibile l’intera area del SIC. A livello di percorsi e connessioni, oltre alla nuova pista ciclabile che correrà parallelamente alla SP 81, si cercherà di fornire nuovi collegamenti anche all’ambito della spiaggia. L’idea è di costruire una passeggiata sul fronte mare che si articoli con leggere passerelle in legno fra le dune irregolari. Si snoderebbe dalla rotonda di Platamona fino alla piazza di Marina di Sorso, per una lunghezza di circa otto chilometri. Il suo scopo è di rendere fruibile l’intera fascia di spiaggia in modo da evitare un eccessivo calpestio del sistema dunario, che purtroppo risente della forte presenza antropica dei mesi estivi. Nel ripensare questi collegamenti e percorsi, si rende necessaria la creazione di aree di sosta attrezzate che si presentano con una certa periodicità, dettata dai pettini e dalle discese a mare. Vi saranno punti di sosta ombreggiati con alberature, aiuole, sedute, fontane e giochi per bambini. Diventa dunque prioritario il fatto di rendere evidente il concetto di unitarietà del sistema costiero in questione, rendendolo riconoscibile tramite l’organizzazione di spazi, episodi e percorsi. Infine il tentativo che riguarda nello specifico il Lido Iride, è quello relativo al suo recupero. L’intento è di restaurarlo e destinarlo a nuove funzioni ricreative-culturali. La struttura principale è mantenuta invariata, soprattutto le stecche che costituivano le cabine sulla spiaggia (elementi alquanto evocativi e radicati nella memoria del luogo). Il complesso sarà riorganizzato in previsione di ospitare workshop e corsi formativi riguardanti la cultura del mare e della salvaguardia dell’ambiente. Molto attuale e sempre più emergente anche in Sardegna risulta l’archeologia subacquea, a cui sono già state dedicate apposite strutture nelle zone di Cagliari e di Orosei. Dunque si riadatteranno le cabine con lo scopo di farle divenire alloggi temporanei per coloro che seguiranno tali corsi, mentre gli altri edifici del complesso fungeranno da supporto per delle lezioni all’aperto (l’arena e la piscina) e per il ristoro o l’allestimento di spazi espositivi (l’edificio centrale del lido). A causa della posizione del complesso balneare (a ridosso della spiaggia) si presuppone che il suo utilizzo sarà prevalentemente stagionale; perciò si è pensato di fornire una struttura di supporto e d’ausilio, la cui fruizione sia auspicabile anche nei mesi invernali: il Nuovo Centro Studi di Platamona. Questo nuovo complesso consiste in una struttura dotata di laboratori, aule conferenze, alloggi e ristorante. Si attesterà sul fronte mare, seguendo la direttrice del nuovo camminamento e innalzandosi su piattaforme e palafitte per non essere eccessivamente invasivo sul sistema dunario. Consisterà in due edifici di testata alti rispettivamente tre e quattro piani, ed entrambi avranno la peculiarità di avere il basamento aperto, attraversato dall’asse della passeggiata sul mare. L’edificio a tre piani ospiterà i laboratori, l’altro il ristorante. Dietro l’edificio dei laboratori si svilupperà una corte porticata che permetterà di giungere alla sala conferenza. Nella parte retrostante i due edifici di testata saranno distribuiti delle stecche di alloggi su palafitte immerse nel verde, caratterizzate da coperture con volte a botte. Lo stile architettonico del nuovo complesso si rifà all’architettura mediterranea, che s’identifica tramite l’utilizzo di basamenti e piccole aperture in facciata, l’uso di pietre e materiali da costruzioni locali, le bianche superfici che riflettono la luce e il forte segno architettonico dei muri che marcano il terreno seguendone l’orografia fino a diventare un tutt’uno.
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Vecchietti, Erika <1976&gt. « Aspetti economici e direttrici commerciali in Caonia : le anfore di Phoinike, Albania e del territorio ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2986/1/Vecchietti.pdf.

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Vecchietti, Erika <1976&gt. « Aspetti economici e direttrici commerciali in Caonia : le anfore di Phoinike, Albania e del territorio ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2986/.

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Marullo, Andrea. « Valutazione della portata esitata dagli scarichi della diga di Vulci in occasione della piena del novembre 2012 ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/6848/.

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Résumé :
La tesi ha avuto ad oggetto l'evoluzione dell’onda di piena del fiume Fiora nella mattinata del 12/11/2012, a monte dello sbarramento di Vulci (Enel S.p.a.), la quale ha determinato il superamento della quota di massimo invaso dell’impianto e ha messo in evidenza come le equazioni descrittive, presenti all’interno del Foglio di Condizione e Manutenzione dell’Impianto (F.C.E.M), non siano rappresentative della reale capacità di scarico della diga. Sulle base di queste osservazioni è stato adottato un modello matematico sfruttando il codice di calcolo HEC-RAS per la valutazione della massima portata scaricabile dagli scarichi dell’impianto in occasione di eventi di piena particolarmente intensi. Dallo studio si è ricavato che la portata massima scaricata della diga durante l’evento suddetto è risultata circa 1430 m3/s, mentre la massima portata affluita all’impianto è risultata circa 1450 m3/s, valore potenzialmente sfruttabile per una revisione della sicurezza idraulica dello sbarramento.
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