Littérature scientifique sur le sujet « DEL TERRITORIO E DELLA SOCIETA' »

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Articles de revues sur le sujet "DEL TERRITORIO E DELLA SOCIETA'"

1

Iannone, Roberta. « Oltre la crisi ? Condizioni e prospettive del lavoro a Roma ». RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, no 2 (juin 2011) : 5–129. http://dx.doi.org/10.3280/sa2011-002001.

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Résumé :
Lo studio analizza, dal punto di vista sociologico e nell'esame delle dinamiche dello sviluppo, le modalitŕ con cui il territorio romano si organizza rispetto ai criteri di competitivitŕ, inclusione e crescita. Si considerano in particolare come riferimenti guida quelli ritenuti determinanti per lo sviluppo sostenibile in una societŕ postmoderna: capacitŕ di agire, opportunitŕ, servizi e strumenti, diritti, competenze. L'analisi considera anche il confronto tra Roma e altre aree metropolitane italiane ed europee e valuta politiche, strumenti, servizi e condizioni dell'economia e della societŕ romana rispetto al tema guida della competitivitŕ dei sistemi locali attraverso i dati della Camera di Commercio, delle organizzazioni di impresa, della banca dati Excelsior, dei Fondi interprofessionali e dei dati sul lavoro e sulla formazione istituzionali.
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2

Di Bartolo, Francesco. « La riforma del latifondo nella Sicilia del primo dopoguerra ». QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, no 4 (décembre 2010) : 121–54. http://dx.doi.org/10.3280/qu2010-004005.

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Résumé :
Nel primo dopoguerra in Europa i governi procedevano a riforme redistributive della terra, in Italia si tentava la via delle bonifiche tramite l'Opera nazionale combattenti. In questo contesto la Sicilia fu il principale banco di prova per sovrapporre a ordinamenti latifondistici privi di investimenti un sistema di conduzione economica modellato sulla tradizione del cooperativismo, piů corrispondente alle esigenze di una moderna societŕ capitalista. Il piano di riqualificazione del territorio si poneva l'obiettivo di aggredire il latifondo con una moderna legislazione sugli espropri e i contratti a miglioria. Tuttavia l'esempio siciliano ci consente di concludere brevemente che il progetto basato sulla diffusione della conduzione cooperativistica e sostenuta dall'intervento pubblico naufragň a causa di un ceto politico locale poco attrezzato ad accogliere le sfide dello sviluppo capitalistico.
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3

Balbo, Marcello. « Piani risoluti per incerte societŕ ». ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no 104 (octobre 2012) : 15–30. http://dx.doi.org/10.3280/asur2012-104002.

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Résumé :
Le rapide trasformazioni subite dalla cittŕ e dal territorio negli ultimi due decenni come conseguenza del mutare delle economie, delle nuove tecnologie, del passaggio dal sistema di nodi alle reti e flussi, del social networking, dovrebbero annunciare piani e progetti adattabili al cambiamento. Al contrario, alla societŕ incerta che si andava delineando, molte cittŕ europee hanno imboccato la strada di piani "risoluti", che lasciano ben poco spazio alla flessibilitŕ, strumenti costitutivi della nuova politica urbana che si č accompagnata alle politiche liberiste e attraverso cui le cittŕ hanno cercato un proprio spazio nella divisione della produzione e del consumo affermata dalla globalizzazione.
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4

Pontalti, Corrado. « Essere famiglia tra adolescenza e societŕ ». RICERCA PSICOANALITICA, no 1 (mars 2011) : 61–77. http://dx.doi.org/10.3280/rpr2011-001005.

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Résumé :
L'adolescenza č un tempo e un territorio di transito tra la famiglia e la societŕ. L'organizzazione "famiglia" e le caratteristiche della societŕ non sono delle invarianti. Mutano nel tempo a seconda delle caratteristiche generali di una cultura. La rapida trasformazione della cultura nell'epoca storica attuale ha profondamente modificato il senso istituzionale dell'"essere famiglia" e i compiti ad essa demandati dal sociale. I genitori non possono piů essere guidati da saperi tradizionali e si trovano di fronte a problematiche del tutto nuove nel momento in cui i figli transitano, con diversi e dirompenti compiti evolutivi, nei territori di un sociale che in pratica li ignora. Nell'articolo vengono approfondite, con rimandi clinici, queste tematiche quale consapevolezza necessaria per impostare correttamente il compito di aiuto proprio della professione di psicologi e di psicoterapeuti.
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5

Villari, Beatrice. « Design e territorio. Cuando l’oggetto progettuale del design e ’il capitale territoriale ». i+Diseño. Revista Científico-Académica Internacional de Innovación, Investigación y Desarrollo en Diseño 1 (8 mars 2009) : 174–78. http://dx.doi.org/10.24310/idiseno.2009.v1i.12753.

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Résumé :
Partendo dal presupposto che il Design può contribuire al processo di sviluppo territoriale, i designer dovrebbero prendere in considerazione i fattori che definiscono sia il territorio che la pratica del design. L'ipotesi è che certe condizioni legate alla società in cui operiamo (società della conoscenza o società della rete) possono influenzare la qualità dei territori e quindi la natura della pratica del design. Dal punto di vista del design, queste condizioni possono influenzare la scelta della disciplina, così come gli approcci e gli strumenti che potrebbero essere applicati. L'autore delineerà un approccio progettuale per lo sviluppo locale che impiega concetti chiave (come reti, asset intangibili, condivisione della conoscenza) e che lavora a diverse scale di progetto: prodotto-servizio, comunicazione e visione strategica.
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6

Antonič, Nives, et Mojca Cerkvenik. « insegnamento dell’italiano e l’educazione interculturale in Slovenia ». Revista de Italianística, no 38 (29 décembre 2019) : 61–72. http://dx.doi.org/10.11606/issn.2238-8281.v0i38p61-72.

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Résumé :
L’articolo si propone di presentare una panoramica delle principali caratteristiche che riguardano l’insegnamento/apprendimento dell’italiano in Slovenia e una riflessione sull’importanza dell’educazione interculturale al fine di contribuire all’inclusione del singolo nella società che lo circonda. Dopo una sintetica illustrazione del quadro giuridico nel quale si inserisce la tutela delle lingue minoritarie in Slovenia, si presenta il percorso scolastico e le caratteristiche dell’insegnamento/apprendimento della lingua italiana come lingua materna (L1) e lingua seconda (L2) nel territorio bilingue nonché come lingua straniera (LS) nel resto della Slovenia. In particolare, vengono delineate le peculiarità del modello di educazione bilingue del Litorale sloveno, territorio di confine e area di contatto di culture prevalentemente romanze e slave. Infine, si evidenzia la necessità di applicare un approccio interculturale all’insegnamento in quanto il buon funzionamento della società multiculturale contemporanea dipende dalla consapevolezza della propria cultura congiuntamente all’esistenza di altre culture dell’ambiente. In questo modo sia insegnanti che studenti saranno coscienti del bisogno costante di accrescere le proprie competenze sia linguistiche che interculturali.
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7

Kunzmann, Klaus R. « Dopo la crisi economica globale : implicazioni sulle politiche per il futuro del territorio europeo ». TERRITORIO, no 58 (septembre 2011) : 7–15. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-058001.

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Résumé :
Il saggio si interroga sulle implicazioni territoriali di una crisi finanziaria non ancora conclusa che si ripercuote sulle economie locali europee. L'autore sottolinea la vulnerabilitŕ del ‘vecchio continente' e delle sue varietŕ regionali. A fronte della difficoltŕ a misurare analiticamente gli esiti spaziali della crisi, il saggio presenta cinque scenari di crescita europei che, in forma non necessariamente alternativa, alludono ad altrettante trame di possibili strategie di sviluppo spaziale nella dimensione continentale. Evocando i temi della societŕ della conoscenza, dell'economia creativa e della formazione permanente, della centralitŕ del paesaggio e dei contesti rurali, dei processi culturali e delle nuove produzioni, come quello dei molteplici legami con le economie emergenti a scala globale, il saggio ci conduce a considerare con realismo l'idea di un'Europa a due velocitŕ.
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8

Di Petta, Gilberto, Danilo Tittarelli et Raffaele Vanacore. « Il medico psichiatra : chi era costui ? Riflessioni sulla crepa dello specchio ». RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no 1 (avril 2022) : 113–33. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2022-001007.

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Le forme del conoscere, dell'essere e dell'agire psichiatrico sono state tutt'altro che stabilite una volta per tutte. Gli attuali strumenti accademici di formazione si sono appiattiti da tempo su di una linea semplicistica e riduzionistica. Nel Secondo Novecento una serie di condizioni aveva conferito alla figura dello psichiatra una centralità mai avuta prima nella storia: la chiusura/ridimensionamento dei manicomi, l'introduzione e la diffusione degli psicofarmaci, l'avvento del concetto di "salute mentale" territoriale. Il suddetto riduzionismo, però, ha scelleratamente decomplessizzato la figura dello psichiatra, il cui problema identitario è, così, divenuto ancor più pressante, fino ad implodere, come l'immagine alla rottura di uno specchio. La psichiatria, infatti, a differenza di altre branche mediche, mette in gioco un fattore antropologico, quello della "follia" e delle sue modalità di manifestazione e di costituzione. Se questo fattore, storicamente, era considerato decisivo nello strutturarsi e nel rivelarsi della cosiddetta "malattia mentale", in epoca più recente la bonifica della psichiatria dalle paludi della follia ha prodotto, a nostro avviso, e in maniera speculare, una rottura nella costituzione identitaria dello psichiatra. Chi è lo psichiatra se non è più in grado di tenere acceso il dialogo tra la società e la follia? La questione della follia mette in moto, come legna che alimenta il fuoco dell'umano, la ricerca del senso e della cura. Lo sradicamento della follia dal territorio dell'umano ha prodotto una classe di psichiatri in cerca d'autore, partecipi di una quotidiana messinscena clinica, senza alcuna pretesa di comprensione, di cura e di libertà. Le sole, queste ultime, a poter consentire uno specchiarsi non deforme - attraverso il prisma umano dello psichiatra - della "follia" e della "norma", in quanto entrambe espressioni della vita.
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9

Bompiani, Adriano. « Una valutazione della “Convenzione sui diritti dell’uomo e la biomedicina” del Consiglio d’Europa ». Medicina e Morale 46, no 1 (28 février 1997) : 37–55. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1997.888.

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Résumé :
L’articolo si occupa della recente “Convenzione sui diritti dell’uomo e la biomedicina” elaborata dal Comitato Direttivo per la Bioetica (CDBI) della Comunità Europea ed approvata dal Comitato dei Ministri europei nel novembre del 1996. Premesso che il testo approvato andrà implementato da protocolli esplicativi dei principi affermati nella Convenzione stessa, l’autore traccia un breve excursus storico del documento analizzando le ragioni che ne hanno giustificato la stesura, i criteri generali adottati ed i principi etici fondamentali che hanno ispirato l’articolato. L’analisi della Convenzione procede nel tentativo di dare risposta ai seguenti quesiti: Come valutare la Convenzione in merito ai contenuti? a quali principi e criteri etici corrispondono le proposte della Convenzione? e, infine, quali sono gli aspetti che riguardano gli obblighi degli Stati firmatari, i meccanismi di controllo, quali le riserve ed interpretazioni dello strumento internazionale? In breve, l’ultima parte del lavoro può riassumersi nel seguente modo: 1. il testo della Convenzione risulta apprezzabile in alcuni punti (come nell’affermazione della necessità di protezione dell’essere umano, che rimane prioritario rispetto agli interessi della società) e discutibile in altri (quali, ad esempio, la tutela della vita prenatale, la tecniche di procreazione artificiale, l’assistenza ai morenti, ecc.); 2. la Convenzione si rifà ai principi etici di una medicina attiva, tecnologica e sperimentale diffusi largamente nel mondo anglosassone, il cosiddetto “principialismo”; 3. vengono stabilite delle procedure volte a garantire l’adempimento delle affermazioni contenute nella Convenzione, anche se gli Stati membri possono, al momento della ratifica, formulare riserve nel caso in cui una legge in vigore sul proprio territorio non sia conforme alla disposizione della Convenzione.
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10

Romita, Tullio, et Antonella Perri. « L'impatto della mobilità territoriale delle persone sulle aree turistiche : il caso della mobilità turistico-residenziale ». ROTUR. Revista de Ocio y Turismo 10, no 1 (28 décembre 2015) : 23–42. http://dx.doi.org/10.17979/rotur.2015.10.1.1453.

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Résumé :
Le stime dell'UNWTO, fino ad ora sostanzialmente tutte rispettate, affermano che nel prossimo decennio la mobilità turistica e la portata globale supereranno la somma di un miliardo e mezzo di passeggeri. In questa prospettiva, spicca come priorità il tema dello sviluppo del turismo sostenibile, ovvero il controllo degli impatti della mobilità turistica sull'ambiente e sulla società e l'applicazione pratica dei principi della sostenibilità della vita vita quotidiana delle persone e gestione del territorio. L'impressione è di trovarsi di fronte ad una "sfida globale", alla quale si deve rispondere con modelli di reclutamento di uno sviluppo equilibrato e condiviso, non solo a livello locale ma a livello globale. Tuttavia, c'è un altro problema: le stime non includono completamente la mobilità turistica internazionale, dal momento che il fenomeno è poco noto alle statistiche ufficiali, turismo e mobilità residenziale, ovvero il movimento dei turisti che soggiornano in abitazioni private verso utilizzare in vacanza. Tuttavia, in Italia, come in molte altre parti del mondo, il turismo residenziale (o alloggio privato è un fenomeno sociale molto rilevante, che la massa del turismo organizzato convenzionale ha solo le radici in comune. Questo ruolo, utilizzando una parte del le innumerevoli attività di ricerca svolte negli ultimi dieci anni nella mobilità residenziale turistica del Centro di Ricerca e Studi sul Turismo dell'Università della Calabria, vuole sottolineare gli effetti positivi e negativi di questo tipo di mobilità turistica, in una situazione fenomeno su larga scala, e in un'area italiana tra le meno sviluppate del Paese.
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Thèses sur le sujet "DEL TERRITORIO E DELLA SOCIETA'"

1

Amelii, Valeria. « Evoluzione spazio-temporale della distribuzione della popolazione nel bacino del Limpopo in relazione a eventi di siccità ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/17392/.

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Résumé :
In un contesto mondiale in cui disastri naturali come inondazioni e siccità sono in drastico aumento, è necessario approfondire l’analisi di coevoluzione tra tali estremi idrologici e le società umane. Recenti ricerche sui cambiamenti climatici [IPCC, 2014] hanno messo in evidenza la teoria secondo cui alla base delle frequenti alluvioni, ci siano lunghi e severi periodi di siccità che abbiano spesso spinto le comunità a riavvicinarsi ai fiumi, rendendole maggiormente esposte al rischio inondazioni. Il seguente studio propone una valutazione dell’evoluzione spazio-temporale della distribuzione della popolazione nel bacino del Limpopo (Africa meridionale) dal 1975 al 2013, al fine di valutare le migrazioni avvenute nei periodi siccitosi, in contrasto con gli allontanamenti ampiamente diffusi nel caso di inondazioni. L’analisi è stata effettuata a livello planimetrico ed altimetrico attraverso l’uso di immagini satellitari contenenti informazioni di luminosità artificiale notturna, densità abitativa e percentuale di edificato ad una risoluzione dettagliata di 1 km. I risultati si sono dimostrati coerenti tra loro nel confermare che la popolazione continua a concentrarsi maggiormente vicino al fiume e hanno evidenziato diverse occasioni di avvicinamento, in seguito a lunghi periodi di siccità. Così come è stata ottenuta una corrispondenza tra valori negativi dell’indice di siccità idrologica SRI (condizioni siccitose) e minimi valori di distanza umana media dal Limpopo. Ricerche come queste basate sull’indagine di come la società influenzi e si faccia influenzare da eventi di questo genere, potrebbero rappresentare oggigiorno una buona guida per la messa a punto di nuove strategie di previsione e mitigazione della siccità, ma anche di costruzione di società resilienti e consapevoli.
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Bertolin, Paolo <1973&gt. « Alcune riflessioni sulla realtà sociale del territorio pordenonese e il ruolo del Servizio Sociale in rapporto all’evoluzione della società e dei suoi bisogni ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/9430.

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Résumé :
Il servizio sociale ha un importante funzione di osservatorio e di riflessione sui fenomeni sociali, sui loro mutamenti e sull’evoluzione dei bisogni nel contesto in cui opera, per individuare interventi adeguati in un sistema integrato di servizi. Il presente lavoro intende evidenziare i maggiori processi economici e sociali che operano a livello nazionale e sovranazionale, rilevare come interagiscono con il contesto pordenonese in relazione alla sua storia economica, sociale e culturale. Molti specialisti e operatori dei servizi riportano come, negli ultimi anni, siano emerse in Italia nuove fragilità tra la popolazione, il cronicizzarsi e l’aumento delle situazioni di marginalità sociale rispetto ai quali i territori si dimostrano espulsivi e i servizi in difficoltà. È necessario adottare uno sguardo ampio che riesca a riconoscere la complessità dei fenomeni emergenti, con le loro connessioni e contraddizioni, e insieme affinare un’attenzione ai microcontesti per identificare i problemi, le disuguaglianze, le emarginazioni e le sofferenze, ma anche le risorse mobilitabili e valorizzabili. Ho voluto quindi analizzare quali bisogni, progettualità, strategie di lavoro ha individuato l’Ambito Distrettuale Urbano 6.5, attraverso gli strumenti che gli sono propri: i profili di comunità, i piani di zona, i percorsi di studio e di ricerca, l’operatività degli assistenti sociali con gli utenti e il lavoro di rete con i servizi e le istituzioni.
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3

Saule, Francesca Romana. « Infrastrutture, prezzi e regolamentazione dei mercati del gas naturale ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2011. http://hdl.handle.net/10077/4562.

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Résumé :
2009/2010
Lo scopo della presente ricerca è quello di investigare le interdipendenze di prezzo tra i diversi mercati, con particolare attenzione agli impatti che le infrastrutture fisiche e il loro funzionamento hanno avuto sulla struttura di dipendenza della dinamica dei prezzi relativamente al caso Transitgas. A partire dall’analisi dei Day Ahead Prices sulle principali Borse Europee impattate dalla chiusura del gasdotto (APX-Olanda, EEX-Germania e PSV- Italia), e dalle simulazioni di possibili scenari di aumento di capacità gas per il PSV, sono state tracciate le principali problematiche del Sistema Gas Nazionale nell’ambito di organizzazione, regolamentazione e pricing, proponendo nel contempo alcune direttrici ed azioni di intervento per risolvere le principali criticità, attraverso: 1).la presentazione di un quadro completo e sistemico della letteratura; 2). la valutazione degli aspetti più importanti della regolamentazione del settore identificandone le principali fonti di rischio presenti nel mercato (AEEG, 2008); 3). l’analisi dei modelli esistenti della liberalizzazione nel mercato del gas (Fiorenzani, 2009) ed il relativo studio dei meccanismi di funzionamento dell’industria del gas naturale; 4). la comprensione delle modalità di determinazione delle tariffe e dei meccanismi di pricing all’interno della business supply chain del gas naturale (Portatadino, 2004); 5). l’individuazione e la scelta delle soluzioni idonee a dare liquidità, competitività e flessibilità al mercato scegliendo quale modalità di trasporto sia più efficiente ed efficace (AIEE, 2006). Sono state individuate alcune previsioni e prospettive sul mercato del gas Italia (possibili scenari e trend) per orientare gli investimenti e sapere come devono muoversi gli operatori per evidenziare quali sono gli elementi necessari per sviluppare il mercato, brevemente: a). presenza di un hub che sia in grado di concentrare la liquidità commerciale; b). presenza di una borsa del Gas Italiana (P-Gas) per aumentare la liquidità, la flessibilità di sistema e ridurre i prezzi; c). presenza di maggiori infrastrutture (potenziamento gasdotti o GNL); d). evoluzione dello stoccaggio strategico. Sono state formulate inoltre ipotesi di linee guida per operare con successo e sfruttare tutte le opportunità all’interno della complessa filiera gas: riduzione contratti take or pay con diversificazione delle fonti di approvvigionamento; assetto di mercato favorevole alla concorrenza; gas release pluriennali che inducano un comportamento di offerta concorrenziale condizione fondamentale perché la futura Borsa Gas possa produrre suoi benefici effetti.
XXII Ciclo
1981
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4

Millo, Giovanni. « Some economic aspects of insurance ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2010. http://hdl.handle.net/10077/3505.

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2008/2009
This dissertation is based on three papers concerning aspects of insurance market development, analyzed in the light of the economic function of insurance and with the methodological tools of Econometrics and based on evidence from Italy. The first deals with the development of the non-life market, the second analyzes the life market and the third a particular facet of, again, non-life: the influence of the legal environment. The abstracts for the three papers follow. In the first, we analyze the consumption of non-life insurance across 103 Italian provinces in 1998-2002 in order to assess its determinants, in the light of the empirical literature. Using sub-regional data we overcome an important limitation of cross-country analyses, i.e. the systemic heterogeneity due to country-specific characteristics. Individual heterogeneity is accounted for through panel data techniques. However, considering spatial units within a single market raises issues of cross-sectional or spatial dependence, either due to common nation-wide and/or regional factors or to spatial proximity. We carefully assess spatial dependence, employing recent diagnostic tests, finding out that the regressors included in our specification successfully account for spatial dependence. Insurance turns out to depend on income, wealth and some demographics, as already established, but also on trust, judicial efficiency and borrowing conditions. This finding helps in explaining the gap between Central-Northern Italy and the South of the country. In the second we analyze the consumption of life insurance across 103 Italian provinces in 1996-2002. Cross-country analyses of insurance development have suffered from the presence of too many idiosyncratic country-level determinants (like legal system, social security, taxation or inflation history). Panel studies in the field suffer from the curse of dimensionality as well. A regional analysis of Italy, a notoriously very diverse country, provides an environment with less unobserved heterogeneity while retaining a fair amount of variance in income, demographics etc.. An- other limitation of cross-country studies of life insurance, the difficulty of observing prices, may be overcome as average policy loadings tend to be uniform across regions. On the converse, a regional study raises issues of cross-sectional dependence, either due to common nationwide factors or to spatial proximity. We control for unobserved heterogeneity through macroregional and time fixed effects. We develop a new spatial random effects model including both spatial lags of the dependent variable and spatial and serial correlation in the errors; we estimate it by maximum likelihood through an algorythm implemented in the R language. Life insurance turns out to depend on economic development, savings and some demographics, as expected, but also on the general level of trust and the density of the distribution network. Life insurance is negatively correlated with education, supporting the view that better education fosters financial risk taking. In the third, we start from the consideration that civil trials take far too long in Italy compared to other countries. Inefficiency of civil law in enforcing property rights is recognized as a limiting factor for economic development at large and for that of financial markets in particular. Of the three main elements of judicial inefficiency: unfair judgment, costly procedures and lengthy procedures, we concentrate on the third analyzing its relevance for the insurance contract. We contend that the duration of civil trials is an important obstacle to non-life insurance, because it reduces the present value of the contingent claim held by the insured in case of litigation. Thus we expect non-life insurance consumption to be lower, all other things being equal, where judicial procedures are slower. We test our hypothesis on two datasets: a provincial panel dataset for the years 1998-2002 and a household survey comprising three waves for the years 1989, 1991 and 1993. We estimate a number of alternative specifications on the aggregate data, and probit and tobit models on household data, finding significant negative effects of judicial inefficiency on insurance consumption in both settings. We conclude that the excessive length of civil trials is a depressing factor for the development of the Italian non-life insurance market.
Questa tesi si basa su tre articoli riguardanti aspetti dello svilupo del mercato assicurativo, analizzato alla luce della funzione economica dell’assicurazione e con gli strumenti metodologici dell’Econometria, sulla base di dati italiani. Il primo si occupa dello sviluppo del mercato non-vita, il secondo analizza il mercato vita e il terzo un particolare aspetto del non-vita: l’influsso dell’ambiente legale. Nel primo articolo analizziamo il consumo di assicurazione non-vita in 103 province italiane nel 1998-2002 allo scopo di stabilirne le determinanti, alla luce della letteratura empirica. Usando dati provinciali superiamo un’importante limite degli studi sui paesi:l’eterogeneità sistemica. Teniamo conto di quella individuale tramite tecniche per dati panel. Comunque, considerare unità spaziali entro un singolomercato dà luogo a problemi di dipendenza sezionale o spaziale, dovuta a fattori comuni o alla prossimità nello spazio. Controlliamo la dipendenza spaziale per mezzo di recenti test diagnostici, scoprendo che i regressori da noi inclusi nella specificazione cntrollano efficacemente la dipendenza spaziale. Ne risulta che l’assicurazione dipende dal reddito, dalla ricchezza e da variabili demografiche, come già noto, ma anche dal livello di fiducia nel prossimo, dall’efficienza del sistema giudiziario e dalle condizioni del mercato del credito. Questi risultati aiutano a spiegare il divario tra il Centro-Nord e il Sud del paese. Nel secondo lavoro analizziamo il consumo di assicurazione vita in 103 province italiane nel 1996-2001. Le analisi sezionali su paesi dello sviluppo assicurativo hanno sofferto della presenza di troppi elementi idiosincratici (il sistema legale, quello di sicurezza sociale, quello fiscale o la storia inflazionistica). Anche le analisi panel soffrono del problema delle variabili incidentali. Un’analisi regionale dell’Italia, paese notoriamente vario, offre un ambiente con meno eterogeneità mantenendo una buona variabilità nelle caratteristiche osservabili. Un’ulteriore limitazione degli studi sui paesi, la difficoltà nel definire e nell’osservare i prezzi, viene superata constatando che gli stessi sono uniformi a livello nazionale. D’altra parte, uno studio regionale pone prob- lemi di dipendenza sezionale dovuta a fattori comuni o alla prossimità nello spazio. Controlliamo per l’eterogeneità non osservabile mediante effetti fissi macroregionali e temporali. Sviluppiamo un nuovo modello a effetti random comprendente sia ritardi spaziali della variabile dipendente che correlazione seriale e spaziale negli errori. Lo stimiamo a massima verosimiglianza tramite un algoritmo implementato nel linguaggio R. L’assicurazione vita risulta dipendere dallo sviluppo economico, dal risparmio e da alcune variabili demografiche, come ci si attendeva, ma anche dal livello generale di fiducia e dalla densità della rete agenziale. L’assicurazione vita è negativamente correlata con il livello di educazione, supportando l’ipotesi che una maggiore educazione aumenti la propensione al rischio finanziario. Nel terzo partiamo dalla constatazione che i processi civili sono troppo lunghi in Italia rispetto agli altri paesi. L’inefficienza della giustizia civile nel far valere i diritti di proprietà è riconosciuta come un fattore limitante per lo sviluppo economico in generale e per quello finanziario in particolare. Dei tre elementi del’inefficienza giuridica: giustizia, costo e tempo dei procedimenti, ci concentriamo sul terzo analizzando la sua rilevanza per il contratto assicurativo. Sosteniamo che la durata dei processi civili è un importante ostacolo per l’assicurazione non-vita, in quanto riduce il valore attuale del diritto condizionato detenuto dall’assicurato nel caso si vada in giudizio. Pertanto ci aspettiamo che a parità di altre condizioni il consumo di assicurazione sia minore dove le procedure giudiziarie sono più lente. Testiamo la nostra ipotesi su due basi dati: una provinciale relativa agli anni 1998-2002 e un’indagine campionaria sulle famiglie comprendente le tre ondate 1989,1991 e 1993. Stimiamo varie specificazioni alternative sui dati aggregati e modelli probit e tobit sui dati micro, trovando un significativo effetto negativo dell’ineficienza giudiziaria sul consumo di assicurazione in entrambi i casi. Ne concludiamo che l’eccessiva lunghezza dei processi civili deprime lo sviluppo del mercato assicurativo non-vita in Italia.
XXII Ciclo
1970
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5

Della, Puppa Marco. « I driver del Global logistics network design nel legame economia, trasporti e logistica - aspetti teorici e casi applicativi ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2011. http://hdl.handle.net/10077/6001.

Texte intégral
Résumé :
2009/2010
La tesi di dottorato si sviluppa avendo come punto di partenza un filone secondo il quale la ricerca scientifica nelle discipline del logistics management e dell’economia spaziale procede autonomamente facendo si che i due ambiti di ricerca risultano essere slegati pur essendovi alcuni elementi che li accomunano; per questo motivo viene proposta una agenda di ricerca finalizzata all’integrazione delle due al fine di creare un nuovo sistema di supporto alle decisioni per le politiche logistico/trasportistiche in capo al pianificatore pubblico. Più in particolare è posto l’accento principalmente su due specifici problemi di ricerca aperti dei quali il primo può essere considerato funzionale al secondo. In quest’ottica se il primo è volto all’ulteriore approfondimento dei principali driver firm level che stanno alla base delle configurazioni oggi assunte dalle reti logistiche globali (global logistics network design), l’altro filone è finalizzato allo sviluppo di nuovi modelli interpretativi dei legami tra la logistica in un’ottica aggregata (che supera quindi la visione puramente micro a favore dei livelli meta e macro) e l'economia regionale/spaziale. In altre parole essendo il logistics management focalizzato sulle dinamiche dell’impresa, la sfida proposta consiste nel capire ancora meglio le dinamiche logistico-trasportistiche micro indotte dai recenti fenomeni di globalizzazione in modo da poter elaborare, in step successivi, modelli logistici aggregati (meta e macro appunto, quali possono essere ad esempio quelli distrettuale/locale e regionale) che possano essere utili a meglio comprendere quale è il ruolo della logistica (e del logistics network design più precisamente), come evoluzione del trasporto, nell’ambito delle relazioni economiche a livello spaziale e quindi nella spatial economics. La tesi si è inserita all'interno del primo dei due ambiti di ricerca individuati, ossia quello finalizzato all'ulteriore approfondimento delle tematiche attinenti i trasporti e la logistica facendo particolare riferimento ai driver, cioè alle forze che determinano l'evoluzone globale della logistica, nonchè ai connessi aspetti decisionali e comportamentali che stanno alla base delle attuali configurazioni di logistics network design. Più in particolare obiettivo specifico della tesi è verificare, attraverso l'analisi di una serie di casi studio, quali sono i driver sottostanti i processi decisionali e comportamentali che hanno portano al (ri)disegno dei network logistici considerati. Dal punto di vista metodologico il lavoro si articola in quattro parti. Nella prima parte, muovendo da un’analisi della letteratura scientifica, sarà preso in esame il legame trasporti, logistica ed economia ed esplicitato perchè è opportuno progredire nella sua conoscenza sia a fini positivi che normativi. Per quanto riguarda la finalità positiva di approfondimento della conoscenza del legame, partendo dalla disamina di ciò che accomuna i trasporti e la logistica (come evoluzione del trasporto) con l'economia regionale/spaziale, sono analizzati i processi di evoluzione dei trasporti con particolare riferimento all'evoluzione del concetto di "costo del trasporto" ed esplicitati i punti di vista (gli approcci) dai quali il legame può essere analizzato. In relazione alla seconda, quella normativa, si va invece a verificare come una più approfondita conoscenza del legame economia-trasporti-logistica oltre alla finalità di arricchimento scientifico ha anche un risvolto normativo, ossia si configura quale elemento utile ai soggetti chiamati a pianificare le reti logistico-trasportistiche a livello territoriale. Nella seconda parte ci si concentra a livello micro e si entra nella c.d. black box della logistica prendendo in esame la letteratura sul logistics management. Più in particolare si va a vedere quali sono le principali problematiche logistico-trasportistiche generate dai recenti fenomeni di globalizzazione dell'economia, quali sono le forze (i driver) alla base dell'attuale evoluzione globale della logistica e più specificamente della (ri)configurazione globale dei network logistici. Nella terza parte del lavoro, ricorrendo ad un framework analitico che si basa su pecifiche metodologie proposte dal logistics management, vengono analizzati una serie di case study appartenenti sia al versante domanda che a quello dell'offerta logistico-trasportistica. Il framework applicato si sviluppa attorno due “sotto-metodologie” complementari che intendono descrivere i casi ponendosi in una prospettiva che abbraccia tanto le strategie e le soluzioni adottate in passato quanto quelle attuali in modo da evidenziare i processi di evoluzione delle configurazioni di network design implementate in risposta ai driver evolutivi. Più nello specifico la prima delle due “sotto-metodologie” si concretizza in uno schema di analisi dei processi e delle attività logistiche finalizzata alla ricostruzione della catena logistico-produttiva/supply chain nelle sue diverse componenti approvvigionamento, produzione e distribuzione; la seconda è invece finalizzata ad identificare le strategie, i modelli operativi e le pratiche operative (logistico-trasportistiche) contestualizzate rispetto l’ambiente in cui le imprese sono calate. Le evidenze emerse nella terza parte sono oggetto di elaborazione all'interno della quarta, quella il cui obiettivo (che è anche obiettivo della tesi) è fornire un contributo alla comprensione delle forze (cioè dei driver) che hanno determinato i processi di (ri)disegno delle reti logistiche globali. In altre parole ciò che si vuole ottenere è una maggiore chiarezza di quali sono i motivi che, in chiave del mantenimento o dell'accrescimento della competitività globale, hanno indotto una serie di imprese ad intraprendere dei percorsi di (ri)disegno delle proprie reti logistico-trasportistiche e di capire altresì quali sono le soluzioni logistico-trasportistiche concretamente implementate in risposta a tali forze.
XXII Ciclo
1975
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6

Salera, Antonio. « Policy evaluation e policy learning nella regione FVG : indicazioni dall' applicazione dell'approccio controfattuale alle politiche di sviluppo nel settore turistico della montagna marginale ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2010. http://hdl.handle.net/10077/3628.

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Résumé :
2008/2009
Il tema centrale del progetto di ricerca riguarda la valutazione delle politiche pubbliche regionali di sviluppo mediante l’introduzione di un approccio di tipo quantitativo; la valutazione è intesa come un processo di policy learning in grado non solo di stimare se e quanto un set di interventi sia stato efficace, ma anche di restituire capacità cognitiva ai soggetti interessati in vista di applicazioni future. In particolare, si vuole valutare l’applicabilità di metodologie statistiche consolidate in ambito valutativo, quali quelle afferenti al cosiddetto “approccio controfattuale” su tematiche scelte in coerenza con il Piano Unitario di Valutazione (PUV) della Regione FVG. Tale approccio ha il pregio di fornire stime robuste senza dover esplicitare la forma funzionale utilizzata, come accade, invece, nel caso di metodologie che si basano su modelli di stima parametrica - ad esempio, i modelli di regressione. Il lavoro, attraverso una ricognizione della letteratura esistente in materia, espone, innanzitutto, le motivazioni che spingono le pubbliche amministrazioni a dotarsi di sistemi di valutazione e pone in evidenza come, a livello di Unione Europea, soggetto istituzionale che ha spinto le Regioni a dotarsi di un piano di valutazione unitario per la politica regionale di sviluppo, non ci sia una visione univoca del concetto di valutazione. La “confusione concettuale” che ne deriva comporta distorsioni nella portata e nella fruizione delle evidenze che emergono dai singoli rapporti di valutazione generalmente realizzati nel caso di programmi di politica regionale di sviluppo. Tra tutti gli interventi pubblici oggetto di ricognizione la ricerca prende in esame il Docup Ob2, asse 4, misura 3: la misura consiste in un set di interventi (contributi, compartecipazione al costo) per la valorizzazione turistica del territorio alpino della cosiddetta “montagna marginale”. Essendo la partecipazione al programma su base volontaria, esiste un’elevata probabilità di autoselezione dei partecipanti. Di conseguenza, la metodologia scelta per la valutazione è il Difference in Difference design con assunto di parallelismo nei trend. L’analisi viene condotta sui 59 Comuni della montagna marginale del FVG, di cui 33 beneficiari di almeno uno degli interventi previsti dalla misura e 26 non partecipanti. La domanda valutativa a cui si cerca risposta è se e in che misura aver beneficiato dei contributi previsti abbia avuto un effetto sui flussi turistici nei comuni beneficiari, ovviamente in ottica controfattuale. Le variabili outcome oggetto di analisi sono la variazione annuale del flusso degli arrivi, delle presenze e la permanenza media. Dall’analisi emerge che l’aver partecipato al programma ha contribuito in modo significativo al contenimento del calo dei flussi turistici registrati dal 2000 al 2006. Infatti, sia per quanto riguarda gli arrivi turistici che le presenze turistiche e la permanenza media si osserva, nonostante il calo generalizzato che ha colpito il settore turistico regionale nel periodo in analisi, una riduzione significativa dei differenziali esistenti tra i Comuni che hanno beneficiato degli interventi e quelli che non hanno partecipato alla politica. Tuttavia, i risultati più importanti non riguardano soltanto le evidenze empiriche; l’analisi consente, infatti, di porre in evidenza quali siano i diversi limiti organizzativi e operativi che riducono l’efficacia della valutazione di policy in ambito regionale. I problemi attengono al coordinamento tra i diversi attori, alla frammentazione, incompletezza e instabilità dei sistemi di monitoraggio ed alla assenza di integrabilità tra fonti dirette e fonti indirette di dati. Nelle conclusioni si sottolinea come la valutazione d’impatto potrà essere significativamente applicata in futuro a condizione che: ­ l’Amministrazione Regionale sia in grado di configurare la valutazione come una fase del processo di programmazione; ­ a livello organizzativo, il committente e i gestori delle informazioni riescano a condividere l’obiettivo valutativo e ad impostare un percorso di armonizzazione delle banche dati esistenti e di predisposizione di sistemi di raccolta dati ad hoc, anche prendendo spunto dalla letteratura in materia. La Regione FVG, attraverso il Piano di Valutazione Unitario e il Piano di Monitoraggio Unitario, sembra dare una risposta che va in questa direzione.
XXII Ciclo
1981
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7

Marzaro, Mattia. « Idea/Processo/Architettura. Fenomenologia di un procedere pratico nella progettazione architettonica ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2012. http://hdl.handle.net/10077/7412.

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Résumé :
2010/2011
Nel corso del XXI secolo, nel progetto di architettura si sono sviluppate attitudini volte a rispondere alle esigenze dettate dall’evoluzione tecnica, sociale, economica, ambientale, artistica e culturale, che hanno permeato fortemente l’evoluzione del pensiero del Novecento. Gli sviluppi di questa rivoluzione permanente hanno condotto ad uno svolgimento sperimentale del fare architettura, spostando la visione del progetto verso approcci legati al divenire e non come metodi legati a una prassi. L’uomo, e quindi l’architetto, vive quello che Agamben definisce lo stato di eccezione, in cui la logica e la prassi non si determinano. Un’assenza di pensiero pretende di attuare un enunciato senza riferimenti alla realtà, o meglio giungendoci in un secondo momento, a posteriori, a volte inconsciamente. In questo quadro d’incoscienza ciò che ne deriva è un modo diverso di stare al mondo, o meglio la nascita di modi e visioni individuali, personalistiche. Si assiste così alla fine delle certezze e quindi alla fine della univocità di dati sui quali fondare ogni possibile concatenamento, ogni possibile continuità. Questo disordine generale, questo quadro d’incertezza, costituisce la nascita di quelle che nel corso della tesi andranno a definirsi come le processualità; esse costituiscono la necessaria volontà di definire in modo determinato ciò che in realtà è espresso dall’infinita varietà e possibilità dello spazio. Assumiamo come inizio della ricerca questo dualismo tra realtà instabile e infinita, da un lato, e necessaria determinazione di elementi concatenati dall’altro, che reggano i principi su cui fondare lo sviluppo progettuale nell’intento di stabilire dei principi di verità. Un sistema in questo senso processuale che garantisca di volta in volta nella prefigurazione dell’idea il controllo della forma, nell’intento di affermarla nel tutto reale, e non rendendola fine a se stessa e quindi in grado di smentirsi. Necessariamente il discorso si muove su diversi ambiti, tra i quali quello filosofico, perché in esso si fonda il pensiero dell’uomo, quello architettonico, artistico e tecnico, perché in essi vi sono le più alte forme di espressione e di linguaggio. In particolare, rispetto alla questione progettuale, nello scorso secolo la ricerca si è mossa tra forma, struttura, contenuto, previsione, ideazione, composizione; e ancora tra standard, economicità, velocità di produzione. Aspetti che hanno assunto all’interno del progetto di architettura un valore del tutto differente da prima, determinandone le condizioni stesse. L’architetto, pertanto, ha dovuto cambiare la sua prospettiva nelle procedure creative e compositive, affrontando la necessaria convivenza all’interno del progetto di una pluralità di attori, e mettendo da parte la sua attitudine progettuale individuale, perdendo la propria innocenza. In assenza di precedenti, nascono autonomie progettuali in grado di controllare e coordinare tutti o alcuni dei fattori culturali e tecnici di innovazione interni al progettare, e di coordinare i diversi attori che concorrono alla realizzazione dell’opera. Tale evoluzione non ha tuttavia tralasciato la parte più intima della composizione architettonica e del suo linguaggio, che ha dovuto adeguarsi con una serie di declinazioni e mutazioni, destinate a esplorare anche il campo dell’informe. In questa complessità d’azione diviene necessaria la costruzione di sistemi processuali di sviluppo progettuale; la composizione svolge in questo quadro del dubbio un ruolo chiave di chiarificazione e di verificazione, in quanto una parte dell’atto compositivo è legata alla ragione e una parte al mondo dell’intuizione, dell’istinto, del sensibile, anche se quest’ultima in un secondo momento viene posta nel dubbio. In tal senso questa tesi ha lo scopo di porre in evidenza alcune problematiche della progettazione, che oggi si manifesta attraverso quello che definiamo processo. La composizione, a differenza di quanto può apparire, ancora conserva un valore all’interno del progetto; essa ha solamente cambiato aspetto e diversificato i sui fattori operativi, in un certo senso si è evoluta. La composizione assume il ruolo di esperienza dell’indeterminazione progettuale, di medium, di strumento di ricerca di un senso tra ciò che determina relazioni tra soggetti e figure e le sue brusche rotture. Anche in architettura si assiste a un fenomeno simile a quello che riguarda i fenomeni linguistici, che nel tempo mutano a causa di influenze esterne di carattere sociale, storico, o di contaminazioni. Il progetto e il suo linguaggio necessariamente sono in un continuo divenire, in mutamento, nel senso di questa tesi, in processo. Riconosciamo il principio di mutazione a partire dalla nascita del Movimento Moderno, e in particolare dalla nascita di due scuole di pensiero, l’una facente capo alle sperimentazioni in ambito europeo e l’altra alla scuola americana, entrambe legate da un quadro culturale fondato sulla ricerca delle regole nell’intento di coniugare, attraverso la razionalità tecnica, il particolare con l’universale, lo standard con l’unico, il caos con l’ordine. Le sperimentazioni del moderno hanno giocato un ruolo cardine d’influenza e di propulsione introducendo il concetto di standard funzionale nel metodo e scardinando le teorie consolidate legate agli stili, in funzione di una maggiore libertà progettuale, legata ai materiali, al processo di produzione dell’architettura e alla ricerca dell’unità minima di vita. Quest’ultimo aspetto ha generato una specifica formulazione teorica e progettuale indirizzata alla risoluzione delle problematiche inerenti la questione funzionalista. Questo ha comportato una sovrapposizione di visioni rispetto alla questione della standardizzazione e la ricerca di un’unità universale di misura. Assistiamo così alla nascita di una diversa posizione linguistica nell’atto progettuale, attribuendo al termine standard non solamente la sua declinazione produttiva, ma la ricerca di regole valide atte a sostenere e verificare il progetto moderno, ricondotte all’uomo, alla sua dimensione biologica. L’attenzione è quindi posta sul pro-getto, sulle modalità del procedere, momento in cui la ricerca si fa espressione della propria tesi, configurandosi essa stessa quale progetto di esperienza. In un certo senso il processo è parte della visione, “e la visione è ciò che il linguaggio scientifico chiama verificazione o falsificazione della previsione. (…) Proprio perché il divenire è l’incominciare ad esistere, il divenire è l’irruzione dell’inatteso e dell’inaudito, ossia di ciò che per la sua radicale novità e imprevedibilità minaccia ogni cosa esistente. (…) Per salvarsi è necessario arginare la minaccia del divenire, cioè controllarla, sottoporla ad una legge e quindi dominarla.” In questo senso, l’atto progettuale s’identifica e si determina con il processo creativo. Assume il ruolo di elemento della formulazione, dalla visione nel controllo di uno spazio certo, entro il quale sia possibile cadere in una verificazione o meglio in un processo di verificazione. I movimenti artistici e le avanguardie hanno contribuito a scardinare l’esplorazione figurativa, portando a paralleli sviluppi in campo architettonico l’assunzione di sistemi compositivi e di prefigurazione innovativi grazie alla trasposizione in arte dei concetti di temporalità e di serialità. Il rapporto tra arte e architettura trova una nuova dimensione attraverso l’acquisizione di sistemi espressivi e di ricerca figurativa del tutto simili. La progettazione in questo quadro evolutivo ha dovuto appropriarsi di apposti strumenti, utili allo svolgimento processuale. S’introducono così nell’atto progettuale una serie di strumenti specifici, tra i quali possiamo individuare la geometria, i diagrammi, il modello. Questi strumenti, non nuovi al campo progettuale, assumono nella questione processuale specifiche manifestazioni. La geometria si è evoluta grazie all’uso del computer, che ha permesso un più radicale controllo del progetto architettonico e delle esplorazioni delle sue nuove forme. I modelli figurativi e prefigurativi hanno assunto una duplice funzionalità: come fonti di astrazione e concettualizzazione dei principi compositivi, e come vere e proprie manifestazioni della verifica e della composizione diretta e “materiale”. Il diagramma diventa fonte di sintesi funzionale, distributiva, d’interazione fra le parti e sistema per la figurazione dell’opera, assumendo addirittura il ruolo di “arbitro determinante” di una nuova definizione compositiva. La manifestazione processuale s’instaura in quanto “abbiamo cominciato a intendere che modellare il nostro ambiente fisico non significa applicarvi uno schema formale fisso, ma vale piuttosto un continuo, interno sviluppo, una convinzione che va continuamente ricercando il vero, al servizio dell’umanità.” D’altro canto, la sperimentazione si spinge verso una chiave di lettura del progetto architettonico e del suo processo creativo inteso come sistema processuale generalizzabile e sempre valido. Il luogo dell’analisi è costituito dai fenomeni evolutivi che hanno accompagnato la progettazione nel corso del XX secolo, dalla posizione del Movimento Moderno alla contemporaneità. Fasi queste in cui il processo è continua mutazione e i cui fattori creativi subiscono un continuo riposizionamento rispetto all’idea architettonica. Di fronte a fenomeni progettuali sempre più sconnessi da teorie, frutto di elaborazioni pluri-disciplinari, la produzione letteraria critica tende a descriverne i risultati anziché analizzarne in profondità i contenuti processuali. A noi interessa, invece, capirne i meccanismi di formulazione e le diverse manifestazioni. In luogo di un’analisi di tipo storico, cercheremo di leggere alcuni progetti significativi concentrandoci sugli aspetti funzionali alla tesi, con particolare attenzione ai processi di verificazione e controllo. Si tratta, in altre parole, di individuare una lingua e un suo ordine strutturale, che utilizzi le evoluzioni geometriche come punti assoluti, e l’uso dei diagrammi e dei modelli come fonti esplorative. Attraverso l’esposizione di atteggiamenti progettuali, si cercherà di chiarire il rapporto tra architettura, forma, funzione, e da tale analisi istituire un catalogo di processualità progettuali attraverso una fenomenologia definita. La nostra analisi, d’altra parte, non vuole diventare la ricerca di una teoria o di un metodo attraverso il quale accedere alla formulazione di un progetto. Diversamente, essa cerca di mettere in luce la chiara e incontrollabile capacità evolutiva e rigeneratrice del sistema delle idee, della prefigurazione e della creazione. Ci interessa l’analisi degli strumenti che costituiscono il processo architettonico contemporaneo e le sue declinazioni, attraverso lo studio di casi particolari classificati per tipologia di approccio processuale, secondo quello che possiamo definire processo lineare, processo continuo e processo stocastico o probabilistico. Quello che si cercherà di fare è di fotografare una situazione in continuo divenire, studiandone i sistemi principali e cercando di capirne i fenomeni scatenanti, il luogo in cui l’architettura si tramuta nella risoluzione di un problema, metafora presa dalla matematica, attraverso quello che possiamo definire “processo risolutivo”.
XXIII Ciclo
1980
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8

Vedovato, Donatella. « Gli impatti attesi derivanti dall'applicazione di una soluzione ICT per i trasporti e la logistica sull'efficenza delle imprese : il caso dell'intelligent cargo ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2011. http://hdl.handle.net/10077/5366.

Texte intégral
Résumé :
2009/2010
Il presente lavoro si inserisce all’interno dello scenario socio-economico attuale in cui l’informazione, a partire dagli anni Settanta del secolo scorso, inizia a diventare sempre più accessibile e diffusa. Questo ha segnato l’inizio di una nuova era che studiosi e ricercatori definiscono “information society”. Il cambiamento è stato reso possibile grazie alla rapida espansione dell’Information and Communication Technology (ICT) che permette la veloce creazione, raccolta, elaborazione e diffusione delle informazioni (Duncombe e Heeks, 1999). L’economia non rimane immune da questo cambiamento ma, anzi, la knowledge economy diventa la controparte economica dell’information society. L’informazione diviene ancora più importante in ambito economico in quanto, nello stesso periodo, avviene un altro mutamento: una forte disintegrazione della produzione e la necessità di un altrettanto forte integrazione del commercio globale. Le imprese sono quindi chiamate a gestire delle catene globali del valore che diventano sempre più lunghe e tese. Il numero di attori all’interno della rete logistica diventa cospicuo: essi sono chiamati a condividere e a scambiare un elevato numero di informazioni relative ad unico oggetto, ovvero la merce. E’ in questo contesto che l’ICT inizia ad essere utilizzata in modo diffuso nel settore dei trasporti e della logistica merci. L’ICT permette l’aumento della produttività delle imprese, il miglioramento della qualità dei servizi e l’integrazione tra diverse modalità di trasporto con il fine ultimo di aumentare la crescita e lo sviluppo economico. La portata del fenomeno è talmente ampia da sensibilizzare anche le istituzione europee: la Commissione Europea inizia ad intervenire, soprattutto a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, per promuovere l’utilizzo dell’ICT nel settore dei trasporti e della logistica. In particolare, negli ultimi anni l’ICT applicata a questo settore diventa sempre più integrata, web-based, intelligente e trasversale a tutte le modalità di trasporto. Tra i progetti di ricerca applicata promossi dalla Commissione Europea in quest’ambito, una best practice è rappresentata dal progetto appartenente al Settimo Programma Quadro del bando ICT per i trasporti e la logistica, EURIDICE (EURopen Inter-Disciplinary research on Intelligent Cargo for Efficient, safe and environment-friendly logistics). Considerato “star project” da parte della Commissione Europea, il progetto ha l’obiettivo di sviluppare l’”Intelligent Cargo” (IC). Si tratta di un sistema ICT che permette di raccogliere, elaborare e trasmettere informazioni legate al cargo ai diversi players della filiera logistica per tutte le modalità di trasporto. Con l’utilizzo dei sistemi attuali l’informazione è gestita ed elaborata da sistemi proprietari collegati a mezzi di trasporto o alle infrastrutture (es. magazzino) facendo si che spesso flusso fisico ed informativo risultino disgiunti. Le relative informazioni, quando presenti, devono essere trasformate e tradotte per essere accessibili a terzi. Nel caso dell’Intelligent Cargo, invece, le informazioni “viaggiano” con il cargo: è in quest’ottica che un nuovo approccio alla gestione delle informazioni, definito “cargo-centrico” porta benefici sostanziali in grado di superare i limiti citati. Questo è l’aspetto innovativo dell’Intelligent Cargo. Alla data della scrittura della tesi si è sviluppato il prototipo e si è nella fase tecnica di deployment presso otto casi pilota, partner del progetto. E’ in questo quadro socio-economico che si inserisce l’obiettivo della tesi: lo studio degli impatti attesi derivanti da una soluzione ICT per i trasporti e la logistica sull’efficienza delle imprese utilizzatrici. La soluzione ICT è l’Intelligent Cargo sviluppato nel progetto EURIDICE. La motivazione che spinge questo studio è duplice. Da un lato, esso offre informazioni utili sui benefici attesi che serviranno all’impresa innovatrice nella fase di commercializzazione dell’Intelligent Cargo affinchè essa possa appropriarsi dei benefici economici derivanti dalla commercializzazione del prodotto (teoria Profiting From Innovation (PFI), Teece 1986). Il carattere innovativo della soluzione ICT fa si che si possano presentare alcuni rischi in una futura fase di distribuzione. E’ noto anche in letteratura che molte idee brillanti non trovano o non creano un mercato: molte imprese innovatrici non riescono ad appropriarsi dei benefici economici derivanti dalla vendita. Dall’altro, l’esplicitazione dei benefici attesi permetterà alla potenziale impresa utilizzatrice di ridurre l’incertezza sulle conseguenze attese (benefici e rischi) derivanti dall’adozione dell’innovazione (teoria Diffusion of Innovation, Rogers, 2003) e contribuirà quindi nella scelta della sua adozione. Inoltre, l’individuazione dei benefici attesi permetterà di realizzare un benchmark futuro tra essi e i benefici reali realizzando quindi un’analisi dell’investimento ICT ex-post (Paradosso della Produttività; Brynjolfsson, 1993 e Brynjolfsson e Yang, 1996). Per raggiungere l’obiettivo della tesi, si sono indagati i principali indicatori di performance e gli approcci metodologici tradizionalmente utilizzati per valutare l’impatto di un’innovazione ICT per i trasporti e la logistica sull’efficienza delle imprese. Dalla disamina della letteratura sul tema sono emerse due domande di ricerca aperte a cui la tesi intende dare una risposta. Da un lato la letteratura prevalente segnala la mancanza di studi empirici relativi alla valutazione degli impatti derivanti dall’applicazione di un’innovazione ICT per i trasporti e al logistica (Banister e Stead, 2003; Auramo et al. 2005; Pokharel, 2005; Feng e Yuan, 2006). Dall’altro, mancano dei modelli specifici per la valutazione dell’impatto di un’innovazione ICT per i trasporti e la logistica sull’efficienza delle imprese. Eccezione fatta per l’”Intelligent Cargo System Study” condotto nel 2009 da Planung Transport Verkehr AG (PTV) e ECORY che presenta tuttavia, alcune carenze. Appare invece cospicua la letteratura sui modelli di valutazione delle applicazioni ICT anche non innovative a cui si è fatto riferimento nella tesi (letteratura di Logistics management e di Management Information System) ma anche essa dimostra alcuni punti deboli come di seguito spiegato. Dalla disamina di questa letteratura emergono due tipologie di modelli: “Input-Output” e “Input-Process-Output”. La prima tipologia include l’analisi costi-benefici e quella microeconomica: secondo tali modelli un’applicazione ICT determina dei benefici per un’impresa se nel confronto tra input (costi dell’ICT) e output (obiettivi di carattere economico come costi e ricavi), gli output sono superiori agli input. Questi modelli, oltre a non chiarire esattamente che cosa si intenda per input e per output, presentano una visione piuttosto ristretta sulla tipologia di impatti che derivano dall’applicazione dell’ICT. Essi infatti tralasciano tutti quei benefici che l’ICT determina a livello di processo, ovvero ad un livello intermedio tra input ed output. Inoltre, se gli input sono superiori agli output, per questi modelli significa che l’applicazione ICT non è profittevole per l’impresa. Questa conclusione potrebbe non essere veritiera in quanto l’applicazione ICT potrebbe determinare un impatto positivo sui processi ma gli output potrebbero essere influenzati da elementi esterni esogeni all’ICT. Non indagando i processi, i modelli non forniscono gli strumenti necessari per capire se le cause di un andamento negativo degli output sono legate o meno all’applicazione dell’ICT. La seconda tipologia di modelli seguono uno schema logico definito “Input-Process-Output”. A differenza della tipologia precedente, questi modelli esaminano gli impatti delle applicazioni ICT anche a livello di processo. All’interno di questa tipologia si individuano due approcci così definiti: “per singoli impatti” e “con impatti a catena”. Il primo esamina gli impatti, intesi come benefici e barriere, sia a livello di processo che a livello di output. Tuttavia, pone sullo stesso piano impatti di processo e di output e non li lega tra di loro con rapporti di causa-effetto anche quando essi sono chiaramente presenti. Da qui emerge lo svantaggio nell’utilizzare questo approccio: non indica l’esistenza di legami di tipo “causa-effetto” tra impatti di processo e obiettivi dell’impresa anche quando essi sono presenti. Questa criticità è superata nell’approccio “con impatti a catena”. Rientra in questo modello l’approccio seguito nello studio ICSS (2009) in cui si individuano una serie di singoli impatti sia di processo che di output legati tra di loro da rapporti di causa-effetto. Tuttavia, nel modello non sono esplicitate le linee guida da utilizzare per individuare i legami di causa-effetto tra gli impatti: essi sono presentati come una successione estesa di impatti “a cascata”. Il punto critico del modello consiste quindi nella mancanza di linee guida per individuare la logica dei legami di causa-effetto tra gli impatti. Tale mancanza è superata nella letteratura MIS (Management Information System) e, in particolare, dalla metodologia Six Sigma e, nello specifico, da un’applicazione della metodologia nella logistica interna, definita “Metric Linkage Model” di Kapadia et al. (2003). Il modello stabilisce chiaramente le linee guida da seguire per individuare i legami di causa-effetto tra diversi impatti. In particolare, secondo il modello, un qualsiasi input determina dei cambiamenti nei processi interni all’impresa definiti “Working Processes”. Questi mutamenti condizionano i processi che determinano la soddisfazione del cliente, i “Customer Satisfaction Processes” e quindi le relative performance. I cambiamenti in questi processi influenzano il raggiungimento degli obiettivi dell’impresa (output). Questi legami formano la spina dorsale di tutti i progetti Six Sigma (Kapadia et al., 2003). Tuttavia, questo modello non è stato ancora applicato al settore dei trasporti e della logistica esterna e in relazione ad una specifica applicazione ICT di tipo innovativo. Visto che questo modello supera le mancanze degli approcci metodologici precedentemente indicati, esso è stato adattato per la valutazione degli impatti dell’Intelligent Cargo sull’efficienza delle imprese. Il modello proposto nella tesi è stato definito “Three Pillars’ Model”. Secondo il modello una soluzione ICT innovativa provoca un impatto sui processi interni dell’impresa determinando dei miglioramenti di tipo “operativo” (es. tempo necessario per ottenere un’informazione). Essi causano delle conseguenze di tipo “tattico” (es. servizio al cliente) che si traducono in ritorni economici per l’impresa (es. costi/ricavi). A questi tre “passaggi” logici corrispondono tre tipologie di indicatori di performance legati tra di loro da rapporti di causa-effetto e così definiti: “Parametri di Processo”, “Performance di Processo” ed “Effetti di Business”. Da qui deriva il nome del modello, “Three Pillars’ Model”: le tre tipologie di indicatori rappresentano i “pilastri” della metodologia di valutazione dell’impatto. Il “Parametro di Processo” è un indicatore di performance di tipo operativo direttamente impattato dall’utilizzo dell’Intelligent Cargo. Il cambiamento del Parametro di Processo determina una variazione sul secondo pilastro, le “Performance di Processo”. Esse si distinguono dai Parametri di Processo in quanto non sono direttamente impattate dall’utilizzo dell’Intelligent Cargo, sono l’effetto dell’applicazione di uno o più Parametri di Processo e possono essere condizionate anche da elementi esterni all’applicazione dell’Intelligent Cargo. Esse rappresentano quindi le conseguenze dei Parametri di Processo e indicano un livello di impatto “tattico”. A loro volta, mutamenti nelle Performance di Processo determinano dei cambiamenti nei costi e nei ricavi. Questi sono definiti “Effetti di Business”. Il primo vantaggio nell’utilizzare il “Three Pillars’ Model”, rispetto a quelli precedentemente descritti, consiste nella capacità del modello di individuare gli impatti sia a livello di processo che a livello di output (costi/ricavi). In questo modo non sono tralasciati importanti benefici che si ottengono con l’applicazione ICT nel processo che, invece, uno schema “input-output” non considera. Inoltre, in questo modo è possibile capire se il mancato o parziale raggiungimento degli obiettivi economici dell’impresa (gli Effetti di Business) dipenda da cambiamenti dei processi derivanti dall’utilizzo dell’ICT o da cause esterne ed esogene. Il terzo vantaggio consiste nella possibilità di utilizzare anche solo alcune “parti” del modello, ovvero l’utilizzatore può scegliere ed escludere alcuni indicatori di performance proposti per ogni pilastro. Oltre a ciò, l’utilizzatore può decidere di aggiungere alcuni indicatori di performance che non sono proposti dal modello. Si tratta quindi di un modello “modulare” e flessibile. Inoltre, i legami di causa-effetto sono decisi a discrezione dell’utilizzatore in quanto gli stessi indicatori di performance possono avere legami diversi. Si lascia così ampia libertà e flessibilità nell’individuare i rapporti di causa-effetto. Una serie di vantaggi derivano anche dalla precisione e dalla chiarezza con la quale sono indicate le linee guida da seguire per applicare il modello. In particolare, la chiarezza abbinata alla semplicità del modello contribuiscono alla facile comprensione e alla sua veloce applicazione in casi reali. Il modello è stato applicato in otto casi pilota: si sono definiti i singoli indicatori di performance afferenti ai tre pilastri, le formule per il loro calcolo e i legami di causa-effetto. I casi pilota hanno individuato, complessivamente, 71 indicatori di performance impattati dall’utilizzo dell’Intelligent Cargo. Per ognuno di essi hanno misurato: - Valore attuale; - Valore atteso (con l’implementazione dell’IC); - Miglioramento atteso. Si sono raccolte, in totale, 197 osservazioni di cui 183 espresse in modo quantitativo e 14 in modo qualitativo. L’analisi dei dati ha permesso di giungere a delle conclusioni di tipo qualitativo e quantitativo. I risultati qualitativi indicano la tipologia di impatto che le imprese si attendono di ottenere con l’applicazione dell’Intelligent Cargo in relazione ai tre pilastri mentre quelli quantitativi stimano i valori dei miglioramenti attesi. Dall’analisi qualitativa emerge che gli impatti nei processi interni (Parametri di Processo) che le imprese si attendono sono relativi alla maggiore velocità con la quale le informazioni di loro interesse sono disponibili e nella migliore affidabilità (assenza di errori). Tali informazioni hanno per oggetto: 1. L’identificazione del cargo (es. tipologia, quantità). 2. Il controllo delle condizioni del cargo (es. temperatura). 3. Il monitoraggio del percorso (es. deviazione dall’itinerario stabilito). 4. Il monitoraggio dello status del cargo (es. arrivato, partito). Si precisa che le imprese hanno dichiarato di attendersi un impatto nella rapidità di invio di tutte le queste tipologie di informazioni fornite dall’Intelligent Cargo mentre l’affidabilità riguarda solamente l’identificazione del cargo e la corretta stima dell’orario di arrivo. Sembra quindi che le imprese abbiano già le informazioni di cui necessitano in modo preciso ed affidabile ma non veloce. Di conseguenza i Parametri di Processo individuati dalle imprese misurano il tempo necessario a ricevere l’informazione e la sua precisione. L’impatto dell’utilizzo dell’Intelligent Cargo sulla rapidità e affidabilità dell’informazione scambiata determina una serie di conseguenze a livello “tattico”, ovvero sulle Performance di Processo. I casi pilota si attendono un miglioramento su queste categorie di impatto: 1. Gestione degli asset, ovvero nella gestione delle scorte (rotazione delle scorte e quantità di prodotto finito stoccato a magazzino), dei mezzi di trasporto (viaggi addizionali per errata consegna e fattore di riempimento dei mezzi), dell’infrastruttura (ottimizzazione dell’utilizzo della capacità dell'infrastruttura) e delle risorse umane (pianificazione dell’utilizzo delle risorse umane). 2. Servizio al cliente, ovvero nell’evasione corretta degli ordini e nei tempi di risposta al cliente. 3. Tempo necessario per svolgere un’attività. 4. Gestione della security (diminuzione di furti). I miglioramenti attesi nelle Performance di Processo determinano degli impatti in questi “Effetti di Business”: 1. Costi relativi agli asset (costo del magazzino, del trasporto e delle scorte), al lavoro (costo per il dispatching, per il re-scheduling, per la risoluzione delle problematiche sulla temperatura, per la chiusura di un ordine di prenotazione e per la gestione dei controlli di sicurezza), costi finanziari (interessi bancari passivi), dei resi e assicurativi. 2. Ricavi; rientrano in questa categoria i ricavi di vendita, l’aumento della quota di mercato e il miglioramento del servizio al cliente. Gli impatti sopra descritti sono stati individuati complessivamente dai casi pilota i quali rappresentano i tipici attori di una supply chain, ovvero: imprese di produzione e di distribuzione, operatori logistici (trasportatori, imprese di logistica e di warehousing) e autorità pubbliche. Ciò detto, si può quindi affermare che l’analisi cross-pilot ha permesso di individuare i benefici apportati da una soluzione innovativa ICT alla filiera logistico-trasportistica, nel suo complesso. Si sono inoltre individuati gli impatti attesi comuni a più casi pilota. Da un punto di vista quantitativo, è emerso che le imprese hanno importanti aspettative nei confronti dell’applicazione dell’Intelligent Cargo. Relativamente ai Parametri di Processo, il valore massimo atteso di quasi tutti gli indicatori di performance riferiti alla “rapidità” con cui è trasmessa l’informazione è pari al 100%: questo significa che le imprese si attendono di eliminare i tempi di attesa per ricevere l’informazione grazie alle comunicazioni in real time fornite dall’Intelligent Cargo. In relazione alle Performance di Processo e agli Effetti di Business non si riscontrano delle tendenze omogenee di miglioramento all’interno delle categorie individuate date le specificità dei processi delle imprese e dei relativi obiettivi a livello di impresa. Tuttavia, vi è una certa tendenza, nelle Performance di Processo, a considerare dei possibili miglioramenti soprattutto nella categoria “Tempo per svolgere un’attività”. Negli Effetti di Business tale tendenza è relativa soprattutto nella riduzione dei valori dell’indicatore “Costo del lavoro”. In conclusione, la tesi ha apportato un contributo innovativo alla ricerca in quanto ha risposto a due importanti domande di ricerca aperte relative allo studio degli impatti delle applicazioni innovative ICT per i trasporti e la logistica: - la definizione di un modello per valutarne gli impatti; - la realizzazione di uno studio empirico che quantificasse i benefici. Un nuovo modello definito “Three Pillars’ Model” in grado di superare i limiti dei precedenti approcci metodologici è stato proposto ed applicato con successo. Lo studio empirico è stato condotto in relazione ad un’innovazione ICT per i trasporti e la logistica, ovvero l’Intelligent Cargo. Lo studio potrà continuare confrontando i benefici attesi individuati con quelli reali e commisurandoli anche con il prezzo di mercato dell’innovazione. Nel lungo periodo, si potrebbero individuare in modo più approfondito gli impatti anche a livello di Business Process Reengineering per individuare eventuali cambiamenti nei Business Model delle imprese. L’indagine potrebbe essere estesa anche ad altre tipologie di impatti come quella sull’ambiente, sulla sostenibilità, su safety e security. Inoltre, si potrebbe approfondire anche l’analisi dell’Intelligent Cargo come innovazione indagandone la forma di mercato, le barriere all’entrata e la domanda attesa per riuscire a catturare valore dall’innovazione in modo che essa non rimanga solamente un’idea.
XXIII Ciclo
1981
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9

Zanetti, Michelangelo. « Architetture di scarto. Riciclaggio e progetto da drop city a lot-ek ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2010. http://hdl.handle.net/10077/3493.

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Résumé :
2008/2009
La pratica del riciclaggio, inteso come lavoro volto alla reinterpretazione creativa del già costruito nella composizione, occupa oggi un ruolo di primo piano, in ragione del rilievo che assume la questione della cosiddetta sostenibilità. Il fenomeno del “riciclaggio”, che negli ultimi anni ha interessato altri ambiti disciplinari oltre l’ecologia, costituisce una stimolante opportunità per ripensare il progetto di architettura a tutte le scale, da quella del singolo manufatto a quella del paesaggio. L’esplorazione, condotta su un campione di progetti esemplificativo delle varie esperienze che ho considerato, è circoscritta all’Occidente industrializzato; nel settore delle costruzioni del Terzo e Quarto mondo, infatti, il riciclaggio, prassi ampiamente consolidata, determinata essenzialmente da fattori economici, si distingue nettamente da pratiche analoghe condotte nei paesi più sviluppati, in cui sono presenti ulteriori istanze di natura etica o estetica. Attraverso esplorazioni teoriche di progetti e opere realizzate, la ricerca intende verificare quelle che sono le possibilità e gli eventuali vantaggi offerti dal ricorso alla pratica del riciclaggio nell’architettura della città e del paesaggio – relativamente ai contesti europeo e nord-americano e nell’arco di tempo degli ultimi quarant’anni (1968 – 2008).
XXII Ciclo
1974
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10

Bisiani, Thomas. « Archigrafia,tra architettura e parola ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2010. http://hdl.handle.net/10077/3492.

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Résumé :
2008/2009
La tesi indaga il rapporto originario tra architettura e parola attraverso una riflessione sulla scrittura archigrafica, ricollocata nel paesaggio della comunicazione contemporanea. In questo scenario eterogeneo e cacofonico, dominato dalla sistematica sovrapposizione di segni, linguaggi e significati, l’archigrafia grazie alle sue caratteristiche strutturali di concretezza e permanenza viene riscoperta prima, e verificata poi, ricomponendo a posteriori una geografia di contributi sia scritti che costruiti. Il percorso di ricerca è diviso in due parti: l’indagine si articola a partire dalle sperimentazioni delle avanguardie artistiche del ‘900 per comporre uno scenario teorico-critico che, stabilendo una possibile distinzione tra architettura e design, attribuisce all’archigrafia, nel percorso che porta dal moderno al contemporaneo, una dimensione progettuale autonoma. La seconda parte della tesi ricompone un atlante, che raccoglie e cataloga le esperienze significative in questo campo, individuando come area di indagine un corpus di progetti esemplari realizzati negli ultimi vent’anni.
XXII Ciclo
1974
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Livres sur le sujet "DEL TERRITORIO E DELLA SOCIETA'"

1

Associazione nazionale delle bonifiche, delle irrigazioni e dei miglioramenti fondiari (Italy), dir. La bonifica nella trasformazione del territorio e della società. Bologna : Edagricole, 1992.

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2

La governance del territorio : Partecipazione e rappresentanza della società civile nelle politiche locali. Milano, Italy : FrancoAngeli, 2011.

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3

Attraverso la Lega : La costruzione del consenso sul territorio e le trasformazioni della società italiana. Bologna : Società editrice Il mulino, 2014.

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4

1943-, Innocenti Raimondo, Ristori Samuela 1970- et Ventura Francesco, dir. Mutamenti del territorio e innovazioni negli strumenti urbanistici : Atti dell'VIII Conferenza della Società italiana degli urbanisti. Milano : F. Angeli, 2005.

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5

Mammucari, Renato. La campagna romana : Immagini dal passato : un affascinante viaggio ideale attraverso i dipinti dei "XXV della Campagna romana" che la conobbero, l'amarono e l'immortalarono prima della recente trasformazione dell'abmiente e del territorio. Roma : Newton Compton, 1991.

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6

Torricelli, Maria Chiara, dir. ES-LCA e patrimonio naturale. Florence : Firenze University Press, 2015. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6655-803-3.

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Résumé :
La protezione dell’ambiente, la tutela delle risorse ecologiche e naturali, la valorizzazione sostenibile degli spazi urbani e rurali rappresentano per le società del terzo millennio degli incontestabili paradigmi etici e delle ineludibili realtà con le quali confrontarsi. Alla tutela ambientale si sono affiancati obiettivi più ampi, connessi alla fruizione dei contesti territoriali, in un’ottica di conservazione attiva, e si sono modificate le strategie di intervento in funzione della valorizzazione di risorse e contesti, nonché dello sviluppo delle specificità del territorio stesso. L’analisi di sostenibilità, come strumento per monitorare, reinterpretare, sviluppare e valorizzare un territorio, e in particolare il suo patrimonio naturale, è il tema di questo libro che riporta i risultati di una ricerca condotta da un gruppo interdisciplinare che ha condiviso l’approccio Life Cycle. L’approccio del Ciclo di Vita – che si sta evolvendo verso una metodologia in grado di recepire la dimensione locale oltre a quella globale, la scala macro e meso oltre a quella del prodotto, la dimensione sociale oltre a quella ambientale ed economica – può essere appropriato e praticabile nell’analisi di sostenibilità di un territorio? A questa domanda, in particolare circoscritta ad aspetti ambientali, di biodiversità e di accessibilità ambientale-spaziale, il libro intende dare una risposta sia sul piano teorico, sia con l’applicazione ad un caso studio: il territorio in cui è inserito il Parco regionale di Migliarino San Rossore Massaciuccoli in Toscana. Il libro fornisce un quadro delle fasi di analisi e degli indicatori che le supportano e ne documenta l’applicazione a diverse scale nel contesto del Parco.
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7

Bellandi, Marco, et Alberto Magnaghi, dir. La coscienza di luogo nel recente pensiero di Giacomo Becattini. Florence : Firenze University Press, 2017. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-462-6.

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Résumé :
Questo libro, nato ‘in corso d’opera’, raccoglie molte delle presentazioni pubbliche del libro di Giacomo Becattini La coscienza dei luoghi. Il territorio come soggetto corale, pubblicato da Donzelli nel 2015. In esse una grande passione teorica, metodologica, di prospettive concrete e anche di critica ha attraversato gli interventi, dal momento che il testo di Becattini ha sollevato problemi di grande rilievo, per le prospettive dello sviluppo locale, proiettandole sul futuro stesso delle società umane in un periodo di crisi e di grande incertezza sulle vie globali da percorrere. La ricchezza, la pluralità di accenti e la profondità del dibattito che si è sviluppato assicurano alla raccolta una ‘vita propria’ anche rispetto al libro d’origine. La scomparsa di Becattini, avvenuta proprio mentre si concludeva l’editing del volume, lascia un enorme vuoto ma stimola ancor più al dibattito su questo affresco, dipinto a più mani sulla traccia della sua recente opera.
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8

Lo spazio ionico e le comunità della Grecia nord-occidentale : Territorio, società e istituzioni : atti del convegno internazionale, Venezia, 7-9 gennaio 2010. Pisa : ETS, 2010.

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9

Studi di storia medievale e moderna su Vicopisano e il suo territorio : Atti del Convegno della Società storica pisana, Vicopisano, 27 giugno 1982. Pisa : Pacini, 1985.

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10

Antonetti, Claudia. Lo spazio ionico e le comunità della Grecia nord-occidentale : Territorio, società e istituzioni : atti del convegno internazionale, Venezia, 7-9 gennaio 2010. Pisa : ETS, 2010.

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Chapitres de livres sur le sujet "DEL TERRITORIO E DELLA SOCIETA'"

1

Magoni, Davide. « Forme digitali della «mappa» in letteratura italiana contemporanea ». Dans Studi e ricerche del Dipartimento di Lettere e Filosofia, 245–63. Firenze : Società Editrice Fiorentina, 2023. http://dx.doi.org/10.35948/dilef/978-88-6032-688-1.14.

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Résumé :
La conoscibilità del territorio non dipende dalla performatività degli strumenti con cui lo spazio viene riprodotto. Nel presente articolo si commentano alcuni romanzi italiani contemporanei che mostrano quanto la cartografia digitale, malgrado proponga riproduzioni accurate dello spazio, possa indurre interpretazioni stranianti della realtà in cui si vive.
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2

Cevasco, Roberta, et Diego Moreno. « Sulla geograficità della ecologia storica : contributi di Massimo Quaini ». Dans Il pensiero critico fra geografia e scienza del territorio, 245–58. Florence : Firenze University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-5518-322-2.17.

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Résumé :
The paper identifies the main contributions of Massimo Quaini to the problems of historical ecology in its South-European developments and to the definition of geographic-historical microanalysis within geography. It is on this ground that the work of the naturalists/ecologists has most dialogued with his geographical epistemology, starting from the dissatisfaction with the macro-categories of the global scale, the decontextualization of geographic facts and the problems of the “second biologization of the environment”, and drawing new perspectives for geographical action starting from the interpretation of rural and historical-environmental heritage.
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3

Greppi, Claudio. « Massimo Quaini e il viaggio : il ruolo della verticalità ». Dans Il pensiero critico fra geografia e scienza del territorio, 295–310. Florence : Firenze University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-5518-322-2.20.

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Résumé :
In the issue of Geotema dedicated to travel (“Travel as source of geographical knowledge”), in 1997, Massimo Quaini’s article topic was “The geographical invention of verticality: for the history of the ‘discovery’ of mountains”. It concerns a fundamental segment of the history of geographical knowledge, between eighteenth and nineteenth centuries, involving both the Old and New World: Saussure in the Alps and Humboldt in the Andes. He had already worked on this same topic in other occasions, investigating institutions like CAI in Italy, and mountain’s role in the ‘official’ geography. Such lectures mark a path that, I think, finds a theoretical output in 2006 Parma conference, dedicated to the “end of the travel”, where Quaini spoke about “Between Eighteenth and Nineteenth Century: the travel and the new paradigm of geography”: a rich and problematic lecture, opening to further researches. But perhaps before this point of arrival, the new paradigm, I would suggest to think on an idea offered by the Geotema article, where we read: “so, if we want to fully speak of discovering the mountains it will be necessary that the culture of the outside travellers meet that of the mountaineers”. Actually, in Quaini's last lecture I take into consideration, the one at Forte di Bard in September 2006, his attention shifts definitely on the figures of alpine travellers, who may encounter knowledge acquired from local culture.
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4

Dematteis, Giuseppe. « Una dottrina rivoluzionaria della sistemazione dello spazio. Massimo Quaini geografo-pianificatore ». Dans Il pensiero critico fra geografia e scienza del territorio, 111–23. Florence : Firenze University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-5518-322-2.09.

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Résumé :
The idea of a planning-oriented geography was part of the ‘revolutionary’ renewal program of the discipline proposed by Massimo Quaini since the 70’s. First through an analysis of how human geography was built in the seventeenth and nineteenth centuries, then in the theoretical and methodological writings in which he critically examines his experiences as a geographer engaged in urban, regional, environmental and landscape planning works. In such writings, he highlights the latent and unsolved contrast between the aim of meeting the needs of the inhabitants and the tendency to organize the local space according to economic competition.
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5

Notaro, Paolo, Alessandra Voltolini, Adriano Meroni, Maria Cesarina Montagna et Fabio Rubino. « Dolore cronico, dolore inutile. Prima indagine italiana della Onlus Nopain sui servizi esistenti nel territorio italiano ». Dans Psicologia clinica del dolore, 229–45. Milano : Springer Milan, 2010. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1469-5_17.

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6

Surdich, Francesco. « Il ruolo dell’utopia, del mito e dell’immaginario nella concezione della geografia di Massimo Quaini ». Dans Il pensiero critico fra geografia e scienza del territorio, 81–92. Florence : Firenze University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-5518-322-2.07.

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Résumé :
Myth, utopia and the imaginary have represented fundamental categories of geographical thought, as Massimo Quaini highlighted in several of his contributions, which underlined their influence and importance for the history of geography in the construction and development of geographical concepts. The weight and role of these categories of interpretation of geographical reality were particularly important at the time of the great geographical discoveries in the process of opening the European horizon to new worlds, a complex process in which the geographical imaginary represented a stimulus and a push, as it happened for the genesis and development of the Colombian conceptual universe.
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7

Marino, Davide. « Commodification o giustizia ambientale ? I PES come strumento di governance del valore della natura ». Dans I servizi ecosistemici nella pianificazione bioregionale, 87–96. Florence : Firenze University Press, 2020. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-5518-050-4.11.

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Résumé :
Having defined the fundamental concepts related to the debate on ecosystem services within the framework of Socio-Ecological Systems, and starting from a critique of GDP and traditional accounting systems, new tools and methodologies functional to measuring the well-being and wealth of society are illustrated, which include the accounting of natural capital and associated ecosystem services. The PES (Payments for Ecosystem Services) tool is studied in detail and the possibility of using it for territorial rebalancing and social justice purposes is analysed.
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8

Acocella, Ivana. « L’eterno confine. L’evoluzione della politica italiana in materia di protezione internazionale e accoglienza sul territorio a seguito della «crisi dei rifugiati» del 2015 ». Dans Migrazioni in Italia : oltre la sfida, 85–111. Florence : Firenze University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-965-2.06.

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Résumé :
The purpose of the article is to investigate the progressive evolution of the Italian policy on international protection and reception system. Following the «refugee crisis» of 2015, various strategies have been tested to «reconfigure» the border and control human mobility, confusing and overlapping the inviolable obligation to protect the right of asylum with security measures aimed at safeguarding public order. The «new mobility control regime» has extended beyond the borders of national states in terms of containment and filtration devices for arriving migrants in search of protection (such as the hotspot approach and border control externalization processes).
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9

Di Benedetto, Alessandro, et Margherita Fiani. « Integration of LiDAR Data into a Regional Topographic Database for the Generation of a 3D City Model ». Dans Geomatics for Green and Digital Transition, 193–208. Cham : Springer International Publishing, 2022. http://dx.doi.org/10.1007/978-3-031-17439-1_14.

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Résumé :
AbstractTo analyze the resilience of road infrastructures to natural and anthropic hazards, the spatial and descriptive data provided by the Italian National Topographic Data Base (NTDB) and the 3D data coming from the LiDAR data of the “Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare” (MATTM) can be used. The two datasets, having different nature, need to be properly joined. The aim of the work is the integration of the two datasets in a GIS environment for the 3D modelling of the anthropized territory and the optimization of the cartographic bases. On a test area, crossed by a network of linear infrastructures of great strategic importance and subjected to hydrogeological risk, an automated process has been implemented and tested in ArcGIS Desktop environment, to homogenize the data into the National Reference System. The planimetric component comes from the NTDB whereas the LiDAR data have been used to attribute the elevation to the extracted elements, to create the breaklines for a proper interpolation of the heights to build the Digital Terrain Model (DTM), to extract the height of the pitches of the buildings identified in the NTDB polygons, and finally to generate, filter and optimize the contour lines. The proposed workflow and the methodologies implemented also allowed the reconstruction of the volumes of each element involved (infrastructures and buildings) and to correct the altimetric aberrations present in the NTDB polygons.
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10

Vitale Ney, Martina. « Expo dei popoli : l’impegno della societa civile per l’Esposizione Universale del 2015 ». Dans Alimentazione, cultura e società in Africa. Crisi globali, risorse locali, 175–83. Ledizioni, 2015. http://dx.doi.org/10.4000/books.ledizioni.7724.

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Actes de conférences sur le sujet "DEL TERRITORIO E DELLA SOCIETA'"

1

Canfora, Fabrizio. « Il centro direzionale di Napoli : verso una città-territorio ? » Dans International Conference Virtual City and Territory. Roma : Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7985.

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Résumé :
Negli ultimi anni l’ascolto e l’osservazione della società, come via d’accesso alla pratica delle politiche di pianificazione ed alla sperimentazione di nuovi orientamenti progettuali, ha assunto progressivamente un ruolo più incisivo. In tal senso la letteratura sociologica ha fornito spunti interessanti di riflessione per la problematizzazione di nozioni come quelle di bisogno, identità e azione locale, centrali nelle pratiche e nelle teorie della pianificazione. Una risposta al bisogno di radicamento territoriale si osserva nella pianificazione urbanistica degli ultimi anni in molte città europee, tra cui Napoli. Infatti, le politiche urbanistiche della città solo di recente provano a travalicare gli strumenti urbanistici tradizionali di tipo vincolistico. Il contributo si propone di evidenziare i risultati di una ricerca, quale caso studio, condotta a Napoli in merito ad un intervento di progettazione urbana di notevole rilevanza sulla riorganizzazione della città e più nello specifico, nella porzione di quartiere in cui è stato realizzato: si tratta del Centro direzionale. L’obiettivo di questo contributo è quello di analizzare le fasi del processo di pianificazione. Sono state approfondite due macrodimensioni di analisi. La prima di matrice “organizzativa” in cui si analizza quanto il processo pianificatorio sia risultato “inclusivo” rispetto ai diversi stakeholders; la seconda di matrice “relazionale”, in cui si considera l’identità e il senso di appartenenza con il territorio delle diverse popolazioni che vivono il Centro. È stato valorizzato il capitale “bio-socioambientale”? In recent years, listening and observation of society has gradually assumed a greater role, to define new urban policies and planning modeling. In this sense, sociological literature provided causes for reflection, problematizing concepts as need, identity or local action; central key concepts in the practices and theories of urban planning. Lately, in many European cities (Naples included), urban planning provided a response to the need of territorial identity. Recently the urban policies overcome the traditional planning tools. This paper presents the results of a case study about the planning and restyling of a contemporary neapolitan “business district” called Centro direzionale. The aim of the paper is to described the urban planning process. I have considered two macrodimension of analysis. The first one is organizational: it examines how the project is inclusive for stakeholders. The second one is relational: it considers the territorial identity and the sense of community of the different populations livening on District. Has the "bio-socio-environmental capital” been improved?
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2

Tonelli, Chiara. « Abitare domani : sfide e opportunità per la Smart City ». Dans International Conference Virtual City and Territory. Roma : Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7952.

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Résumé :
"La nascita dell’agricoltura segna, agli inizi della civiltà, la costituzione delle due più antiche professioni al mondo: l’agronomo e l’architetto. … L’agronomo in grado di comprendere la qualità del terreno e sapere come trattare le sementi, e l’architetto in quanto deputato all’organizzazione creativa del nuovo ambiente umano, ovvero la gestione dello spazio che racchiude la zona nella quale si concentrano le attività e la vita degli agricoltori”. Ecco la nascita della città, uno dei tre assi portanti del convegno “Città, Memoria, Gente” in cui si inseriva la sessione “Architettura, Sostenibilità, Energia” che ho moderato. Senza la città i tre temi della sessione non avrebbero lo stesso portato. Un casale isolato nella campagna è un’architettura, è sostenibile e produce la propria energia, almeno quella alimentare per i suoi abitanti. Ci interessava però mettere a fuoco il meccanismo che unisce gli edifici al loro essere insieme in un agglomerato che si è fatto città, dove si intessono relazioni umane, dove si creano condizioni di sostenibilità, dove si consuma ma si può produrre energia. "The birth of agriculture marks the beginning of civilization, the formation of the two oldest professions in the world: the agronomist and the architect. The agronomist ... able to understand the quality of the land and to know how to treat the seeds, and the architect as deputy of the creative organization of the new human environment, such as the management of the space that encloses the area where activities and the lives of farmers are concentrated" (Sergio Di Cori Modigliani, “La narrativa esistenziale di Territorio zero”, in Territorio Zero, per una società a emissioni zero e chilometri zero, a cura di Livio De Santoli e Angelo Consoli, Minimum fax, Roma, 2013). Here it is the birth of the “Cities”, one of the three themes of the conference "Cities, Memory, People" where the session "Architecture, Sustainability, Energy ", which I moderated, was. Without the city the three themes of the session would not have brought the same. An isolated house in the countryside is an architecture, it is sustainable and produces its own energy, at least feed its inhabitants. We were interested, however, to focus on the mechanism that links the buildings to their being together in a cluster that has made the city where human relations weave, where sustainable conditions could be created, where it is possible to consume as well to produce energy.
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3

Mastronardi, Luigi, et Elena Battaglini. « Turismo sostenibile e tensioni urbane nel terzo millennio ». Dans International Conference Virtual City and Territory. Roma : Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7990.

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Résumé :
Il processo di urbanizzazione è un fenomeno che, negli ultimi decenni, ha registrato notevoli cambiamenti, i quali hanno avuto delle ripercussioni sulla distribuzione della popolazione mondiale tra aree urbane e rurali. L’aumento di popolazione nei centri urbani sta già creando problemi relativi alla produzione e allo smaltimento dei rifiuti e alla disponibilità e qualità della risorsa idrica, come anche problemi di sicurezza sanitaria nelle periferie che continuano ad espandersi in assenza di infrastrutture e servizi. In relazione a ciò, il modello di sviluppo urbano sostenibile assume una valenza strategica in termini sociali, economici ed ambientali. Il turismo può, infatti, contribuire ad aumentare la vitalità economica delle città e a rafforzare il senso di identità urbana. Il turismo sostenibile contribuisce, inoltre, a mantenere l'integrità ambientale e culturale delle comunità, a conservare il patrimonio naturale e le zone ecologicamente sensibili. In questa Sessione dedicata al turismo è stata avviata una riflessione su ciò che il turismo può e deve fare per la sostenibilità del territorio, in maniera particolare di quello urbano. Diventa fondamentale comprendere in che modo il turismo può essere un elemento che può dare un contributo significativo allo sviluppo e all’innovazione sostenibile urbana, dato il suo impatto trasversale sulla società e le sue molteplici sfaccettature ambientali, economiche, sociali, culturali. In conclusione, sulla base degli spunti emersi è lecito affermare che il turismo rappresenti una opportunità di trasformazione delle città e dei territori circostanti, modificando gli equilibri sociali e culturali, economici e urbanistici, riuscendo persino a cambiare il modo di intendere e di vivere le città.
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Buda, Chiara. « Cittadinanze sospese e diritto alla cittá : suspended citizenship and the right to the city ». Dans International Conference Virtual City and Territory. Roma : Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7905.

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Résumé :
La città globale ha generato una forte ipermobilità delle merci e degli uomini. Cambiano cioè gli attori e i gruppi sociali della scena urbana. Rilevante è la presenza degli immigrati che forniscono manodopera in numerosi ambiti. Le società ospitanti riconoscono, infatti, il ruolo determinante degli stranieri in quanto lavoratori, ma pongono forti resistenze nel riconoscerli in quanto cittadini. In altre parole, restano cittadini sospesi tra il paese d’origine e quello d’arrivo, perché godono di una cittadinanza con revoca. Gli immigrati possono al massimo godere di una cittadinanza sostanziale, nel senso che esiste un insieme di pratiche di cittadinanza, che fanno percepire lo straniero come se fosse a casa propria pur non essendolo. Si tratta delle c.d. pratiche di home making, cioè di addomesticamento dello spazio circostante. Tale riappropriazione del contesto urbano, esprime in realtà la rivendicazione dello straniero al diritto alla centralità e il desiderio di non essere periferizzati. Si tratta del diritto alla città elaborato da Henri Lefebvre nel 1978, inteso come diritto alla vita urbana. Non tutti però godono allo stesso modo di tale diritto: i soggetti più deboli e vulnerabili non hanno voce nei processi decisionali. Ma la vera essenza della cittadinanza contemporanea consiste nel prender parte ad una vita pienamente urbana, per tale motivo i migranti, in quanto attori urbani e portatori di una particolare domanda di città, dovrebbero essere ascoltati dagli amministratori locali. The central topic of this paper is the complex relationship between migrants and the global city, which has created a strong hypermobility of goods and people. There are new actors in the urbane scene: immigrants provide labor in many areas, but they are particularly invisible at the main decision-making levels, especially in those concerning the city design. They are subjected to discrimination: first of all as city users and also as proponents of urban and architectural projects. Our cities are not able to answer the "supply of city" of those who live in, that means they do not fully answer to the people needs and desires. Consequently, the weakest and most vulnerable citizens don’t fully enjoy their right to the city. This right has been presented by Henri Lefebvre around the 70s. According to the French sociologist everyone should enjoy the "right to urban life", that is the possibility to satisfy their aspirations in terms of political, social and environmental impacts in the city.
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Fava, Federica. « Il progetto intermedio come luogo dell’empowerment : esempi di nuove pratiche nelle città europee ». Dans International Conference Virtual City and Territory. Roma : Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7904.

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Résumé :
‘Città in attesa’ sono il risultato fisico e concettuale dei profondi cambiamenti che coinvolgono la nostra società. Nel secolo dell’urbanità, lo spopolamento di molte città occidentali la mancanza delle risorse necessarie al completamento di grandi piani urbani producono un numero crescente di spazi vacanti. Rimandando la sua trasformazione ad un futuro indefinito, la città viene quindi ridotta a un paesaggio amorfo, riflesso dell’altrettanto disagio sociale che investe un’ampia fascia della cittadinanza media. In questo scenario di incertezza il progetto temporaneo diviene strumento efficace ad abilitare lo spazio urbano al suo uso evitandone un ulteriore degrado. Attraverso pratiche intermedie le ‘pause temporali’ in cui è costretta la città possono essere trasformate in momenti di sperimentazione diventando inoltre opportunità di riflessione sui mezzi e sulle modalità del progetto stesso. Questo lavoro propone dunque una riflessione sul concetto di tempo basata sull’idea di durata reale introdotta da Bergson. ‘Attivando’ sequenze temporali solitamente inutilizzate, il progetto intermedio diventa mezzo dinamico di riqualificazione urbana basato sull’’empowerment delle comunità locali. Obiettivo di questo scritto è infine sintetizzare le caratteristiche che rendono il progetto intermedio capace di innescare una trasformazione della città basata su un modo nuovo di partecipare, orientato al rafforzamento delle capacità resilienti degli abitanti coinvolti. A questo scopo vengono raccolti e classificati in quattro categorie dimensionali diversi progetti realizzati in ambito europeo dimostrandone l’adattabilità a tutti i livelli della pianificazione. The physical and conceptual result of the great changes which affect our society is a city in ‘stand-by’. Even if the XXI century is considered to be an ‘urban century’, many Western cities are shrinking and lack the resources which are necessary to complete planned masterplans. By postponing the transformation of the city to an indefinite future, the number of vacant spaces is increasing. This situation reduces the city into an amorphous landscape that also reflects the social problems concerning a wide number of citizens. In this uncertain scenario, the temporary project becomes an effective tool to open the urban space toward its use as well as to avoid a further degradation of the landscape. Through interim practices the 'forced breaks', to which the city is constrained, can be transformed into moments of experimentation, becoming an opportunity to reflect on the means and methods of the project itself. This work proposes a reflection on the concept of time based on the idea of real duration introduced by Bergson. 'Activating' usually unused sequences of time, the interim project works as a dynamic means of urban regeneration based on the empowerment of local communities. Finally, the aim of this paper is to summarize the features that make the intermediate project able to trigger a transformation of the city based on a new way to participate, attempting to strengthen the resilient capacity of the people involved. For this purpose several European projects are collected and classified into four dimensional categories, showing the adaptability of the temporary project at all scales and levels of planning.
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Tagliazucchi, Silvia. « Unione tra uomo e natura : l’analisi del territorio secondo Saverio Muratori ». Dans International Conference Virtual City and Territory. Roma : Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7969.

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Résumé :
Un breve excursus sul processo teorico e applicativo dell’analisi del territorio dell’Architetto Saverio Muratori che ha caratterizzato tutta la opera, portandolo negli ultimi anni della sua vita, tra il 1969 e il 1973 a concretizzare il concetto di unione tra Uomo e Natura in quello di territorio attraverso il suo ultimo lavoro Studi per una operante storia del territorio.
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Zocchi, Angela Maria, et Barbara Raggiunti. « Il territorio tra rigenerazione e riconoscimento ». Dans International Conference Virtual City and Territory. Roma : Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7901.

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Résumé :
Da tempo, nelle analisi delle trasformazioni dello spazio e della tutela dell’ambiente, si ricorre all’uso di metafore; ad esempio, quella della rigenerazione che, in quanto metafora “biologica”, evoca anche interventi di tipo “terapeutico”. Scopo del nostro contributo è mettere a fuoco senso e significati della “rigenerazione”, facendo riferimento a specifici processi di ri-costruzione e re-interpretazione che hanno interessato il territorio abruzzese negli ultimi anni, a partire dal terremoto dell’aprile 2009 che ha distrutto il capoluogo de L’Aquila. Seguendo una struttura argomentativa centrata sulla dicotomia “recupero versus ricostruzione”, e coniugando prospettiva teorica e ricerca empirica, l’articolo propone una riflessione su alcune pagine di un “classico” della sociologia – La memoria collettiva di Maurice Halbwachs – mettendole in relazione con evidenze empiriche emerse da una recente ricerca partecipativa sui bisogni sociali rilevati all’interno del progetto C.A.S.E. (Complessi Antisismici Sostenibili ed Ecocompatibili) di Assergi, in provincia de L’Aquila. Esplorando, poi, il possibile nesso tra riconoscimento e rigenerazione del territorio, le Autrici richiamano l’attenzione sul processo di re-interpretazione, in chiave bioclimatica, bioedilizia e antisismica, delle cosiddette case di terra, vere e proprie architetture della memoria, presenti in diverse Regioni italiane, tra le quali anche l’Abruzzo. La riflessione su alcune dinamiche di rivalutazione e di riappropriazione dello spazio, costituisce l’occasione per mettere a fuoco una diversa dimensione del costruire che, tra paesaggio e memoria, intende proporsi come strumento fondamentale per la realizzazione di una buona qualità della vita. It’s long since, in the analysis of environment and space transformation, researchers have used metaphors such as that of “regeneration”, a biological metaphor that evokes therapeutic interventions as well. The aim of our contribution is to focus on the sense and meaning of “regeneration” by referring to the specific processes of re-construction and re-interpretation that have concerned Abruzzo in the last years, starting from April 2009 earthquake that destroyed the city of L’Aquila. The following paper will deal with the dichotomy “recovery versus reconstruction” through the combining of the theoretical perspective of Maurice Halbwachs and the empirical research of the social needs observed in the C.A.S.E. Project of Assergi (L’Aquila). Then, by exploring the possible connection between territory recognition and regeneration, the authors will refer to the process of re-interpretation of the bioclimatic, bio-constructive and antiseismic built in earth houses, which are present in Abruzzo as well as in a number of other Italian regions. The analysis of some space reevaluation and re-appropriation dynamics will give us the opportunity to focus upon a different building dimension, between landscape and memory, that wants to be proposed as a fundamental instrument for the amelioration of life.
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Catini, Raffaella. « La territorializzazione spontanea del centro storico : il caso di Viterbo ». Dans International Conference Virtual City and Territory. Roma : Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.8033.

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Résumé :
Lo studio qui proposto ha preso l’avvio da due eventi fondamentali per lo sviluppo urbanistico della città di Viterbo, nessuno dei quali possiamo dire costituisca la conseguenza di una politica urbana di indirizzo. Il primo ha decretato, a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, lo spopolamento e il progressivo degrado del centro storico a seguito del vero e proprio esodo verso i nuovi insediamenti di edilizia economica e popolare e soprattutto verso le innumerevoli ville, costruite facendole passare per fabbricati rurali, nelle zone agricole a ridosso della città; il secondo, tuttora in atto, registra una tendenza opposta in virtù dei mutamenti profondi occorsi nel tessuto sociale e della mutata situazione economica. Le scarse disponibilità economiche hanno reso infatti nuovamente appetibili, da parte di nuovi fruitori con scarse possibilità economiche, i numerosi immobili del centro rimasti liberi e in cattive condizioni di manutenzione, dapprima senza operare alcuna alterazione nel tessuto edilizio esistente; quindi è iniziata un’operazione sistematica di portata ben diversa, mirata alla trasformazione in unità abitative minime dei locali situati al livello stradale adibiti un tempo a magazzini e cantine. Esigenze differenti di persone differenti hanno indotto una nuova territorializzazione della città storica. Resta da capire in che misura questo processo sia stato previsto o valutato, e se la costituzione di un tessuto sociale così omogeneo nella struttura possa considerarsi positivamente ai fini del riequilibrio socio-economico complessivo, di cui il problema edilizioabitativo rappresenta solo uno degli aspetti The aim of this paper is to reflect on two major trends concerning the urban development of the city of Viterbo, neither of which appears to stem from a precise urban policy. The first one was the depopulation and progressive decline of the ancient city centre caused by the relocation of the inhabitants towards the new council housing settlements and especially towards the countless new villas, originally intended as farm houses on agricultural land adjacent to the city. The second one, still ongoing, is an opposite trend, the result of profound changes in the social fabric of the society and of the present economic stagnation. Many unoccupied and neglected houses and flats in the city centre are appealing to people with limited financial means, in spite of the lack of upgrading. In addition, basements and cellars are being converted into actual housing units. The needs of the abovementioned people have triggered a new territorialisation of the historic centre. It is yet to be determined to what extent this phenomenon has been contemplated and understood, and whether the rise of such a uniform social fabric should be construed as positive for the general socioeconomic balance, of which the housing issue is only one of the factors.
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Lutzoni, Leonardo. « Forme di dialogo tra sapere tecnico e sapere locale : proposte di metodo : il dispositivo di trascinamento “la Strada che Parla” a Calangianus ». Dans International Conference Virtual City and Territory. Roma : Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7941.

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Résumé :
Il processo di trasformazione, che ha visto protagonisti il territorio e la città contemporanea nella lunga fase della modernità, scandito dalle dinamiche veloci della globalizzazione e dal venir meno delle forme di controllo e di pianificazione, ormai incapaci di registrare e comprendere gli elementi delle diversità territoriali, sta fortemente riportando al centro dell’attenzione il peso dei territori deboli e dei sistemi locali come protagonisti del progetto. Sono territori, come la regione ambientale del Massiccio del Limbara, nei quali si stanno verificando fenomeni emergenti, indizi contemporanei di progetto, che messi in cortocircuito con gli elementi della storia e del passato, disegnano le traiettorie per una prospettiva di cammino differente. L’esperienza di ricercaazione svolta a Calangianus, è un esempio di proposta operativa sul territorio che ha provato a costruire, nel rimettere in discussione un’idea di pianificazione piramidale calata dall’alto, un processo relazionale in divenire, di conoscenza, azione e progetto, utilizzando strumenti e dispositivi innovativi. Un processo, esito di un’interazione tra sapere tecnico e competenze diffuse, di una sinergia tra attori, istituzioni, associazioni, strutture economiche, produttive e culturali, che operano nel territorio e che messe in relazione, possono innescare processi alternativi di sviluppo locale nel ripensare una nuova idea di città-territorio.
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Pugliano, Antonio. « Il restauro per la valorizzazione di architetture e siti da conservare : studi per la fruizione del paesaggio culturale italiano : il caso di Ostia ». Dans International Conference Virtual City and Territory. Roma : Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.8003.

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Résumé :
La memoria riguarda un’iniziativa sviluppata nell’Università Roma Tre, con il MiBACSoprintendenza Speciale ai Beni Archeologici di Roma e con l’Ordine degli Architetti di Roma. L’iniziativa, sostenuta dal valente Soprintendente Anna Maria Moretti e dall’eccellente direttore della Sede di Ostia, Angelo Pellegrino, mira alla costituzione di un sistema di azioni integrate di ricerca e formazione per la documentazione, la conservazione e la gestione del contesto ambientale, naturale e antropico, del territorio sud-occidentale di Roma, sino alla costa. Ivi si indagano le peculiarità dei siti individuando e caratterizzando possibili attrattori materiali e immateriali, da utilizzare come gli elementi eloquenti di una ricomposizione storica e antropologica del territorio utile al turismo di qualità, chiamato a giocare il ruolo di motore di crescita per l’economia locale. Il suddetto sistema si fonda su attività conoscitive e progettuali svolte da archeologi e architetti, assieme, nel contesto didattico del Laboratorio di Restauro 2M della Facoltà di Architettura dell’Università Roma Tre. Il prodotto degli ultimi anni, tanto della didattica svolta soprattutto sul campo, quanto della ricerca applicata, è un modello di piattaforma digitale attraverso la quale sono state ordinate le informazioni necessarie alla pianificazione delle iniziative di tutela e alla gestione della manutenzione, del restauro, della valorizzazione.
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