Littérature scientifique sur le sujet « Definizione di espresso »

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Articles de revues sur le sujet "Definizione di espresso"

1

Margara, Alessandro. « Sorvegliare e punire : 50 anni di carcere ». QUESTIONE GIUSTIZIA, no 5 (novembre 2009) : 89–110. http://dx.doi.org/10.3280/qg2009-005007.

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Résumé :
- La sintesi della storia č quella espressa nel titolo: sorvegliare e punire. Ciň č vero nel senso che la organizzazione del controllo, "il sorvegliare", č sempre puntualmente "punire". Ma č vero anche che ciň che č accaduto e accade, per precisa scelta politica, č il punire che si riduce a sorvegliare: non altro, solo sorveglianza, controllo o custodia o sicurezza o come diavolo vogliamo chiamarla. Č la definizione del carcere che non vogliamo e che non vuole la legge, ma che si č realizzato e sta strutturandosi sotto i nostri occhi.
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2

Luketin Alfirević, Antonia, et Katarina Matković. « Sulla percezione del diverso nella fraseologia italiana e croata ». Zbornik radova Filozofskog fakulteta u Splitu, no 14 (17 décembre 2021) : 119–31. http://dx.doi.org/10.38003/zrffs.14.7.

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Résumé :
Confrontarsi con “l’altro”/“il diverso” è uno dei modi universali della concezione del mondo. L’identificazione della propria comunità e la definizione del proprio io avviene attraverso le contrapposizioni con “l’altro”/“il diverso” partendo spesso da pregiudizi o stereotipi. Nel presente contributo ci proponiamo di indagare i riflessi linguistici della percezione di sé stessi e degli altri nella fraseologia italiana e croata. Tenendo conto delle considerazioni generali sui legami fondamentali tra lingua e cultura, vengono prese in esame le espressioni idiomatiche contenenti etnonimi. Gli esempi italiani si confrontano con gli esempi croati cercando di ricavare l’immagine degli “altri” nella fraseologia, ma anche le particolarità della cultura e mentalità espresse attraverso il modo di indicare lo straniero nelle due lingue. Infine, vengono illustrate le equivalenze e le differenze dellʼaspetto semantico e culturale delle espressioni idiomatiche tra le due lingue.
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3

Mariuzzo, Andrea. « Il cattolicesimo organizzato in Italia 1945-1953 Successo dell'anticomunismo, fallimento dell'egemonia ». ITALIA CONTEMPORANEA, no 258 (septembre 2010) : 7–25. http://dx.doi.org/10.3280/ic2010-258001.

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Résumé :
Il saggio offre un contributo alla definizione dei riferimenti dottrinali dell'anticomunismo cattolico, e del suo ruolo nelle mobilitazioni che videro protagonista la Chiesa e le organizzazioni laicali nell'Italia degli anni immediatamente successivi al 1945. L'autore individua nell'enciclica Divini Redemptoris del 1937, e nell'ampio lavoro di elaborazione intellettuale alla sua radice, un elemento periodizzante per la sistematizzazione di un rifiuto del comunismo, "anti-religione" materialista, espressa su basi teologiche e dottrinali, e valuta l'impegno anticomunista del cattolicesimo organizzato nel secondo dopoguerra in una chiave di sostanziale continuitŕ di orientamenti con gli anni precedenti. Sicuramente, la disponibilitŕ di un solido e radicato repertorio di critiche al "comunismo ateo" permise al mondo cattolico di presentarsi come l'unico sicuro baluardo alla minaccia sovietica, garantendo il successo della mobilitazione dei Comitati civici in occasione delle elezioni del 1948. Tuttavia, i tentativi di trasformare tale affermazione nel punto di partenza per la "ricristianizzazione" italiana si sarebbero rivelati deludenti, finendo per scontrarsi con le prime significative tendenze di secolarizzazione della societŕ.
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Armando, Luigi Antonello. « Dalla nuova Atene a Tebe. Il trauma in Freud e secondo Freud ». PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no 4 (décembre 2010) : 473–502. http://dx.doi.org/10.3280/pu2010-004003.

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Résumé :
Viene rilevata la presenza nel percorso di Freud di un trauma che non č né quello che egli intese nella teoria della seduzione, né quello che intese nella teoria della rimozione, ma quello costituito dall'incontro, nel suo grand tour in Italia, con la «bellezza assoluta» espressa da determinate opere del Rinascimento italiano. Viene poi rilevata la stretta consequenzialitŕ tra questo trauma e la comparsa del paradigma costituito dal Complesso di Edipo. Su queste basi, si sostiene che tale comparsa e le declinazioni di quel paradigma nell'autoanalisi sono una costruzione difensiva di Freud rispetto al trauma, occorsogli immediatamente prima, costituito dall'incontro con quella bellezza, e intesa a seppellirla. Si sostiene poi che tale costruzione fa parte di una storia della reazione di rigetto nei confronti di quella bellezza iniziata subito dopo l'essersi questa manifestata, e attiva ancora oggi. Si forniscono infine alcuni elementi per una definizione sia del concetto di trauma in generale, sia del senso ontologico e storico della psicoterapia.
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Davidde Elio. « Il riconoscimento dell'autorità accessoria della FCC da parte della Corte Suprema degli Stati Uniti : convergenza con l'applicazione della teoria dei poteri impliciti nel diritto brasiliano ». International Journal of Science and Society 4, no 4 (14 octobre 2022) : 40–49. http://dx.doi.org/10.54783/ijsoc.v4i4.550.

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Résumé :
Questo rapporto mette a confronto gli istituti di autorità accessorie ei poteri impliciti nello sviluppo della teoria sulle competenze amministrative delle agenzie di regolamentazione brasiliane. La definizione della giurisdizione accessoria della FCC è stata descritta sulla base delle sentenze della Corte Suprema degli Stati Uniti e della Corte d'Appello del Distretto di Columbia. Sono state presentate lezioni dottrinali e dichiarazioni dei Ministri della Corte Suprema Federale brasiliana sul riconoscimento dei poteri impliciti al necessario adempimento dei doveri legali. Risultati – È stata dimostrata la confluenza di questi due filoni teorici per il riconoscimento di competenze non direttamente espresse dalle agenzie di regolamentazione. L'opera contribuisce al riconoscimento delle competenze dell'agenzia di regolamentazione delle telecomunicazioni brasiliana che, sebbene non espressamente previste, emergono come un imperativo per l'adempimento delle responsabilità direttamente attribuite dalla legge a tale autarchia. L'articolo presenta un istituto giuridico attuale di tradizione nordamericana la cui applicazione all'area delle telecomunicazioni brasiliana non è ancora risolta, nonostante la sua compatibilità con concetti già accettati nel diritto brasiliano.
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Nocoń, Arkadiusz. « Caritas, dilectio, amor w "Collationes patrum" Jana Kasjana ». Vox Patrum 52, no 2 (8 mars 2008) : 729–42. http://dx.doi.org/10.31743/vp.6309.

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Résumé :
«Amore», vocabolo fondamentale nel cristianesimo, benche oggi piuttosto abusato, e termine a cui si riconnettono, di fatto, accezioni semantiche molteplici. Diviene, dunque, ąuestione di determinante importanza recuperare la comprensione del vocabolo nella Sacra Scrittura e nella Tradizione della Chiesa. Nella Chiesa latina, infatti, il sentimento e la realta delPamore sono stati espressi eon termini diversi: amor, caritas, dilectio, affectio o studium. Tra IV e V secolo, secondo Agostino, essi sono divenuti, peró, ąuasi sinonimi. L’A., traduttore dell’opera di Cassiano in lingua polacca, pone al riguardo la ąuestione se differenze di campo semantico nel lessico relativo all’«amore» siano presenti negli scritti dell'abate marsigliese. A conclusione della ricerca, l’A. constata che le tre fondamentali parole determinanti l’idea di «amore» - caritas, dilectio e amor - non circoscrivono un campo semantico omogeneo e sinonimico, ma un autentico arcipelago di significati che vanno dalPamore in senso fisico alla virtu teologale. Pertanto, nonostante le frequenti analogie concettuali e qualche sovrapposizione d’uso, emergono a pili riprese differenze su cui si intersecano svariati campi semantici. Infine, eon una interessante incursione nelPambito della sociolinguistica, PA. fa emergere Pomologazione del concetto nelle lingue moderne, povere nelle definizioni delPamore e inclini a deno- tarne le sfaccettature, esplicitate eon sottigliezza nelle Conferenze spirituali di Giovanni Cassiano, eon l’impiego di un unico termine.
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Bignamini, Angelo A. « La persona centro e misura di ogni sistema sanitario ». Medicina e Morale 51, no 1 (28 février 2002) : 81–99. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2002.713.

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Résumé :
L’organizzazione sanitaria è l’insieme delle strutture, funzioni e responsabilità che dovrebbe garantire l’adeguata gestione della sanità in un ambito definito. I soggetti coinvolti nel sistema sanitario sono le persone afferenti (sane e malate); gli operatori (medici e operatori sanitari non medici); l’ambito in cui esso viene attuato (società). Essa è quindi il punto di incontro di tre realtà eminentemente umane: la medicina, l’etica, la società. I requisiti per un’adeguata organizzazione sanitaria implicano perciò la coesistenza dei principi fondamentali della medicina, dell’etica, della convivenza sociale. La medicina pone al suo centro il bisogno dell’essere umano che incontra il limite ai propri diritti nativi alla vita (cioè la morte) e alla salvaguardia di salute e integrità (cioè la malattia). La convivenza sociale impone la ricerca di un equilibrio tra i bisogni di ciascuno e la capacità di risposta della collettività nel suo complesso, incluse anche le capacità spontanee di aggregazione e di servizio, secondo priorità dettate dalla natura del soggetto del bisogno (la persona umana malata) e non pregiudizialmente definiti dall’osservatore. L’etica tutela i diritti nativi del soggetto (quoad justum), quindi determina procedure coerenti con la natura di quanti implicati nella progettazione e gestione dell’organizzazione sanitaria. In un approccio bioetico ontologicamente fondato, i criteri primi sono quelli che si riferiscono ai soggetti autonomamente esistenti, quindi alle persone. Subordinati e dialoganti con questi sono i criteri secondi, cioè quelli relativi alle entità per sé non esistenti se non in dipendenza dell’essere dei soggetti autonomi: la società e, in ulteriore subordine, il “governo”, sia esso regionale, sia nazionale. Esistono visioni alternative, nelle quali i criteri principali sono invece quelli, di stampo illuminista, relativi alla “collettività”, allo “stato”, cui si debbono subordinare i singoli “individui”. Già l’utilizzo di “individuo” contrapposto a “persona” mette in luce come questo approccio sia ideologico (basato su ipotesi astratte definite a priori) anziché scientifico (basato sull’osservazione della realtà). I due approcci originano sistemi organizzativi della sanità contrapposti tra loro, con ruoli diversi anche per gli operatori e soprattutto per il medico. Nel modello illuminista di stato etico gli strumenti matematico-statistici e matematico- economicisti (DRG, EBM, linee guida) diventano gabbie interpretative (ideologiche) della realtà. Nel modello sociale tutti gli strumenti disponibili vengono impiegati come uno dei mezzi possibili, insieme a scienza, coscienza e compassione, per descrivere la complessa realtà della singola persona che si pone in relazione con il medico portando i propri bisogni di salute, espressi ed inespressi. Secondo la bioetica personalista il criterio giustificante di qualunque “sistema” e qualunque “organizzazione”, inclusa l’organizzazione della sanità, è il “bene” di tutti i soggetti (malati e operatori con pari dignità), che si manifesta nel rispetto dei loro diritti, primo fra tutti il diritto alla difesa di vita e integrità, alla salvaguardia della salute, al rispetto dei criteri morali e religiosi di ciascuno. In questo contesto la persona rimane l’elemento centrale di riferimento della “organizzazione”, il rispetto della natura della persona rimane la misura della sua validità, la possibilità del “bene” della persona resta il criterio di valore. Esperienze in atto con questa visione non sembra siano, peraltro, meno efficienti di quelle basate sulla visione opposta. In questo contesto il medico, essendo l’operatore più prossimo al soggetto, ha però anche la responsabilità di agire come difensore dei diritti del malato (funzione etica) nei confronti del sistema organizzativo, anziché essere semplicemente un “fornitore di servizi”, dato che la salute non può essere ricondotta a “prodotto” o “servizio”, né può comprimersi nella definizione di “cliente” o “utente” la persona malata.
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Carrasco de Paula, Ignacio, Nunziata Comoretto et Adriana Turriziani. « Sulla richiesta di sospensione dei trattamenti nella prospettiva etico-clinica ». Medicina e Morale 56, no 6 (30 décembre 2007). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2007.295.

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Résumé :
Il desiderio di morire sembra oggi espresso con frequenza sempre crescente dai pazienti, anche in situazioni cliniche che di per sé non sarebbero prossime alla morte. Per il medico, il desiderio di morire manifestato dal paziente non dovrebbe costituire un assunto ideologico da avvallare o da contrastare, quanto piuttosto un bisogno da colmare. L’articolo ha dunque l’obiettivo di indagare in quale modo si pone per il medico la volontà di vivere e/o la volontà di morire espressa da un suo paziente, quali conseguenze ha tale richiesta per l’operato del medico e quale spazio lascia alla sua competenza e al suo impegno professionale. Molti pazienti esprimono un desiderio di terminare la propria vita perché percepita come priva di “significato”, di “speranza” o di “dignità”. Soprattutto la nozione di dignità del paziente costituisce un riferimento frequente nelle decisioni etico-cliniche, soprattutto alla fine della vita; tuttavia, essa una comprensione piuttosto vaga e, soprattutto, non sempre è chiaro quali implicanze cliniche dovrebbe avere per la condotta del medico. In ogni caso, è certo che il concetto di dignità, sia nella definizione teorica sia nella esperienza che ne fanno i pazienti, ha a che vedere con la globalità dei tratti e dei bisogni del paziente, cioè con l’uomo tutto intero. Nella percezione che il paziente ha della propria dignità, dunque, riveste un ruolo significativo non tanto la malattia in quanto tale, con i suoi sintomi, quanto gli aspetti esistenziali che da quella malattia possono essere messi, per diverse ragioni e in diverso modo, a dura prova. Pertanto, la risposta ad una sofferenza che è reale ed è intensa non sembra essere una risposta medica in senso tecnico, ma sicuramente medica in senso etico: è la risposta dell’ascolto e della comunicazione, dell’attenzione alla sfera umana del paziente, oltre il limite segnato dalla malattia, ma aperta e accogliente nei confronti delle preoccupazioni espresse dal paziente e della sua personale esperienza della malattia. È nella stessa relazione, cioè nel fatto che esiste una vera relazione tra persone, la prima efficacia “terapeutica” del rapporto tra medico e paziente. ---------- The desire to die seems today expressed with increasing frequency by patients, even in clinical situations, which in itself would not be close to death. For the doctor, a death wish expressed by the patient should not be an ideological assumption to be endorsed or opposed, but rather a need to be filled. The article therefore has the objective to investigate how is the doctor for the will to live and/or expressed desire to die by a patient, how this request affects the work of the doctor and how much room it leaves to his skill and his professional commitment. Many patients express a desire to end their lives because they perceived as devoid of “meaning”, “hope” or “ dignity “. The notion of the patient’s dignity is a frequent reference in the clinical-ethical decisions, especially at the end of life, but it is a rather vague and, above all, it is not always clear which clinical implications should have for the conduct of the doctor. In any case, it is certain that the concept of dignity, both in theory and in practical experience of patients, has to do with all the features and needs of the patient, that is with the whole man. In the perception of the patient’s own dignity, therefore, plays a significant role not so much the disease itself, its symptoms, but the existential aspects that disease, for different reasons and in different ways, can put trough the mill. Therefore, the answer to a real and intense suffering does not seem to be a medical response in the technical sense, but certainly in the medical ethical one: it is the response of listening and communication skills, attention to the sphere of human patient, as well the limit marked by disease, but open and welcoming towards the concerns expressed by the patient and his personal experience of the disease. It is in the same “relationship”, namely, that there is indeed a relationship between two persons, the first “therapeutic” effect of the relationship between doctor and patient.
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Pereira, Olavo de Carvalho. « Limitare il calcolo di una funzione senza l'uso di Ε e Δ ». Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, 19 août 2021, 05–31. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/olimpiadi-di-matematica/limitare-il-calcolo.

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Résumé :
La bibliografia consultata non presenta, in nessuno dei casi analizzati, un calcolo del limite di una funzione, ma si limita a “mostrare” che i valori presentati come “limite” soddisfano la definizione di limite di una funzione espressa attraverso disuguaglianze coinvolgente e , c'è quindi una lacuna in questo tema, che il presente articolo viene a colmare utilizzando fondamentalmente il concetto di funzione definita, oltre che individuando l'espressione “ tende ad un certo numero” con una corrispondente uguaglianza.
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Farí, Margherita, Maurizio Mercuri et Alessandro Scalise. « La continuità assistenziale nella gestione delle lesioni da pressione : un opuscolo informativo per la collaborazione ospedale-territorio ». Italian Journal of Wound Care 5, no 1 (17 mars 2021). http://dx.doi.org/10.4081/ijwc.2021.65.

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Résumé :
Il progetto consiste nella creazione di un opuscolo informativo, all’interno del quale sono spiegate le principali informazioni relative la gestione del paziente portatore di Lesioni da Pressione. Le nozioni espresse sono alla base del percorso terapeutico, in quando sono indirizzate a lettori non esperti nel campo delle medicazioni difficili. Viste le esigenze del pubblico di assistere a questa tipologia di pazienti, in molti casi in maniera autonoma per quanto riguarda la medicazione vera e proprio, si è ritenuto necessario fornire del materiale per aumentare le conoscenze dei caregiver informali. Lo scopo ultimo è proprio quello di fornire un metodo semplice e sicuro di apprendimento per i cittadini che si occupano della gestione del paziente e delle relative medicazioni; considerando sempre un affiancamento da parte di professionisti. Gli obiettivi che ci si pone con il progetto sono: valutare e visualizzare quelli che sono gli aspetti importanti per i soggetti aventi Lesioni da Pressione, questo comprende la definizione, prevenzione, classificazione e trattamento; l’importanza della continuità assistenziale per questa tipologia di paziente; informare il cittadino su cosa sono le lesioni da pressione (quali sono le accortezze quotidiane da dover attuare per evitare il peggioramento o lo stallo della condizione) ed infine il trattamento vero e proprio tramite l’insegnamento delle medicazioni difficili e della loro applicazione in base ai diversi casi (essendo un argomento vasto e materia di specializzazione in ambito infermieristico si tratterà in maniera semplificata in modo da dare informazioni basilari ma utili). Per la creazione dell’opuscolo è stata effettuata una revisione della letteratura che vede la consultazione di due linee guida, undici articoli e due testi.
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Thèses sur le sujet "Definizione di espresso"

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Godina, Andrej. « La percezione della qualità del caffè espresso da parte del consumatore ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2008. http://hdl.handle.net/10077/2705.

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Résumé :
2006/2007
LA PERCEZIONE DELLA QUALITÀ DEL CAFFÈ ESPRESSO DA PARTE DEL CONSUMATORE Il presente lavoro di ricerca nasce all’interno del dottorato di ricerca in “Scienza, Tecnologia ed Economia nell’Industria del Caffè” presso il Dipartimento di Scienze Statistiche ed Economiche della Facoltà di Economia dell’Università di Trieste. Scopo dell’iniziativa è di indagare l’universo della percezione della qualità del caffè espresso da parte del consumatore. A tal proposito viene svolta una trattazione teorica preliminare per illustrare i concetti di qualità e qualità alimentare, definire l’analisi sensoriale e le caratteristiche organolettiche dell’espresso e come esse vengono percepite. Successivamente viene fatto ricorso ad un’indagine statistica sul campo prendendo ad oggetto un campione di consumatori nel territorio del comune di Trieste. Vengono elaborati due questionari da sottoporre al campione, uno cartaceo ed uno elettronico. In quest’ultimo caso viene utilizzato un software specifico per le indagini di conjoint analysis, l’SMRT, che permette con grande attendibilità di elaborare i dati ottenuti e determinare gli attributi principali dell’espresso in base ai quali il consumatore opera la sua scelta di consumo. Lo scopo principale dell’indagine è di rispondere alla domanda “quanto e come il consumatore percepisce la qualità dell’espresso?” e di confrontare questa percezione con quella degli operatori del settore. Infine si vuole dare alle imprese del comparto caffeicolo un’indicazione circa la metodologia con la quale investigare sulle migliori scelte e strategie di mercato ai fini di aumentare la propria redditività e di soddisfare i bisogni di un consumatore sempre più attento alla qualità ed informato. Il percorso di studio e di ricerca effettuato è stato suddiviso in diverse fasi: 1. Definizione di qualità. 2. Scienza ed analisi sensoriale. 3. Definizione di espresso. 4. Definizione qualitativa dell’espresso. 5. Metodologie di raccolta e di elaborazione dei dati ottenuti presso i consumatori. 6. Risultati dell’indagine. Il presente lavoro dà indicazioni circa la metodologia di indagine di mercato che l’impresa può intraprendere al fine di ottimizzare la propria produzione in termini di qualità del prodotto, soddisfazione del cliente e di redditività. Nell’odierno sistema economico occidentale il consumatore è sempre più attento alla qualità e costringe quindi l’impresa ad un continuo sviluppo del prodotto per riuscire a soddisfare i suoi bisogni. Emerge senza ombra di dubbio che il settore del caffè ha un ruolo importante nell’economia mondiale dei paesi produttori e consumatori. Allo stato attuale il comparto risulta essere suscettibile di ulteriori sviluppi, soprattutto nel campo del caffè espresso, metodologia di preparazione della bevanda solo di recente introduzione. L’indagine ha evidenziato con chiarezza che appare necessario colmare alcune lacune di informazione del consumatore in ordine alla conoscenza del prodotto caffè, sia prima che dopo la sua lavorazione e preparazione sotto forma di bevanda, al fine di renderlo consapevole della qualità del prodotto. Quindi una maggiore informazione del consumatore da parte degli operatori, l’istituzione di una capillare rete di associazioni devote alla formazione alla degustazione del prodotto, la formazione più attenta del barista professionista, un’etichettatura trasparente ed esauriente al di là dei meri obblighi legislativi potrebbero rappresentare validi strumenti di ulteriore sviluppo.
XIX Ciclo
1975
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2

GUIDI, Arianna. « Il reato a concorso necessario improprio ». Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251080.

Texte intégral
Résumé :
Oggetto del presente lavoro è stata la tematica dei reati a concorso necessario (detti anche plurisoggettivi): una categoria penalistica scarsamente presa in considerazione da parte della dottrina e giurisprudenza più recenti, eppure dai risvolti sistematici di un certo rilievo, in quanto coinvolge profili sia di parte generale che speciale del diritto penale. L’indagine è partita dal piano definitorio e classificatorio: sono state riportate dettagliatamente le diverse tesi dottrinali sviluppatesi sul tema (suddivisibili in due macrocategorie, quella dei sostenitori di una concezione ampia di reato a concorso necessario e quella dei sostenitori di una concezione ristretta dello stesso), nonché le pronunce della Cassazione ritenute maggiormente significative. Un’attenzione particolare è stata dedicata alla delimitazione – in negativo – del campo d’indagine, tracciando le differenze intercorrenti fra i reati a concorso necessario (o plurisoggettivi, a seconda della terminologia impiegata) ed istituti ritenuti erroneamente contigui, primo fra tutti quello del concorso eventuale di persone nel reato. Dopodiché, all’interno del secondo capitolo si è scelto di riflettere sulle questioni maggiormente rilevanti e problematiche attinenti ai reati a concorso necessario impropri: in primis, la ratio che giustifica l’esenzione dalla pena in capo ad un soggetto; secondariamente, la possibilità di punire o meno la condotta tipica, nonché le eventuali condotte atipiche, poste in essere dal soggetto non punibile per mezzo dell’applicazione degli artt. 110 ss. c.p. in funzione incriminatrice. La panoramica di orientamenti dottrinali e giurisprudenziali quanto mai oscillanti e fra loro divergenti su questioni di particolare importanza, non è stata solo funzionale ad offrire al lettore una dettagliata ricognizione in generale, piuttosto, da questa è scaturita una vera e propria esigenza di (ri)considerare l’intera materia in modo organico e chiarificatore. Per tale ragione, nel terzo capitolo è stata introdotta una nuova definizione, in sostituzione a quella maggiormente impiegata da dottrina e giurisprudenza: “fattispecie incriminatrici normativamente plurisoggettive”. Una definizione idonea a ricomprendere tutti quegli illeciti penali che, a livello astratto, presentano caratteristiche simili: il riscontro di una pluralità di soggetti e di condotte quali elementi costitutivi del fatto tipico. Pertanto, si è cercato di individuare i confini della categoria assumendo quale criterio di partenza il piano normativo astratto, in considerazione del fatto che ciò che il legislatore ha scelto di codificare come tipo criminoso è dato dall’insieme degli elementi oggettivi e soggettivi, i quali compaiono nella descrizione della norma incriminatrice. La visione d’insieme ha permesso di non limitare l’attenzione al solo soggetto punibile, bensì di spostarla anche sul soggetto non punibile, il quale, con la sua condotta rientrante fra gli elementi oggettivi del fatto tipico, contribuisce alla configurabilità del reato. Infine, all’interno del quarto capitolo si è proceduto all’analisi dei principali reati classificati da parte della dottrina come a concorso necessario impropri, per verificare, tenuto conto della nuova definizione proposta, se possano o meno essere qualificati come fattispecie incriminatrici normativamente plurisoggettive improprie. Il confronto con la parte speciale ha permesso di evidenziare l’estrema delicatezza dell’operazione d’individuazione di fattispecie incriminatrici normativamente plurisoggettive (in senso lato): anzitutto, perché non sempre la pluralità di soggetti e di condotte costitutive del fatto tipico è oggetto di descrizione espressa, risultando alle volte ricavabile solo a seguito di un attento esame della tipologia e del significato delle parole impiegate dal legislatore; secondariamente, perché alle volte è facile lasciarsi confondere dal piano naturalistico della realtà concreta, mentre l’individuazione di una fattispecie incriminatrice in termini di plurisoggettività normativa dovrebbe avvenire, secondo l’impostazione adottata, a partire dal piano normativo astratto. Da ultimo, ci si è soffermati sul ruolo del soggetto non punibile che tenga rispettivamente la condotta tipica o una condotta ulteriore e diversa da quella descritta, cercando di offrire una possibile soluzione al problema. Nel primo caso, si è concluso per l’impossibilità di applicare l’art. 110 c.p. in funzione incriminatrice, pena la violazione delle garanzie proprie del sistema penalistico. Nel secondo, invece, si è concluso in senso affermativo, precisando che l’interprete è tenuto a prestare attenzione a diversi aspetti, fra cui il tipo d’equilibrio intercorrente fra le condotte dei soggetti parte della fattispecie incriminatrice normativamente plurisoggettiva impropria, nonché l’alterità effettiva della condotta atipica rispetto a quella descritta, pena la violazione dei principi di legalità, tipicità e certezza del diritto.
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