Littérature scientifique sur le sujet « Cure Sanitarie »

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Articles de revues sur le sujet "Cure Sanitarie"

1

Puca, Antonio. « Economia e politica come ideologia : Il problema del razionamento delle cure sanitarie ». Medicina e Morale 42, no 2 (30 avril 1993) : 307–30. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1993.1059.

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Résumé :
Lo studio prende in esame il problema dell'allocazione delle risorse in ambito sanitario valutandone le implicazioni etiche e sociali. Dopo un'analisi sociologica di modelli di organizzazione sanitaria, l'Autore fa una valutazione etica del problema, sottolineando come la razionalizzazione del sistema assistenziale e delle prestazioni venga prima del razionamento delle cure sanitarie. Ma qualora questo si renda necessario occorre far riferimento ad alcuni criteri: l'etica delle virtù; le procedure pubbliche; l'equa distribuzione, una buona pratica medica, il ruolo dei cristiani, tenendo presente che il medico non può essere il controllore delle risorse per via dei suoi obblighi morali nei confronti del paziente.
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2

Panza, Costantino, et Michele Gangemi. « Lo sguardo interessato del pediatra di famiglia ». MINORIGIUSTIZIA, no 1 (juillet 2021) : 81–93. http://dx.doi.org/10.3280/mg2021-001009.

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Résumé :
La figura del pediatra delle cure primarie è definita da quel professionista che non si impegna a curare il bambino limitatamente alle richieste dei genitori o durante i momenti di patologia acuta; il pediatra si prende cura della famiglia e dell'ambiente che si interrelaziona con il bambino; esce dall'ambulatorio per partecipare attivamente alla vita di comunità contribuendo a costruire, affiancato ad altri professionisti, volontari, organizzazioni o agenzie sanitarie ed educative, programmi di sostegno per i genitori e le famiglie che possano essere supportati dalle risorse locali disponibili. Insieme ai servizi sanitari e sociali della comunità locale, il pediatra si impegna nella costruzione di una rete di professionisti con specifica formazione ed esperienza nella promozione della salute del bambino e della sua famiglia e nella prevenzione di stili di vita potenzialmente negativi. Gli autori evidenziano due ambiti della cura che coinvolgono in tal senso la pediatria delle cure primarie a garanzia della salute del bambino, della sua famiglia e della collettività: il maltrattamento e le vaccinazioni.
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3

Palazzani, Laura. « Teorie della giustizia e allocazione delle risorse sanitarie ». Medicina e Morale 45, no 5 (31 octobre 1996) : 901–21. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1996.897.

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Résumé :
Nell’attuale dibattito bioetico e biogiuridico particolare rilievo ed importanza ha la questione dell’allocazione o distribuzione delle risorse sanitarie. Ovviamente tutti auspicherebbero la situazione ideale in cui vi fosse disponibilità sufficiente di risorse per ognuno. Ma il dato empirico della finitezza delle risorse in sanità da un lato e l’esigenza, avvertita con sempre maggiore urgenza nella società attuale, di un accesso alle cure che sia sempre più esteso quantitativamente e sempre migliore qualitativamente, acuisce il problema della distribuzione delle risorse sanitarie, facendo emergere con forza la necessità di rispondere preliminarmente alle domande: “che cosa”, “quanto”, “quando” e “come” distribuire, “chi” distribuisce e soprattutto “a chi” distribuire in ambito sanitario. Da tutto ciò si evince la rilevanza etica e giuridica della questione. Se tutti sono d’accordo nel distribuire “giustamente” le risorse sanitarie, non tutti sono d’accordo nel modo di concepire la giustizia, nel contesto del pluralismo filosofico che caratterizza il dibattito attuale. Dall’esame dei diversi modelli teorici - liberalismo individualistico, utilitarismo sociale, egualitarismo, personalismo ontologicamente fondato - dei problemi legati alla micro-allocazione e alla macro-allocazione delle risorse e ai concetti di giustizia distributiva e giustizia commutativa, si evidenzia come l’applicazione del pensiero personalista e giusnaturalista consente di individuare un modello terico che si contrappone sia al collettivismo sia all’individualismo bilanciando i diritti individuali di libertà e i diritti sociali collettivi, nella ricerca del diritto alla vita e alla tutela della salute del singolo nel contesto della solidarietà e della responsabilità sociale in vista di un miglioramento globale del bene comune.
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4

Sofritti, Federico. « Morire di disorganizzazione : la gestione sanitaria del Covid-19 in Italia ». PRISMA Economia - Società - Lavoro, no 1 (août 2021) : 26–42. http://dx.doi.org/10.3280/pri2020-001003.

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Résumé :
La pandemia sta rendendo evidente come il rapporto tra ospedale e territorio non sia pensabile in termini dicotomici, come enucleatosi storicamente nel sistema sa-nitario italiano. Le riforme sanitarie, dal 1978, hanno infatti consolidato la preesi-stente differenziazione tra sanità ospedaliera e territoriale. All'interno di questa cornice, l'articolo affronta la questione della riorganizzazione delle cure territoriali. In particolare, si sostiene come l'emergenza Covid-19 renda necessario un ripen-samento dell'assistenza territoriale nel quadro delle cure primarie, discutendone alcuni punti chiave: l'implementazione delle tecnologie digitali; il ruolo delle co-munità locali; la questione professionale; il paradigma di salute e malattia sottostante.
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5

Lavalle, Tiziana, Assunta De Luca, Francesco Ripa di Meana, Gennaro Ciliberto, Aldo Morrone et Branka Vujovic. « Istituti Fisioterapici Ospitalieri (IFO) ed emergenza sanitaria da Coronavirus : l'esperienza maturata durante la fase di lockdown e la fase 2 Covid-19 ». MECOSAN, no 115 (janvier 2021) : 49–77. http://dx.doi.org/10.3280/mesa2020-115004.

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Résumé :
All'inizio del periodo pandemico, si e verificata una forte polarizzazione delle risorse sanitarie e dei professionisti verso la prevenzione della rapida diffusione del SARS-CoV-2, riducendo l'attenzione alle malattie croniche e alla cura oncologica, compromettendo cosi la continuita terapeutica e gli esiti dei trattamenti. In questo scenario avvincente e travolgente, gli IFO sono rimasti ancorati alla propria missione di fornire cure specialistiche ai pazienti oncologici, dermatologici e con malattie rare. Qui, si presenta una sintesi delle decisioni strategiche assunte e dei piani sviluppati per ridurre la diffusione del virus, mentre ci si sforzava di avvicinare l'ospedale ai pazienti. Si spera che questa esperienza possa servire da risorsa per informare i modelli di assistenza in caso di futuri focolai epidemiologici.
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Giannini, Alberto. « Il dilemma dell’ultimo letto : allocazione di risorse limitate in rianimazione ». Medicina e Morale 47, no 2 (30 avril 1998) : 247–73. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1998.845.

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Résumé :
La rianimazione moderna è una disciplina dalle prestazioni estremamente dispendiose ma poco “produttiva” in termini meramente economici: essa infatti offre benefici ad alto costo a pochi “utenti”. In un contesto generale di riduzione delle risorse destinabili alla sanità diviene cruciale, in un settore così particolare come quello dell’area critica, la riflessione etica in merito ai criteri per la microallocazione di risorse limitate. In questo articolo, dopo aver affrontato natura e finalità dell’attività rianimatoria, vengono inizialmente prese in considerazione le possibili cause di una riduzione della disponibilità di posti letto in rianimazione, le modalità con cui abitualmente i medici affrontano le condizioni di ridotta disponibilità di risorse, e le linee guida per affrontare situazioni di triage. Il processo decisionale nell’impiego delle risorse sanitarie deve partire da un rigoroso “criterio clinico” (necessità e idoneità alle cure rianimatorie, urgenza, ecc.), unitamene al criterio della proporzionalità dei mezzi terapeutici. Di fronte a situazioni di pari necessità possono essere seguiti il cosiddetto criterio di temporalità (offrire cure a chi è giunto per primo all’osservazione del medico) o il criterio prognostico (utilizzare le risorse disponibili per chi ha maggiori chance di trarne beneficio). I sistemi a punteggio impiegati in campo rianimatorio per predire l’outcome non sono attualmente utilizzabili nel processo decisionale per il singolo paziente e nelle procedure di triage. Ribadendo che l’azione del medico, in tutti i suoi ambiti, deve essere eticamente pensata, si sottolinea come esista un dovere morale ad amministrare in modo corretto le risorse sanitarie, a limitare gli sprechi e a prevenire le situazioni di triage.
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7

Mancini, Elena. « Diritto alla salute, equità e governance delle malattie neglette e della povertà / Right to health, equity and governance of neglected diseases and poverty ». Medicina e Morale 65, no 4 (6 octobre 2016) : 477–93. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2016.444.

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Résumé :
L’articolo esamina la salute quale diritto umano fondamentale nelle principali Carte internazionali. Sarà in particolare ricostruito il percorso storico-concettuale che ha portato al riconoscimento della natura complessa e inclusiva del diritto alla salute. Il fallimento delle politiche sanitarie mirate a sconfiggere singole malattie - come avvenuto nel caso della malaria - ha imposto una maggiore attenzione verso i determinanti sociali della salute, dando origine ad un processo che ha portato a concepire la salute quale problema di equità internazionale la cui soluzione richiede la realizzazione di condizioni sociali, economiche e ambientali e la promozione di libertà umane fondamentali. Il diritto a godere del più alto livello di salute ricomprende oltre al diritto all’accesso a cure mediche e a farmaci di qualità, anche la disponibilità di misure igieniche, di corrette informazioni sanitarie e la protezione di libertà fondamentali quali la libertà dall’esclusione sociale e il possesso di titoli per l’accesso concreto alle cure essenziali primarie. Viene proposta una interpretazione dei diversi modelli di giustizia sanitaria elaborati per l’individuazione delle priorità nella utilizzazione delle risorse sanitarie, nella pianificazione degli interventi anche a livello internazionale e per la valutazione dei risultati da questi conseguiti in termini di equità e di protezione dei diritti umani. Sono esaminati gli indicatori e i parametri utilizzati per monitorare la progressiva realizzazione del diritto alla salute e l’efficacia degli interventi internazionali nel promuovere l’accesso universale alle cure con particolare attenzione alle strategie di contrasto delle malattie neglette e della povertà. In particolare viene illustrato il modello delle libertà sostanziali quali “capacitazioni” teorizzato da Amartya Sen e sviluppato da Martha Nussbaum nelle sue possibili applicazioni nell’ambito dell’accesso universale alle cure e delle possibili linee di azione della solidarietà internazionale.----------The aim of this article is to study health as a fundamental right in the main International Charters. We want to underline the historical and conceptual way that led to the recognition of the complex and inclusive nature of right to health. The failure of some sanitary policies supposed to defeat some illnesses – as it happened for malaria fever – obliged to give a better attention towards the social and economic determinants of health and consider the process that led to a new meaning of health: health as a problem of international equity. To realize this goal, is necessary, first of all, to understand social, economic and environmental conditions and to promote fundamental human freedoms. The right to enjoy a good level of health means not only to have the right to access to medical treatments or to high qualities medicines, but also to have a high level of sanitary measures and a correct sanitary information and to enjoy the right of freedom in order to avoid social exclusion and to obtain the access to primaries health treatment. In this article there is a proposal to help a better interpretation of the different models of justice in health care which are supposed to define equity in allocating main resources that are necessary to the international planning of the interventions. The results reached by international health policies are evaluated with regard to equity and protection of human rights. This proposal analyses the indicators and the parameters used to realize and control the progressive realization of the right to health and the impact of the international interventions used in order to promote a universal access to treatments; in particular it examines the strategies used against the neglected tropical diseases. In details it explains the model of substantial freedoms as capabilities, as it has been theorized by Amartya Sen and developed by Martha Nussbaum, used in their possible applications with regards to universal access to treatments and also to feasible international solidarity actions.
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Liguori, Gerardo, et Vincenzo De Paola. « Riorganizzazione dell’attività chirurgica per setting assistenziali e complessità di cura ». La Sanità Pubblica. Ricerca applicata 2, no 2 (25 juillet 2021) : 69–82. http://dx.doi.org/10.48268/chirurgia/2021/0001.1.

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Résumé :
Il Ministero della Salute svolge attività di supporto e collaborazione con le Regioni per migliorare sia i livelli di efficienza e di produttività che quelli di appropriatezza, sicurezza ed efficacia delle cure ospedaliere (D.M. 70/2015, Legge di Stabilità 2016 e D.M.21 giugno 2016). A tal fine ha attivato il progetto “Riorganizzazione dell’attività chirurgica per setting assistenziali e complessità di cura” di durata triennale, allo scopo di mettere a disposizione conoscenze e competenze messe a punto in altre realtà sanitarie nazionali. L’implementazione di tali Best Practices, finalizzata a migliorare la gestione dei blocchi operatori, risulta strategica nel contesto nazionale, data la necessità di affinare gli strumenti per misurare le performance delle strutture ospedaliere a maggior complessità, in particolare per quelle attività di alto livello ed elevato costo come l’attività chirurgica. A questo progetto Ministeriale la Regione Campania ha aderito, proponendo come Aziende Pilota l’Azienda Ospedaliera Cardarelli di Napoli e l’Azienda Ospedaliera Universitaria S. Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno.
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López Oliva, José. « Reparación integral de víctimas de procedimientos de cirugía plástica con fines estéticos a través del seguro de responsabilidad civil ». Revista Repertorio de Medicina y Cirugía 22, no 2 (1 juin 2013) : 132–47. http://dx.doi.org/10.31260/repertmedcir.v22.n2.2013.862.

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Résumé :
En el ejercicio de las actividades médico-sanitarias se pueden ver transgredidos derechos de los usuarios como la vida e integridad física y mental por parte de los prestadores de salud que realizan procedimientos de cirugía plástica estética. Pueden ser profesionales liberales cuando se hace referencia a Ia responsabilidad médica o prestadores sanitarios en el caso de la responsabilidad de las clínicas que realizan procedimientos estéticos. Estas personas que son eventuales causantes de daños pueden generar perjuicios al paciente, sus causahabientes y perjudicados indirectos. El presente escrito es producto de una investigación de tipo ex­ ploratoria de revisión, mediante el cual se indaga, compila, revisa e integra el resultado de una investigación bibliográfica, en la que se agruparon y sistematizaron los documentos relacionados con el tema objeto de la investigación. El tema es la responsabilidad médico-sanitaria derivada de procedimientos estéticos y el seguro de responsabilidad civil que cubre dicha responsabilidad, relacionando lo anterior con la reparación integral de las víctimas del hecho médico-sanitario dañoso.
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Lucenti, Enrico, Cristian Sorrentino et Francesco Bez. « Management del paziente soccorso in ambiente impervio da parte dell’infermiere di emergenza territoriale : un case report. » Rescue Press 01, no 04 (4 décembre 2021) : 1. http://dx.doi.org/10.53767/rp.2021.04.01.it.

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Résumé :
INTRODUZIONE La valutazione del paziente ed il relativo trattamento effettuato dal primo equipaggio sanitario giunto sul luogo dell’evento hanno un’importante impatto sull’evoluzione clinica e sull’outcome del paziente traumatizzato; è necessario infatti applicare un approccio sistematico a queste situazioni guidato da raccomandazioni chiare e semplici che vedono interagire il soccorso tecnico con il soccorso sanitario[1]. È ben noto che il soccorso tecnico è in capo al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco[2] e al Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS)[3]. È altrettanto evidente che in determinate condizioni cliniche del paziente, sebbene l’evento sia in un’ambiente impervio, il soccorso sanitario non può tardare il suo essenziale intervento[4] [5]. La durata e l’esposizione a fattori ambientali per il paziente stesso convalidano l’importanza delle figure sanitarie di emergenza territoriale anche nei luoghi impervi: il personale sanitario oltre ad avere le necessarie conoscenze per il supporto vitale dovrebbe avere competenze logistiche e sulle operazioni di soccorso[6] [7]. La “Golden Hour”, termine coniato nell’ormai lontano 1961, è un concetto ben noto ai soccorritori del setting pre-ospedaliero; successivamente si è vista la nascita del termine “Platinum Ten Minutes”[8]. In entrambi i casi accorciare il tempo che trascorre dall’evento traumatico alla cura definitiva è di fondamentale importanza per un migliore esito del paziente stesso[9] [10]. Esistono anche pareri contrastanti espressi in letteratura circa l’efficacia della stessa “Golden Hour”[11]; tuttavia se vengono presi in considerazioni quei pazienti traumatizzati con patologie evidentemente tempo dipendenti (es. shock emorragico)[12] [13] [14], l’importanza di un trattamento precoce torna ad essere di grande attualità[15] [16]. Questo case report descrive un soccorso in ambiente impervio dove l’infermiere di emergenza territoriale, quale primo MSA[17] (mezzo di soccorso avanzato) giunto sul posto e quindi prima figura sanitaria, ha raggiunto il paziente sul luogo dell’evento per poterlo valutare e trattare precocemente, in piena collaborazione con il personale del soccorso tecnico giunto sul posto. L’obiettivo è quindi quello di richiamare gli attori del sistema di emergenza territoriale all’importanza della collaborazione fra enti diversi, sanitari e tecnici non sanitari, avente chiaramente come scopo finale un più precoce ed efficace trattamento del paziente sul posto per migliorarne l’outcome.
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Thèses sur le sujet "Cure Sanitarie"

1

TORRINI, IRENE. « Healthcare Expenditures for the Young-Old Population ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2021. http://hdl.handle.net/10281/330206.

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Résumé :
In questa tesi modelliamo l'evoluzione nel ciclo di vita delle spese sanitarie individuali (HCE), espresse in funzione del processo di invecchiamento, degli shock e delle condizioni di salute e della distanza dalla morte. Tutte le analisi sono condotte utilizzando un unico dataset, che permette di analizzare diversi tipi di servizi sanitari e diversi sottocampioni di individui. La popolazione di interesse è costituita da individui di età compresa tra i 50 e i 70 anni, la finestra di età in cui si verificano i primi eventi sanitari avversi. Nel primo capitolo, usiamo un two-way fixed effects model per esaminare l'effetto dell'età, della morbilità e della distanza al decesso (TTD) sulle spese sanitarie individuali. La stima viene effettuata includendo diversi controlli, compresi gli effetti fissi individuali e del medico di medicina generale. Indaghiamo anche in che misura le caratteristiche dei pazienti e dei medici di base contribuiscono alla variabilità complessiva delle spese tra gli individui. I nostri risultati principali mostrano che l'età, la morbilità e TTD sono tutti importanti determinanti della spesa e sono tra gli elementi che contribuiscono maggiormente alla variabilità della stessa tra gli individui. La spesa totale aumenta con l'età, e quest'ultima risulta essere correlata negativamente con il tempo alla morte, un risultato in contrasto con la “red herring” hypothesis. Tale aumento con l'età delle spese complessive è principalmente guidato dalle spese per i servizi extra-ospedalieri; al contrario, non si osserva alcuna differenza nei costi ospedalieri durante la durata l’arco di vita considerato, una volta presi in considerazione gli altri fattori. D'altra parte, le spese ospedaliere guidano principalmente i profili di morbilità e di fine vita della spesa totale. Per quanto riguarda l'analisi di eterogeneità, gli individui cronici e disabili con shock sanitari che richiedono l'ospedalizzazione sono quelli che gravano maggiormente sui costi sostenuti dal sistema sanitario italiano. Ciò suggerisce che il potenziamento degli approcci preventivi prima dell'insorgenza di tali shock è un obiettivo di policy prioritario per ridurre l'incidenza delle malattie di lunga durata ed evitare che queste si aggravino fino a trasformarsi in casi acuti che richiedono ricoveri ospedalieri. Dati i risultati ottenuti nel primo capitolo, nel secondo usiamo un difference-in-difference event study per stimare l'impatto a breve e lungo termine dell'ospedalizzazione sulla spesa sanitaria individuale. In questo capitolo, i ricoveri ospedalieri sono analizzati come sottoinsieme misurabile di quei primi eventi sanitari avversi che gli individui di 50-70 anni sperimentano nella loro vita. I nostri risultati principali confermano l'esistenza di un effetto rilevante del primo ricovero sulla spesa e mostrano che il primo accesso è associato a sostanziali spese mediche future in tutti i contesti sanitari, e soprattutto nel settore delle cure ospedaliere acute. L'analisi delle spese ospedaliere infatti indica il verificarsi di successivi ricoveri, richiesti principalmente per complicazioni di malattie cardiovascolari e cancro. Queste patologie sono responsabili del maggiore aumento delle spese di ricovero e presentano un persistente aumento post-ricovero anche nelle spese ambulatoriali e farmaceutiche, un risultato guidato dall'alta incidenza di individui cronici e disabili all'interno del gruppo degli individui affetti da queste due condizioni. Da un punto di vista di policy, questo risultato indica la necessità di un rafforzamento dell'assistenza territoriale e di miglioramenti nella prevenzione terziaria, necessari per attenuare l'impatto delle malattie croniche e di lunga durata in corso. Da un lato, questo migliorerebbe la salute dei pazienti prevenendo complicazioni e casi acuti; dall'altro, genererebbe un risparmio significativo attraverso la riduzione di ricoveri evitabili.
In this thesis, we model the life-cycle evolution of individual healthcare expenditures, expressed as a function of the aging process, health shocks and conditions, and distance to death. All the analyses are carried out by using a unique dataset, which allows us to focus on different types of healthcare services and different subsamples of individuals. The population of interest consists of individuals aged 50-70, the age window where the first adverse health events are expected to arise. In the first chapter, we use a two-way fixed effects model to examine the effect of age, morbidity, and time to death (TTD) on individual healthcare expenditures (HCE). The estimation is carried out by controlling for several confounding factors, including individual and General Practitioner (GP) fixed effects. We also investigate to what extent patients’ and GP’ characteristics contribute to the overall variability in expenditures among individuals. Our main results show that age, morbidity, and TTD are all important determinants of HCE and are among the elements that contribute most to the variability in HCE among individuals. Total HCE is increasing in age, with the latter found to be negatively correlated with the time to death, a result in contrast with the ‘red herring’ hypothesis. Such an increase with age of overall expenditures is mainly driven by expenses for out-of-hospital services; in contrast, no difference in hospital costs is observed over the considered lifespan once the other factors are taken into account. On the other hand, inpatient expenditures mainly drive the morbidity and end-of-life profiles of total HCE. Concerning heterogeneous analysis, we find that chronic and disabled individuals with health shocks requiring hospitalization are those who place the greatest burden on the costs borne by the Italian healthcare system. It suggests that the enhancement of preventive approaches before the onset of such shocks is a priority goal to reduce the incidence of long-lasting diseases and prevent them from deteriorating to the point of exacerbation in acute cases requiring hospital admissions. Given the results obtained in the first chapter, in the second one, we use a difference-in-difference event study approach to estimate the short- and long-run impact of the hospitalization on HCE, with hospital admissions analyzed here as a measurable subset of those first adverse health events individuals aged 50-70 experience in their life. Our main findings confirm the existence of a large effect of the first hospitalization on HCE and show that the first access is associated with substantial future medical expenses in all healthcare settings, accounted for the largest part by acute inpatient care. Indeed, the analysis of hospital expenditures indicates the occurrence of subsequent hospitalizations, mainly required for complications of cardiovascular diseases and cancer. The latter are responsible for the highest increase in inpatient expenditures and present a persistent post-admission increase also in outpatient and pharmaceutical expenses, a result driven by the high incidence of chronic and disabled individuals within the group of those affected by these two conditions. From a policy perspective, it indicates need for a strengthening of territorial care and tertiary prevention improvements, necessary to soften the impact of ongoing illnesses with lasting effects. On the one hand, it would improve patients’ health by preventing complications and acute cases; on the other hand, it would also generate significant savings through reduced avoidable additional hospitalizations.
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GRAZIOLI, Paola. « L'integrazione socio-sanitaria tra principi, norme e obiettivi. La Rete delle cure palliative come modello operativo di incontro tra i settori sanitario e sociale ». Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2020. http://hdl.handle.net/10446/181492.

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GRIFO, PAOLA. « Cure al limite, limite delle cure : opinioni "ingenue" ed "esperte" rispetto alle cure di fine vita, effetti di burnout. Confronto fra operatori sanitari lombardi e popolazione comune ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/233.

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Résumé :
Parlare di morte è un tabù della nostra società. L'incremento quantitativo di pazienti terminali impone peraltro uno sforzo per il miglioramento della loro qualità di vita. Lo psicologo deve comprendere la domanda sociale su questi temi, per costruire un adeguato intervento clinico-formativo rivolto agli operatori sanitari. Obiettivi della ricerca sono di individuare: la rappresentazione di disponibilità di Cure Palliative (CP); gli atteggiamenti degli operatori sanitari e del pubblico circa le diverse opzioni di fine vita (End-Of-Life, EOL), verificando l'ipotesi che i sanitari e in particolare i palliativisti siano meno favorevoli all'eutanasia e più alle CP; i predittori delle opinioni; l'influenza delle difficoltà concettuali sulla stabilità delle opinioni; il rapporto tra le opinioni e la rappresentazione delle CP; le diverse percezioni dei bisogni del paziente terminale; il burnout dei palliativisti rispetto agli altri sanitari. 524 soggetti (265 sanitari, di cui 118 palliativisti; 259 non-sanitari) hanno compilato un questionario self-report, sviluppato ad-hoc. Ai 265 sanitari è stato inoltre somministrato il Maslach Burnout Inventory. I non-sanitari risultano più favorevoli all'eutanasia e meno alle CP rispetto ai sanitari. Analisi lineari indicano, fra i predittori dell'accordo all'eutanasia, religiosità e lavoro sanitario; le opinioni risultano peraltro instabili. Il campione presenta livelli di burnout significativamente inferiori alla media italiana; i palliativisti segnalano un burnout minore dei colleghi nella dimensione EE; il sostegno alla relazione costituisce elemento protettivo. L'incidenza di fattori non misurabili indica l'opportunità di approfondimenti qualitativo-idiografici. Lo studio suggerisce la necessità di una maggiore conoscenza delle tematiche EOL. Lo psicologo deve sostenere presso i caregiver un luogo simbolico per l'elaborazione dell'evento-morte.
In our society death is a taboo topic. The increase of dying patients calls for an improvement in their quality of life. Psychologists need to understand the social demand on these issues, in order to promote appropriate clinical and training interventions for health workers. In this research we looked at the representation of availability of Palliative Care (PC) as well as attitudes of health workers and the general public towards different End-Of-Life (EOL) options. We tested the hypothesis that health workers and especially palliative care workers disagree with euthanasia and agree with PC more than the public. We also investigated attitudes predictors; the influence of conceptual difficulties on attitudes stability; the relationship between attitudes on euthanasia and PC representation; different perceptions of dying patients' needs; palliative care and other health workers' burnout. 524 subjects (265 health workers: 118 involved in palliative cares and 147 in other health sectors; 259 from the general public) filled in a self-report questionnaire, created ad-hoc. The 265 health workers also filled in the Maslach Burnout Inventory. The public, compared to health workers, agreed more with euthanasia and less with PC. Linear analysis indicates that religious beliefs and health work are the only significant predictors of this agreement, even if attitudes are quite unstable. The burnout levels in our sample are significantly lower than Italian mean levels. Palliative care workers show lower levels in EE subscale than their colleagues; supporting relationships are a protective factor. The incidence of non-measurable factors suggests the opportunity of further qualitative studies. This research highlights the need for deeper knowledge of EOL issues. Psychologists should give to all professional carers the opportunity for reflective practice and symbolic work on the event of dying.
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Alunni, Lorenzo. « La cura e lo sgombero : etnografia dell’intervento sanitario nei campi rom di Roma ». Thesis, Paris 10, 2012. http://www.theses.fr/2012PA100084.

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Résumé :
Ce travail aborde la question des interventions sanitaires dans les espaces urbains dits « campi nomadi », où vivent les communautés roms, dans la ville de Rome.Dans la première partie, les données de type démographique sont abordées sous l’angle d’une problématisation de leurs formes de collecte des données et des enjeux politiques qui les déterminent. Leur analyse est mise en relation avec le constat que la majorité des études de type médical sur les Roms concernent des questions génétiques, comme c’est aussi le cas des nouvelles formes de fichage et d’identification. Dans la deuxième et troisième partie, l’attention se concentre sur l’ethnographie qui a été menée dans les « campi nomadi » de Rome, en suivant l’activité quotidienne d’une unité médicale mobile (dite « Camper sanitario ») dédiée au soin dans ces espaces urbains. La rencontre médicale dans les espaces d’exception où ces patients résident devient l’occasion d’observer les dynamiques de leurs relations avec la société majoritaire et les institutions qui la réglementent. L’enquête vise à identifier les éléments de l’économie morale des gestes des interventions médicales. Le but est de les restituer à leur dimension biopolitique de pacification de sujets qui font l’objet de strictes politiques de sécurité et de rejet de la part du gouvernement soit national soit local
This work deals with the sanitary interventions in the urban spaces called “campi nomadi” that can be found around the city of Rome, where Roma communities live. The first part of this research deals with the demographic data, from the point of view of the problematization of the ways it had been collected and the political stakes which determine it. Its analysis is related to the acknowledgement of the fact that the grand majority of the medical studies on Roma population engage on genetic data, in the same way the new forms of profiling and identification. The second and third part of this work concentrate on the ethnographic research pursued in the nomad camps of Rome, following the daily activity of a mobile medical unit (also called “sanitary camper”) who’s main activity was offering medical support in this urban spaces. The medical encounter that takes place in this spaces of exception, where the patients live, becomes the occasion for observing the dynamics of their relations with the dominant society and the institutions which rule it. This research aims to identify those elements which relate to the moral economy of the acts of medical intervention by underlying their bio-political dimension related to the pacification of the subjects which are otherwise object of strict security policies and of rejection from local and national administrations
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Valentini, Elisabetta. « Professionisti sanitari e cura del fine vita : lo studio E.L.D.Y. (End of Life Decisions studY) ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2014. http://hdl.handle.net/11577/3423645.

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Résumé :
Background. In developed societies, the main causes of death are represented by degenerative illnesses, and an increasing number of patients in intensive care yards remain in a coma or in a terminal phase for long time. In such a context, clinical decisions at the end of life are becoming more and more complex, and involve medical, psychological and ethical aspects. A multidisciplinary reflection on these problems increased the interest toward end-of-life issues in the national and international context, highlighting important changes in shared thoughts and different opinions on these topics by Italian professionals compared to European or American colleagues. Topics such as end-of-life decisions, cures and treatments in the terminal phase, respect for living will are increasingly present in the literature. However, only a few studies investigated these topics in the geriatric field, particularly in Italy. Aims. The E.L.D.Y. study (End of Life Decision studY) aims at: investigate the type and frequency of decisions taken, in the clinical practice during the terminal phase of patients’ life, by physicians and professional nurses, especially in the geriatric field in the Italian Regions Veneto, Trentino Alto-Adige and Marche; assess the opinions concerning end-of-life decisions by professionals involved in the assistance of elderly patients; analyze the possible associations between end-of-life opinions and individual characteristics; compare the obtained findings with those of similar studies previously conducted both in the Italian and in the European context. Materials and Methods. Through an articulated multidisciplinary work, a new questionnaire has been constructed, taking into account the critiques formulated to the previous national and international studies. The instrument was send to approximately 6000 physicians, nurses, psychologists and healthcare workers in elderly patients assistance units in Veneto, Trentino Alto-Adige and Marche Regions. The questionnaire was composed by three parts: the first, to be compiled by physicians and nurses only, concerned the decisions taken about the last death patient they assisted; the second, regarding health workers in general, aimed at investigating end-of-life related opinions; the third assessed some individual characteristics of the professionals. Results. Respondents were 1545 social and health workers: 301 physicians (MD), 788 registered nurses (RN), 231 healthcare workers, 108 psychologists; 117 were other workers in the structures. The questionnaires that met the selection criteria for the statistical analyses were 680 for end-of-life decisions and 1425 for the investigated opinions. A total of 161 decisions to end life (DEL) emerged (24% of deaths that did not occur suddenly and that professionals had the opportunity to follow). They were divided into 141 non-treatment decisions and 20 cases of medically assisted death. Among the latter, 2 were cases of euthanasia (MD: 1 and RN: 1), while 16 were cases of death suppression without explicit request by the patient (MD: 3 and RN: 13). Overall, 1.4% of physicians stated that they intervened directly and intentionally to anticipate the end of life. Fifty percent of physicians reported that they had started or not stopped a treatment taking into account the possibility that this action could have prolonged the patient’s life; the 31%, instead, reported that they did not start or that they stopped a treatment taking into account the possibility that this action could have hastened the death of a terminal ill patient. Concerning opinions, only a minority (26%) of physicians and nurses agree with the principle according to which there is not a right to die, while the majority (76%) agree with the right of a patient to decide on the possibility to hasten the end of life. About half of our respondents (52%) think that it is acceptable to use lethal drugs if requested by a terminally ill patient with untreatable suffering. About 60% of participants think that living will should always be respected, even if this could hasten death. Finally, the separation of the items concerning artificial nutrition and artificial hydration allowed us to observe that the latter is administered more frequently than the former, suggesting that artificial hydration only is considered as a basic form of care. Concerning communication, results indicate that physicians tend to discuss the proposed topics more with relatives than with patients, differently from what emerged in other European countries. Regarding differences between professionals, the main ones concern the answers provided by psychologists. The psychologists in our study, almost all from Triveneto, consistently with their professional role, tend to attribute particular importance to topics such as communication with patients, respect of their indications and will, and the act of listening in the relations with relatives. The main differences related to regional origin concern the administration of treatments such as artificial nutrition, dialysis and ventilation, that is considered as more necessary in Marche than in Triveneto. Conclusions. The conducted study presents some limitations: data concern three Italian Regions, two from the North and one in Central Italy and, therefore, in the future it would be useful to extend the investigation to other Italian Regions and possibly to other nations; many of our variables regard the opinions of respondents and not only their actual behaviours. Despite these limitations, this work is certainly useful to provide indications concerning fundamental problems of a clinical, psychological and ethical nature that health professionals encounter when facing end-of-life issues. Moreover, given the high percentages of respondents who reported interest toward the questionnaire, so as the absence of substantial criticisms, we can conclude that the aim of creating a new instrument, useful to effectively assess practices and opinions related to end-of-life in Italy, has been reached.
Background. Nelle società sviluppate le principali cause di morte sono rappresentate da malattie degenerative e, sempre più spesso, pazienti ricoverati nelle terapie intensive rimangono in coma o in fase terminale per tempi anche molto lunghi. In questo contesto, le decisioni cliniche da assumere alla fine della vita divengono sempre più complesse, coinvolgendo aspetti medici, psicologici ed etici. La riflessione multidisciplinare su tali problemi ha incrementato l’interesse verso il fine vita in ambito nazionale e internazionale, evidenziando importanti cambiamenti nel pensiero comune e alcune differenze di approccio a tali argomenti da parte dei medici italiani rispetto ai colleghi europei e/o americani. Temi quali le decisioni di fine vita, le cure e i trattamenti da amministrare in fase terminale, il rispetto delle direttive anticipate sono sempre più presenti in letteratura. Restano tuttavia esigui i lavori in ambito geriatrico, in particolar modo in Italia. Scopi. Lo studio E.L.D.Y. (End of Life Decision studY) si propone di: indagare la tipologia e la frequenza delle decisioni assunte nella pratica clinica durante la fase finale della vita dei pazienti, da parte di Medici e Infermieri, impegnati prevalentemente in ambito geriatrico, in Veneto, Trentino-Alto Adige e Marche; identificare le opinioni riguardanti la fine vita dei professionisti impegnati nell’assistenza al paziente anziano; identificare la presenza di eventuali associazioni tra le differenti opinioni in tema di decisioni di fine vita e alcune caratteristiche professionali e personali dei rispondenti; confrontare i risultati ottenuti dal nostro studio con analoghi studi precedentemente condotti sia nel contesto europeo che in quello italiano. Materiali e Metodi. Attraverso un articolato lavoro multidisciplinare è stato elaborato un nuovo questionario che ha tenuto in considerazione le critiche rivolte a precedenti studi nazionali ed internazionali. Lo strumento è stato inviato a circa 6000 tra Medici, Infermieri, Operatori Socio-Sanitari, Psicologi e altro personale delle unità operative di assistenza al paziente anziano in Veneto, Trentino Alto-Adige e Marche. Il questionario era costituito da tre parti: la prima, compilabile solo da Medici e Infermieri, riguardante le decisioni assunte in riferimento all’ultimo decesso cui il professionista ha assistito; la seconda parte, destinata a tutto il personale socio-sanitario, volta ad indagare le opinioni sul fine vita; nella terza parte venivano rilevate alcune caratteristiche generali del professionista. Risultati. Hanno risposto al questionario 1545 professionisti socio-sanitari: 301 Medici (MD), 788 Infermieri (IP), 231 Operatori Socio-Sanitari, 108 Psicologi e 117 che svolgevano altre professioni. I questionari che rispondevano ai criteri di selezione per l’analisi statistica erano 680 per le decisioni assunte e 1425 per le opinioni dichiarate. Nel complesso sono emerse 161 decisioni di porre fine alla vita (il 24% dei decessi avvenuti in modo non improvviso ai quali medici e infermieri hanno assistito), suddivise in 141 decisioni di non trattamento e 20 casi di morte medicalmente assistita. Di questi, 2 sono configurabili come eutanasia (MD: 1 e IP: 1) e 16 come casi di soppressione della vita senza esplicita richiesta del paziente (MD: 3 e IP: 13). In totale, l’1.4% dei medici afferma di essere intervenuto in maniera diretta ed intenzionale per anticipare la fine della vita. Il 50% dei medici ha affermato di aver iniziato o non interrotto un trattamento, tenendo in considerazione la possibilità che questo atto potesse prolungare la vita del paziente; il 31%, invece, ha dichiarato di non aver iniziato o di aver interrotto un trattamento tenendo in considerazione la possibilità che questo atto potesse anticipare la morte del paziente già in fase terminale. Per quanto riguarda invece le opinioni, solo una minoranza (il 26%) di medici e infermieri concorda con principio dell’indisponibilità della vita, mentre la maggioranza (76%) è favorevole al “diritto del paziente di decidere” sulla possibilità di anticipare la fine della vita. Circa la metà (52%) ritiene che sia accettabile l’uso di farmaci in dosi letali su esplicita richiesta di un paziente terminale con sofferenza intollerabile. Il 60% ritiene che le direttive anticipate vadano sempre rispettate, anche se questo dovesse anticipare la fine della vita. Infine, il fatto di aver diviso gli item relativi a nutrizione e idratazione artificiale ha permesso di osservare che la seconda viene somministrata con maggiore frequenza rispetto alla prima, facendo presumere che la sola idratazione artificiale venga considerata un trattamento ordinario di base. Relativamente alla comunicazione, i risultati indicano una maggiore propensione dei medici a discutere di diverse tematiche assistenziali con i parenti piuttosto che con i pazienti, diversamente da quanto avviene in ambito europeo. Passando alle differenze tra operatori, le principali riguardano le risposte degli psicologi. Gli psicologi del nostro studio, quasi tutti provenienti dal Triveneto, in modo coerente con il loro ruolo lavorativo attribuiscono particolare importanza a temi quali la comunicazione con il paziente, il rispetto delle sue indicazioni e il valore dell’ascolto nella relazione con i parenti. Le principali differenze legate alla provenienza geografica dei professionisti riguardano invece la somministrazione di trattamenti quali nutrizione artificiale, dialisi e ventilazione, che viene considerata più irrinunciabile nelle Marche che nel Triveneto Conclusioni. Il lavoro condotto presenta alcuni limiti: i dati riguardano tre Regioni italiane, due del Nord Italia e una del Centro, e pertanto in futuro sarà utile estendere l’indagine ad altre Regioni italiane ed eventualmente ad altre nazioni; molte delle nostre variabili riguardano le opinioni dei rispondenti e non solo gli effettivi comportamenti attuati. Nonostante questi limiti, il presente lavoro è sicuramente utile per fornire indicazioni circa fondamentali problematiche cliniche, assistenziali, psicologiche ed etiche che il fine vita propone ai professionisti sanitari. Inoltre, viste le elevate percentuali di coloro che hanno dichiarato interesse nella compilazione delle risposte e l’assenza di critiche significative raccolte, si può concludere che sia stato raggiunto l’obiettivo di creare uno nuovo strumento che indaghi efficacemente le pratiche e le opinioni relative al fine vita in ambito italiano.
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PIERUCCI, Pierpaola. « La trasformazione delle Cure Primarie nel Servizio Sanitario Italiano. Un’analisi di progetti ed esperienze di “Case della Salute” in Emilia Romagna ». Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2013. http://hdl.handle.net/11392/2388845.

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Résumé :
In order to meet the challenges that the major changes - demographic, epidemiological and social - of the last decades have presented to the welfare systems of mature capitalist countries it’s recognized the need to reorganize public health services focusing on the development of Primary Care. In this context, the proposal of the Italian welfare model called “Casa della Salute”, which is the object of study of our empirical investigation, was born. The survey, conducted in the “Azienda sanitaria” of Parma, consists of two case studies (Colorno-Torrile and San Secondo Parmense), observed with a qualitative and quantitative methodological approach. The qualitative part of the study aimed to shed light on the objectives characterizing the model of Casa della Salute as the continuity of care, the unity of care pathways, the professional partnership and social health, and the connection between the community and the hospital. The quantitative part, instead, focused on the perception of the quality delivered by the new health care facilities from the user's perspective. The study has several items of interest and can be deepened for future research in this area.
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Botrugno, Carlo <1983&gt. « La diffusione della Telemedicina : trasformazione, rigetto e normalizzazione dei processi di cura all'interno dei sistemi sanitari contemporanei ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7377/1/carlo_botrugno_tesi.pdf.

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Résumé :
Obiettivo principale del presente lavoro è di affrontare in chiave critica il processo di implementazione della telemedicina nei sistemi sanitari contemporanei dell'area UE, con un'attenzione particolare per la situazione italiana. Nonostante le scarse evidenze empiriche a sostegno della telemedicina, infatti, nell'ultima decade è sorta una "retorica pubblica" sui benefici di questa innovativa dimensione di intervento in sanità, in stretta relazione con la promozione del processo di innovazione tecnologica da parte delle istituzioni dell'UE, in collaborazione con l'industria dei dispositivi medici. Per questa ragione, l'elaborato contiene uno stato dell'arte sui principali sviluppi maturati sinora nel campo della telemedicina a livello europeo. Inoltre, la ricerca è stata arricchita da una comparazione tra la diffusione della telemedicina in Italia e i corrispondenti sviluppo all'interno del sistema sanitario portoghese. La ricerca di dottorato ha inteso offrire un quadro di valutazione per l'apprezzamento dei servizi di telemdicina. Questo strumento è stato tratto come risultato di un'osservazione empirica realizzata presso il reparto di teleconsulto dell'Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna, che vanta un'esperienza ultradecennale nello sviluppo di servizi di telemedicina. Infine, la ricerca è arricchita da un'ulteriore osservazione empirica realizzata presso il servizio di Telesalute dell'Università Federale del Rio Grande do SUl, a Porto Alegre. La rete di Telesalute attiva in Brasile rappresenta infatti uno dei più completi programmi di intervento a livello internazionale, e ciò nonostante il Consiglio Federale di Medicina abbia interdetto, già a partire dal 1988, qualsiasi forma di incontro virtuale tra medico e paziente.
The main goal of this work was to critically deal with the process of telemedicine implementation in contemporary healthcare systems of European Union’s member States, paying special attention to the analysis of Italian situation. Despite the scant and inconclusive evidence available in the field, over the last decade, a “public rhetoric” on the positive effects of telemedicine emerged, in close relation with a promotion of the technological innovation process in healthcare led by the European Union in collaboration with medical devices industry. For this reason, a full overview of the development of telemedicine’s policy implementation in the European Union is offered. The overview is enriched by a comparison between Italian and Portuguese political and normative evolutions in the field. Moreover, the doctoral research intended to offer a critical framework through which the quality of doctor-patient interaction mediated by telemedicine applications can be assessed. For this reason, an empirical research on the efficiency of an already established tele-orthopaedic service in Bologna Rizzoli Hospital was carried out. Finally, the research concluded with a report coming from the analysis on the operation of the ‘Telessaúde’ Brazilian Healthcare National Programme. This programme represent nowadays one of the most developed networks of telemedicine all over the world, despite the fact that Brazilian Federal Council of Medicine banned any form of ICT mediated doctor-patient interaction since the emanation of first democratic constitution, in 1988.
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Frasson, Francesca <1995&gt. « “Il lavoro di cura e di assistenza a domicilio degli anziani durante l’emergenza sanitaria da Covid-19 : Esperienze di lavoratrici della cura, assistiti e famiglie in Veneto ” ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19257.

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Résumé :
Questa tesi vuole essere un piccolo contributo affinché si possa conoscere meglio la condizione delle lavoratrici della cura riportando alcune dinamiche che si innescano tra la lavoratrice, l’assistito e la famiglia, con particolare attenzione al momento storico dell’emergenza sanitaria da Covid-19. Il lavoro è strutturato in due parti: nella prima si introdurranno le principali caratteristiche della realtà sociale dell’anziano in Veneto e del sistema assistenziale connesso. Nella seconda, invece, si approfondiranno le condizioni di lavoro di lavoro delle assistenti familiari con un’analisi basata sulla raccolta di dati qualitativi mediante delle interviste semi-strutturate svolte nel territorio del Veneto Orientale e del Basso Piave.
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Lavalle, Tiziana <1957&gt. « L'utilizzo dei casi di studio per favorire l'apprendimento di metodologie e strumenti per lo sviluppo organizzativo o di percorsi di cura nelle aziende sanitarie ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6488/2/Lavalle_Tiziana_tesi.pdf.

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Résumé :
La formazione, in ambito sanitario, è considerata una grande leva di orientamento dei comportamenti, ma la metodologia tradizionale di formazione frontale non è la più efficace, in particolare nella formazione continua o “long-life education”. L’obiettivo primario della tesi è verificare se l’utilizzo della metodologia dello “studio di caso”, di norma utilizzata nella ricerca empirica, può favorire, nel personale sanitario, l’apprendimento di metodi e strumenti di tipo organizzativo-gestionale, partendo dalla descrizione di processi, decisioni, risultati conseguiti in contesti reali. Sono stati progettati e realizzati 4 studi di caso con metodologia descrittiva, tre nell’Azienda USL di Piacenza e uno nell’Azienda USL di Bologna, con oggetti di studio differenti: la continuità di cura in una coorte di pazienti con stroke e l’utilizzo di strumenti di monitoraggio delle condizioni di autonomia; l’adozione di un approccio “patient-centred” nella presa in carico domiciliare di una persona con BPCO e il suo caregiver; la percezione che caregiver e Medici di Medicina Generale o altri professionisti hanno della rete aziendale Demenze e Alzheimer; la ricaduta della formazione di Pediatri di Libera Scelta sull’attività clinica. I casi di studio sono stati corredati da note di indirizzo per i docenti e sono stati sottoposti a quattro referee per la valutazione dei contenuti e della metodologia. Il secondo caso è stato somministrato a 130 professionisti sanitari all’interno di percorso di valutazione delle competenze e dei potenziali realizzato nell’AUSL di Bologna. I referee hanno commentato i casi e gli strumenti di lettura organizzativa, sottolineando la fruibilità, approvando la metodologia utilizzata, la coniugazione tra ambiti clinico-assistenziali e organizzativi, e le teaching note. Alla fine di ogni caso è presente la valutazione di ogni referee.
Education, in health care, is a great lever to orient behaviors. The usual training methods are not the most effective, especially in continuing or “long-life” education. The primary objective is to determine if the “case study” methodology, normally used in empirical research, can help health professionals to learn methods and tools about organizational and managerial domain, starting from description of processes, decisions, results in real contexts. The case studies were designed and built, with descriptive methodology, in two Local Health Authorities, the first-one in Piacenza and the second-one in Bologna. The cases have different study objects: the continuity of care in a cohort of patients with stroke and use of tools for monitoring the conditions of their autonomy; the adoption of “patient-centred” approach in a patient with COPD at home and caregiver engagement into self-care and self-monitoring; the perception that caregivers, General Practitioners and other professionals have about Dementia and Alzheimer’s network; the fallout of the training 2013 of pediatricians in their clinical activity. The case studies are accompanied by “teaching note” for teachers and have been subjected to 4 referees for the evaluation of methodology used and contents. The second case has been submitted to 130 professionals in the path of “skills and potentials assessment” realized in Bologna’s Local Authority. The referees have commented on the contents of each case, the method of presentation and reading tools of the organization, emphasizing usability, approving the methodology used, the conjugation between different areas of clinical care and organizational areas, and teaching notes. They provided helpful suggestions for administration in education. At the end of each case there is the evaluation of each of the referees.
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Lavalle, Tiziana <1957&gt. « L'utilizzo dei casi di studio per favorire l'apprendimento di metodologie e strumenti per lo sviluppo organizzativo o di percorsi di cura nelle aziende sanitarie ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6488/.

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Résumé :
La formazione, in ambito sanitario, è considerata una grande leva di orientamento dei comportamenti, ma la metodologia tradizionale di formazione frontale non è la più efficace, in particolare nella formazione continua o “long-life education”. L’obiettivo primario della tesi è verificare se l’utilizzo della metodologia dello “studio di caso”, di norma utilizzata nella ricerca empirica, può favorire, nel personale sanitario, l’apprendimento di metodi e strumenti di tipo organizzativo-gestionale, partendo dalla descrizione di processi, decisioni, risultati conseguiti in contesti reali. Sono stati progettati e realizzati 4 studi di caso con metodologia descrittiva, tre nell’Azienda USL di Piacenza e uno nell’Azienda USL di Bologna, con oggetti di studio differenti: la continuità di cura in una coorte di pazienti con stroke e l’utilizzo di strumenti di monitoraggio delle condizioni di autonomia; l’adozione di un approccio “patient-centred” nella presa in carico domiciliare di una persona con BPCO e il suo caregiver; la percezione che caregiver e Medici di Medicina Generale o altri professionisti hanno della rete aziendale Demenze e Alzheimer; la ricaduta della formazione di Pediatri di Libera Scelta sull’attività clinica. I casi di studio sono stati corredati da note di indirizzo per i docenti e sono stati sottoposti a quattro referee per la valutazione dei contenuti e della metodologia. Il secondo caso è stato somministrato a 130 professionisti sanitari all’interno di percorso di valutazione delle competenze e dei potenziali realizzato nell’AUSL di Bologna. I referee hanno commentato i casi e gli strumenti di lettura organizzativa, sottolineando la fruibilità, approvando la metodologia utilizzata, la coniugazione tra ambiti clinico-assistenziali e organizzativi, e le teaching note. Alla fine di ogni caso è presente la valutazione di ogni referee.
Education, in health care, is a great lever to orient behaviors. The usual training methods are not the most effective, especially in continuing or “long-life” education. The primary objective is to determine if the “case study” methodology, normally used in empirical research, can help health professionals to learn methods and tools about organizational and managerial domain, starting from description of processes, decisions, results in real contexts. The case studies were designed and built, with descriptive methodology, in two Local Health Authorities, the first-one in Piacenza and the second-one in Bologna. The cases have different study objects: the continuity of care in a cohort of patients with stroke and use of tools for monitoring the conditions of their autonomy; the adoption of “patient-centred” approach in a patient with COPD at home and caregiver engagement into self-care and self-monitoring; the perception that caregivers, General Practitioners and other professionals have about Dementia and Alzheimer’s network; the fallout of the training 2013 of pediatricians in their clinical activity. The case studies are accompanied by “teaching note” for teachers and have been subjected to 4 referees for the evaluation of methodology used and contents. The second case has been submitted to 130 professionals in the path of “skills and potentials assessment” realized in Bologna’s Local Authority. The referees have commented on the contents of each case, the method of presentation and reading tools of the organization, emphasizing usability, approving the methodology used, the conjugation between different areas of clinical care and organizational areas, and teaching notes. They provided helpful suggestions for administration in education. At the end of each case there is the evaluation of each of the referees.
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Livres sur le sujet "Cure Sanitarie"

1

Caminiti, Luciana. Dalla pietà alla cura : Strutture sanitarie e società nella Messina d'Ottocento. Milano : Giuffrè, 2002.

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2

Dalla pietà alla cura : Strutture sanitarie e società nella Messina d'Ottocento. Milano : Giuffrè, 2002.

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3

Pilon, Manon. Rajeunir : La cure selon votre type morphologique. Montréal : Sgräff, 2006.

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4

Anti-aging : The cure based on your body type. Montréal : Sgräff, 2006.

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5

Il cuore non invecchia : Se sai trattarlo bene. Milano : A. Mondadori, 1988.

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6

Selby, Anna. Les bienfaits de l'eau : H₂O : hydrothérapie, cures et autres plaisirs. [Montréal] : Éditions de l'Homme, 2001.

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7

Baldi, Federica. Dinamiche transculturali e soggettività di confine nei luoghi della cura : La prospettiva multiculturale nei contesti socio-sanitari. Siena : Cantagalli, 2011.

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8

Corona, Gianvito, et Antonella D'Adamo. Il sistema delle cure domiciliari per la "presa in carico" dei bisogni complessi sanitari e sociali : Il modello "Venosa" della Regione Basilicata. Roma : Aracne, 2012.

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9

Prieto, Gustavo J. Villasmil. El estado que cura : Episteme y modernidad sanitaria venezolana en el primer siglo de la república (1830-1936). [Caracas, Venezuela?] : CEDICE Libertad, 2018.

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10

Anup, Malani, dir. Extending the cure : Policy responses to the growing threat of antibiotic resistance. Washington, DC : Resources for the Future, 2007.

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Chapitres de livres sur le sujet "Cure Sanitarie"

1

Cena, Loredana, et Antonio Imbasciati. « Prendersi cura della generatività, genitorialità e cogenitorialità con gli operatori socio-sanitari per una profilassi psicoeducativa ». Dans Prendersi cura dei bambini e dei loro genitori, 19–46. Milano : Springer Milan, 2012. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-2472-4_2.

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2

Izydorczyk, Zbigniew. « The Cura sanitatis Tiberii a Century after Ernst von Dobschütz ». Dans The European Fortune of the Roman Veronica in the Middle Ages, 32–49. Turnhout : Brepols Publishers, 2018. http://dx.doi.org/10.1484/m.convisup-eb.5.131040.

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3

Hamza, Fatima Zahra, Sanaa El Aidi, Abdelhadi El Allali, Siham Beloualid, Abderrahim Bajit et Ahmed Tamtaoui. « Applying Lightweight Elliptic Curve Cryptography ECC and Advanced IoT Network Topologies to Optimize COVID-19 Sanitary Passport Platforms Based on Constrained Application Protocol ». Dans Advances on Intelligent Informatics and Computing, 512–23. Cham : Springer International Publishing, 2022. http://dx.doi.org/10.1007/978-3-030-98741-1_42.

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4

Cumbler, John T. « Health, State Medicine, and Henry Ingersoll Bowditch The Radical Approach ». Dans Reasonable Use. Oxford University Press, 2001. http://dx.doi.org/10.1093/oso/9780195138139.003.0010.

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Résumé :
On September 15, 1869, Massachusetts governor Andrew appointed seven members to the state board of health. The men appointed to that board had a new vision of medicine and the roles of science and the state in protecting health. For these men, medicine should do more than just cure; it must also prevent illness. Their understanding of illness was expansive, and it led them to a concern about filth and pollution. They also came to believe that for science and medicine to perform their new role in society, they needed the backing and power of the state. On September 22, the board met for the first time, electing George Derby as secretary and Henry Ingersoll Bowditch as chair. Bowditch was a logical choice for chair. In addition to being one of the region’s leading doctors, he came from a respected Boston family, and he held the professorship of clinical medicine at Harvard School of Medicine. He was vice president of the American Medical Association (later he would be president) and the author of several scientificjournal articles. Bowditch served as a medical volunteer to the Union army and lost a son in battle. Moreover, it had been his idea to form a state board of health. In a speech before the Massachusetts Medical Society in 1862, Bowditch argued that medicine should serve the people. To do so required the creation of a state board of health, “one that eventually will be of more service . . . to the inhabitants of this state . . . by [its] united and persistent efforts to increase the state authority.” Bowditch was not the only one to advocate for a state board. Dr. Edward Jarvis, a well known sanitary reformer, had as well, and along with Bowditch, he pushed the idea, only to have it fail in the legislative house in April of 1866 as “inexpedient,” despite Governor Andrew’s endorsement. Three years later, a typhoid epidemic in western Massachusetts encouraged state representatives from the Connecticut River Valley and farther west to back a bill for a state board.
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Actes de conférences sur le sujet "Cure Sanitarie"

1

Kaushal, Vinayak, Mohammad Najafi, Ramtin Serajiantehrani et Mohammadreza Malek Mohammadi. « Environmental Impact Assessment of Trenchless Cured-in-Place Pipe Renewal Method for Sanitary Sewer Applications ». Dans Pipelines 2021. Reston, VA : American Society of Civil Engineers, 2021. http://dx.doi.org/10.1061/9780784483619.002.

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2

Degenhart, Ronald, et Joseph W. Barsoom. « Sanitary Sewer Rehabilitation Using Cured in Place Pipe (CIPP) in the City of Aurora : A Municipal Owner's Perspective ». Dans Pipeline Division Specialty Conference 2010. Reston, VA : American Society of Civil Engineers, 2010. http://dx.doi.org/10.1061/41138(386)150.

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3

Kaushal, Vinayak, Mohammad Najafi, Ramtin Serajiantehrani, Mohammadreza Malek Mohammadi et Salar Shirkhanloo. « Construction Cost Comparison between Trenchless Cured-in-Place Pipe (CIPP) Renewal and Open-Cut Replacement for Sanitary Sewer Applications ». Dans Pipelines 2022. Reston, VA : American Society of Civil Engineers, 2022. http://dx.doi.org/10.1061/9780784484272.021.

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Tammaro, Rosanna, Iolanda Sara Iannotta et Concetta Ferrantino. « THE TEACHER TRAINING DURING COVID-19 PANDEMIC : AN EXPLORATORY STUDY ABOUT ONLINE LABORATORIES QUALITY ». Dans International Conference on Education and New Developments. inScience Press, 2021. http://dx.doi.org/10.36315/2021end111.

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Résumé :
The spread of novel Corona Virus and the resulting Covid-19 Pandemic has had a profound impact in our lives and most of daily activities have been upset. Negative effects crushed education and all around the world schools, universities and tertiary institutions had to shut down moving to Distance Learning. Distance Learning was in fact the global answer to continue educational activities and preserve students’ right to education. The United Nations Organization for Culture and Education (UNESCO) reports that ten months after rising pandemic, more than 331 million students worldwide are affected by the Pandemic and in 28 countries the schools are still closed (updated 09.12.2020). During the months of the first contagion curve, only 15% of teaching activities were delivered remotely, globally, thanks to Distance Learning. More than 1.5 billion students worldwide are or have been touched by the closure of schools and universities due to the Covid-19 Pandemic. Teachers and instructors world-wide had to find the best solution to fix the pedagogical challenge. For this reason, teaching strategies, methods and materials have been adapted to the online learning environment. Distance Learning refers to an electronic learning environment; generally, it is used if time and/or geographic conditions do not allow a direct contact between educators and students (King, Young, Drivere-Richmond & Schrader, 2001). UNESCO (2002) asserts that Distance Learning includes learning process carried out separately in time and space, through artificial electronic or print media; this holds also for a part of the educational process. Distance Learning requires specific evaluation procedures throughout qualitative and quantitative methodologies, focusing the performance assessment and the learning process (Benigno & Trentin, 1999). This article is a part of a wider research that wants to investigate the students’ experience about online Laboratory classes during Pandemic crisis. Based on a quantitative, non- experimental and ex-post-facto research, this article specifically investigates the strategies used during remote Labs students attended during the sanitary emergency. Data was collected through a no-tested research survey administered with an online free app. A voluntary response sample from 749 Single-cycle Primary Teacher Education students, from first year course to the fifth, attending university in one of the most important athenaeums in Southern Italy, at the end of their last second semester. Results from the closed-response questions show the use of a variety of strategies whose effectiveness should be assessed based on empirical evidence.
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